( ILSORCNIOELVIOLINO) ®mm®~ \tflJ( EBER, ~rivendo col cuore, ha daW to una pcr:)onalità, una csprci.ir;io- ,;ionc, un:1 frc.s.chczza d'accento nuova a certi i,trutn('nti d'orchestra. Il clarinetto. per esempio, vive addirittura: è una creatura. Wcb<.-r lo na(.conde sotto i rami e il fogliame dei g-randi alberi di bo~o. t un clarinetto, ixr co,ì dire, di latte: caldo, il mu'-0 umido, nel vapore dcll.1 terra. che urla con voc<.·accor;Ha e acqt:0",'-· urla di paur,1, geme 0\curamentc. pari a un tenero animale perduto l' titubante nel folto dc·lla ..::era. Con i ,uoi violini. che :r.coppiano a shraprul e brill~rno come la ~randinc al ~le, e i ..::uoicorni lont,rni, quc-ruli e i,par,,i di \"alle in valle, ai quali ri- -.pondt nel tramonto la eco blu di altri corni, \\"ebc.-r è il \'erdi dc-Ila Germania: altrettanto popolare e nazionale pci tcd<·-.chi, 9uanto \'crdi lo è p<-r noialtri italiani. Se è vero che la 1TH1'iicèa l'arte più vicina all'architcttur,ì, \\'cbcr co:-.trui- .,ce le sue opere di c;olo !t•gnamc, con tronchi d'albero. fr.l'K'hc, corteccia ruvida e spine. Tutto il bo-.co entra nei -.uoi edifici, che ~omigliano a chalets gigante~hi, e a ca,;telli che pi~liano fuoco: tutto il bosco con i suoi cervi, i suoi scoìattoli, i <,uoi cacciatori, le sue strc~he e le ,uc fate: tutto ìl bo- 'iCOche putc gradevolmente di lrgnamc, tutta la sua orchestra, con la sonorità forc,tale della vecchia, fradicia, forte_, fecrica e fedele I ·aurlarid germamca. l ntt·rpretc.· sommo delle voci della natura, dei regni ;mimali e \Cgctali, non manca a \\'ebcr. non ostante la. <.,uaromantica fanta ..ia e la sua natur.ilc- e sognante ingenuità di tede\Co, il lavoro duro, tc-nace, compa,.,:no e ;.audace in~ieme del gran contrappunti!>ta, e benché l'opera tedei>Cal'abbia e~li 'ite,'ìO fondata col 'iuo Freùchiit;:., ,;;i dir.:-bbc con CjUC'litO beron che ,;;j diri~a volta per volta ve'"'o l'opera itali,rna, anzi ver..o Ro-.sini addirittura. Quando <.cricssequesto Obuon, \\'e-- ber era giunto .1.ll.l !Ìnc della sua brt:'H' e travaglìata Clii'itenza: un infcnno, ~(•nw cencna. Inventava dalla 'iUa profonda mi,;;cria le armonie dai riAC~\j ultimi 'di 'ian~ue, i movimenti i,;,trumentali drammatici, gli accenti futuri di Lohengnn e i turbolenti tremoli wa~ncriani. Solido e mediocre a vicenda, talvolta il ,;;uo ritmo ,;cade e la ,;;ua melodia scolorisce e van<''?"~ia qua e là. Se la ,ua musica boccheggiante viene m ug~ia son gli -.b,1digli che prendono un malato in extremis, e c'è da 'rrmCI'"(' per la <.Ortedi.sperata di quelitO musici,ta geniale e ,;;incero, pieno di ~randea:c e di dcbole?.Zc. che è ,ul punto di varcare la 'ioglia della mortr. L'Obero,,, che il nostro Teatro Reale rappn:'-Cn1',:rà nella imminente ~ta~ionc, "·1.:nnec~c~uito per intero, poche -.ere fa, alla Radio di Roma, diretto con mano felice e ,;;i,curadal mar,tro Vittorio Cui. Dopo l'Oberon di \\'ebcr, venne esc- ~uito, ..empre alla Radio di Roma, il drarmTLl. mu-.icale Suton JI crepul>Colo)del giovane compositore <.erho Stevan K. H ristic, direttore