(CONTINUA.Z, DAI NttM.ERI PRECEDENTI) ~ OMENICO e il giovane in ~ Jniforme erano intanto scesi - verso la platea, avvicinandosi al centro. Il bimbo con stupore riconobbe !lcll'uomo sul palco, probabilmente in procinto di essere giudicato 1 il signore che si era alzato sdegnoso dalla panchina quando lui e Maria gli si erano seduti vicino. Domenico sentiva benissimo le sue parole. e Davo da lavorare a 2300 operai». diceva in orgoglioso tono cattedratico, tornendo le frasi, come se tenesse una conferenza .. « Ho faticato, in fondo1 tutta la vita per loro. Senza di me avrebbero fatto la fame; le donnè sarebbero andate al peccato, i loro figli nelle r.,rigioni. Con la mia paga potevano invece vivere bene. Temo anzi che fosse eccessiva ... », qui fece un risetto significativo, e be', del resto non avevo niente in contrario che anche loro, di tanto in tanto, andassero a divertirsi! ». Disse questo con compfaciuto sorriso e si guardò attorno, prima verso il • giudice, poi verso l'immensa folla, persuaso evidentemente di aver guadagnato il generale favore. Ma il giudice lo fissava senza battere ciglio e il pubblico non gli si mostrava certo amico, invano si s.-.rebbe cercato un ~lo sorriso di simpatia. Il di,tinto signore sembrò non ac• corgcrsene; la certezza in un giudizio favorevqle continuò a trasparire dalla sua soddisfatta espressione. « Ho poi sempre fatto beneficenza extra», disse ancora sottolineando la parola extra, « sorvolando le cariche più onerose che onorifiche », anche qui fece un piccolo ri!io quasi meccanico, « in molte società filantropiche, solevo da molti anni elargire ... ». Parlò ancora per qualche minuto, fino a che, facendo lui breve pau<;a, si udì una voce dal timbro sovrumano, una voce ferma e pacata 1 al cui confronto quella baritonale del distinto signore era abbietto suopo. La voce disse: « Basta >. Due specie di insei-vienti, come quello che era andato a prendere Domenico, comparvero allora sul palco, a fianco dell'industriale, e lo trassero giù per una scaletta, benché lui si dimenasse, facendo segno che ave\'a anoora molto da dire. Dalla bocca che si apriva e chiudeva rapidamente non usciva più alcuna voce umana. Sbigottito, Domenico ~i volse al messaggero, chiedendo: « E allora? Va all'inferno? ». « Credo di sì», rispose l'altro. « Di solito è brutto segno quando finisce così. Ma andiamo! Tocca a te, adesso>. Ai paragone del corpulento signore che lo aveva preceduto, Domenico, in cima al palco, circondato dalla sterminat;> folla, sembrò piccolo piccolo, debolissimo, indifeso, un cosino da niente. Avrebbe voluto stare in piedi in segno di rispetto, ma le forte non lo sostenevano più e dovette abbandonars: sulla sedia. Il sole brillava fra i suoi capelli. La gente, alla sua vistai si era. visibilmente rianimata; molti sorridevano bonariamente, qualcuno agitò le mani in ~egno di saluto. Era un tenero bambino, pensavano, una piccola anima pura e sarebbe stata certa• mente salva. Anche il giudice, co,ì almeno parve a Domenico, gli fece un dolce sorriso, mentre prendeva in mano un 't'rosso libro, portatogli da un in,;crvicnte. Poi cominciò a sfogliare il volume, lo richiu~ di scatto. di,;,:secon voce grave: « Non è il suo, questo libro. Avete sbagliato. Non può e,;scre di un bambino, questo». « f: proprio il suo», disc;e l'inserviente. e Domenico Molo, di dodici anni; non ce ne sono altri ». Vi fu un lungo silenzio. Domenico capi\'a il perché di quel dubbio, an- :hc l'ultima speranza abb,rndonava il .uo cuore. Poi il giudice alzò il capo e fi1;1;ando I bambino disse.: e Qui è sC'gnato un .acrìlegio ». « Sì, un sacrilegio», confermò il per- ,onaggio ammantato di nero, l'accusaore, alzandosi in piedi. e Un duplice acrilegio: egli ha profanato il Sa("ranento tacendo per \·crgogna alla confes~ione il fatto di a\'er taciuto, pure per vergogna, a una precedente confessione, un peccato creduto mortale; una seconda , olta ha ._fidato la collera di Dioi ricevendo la Santa Comunione mentre sapeva di essere colpevole di sacrilegio>.