Omnibus - anno II - n.45 - 5 novembre 1938

LONDRA 19H • UNA PESTA A XENBINOTON OARDENB fOONTll(tJAZ, DAI NOMERI PRECEDENTI) ' ~ PRINCIPESSA Alice, fa. -~ volosamente ricca, non solo :.~ 1 • era una donna di1 grande cultura e di gusto molto raffinato, ma aveva anche il dono, raro fra le persone ricche. di saper simpatizzare coi poveri, e anche di saperne capire istintivamente l'ani• mo e i bisogni. Una volta alla setti• mana la principessa, vestita con grande semplicità, lasciava il Claridge in automobile, circondata da una catasta di pacchi e pacchetti e munita di un clenco fornitole dal Consolato francese di tutti i francesi poveri che abitavano nella zona dei cosiddetti slums, gli abominevoli tuguri dei quartieri popolari londineSi. La principessa era proprietaria del ca5tello di Huts-Buissons, presso Chartres. Vi ho passato alcune settimane : dopo la vita di Londra, era come un viaggio nel paese della favola. Inutile dire che il castello era ammobiliato con uno sfarzo del quale non ho ma? visto l'uR1,Jale,neppure nei castelli sto• rici dei principi romani e dei più splen• didi pari del Regno Unito: ma vi erano dei particolari attraverso i quali il lus• so e la magnificenza raggiungevano qua.si la stravaganza. Le camere da ba• eno erano vaste come salotti, ed erano fornite di ogni concepibile e inconcepibile comodità: per esempio, un robinetto versava acqua di Colonia. Nelle camere da letto, accanto al letto, c'era una sistemazione di bottoni elet• trici grazie ai quali uno poteva, senza alzarsi dal letto e soltanto premendo il bottone apposito, chiudere o aprire la porta, chiudere o aprire la finestra. Apparecchi telefonici e pneumatici corrispondenti con un ufficio postale organizzato nel castello permettevano a~li ospiti di telegrafare e spedire let• tere dalla loro camera, e uno speciale abbonamento consentiva alla principessa di far partire tutta la posta dei suoi ospiti senza che essi dovessero pae-are un soldo : tutto era a sue spese. Né permetteva che si lasciassero mance ai domestici: segnava su un suo libro la data dell'arrivo e della partenza di ognuno, e essa stessa dava le mance in proponione con la durata del sog· giorno. Trombetti era ritornato a Roma per presentarsi al concorso del Ministero degli Esteri; passò brillantemente pri• mo su novantasette candidati cd ebbe il posto di segretario ali' Ambasciata italiana di Pietroburgo 1 dove il mar• chese Carlotti era ambasciatore. In quell'epoca ero sola e depressa; Trombetti mi chiese se poteva venirmi a salutare la mattina della sua par• tcnza da Londra per la Russia. Venne alle nove e mezzo e mostrandomi una speciale licenza mi pregò di permettei-gli di essere il mio legale protettore ovunque fossi in quei terribili ~-iorni di guerra. Sapevo che era innamorato di mc da parecchio tempo, c1 sen7..a porre tempo a riflettere sull'opportu• nità della domanda, accettai senz'altro. Ci precipitammo all'Ufficio del Re• gistro di Marylebone dove ci spo5,-:1m• mo avendo per testimoni una vecchietta che vendeva delle mele ed un garzone di macellaio che la.sciò la sua bicicletta contro il muro dell'Ufficio. Dopo la cerimonia civile sempre cor• rendo andammo alla chiesa di San Giacomo nella Spanish Piace. Poi salutai mio marito che saltò in un tassl lasciandomi per ra~giungcre la sua destinazione in Ru4-5ia. Le comunicazio• ni con la Russia erano estremamente difficili, così rimasi lunghi mesi senza notizie di mio marito. Improvvisamente ricevetti una lettera di Trombelti, scritta da Roma dove era stato mandato per un'importante missione dal marchese Carlotti: mio marito mi diceva la sua gioia di aver rivisto i suoi genitori e quanto era fe. !ice di aver potuto organizzare il suo viaggio di ritorno in R~ia in modo da passare per Londra. Arrivò una SC· ra di settembre del I g 16, mentre io stavo recitando in Romance, e così non mi fu possibile incontrarlo che dopo lo spettacolo. Nes.mno aveva sa• puto nulla del mio matrimonio 1 cosa che naturalmente rendeva complica• to e difficile per