del Teatro Lirico di Belgrado e fratello dell'attuale mini.,.tro di Iugo,lavia ,1Roma. In quc,t'opcra tutto è co.,ì ~mplice, dimes<.0 e pertinente, ma quanta lar- ~hcr.1.a e calore d'i.,pira:,ione. Pc~ me, anche il testo è carino, ci~ un libr<'tlO che vale, e a cantarlo c1 vuol ~<'ntr che non abbia vdlrità ~tcnton•r, né la voce del Conte di Luna, nu buon orecch.jo e cervello. ~-na. volere e-aminare troppo addentro que<.,to geniale la\·oro1 faremo notare, come entro i limiti della partitura tutto ._ja distnbuit0 con giudi1.io f' r·agione schietta: ~li c-k.·menti vocali e istrumrntali, ~condo i naturali principi d<'lla mu-.ica. co,ì ch<'t nrll'ordine < hiaro e nell'opportunità voluta dal J,,ro wiluppo, le parti concorrano al1.t buon<1 compren..,ionr drll'in,ic·m,· e tutta l'opt'ra ne ri.,ulti fusa e ~rrevole nei .,uont e nel ,;;entimento. Benchf la sua esecuzione intl"~rale dun lo spa7iO di un'ora <' m,·uo, -v:n- "3. pau ..e, quc.,ta Suton è la più di\CretJ. operina dr! mondo, pcr~hr' non ~tanc,1, non annoia, non ha mcertc·1- -,f" e, d'altra parte, non cade n"mme110 in facili rffctti platrali. L'autore non fa il grada.,<,Q, la sua orchr ..t.ra non .,j dà punto dcli<" ari1·. E. intanto, qualco,;;a ,i va for~ando al di fuori, al di <-0pra ddla mu,Ka, quale~ eh(• chiameremo l'<·vaJX>razione lirirn: un nientt', un fiato, un momt·nto poetico; qualco.,a di precari?, ma in,i,...,nf' il più toccant<' e rommuato momrnto. Oirf'tta con grande autontà ,. am'>rf' del maestro Prt·'-"itali, qu<..,ta Suton di Stevan Hri.,tic co,titui un'altra int<·r<"•'-antee riu<.cita ..erata r.wr i radio,1~coltatori intr·lligcnt1 BRUNO BARILLI V;\ \ ).fOL TI l!iorn1. 111 Ri\ icra. ~ le ~ignorr eleganti dichiarano lo scopone superiore al bridge; ~li .wtiliti dei grandi aut0bus rO'i(i as- ~icurano di e,;<;ereanch'e ..-..i campioni brillantis(imi, .,icché anche noi siamo andati aJ Casinò. ~la ignoravamo completamente le regole del gioco e il rci;?:olamcnto del torneo. E come ci rivolgemmo, per averne un cenno, ad uno dei ragani ~allonati che it.tanno nell'atrio del Ca- <.inò di San Remo, quello ci guardò sdegno50, e suggerì che bi,;;ognava annunciarci al comrnendator Gandolfi, e al primo nome ne aggiunse una dozzina d'altri, facendoli precedcrr tutti. ritualmente, dal titolo di commendatore, ciò che ci lasciò capire come l'atrio del Casinò sia, appunto, il regno cd il ritrovo di ~imili personagg:i. Q,;;servando meglio tutti gli uomini importanti i;hc, a gruppi di due o tre, pa,;;5c.~giavanoin su e in J{iù, ci avve• demmo che le loro piccole pance fiorenti, i loro gt05si orologi inglesi, i brillanti al dito mignolo, gli occhiaJi cd i baffetti all'americana, erano ,;cgni inconfondibili della potenza, della bonaria altezzosità, dell'incrollabile sicurezza di sé, attributi tutti dei nostri commendatori. Sempre camminando, udivamo parlare di nuovi spettacoli, di introiti e di dividendi, e ..olo l'appari1ione di qualche giovane donna, che entrava o u~iva dalla porta a bu.,50la1 li interrompeva per qualche minuto di penso~a