• -\SCOSTA da w1 ciuffo di p~lme ~ chi entra nel giardmo dt palazzo Barbcrini, ___. -=- e ombreggiata di lauri, è . una. statua a cui il tempo si è rivelato smgolarmcnte inclemente, rigandole il volto di chiazze nerastre e vcrdignc, spandend?lc sui calzoni. un sospetto color giallolino, e succh1ando1 come fosse n1cchero le bianc.he brac~a della. fon:iulla ~ca a cui s1 appoggia, munna dt scalpello e martello,_la_figur~ maggiore. t un angolo quasP c1m1tenale, questo, a due passi dal traffico di Quattro Fontane, e giureremmo che nessuno vi mette piede, se la base della statua, nereggiante di finne a matita, non ci pcrsuadcsç,c del contrario; ma quanti di coloro che han così sconciata quei marmi - se non forse un danese che è addirittura ricorso al minio - l'han fatto per rendere <;>norcal viro Dm1iat glorioso, come s1 legge nell'iscrizione, a Berte) Thonraldsen, celebre tra noi un secolo fa come e il cavaliere Alberto>? Nessuna di quelle corone che formano il natural pàbulo dei monumenti è stata deposta qui lo scor<tOsettembre, quando a Coper.hagcn si è celebrato il centenario del trionfale ritorno dello scu1tore in patria ; e chi volesse indulgere a un'intima commemorazione visitando i luoghi dove il Thonrald.se~ lavorò e visse, troverebbe forse materia per un'elegia come quella di Propen::10: « Hoc 9uodcumque vides, hospes, ,qua maxtma Roma est... >, ma tracce dell'illustre danese, nessuna. Ecco, a.i piedi di palazzo Barbcrini aveva il suo studio : basse case, un muro, un giardino; e il giardino aveva una pergola, e grandi e ro$Sastri vasi di fiori, e l'odore pungente degli oleandri; nei sentieri coperti di erba si muovevano pigre tartarughe. Oggi trovi l'albergo Bristol, l'Autosalone Barberini, il Cinema Barbcrini, il Barberini Bar, e un negozio che con bella allitterazione polf1:bbe chiamarsi Barbiere Barberini, e invece romanamente si chiama Torquato. La casa in Via Sistina h., sl una lapide sesquipedale, ma nea~ch~ un mattone dell'edifizio originario. E Villa Malta, dove Thonraldsen fu l'astro maggiore di quella corte di artisti che Ludovico di Baviera raccolse intorno a sé, non è più Villa Malta da quando un russo fastoso e pacchiano tra~fonnò l'antica torre, le modeste camere bonariamente abbellite di qualche affresco di stile pompeiano, e il rustico giardino, in una p~udo-rcg~fa fin di secolo, risparmiando appena le paline piantate da Ludovico e dal Goethe. Non più clemente del tempo per le memorie dell'uomoJ è stata la critica - a eccezione di quella danese - vcrliO l'opera dell'artista. Se dobbiamo prestar fede alla brillante e sbri~ativa me55a. a punto dell'Enciclopedia Italiana, e alla sua opera non può essere riconosciuto più che un -.:alore cultu• raie. La sua produzione enorme ha soltanto un valore inteJlettualistico, riflesso, né vi si nota alcuno svolgimento particolare; la sua attività e la sua umanità sono senza problem.i e senza passioni, senza osmosi con la vita, la storia, la natura ... Ben diverso dalla ispirazione classica di un Piranesi o di un Canova è il suo atteggiamento veno le opere antiche : delle qù'ali ac• coglie e rinnova il linguaggio, ma ger .ralizzandolo in schemi e tipi.zzazio-- ni appunto per l'indole raziocinativa del suo spirito ... generalizzazioni tematiche e gramma.ticali. quali si ritrovano nella critica contemporanea, e che sono il ritmo chiuso, la bellezza ideale, il tipico, l'armonia, la simmetria, i contrappo5ti, le proporzioni, ecc.; e in tale arido elenco o formulario finisce per conchiudersi l'esame de11a produzione dello scultore >. Il libro si chiude con un colpo secco, il profe~sore si alza, la lezione è finita, il cavaliere Alberto è per sempre sepolto nel di• menticatoio delle co-.e noiose e irrepa• rabilmcnte passate di moda: ma che dico sepolto? Come si può seppellire chi non ha mai avuto « osmosi con la vita >? Come artista Benel Thonraldscn -.arcbbt: addirittura quel che si dice in ingle-.e a fraud, un'impostura. Eppure