Omnibus - anno II - n.44 - 29 ottobre 1938

( PALCHETTI ROMANI ) ~illliJ1il •fi\ l A.NDO Raffaele R.ubattino acquistò -~ nel 1869 la barn di Assab. non sappiamo se tra I fini ch'egli si proponeva ci fosse anche quello di r"ecarc un nuo\'0 impulso alle lettere italiane, ma lo speriamo per il buon nome di quel pnpà del nostro colonialismo. Come su cosa troppo nota, non ci soffermeremo sugli effetti che il colonialismo opera nelle menti sin dei popoli sia degli md1v1dui, da :-.Japoleone sultano e mammalucco, a~li scrittori d'i,pirazione coloniale che tanta ricchezza hanno dato e continuano a dare alle lettere d1 Francia, d'Ii,ghilterra, degli Stati Uniti. E gli scrittori italiani? Gli scrittori 1t11iani preferiscono chiedere osp1talità alle colonie francesi, come insegna l'esempio di Giuseppe Bevilacqua, autore di Ghibli, drlmma in 3 atti, rappresentato sulla scena dell'Eliseo, dalla compagnrn :\Ielato-Sabbatini- CalabreseCnrna buci. A giustificazione di questo drammaturgo. come di altn scrittori nostri, e non soltanto di teatro, aggiungeremo che dell'essenza poetica e profonda del colonialismo egli non sa che farsene, bastandogli un colonialismo d1 maniera, o come dire una nota d1 colore. Come il molo fa prevedere, Ghibli si svolge in Algeria, per meglio dire nell' Algeria, delle cartoline illustrate e di quelle Notti alguin~, con cui, al tempo del cinematografo muto, il pianista accompagnava le visioni di carattere sahariano e caro\"aniero. Che importa? In questa Opera potente di Giuseppe Bevilacqua il colonialismo è un puro abbellimento, e, a patto di mutare il titolo da Ghibli in Sc1rocco, lo Stesso dramma si potrebbe S\"Olgere un'abitazione del quartiere Testaccio. Più ~ifficile è spiegare i nomi dei personaggi. La protagonista si chiama :\lara, che, per quanto sappiamo noi, non è nome di donna francese, ma di poetessa italiana; e lo stesso diremo di Lucio, così caratteristico tra gli pseudonimi dei nostri letterati. Quanto al nome del capitano Brau, non abbiamo capito perché il nome di questo ufficiale francese fosse pronunciato • Brau •, e non " Bro •· In compenso, il dramma di Giuseppe Bevilacqua mette in evidenza il decadimento della tanto decantata galanteria francese, e ricordando il tempo in cui gli ufficiali frllnces1~lutavano le signore in istrada togliendosi il berretto come un cappello di moschettiere (uso del resto da non imitare, come poco accordato con la e- mpostezza del soldato) ci è parso sincomatico dello scadere di quella tradizione, che il tenente Hons, impersonato dall'attore Giulio Oppi, si tenesse il berretto sul capo in luogo chmso, e alla presenza della signora Mara Rémy (:\laria Melato) e della signonna Ellen Solibar (:V1ariang.elaRaviglia). L'abilità del drammaturgo si riconosce nei passaggi da scena a scena, e nel primo atto di Ghibli, essendo in scena Mara, Ellen, l'ingegnere Solibar, il colonnello Cabur e il capitano Brau, e richiedendo l'economia del dramma che Mara e l'ingegnere rimangano soli per poterci rivelare che Solibar non ~ l'onesto ingegnere che finge di essere, ma un pericoloso avventuriero e il seduttore di ::\.hra, il drammaturgo mette qul"sta battuta nella bocca di Ellen: Pensate un po'! lo non ho mai veduto uno sciacallo•· Al che il capitano Brau galantemente risponde: Nulla di più facile: andiamo a vedere gli sciacalli addomesticati del colonnello Cabur •. Questo dramma di Giuseppe Bevilacqua, che per qualità letteraria si richiama allo stile di Carolina lnverniz10, ha que• sto d1 particolarmente comodo per lo spettatore, che