medita1ione: p0i gravemente riprendevano a parlare, e dicevano e gambe >, o anche «ginocchia> o «caviglie>. O~ni tanto ,i affacciavano alla .soglia della ,ala dei lrattenimcnti dove, in una luce quMi ,empre ro(,;;iccia e sini,tra, pa,;;,;,avano coppir avvinte: ballavano a gu.incia a guancia, con un vi'-<>qua,;,i 'iOff<"rentr, e <1uando la mu'iiiCcJfiniva battevano le mani <'On dispcratione, chicdC'ndo di ricominciarr da capo. I commendatori studiavano lr donn<· con ,i;erietà paterna, aff<:ttuma cd ind.1gatricc, poi conclud,•v.ino: e &Ila biondina>; e t?. proprio un tipino :t, tinriando al di,opra drgli occhiali all'amerir~1na occhiate furbr..,che. Crrrav.tno, inwmma, di rappre ..enurC' la partr del grande imprc~ario amrricano, ch<' con una parola può creare una st<'lla: e speravano <:O\Ì di lit'durrc le dattilografe torine~i ,. le CQmme,;;sfi'ndij?<·nr, interpreti prinrip,di dc, trattenim,·nti danT...anti. Tutto òò ci intimidiva. e a'\C'oltava• mo ..,jl1•nzimi l'uomo gallonato nomin.irci altri dirci commrndatori. Come poi ce ne additò uno più ~tu tl'ro dr ONNIBUS ROKA - CHIESA DI SA!'i SILVESTRO ORE FORSE SARÀ ABBATTUTA ~h .litri che. pt•r la b,u lx•tt.1 b1.1nca e per b camicia a ouadrctti sportivi, ~i ispirava contemporaneamente a O' Annunzio cd al Gentiluomo Campagnuolo, lo accostammo, e gli chiedemmo se vole,se fornirci alcuni schiarimenti. Quello sorrise, ag~rottò le !>0pracciglia come chi ,i trovi d~w.inti a un problema troppo difficilè, e turbinO'i.-1.mentceominciò a dire che c'erano parecchie gare. quella delle e Signore :t, qudl,t dei « Giornalisti > ; per il momC'nto, ,;;j svol_gevano pn.•ci,amcntc le eliminatorie della ~ara « Settebello>. Oi,~c poi che <·ra meglio chiamare uno dei comini~,;;ari; e, conducendoci oltre alla porta <,Orvcgliati<;-.imsau cui pendeva appunto il cartellone «Settebello>, il commendatore ci fece entrare in una ~ala ~rande, co'iì piena di un denso fumo di to<::cani che ,ulle prime non vedemmo gran che. Il commi.,~io numero uno accor-.c. Educati,,.imo, con la cravattina nera a fioc. chetto, la calvizie ovale, gli occhi spcn• ti, e quell'insieme di ralii~gna7ione languida e servile caratteri<-tica degli uomini umili, di cui ~i 'iicopre, un bel ~iomo, che sono conti, o marchesi, ma non portano il titolo per mutate condizioni di fortuna, cominciò a dirci, usando un fra.~ario 'icelti<::simo,che si ,tav..1. giocando 'ierrato, tutte partite da richicd('re almeno un'ora l'una. Difatti, i tavoli erano occupati da individui cupi, l~~ennente 'itravolti, k tempie Ju.,tre di ,udorc, Giocavano cauti, lrvando le carte, e riprendendole un attimo prima di po,;arlc sul tavolo. I compagni 'ii guardavano avidam!'ntc, ,;;crutando\i: qualche tavolino era circondato da amici, o appassionati, che ,i trattent·'-"·ano faticosa.mente cl.il gridare. Ogni tanto quakuno ,;i avvi,wa al b.mco prr chiedere nuove carte, e lo faceva con la vocr tremula di chi vcramc·nte è IY''"cduto dal dèmone del gioco. Il no,;tro commi(,ario, intanto, veniva spiegandoci che la gara più e;rad<'vol<'a vrder.,i ("'faquella delle si- ~nore, tutte vcramrnte di.,tintr: per il morn('nto ce n'era una ~ola, che attcndrv..1.il .,uo turno, t•<,~1•ndo~i<i .critta per il « Sru<"bcllo >; ahbastan1..a. giovane, aveva un'(•nonnità di capelli neri, mollemrntr trattenuti 'iulla nuca, un,1 hoc• ca ro~50-scura in un vi\O gc\,;oso, ed il farr ..ct1crw~o, picc.inte e lu..,inght•vole che hanno le donnr abituate a fre- <1ut·nt,1re molti uomini, one,tam<"nte, ma con V-)!rrte <;p<'ranzt·,qut1li, poniamo, le dattilogr<lfC drllc copi.,wrif'. Scambiando fr.i.si ~heno-,c con i g10cato_ri, la dopna <.i a~girava p<'r la ,;;aJ. 1 ; 11..uo lungo cappouo nero batteva <,ulle ral1<' di raion ro,a chiari"-\imo. Tuttavi;t l.l lunghn1,1 drlla pa1tita, b ~ravità ,;oh·nne dc·i cornp1•titori, ci d1·lud1·vano non poco, ('(•rti com'eravamo di trovare allegria e sponta• ncità. [I commis<::ariovide for~c il no- ,tro disappunto. perché pre,;;e a dirci thc il vero animatore era il Maestro Ma<::c.igni,imtancabile. ,;,cmprc allegro. :\ mezzanotte, puntualmente, eccolo al Casinò, e, con il generale O'Ambro- ~i(), ""°", Jtkuni altri amiri, gioca tu, ~ioco io, fino aJle tre, alle quattro di notte. Partite indiavolate, cenette, la Cavalleria tradotta in scopone: l'unico inconveniente è che il Maestro Ma- 'iGtgni <:agiocare, ma, p.1rc, mali<:csimo. Come ebbe lodato abba'itan:r.a Mascagni, il commissario chiamò in aiuto un colle~a, giovanotto robu~to e, in un certo -.cnso, <.eettico. Accennando ai più o,tinati giocatori, sempre immobili ai loro posti, tra fitte cortine di fumo, cominciò Poi a dire che i soldi dei premi fan gola a tutti, figuriamoci a quelli c.hc sono profcc;<:ionisti,che ne vivono, e ne vivono bcni,;,simo. Nuovi orizzonti si spalancavano davanti a noi che cominciava.mo a vedere, anziché 'ilX"nsicrati "'ci,unpagnoni intenti a divcrtir<ti, one'iti lavoratori, padri di famigli,1, intenti a guada,çnal'lii il pane quotidiano. Faceva molto caldo, e quando la por• ta '>I apriva ci giungeva, dall'atrio, sulle profonde voci dei commendato• ri, il ritornello dell'orchc~tra. Accanto J. noi, \'erano venuti ra~gruppando int<mto i ~ioc:atori che, finite le proprie partite, attendevano la fine delle partite altrui, e .::liscutevano,ansiosi, i pocs- .,ibili ri~ultati. La ragazza 'ieguitò per un poco a chinarsi sulle carte dell'uno o dell'altro, con l'invitante mollcz1a che hanno le donne dei quadri di I l..lyez, poi scomparve: si cominciò a ccrc.irla, per completare la lista dei partecip.inti, dove c'cr.1, !,ì, il suo co- ,:rnome, ma mancava il nome. Il no'iitro ,e,ondo commissario diede dì nuovo prova di spregiudicatezza e di cini- \mO, mettendosi a ~ridare : « R0<::ctta, metteteci Rosetta; una donna così. può ~lo chiamar..i Rosetta•· Esitò un momento, poi a~giun.,e ,;olcnncmente: « O Amalia•· Onnai qua'ii tutti i tavoli erano abbandonati j la saL.L ,;;j -.gombrava a poco a poco; rima<.cro 'iolo quattro uomini, dalle facce con'iunte, che, guardandmi malr, meditavano ,;;u\le drcisioni da prendcf\i; i due commi11,;;ari andarono ad aprir Lt finc--.tra