questo intcllettuali,tico, ri• flesso, freddo artista, era un uomo del popolo, e la sua arte « senza osmo-.i oon la vita > è tanto piaciuta al popolo che, nei paesi del Nord, i suoi mc• daglioni dell'Aurora e della Notte sono almeno altrettanto popolari quan• to fra noi la Madonna della Seggiola, o l'Aurora di Guido Reni. Copie in gec;so di quei bac;'t,()riliev-i quanti milioni ne sono state fatte! - sono 50\ente l'unica decorazione della casa di un operaio; è ad esse, ci dice un critico sentimentale, che si affi.sano i -.:cr~ini c;guardi dell'infante, quando si svegliano i primi moti della coscien• za e della curiosità; è ad esse che, come a un mes.saggio di serenità, si volgono gli occhi degli adulti intorbidati dalle tempeste... ma, s), proprio daUe tempeste della vita. Altra riprova, se cc ne fosse bisogno, della nece~sità di e'iser guardinghi ogni qual volta un critico high-brow, pronunzia la grossa parola «vita>. Anche il Croce negava a certe analogie immaginose dei ..e. ccn• tisti ogni attitudine ad e alimentare cuore, intelletto e fantasia >, e poi si trovava che proprio di tali analo~e si nutrivano i mistici, e s'infiammava il fervore religioso delle mac;se. t.:na qualche e osmo~i con la vita, la storia, la natura >, deve e~serci dunque nelle opere del Thorvald~n, perché ciò che dal cuor non parte, disse, mi pare, il Goethe, al cuor non va. E proprio il fatto che quelle opere F, OATEL - BOKlt LA TAVERNA DI .l:HOLAD.l A BIP.A OB.i.BDE, (D Moo11do 1♦duw a 11At.tr1, Tho"al.dm1) fanno appello al ceto medio e al più umile ci avvia, credo, alla loro comprenc;ione. Non è da tutti poter gustare l'arte greca, come non è da tutti esser giudici di buon vino; ma chi non sa godere di un'acqua pura? Ora l'arte del Thorvaldscn, sia• pure indirettamente (ci riferiamo alle idee del Carstens, dello ZOCga,del Fernow, che, del resto, erano per così dire nell'aria), si rifaceva a quell'assioma. del Winckelmann per cui e può dirsi della bellezza come dell'acqua pre~ da una sorgente, che quanto è meno saporo-- sa, vale a dire priva di ogni particella straniera, Utnto più si stima salu• brc >. E: dunque Parte del Thorvald. ~n un surrogato universalmente pota• bile dell'arte greca? Non v'è dubbio che le sue sculture, come le porcellane \Vedgwood, mettono il classicismo alla portata di tutti ; ma ,;ç il proces• ~o 5j riduces.sc davvero a un'arida riduzione intellettualistica del felice linguaggio dei greci, a un insipido a11nacquamcnto d'un vin generoso, a una esanime schematizzazione di formule già trite (si '-a che l'antichità a cui si ispirarono i neoclassici non era la genuina, ma la manieristica), si può dubitare se avrebbe sortito sì contagiosi effetti. Quello che in realtà conquise i contemporanei del Thorvaldsen non dovet• te e55er tanto il suo aver appreso perfettamente a memoria il linguaggio plastico dei greci, quanto il senso di cal• ma idillica, di \Ognantc innocenza che si effonde dalle sue sculture. Il classicismo si era iniziato con la retorica degli eroi di David pronti all'azione, si concludeva, come per natural parabo• la, nella serenità contemplativa delle figure di Thorvaldscn ; queste hanno lasciato dietro le spalle i campi di hattaglia, le ardue vette vi~itate dal fulmine di Giove, e s'arre5tano pacate e pensose all'orlo di feconde pianure wlcate da pigri fiumi e amene di greggi e di foreste, e tutto quel pa~aggio d'acque e di piante tranquille l'han come negli occhi, come hanno diffusa su tutto il corpo la quieta luce che s'ir• radia dalla gran va.'ttità. In David parlava la Francia rivoluzionaria e napo• Iconica; in Thorvald,en la patriarcale Danimarca, rrgnata da un monarca paterno, paese ideale per l'Eµropa della Restaurazione. Al clac;isicismo romano e guerriero coi suoi archi e le sue colonne trionfali sottentrava dappertutto il Bicdermcier, quel classici• smo in tono minore, tutto buon senso e buon costume, domestiche gioie e culto di una natura pettinata e gentile, ossequio