l i.I.I. l.~I \ 11. <id '""'I.,'"" ( luzione i,i .ibbattè come un c1- • clone !>ulRegno delle Due Si-· cilic. ~[algrado le fonnulc taumaturgiche di pace pcrpc-tua e di giu'itizia perenne escogitate al Congrt·,so di Vienna, era questo un segno grave dell'inquietudine che serpeggiava in tutta Europa e bisognava sK.- bito con·crc ai ripari. L'edificio della Rc,t,rnr:izionc poggiav,1 5uJ diritto divino e i,ulla legittimità, ma questo edificio sarebbe crollato se altri popoli aH'-.\C'ro seguito l'esempio del popolo napoletano, aw1-~ro negato i diritti imprescrittibili delle monarchie assolute, si foi,::icroimposti anch'essi per ottenere una costituzione. Come ,i sa, il CongreS,50 di Vienna ha rappresentato nella storia di Europa la Vcr,aillcs numero uno. Appena giun1;,ela notizia della rivoluzione napoktana, le grandi PotC'nZ('si mi¼'ro in allarme e proclam.uono quel!, ("hc-..,j direbbe og~i lo flato d1 emergrn::.n. Tranne di..,llCrhÌdi lieve entità, Au-.tna, Francia, Prus- ..,ia e Rm..,ia furono d'accordo sulla q uc'-1 ione C'-\Cnzialc dell'intervento. Occorreva evitare a qual ..iasi co ..to chl· la piena dilag:av•c, e l'Au,;tria, comc la pili direttamente intcrcssat,1 nelid p<'nisola, ebbe l'incarico di provvedcrt" all'argin.uncnw. La rivoluz..ionc-napoletana, "<:oppiata a .Nola -.otto fonna di i.edizione mililM(.', ,i era (',te,a imm('diatam('ntc a pili provincie, aveva conquistato larghi <;trati della popolazione, si era impo~ta p('rfino nella capitale. Il vecchio re Ferdinando, SC<KSdOal fatto che la rihcllione era partita dall'cscrèitO) si era perduto d'animo. Aveva concesso ,ubito la costituzione, convocato il p.trlamento, fraternizzato con i rivoluzionari. Nello scorcio di una settimana, o poco più, si era ottenuto quanto d,1 un ~colo circa si andav,, richicd"-·ndo invano. Il popolo se ne era imbaldanzito: ma l'ottìmismo non corri- "pondcva alla rfaltà perché coloro che avevano fatta la rivolulionc, o che in c"sa si venivano affermando, si trovarono subito di fronte a tre gròssi o- ,tacoli. Il primo e principale era la mal,1fcd(• del re. la ,;;ua deci,;a ostilità ,,d ogni innovazione, per la quale ogni concessione doveva essergli strappai., a viva forla ,enza poter mai avere la '-icurcz.za che egli non tenta..,sc di ,fug~ire, come infatti più tardi tentò di )fug~ire, e vi riuscì. Il st·condo era il vecchio antagonismo tra napolNani e siciliani, il carattere municipali~tico e circo~critto dal moto, la nessuna concatenazione tra quello dd continente e quello dell'isola: la rivoluzione che scoppiò a Palermo ne-I giorno di Santa Rosalia fu infatti cosa del tutto eterogenea a quella di Napoli, )Orta con esigenze e richieste del tutto diffc-rcnti. e non soltanto diverse ma perfino contra,;tanti. Il terzo ostacolo (·ra più grave perché intrinseco alla 'itC~a rivoluzione napoletana: non csi- ,tcva qui una cla,sc dirigente nel ..,j. ~nificato vero delb parola, capace di afferrare e mantenere il potere. ma vi era una pleiade di militari dc,idcro<;Ì di far carrirra, di avvocati parolai, di mc\tatori, i quali si limitaron0 alla ri- \hie,ta della costituzione, alla ,a!va- ~u.1rdia dei loro interessi personali, ma non ')('ntirono quell'esigenza unitaria che già altrove in Italia si \CllÌva profilando. L'dkrvc¼:Clll..'l rivoh1i\ionari,l durò nove mcsi1 e per nove me\i il popolo ,c-mbrò uwaso da una psicosi carbonara r frammas30nC. In quc~to periodo la Camera si travagliò in una profonda contraddi1ionc : la più complet.1 ~fiducia verso il Miv. ~no e nello stes- ~ tempo il più ligio O~!icquìoper lui. Quello che poi acc:\dde è noto : mentre il pericolo di un intervento armato dall'Austria si faceva sempre pili concreto, cd i plenipotenziari delle grandi Potenze stavano per radunarsi a Lubiana p<:r discutrrc le misure da prcndrNi pei ca~i di N,tpoli, il sovrano chi<·M!al parlamento il permc,;so di ral,!giungcre il Congresso per difendervi la cau,,1 del regno e della costituJ"ione. La Carnc-r<.1d, opo lungo di!!CU· u.