Omnibus - anno II - n.45 - 5 novembre 1938

~, 0 •~ OME, dove, quando la rivo- ;•. luzione. ungherese è comincia- ,, ta, lo ignoro>. Questa era la ~ risposta che Michele Karolyi soleva dare e chi lo interrogava su quel movimento che, ..tuttavia, resterà legato al suo nome, come il crollo dello zarismo è legato al nome di Kcrensky. Il 29 ottobre 1918, verSO le dieci di !'.era, una folla di qualche migliaio di persone, ammassatasi nel centro di Budapest, si avviava verso la collina di Buda, dove sorgeva il palazzo dell'arciduca Giuseppe, per fare una manifestazione contro l'homo rtgius e reclamare che venisse lasciato il potere al conte Karolyi. Ma il governatore militare aveva fatto sbarrare i ponti, e i gcndanni reali e la polizia spararono sui manifestanti che si dispersero lasciando sul terreno quattro morti e una quarantina di feriti. L'indomani su tutti i muri della capitale magiara cominciarono ad apparire grandi manife)ti simbolici simili a quelli usati nella Russia bolscevica. La sera, il giornalista giudeo Condor {il suo \'ero nome era Nathan Krauss), sobillava un gruppo di popolani aizzandoli a imJX>sscssarsidel Comando della pÌazza. I soldati di guardia al palazzo fecero causa comune coi rivoltosi e un ballerino giudeo, certo Heltai, si presentò al comandante della piazza che, solo, senza difesa, gli cedette il posto. Contemporaneamente un altro giudeo, certo Jctvai, s'impadroniva, assieme a una ventina di uomini, della centrale telefonica. Poco prima, il comandante la guarnigione, il generale Lukasies, aveva telefonato al Quartiere Generale a Baden per comunicare a re Carlo gli avvenimenti di Budapest. Il genera.le aveva aggiunto di poter, sì, reprimere la sommossa, ma che, certamente, la repl"CS5ioneavrebbe fatto .-..pargcrenon poco sangue. « No, no>, rispondeva vivacemente il re, e non voglio che si tiri sul popolo>. Egli forse aveva già. capito che niente poteva ormai salvare la dina.stia degli Absburgo o, forse, temeva per la vita dei figli rimasti al castello di Godòllò. Infatti, pochi minuti dopo, impartiva l'ordine éhe fossero immediatamente ricondotti a Vienna. Il mattino seguente, re Carlo incaricava il conte Michele Karolyi di formare un nuovo Ministero ungherese. Karolyi compo~e in fretta e furia un Gabinetto al quale parteciparono radicali e socialisti. Poi, per telefono, prestò giuramento di fedeltà al re, assicurandolo ancora una volta r!ella sua devozione alla corona. Intanto, nelle strade di Budapest, i soldati, che, sbandati, affiuivano ~empre più numerosi dal fronte, acclamavano alla repubblica. Trasportata da autocarri tutti fioriti di crisantemi {di e rose d'autunno>, come li chiamano in Ungheria), coc~ .carda rossa al petto, la soldataglia percorreva la città, .scaricando i fucili in aria e mischiando alle note dell'lnterna{ionalt i nostalgici canti della patria magiara. Lo spettacolo stava fra il dramma e l'operetta, fra la sommossa e il camevalc. E ovunque, all'asta delle bandiere rosse, alle insegne dei negozi, fra le braccia delle popolane in preda all'c~altazione, fasci di crisantemi, i funebri fiori che fecero dare a quelle giornate, in cui tutto un passato colava a picco, un nome di cattivo presagio: la rivoluzione delle e: rose d'autunno>. Al crepuscolo del 30 ott.obre il conte Titta veniva assassinato. La notte stessa il principe Luigi di \Vindi~chg-raetz si recava da Vienna al castello di Schifobrun dove re Carlo gli comunicava l'uccisione di Ti'-za. Il principe, - come egli stesso narra nelle sue memorie, - tentò di mettere in guardia il sovrano contro ~iichele Karolyi, infido e ambizioso. Il re protestò contro tale accusa, dicendo che Karolyi aveva prestato giuramento di fedeltà. E sorridendo, a'5giunsc: e: Credo anzi sia la prima volta che un ministro presta giuramento per telefono>. Il giorno dopo, i fatti davano ragione al principe di Windischgraetz: jJ conte Karolyi. esagerando la portata dcll'agit.1zione che