noi l'incontrarci. Ma di questo parlerò più oltre. Egli rima• se con mc due giorni, dopo di che seguirono lunghi mesi di silenzio, essendo egli ritornato al suo posto in Russia. Qualche tompo dopo cominciai ad avvertire dei malesseri di stomaco e immaginai che dovessi soffrire di can• ero, che allora era una malattia sini• stramcnte di moda e spiegata. con la cattiva alimentazione del tempo di gucr• ra. Siccome stavo ogni giorno peggio, presi il mio coraggio a due mani, e mi rocai da un illustre specialista in Harley Strcct, con la morte nel cuore, pensando che avrebbe conferma. to le mie paure. Entrando nel suo gabinetto, gli dissi coraggio~amente : e Dottore, so perfettamente di avere il cancro, perciò non ditemi bugie. Sono pronta alla morte, e ritengo inu• tile pagare per un'operazione che non scr.,irebbe a nulla! >. Il dottore rima• se un po' scosso dalle mie parole, e cominciò ad esaminarmi scrupolosa• mente. Alla fine mi guardò con un curioso sorriso: « Credo che sia ancora un p0' presto per prepararvi alla vostra fine, qui non si tratta che di un principio. Voi state per diventare madre». Malgrado questa novità, continuai a lavorare in "teatro. Ii 6 giugno del t 9 t 7 recitai la mia parte in una rap• presentazione diurna. Ma appena tor• nata a casa mi sentii tanto male, che telefonai a Doris Keanc che non avrei potuto assolutamente recita.re la sera. Alle nove del mattino del 7 nasceva mio figlio Giannandrea. Tre mesi dopo la nascita di mio fi. glio, durante una rappresentazione al Lyric Thcatre, Doris Keane svenne al• la fine del primo atto di Romance da• vanti a un teatro gremjto. Il colmo della sfortuna fu l'asscm,a. della sua consueta supplente, e siccome Doris si sentiva troppo male per continuare, pareva proprio che si. sarebbe dovuto sospendere la recita. Il suo impre-sario, Louis Ncthcrc;ole1 ml mandò a chiamare d'urgenza per rimpiazza.ria cd evitare co:i.ìuna cata~trofe. Benché fossc trascorso assai tempo dall'ultima prova generale alla quale avevo a~sistito, promisi di fare del mio meglio. Louis Ncthersole, davanti al sipario, spiegò la situazione al pubblico, chic• dendo bencvoh:nza cd indulgcnz..'l. lo intanto mi vestivo in fretta, poi fui spinta sul palcoscenico a continuare la rapprc~enta1ione. Allora una cosa straordinaria avvenne in mc: vidi nella mia mente tutti i dettagli dcll'azio• ne come ~ ne fossi stata spettatrice, ri. cordai l'intreccio senz..'l naturalmente conosceme il testo, e coraggiosamente improvvisai. Owen Nares e Ceci! Humphrcr, nelle loro parti di Tom e Van Tuyll, con incredibìlc bravura adattavano le loro, repliche alle mie battute e così arrivammo in fondo alla rappresentazione. Non dimenticherò mai l'cntu• siasrno, la comprensione e la cortesia del pubblico quella sera. Naturalmente io dopo rimasi in uno stato dì ter• ribile eccitazione nervosa : passeggiai tutta la notte per le strade fino alle due, p1ima di sentirmi abbastanza cal• ma per sperare di poter trovare sonno nel mio letto. Alle emozioni della vita nonnale sul palcoscenico si aggiungevano allora le emozioni supplementari delle incursioni aeree dei T auben e più spesso dei famosi Zeppelin tedeschi. Qualche volta ci riusciva di continuare impassibili la rccita1 ma il più delle volte la sospendevamo e ci rifugiavamo nelle cantine del teatro per tutta la durata dell'allanne. La mia parte nella recita finiva cir• ca venti minuti prima della fine del• l'ultimo atto1 e così io generalmente lasciavo il teatro qualche tempo pri• ma dciii :1ltri. Una sera le sirene ave• v:1no dato l'allanne, ma subito dopo era stato dato il segnale di pericolo ce~ato, e quindi io ritenevo che non ci fosse più nulla da temere. Cammi• navo per Piccadilly Circus, per andare a 1>rendere il mio solito autobus davanti a Swan and Edgar'c;. Le strade erano deserte. Autobus non se ne ve• devano. Dopo aver atteso un poco davanti a Swan and Edgar's, spinta da un'oscura ~cnsazionc di improvvisa inquietudine, attraversai la strada diri• gendomi verso Oxford Circus. Avevo appena voltato le spalle alla facciata di Swan and Edgar's, che e la cosa » accadde. Bizzarramente non udii nc<s• sun suono, ma fui investita in pieno dalla fon.a dell'esplosione come da una raffica di vento breve e impetuoso. 