fin dal primo atto gli suggerisce ciò che avverrà alla fine del tempo. Nella parte d1 Ellen Soli bar, la signorina ~lariangela Raviglia ha mostrato poca attitudine per la dattilografia, perché do- \'endo scrivere una relazione militare sotto la dettatura del capitano Brau, ha rimandato sette volte indietro il carrello, ma non una ha cambiato riga. Come nella Gioconda di Cabnele d'Annunzio, come nella .V~mira di Dario Niccodcmi, come negli altri lavori del suo repertorio, anche in questi, Ghibli di Giu- ,cppe Bevilacqua t: toccata a :\1aria :\lclato una parte di donna noiosa; e poiché allo str.az10d1 '.\lara 11 nostro cuore non reggeva, abbiamo rievocato per conforto la visione fugg1uva d1 una :\laria Melato intravista l'estate scorsa sul vialone tra il Forte dei ~farmi e ~farina di :\lassa, che pedalava fitto fitto w una bicicletta da bambini, e con la vivacità di un vispo arrotino sorrideva ai bimbi che giocavano sulla rena. Durante la rappresentazione di Ghibli, e per un ecce,so d1 verismo, la Direzione del teatro Eliseo sparse tra le gambe di noi ,pettatori un vento tenac1nimo e tagliente, che, più che nostalgiche visioni cciloniali, risvegliò m noi antichi reumi ALBERTO SAVl!'IIO ~ ...,. te-::::~; ,.~-:-- ._ ~~~~~~;. .. : ~- :· ;-:-..,~.N~$1~~~,~! ... ...:,:~:';/..,.; .. "": ... , .... ~ :!:.~...·.... ~ !>~,..;,;.:~~ ~v. ... ,~~~ .~ ...•• r.:... ~ ;-e~.->:;,~ $; . · l -,,.{,~.- -~- -~.~- b;-.;· ,il: •• .;'>:.dt~fi ~ .".1::.;.'?,,~ ......:=::1~-i-:tf~.. ~ ~~~~t ,t'!.k),. ~-:-o~.,. ,, .. , ~ '<)'.:,... ,.._ AUTOMOBILISTICA ~'ACCORDO col marito, la signora !JJ Gabriella telefonò all'amica il sabato sera. « Allora, ,;;iamo intesi >, le disse, « pa,seremo a prende1vi domani alle tre, se il tempo non fa ~cherzi, spero ci divertiremo. Solo bisognerà adattarsi un po': onnai non abbiamo più l' "Aprilia'\ pei "iuOi aff:l.ri Giorgio dice che gli basta la "Topolino". Si fila, ma, s..1.i,staremo strettini >. Per Gabriella, l'adatta~i a quell'au• t0mobile, così piccola, era stato un sacrificio. « Domani dovrò cedere alla Nuccia il posto accanto a te e ra.ssegnam1i a stare dietro con l'ingegnere », dis~ al marito. Questi obiettò che non (i stava male neanche li, col tetto apribile abbassato. « Non è per que- ~ )tO », ribattè la signora, « è per la figura che ci facciamo in giro. L'anno pros.,,imo voglio prenderm} la patente CO!lÌ almeno dietro ci starai tu. Ma per allora, spero, ti sarai deciso a. com• pcrarc una. macchina più grande>. Sulla strada dei laghi, però, il giorno dopo, l'automobile procedeva tranquilla, cd anche Gaby era di buon umore; con un fazzoletto di seta legato sotto il mento e gli occhiali colorati, lii curvava ogni tanto sulle spalle dell'amica per dirle qualche spiritosaggine, mentre l'ingegnere finge-- va d'invitare le ragazze dei pae~i a salire. Solo entrando nella cittadina sul ~:~~~a Gt~~f 11 :cJ~r!m~uns~~nd~;e n~~ quelli dell'albergo, e così il marito dovette abbandonare l'utilitaria. in una strada deserta, e le due coppie raggiun~ero il Grand HOtel a piedi. e f. un po' presto>, osservò la Nuccia, « ma ci possiamo trovare un buon ta• volo». « Jn quanto a questo», ribattè l'amica, « qui mi conoscono bene; e un ottimo po,to mr, lo procurano !>Cmprc >. Dal trrrazw dell'albcrgo 1 sul quale erano allineati i tavolini, si vedeva la piazza del pae5e, e, sullo sfondo, il lago. Gli sposi scelsero un ta\'olo vicino alla balau,trat.t, riparato da un ombrellone da spiaggia. « Ma cosa c'òoggi? >, domandò la Nuccia, vedendo una specie di pista tracciata col gesso :flulla piazz..,. « Una giostra automobilistica •, dis..'