a. sani principi, idillica serenità contemplativa, con, di ta.nto in tanto, qualche leggera nube di un sogno soave e forse un po' mesto. Anche Thonraldsen scolpisce una statua di Marte, ma è un Marte col ramo d'ulivo, il dio della guerra apportatore di pace : arte pacifista, da premio Nobel. Anche Thorvald~n ci dà la figura di Ercole, ma il corpo poderoso dell'eroe non si tende nello sforzo di qualche fatica : è Ercole nel grembo d'Onfale, Ercole che dopo la lotta riceve da Ebc la bevanda dell'immortalità. Anche Thorvaldsen s'ispira ali' Iliade, ma non ci prc<;.entascene di battaglia, bcn~l Ettore sposo e padre, commosso nel momento dcli' addio, Achille amante di Briseide, o vincitore vinto dall'ammirazione per la regina delle Amazzoni, o fedele e soccorrevole amico di Patroclo ferito, o tocco d'umanità alla supplica del vecchio Priamo. Anche Thorvaldsen, come ogni neoclassico, si ispira al mito, ma non sono le supreme figure dell'Olimpo quelle che l'attirano; prefcriS<"ele divinità più accessibili, Amore, le Muse, le Grazie, o caste e schive figure gio• vanili, Ebc e Ganimede, i divini coppieri, e dinanzi al suo gruppo d'Amore e Psiche certo il \Vordsworth non si sarebbe scandalizzato come dinanzi al• l'opera canoviana ~ullo stec;-.osoggetto (e Demòni ! > esclamò il morigerato poeta, di!!:gustato da sì franca sensualità), ché quella d'Amore e di Psiche, in Thorvald,en, è tenerezza di fanciulli, senza fiamma. Soprattutto ec• ccJle nelle figure di miti vegliardi, Pio VII papa, Federico VI di Danimarca, che patirono rudi colpi nella tempesta napoleonica, e non ebbero che benedizioni per i loro fedeli popoli. E di solito ritrae figure assorte nella contemplazione : .-\more che fi~-.ala punta dello strale, Venere che contempla il pomo, la Speranza che contempla il fiore, il giovane Bacco che china lo sguardo sulla coppa, la bella principessa Bariatinsktt che certo, col dito leggiadro poc;ato sul mento, contempla i fantasmi fluttuanti nell'azzurro im• menso. Si narra che quando Byron posò per Thorvaldc;en assunse un'aria 5trana e sforzata, quale conveniva all'in• felicissimo Aroldo, e invano lo c;cultore lo invitò ad apparire più tranquillo. Finito il busto, dinanzi a quell'ideai ritratto di poeta assorto nel suo sogno, il nobile lord protestò: « Questa espressione non è la mia j io ho un'aria as• sai più infelice>. Byron posava da ro• mantico, ma Thorvaldsen scolpiva da Biedcrmeier; era alieno dalla rappre• sentazione del dolore vero, figuriamoci poi da quello simulato! Aveva detto il \Vinckelmann: « La bellezza oon potrà riconoscersi tutta in viso, se non a chi ha la mente serena e scevra da ogni agitazione, o almeno da quella tanta che suole alterare e disturbare i delineamenti dei quali son composte le belle forme >. Nessuna passione agita le c;crene creature del Thorvaldsen, neanche quella amorosa, sebbene proprio una serie di ba.~sorilievi ispirati da Amore sia celeberrima tra le sue opere. Nel 1830, avendo il braccio sinistro fasciato in seguito alla ferita prodotta da un vescicatorio, il Thorvaldsen decise d'impiegare il destro a improvvisare a.lcuni soggettini amorosi suggeritigli dal cavaliere Angelo Maria Ricci, adorno verseggiatore accademico. Son pargolcggiamenti innoccnti.s.4iimidi amori• ni che, riprodotti in incisioni in rame, vennero pubblicati in Roma col titolo di Anacreonle nouissimo insieme coi versi d~l poeta, di cuj basti un piccolo saggio: Cangiata aveva Amore Psiche in farfalla, e un giomo Alla sua faee intorno La vide incauta errar ... Non ci sarà bisogno di citare le strofe seguenti con « la farfalletta > e e 7..Cfircttoamico > per capire che questo Anacreonte noviJ.Simo è molto vicino all'autore della Vispa Teresa. Con tale poeta a fianco, e con Mendelssohn che gli suonava il pianoforte mentre attendeva a scolpire i leggiadri bassorilievi, il cavaliere Alberto dette quelle sentimentali e delicatamente umoristiche interpretazioni del mito di Amore