~-::,.(~f,:,r·:~:,1:p.:_;>.<;~·~. °/j.'/:;t-. -;9<'~•:::~·•.-:•:•;/ ~t* t!i..!11Jl.1li&.-!JJ.ì f ~rt 00TIDIAHD) IN TRENO i L SIGNORE e la signora Sampieri lt salirono in treno cercando uno scompartimento di seconda, non troppo affollato. Avevano con sé due valigette, belle e ricoperte di lussuose etichette, ma sciupate, e anche loro, del resto, pur avendo figure ed ab1t1eleganti, erano leggermente sciupati, con quakoe-a d1 povero e trasandato. Sedettero, cominciarono a fumare, scambiandosi d1 tanto in tanto qualche parola distratta, in francese: lei lo parlava ben,ssìmo, lui no. Due stazioni dopo, sall l'avvocato. Passò per il corridoio chiedendo forh: dove fosse la prima classe, e dando ordini a due o tre uomini grigi che lo seguivano, portandogli 1mpenneabilt, busta di pelle, giornali. Il signor Sampieri lo salutò con una allegria che s1 sforzava a parer disinvolta; l'avvocato si fermò subito, gridando:• Che piacere, cht: sorpresa!,, haciò la mano alla signora e licenziò i suoi uomini grigi, dicendo che lo precedessero in prima classe: lui preferiva star meno comodo, ma godere la vista d'una bella signora. I Sampieri gli fecero posto, e l'avvocato, che era grande ed enormemente grosso, occupò metà di un divano. Cominciò a discoHere di toe1età anonime, di dividendi, di contratti, di posaibihtà. Batteva la mano sulla spalla di Samp1eri, rideva grasso e galante, diceva che stessero tranquilli, prima d, Katale avrebbe trovato un posticino a Samp1eri, che diamine, non dimenticava i vecchi amici; in alto, in alto i cuori I Passò intanto l'addetto alla vt:ttura ristorante, ad annunciai-e che il pranzo era servito, e !"avvocato si alzò, con movimento elastico. proponendo d{ andare a mangiare. [ Sampicri, dopo essersi scambiati un'occhiata, dissero insieme di non aver fame, lo avrebbero aspettato lì, e, quando l'avvocato avesse finito il pranzo, st sarebbe: ripreso il discorso: la signora sorrise, era diventata btlla e accesa. Del resto, appena l'avvocato si fu allontanato, tirò fuori la scatola della bdlezza, s1 ri~ toccò accuratamente la faccia, mentre 11 marito le teneva lo specchio nella posiiior.e giusta, si tolse il cappello e si pettinb i riccioli. Il viso le si era fatto duro duro, senza sorriso: ora appariva preoccupata. Finito che ebbe, si alzò in piedi, si sfilò il mantello leggt:ro, si drappeggiò una volpe intorno alle spalle, poi sedette, riprese a fumare: ma teneva la sigaretta in modo falso, alla Didrich, e trasaliva ogni volta che qualcuno si a\.vicinava lungo il corridoio. Jl signor Sampieri, che fino allora aveva taciuto, fece per iniziare un diacono, di spiegazione o persuasione, ma lei lo interruppe e disse nervosa: •J~ salJ, jt sais bitn •. Cosl aspettarono l'a\·vocato. Ma questi, quando tornò, era in compagnia di un vecchio signore con la barba. a cui dice\•a, quasi teneramente: • Eccellenza•. Perciò, dit:tro le sue spalle, lanciò un'occhiata di rammarico ai Samp1eri, ad indicare l'impossibilità di fermarsi, e spari, saltellando, per tenersi in equilibrio con la gran mole floscia. Sampieri gli rispose con un gesto cordiale, la