11i afferrai, per non cadere, alla saracinesca di Goldsmith: dirimpetto a mc quello che era stato Piccadilly Circus non era più che un ammasso di rovine, l'intera facciata di Swan and Edgar's era crollata, e non una so• la finestra degli stabili vicini c-ra rima• sta intatta. Allora fui presa da un terrore folle : mi parve, ma non sono nemmeno sicura che non fo~sc ìllusio• ne, di ved('r scivolare nel ciclo nero la grigia e fantomatica fonna del vac;ccl• lo aereo, e fuggii per Rcgcnt Strcet deserta. Arrivata all'in~rcsso della fer• rovia sotterranea di Oxford Circus lo trovai pieno di una folla i-sterica che urlava e si agitava lottandQ per rag• ~iunge-re le scale mobili dei sotterra• nei. Quella lotta e quello sp,wcnto e la bocca o~cura delle gallerie mi terrorizzarono più ancora delle bombe e fuggii verso casa dove arrivai dopo una cor~a che mi sembrò di miglia e miglia. Molto spesso gli Zeppelin arrivavano quando eravamo già a letto e addor• mentati. Allora tutti noi, cioè io, la mia domestica Ersilia e il mio bambi• no e il nostro piccolo cane pechinese ci rifugiavamo nelle cantine con gli altri inquilini e aspettavamo che il pe· ricolo fosse pas,;:ato. Ersilia ci serviva di distrazione in quelle ore intennina• bili di improvvisi terrori e di non me• no improvvis.c, e certo più inesplicabi• li, scmazioni di sollirvo e di indiffe• rcnza. Finché si sentivano, attutito dalla nostra clausura ~ttcrranca e per• cio forse più tetre, le esplo~ioni delle bombe e le detonazioni rabbiose dei cannoni antiaerei, Ersilia si buttava in ginocchio prrgando e invocando la Madonna e i Santi : appena c'era un momento di quiete balzava in piedi e lanciava iro~ maledizioni al Kaiser e a France~co Giuseppe; per ricadere di nuovo in ginocchio al primo scoppio di una nuova serie di bombe e di cannonate. Durante tutto questo tempo il mio matrimonio era stato tenuto rigorosa• mente segreto, anche perché scc<>ndo le leggi italiane mio marito, appartc• ncntc al serviLio diplomatico, non a• vrcbbc potuto sposarsi c;cnza il per• messo del .Ministero degli Esteri, so• prattutto con un'attrice che continua• va a recitare. Quando egli venne a Londra nel 1917, subito dopo la na• -scita di no~tro figlio, naturalmente avremmo d(•siderato che la nostra si• tuazione potesse essere messa in rego· la con la legge e le convenienze e discutemmo la maniera per ottenerlo. La prima persona che mettemmo a parte del nostro segreto fu il dottor Pre• ziosi, consigliere dell'Ambasciata d'Italia. Preziosi rimase costernato, e ci mo. ~trò tutta la gravità del passo che avevamo compiuto. Trombetti non soltanto aveva violato la leg.~c che prescrive ai diplomatici di non spo<sarsisenza il consenso ministeriale, ma aveva anche, cosa molto più grave, usato dì un pas- ~aporto diplomatico dove era dichia• rato celibe. Così Trombetti, all'inizio di quella che sembrava dovesse C$.~re una brillante carriera, si era messo in condizione di potersela veder troncata di colpo, se il Ministero fosse stato informato in un modo o nell'altro del suo matrimonio clandestino. Il comiglio di Preziosi fu di aspettare a far noto il nostro matrimonio fino a che la posizione di Trombetti non fosse diventata più solida, e abbastanza tempo fo.,c;e trascorso per far perdonare e le follie di gioventù :.. E questo fu anche il consiglio che ci diede sir Gcorge Lcwi,, il famoso avvocato lon• dinesc, che il Preziosi stesso ci suggerì di consultare. Dopo molte e"itazioni, Trombetti ed io ci rassegnammo a -.cguire questi con• siglio. Trombetti era terribilmente ad• dobrato della situazione nella quale ci trovavamo e che lui non aveva assolu• tamentc previsto. Mi promi~e e si promise di mettcr~i a lavorare con tutte le sue forze per potere raggiungere a.bba.,;tanza pr!'