che dovevano mandare in vi- ~ibilio il secolo borghese. Non che la pa\sione amoro-.a sia assente dalla vita di Thorvaldscn. Non infennò quasi, da giovane, quando Anna Maria, la bella camerista di cui era divenuto amante, andò sposa ad un altro? Non conobbe le tempeste d'amore· quando la \tt"\~a Anna Maria, abbandonato il marito e venutagli a vivere accanto, do• mestica Arpia, lo tormentò coi gelosi furori fino, una volta, a minacciare di uccidere se stessa e la bimba avuta da lui? Quarantottenne, a Nap::,li in gita di piacere con miss Mackenzie, non si abbandonò a effusioni si giovanili che la saggia scozzese, che pure lo amava, dovette amlarsi di freddo riserbo? E, nella stessa epoca, non minacciò addirittura di diventare novissimo Casanova, nonché Anacreonte, dividendo il suo cuore tra la scozzese e una vivacissima viennese, Fanny Ca• spcrs, rimanendo tuttavia minacciosa nell'ombra la gelosissima romana? Mo. tivi di tragedia per un romantico, che nel buon cavaliere Alberto si risolvevano poi in idillio e in commedia, sia pure in commedia lacrimosetta. An• na Maria gli faceva scrivere di essere sull'orlo della di5perazione per la sua lontammza, e Thorvaldsen impertur• babile, senza far cenno di lei, chiede• va della salute del suo cagnolino «Perrucca >; poi la riconciliazione avveniva, con la promessa di un paio di forbici inglesi da ricamo. E tra le due Francesche, la scozzese e la viennese, il buon cavaliere Alberto restava come l'asino di Buridano, e infine ~i ricordava che la sua vera amante era l'Ar• te, e tutte le donne venivano me!!>Saella porta : non senza qualche lacrima le due nubili, e, probabilmente, non c;enza qualche urlaccio Anna Maria, di cui più non ,entiamo parlare da allora. Ciò avveniva nel 1819. Miss Mackenzie, o la sua ombra, ricomparve dinanzi allo scultore nel 1826, in un ritrovo, ed ce-li si eclissò: ricomparve nel 1837, i due erano già avanti con gli apni 1 e si riconciliarono; e nel 1840 ella morì a Roma, patetica figura come la donna di quel quadro che tanto commosse i vittoriani, The long tngagemtnt. Dal pallido Nord, dove la terra è molle, e debole il sole, e la gente beve più latte che vino, ed ama la pace, Thorvald~en era sceso nell'oasi di Roma, porto relativamente tranquillo in mezzo alla tempesta napoleonica: non che gli eventi non si ripcrcuotc~sero qui pure, ma il cannone delle battaglie tuonava lontano. Alieno dalla po-- litica, egli non prendeva parte neppure a qut!lle grame agitazioni politi• che che di tanto in tanto minacciavano di scompigliare l'oasi: la famiglia Buti, il suo studio, gli artisti ~tranie• ri. Di casa Buti in Via Sistina era stato il più antico pemionante, fin dal giorni in cui il povero sor Camillo, avendo perso nei torbidi tempi alla fine del Settecento tutto il suo patrimo• nio investito in cedole papali, da architetto aveva dovuto farsi affittacamere. La sora Anna MariaJ rimasta vedova, era diventata come una mamma adottiva per gli artisti che alloggiavano presso di lei ; e per conto suo aveva tre figlie, Elena, Vittoria, Olimpia, e un bimbo, Cesare, che nella settimana santa del 1823 poco mancò non ponesse fine alla vita del Thorvaldsen in un modo tragico da ricordare la morte del Winckelmann. Ché, provan• do una pistola dello scultore, il colpo partì nella direzione del cuore di costui ; la palla traversò il soprabito, il panciotto, la camicia di fl.:tnell:t, e qualche altro indumento (dicono che ce ne fossero otto), e si fermò provocando una lieve abrasione alla pelle: drcisamente il cavaliere Alberto non era nato per la tragedia, era troppo Diedenneier. Nella corte tra casa Bu• ti e palazzo Tornati sulla strada Gregoriana, le figlie di Humboldt ministro del re di Prussia e quelle della buona vedova romana affittacamere s'in• contr:lVan da amiche. Dalle fi/iestre delle sue camere che guardavanA verso il .