ancora regnava a Budapc!!t e presentandola come una vera e propria rivoluzione, telefonava al \Ovrano per chiédergli di scioglierlo dal vincolo del giuramento. Il 12 novembre, una d,-Jcgazione magiara presentava a re Carlo un mes.saggio in cui 11 governo provvisorio di Budapest comunicava al '-0vrano la ri,oluz.ione del popolo magiaro di cambiare forma di stato. Il 16 novembre, la repubblica era proclamata a Budapest. Il giudeo Bela Kun (vero nome, Kohn arrivò a Budape,t dalla Ru'-\ia, '<>ttO il nome di Sel>Pc;tyen,as"ieme a un ~ruppo di medici e infermieri del181!18 • L'IKPERATORE PI.AlrOE800 GIUSEPPE AL 0.&8TELLO DI 00D0tt0 CUNOHEBIA) la Croce Ro55a, qualche settimana dopo l'avvento al potere di Karolyi. Alla sua partenza da Mosca, aveva ricevuto una somma di 300 mila rubli destinati a finanziare il movimento bolscevico in Un~heria. La sezione della Croce Rossa moscovita, insediata a Vienna, aveva ricevuto l'ordine di fornirgli altro denaro a mano a mano che il movimento si sviluppava. A detta dello st~so Bela Kurr, furono dodici milioni di rubli che ~1osc:agli versò durante i quattro mesi di preparazione per instaurare la dittatura CO· muni\ta in Ungheria. Prima della guerra, Bela Kun era un oscuro giornalista a cui vari giornali, poco importanti, di Budapest avevano affidato infimi servizi di cronaca. Tra.sferitosi in provincia, a Koloszvar, ottenne le funzioni di segretario di una società di mutuo c;occorso fra operai. Accusandolo di aver sottmtto una certa somma dalla cassa, gli opera.i lo cacciarono dal posto e un proce\SO contro di lui stava per e~.scre istruito quando scoppiò la guerra. Partito per i Carpazi con un reggimento di fanteria, Bela Kun venne fatto pri~ioniero e internato nel campo di concentramento di Tomcik, in Siberia, dove imparò il rus10. Dopo la rivoluzione di Kerensky, Bela Kun fece amicizia con l'ebreo Radek (di vero nome Zobclsohn), incaricato della propaganda bol'5cevica fra i prigionieri di guerra. A'-sieme a Radek e a un altro giudeo, che si faceva chiamare Ernesto Por, fondò una rivista q-tti.man,tle : Il sotialista inttrnazionale, redatta in ungherese, e per la quale ricevette dai bolscevichi ventimila rubli. Più tardi, quando i tedeschi, p<'netrando in Russia, parvero mettere in pericolo i Sovirti, Kun propo'-e di formare, con i prigionieri di guerra, un battaglione internazionale per rorganiz,azione del quale inta~ò altri trentamila rubli. Nono,:tante la prop~tganda drl compagno Radek1 M>ltanto trenta volontari risposero all'appello. Ventidue fuggirono non appena ebbero intascato il premio di arruolamento di 150 rubli. Bela Kun spavaldamente si mise in marcia verso la frontiera, alla testa del suo impressionante battaglione, ma tre giorni dopo credette opportuno sciogliere il... corpo dei volontari e raggiungere Pietrogrado. J n breve, divenne uno degli intimi di Lenin che, nel 19181 lo incaricò di organizzare il Congresso dei prigionieri di guerra. Per afTrontarc le spese generali, Bela Kun ricevette quarantaseimila rubli ; ma c'è da ritenere che anche que~ta volta i conti del giudeo non fossero troppo chiari se i e: comp~ni > lo trattarono apertamente, in piena seduta, di ladro e di truffatore. Nonostante ciò, Bela Kun riuscì a farsi ammettere a.I e corso di agitatori >, una scuola voluta da Lenin e sulla quale il dittatore rosso fondava molte speranze. Il e: corso> durava quattro settimane e ogni allievo percepiva cinquanta rubli per giorno. Fu dopo aver seguito questo corso singolare che Bela Kun ~i dette ad organiZZMe vari grupoi di agitatori: uno rumeno, affidato a Pascariu ; uno francese, con alla testa il capitano disertore Sadoul; uno tedesco, uno cèco1 ecc., dei quali, naturalmente, Bela Kw1 amministrava i fondi. Tornato dunque a Budapest a fare propaganda bolscevica, Bela K un ottenne, nei primi tempi, pochissimo succec;so. Il giornale che immediatamente fondò, il Voro1 Uj1ag ( Il giornale ros- ~) divertiva