\to una posizione tanto sicura da fargli affrontare sen.za timori la sistemazione definitiva della nostra ~ituazionc. Fu nominato poco dopo segretario del ministro Nitti, e in tale qualità prese parte ai lavori della Conferenza. di Vc~ailles 1 ~ più tardi divenne segretario del ministro conte Sforza. Un giorno, nell'ottobre del '20 1 mi scrisse di essere stato nominato ministro in una delle più grandi repubbliche del Sud-America, e di raggiungerlo subito a Roma, per mettere finalmente in chia4 ro tutto al Ministero. Gli risposi che lo avrei raggiunto entro dicci giorni, Prima di partire, tornai da Prezio~i, lo misi al corrente delle nostre decisioni, e lo informai anche che durante il viag• gio mi sarei fcnnata a Parigi qualche giorno1 presso la contessa Regina dc Oliveira, sorella dell'ambasciatore bra• siliano. Preziosi fu molto contento del• la piega che prendevano le cose, e CO· nosccndo bene gli Oliveira mi diede delle commhsioni per loro. A Parigi trovai Regina alla stazione. La sera -stessa ver'° le sci, mentre \tavamo chiacchierando insieme, suonò il telefono. Dopo una breve convcrs.uionc, Regina tornò in salotto, col viso ~crio e in un atteggiamento imbarazzato: e Dcvi tornare immediatamente a Londra», mi disse. Le risposi che ne venivo, come lei ben sapeva1 proprio allora, e che dovevo invece essere presto a Roma. Allora mi disse che Prezio\i le aveva telefonato di avere avu- ,o da Roma la notizia che Trombetti era rimasto vittima di un attacco cardiaco. Non mi rimase altro da fare che tornare a Lo11dra1 dove appena arrivata volli vedere l'ambasciatore e l'amba• sciatrice, il marche-se e la marchesa Imperiali. Imperiali fu sorpreso quan• do lo informai del mio matrimonio e della sua tragica fine. Insi-.tcttc perché faccc;si riconoscere a qualunque costo le mie nozze, e mi suggerì di telegrafare immediatamente alla mia madrina, la regina Margherita. La risposta venne subito: «Vieni a Rom:\ ». Appena a Roma, feci informare Sua Maestà del mio arrivo1 e in poche ore ebbi un'udienza. Il mio col• loquio ('On la. regina durò tre ore. La notizia del mio matrimonio era <;tata un forte colpo per la regina, che aveva sempre avuto tanta cura di mc, e che, si ~arf'bbc aspettata di essere consulta• ta. Su,\ ~faestà, molto affettuosa.men• te, ma anche molto gravemente, mi fe• ce p1c:.cnte tutta l'immensa responsabilità che avevo ~sunto tenendo s<'greto il mio matrimdtfio, non solo verso di mc, m,\ ~oprattutto verso il mio bam• bino. La r<'gina c,aminò il problema della mia posizione con molta attenzione, e alla fine convenne che il mc• glio che potevo fare era di continuare la mia carriera di attrice, nella quale aVC\'Ogià raggiunta una certa noto• rietà. Naturalmente mi scon\igliò di recitare a Roma, dove, del resto, non avrei potuto guadagnare quanto a Londra. Tutto quello che ormai potevo fare era di tornare in Inghilterra e di educare bene mio figlio. 6. ( ccnti11ua) STELLA VITELLESCHI Lediscolpee le accusedel carceriere di Napoleone Questo libro, sequestrato dalle autorità al suo apparire (1853): è un celebre e sconosciuto, introvabile documento. Con esso s1 inizia la nuova collana "GRANDI RITORNI", nella quale au• tentici capolavori della letteratura narrativa, scelti tra i meno noti e più vitali, si alterneranno con autobio~rafie, memorie, mem~riali e con altre opere di vivace, spregiudicata, balzante documentazione. Rilegato, LIRE 15 BOMPIANI LA DONNA FASCICOLO DI NOVEMBRE Tutta la moda nuova in una 1uperbaraaaeguadi oltre 100modelliperogni occa.aione per qualunqueesigenza È la più antica e autorevole riviata di moda e di vita femminile: in tutte le edicole ooata L. 6 "La Guerra e la Milizia., C. GIULIO CESARE LA GUERRA GALLICA TRADOTTA E COMMENTATA DAL PROF.F'RA1 CESCO ARXALDI CON NOTE MILITARI DEL GENERALE OTTA\'10 ZOPPI Due volumi in-160 di c-ircn 180 pagine ciascuno, con corto. geografica dclln Gollin cesnrinno. car• line e illustrazioni. cinscun ,·olumc . . L. 15 EDIZIONI ROMA VIA XXIV MAGGIO N. JJ • ROMA

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