signora gli mandò un sorriso scintillante; ma subtto si rifecero seri: lei nervosamente rimise cappello e cappotto, buttando via con insofferenza la volpe. Poi guardò il marito, duramente, come se l'ochasse. LA BELLISSIMA RAGAZZA L -\ BELLISSIMA ragazza st:dette al tavolo di un ristorante famoso, guardando con ironia e disperazione i due brutti grassi uomini che l'accompagnavano. Sentiva che il loro ingres"o a tre aveva fatto sensazione, che tutti· li guardavano e ridevano vedendoli cosl male assortiti; e sarebbe sempre stato cosi; e se lei avesse scelto uno dei due come amico, questo avrebbe ancora peggiorato la situazione. Ma, d'altra parte, lei arrivava dalla provincia, e cosa doveva fare? Loro non si avvedevano di niente, ridevano, parlavano con il mn11,e, e sceglievano piatti difficili e costosi. Erano ricchi tutti e due, avevano grossi brillanti al dito, e meravigliose cravatte: certo pensavano che a lei tutto questo bastasse: mangiar bene, poter spendere. Invece lei si sentiva bella, così bella, senza prezzo, e noh h poteva soffrire. Somigliava a Greta Garbo, lo sapeva, e a Sigrid Gurie, e a Edy Lamar, ma ancora in meglio: come potevano bastarle I tartufi dei dut: uomini grassi? Respinse sdegnosamente la carta che quelli le tendevano, disse forte: • Pt:r me un brodo e una pera•. e le parve di essersi, in un certo senso, redenta agli occhi degli spettatori, mostrandosi così distaccata dalle esigenze materiali. Ma I suoi due amjci risero molto, e da quel giorno la chiamarono, non senza scherno, la Signorina-un-brodo-e-unapera. DOPO LA FESTA 7l I, CAVALIER ;\laretti rientrò quella l\ sera alle otto, un'ora più tardi del solito, perché le sue donne lo avcvan pregato di far così, e di non disturbare il loro ricevimento: le sue donne erano la moglie e tre figliole. Dopo l'ufficio, aveva camminato su e g1ì1per la G11lleria, guRrdando i negozi: ma davanti al pçrtonc d, casa s'ern accorto d'essert! in anticipo, e aveva fatto ancora un giretto, sotto la pioggia leggera. Finalmente decise d'entrare: aprì la porta piano, perché • dalla saletta da pranzo e dal salottino, che affa~cia\":tno sul corridoio, le ultime visite non lo sentissero; e furtivamente, al buio, si diresse verso In camera da letto. Benché il ricevimento fosse sul finire, ancora sci o sette persone restavano, e parlavano molto forte: nella confusione, il cavaliere riconobbe le \"Oci delle sue donne, stranamente mutate dall'eccitaz10ne mondana. Jn camera, cd il c.avalierc lo capl per il profumo appiccicoso ancora pnma d'accendcre la luce, stavano sul letto I mantdli e le pellicce delle visite, e quindi non era possibile restar Il. Cer1,;Òd1 rifugiarsi nella stanzina, dove per solito mangiavano ed ascoltavano !a radio, ma Il due delle figliole avevano collocato un tavolo d1 bridge, e dicevano agli amici: • Ecco, questo ~ il nostro soggiorno, ma i mobili sono vecchissimi, ancora quelli della nostra 11ursn-y I•. Cosl 11ca\)aliere andò in cucina. l fornelli erano spenti, cd Anna, la serva, sedeva compunta su una seggiola, tenendo ir. grembo le mani impacciate da, g\lant,, e chinando la