·rc, conce\~ la sua autoriz.zazi'">n<"c,d il re, quando poi si fu messo al sicuro, mutò completamente registro, dichi,1rò che la costituzione gli era 'itata ,;irdppata a \iva ·rorza e chic'<! l'interq•nto austri..ico. Quando l'ebbe otu•nuto in un \UO proclama c.-,ortò la popol;:.--ione napolctand a non ubbidirt ad un parlamento ribelle, ma a darsi piuttosto, mani e piedi lrgati. a~ ~ldati amtriaci del Frimont che egli d<.·signava come i salvatori dtl regno. Innanzi a qur.;ta inaudita condotta del re, con la barca che faceva acqua da tutte le parti 1 come p0teva ancora rrggersi lo \lato CO!itituzionalc? Fu organinata la resistenza, alla meglio, scnIL PATRIOTAESULE (da au 1t.amp&d1U',poea) u soverchie illusioni. Infatti il corpo comandato da Guglielmo Pepe, che ebbe l'imprudenza di attaccare battaglia .l Rieti, fu battuto ignominiosamente: pochi giorni dopo, il 23 marzo del 1821, le truppe austriache entrarono in :'\1"'apoli. La rivoluzione napoletana del 1820, così miseramente finita, è stata oggetto di molte critiche cd aspri giudizi. E: fuor di dubbio che in essa la coscienza italiana era ancora immatura e che i capi non avevano un'idea precisa delle necessità del popolo mcridiondlc. Piuttosto che dirigere e dctcnnin.1re il corso dei fatti, cs,;i si fecero tra~inare dagli avvenimenti. Ma in effetti que!..ta disf..1tta servì a rendere pili avveduti i patrioti napoletani e quando essi ritentarono la pMva fecero meglio. Questo esperimento di transazione costituzion;."1Jcera ben neCC!,~ario prima che il problema dei rapporti tra popolo e monarchia fosse po'-tO in tc·nnini assai più concreti e precisi. e ri\Olto poi in scmo completamente unitario. Non bisogna però fare d'ogni erba f:t!!CÌOquando si affcnna c..hc quella rivolu✓.ione era un'accolta di parolai e che in essa mancavano del tutto gli uomini consapevoli. Giuseppe Poerio è, per alte~ morale, il tipo cla)- sico del patriota dc1 Ri'-Orgimcnto. Quando, nel 1820 1 fu designato come rappresentante del popolo alla Camera, egli aveva già compiuto il primo ciclo della sua esperienza politica : antico cospiratore giacobino, aveva partccip.ltO alla direzione del governo durante la repubblica napoletana del 1799, aveva combattuto sul pontr dd_- la M.iddalcna alla difesa di essa, poi, cond.mnato a morte durante la feroce rca'lione, «-per grazia sovrana :t era '-lato condannato alla rrlcgazionc pcrl><'tua all'iV')Ja di Favignana. Ottenuta la libcrtà 1 era. ritornato, dopo un periodo di raccoglimento r di studio. .,11.,vita politica, aveva coperto im1>0rtanti cariche amministrative sotto il governo francese cd era diventato un a\'vOC.tto di grido. Le disgrazie patite aveva.no mutato in un moderato (come molti altri patrioti del suo tempo) l'antico giacobino: al parlamento del 1820, tra estremisti e reazionari, egli aveva potuto così esercitare un'a1ione mediatrice. Fu il capo del pili importante gruppo parlamentare cd attirò su di sé l'attenzione delle Potenze che avf'vano intrressc e non raffonarc ecOMNIBUS Quc::.to, c.:.0111ncou vi è ragione di dubitare, era l'esatto pensiero di Giuseppe Poerio. Egli era in questi suoi giudizi, pur dopo avvenimenti così gravi i quali avrebbero dovuto ina- ~prirc il suo animo e rendere acerba la sua polemica contro il re traditore e spergiuro, di una compostezza e di una calma che veramente mostravano quanto grandi fos.