forse più che atterrire i lettori, con i suoi grandi titoli di que• sto tono : e Non basta uccidere i borghe~i, bisogn~ farli anche a pezzi >. Le riunioni che egli organizzava e durante Jr quali 1 con monotonia e voce scialba (era un mediocre oratore), e<sponcva ed illunrava i metodi dC'lla rivoluzione rucca, richiamavano un esiguo gruppo di uditori in gran parte ebrei. I sindacati operai gli erano apertamente ostili, e anche fra i soldati, che pure avevano già so,;tituito le gerarchie con e Consigli > al modo sovietico, Bela Kun era male acc.olto come lo provò l'infelice impresa da lui tentata il 1 ° gennaio ael 'r 9. Messosi alla testa di una. banda di scalmanati, composta di qualche centina.io di vagabondi, di di,;ertori, di cx-detenuti e di prigionieri di guerra russi, il comunista riu- ~ì ad invadere il cortile della caserma Maria Terc,;a da dove si mi.se ad arringare i soldati affacciati alle finestre delle camerate. A un tratto, da una delle finestre, partl un colpo di fucile che dette il segnale a un vivace ,cambio di fucilate fra soldati e comunisti. Bela Kun ordinò subito la ritirata e guidò i suoi uomini a un'altra casenna dove lo scacco che subì fu ancora più vergognoso. I soldati riuscirono a chiuderlo nella prigione della casenna da dove fu fatto uscire qualche ora dopo, per l'intervento del suo cort"(')igionario Giuseppe Pogany, che godeva di un certo ignobile prestigio prt'iSO la truppa da quando aveva a.ssa.s,;inato,a,;c;iemead altri ebrei, il conte Ti.sza1 ritenuto respoMabile della guerra dalla soldataglia. Questo Pogany, che da ~ si era eletto commi'5a• rio dei Sovieti dei soldati, si riteneva un grande autore drarmnatico per aver scritto in gioventù tre atti su Napoleone. Nelle redaLioni dei giomali lo chiamavano e il Napoleone del ghetto>, e quando scoppiò la guerra ce:-- cò, come potè, di fa"i esonerare dal servizio militare, essendo collalx>rato• ro del giornale ~ocialista Nepuava {La Voce del Popolq). Il Ministero della Guerra autorizzava i quotidiani a trattenere i redattori che fo~'!ero ritenuti indic;pcmabili, ma il direttore del Nepuaut2 credette di poter far beni~)imo a meno dell'opera del Pogany che immediatamente si huttò su un foglio borghese e sostenitore della ~ionarchia, At Est (La sera), ove ottenne l'esonero dal servizio militare, grazie all'intervento del conte Tisza che, quattro anni dopo, Pogany doveva assassinare. Intanto Bela Kun, quindici giorni dopo il mancato affare delle caserme, si recò nel centro minerario di Salgotaryan, alle falde dei Carpazi 1 dove gli operai, eccitati dalle sue concioni, saccheggiarono paesi e villaggi per tre giorni. Molto lwingato dal successo ottenuto (egli stesso ebbe a dichiarare: e: t stato questo il mio primo grande successo>), Kun tornò a Budapest, e, riunito nuovamente qualche centinaio di vagabondi e di d.ìsoccupati, li trascinò all'assalto_ delle tipografie di due giornali « borghesi >. Un altro c. successo > : tutte le macchine furono man~ date in frantumi. Karolyi domandò allora al capo della missione militare francese di far venire qualche ree-~imento a Budapest per ristabilire l'ordine. li tenente colonnello Vix rispose invitando il presidente della repubblica ungherese a fare arrestare innanzi tutto Bela Kun. e Fateci il piacere di arrestarlo voi stesso>, replicò il conte Karolyi. Al che l'ufficiale franccse obiettò che non aveva avuto l'incarico di fare anche da capo della polizia di Rudapest. Di Il a qualche giorno, l'occasione si presentò al titubante Karolyi di compiere l'atto di energia necessario. All'uscita di una riunione in cui aveva parlato Bela Kun, il solito gruppo di rivoltosi assaltò la sede del Nepu.,ava. La polizia sostenne l'attacco lasciando sul terreno, dopo una vera e propria battaglia, otto agenti uccisi. Bela Kun fu pronto a dichiarare puhblicamente di non entrar per niente nella sanguinosa sommossa e a far ricadere tutta la responsabilità sul presidente