i apparivano \tançhi. cd in un certo scn-.o comrno\,i • capivamo tutti che quei quattro non .,j sarebb1~ro mo,.,i per molto trmpo. Andammo via, in punta di piedi, per non di,;turb,lrli; malgra• do il vento marino che entrava dòllla vrtr.,ta apnta, l'aria n:st~t\·a ,:trrve di fumo fr<·ddo. P,trcva proprio c-hr, u~cendo di lì, dovr.,,imo veder l'alba -.orgere n<'l cic• lo. Alm<'no nri rom.ami di Oo'itoir,·,ki surcrdc ~<'mprc così. ~a a noi non ac• c-adde • erano appena le otto di "'era, i comm<·ndatori ~i proponev.ino a vicenda un e vrnnuttino >, e poi una e <'<'netta con qu;tlchr h<'lla fi'{liola >. !RENE BRIN ( PALCHETTI ROMA!Ì) IP~~~il~ ~ RAVAMO nel filobus to3 rosso. Ou• l'J:I rante una breve fermata io via Fran• cesco Crispi intravvedemmo, sul muro adiacente alla vetrina di una latteria, le novità. e riprese annunciate da Dina Galli nella sua presente sta'gione all'Argentina. Fra queste c'era La Jilnora d,dfe eamefie. Fummo per esternare il nostro giubilo ai compagni di viaggio, al bigliettaio. A casa, la nostra gioia fu condivisa da tutti, ancht- dai bambini. Se Dina Galli interprt'la il personaggio di ~argherita Cautier opt pure no, a costoro non dovrebbe importare un fico. Ma il fatto era cosl simpatica• men1e singolare, che ne gioirono anche 1ue. gl'innocenti. Nell'amore, e particolarmente in quello che ispira Margherita Gautier, la pietà ha una parte molto grande, e così il sentimento cr:stiano, la volontà di salvnione, gli ammorbidimenti estremi dd petrarchismo. Per la buona riusci1a dell'interpretazione, è bene che l'interprete stessa partecipi del tipo ~argherita Gautier, possetga narurafmenu i requisiti che ispirano quei sentimenti. Quale delle grandi interpreti della Sitnora dalle camelie possiede o possc:deva. questi rcquiiiti? Non certo Elcon-,ra Duse, la quale~ come troppo indecorosamente attaccata al dolore e ai suoi derivati, raffreddava la pietà più calda, vinceva la pa• zit•nza dei più cristiani fra i cri~tiani ; e il simile di Greta Garbo, la quale, come appartenente meno alla specie delle donne ..., che a quella dei levrieri, non i1p1ra se non qut-gli uomini ai quali piacciono appunto queste bestie aerodinamiche e decorative, cioè a dire agli esteti di tipo dannunziano. VANTAGGIO LA BELLEZZA dei polaui ed,lle chiesero• mani è JOrretta, il più defle voltt, do.Ifa modtJtia deUe case che li fi.onchtll•ano, ed o torto 01ri ci si industria per isolare questo o quelf'edifi.cio e moJtrando così in tutte fe 1ue parti uterne. I pala{.ii e massimamente le chitJe di llM11a sono sempre legati alla via o afta ftioua JU cui Jor1ono, da varie costruiioni di JCarso pretio che cteano, tuuavia, uno .::ona di rispetto all'edificio che le domina. f: quando 11ediamo tli antichi palau.1 srriia più le case e i muri che vi si oppot· ticvano o gioca11ano uttorno, stentiamo a ,iconoscerli furchJ sono perdute le antiche p,opordoni, le rationi che guidarono f'a,- chitetto nella costru:ione di que1li edifici. Accade in/atri di vedere pafa«i con fet1.cro rilievo di cornicioni e mensole e