~iardino di Villa Malta, il cavaliere Alberto, più tardi, udrà un fiM:hio di richiamo: Ludovico di Baviera che dalla su.1 terrazza vorrà comunicargli un invito a pranzo. Come in un quadretto dello Spitzwcg. Una sera dell'aprile 18-:21Thorvaldsen dette in casa Buti una festa da ballo in onore di Ludovico, e questi da Nymphen• burg, ringraziandolo, ai molti complimenti in tedesco aggiungeva in italiano: e Dite della mia parte molte belle cose alla brava famiglia Buti ed al Nano, e non dimenticatemi presso la vera, la verissima romana, la signora Girometti, neppure presso l'amabile Moretta ... >. Aristocratici tedeschi e borghesi romani e artisti di ogni pae• se fraternizzavano in quel bonario clima papale. Timido, piuttosto riservato, il cavaliere Alberto finiva poi per esser sempre lui al centro della festa. Come, prcss'a poco in quegli anni, il buon occhialuto Schubert tra i suoi amici, a Vienna, negli allee:ri ritrovi celebrati negli acquerelli del Kupelwieser. En• tram.bi idoli dell'epoca Biedermeier. Fosse alla Trattoria Reale in pala1.ZO Fiano, dove si riuniva quella gaia società d'artisti che si chiamò « Bajocco Klub >, o « Ordine dei Cavalieri del Bajocco >, o e Senatus Populmque Pontemollicus >, e aveva sulla bandiera tre fiaschi con la scritta: « Viva la foglietta! >; o all'osteria del capita• no Raffaele Anglada a Ripa Grande, al e ripone grandioso, grandios!!..:.! mo >, come diceva Ludovico dt Ba• viera, che al suo posto contrassegnato da un bajocco falso amava far cola• zione con frutti di mare e vino di Spagna stravecchio, tra gli artisti suoi amici che si riunivano in quelle « ce• lebri stanze di Raffaello>; fosse all'osteria di palazzo Ruspoli dove gli artisti davano un solenne banchetto a Horace Vemet partente i o in qualche festa di famiglia come quella in casa dell'improvvisatrice Rosa Tadd1..-;1 veniva sempre il momento in cui in onore di chiunque fosse data la' fe. sta, pareva che Thorvaldsen fosse J'og. getto della solennità, e sul suo capo era deposta la corona d'alloro desti• nata al collega, a lui si rivolgeva la Musa estemporanea, chiamandolo « figlio di Dio>, a lui si brindava il contenuto della foglietta. E quando alla fine, nell'agosto del 1838, si diffuse a Copenhagcn la voce : e Ora viene Thorvaldscn, viene davvero>, i concittadini, che per tanti anni e invano ne avevano so11ecitato il ritorno, gli prepararono un'apoteo,. si. Il 1 :5 settembre la fregata Rota, con lo scultore a bordo, entrò nel Sund • il vento era fiacco e la corrente av: versa, ~icché la nave avanzava lentamente, e navi danesi e svedesi le ven• nero incontro, e si cantarono cori, ,; si pronunziarono discorsi in onore del gran figlio del Nord i poi cadde la ncb• bia, e quando il ciclo si aprl, ecco una magnifica aurora boreale circonfuse cli rosea luce la figura di Thorvaldsen rit• to sul ponte. Tra mu-.iche e canti avan. zava la fregata a piene vele, e l'avvistarono a Copenhagen, e una grande bandiera fu issata sulla chiesa di San Nicolò. E si fecero incontro alla nave i battelli delle corporazioni decorati di bandiere con figure mitologiche: quella degli artisti recava Amore e le Gra7ie, quella degli studenti Mineiva, quella dei poeti Pegaso, quella degli industriali Vulcano, quella dei medid Esculapio. Quando i battelli ebbero circondato la nave, il sole uscl dalle nuvole, e un magnifico arcobaleno si inarcò su di essa. Dalle barche si levò un inno corale in onore di colui che e aveva fatto risplendere il nome della Danimarca nel cielo dell'Arte>, colui che aveva creato le immagini dei numi. Simile a un nume pareva egli stesso, la lunga chioma bianca gli incornicia.va il nobile viso sereno, i suoi occhi erano ancora limpidi e ingenui come quelli di un fanciullo. E quando, chiamato dalle acclamazioni della im• mensa folla, si fece sul balcone di Charlottenborg, sede del1'Accademia il buon cavaliere Alberto disse sorrid~ndo all'amico suo e biografo, il Thiele: e f. proprio come quando il papa dà la benedizione da San Pietro! >. MARIO PRAZ
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==