• « Non era sacrilegio,, ribattè dignito(3.mente l'altro personaggio, vestito di bianco. e 11 peccato da lui t~1ciuto non aveva alcuna importanza ,. e For,c non aveva importanza », fece " ... lh. Il g-iodlce lo 6.uau ••nia batt.ere elgllo .. ,11 l'accusatore, « ma è un fatto che lui lo credeva gravis'ìimo. tanto che nella prima confessione non ha avuto il coraggio di rivelarlo. Egli aveva dunque coscienza di tacere un peccato mortale e in ciò sussiste 1:1 grave colpa iniziale». e Anche ammettendo questo», disse il personaggio in bianco, il difensore, e il male è stato sanato, perché subito dopo egli ha saputo vincere la vergogna, confessando il peccato,. « Non bastava», replicò l'altro, e non bastava: egli ha confessato il peccato, ma si è guardato bene dal dire che prima l'aveva taciuto per vergogna». « In quel momento >, disse il difensore, « lui non si rendeva conto della necc..-.ità di specificare. In buona fede credeva che bastasse ciò che ha fatto». e Non è vero! Prova ne sia che subito dopo egli è stato as~lito dal rimorso». Domenico ascoltava il dibattito senza riuscire a seguirlo. I suoi occhi spaventati gir;wano sulla folla e non più incontravano sorrisi e cenni affettuosi, bensì sguardi colmi di esecrazione e di stupore. Mostruoso appariva quell'esile bambino che aveva saputo offendere così gravemente lddio. Doveva essere, pen~va la gente, un ragazzo orribilmente precoce, contaminato oramai fino in fondo. Nessuno osava par• lare, ma in tutti covava una sorda agitazione, un desiderio di fugai come se fo<;se troppo crudele a~sisterc fino in fondo. E il ciclo, per l'avvicinarsi del tramonto, si faceva ~empre più azzurro. Parlò ancora il difensore: e Egli avrebbe confessato tutto il giorno dopo. prima della Comunione. Era or:i.- mai deci"o >, diceva, « ma fu mal consigliato, A quell'età manca una completa comapcvolena ». « Troppo volentieri ha obbedito a quc-1 con..iglio », replicava •1•accu,;atorc. e Nel fondo dell'animo egli ~apeva beni ..simo che la scusa. eia insufficiente. Ila creduto di poter scherzare con Dio». e J\{a poi si è pentito,, esclamò il difcn ..ore. e La voce della coscienza lo ha tormentato giorno e notte. E a\'cva fatto proponimento fermissimo di rimediare, a\'e\'a scritto questo suo giuramento anche in un quadernetto, confe1;,.ando tutto quanto ». e Un proponimento troppo vago. Aveva rimand:i.to la confessione a quando fo:-.:-.setato in punto di morte. perché era sicuro che otarcbbc morto solo a tarda età; troppo comodo! Sapeva bene che dopo tanti anni non gli ~arebbc costata alcuna fatica confessare anche un sacrilegio». e ~a come può pensare un bambino a queste cose? > domandò il difensore. « Un'a,;tuzia da Lucifero in un bam• bino? Aveva rimandato la confessione perché il peso del peccato, di ciò che egli riteneva gravissimo peccato, gli ave.va tolto ogni forza. Già egli aveva espiato abbastanza, nelle notti di disperazione». e Soffriva (Oltanto per paura», disse l'accusato:-c, « non per il rimorso di avere offeso Dio. Temeva l'inferno e quc~to solo gli toglieva la pace. Troppo poco per la remissione dei peccati; non _b~c;tal'attrizione, come dicono gli u_om1111. 1 dolore perfetto, la contrizione, il dispiacere di aver insultato Dio non lo ha affannato neppure un istante. Il fatto che sia... ». So<;pcsela frase notando qualcosa di strano che stava succedendo. Da un punto. del_J'estremo culmine dell'arenai proprio d1 fronte a lui, un uomo scendeva a precipizio, facendosi violentemente strada .fra la densa folla ; e gri- ~ava parole mcomprensibili, agitando m una mano dei fogli bianchi. La ,ua marcia impetuosa. lasciava nella moltitudine una visibile scia a zig-zag, come canotto in acqua stagnante. Taciutosi l'accusatore, le grid.l dello sconosciuto si fecero più distinte: c. Adagio! adagio! » gridava. e Aspettate, aspettate un minuto! ». E sca- \'alc;indo pcnone sedute, scostando gli ind!fferenti a colpi di gomito, agitand?,s1 come. un