tes1a sotto la crestina. Il cavaliere tentò d1 parlare con lei, le chiese come mai non preparasse la cena, se c1 fossero di là delle belle signore, ma Anna gli rispondeva appena, probabilmente lo d1spre:z.zava, perché le signorine Maretti dicevano spesso che, papà~ un pover'uomo•· Ogni tanto il campanello trillava, Anna andava d1 là ad aprire la porta per le signore che prendevano congedo; finalmente parti anche l'ultima, e la signora I\-laretti venne in cucina, disse •ciao• al manto, e s'informò d1 quel che fosse rimasto, in fatto d1 dolci e panini. Visto che gli avanzi erano cons1dcrevoli, decise d1 dare un altro ricevimt:nto a relazioni di minore importanza, l'indomani. Ad una ad una, sopraggiunsero le tre ragazze, che frettolosamente si erano rifatte le facce e nevano infilato dei cappoui di falsa pelliccia: si prepara,ano ad andare, con una banda di amici, al cinematografo, cd il papà le guardò con una certa fierezza, molto moderne e disinvolte. Se ne an• darono, senza salutare, assicurando che non avevan tempo di cenare a casa, e p1utto,to avrebbero cenato con gh amici, alla pizzeria. Neppure la signora volen mangiare. Aveva mal di capo, era stanca, cd andò subito a letto. Anna, togliendosi con sol. lievo i guanti e la crestina, porie al cavaliere un piatto d1 sfogliatine che non era possibile serbare per l'indomani, e gli diede anche un b1cch1ere d1 vino nero. Il cavaliere mangiò e bevve cosl, su un angolo del tavolo di cucina. Poi girò ancora un poco per cau, incerto, aprendo e duudendo la radi~, cercando inutilmente 11 Co"iert dtllo s,,-a: tutte le seggiole erano fuori posto, 11 pianoforte aperto, le cenenere colme di mozziconi, la tovaglia ricamata della sala da pranzo cosparsa d1 grosse macchie brune: l'odore estraneo era ancora più forre, e faceva freddo, ormai. EBREI DI VARSAVIA - I UN SIGNORE entra un giorno 1n una .(rande pasticceria La comme»a subito gli si avvicina e domanda. e Desiderate, signore? >. e Vorrei un orso di cioccolata, abbastanza grande >. e Oh, mi dispiact' molto! Non a.bbiamo oni di cioccolata ; ma un cammello o un ddante forse pot~bbc andare bene lo steuo ... >. e No, signorina. Mi occorre a.uolutamcntc un orso di cioccolata > c. Va bene, signore; visto che insistete, - la nostra casa fa tutto il pouibilc per riutcire sradita alla sua clientela, - noi \e lo fa""'mo preparare apposta. Tornate domani , sarà pronto > L'indomani, il signore arriva pc-r trovare il suo orso di cioccolata La commessa si prr-c:1p1tasorridendo, e mostra !"orso al cliente. e Ecco, signort:, Spero che sart:te con. te-nto.. >. Ma il signore si mostra stran:uncntc triste t sembra non sia soddisfatto. e Ecco, 1rede1.e. > mom10ra, e \Orrei che ave~.sc le unghie vcrdi > e Se non si tratta che di questo, la nostra fabbrica di pa.sticccria potrà facihncnte accontentarvi. Tornate domani Sarà pronto> L'indomani, il signore ritorna, ma quando la commessa gli moura l'orso di cioccolata con le unghie verdi, il viso del cliente si o~ura improv\'Ì$3.mcntc. E con un.1 voce trist:$sima: e Signorina, sono di$pcrato.. >. e Ma pcrchi', signore? ... > domanda