Omnibus - anno II - n.44 - 29 ottobre 1938

IC0NTJNUAZ. DAI NUMERI PRECEDENTI) • INVERNO le principali ca!\c romane davano dei ricevimenti seLtimanali: ~-=--- per cscmpio1 ogni mcrcoledì1 la contessa Guendalina della Somaglia < .. t:wa in ca1:;a > nel suo bel villino in piaz7,a Indipendenza ; martedì era invece il giorno della principcs\.'l Colonn:i.. al quale si pre- ~ntavano non S(Jltanto gli 3.ppartcnen~i _all'ari_'ìt<_X,razmia,a anche diplomattc1, artl\ll e uomini politici. Si c~i~cchicrav.i, 'ì~ scambiavano gli ult1m1 pettcgolc:-u1 e le ultime notizie della settiman.1, ,i passava qualche minuto davanti al buffet e dopo una mc7.z'ora o al mas'ìirno un'ora si salutava la p~1clronadi casa, magari per prcscntan;1 ad un altro ricevimento tenuto ndb stc,sa serata. Immancabile in queste riunioni il conte Greppi, il famo~o conte Greppi dei cento anni, eh,· attribuiva la sua longevità al non .n:,:r mai portato indumenti di lana. Una fr-,1::i. d'altro genere era quella drllo St;1tuto. La mattina c'era una grandC" 1:vista delle truppe, che .::filavano d.i\anti al re nei prati dove ora sorgono I villini del quartiere di piazza d' Anni. La ~ra 1 tutto il popolo di Roma andava a vedere la girandola che si proiettava dall'alto della terrazza del Pincio1 dove per molti giorni gli operai del municipio avevano lavorato ad rri~cre impalcature e arm,\lure per il lancio dei fuochi. Lo Sp("ttacolo co,tava una somma favolo~a per quei tempi. Prr vederlo venivano dai dintorni famiglie intere di contadini, sui loro carri, qualche volta anche cavalcando asini e muli. Si affollavano in piazza dc-I Popolo, ~tto le tribune appositamente erette per coloro che erano di,po,si a pagare a _aro prezzo un posto rdativamcnte comodo. Lo ~pcttacolo finiva generalmente con il ritratto in razzi colorati del re e della rc~ina, che non mancavano mai di es..-.crepresenti nella speciale tribuna co~truita proprio di fron• te alle terrauc del Pincio. 11 1 aprilr rlc·l 1906 mio padre uscì per la sua comueta cavalcata pomeridiana. Ver;o le quattro fui attirata nella sala d'\ngrcsso da un confu'to mormorio: con grande spavento vidi mio padre che saliva penosamente le scale, sorretto dal portiere. Lo mettemmo in letto e chiamammo subito il professor Marchia.fava, che oltre a essere i1 medico di mio padre era anche suo amico. Papà disse di awr preso freddo, e il professore gli consigliò di rimanere a letto per qualche giorno. Quando scese la sera sC'mbrava che stesse perfettamente bene, tanto che mi disse che contava di partire l'indomani per Firenze dove dòveva ac.sistere alla riunione bimestrale del con<:ittlio d'ammu'Jistrazione delle Ferrovie, dcl1(1' quali era allora prcside111c Mi dettò anche il discorso che avrebbe dovuto pronunciare in quella occa,;ione, e anche un abbozzo di discorso per il Senato. Lo lasciai dopo mcz7..anotte e. appena addormentatami, bizzarramente sognai i suoi funerali. Ma il sogno fu interrotto brus;camente dalla irruzione della ~a cameriera che mi wcgliò gridando: « PrC'sto ! Presto! li signor marchçse sta morendo! >. 1lio padre era stti.to trovato dal came,iere, accorso a un improvvi,;o squillo del campanello, con la tC'st,1,ul pavimrnto e i piedi ancora sul letto, Di nuovo chiamammo ~1:archiaLtva e il celebre chirurgo Gaetano .