pazzo, scendeva sempre p1u veNO 11 centro del tribunale. Anche Domenico finì per voltarsi. E quando riconobbe chi era quell'uomo, quando lo vide avvicinarsi ai piedi del suo palco e arrampicarsi su per la scaletta, allora il bimbo ma.ndò un altis- ~imo grido. Era Pasquale, il vecchio Pasquale in persona. E aveva come al solito la sua simpatica e buona faccia, il suo aperto -.oni~; come al solito, sollevò da te1Ta il bambino e se lo prese in braccio. assolut,unente incurante della mae"ità del luogo. Solo dopo qualche istante Domenico si domandò come mai Pasquale pote<;,;eave-rio raggiunto. Anche lui morto? Stava per chiederglielo quando notò sul suo collo, tutt'attorno, un segno regolare fra il paonazzo e il nero, che non gli aveva mai visto. « O Pa~quale », gli domandò spavent.\tO Domenicoi con un terribile so- 'ip<'tto, « P:i.squale, che cosa hai fatto?». e Niente, signorino, è stato un acci• dente», e rideva felice, e sono caduto malamente in eantin;t e una corda mi ha prew qui al collo. Uno stupido accidente ». e Perché, perché Pasquale? Che cosa è SUCCC'i~? ». e Niente, signorino. Lo sape\'o, l'avevo sempre detto : con quelle corde lasciate là in cantina 1 un giorno o l'altro succede un accidente. Lo dicevo sempre ... >. A questo punto si guardò attorno, ebbe un attimo di vergogna vedendosi addosso gli occhi della moltitudine, depose a terra il bambino, si rimise un po' in ordine la giacca, alzò i fo. gli, ri\'olgendosi istintivamente al giudice e disse: e Sono venuto apposta, signore. "t garantito che se non vado finiscono per condannarlo", mi son detto, "loro non sanno". Ma io ci ho qui la confessione». e Che confessione? » domandò l'accusatore. Il giudice ascoltava impassibile. e Non ha potuto confessarsi al prete, il signorino», esclamò vivamente Pasquale. « Ma aveva confes ..ato tutto in questo quaderno. E io l'ho trovato in un cassetto. L'ho portato qui perché "erve la prova. Vuole che legga?,. 11 personaggio col mantello nero accartocciò le labbra in segno di sprcz. zo: < Lo sapevamo già, è tutto inutile », disse, e: non ha nessuna importanza. t una confessione senza nessun valore». « Ma la colpa era stata nùa ! » gridò Pasquale. « Ero stato io a dirgli ch'era una sciocchezza! Non l'avevo preso sul scrio. Soltanto quando il signorino è morto ho capi to ». e Tu hai la tua parte di colpa », disse l'accusatore, « ma non è sufficiente a scusarlo. Due sacrilegi ha commesso. A lui la dannazione eterna! ». e No, no, signore! > protenò Pasquale, « è impossibile! Un bambino di do• dici anni! :\1on avete cuore voialtri? Un bambino di dodici anni! La pena eterna a un bambino di dodici anni! ». Co"i esclamava fuori di sé e la smise "-Oltanto quando si acco~ che il giudice si era alzato in piedi. è Già viene la sera >, di~sc con la sua voce sovrumana. « Rimando la senteru.a a domani ». Scendeva infatti la sera. Il sole non illuminava pili che le ultimissime file del favoloso circo, nuvole sottili e bianche si erano irraggiate nel cielo annunciando le prossime tenebre. 'Una gran_de dolcezza era nell'aria, ma Domenico non la poteva sentire. Pasquale, prendendolo per mano, lo accompagnò giù per la scaletta. In silenzio entrambi si incamminarono verso una delle uscite1 indifferenti al fatto che .la gente si scostasse al loro passaggio come fo$.Serolebbrosi. Pasquale scuoteva il capo. Tutto era stato dunque inutile. La notte stessa in cui il padroncino era mortoi oppresso dal dolore, egli si era rintanato nello studiolo di Domenico, si era messo a rimestare fra i libri e i quaderni che non s,uebbero più mai serviti. Si era ricordato allora che un giorno, un giorno l01.1tano,_almeno due anni prinu, il bambino gli aveva parlato di una specie di cas~ctto segreto, che aveva ~operto nello ,;crittoio antico: segreto per modo di dire, perché bastava far scorrere uno sportello di legno, apparentemente unito al resto del piano. Chi S.'l che cosa teneva là dentro il signorino. Chi sa quali innocenti se. greti. E Pa~quale aveva così trovato il quaderno con la confessione. Ora Pasquale era rcligiosi1."imo, tutte le domeniche andav~, a me~a e due volte al mese si comunicava, non aveva il minimo dubbio sulla infinita potenza e sapienz..