stupua IJ. commcua. e Vorrei che fosff' scritto nel petto: "A Ma1ietta, per tulla la vita">. e Oh, si~norc non c'è bisogno di disperarsi per questo. Sarà una cosa facile. R11orna1c domani >. e 1 ~ ~~~e~: fa 0 ~'a iles~~:~ 1 :i:nt:::rrf~e;~:v~; commrna 1'av\ede ch'egli fìnalmentt è soddisfauo. Tenendo in mano l'orso di cioccolata, con le unghie verdi e il pttto deco. rato da una scritta in zucchero e A ~{a. rietta, per tutta la vita>, ella domanda: e Allora, signott', ora ve lo incano e lo mct10 in una bella .scatola. Di che colore volete la scatola? > e No no, si~norina, non disturbatevi, grazie. Lo mangio subi10, qui in piedi >, M1\RIA: e Signora, vorrei avere un permesso domenica prossima per andare ai (u. nera.li di mio zio >. La ,i1norn: e Ma come, Maria, per domenica prossima, e non siamo che a luncdl. Non si aspetta una settimana per souernrc un morto >. Maria: « Ma non è ancora morto, signou. >. La Jitriara.: e Non è ancora morto? Dovresti vergognarti a specularl" sulla morte di tuo zio. D'altronde non c'è dottore che poua annunciare la morte di qualcuno una sNtimana prima I >. Maria: e Ma non è il douore, signora; è il giudice che l'ha condannato ad essere impiccato domenica>. UN GIOVANOTTO cinico e una ra11:ana povera ma oncstll corrono su una piccola automobile su una ,1rada di campagna. A un tratto l'automobile .sussulta e ,i ferma. e Accidenti, manca la benzina! > qsclama lo studente. e Eh già>, fa la ragalza, E 5Clll.ll dare segni di preoccupazione, tira fuori un grosso fiasco. e Ma btnc! > csc.lama-lo studente, e Che c'è in quel fiasco? >. e Bcniina >, gli risponde calma la ragaiza. Tl :-1 POMERIGGIO il padrone, pas• U ~ando per c,Ho nel cortile, incontrò il contadino Berto che stava portando fieno nella 5talla. Berto appoggiò a terra il forcone e si appre:.tò ;1 discorrere un poco i nessuno dei due, si capiva benis.5imo, aveva molto da fare e l'ora era propizia. e Buongiorno, padrone>, diS5C Berto, e poi fece come un cenno d'intesa, indicando la ~talla, che aveva la porta aperta. AggiunY- con aria d1 commiserazione: e t là che 5j lamenta. An• drà avanti a muggire tutta notte >- JI padrone non capiva : «Perché? Co<i'è succe~~? ». e Il bue>, rispo$C Berto, e il bue che domani va al macello, quello c,he ,;j è venduto ieri». JI p;1drone allora si ricordò: al mercato Berto aveva infatti venduto a un macellaio un bue, per 1275 lire; l'indomani mattina, come si era convenuto, qualcuno l'avrebbe accompagnato al mattatoio. « E allora? » di1.se il padrone. « Perché adesso si lamenta? Come vuoi che sappia di do\'Cr essere ammazzato? ». e Lui non sa niente, si capisce>, fece Berto. « :via è que5tione che oggi non ~li ho dato da mangiare». e Non gli hai dato da mangiare? E perché, povera bestia? ». JI p~ldrone gu:irdò alla porta della stalla e vide il bue designato, il primo della fila. In quel momtnto, sperando che qualcuno entra'-~ a dargli il fieno, la bc,tìa avtva voltato la tC'-la verso la porta ; cosicché gli sguardi suoi e dçl padrone si incontrarono, se pure JiotC\ a an·cnire realmente una co- ,i;a l>imile. Beno disse: e O("ve andare vuoto, domanj, al macello. Se gli do da mangiare, quelli li devono pagare più t.