\la:aoni: entrambi comtatarono che k condizioni di mio padre erano a,,;1i pili gravi di quanto mio padre a\"na dC'tto: e~li avc\'a riportato, non ~i ~a come, una frattura interna ed ,·ra ormai agli estremi. Alle !lici del mattino del 4 infatti aveva ce~~ato di vivere. Alcuni giorni dopo uno dei nostri ,;tallicri venne a trovarmi e mi raccontò che mio padre durante la sua ultima .:-avalcata era caduto di sella., ed era stato proiettato violentemente contro un muricciolo: que,;to incidente a\'eva appunto cau,ato la frattura interna che lo aveva fatto morire in co• -:ì breve tempo. Una ~ttimana dopo la sua morte, \'Olli far dire una messa di rl'quiem nella chiesa di San Venanzio, di fronte al palaz10 ).fa."-'iimo.A quei tempi comidt·ravo la morte come una co-.a orribile. Ed ecco che sento il prete mormorare in latino: « Preghiamo per l'anima di Stella Vitclk-schi ... >. Una ,;;pccicdi gemito di sgomento mi sfuggì dalle labbra; il prete si voi~ a guardare che co,;a era sue-cesso; con la vo-- cc trcmantC' di paura mi affrettai a spiegargli : «No! No! Stella Vitellcschi ~no io1 è mio padre che è morto : ,;j chiamava France,.,co l •· li prete mi fis- ,;Ù perplesso da sopra le lenti, poi alzò IC' ,;;palle: « \'a ben(', non Stella, ma Francesco>, e riprese tranquillamente il .;.uoufficio. Io re~pirai, un po' solle\'ata, ma per un di più dì precauzione incro1 iai le-dita e cominciai a contarr: « Uno. tre, cinque, sette, nove, OMNIBUS ROMA 1900 - FESTA DELLO STATUTO undici1 tredici >. Allora ero infinitamente superstiziosa. Mio p;.\dre aveva nominato un con- ~iglio di tutela per vi~ilare wi miei affari fino alla maggiore età. Ne face• vano parte la figlia di (Ua 1.:orella,la contC!-ta. Sgariglia, Onorato Gaetani, duca di Scm1oncta, suo grandit~imo ainico, il duca. Mario Graziali e infine Giuseppe Serafini, che a\'cva spo,;ato mia cugina Maddalena \'itelleschi, e il cui frat('llo, il cardinale, ha una grande pmizione in Vaticano. ).,fa la mia vera tutrice era sempre la buona regina ).,fargherita. Io andavo molto spcs.-,oa visitarla nel nuovo palazzo che essa abitava come Regina Madre. Una delle calamità della. vecchia Roma. era.no, d'estate, le pulci. Cna volta, mentre stavo con la regina 1-fargherita, uno di questi orribili insetti mi ~i posò sulla gamba. Rapidamente lo catturai fra l'indice e il pollice, e lo tenni così, sperando di aver modo di potermene ~barazzarc ,;enz.a. attirare l'attenzione della rt"gina. ~1:a la regina era una o,serva.trice alla quale nulla ,;fuggiva: « Stella, co,a mai tieni tra le dita? > mi domandò curiosamente. Glielo spiegai. e aggiun- <;iche ero tcrrorizza.ta. all'idea di dover lasciar andar libera la m..ia.prig-ionicra. La. regina mi diede pienamente ragioae: « Bi,;o,:rnaannegarla a quallunquc C◊"to >. dC'crctò e mi indicò un bel vaso di )lura.no pieno di splcn• didc rose, fra i cui steli immcr~i nell'acqua nbbandonai la disgraziata puke. Durante l'estate del 1913 pas,;;ai al~ cune settimane a Sandbeck Park. il castello dei miei cugini i conti di Scarlborough, e parecchie volte fui pregata di improvvis.c1.redei monologhi, per allietare un poco le serate dei nostri ospiti. La prima idea della mia futura carriera di attrice sor'-c appunto durante quc,;to mio sog(t"iorno d.igli Scarlborough: il mio talento di dilettante mi . fece suggerire da diver,e pcr~one di esaminare seriamente la po,sibilità di dedicarmi al teatro, e n<'"ssunaprO'\J)C'ttivapoteva avere per mc maggiori attrattin,~ di quella. Senza dirC' ancora nulla a nessuno della mia famiglia, mi lasciai convincere facilmente da questi vaghi consigli, e, armata di una lettera di presentazione per ,;ir Coorgc Alexander, me ne \·c-nni a Londra. La IC'tt<'raera di Alic(· ,.'