-.di Dio. La 1;ua fede era ingenua e profonda, ma non gli sembrò as!)olutamente possibile che Dio pote<;se conoscere l'esistem.a di quel piccolo quaderno, rintanato nel nascondiglio dello scrittoio. Non che Dio non ne aves\e la pos.sibilità, pensava, certamente Dio può penetrare dappertutto, leggere i pcn.sieri di qualsia ..i uomo e probabilmente anche bestia se le bestie riescono a pensare. Non' era proprio quci.tione di fede. Pasquale però non capiva ,perché mai il Signore potesse 3.\'Crvoglia di gettare uno sguardo anche in quel minuscolo ripo ..tiglio. E se Domcnicoi timido com'era, non avesse parlato? Se la sua anima fosse arrivata nell'aldilà con la macchia di quel brutto peccato? Bisognava saL vario, bisognava raggiungerlo senza perdere tempo. E perciò si era ingenuamente tolto la vita. Ora ,;oltanto capiva come tutto fosse stato vano e cominciava ad agitarsi al pensiero che il suicidio è condannato da Dio, che la sua bella trovata non ~ra servita a salvare il padroncino, ma 111 compenso aveva rovinato lui stesso. Turbato da questi tri,ti pen.sieri, Pasquale non parlava più e se n'andava a testa ba,.._a, trascinando per mano il bambino. Giunto alla ~oglia di uno dei cunicoli di uscita del tribunale si voltò indietrn a guardare le immc~sc scalinate circola.ri, il trono del giudice, il palco su cu~ aveva trovato Domenico; tutto oramai era completamente deserto. Soltanto loro due erano ancora rimasti, e non c'era un cane che li consolasse, tutti evitavano persino di ac• costar,i a Domenico, il bambino sacrilego. Non c"cra bi~ognQ.di aspettare il giorno dopo, pensavano, por ~-.pere quale 1;arcbbc stata la sentcn7..a. 4 - (continua) DINO BUZZATI EDIZIONI B OJIIA REPERTORIO - COLL4N4 TEATR4LE DIRfTT4 04 SILVIO D'6"1CO (Umoo SCIIIE ILBICCHDIE'ARCQUA con11111• (l•Otl UH lUIOIII •• IUtllA Cl11l1NIINI . EDIZIONI AOl14 "REPERTORI O" COLLANATEATRALEDIRETTA DA SILVIO D'AMICO N. 1 . ANONIMO FIORENTINO, LA RAPPRESENTAZIONE DI SANTA ULIVA. - Libero riracimcnto di C. D'Errico .. L. 3,50 N. 2. F. MOLNAR: LILJOM .• Leggenda drammatica in 7 quadri, tradotta da C. Cantoni . . . . . . . . . . . . . . L. 3,50 N. 3 • MISTERO DELLA NATIVITÀ, PASSIONE E RESUIIREZIONE DI NOSTRO SIGNORE. • Tratto d:a laudi dei Secoli XIII e XIV, con introduzione di S. d'Amico . . . . • L, 3,- N. 4 • E. SCRIBE: IL BICCHJER D'ACQUA .• Commedia in S aui, tradotta da M. Ciarlantini . . . . . . . . . . . . . L. 3,50 Prezzo L. 3,50 ciascun volume Indiriuare ordinuioni a: ROJIIA PALAZZO ROSPIGLIOSI, VIA XXIV MAGGIO N. 43 • ROMA la moda UIl~NN FASCICOLDOI NOVEMBRE Tutta in vernale in una stupendarassegnadi disegni e di fotografie. Questo stupendo fascicolodi novembreè in vendita in tutte le edicoledelRegnoa 5 lire l:tizzoU & C., Editori - Piazza Carlo Erba 6 - Milano 00 ~o Spessoun numero t più eloquente d'ogni parola.. li 1884 ! la data di creazione ddb, S. A. Mobili Vacchclli. ~anto ummino in un cinquantennio per non smentire il prim.ito a.rtistico iIAlia.no e la rinoman7.ìl dcll'ETERNADURATA: rinonunu conquistat.1d.1i nostri mobili .1ttra\'erso decenni di successi.Non ci facci.1moun v.1ntodi adopcure materiale sodo e st.1gionatoper utico\i che devono essere.1cquistatiuna sol volta nella vita: è sU,tosempre per noi debito di coscimu. E .1daffermare che in Italia il culto dcll'ute è tradi1ion.1leci h.rnno semprepcnuto l'originalità e la pcrson,ilitl dei nostri artisti. L lunga csistcnu della nostra Società è dovuta alla riputazione che ha saputo conquistarsi sia per il materialeche per la lavorazione. S. A. MOBILI VACCHELLI /?,irhie"err ,11/1s1n/r untrale ,li C11rr1m1il C,1t11lo.(O R._A5/ .z r il protr11n,m 11 r11• tulr; oppure Firht{e Pi"{{" StrO{{Ì 5; r,1ull,1 pos/,,/r 1 380 Mil,mo; 3/11Ron,a
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