~sa. Quarantacinque lire, mi pare, per quintale macellato. Se gli do da mangiarr, poi si accorgono, quando gli aprono la pancia. E allora protC!IWno, bi~na sta• re attenti >. e .Ma dico », osservò il padrone, e che differen7..a vuoi che ci sia? In un giorno quanti chili di fieno può mangiare un bue? >. e Que<110 qui è giovane>, rispose Berto, « in marzo compiva i due anni, ma ogni pasto un dicci chili se li mangia». « Dirci chili? > fece il padrone stupito. e E. quanti pasti gli date al gior• 110? ... « Due al giorno. Certe \'3cche arriva~no an~hc a quindici chili al pasto. Eh, man~iano, si capisce>. Il p.-,dronc domandò ancora: « Co:oì. ~ gli dài da mangi.,re, che diffcrcnr.a può es.M!rc? Quanti chili di d1ff('t(.'ll7..t.? :t. « Cn trcntJ chili può e~re >. «Trenta chili? Come m.ii tanto?». « L'acqua >. d1~ Berto. e Una bel>tia \·enti litri se li beve. Inutile, non si può neanche dargli da bere. ~tettiamo pure che prima di domani si scarichi. ma trcnt.\ chili di differenza ci :iono >. Il p.1drone pcn...,òalla pena della bestia, digiuna e a,,ctata il giorno pri• ma di morire, pure cs~ndo in perfetta ~alutc: cd ebbe un sentimento di mi...,erico1·dia. Per trenta chili di differenza, prr ri~p.armi.1re im.omma una quindicina di lire, si tormentava per ventiquattro ort" un.1 creatura inno• ccntc dt.·<.tinat.1 all<t morte. Tacquero qu.ilclic i1.t.1.ntr-.Poi Berto di~.:;c: e Po\'U.;. bel.ti.\, prima continuava a guardanni, perché ci d,wo eia mangiare agli altri, continua\'a a ~irare intorno la tt;,1a. Io cc n'ho dato una manci,H.1, ma ci vuol altro. ade1,w è lì ancora che si lamenta. Andrà avanti tutta notte ». li bue infatti muggiva a intermittcnz..1. 1 non erano anzi \"eri muggiti, quali emettono ~lit;-imente i buoi {e :mche adesso qu.1lchc altra bestia. non ancora !ofamata, faceva); bcn...,ì lunghi boati lam,.nto,i e di 5uono opaco. Scn7:1 dubbio il bue ~cnti\"a confu- ,..,unrnte che 1.i sta\·a commettendo ai woi danni un:1 cr~dcle ingiustizia. Certo non riusciva :i spiegarne il perché, né a pro'ìpcttar,i delle ipotesi. Tuttavia in quei suoi lamenti :1 padrone aveva l'impres1.ionc che ci fo!osc, oltre la fame e la 'ìCtc, una ~orta di oscuro presentimento, come dicono !oucccda pc-r i tcrrcmoti. Berto era \li\ ottimo uomo e si capi,·a heni,,info che tenere a digiuno la bclotia gli dispiaceva. La opportunità di 'famarla e di abbeverarla, di rischiare una sfuriata del macellaio o di pagare la tassa corrispondente non gli si affacciava però neppure alla mente. Non che fosse avaro, ma per i contadini i soldi sono una specie di cosa sacra, con cui non è lecito scherzare. Il padrone disse: « Pensare che i condannati a morte li lasciano mangi;\re e bere fin che vogliono, l'ultimo giorno. E que5to qui deve invece fare la fame». Per un mo,ncnto, gli venne la tenta- ~ione di far sfamare il bue e dare a Berto quindici lire perché le con~gnasse il giorno dopo al macellaio; certamente Berto non .tvrc-bbc trovato niente a ridire. Ma si re~ conto poi che 'ìarcbbc ~tata una còsa immorale. GIOVANNI DROGO IClassRiciizzoli Diretti da Ugo Oj etti in que.da m ag11i/icaraccolta w110 giù usciti: I. rORQUATO TASSO: POESIE \ ('llf■ d, tR.