\J"oryu, n'att1ice francese che era venuta a Londra, per invito di ,ir Gl'o:g-e, a recitare al teatro di Saint J~tmcs. Quando di,:ii a sir Gcorgc che dC'sideravo diventare attrice, mi chie~e: « Siete una delle solite ,;ignorine del gran mondo che cercano un di\"cr• ,;ivo di qualche ,;cttimana al1a loro solita vita, o volete proprio lavorar(' seriamrnte e siete oronta a cominciare dal primo gradino? •· Gli risposi che avevo intenzione di lavorare -.eriamente1 e che de~ideravo precisamente cominciare dal basso per conquistare d:i me il posto che dovevo m('ritare. « Va bene, allora>, conclu~ sir Gt>orgc, « vi farò debuttare nella Turaridot, qui, al Saint James ,. Senza esitare accettai l'offerta, e la proposta di una paga di una ghinea .illa settimana, dalla quale si detraevano tre prnces per una marca. da bollo, cosa che mi sembrava molto divertente. Ci mettemmo quindi a discutere sul nome col quale avrei dovuto recitare, poiché, per riguardo ai miei parenti, molti dei quali sarebbero stati dccisamente•ostili alla mia nuo• va attività, non potevo certo apparire sulle ,;cene col mio \ero nome. Ne esaminammo parC'cchi1 m.1.nessuno rispondC'\·a al mio gusto. In quel momento fu annunciato un altro visita• torc a tir Georg-c. « t. l'.1utore in per:-;ona>, mi di'>SC quc'iti, « vediamo .::e ci può aiutare lui,. \:oltandom.i vidi ·cario Vollmoellcr, il braccio destro di Rcinhardt. Carlo aveva sposato una mia grande amica, Norina Gilli, che col nome di Maria Carmi era a Londra e recitava la par~ te della ~fadonna nel .\liracolo di Reinhardt. Siccome eravamo state molti anni senza vederci né scriverci, non sapevo che erano in Inghilterra e che Norina si era data al teatro. Questo incontro fece ricordare a sir Gcorgc che Norina aveva una volta avuto la idea di scegliere come nome di arte ).faria Rho, m;\ che aveva dovuto ri• nunciarvi, perché era venuta a sapere che quel nome era stato portato qualche anno prima da un'altra attrice, e allora era diventata invece Maria Carmi. « La ,;oluzionc è semplice »1 dis~ sir George, « vi chr.lmercmo Stella Rho•· E fu cmì che io ricn·etti il mio nome di attrice. I primi tempi della mia carriera artistic,1. al teatro Saint James rimangono fra i ricordi più cari della mia vita. ;\nchc quei non numerosi amici f> p.:1rcntimiei che approvavano la mia decio;ionr di ,;alire rnllC' tCC'ncmi sconc.igliavano fermamente di farlo sapere a mia nonna, che certamente ne sarebb<- rimasta scandalizzata, perché ai ~uoi tempi cose simili non erano ncp• pure· pen'i..1bili.Recitavo da poco tempo nClla. 7 urandot quando mia nonna mi chine di accompagnarla al teatro Saint .Tames! Fu per mc un brutto momento. ma rbbi la prcsC'nza di spirito cli dire che avevo già un imJ){'gno, e co,ì mia nonna ci andò :-.enn di mc. R(·citai come al solito, con una paura terribile- che mia nonna potC'sse rico• no,;r('rmi sotto la truccatura. Per fortuna la buona vecchia d.1ma non si ,1ccor.c di nulla. . La ,;,ola cosa vcramtntc c·mozionantc (·apitawmi in que:,to prriodo è !itato un incidente d'automobile, a Roma, che per pc><.:onon mi rr11ndò all'altro mondo. Si doveva.no fare delle riparazioni alla nostra ca!i.a di campagna dì Rcpa•.to, e il no"Jtro amministratore mi offcN• di andar "JUIluogo in macl:hina con lui. La sua macchina era una « Fiat > <òCOpntada turismo. Dopo diver,i chilometri giunfi{cmmo a una wolta della strada dove un piccolo td esile ponte <;cavalcava un torrente. Non .,o come ebbi la g,n~a7ione immrdiata che non avremmo infilato il ponte, e· mi halt·nò attra\·(·Nl il ccrvtllo che la mia ,ol,t pos,;,ihilità di \<1lvcaa era nel rilasciare tutti i miei mu~oli. L'urto fu trt•mcndo mi ,entii proiettata in aria, poi urtai il terreno sprofondando in qualche co-.a di non troppo rrsi- ,tcntc. :\ii sC'mbrò che pass.as.;.erodelle ore prima di udire I.a voce dell'avvocato che chiamava: « Dove siete? Dove si('te? >. La domanda mi parve abbastanza ~tupida. 