del sindacato dei disoccupati. Ciò non di meno venne arrestato e malmenato a tal segno che dovette esser curato all'ospedale. L'indomani molte migliaia di operai, che is- .s:avano a guisa di bandiere copie del Neps{ava, organizzarono una manifestazione contro i comunisti, inneggiando alla patria magiara. Ma la stampa ebrea cominciò una serrata campagna per presentare Bela Kun come un martire. Anche in seno al governo, due ministri giudei bolscevizzanti presero energicamente la difesa del correligionario: il ministro della Guerra, Guglielmo Bohm, e il ministro dell'Istruzione, Sigismondo Kunfi (di vero nome Kunstadter). I due ministri si recarono alle carceri a visitare Bela Kun e gli altri capi comunisti arrestati, Laszk>, Korvin-Klein, Rabinovitz, ecc.1 tutti ebrei. Fecero nominare immediatamente un e compagno> a direttore della prigione, cosicché i detenuti poterono continuare, dalla loro cella, a dirigere il movimento comunista. La campagna della stampa ebraica, la propaganda di Giuseppe Pogany, svolta specialmente nelle caserme, ebbero il loro effetto. Si videro, in breve, centinaia di soldati ostentare la coccarda rossa e immensi cortei di disoccupati percorrere la città al canto dell' I nternaiionale. Nel frattempo le truppe rumene, serbe e cecoslovacche penetravano sempre più nel territorio ungherese. li conte Karolyi faceva continuamente rilevare al colonnello Vix che, se non veniva fermata, l'occupazione avrebbe aumentato il disordine e le agitazioni in Ungheria, perché anche i patrioti si sarebbero gettati alle soluzioni disperate. Ma, invece di inviare qualche reggimento a Budapest, per ristabilire l'ordine, lo Stato Maggiore francese, insediato a Belgrado, ritirava dalla capitale d'Ungheria anche il distaccamento di spahis marocchini che vi si trovava da qualche settimana. Contemporaneamente il colonnello Vix riceveva l'ordine di comunicare ul presidente della repubblica ungherese una nota del Consiglio Supremo che autorizzava i rumeni ad avanzare di cento chilometri nel territorio unghere~. Inetto e fatalista, il conte Karolyi si gettò allora completamente in braccio a un suo giovane confidente, l'ebreo Kery (in realtà si chiamava Kranmer), rimpatriato allora da Berna dove lo stesso Karolyi lo aveva inviato in missione. Karolyi si mise a.I lavoro. Avrebbe liberato dal carcere Bela Kun e compagni, rimettendo loro .il potere perché distruggessero ciò che restava dell'Ungheria. E intanto la rivoluzione bol~cevica scoppiava il 20 marw 191q, senza che Karolyi vi prende!isC parte preponderante, e per iniziativa di un gruppo di giudei. I due ministri ebrei Bohn e Kunfi, che asc;icme agli altri avevano dato le dimi"sioni, si recarono al carcere dov'era Bela Kun per fi,sare con lui le ultime misure da prendere al fine di instaurare in Ungheria la repubblica dei Sovicti. Tutta la notte le auto dell'esercito, dietro ordine di Pogany, percorsero i sobborghi per convocare i membri dei sinda. cati operai e i soldati a una grande assemblea che il mattino seguente proclamava la dittatura proletaria. Il confidente di Karolyi, l'ebreo Kery, e l'ex ministro Kunfi, recarono la notizia al presidente della repubblica imponendogli di dare le dimissioni. Essi stessi redassero immediatamente il proclama che il presidente doveva lanciare al popolo. Nel manifesto, fra l'altro, asserivano falsamente che la Missione mi. litare interalleata aveva dichiarato che « la linea di demarcazione doveva essere considerata come frontiera politica » e che « lo scopo evidente di ta• le operazione era di fare dell'Ungheria una base strategica contro l'annata dei Sovieti russi che combattevano in Rumenia >. Forse per uno scrupolo tardivo, Karolyi si rifiutò di apporre la firma al documento. I suoi due segretari, gli ebrei Simony e Gellert, firmarono per lui. Così furono quattro giudei che misero fine alla repubblica ungherese presieduta dall'ambizioso magnate. Un'ora dopo, Bela Kun e