\,(;f•.-.co HOR.\ (1006 P•· J'IIM' (\Il 10 ,Il, •tr•I• DI L roRQUATO TASSO: PROSE .\ tur• ù, tll\\("f,(·o t OK\ l10~ p•• ir• ,r. u,n I, ,llu~1r•11• n11 3. CRO!IISTI DEL TRECEIITO .\ cura d, J<OIHR!O l'Al.\fAROCCHJ f ..-.., 1>-•11111".e-un 6 1llu,lr111<""' Il I re:"• ~ 11 ':1.Lo'r 1 0,i;'i'~.,1~:I" ,/;~:o~~~~!~•n,~:i~r■ ':i u1p ..~oo da u•• •pir1tu1l1t• r dJ u, l"""Onum,• mtt.h("\lli•IU-lli- •llf" 1u1U\1!' fol"nk dtl ~~"•,:1:·:.~,1rf' q ~:,:::,1~1;~ l.'~::l"d~.;~11t; dl\t~ ,. MISTICI DELDUECEHOE DEL TRECEITO A tura 111 \. lt\A"llf 110~ J)l(UI~ \"Hl I.!: 1llu,1ro1110PIJ. 1,.1u11,. r('~ul<-. lc:"•lllflf:'P• 11. ..,.,1111101. mrJ,11:tWD>. f(>J1•1dn1111,n1. l~tl(•rf', 11rt1d11tr~·. IK'll'ltrl f'hf' r_11ui,1 r1u1lt1rf' l,r pr111t1p1li , ■r1111:ri.11d•f' d 11:i:n1 aulQrf' t' d11nno I• l,n<r• t lfl \\OIJ1t1.1toto t,·nf'rah ~o\7u•11·1u n-hs;u.l'•o r mi.11,0 d1 r111r1 dul!' 5. LE PREDICHE VOLGARI DI SA!I BER!IARDIIIO DA SIEIIA A ('Ura d, PltRO B.\RUI 11\I (!Hil J>II• ir111t. c:.. n 9 ,1tu,1tautm1i \lir•l-»k ra«ulta d, tulle lt O 11rNl,ch~ drllt nt Ila l',•n,• !~',,~!t!~ l~~t1t:i"Q~.~~r 11 .::f'!~; CfJ~i°~o~~ l'lc•..o. 111ofo1wl<>. llJ<<"•111,· I. LIRICI DEL SEICENTO E DELL'ARCADIA A ('11t11h (' \RIO C.\I.C\rt RR\ 1960 1~- 11:1tl.(·. ("!111 lb 1llu,1r11wm). "onu \t'HIHJUII• uu 1~·11. 1l11 \l■,11111 11 Cl111bru•. dal C«101,.ndl1 al ll:t"d,d, ii .\lrD1rn1 11 Rulh. 1111\lf'll•IP•IO. 11 t rna:::0•1 f' 11111 lino •d (>ti 11011 m· hnono r■ffulh ,n on .olu ,01uu1.:. 7. CASTIOLIOIIEE DELLACASA \ ('ura d1 (, l'Rt'270LI\ I 19'<0 pagine, (0ft 1\ ,ll11•trlllOIII). Troq·r<rlC In quHlO ,oJumr lf' ,In<· "IK-rr •ullc 1111ah•• ton mo- ,ltllall!' l,r ar1,1orr■~II' d1 tutta f11rQpa.c • Il Coru·,:i,no,. 1· ,I (,11■11•0 •· D1 qunto ptr la pr1m111 ,ol1• ~, d11 un 1.-.10 10~1tmc cri. 11cu e 0011 •11uq:.-10 GALILEO GALILEI~ OPERE I. VOLUME PRIMO \ cura J1 !,t,U. 11\IPA\ARO (I~ ~- i:111t. t'011, lt. illu•ua11uo,). s·,n,.ua col • D11lo,:u d,e-1 n111,~1uu ~i.1<-11u • 1 ht f' la l~ù~~:~!",t'ul~=l~c B~r:~:rr1~h!t-;•1j"~ 1i~t,, 0 ,': ,o, ,:allr,:,:,ao1, • ,I • D,~ror-o ddl<' Cornr1r •• chr ~1 11119 çu11•1der•r" ('umt' ,I .-erme dd • S.«c••lorr •. lt • \fN'1D1d1c •· d~fltC"~~•. 1~/,~! 11 !:,)ri~:•. 0 ~1 b~:,'; :: ~,~~~~~ • O,d, ,. d,t ~ l"9u,:rn" d ..l cakolo Jdle probab1h1,. 9. VOLUM~ SECOIIDO 1900 ~CHIC, 001 Il illu•1t•uo1u). Quc-•hl ,olumf' hrn11CDC', ol1r,• 11 ., ... \ tll J, (;a ~=t: ":i•u't',1:•«:,J~• ;, •~~~~=•~an:ri:•::: f' nl"I dr•1111r11 d1 uoo dt1 m1 .. 1mi ID(C',:n1 df'i 1<'UII)' ,uoclrriu. il -'i••·••lor, e I IJ••· /o,1h1 r,frllf' nuCRH 1tf,,1u Il .S•.1,11•10,t t 11 1·•pol••oro ,.. 1c1111evd, C,1hloo: , D1•• lo,1h1 d.-llt 11u0Dr '1:ir,u, 50DO il prm10 l1- I bro di 1r11'('('unr-e, d .. ~""• f' uno dC"1più 11n1,11rl■ nt1 lobn l,("1cnt1fiù thC' n11ta110. OPERE DI GIACOMLOEOPARDI A CURA DI GI08EPPE DE ROBERTI8 10. VOLUME PRIMO ,.,~ pa.1,nr. ton lt. 1llu•lrltc10DiJ. Cont1C'nC'. 