1>erchémi <;('mbrav.i o, vio che dove,,i t''-<;erc \·icina all'automobile e ben \"ic.ibilc.Siccome la voce continuava a chiamarmi, alzai la testa e urtai contro il tronco di un grosso albero che stava a pochi palmi dal posto dove ero stata lanciata dall'urt?. Mi tirai su con fatica r mi guardai intorno. Mi trova\'0 in un orto che non si vedeva dalla o;trada da dove eravamo caduti. Seg\.lendo la voce dell'avvocato, mi arré.lmpicai lung-o un dedi\'iO, e compre">icruì che ero stata !'-Ca~liataoltre un muro alto circa due metri, cadendo dall'altra parte nell'orto, dove per fortuna il trrreno bagnato dalle abbondanti pio~ge aveva attutito la \'iolcn:ta dell'urto. Ma ho l<iempre preferito attribuire la mia ~ah·ena. a una piccola meda1:?:liache portavo intorno al collo e che mi era stata rcealata ,;oltanto la "era prima. Dicci ~iorni dopo riprend<:vo il treno per l'Inghilterra. ~ i ero appena in- "itallata nella mia cabina, che mi prese un vioknto .,,boccodi ~n~ue dal naso. Per frnnarlo do\"Ctti ,;,anificarc tutti i miei fa.7.zoletti, ~li a,;ciugamani c p('rfino le fodere dei guanciali. Non sapendo CO'-afare di tutta questa bian• c:heria iman~uinata, le~ai un nastro fra il fine~trino e la ringhi('ra dr! letto e ve la stesi ad a.::ciu~are. Poi mi addormentai. ~on <.0 da quanto tempo donnivo, quando un confuso monnorio mi svegliò, dal quale eme~evano a tratti p~1rolemisterio~: «Dottore ... suicidio ... morta ... svenata ... >. Balzai a ,;edt"re sul letto: la mia cabina era aperta e tre persone l'avevano invasa, il controllore, un carabinit•re e un ~ignare che poi seppi est.ere un m,:'"dico, Nel vedcrmi in perfetta s.alute rima- ,;ero un po' ma.le; poi mi spiegarono che il controllore, venuto a domandarmi a chr ora \'Olevo c~,;erc svc~liata, nello scorgere tutte quelle macchie di <;;tngue aveva pen~ato che dO\'~SC es• ~re accaduta qualche terribile trage• dia cd era corso fuori a chiamare aiuto. Di questo via~~io ricordo anche un altro particolare : la bizzarra rlc/ame ('hc dominava le impalcature di un palazzo in c<><;;truziondcavanti aIla Gare de Lyon : « Perché ostinaN-i a vivere, quando si può morire e essere crppclliti comodamente e con soli settantacinque franchi? Rivol~etevi a X in via tale ... ,. ' Nulla era più lontano dalla mente di tutti dC'lla possibilità dello scoppio di una guerra. La stagione mondana londine~e era al suo culmine, tutti si occupa\'ano soltanto di fare progetti per lt· vacanze estivt·, e anche il tC'mpo era a Londra in~olitamentc hello. Invece arrivò il mese di a~osto, e con e"'<.0 cominciarono quattro anni di orrore, di rn!TerC'm:ae di di!-tmzion(' I miei amici inglc:-.iinsistelt('M pC'rché:rinuncia!