balconi in pia«e larihe, doue, all'opposto, si 11cl11ederebbe un chiaroscuro più fo,te, e perciò un rilievo più profondo: ciò per culpa dei e cuflori del vuoto >, i quali, allo, :ando o cambiando tfi Jpa.::i miJ,troti d<1li antichi fuothi, hanno soppresso coJl le oritinafi cond1,:1oni a cui r'erano adattati 1li artiJti nefle opere loro. E si vedono co1ì chiese, concepite per servire da sfondo a uno uio, rimanere pouere e spaurile pe,- <hl la via è scomparsa. Il cattivo uJo di isolare antichi edifici, Ofti tnnto in uo1a, non è nuouo, come i più credono; è an{Ì un ui{io che riJale al- (Ottocento ed ebbe nel Rubbiani i( suo apo. stola, quando nella varia architettura ilafinna non si cercava che il rifleJJo delle nr,s:re tforie comunali e si iuardava tulio JOtto quella coltiva luce romantica e :otica, /n1,asati e gonfi. di studi Jtorici, i nostri cultori dd e eotto > e della e bifora> si 1:r1ta1ono Julte mura cilladine a ripulire i muli, e doue non ne trovarono ne cost,ui- ,ono addirittura dei nuovi. E solo il '400 intertsJÒ ì noslri «cultori>, 1 quah ostentavano dispre.:lo uerso il ba• rocco, che a parer loro era il secolo delle es1,,me debofeae. Si i1olarono cosi torri d, uarJo valore artistito solo perché fetale a quafche ricordo storico, e JI cominciò quella irandt baltatlia, che durò doli' 'Bo af 1915, pt, ridare alf/tafia il suo patnmonio di belleue medievali. Ma a baltatlia vinta, <i si accorse che i palaa1' com,mali d'Ila• l1a non erano più quelli: i cuflori li avev,mo isolati, ripuliti, ricostruiti, abbelliti Prrché lo e studioJo > che si applica olf'archiiettura fini1u umpre cof crtdere di potn fare quafcht mi,tlioramento. etfi e sa, <<:-nasce>h, a f'a1uto de/fa « Jtoria :t e crede d1 poter « corretttre l'antico >. Ott', con minore cura t più avv1mtateu.a d, meuo ,ecolo fa, si ripetono tli stem e,rori _ non Ji rùercano nell'architettura fc betlau artistiche, ma particolari ,icordi 110riti, i q11afi, il più dette volu, sono iu:an.::i Unla valore d'arte LE PIAZZE con un monumento orrendo Jono tontt. Ma a passarvi non offende fa ridicofeaa defla uullura quanto il penJ1tro delle commisJioni che, in buona o cat• tiva fede, giudicarono. I( unJo estetico può difettare, ma qui si t,olta d, buon senJO, non di 1usto artistico. Foru le commiuioni ,tiudicano secondo simboli, vale o dire andando a rieercare te inten,:ioni delli uuf• lori 1ntet1lioni sempre afte, forse 1roppo ttlle. l'ocehio a prima ui&ta Ji ritira inor- ,idito, poi fa mentt uitiota sopra11iun1e a Junoslrare che il toffo è Jttno di for:_a e d'arte. L'occhio infatti è un oriana bruto: ha le 1ue poJSibilità naturali di realione; ma a niente servono tfi impuùi quandp JOpravuen1ono i JOfi.Jmidei difettanti d'arte. MASSl .