-Cil came,;ere, tutto duro dietro al petto inam.idato della camicia, , comincia a minuti> . « Magnifico, abbiamo qualcosa da guardare >, esclamò content.., la signora, ma gli altri non le badarono, occupati come erano a sccglic;,re le bibite. « Allora, cameriere>, disse infine l'avvocato Giletti 1 mentre il cameriere diveniva attenti,simo 1 « siam.o intesi: due té completi, \IO chtrry-brat1dy al selz, e, per mc, un caffè ~mplice :t. BTILE ANOLOBJ.880ME J. ROIU1 IL BAR DEI OANI IN VIA VENETO I Dall'altro lato della piazza, il vento faceva sbattere una striscia di tela con la ,;critta e Giuria>, tesa tra due aste di legno, legate a un tavolino; i componenti, in giacche chiare e berretti nautici, (embravan.o occupatissimi, e una guardia municipale continua.va a mandar indietro dei ragazzetti che non volevano star fermi. Era facile riconO!icerc i villeggianti, che osservavano dai portici e dal caffè ; quJ.si tutti in abiti dimes!ii, da campagna, mentre i pochi pescatori e gli uomini del posto ~wcvano il vestito nero con ~ ICCOME probabilmente ci stabiCi) liremo a Roma, abbiamo comin• ciato a cercar ca.,a, aiutandoci con le imerzioni del ,.\,/ tssaggtro: siamo andati in Via Aurelia. ai Prati, e sui Lungo Tevere, seguendo promesse di tcmlobagni, splendida vista e conforti moderni, promesse purtroppo non mantenute, e già cominciavamo a provare un certo scoraggiamento quando leggemmo che un « meraviglioso attico affittasi quartiere Parioli, sei camere, terrazze», e poi l'imerzione prendeva un tono addirittura lirico per annunciare il risca.ldamcnto centrale e il caminetto a legna. Decidemmo di andarci subito, e di lì a poco ci trovammo in una strada leggermente sbilenca, dove grandi balconi bianchi sporgevano paurosamente daJle case color cioccolata o eliotropio; c'erano anche certe specie di torri, rigonfi inattesi, alcune parti era.no sforacchiate da finestre, altre assolutamente compatte, sen,-a la minima apertura. Nella luce incerta del tramonto, tutto questo produceva un effetto quasi apocalittico. Facendoci coraggio, cl1iedemmo al portinaio del palazzo indicato dall'annuncio, se proprio li ci fos~e un attico libero, e quello, "idcgnoso, rispose che sì, ma badas,;,imo bene, costava mille lire al mese, e lo disse con dispregio. Poi. \Civolando con grazia di pattinatore )ui marmi lustri del vestibolo, ci precedette verso l'ascemore. Finalmente arrivammo; una cameriera un poco sporca e spettinata, ma vestita secondo l'ulùma moda delle camrriere di f/arpu's 8a{.aar, ci introdm:~r in una piccola entratura, priva di finestre, e illuminata da ampolline appc~e ai muri, chiedendoci di· aspettare un minuto la ,ignorina. Questa comparve subito, o,suta e gelida, parlando metà in romano e metà in in• gle~<",e cominciò a guidarci per la ca• ~a. Aprì la porta di una 11tan7etta storta, interrotta da alcune colonnine, e n1lminante in una ~pecic di buco rotondo, che poi c;.coprimmo C!~rc il caminetto: na la liuing-room, cd era anche, lo capimmo presto, l'org()t.!lio dell'appartamento. La ragazza, infatti, con un entusiasmo contenuto, ma evidente, ci pregò di ammirare il piccolo acquario, « cura particolare di mammà », e difatti tra due colonnine di C<'mento nava un buffo mobile, libreria nella parte inferiore, e acquario nella parte superiore. I libri appartenevano al frate Ilo, il quale, ~- condo le parole della signorina, aveva una « profonda sensibilità», e leggeva « bene > ; e i volumi del giovanotto sent;ibilc erano la J\larùz A11tonietta