1 f111l1, il' 0/H'ffllf' 11u,1r•fi, 1111· f/JP'f'll(fÌ<# •"" o,,,,,1h•. ,I W•rr1no dr· s.,.,, '••'"· i lol,11r,u11rut"t1tl, l P,,ri.lrt>tJRIO't>l df'lla B•- trM0111101u1,'"·· r t'Uot: lulht 1\ l.a11 ... rd1 ,:taD•lr. 11t,nu111t:11a10 da un• Prr/11zio11f' j~.~r~r;:,·:\,;,t:'c;,,~· r 1 'j:.11!~~~.~'"d; lrop1nh f dato r ~111d1110 111 11111 l11r111• llflt'atl (: IDl('ll•a Il. VOLUME SECO!IDO 110.!-l pa,:1nf', e-0n I.! 1llu,1ra:ti(>11i1. Qut"'ID ;•:IDu~;·,,ct~-~~r~~~n~l•JJi '/~:; ~i':,~. ~~ii: 1r1du1.mn1· Jt",:I, 1d1lli d1 \lù'-C'o alt qllpim• ma •ul I Olllllll-t'I>, te 1111■ ~u·lla qua1110 m•1 ,aria e n,.._,,,1n1 ,1.-llt' l.Nluf'. Ord,1111i Ctvnolo,ucuwntt>, q_udl,, WDL• 1kuoa J,. ~IIHLIOD,;' d, ...i.i:,1 ,:,o,a,ul1 (' Krllll c-d,11 O IJl!"f'•t,.t, Jall' .\utorf' p1·r la •lampa f' d1 "('fllU 111,...1,11 {hf' J!CHoll ap1><Bncro DC'I \(; lume:" ddk ( 1rtf' 1rn1kllct•nl". J)rckDIIDO IJtl("•II.I ,h •oi:o UQ tOHlllltlO ahtrn•r•I d, ~a1IU )l11b~l,t■11 ti JHi'l)lrlll J)l'r 1\ pobl,htu. l,i 11111p11r1t· rru1ht1. e:"1t1ll1 fllalOII• lll<'DIC l••orat,. r dt fro1m,orn1t cht' 11 I.NO• 11<1rdi ttnu(· llf'f '-I'. 1111 f'ht· f';d1 n<>n a10a•a ftl("ll(I. du· f'utP0 UDII l,i l(•IIUIODlftDI~ l)IÙ drt:: !u'~'l.r:~~-~-~~~·!~·,,:,:~d;!;./:rcon,1 .. 12. VOLUME TERZO ltJ)O ~,:1n<'. ton Jt 11Ju,1raun1111. l.omJln•ndr Hllll t1C'th1••1nM •('l·ita dc·ltu Zll•a/. dont ,. un /mli,,. d, J..-n 1'5-0p•i:mr_ ,n <luf' c:,1l1.1r1nl". ID C'uflM> fo. u11, 11ulo,-,;• drllr con.• 1urd1101c· I' dd p,·n•1cro ll't.1,.rd1a,:10. Tut111 \f•1ui •• •0110 \O('(tlll, J1 IUIII I h'mt t' fatta l,1; ~Il/rio, i r1ppor1, trii lt 1•11t·r,r~rendi f' k optn IPlfl(HI 1DJ1...,1, H•ll m1D11llh11n1 anal1•1. 0,-,111uo , 1 11otr,\ <t'H"Ur- f'a•colo d1 curio-,11><. d,iar,mr1110 • tanti dubbi. cccitamf'nt<, .Il IIDlf' 1dtt: (' ID hrn, (CRQI e ID f'1ftf' tro•rrjl la 1r,,,1·r11wDt quanto ma.i hmp1da rd f'"t'D:t11k d"un·o1)o('r1 '-' d'ua• •Il• _clrlk 1uu ,::rand, tht' ,, t'1,nn-<·aoo J.·1nd1Ct' ha 11 jll'lTt•O r,maudo •Ila paJ!III r 111! •olumt d, n111.1u ~-d1uonf:', r ,f'r,c wlo ad C•~a. OPERE DI GIUSEPPEMAZZINI A OURA DI LUIGI BALVJ.TORELLI 13. VOLUMEPRIMO: LETTERE Ka1•prc:"•1·n1u,wnr ,nau• tl1 1111 ~r•ndt ~- rioJo ~111ut·o. t1fftrn1111u-.nf' d1 ,111.irr J)Cf• 11 ~•:~~~•<',0~ 1 .': 11 fr f1'.~lt'f~l•~ ~t•~1.~•-:,1-~Ì~ 11d!1 i~:/is:•·r 1 ~-11~~...~ ('('t~· 1·:::, 1 ~1~la~:;·:;~r;1:! uni lo~,.- r111prt<.f'nl•hl nd\1 ~u• , • ., ..1, d1 IIITf:OH\t'nt1. d1 too,, ,1, t'Orr1Jp,0Ddl'DII. 1 1ur fal'f'ndo lari• 111rlf' 11\r ltll<"ff' f1111HIIUI, •1)('("1alD1t'nlf' I qurllr 111111 1111dtt', J}('rc·hf uino lr più lxllt t' 1111)umanam.-ntf' ;:fi~'.li;a.'~,~~t:.,• ,/~~t':: 1t:~Ò ~1~,\,~•!~~:Ji 1nl,'rtrn1. dri 1ni1 forti ,torid t'ht l"h1Ha l"ODII <>,;i;-1.L OJ)("tl '-llrd lit dur H1luou. O;!m 00l11me in rdu:1011, ti, luuo (~- k ro.U/1 1mpN'~f III oro) ....•.• L. 50 ili Pdizione rara (in /lf'r&amt>na ron t11.1th,doralo t carta fil1gr(1lla/ll) . , L. W Si ~ a1•1>rn111 1mr.iat1 11 p11bblicn1onc • d1• J'll':11-<1' tthm1oal, drllc OPERE di NICCOLMOACHIAVELLr A OURA DI ANTONIO PANELLA Rizza&liCE. dit. Piazza C. Erba. 6, Milano
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