i suoi amjci venivano liberati e portati in trionfo. L'indomani Budapest appariva coperta da manifesti rossi1 che annun• ciavano l'avvento dei Sovieti al potere, che decretavano lo stato d'assedio, che ordinavano la chiwura di quasi tutti i negozi di cui si sarebbe fatto l'inventario, che proibivano ogni riunione. E come ritomello, ogni manifesto recava: « pena di morte; sarà passato per le armi >, ecc. Bela Kun instaurava immediatamente un C.Oruiglio esecutivo, i cui membri prendevano il nome di commissari del popolo. La presidenza fu affidata ad Ale.ssandro Garbai, personaggio oscuro, ma che aveva il privilegio di essere cristiano e che serviva cosi a mascherare in parte il carattere semitico del movimento comunista. Difatti, su ventisei commissari, diciotto erano ebrei, cd ebrei erano tutti i vicecommissari. Uno dei primi provvedimenti dei Sovieti fu l'espulsione dalle università dei professori cristiani che furono sostituiti da ebrei. Alla lista dei capi-c9munisti venne ad aggersi ben presto l'ex-disertore giudeo Tibor Szamucly, che fu incaricato di spargere il terrore nelle campagne per « convincere > i contadini a consegna• re le derrate ai Sovieti. L'attività. del Szamuely fu spaventosa. AC<!Òmpagna• to da una trentina di indivi,dui, aveva oollocato il suo Quartier Generale in un treno blindato che lo trasportav:i continuamente da un punto all'altro del pae.;e. I oontadini, denunziati dai Sovieti locali, venivano condotti di. nanzi a lui e giustiziati. La gran festa, indetta per il 1° maggio 1919 a Budapest, non valse a nascondere la inquietudine che invade• va ognuno. Era corsa la voce che i rumeni avevano attraversato il Ti.sza, e che anche i cèchi avanzavano celermente nel territorio ungherese. In tutta fretta, fu organizzata l'armata rossa che ebbe un primo scontro con j cèchi. Incoraggiato da qualche picco. lo successo, Bela Kun decise di sferrare una grande offensiva contro i rumeni per il 20 luglio. Egli a.ss.icurava che in quel giomo la rivoluzione bolscevica sarebbe scoppiata in Germania, in Italia, in Inghilterra e in Francia . Mentre la giornata passava tranquillamente in tutta l'Europa, l'armata rossa di Bela Kun attaccò i rumeni sul Tisza, Ritiratisi al di là del fiume, i rumeni passarono ben presto all'offen• siva e sgominarono i rossi ungheresi che, in una settimana, persero più della metà degli effettivi. Mentre i rumeni avanzavano, Bela Kun riunl H Consiglio dei Sovieti. • e Il proletariato », gridò con enfasi, e si è mostrato indegno della rivoluzione. Per il momento bisogna cedere, ma tornerò ben presto>. E, con un treno speciale, lasciò Budape~t as,icme a tutti i com• missari del popolo, suoi correligionari, per raggiungere Vienna dove il governo bolscevizzante di allora li internò pro forma. Poco dooo Bela Kun evase, e, sotto falso nome, riuscì ad entrare in Germania. Mentre stava per imbarcarsi da un porto del Baltico, fu arrestato. La sua estradizione, che Budapest reclamava 1 non venne accordata. Bela Kun, espulso, si recò in Russia dove Lenin ,:z:li affidò un incarico a Odessa. I capi comunisti rima•iti a Budapest pagarono per i figli di hraele che si erano dati alla fuga: processati, vennero condannati a morte. Tibor Szamuc:ly, il terrorista della campagna, apprese la notizia della disfatta mentre prc"iedeva la -.eduta del tribunale rivoluzionario a Gyor. Raggiume precipitosamente Budapest, ma troppo tardi per prender posto nel treno speciale di Bela Kun. C,on una veloce auto fug~ì verc;o l'Austria, ma alla frontiera venne fermato dai doganieri. Mentre gli a~cnti telefonavano per chiedere istruzioni, Szamuely si sparò un colpo di rivoltella alla tempia. La municipalità. del luogo rifiutò la sepoltura al cadavere nel cimitero. Fu ,;;otterrato fuori del camposanto 1 • co~- tro il muro di cinta, sul quale il giorno dopo apparve c;critto: « t crepato un canr >. LUIGI MELANI

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