di Zweig, le opere di Munthc (in inglese), quelle di Galsworthy (in france-~) e qualche Simenon (in italiano). Quanto all'acquario, mammà non aveva fatto eccessi di fantasia, e difatti c'erano le $0lite conchi~liette sul ~- lito strato di sabbia, qualche alga, due o tre pesciolini : un tennometro miliurava la temperatura dell'~_cqua, e lampadine erano di,;poste in modo da illuminare con arte il tutto. D'inverno, ebbe a dirci la ~ignorina, quando il fuoco era accc'iO nel caminetto, e le luci ncll'acquario 1 la stanza in pcnom• bra acquistava un tono di intimità leggcnncntc foir y. La ,eguimmo docilmente sul primo dei quattro tcrrani .tdibito, naturalmente, a roof•gard~,1: c'erano, infatti, piante gra...'ìSCe piante rampicanti, distribuite in va~i di terracotta; attrav{'rso una griglia di legno si vedevano le torri e gli attici delle case vicine, e la signorina ci disse che in fatto di vi!)ta c'era poco da invidiare a Nuova York. Lei conosceva benissimo Nuova York, aveva tanti parenti stabiliti laggiù, e faceva spesso la traver- ,ata ; gran bel pa~c, crcdc,simo, di una raffinateu.a., di un'eleganz..1 diffi• cilmcnte immaginabili. Gettò la sigaretta. nel vuoto, n: accese un'altra, contemplò pens~ani'ente Roma che stava sparendo nel crcpu~lo, le ghirlande di lampioni, e sospirò. Vedemmo così la dinlng-room, una stam:ina quadrata, streui, ..ima, con un tavolo nel mezzo, le ampolline al muro, e qualche tavoletta fh~ta nei vani delle fi. ne~trc,. da po~arci le 'itoviglie di prima necc~~1tà. C'era poi lo <;çafTaleper il grammofono 1 quello dei di'ichi. C'era il portatelcfono, il porta-ombrelli, vi era tutto j e, aggiungendo i letti e le poltrone, saremmo stati a. posto. Sempre parlando. e premendo contro il fianco la sigaretta, ci introduceva in vani minuscoli, disposti l'uno pre~so l'altro secondo lo stile dei labirinti. Aprendo una oorticina, vedemmo una vasca, tipo serbatoio, strettamente circonda.ta dalle pareti, così che, a chi volesse entrare, non restava altro mezzo che ficcarsi direttamente nella conchctta: era il b.-1.{noper la (Crvitù, e la ragazza a.'ìsunse,mostrandocela, l'aria benefica cd altezzosa di una regina Faraona che ha creato leg~i magnanime per il !>UOpopolo di schiavi. Uscimmo finalmente sulla terrazza nwnero due, passando di là alla terza e alla quJ.rta: erano veramente va• sti,sime, e, per l'assenz.a di ogni vegetazione, che, dato il vento contrario non avrebbe potuto svilupparsi, parevano ancora più immen~ e desolate. Sbucava, qua e là, da quel de~rto di cemrnto, la gobba di una conduttura d'acqua 1 la spor~enza della gabbia dell'ascensore, un comignolo eh{', nrl buio ormai qua.si completo, più che vedersi s'indovinavano; e lunghe, pendule corde, coperte di biancheria da asciugare, testimoniavano dc-Ilaparticolare utilità dei roof-gardtns. La ragazz.1, evidentemente srccata dai bucati, cominciò frettolosa a dirci le bclli'>sime fruc che ~i potevano organizzare <;otto le 'itclle: le corde ~ervivano abitualmcntr- a reggere pall()nrini veneziani, e sulla gabbia dcll'asccnsorr \Ì di,poneva l'orchestra. Quando, stanchi, decidemmo di congedarci, arrossendo molto, dissi che, fra tanti armadi, non avrei AAputo dove mettere i miei vecchi mobili tirolc"i e barocchi, ma che, se mi fo~ riu- <tCitodi disfarmene, certamente .... La signorina battè con la sigaretta piccoli colpi spazientiti: poi rni interruppe, dicendo che, lo sapeva bene, il mo flat era adatto unicamente a per- $0ne dinamiche. Una casa è questione di personalità, lei aveva una forte. pcr~nalità, quindi aveva creato quella casa, e la Ja..ciava solamente perché non ~apcvano dove tenere i cavalli, e volevano una casa con ,cudcria. E, agitandoci davanti la fiamme!