\.tlNO Passiamo a Margherita Gauticr-Dina Calli. Il bene che noi pensiamo di questa attrice lo abbiamo scritto' nell'agosto 1937 in queste medesime colonne, dopo una recita di Felicita Colombo al Politeama di Viareg. gio. Dimenticammo però di aggiungere che l'indomani, traversando il viale di Viareggio nell'ora in cui, a testimonianza di Teocrito, di Porfirio, del Salmista e di Eraclidio Pòntico, il dèmone meridiano più spa- ,.entosamente guata i mortali, vedemmo, ie~ duta su una sediolina scheletrica, di contro a una di quelle bottegucce estive che costeggiano la spiaggia, una donna piccola piccola, magra magra, sola. Era Dina Calli. Un ca;-,pclluccio calato sugli occhi da pechinese, un collarino ài tulie i11to1·no a: collo da pollastro, le mani abbandonate sul grembo, essa fingeva di leggere un giornale aperto sulle ginocchia, ma non leggeva, Pen,ava. E a vedere quella ragazzina at• tempa1a, sola e sperduta fra i pericoli dell'ora pànica, e cosl immortalmente infantile, così pit:na di fascino inapparentt' ma più penetrante, più misteriosamente prensile che nella donna più formosa, chiunque, anche l'uomo più insemibile si sarebbe tn.sformato in Armando Ouval, e, il ginocchio sut marciapiede,_ e la mano sul cuore, le avr~bbe Viareigio, o cara, Noi fasceremo, La 11ita uniti r,ascorrtremo. Quattro stagioni sono passate da quel giorno, cd è nella promessa di una com• mozione squisita, per la dolcezza di piangere alla morte fra le camelie di una crea• tura così cara e degna di vi\·erc, che rrettolosi ci avviammo alcune sere fa soHo la luna di novembre nella direzione del teatro Argrntina; nel che ci confortava ancora la speranza di situazioni drammatiche non straordinariamente potenti, ma intonate a una 1al quale nobihà di affeui, e dì un dialogo che pur sem.". \ travolgerti l'animo dentro abi,si di luce, suona con una composta sonorità di archi, e contrasta con gli stridori tra di ragandla e di joa di mohi dialoi;hi di oggi. Arrivati pere} al botte• ghino del teatro e levati per istintiva prudenza gli occhi al manifesto, ci accorgemmo che non La sitno,a dalle camelie si rappresentava quella sera, ma La signorina daUe camelie. Per riavere i nostri ~Idi, sart:mmo diventati "\Ssassini. Mercé l'intenso allenamento cui ci co• s1ringono autori drammatici e attori, la nostra ropportazione ha raggiunto una re. sistenza non comune ; ma come reggere a uno i;pt-ttacolo che si chiama La signorina dalle camelie, o Il vtdouo allegro, o Gli "ltimi lion11 di Pompeo? Ci allontanammo penwsi sotto la luna, e l'indomani sera, vuoti d'illusioni, tornammo all'Argentina per la prima dell'Allegra Mici/ù. A imitazione di Macpherson, au• 1orc di quei canti di Ossian che mandavano in visibilio N~pote0ne primo, anche l'autore dt"ll'Alleva Mici/ù si finge quello chr non è. Ch,. dire di questa fana magiaro-pf'troniana' I pcnonaggi si chiamano llonka, Geza, Mikles, Zoltan, e parlano di tufo nc:-1 D.inubio e di milioni di penion Strano! Si prendono tante precauzioni contro il surrealismo come corruttor(' della sana mentalità, e d'altra parte si vede andare in giro certa pa21ia da manicomio di provincia ... ALBERTO SAVINIO LEO LONGANESt - Direttore re11pon11abHe RJI.ZOLI & C.• An. p, r l'Arte ddla Stampa . Milano RIPKOOUZIONI ESF.<oUITE CO:-. MATERIALI'. J-"OTOC,RAPll:O • i'ERRASi/\ "·
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