\Cro la sua for.ta di animo e la nobiltà del suo carattere. All'ingresso delle truppe austriache :1 Napoli 1 la camera, di fronte alla inaudita violazione degli impc..•gniconsumata dal Borbone, si era sciolta con una fierissima protc~ta, della quale proprio Giuseppe Pocrio cr.'.l stato l'estensore. La protesta del 24 marzo, uno dei documenti più belli del Ri~orgimento meridionale, era stata un monito severo, nello stc!t..StOempo pieno di dignità, e di ris1>etto, come si addiccva agli ideali politici di lui. Egli aveva sempre sognato un regno libero da influenze str<rnicrc, ma sottomesso alla • autorità del proprio monarca, lal>0rioso e prospero, indipendente e pacifico. Il Poerio riconosceva che i mali del regno erano dovuti in gran parte agli clementi turbolenti: su questo punto egli era completamente d'accordo con il partito legittimi1ita f' volentieri abbandonava alla giusta punizione i respo1habili. Quanto a sé, egli non temeva per la sua vita o per la sua libertà, e quest'altro documento inedito da mc ritrovato ne è una delle testimonianze pili belle. Si tratta di una lettera da lui inviata al Lagcsward, mini~tro di Svezia a Firenze cd amico personale di lui e di Pietro Colletta. Il documento, conservato egualmente al Quai d'Orsay 1 non reca data, ma fu !iCritto ~cnza dubbio negli stessi giorni del precedente : e I consigli di precauzione che voi mi date mi sono vt-nuti anche da ahri canali, e, non so p"rc.hé, i mie.i migliora amici vorrebbero che io temessi lo sdegno dei vincitori. Molti di essi mi hanno insinuato di partire, Mi piace che vòi non siate nd numero; ma, poiché mi avete parlato, soffrite che il mio cuore si espanda nel vostro. • En1ra sicuramente nei miei progetti e .EPISODIO DELL'llf8UB.B.EZIONE DEL 1820 (da au ,tampa dtll'tpooa) CC!isivarncnte il predominio austriaco in Italia, pur facendo in modo che l'ordine interno del paese non fosse ..o. vvcrtito. Alcuni informatori del governo di Parigi, appositamente im iati a Napoli, cercarono di avvicinarlo e di conoscere le sue opinioni cd i suoi progetti. Un documento inedito, da mc recrntcmcnte ritrovato ncll' Archivio del Quai d'Orsay, rappresC'nta con suffici1.·ntcc.;attezza lo stato d'animo del grande parlamentare. t il rapporto di un alto funzionario del ministero d<·gli Esteri francese, Ferdinando Dénoil, invi.no in missione straordinaria come osservatore. Scriveva dunque il Oénoil .i.I \U0 ministro Pa~c1uier 1 in data 1° aprile 1821 : • ..j'ai cu la bonn<- fortune de mc trouHr, 11 y a quclqu('S jours, :a,•cc le fameux Poerio. C'en un hommc fminemment 1piritud: jc J'a1 fait cauS(r autant que fai ou; il n'a pas cru1 non plus que Borelli N quelquls autres dt"pulés au Parlcmcnt, dnoir profitcr du paucport qu'il avait pris, et plcin dc confiancc dans u. po1ition1 il a rcpris tranquill"mcnt ~\ fonctiom d'avocai au bureau dc Naples, bicn qu'il soit un dc1 signa1aire1 de la protl'station du 'l4. Il est furicux de la licheté dl's troupes napolitaines, et il cn parie avl"c un mépris qui est fort amus:ant, toul en chcrchant néanmoins à cxpliqucr ll'ur incxplicablc conduite par la trahison. Il n'cst pas rassuré sur Ics projccts du Roi, qu'il ne suppose pu dispo.sé à (aire dc conccssions à scs 1ujets, \1 il volt là pour t'avenir dc nouveaux élémcnu dc discorde et d0 insurrcction. L'occupation autrichicnnc l'affiigc vi- ,emcnt, mais il croit qu'on pourrait la supporter s:1ns trop ch:irger le pays, et à celle occasion il m'a t":<pliqué cc qu'il croyait qu'il fallait fa1rc puur cela: qu'on liccncic, m'a-t-il dit 1 toute no1re arméc qui, dcpuis vin&t-trois ans, est la principale cause dc nos maux; qu'on ne gudc quc cinq à six mille hommcs pour Ics placcs fortcs, ct la gendannt"ric pour Ics villes et