- );\ dell'accendino, e le simboliche codr del puro,;;angue, ci mi'-C gelidamente fuori dell'uscio. IRENE BRIN •il panciotto, e guardavano i prepar.1tivi con ri~entita indifferenza. l clienti del Grand HOtcl s'erano affollati alla ringhiera, pronti a « fare il tifo> per quelli del loro gruppo. Da una strada laterale, vicina all'albergo, ov'er:mo riuniti i partecipanti, u,d infine la prima automobile, una « I 500 » azzurra, tutta pulit.."1 1 con l'antenna della radio che spiccava. sul cristallo posteriore. « Come si stanno diffondendo queste radio per auto>, osservò Gilctti. « qua,;i piacerebbe anche a mc comperarla ». « Ci manca proprio questa, nel tuo scarafaggio, ,;,e_ ci metti l'apparecchio, non c'entriamo più noi », disse la moglie ridendo, già seccata. al pensiero del viaggio che l'attendeva. l c.oncorrenti intanto avevano iniziato il giro: erano in due. a bordo, mentre l'uomo guidava, la ,;;ua compagna doveva scendere per aiutarlo a superare gli o:fltacoli.V'era dapprima una 1 s-pede di pas,;aE(~ioa livello, con un'asta bianca e ro55a da tener alzata fin che l'auto pa...,.sava,poi un bilico, dei birilli, un cesto dal quale (i dove-vano co~licre delle palle co• )orate, e degli altri arnesi più lontani, che non ,.j distinguevano bene. « E ade,so CO'ì:l fa? > eh ics.e Gaby, vedendo che l.1 concorrente, una donna piuttoMo gro!>~a,s'era fermata davanti a una lavagna. « ~li par che debba fa.re una oper.\zionc >, rispose la Nuccia. « Quella », dis-,c ridendo l'altra, « sarrbbe per mc la prova pil, difficile. Ora co,a c'è? Sembra una porta da c~lcio ». e t proprio una porta :t, di,;,~ecompiacente l'ingegnere, « e c'è anche un p;lllone, devono centrare un goal, una ,pccic di c.1lcio di rigore >. Ma le ri- ~atc della folla indicarono che la donna non era riuscita. Int..,nto, I,\ !)econda macchina aveva iniziato il pcrcor,,o, ma era una « balilla> oon due }X'r,;,oncve~tite modestamente, e nesliuno quasi vi faceva C..1.'iOe.Ma lì c'è J;\ Rosclla ! :t gridò a un tratto la Nuccia, vedendo una grossa automobile sco• pena che entrava in pista. « È proprio lei! » confcrn1ò Gaby, alz..1ndosi in piedi e agirnndo una mano: « Allò, Rosella ! Ci sia.mo noi, coraggio! Vogliamo una bella vittoria! ». L'amica rispo~e, ma senza entusiasmarsi troppo: pareva che ci tenesse a non divi• dere co11 nessuno la su., popolarità del momento. Ma iniziò male, per essere troppo S\'elta a risalire in macchina lacciò andare troppo presto la stanga del passaggio a livello, e l'asta colorata ricadde <;ulla vettura, vicinissimo al R"t1idatorc,mentre Ja folla rideva, « Hai visto come s'è conciata ?:t di-.sc Gabriella, ancora irritata per la freddezza di poco prima 1 « in c.,lzoni corti e ,;andali. Neanche dovesse fare chis~à quale fatica. La voglio vedere adesso alle prese con la somma e col goal ». Ma il calcio riuscì benissimo e la gente applaudì. « Però il tempo (' pessimo :t, disse, allora la Nuccia: « vedrai che il premio non glielo danno». Altri concorrenti passavano, ma ormai l'interesse diminuiva: anche quelli dcll'hOtel ritornavano ai tavoli, e l'orchestra si preparava a liuona.re. « La premiazione la faranno qui, immagino », disse l'avvocato, « e sapremo come è andata ». Il pubblico, giù in piazza, ebbe un moto d'interesse, mentre un'Alfa da gran turismo, color alluminio, entrava facendo urlare il motore. « Ma è un giocatore della Nazionale! » esclamò