-~i al mio propo.,ito di tornare a Roma pc-1 l'inverno, dato che la ~erra incendiava ormai tutta l'Europa centrale, cd era 'tempre più evidente che pre:,to o tardi il mio paese avrebbe finito per prendervi parte. Sc-~ucndo il loro consiglio. mi dcci,;i a rimanere a Londra, t~presi allo~gio in un appartamento !tu un solo piano :'in Jn~hilterra. di solito cdi appartam<·nti sono di,;posti su due o anche tre piani) in Dorset Strect. Scelsi il mio appartamento soprattutto perché aveva dei balconi ornati di piante di geranio che mi ricordavano l'Italia. A quest'epoca il mio futuro marito, Achille Trornh('tti, che era venuto a Londra per perfezionare il suo inglese, desidcr,mdo entrare nella diplomazia italiana. mi parlò di un nostro compa~ triotta, Angelo Cucchiara, che poco prima della guerra aveva fondato un;:i socictà chiamata Cosmopoli,. Que~ta soc:i('tà a\"eva parecchi rami di attività: si occupava di viaggi, gestiva un'agenzia teatrale, un ufficio di a,;sistenza, un club bcni,,;imo frequentato e, co~a che mi intcrcs!-ava pcr<\Qnalmentc, anche un teatro. Questo tratro cm intcrnazionalC', e vi recitavano a turno a.ttori dilettanti in~lc,;i, francc1:;i e tedeschi. Uno dei membri più importanti e influenti dei consigli della. sociC'tà era la principcc;~a.Alice di Monaco. O~ni anno la principc,sa passava c1ualche mc'ie a Londra, cJo\'e aveva. un appartamento al ClaridgC', e dove riceveva il corpo diplomatico, il mondo politico e parlamentare, artisti, ~crittori e notorietà del giorno. Divonni molto amica di Su.1 Altc?.za, e prec.i l'abitudine di pranzare da lei o~ni domenica, C0(a che mi dit-de modo di ammirare il hMo raffinato e complicato dal quale e.,_,a,i circondava. 6-(contùwa) STELLA VITELLESCIII BANCO DI NAPOLI ISTITUTO DI CREDITO DI DIRITTO PUBBLICO PATRIMONIO E RISERVE L. l-'00.000..000 QUATTRO SECOLI DI VITA 400 FILIALI IN ITALIA, NELL'AFRICA ITALIANA ED ALL'ESTERO Tutte le operazioni e servizi di Banca RESbROMANAE ~ EDIZIONI ROMA Vie XXIV Maggio, 43 • ROMA • RES ROMANAE > Collezione dirette del Prof. VINCENZOUSSANI delle Universitàdi Rome Volumi in 16°, in elegante veste tipogralica, <.-on artistica copertina in cartoncino sta:npat.a a due colori. Ciascun volume . . . . . . . . . L. 7 - Volumi f»ibblirali: «RES GESTAE DIVI AUGUSTI• Testo, taduzione, apparato critico e commento a. ruta deJla Prot.ssa. ENRICA MALCOVATJ. S,ronda edizione di 98 pagine con una tavola f. t. e CESARE» Pro6.locon linee cronologichedella vìta di Cesare e appendice l,;b!iogr<lica a cura di GIOVANNI CoSTA. Volume di 110 pagine. « TITO LMO • Profilo con cenni biogra.ficie bibliognlici a cura del Prof. CEsME GIAJU\ATANVOo. - lume di 108 pagine. « ORAZIO > SintC$idell'uomo e del ~ con appendice critico-1,;bliogr<tica cura del Prof. AUGUSTO R0STAGNIV. olume di 120 pagine. « VITRUVIO » Lo scrittore e l'ardùtctto dalla civiltl antica a quella del Riru..sdmento,con appendice bibliografica,a ruta di FRANCESCO PEL!.ATI. Volume di 100 pagine, coo sci tavole f. t. ATTENZIONE fil PROSSIMAMENTE RIVISTA DI MODA E VARIETÀ FEMMINILE SIAMO FELICI E INFELICI per una quantitl di cose che non appaiono alla supcrhcic1 e spesso non si capiscono. Quanti non si accor~ono che sono infelicipcrcht vivono in una casamale arredata! Un.a cas.acon lxi mobili fa sognare a occhi aperti~.. ma perché il sogno noo dil,gui i mobili d,vono mere di ETERNA DURATA. Qu,11, ddl'ETERNA DURATA e I, rinomanza conquistata cl.i mobili Vac. chclli durante un cinquantennio di vita e di continua asccu. Successi che rivestono c.1rattcrc di consacrazione della rinomanu conquistat.1. RJrkirJrrr 111/11 S. A. Mobili V11akrl!i, C11rr11r1C1,, 111/0,,J:0?.A 50 e Pro~r11m11111 r11tr11lor;ppm·r,Firett{l' Pi"{{" StrO{{i 5; C11rel/1P1ost. 1380 ft1i/"1io;3/u R,om,,.

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