felice l'ingegnere, indicando alle ,ignore il c~mcorrente. Anche la folla aveva riconosciuto il campione e osservava soddisfau-a, i più previdenti correvano già verso la porta, ch'era ormai la mag• ~ior attrattiva. Infatti, al volante c'era l'amica del calciatore, biondissima e altera, mentre chi scendeva era lui. « Che macchina eh? > sospirò Gabriella. « Gliel'hanno. regalata quelli della sua società, ·quando la squadra ha vinto il cainp!onato >, spiegò l'ingegnere, alzandosi in piedi : e Sempre tif'J~ tuo marito, ca.ra.?>, disse Gaby. «Purtroppo>, rispose la Nuccia, « scommetto che un faro di quella macchina l'ha pagato lui ». Un lungo applauso indicò che il campione aveva centrato. « Che calcio 1 >, disse l'ingegnere, risedendosi. « Sembra », aggiun• se citando un brano di giornale sportivo. « la firma di un pittore illustre su una tela famosa.>. Gli ultirrli concorrenti sfilarono qualii fra l'indifferenza; anche quelli della giuria avevano fretta di sbrigars.i. Sul terrazzo, l'orchestra suonava, diverse coppie avevano cominciato a ballare, strascinando i sandali sulla pista lucidata. li sole era scomparso die• tro alle montagne e dal lago veniva un'aria piuttosto fredda. Solo allora le ,;;ignorc sembrarono accorgersi dell'acqua tranquill:l. che avevano sotto agli occhi. e Quanta pace! > mormorò Ga- 'briella, girandosi sulla poltrona : siccome gli altri tre tacevano, ebbe modo di ascoltare la musica patetica del jau, e di commuoversi. « Io non resisterei a star qui», disse, « i laghi, al tramonto, son troppo malinconici, troppo tristi, c'è una luce grigia e frrdda che ricorda co'ìe lontane. A proposito>, aggiunse con voce decisa, « che ora abbiamo fatto? A casa ho dato ordine di preparare la cena pçr le otto>. MASSIMO ALBERINI "'Y~.4:\a DE.L VANTAGGIO DOPO anni, domu1ica, u1trammo in San Carlo al Corso, setutndo una folla di f~dtli fretlolosi di prtndtrt potto attorno all'ollart ma1giort, comt alla prima di un conctrto. Un fauio di luct ,alda, at1ra1.1ersoun lar10 /inéstront impol,urato, illumina1.1a un piccolo chierito 1.1tstito di rosso, in alttsa davanti all'altare. Poi giunse il prcu ton una stola vtt-lt sullt spali,. L, note dell'or1ano s'al4arono lentt, interroltt dal cigolio dtlle scarpe dti capidiui~ siont ch'tntravano t dallo smuoutrsi delle uigiolt, Il pubblico non era ancora a prop,io agio, non si unliva comodo: molti tossirouo, quasi 1n coro. Po, vtnne il silen4io, , le note dell'organo si aprirono lente ~ solenni ntll'aria. Sotto l'ombra uurn delle navatt, contro l'oro stanco degli stucchi, il pubblico distralto ~ indolente prese un aspetto barocèo. come dire, di ttnte rimasta thiusa in q,ulla chitsa da dut secoli, annoiata e stanca di rtstare in piedi; tutto divenne cosi antico cht anche i commendatori con le figlie dai capelli ossittnali e lt un1h1e viola pa,~vano uscìrt da un quadro dtl Pannini, , la loro boria tra pari a qutlla dei proftti dipinti sollo le volle. Il suono ftr,u1inoso dell'organo 1acqut: la fun{ione tra finila. La folla dti fed,li allora si agitò, i volti perdettero il calore antico t li vedemmo ritornare sorridenti e soddisfatti Un thitrito tagliò la folla ptr ra11iimgtre l'uscila, tenendo alto uno sPttnicandtlt. Al4ati gli occhi su una partle lettern1110 questo molto: Qurun tcrribilis est locus ine. MASSIMINO LEO LONGANESI- Direttore ruponsablle RIZ.1.O1.1 ,\-C .• An. P"tl'\r1, ,J,111 ",un,~. \lilanc RIPROl)l'7.1O'\'I ESl-:C,l'lrR COS M,\lllllAl.h 1:0TOC,RAFH:O "H,:RR.\'\I,\ •·

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