campagne ; qu'on donne au Roi deu,c régimcnts dc Su1sscs pour sa g.rdc; qu'on réduise la marine militairc à cc qui est tout JUStc néccssairc pour dHc-ndrc c-t protégc1 notrc commcrce contrc Ics puiss:ancc, barbarcsqucs, et !'on trouvera bicntOt une économie dc !,('pt ou huit millions dc ducats qu'on rmploicra à payer 1101 amu {j!, Autrichi,rns [il M>ttolinrato è nd testo} et qu'on affcctcra, lorsquc enfin nous cn \trons débarrassés, à dcs dépcnses d'utili1é publique, aux grandes rou1es1 "ux cana.ux, etc.; qu'on déc\arc dès à present la Nation napoliiaint:" puis- \ance l'Utnticllement agricole- N commcr• cialc, qu'on cncourage le commcrce et l'indu,tric, et nous pourrons cncorc voir dcs jours heurcu:ic:, et nous pourron,, surtout, si le Roi accordc quelquc chosc à l'opinion publiquc, faire l'obJct dc l'cnvic dcs Nations bit-n plus Conci t-t bien plu.s puissantcs quc nous'. :t. forse ancora nei miei desideri d'intraprendt-rc di qui a qualche tempo un viaggio nell'estero; ma se mi allon1anassi in questo momt"nto dal mio paese, di qualunque precauzione io po1essi circondare questo pa.sso, lo stesso .sar~bbe qualificalo non per viaglJiO ma per fuga. lo esporrei la mia for1una a' più tristi eventi e la mia fama alle più sinistre interprcta7.ionì. Io mi confonduci con coloro che si sen1ono colpc- "oli. lo offenderci la giustizia del re, la innocenza mia e quella di tutti i miri passati colleghi dei quali nìuno si ! sentito nell'obbligo o nel dirit10 di andar via, eccetto un solo [leggi Lor"nzo De Conciliis] che si 1rovav.1. immischiato negli avvenimenti che precederono il 7 luglio. • C perché mai i depu1atì al Parlamento dovrebbero o po1rcbbcro essere molestati? Non furono essi convocati per editto dal Re? Non si sono essi religiosamente manu·nuti ne· limiti del loro mandato dettato dal medesimo governo? Non hanno spiegato nelrarnministrazionc interna la più grande moderazione cd il più !'"Ostante ri• ,petto per il monarca? < e. vero che il Parlamento si è dichiarato contro !fii stranieri, o per dir me§lio ha secondato il grido generale contro di loro. Ma poteva esso separar la sua causa da quella di S.A.R. il principe Reggente che governava e parlava in nome del Re? Poteva riconoscere una supremazia cncra? Pott\'a opporsi :alla guerra difensiva? e Un giorno verrà. in cui potrà giudicarsi con imparr.iali1à della nostr:a cdndotta, e ,i vedrà allora che tulle le risoluzioni da roi prese sono sta1c l'effetto incvitabilc ,lrlle circostan1c, il corollario necessario dei ;,,iteri riccvu1i, il prodotto della nostra veo,·rarionc per la persona del Re, Quelle uc·dcsimc formule che han potuto dispia- •·re di più, ci sono state ispirale, netta ,hfficilc situazione in cui ci siamo trovati, Idi nos1ro attaccamcn10 alla Dinastia e da' principi, libc:r:ali si, ma non esagerati. < 1 diplomatici cd i forenieri che sono ~iati i 1cuimonl delle nostre cose diranno 1e noi siamo nati ingannatori o ingannati. ~ssi diranno se dovea dubitarsi dello slancio nazionale, mentre vcn1iducmila vecchi soldati era.no corsi sotto le bandiere e mentre le provincie avcvan vestiti armali e spedili a loro spese in quaranta giorni alle frontiere 1ct• 1an1a.mila militi. Come immaginare che 1ut1a questa gente percorresse cen10 e più leghe ad incontrare gli Austriaci per indi correre indietro ahreuanto prima di vederli? La sola storia po1rà col tempo spiegare questo fenomeno. e S'imputa al Parlamento la guerra e, quel che è più strano, il suo cli10. Ma po1eva il Parlamento prevedere che l'ignoran• u o la imprudenu di taluni generali [leggi Guglielmo Pepe] cambiasse in offcnsiJ=. una guerra essenzialmente difensiva? Che a.hri non si volessero baucre? Che un'amlata di centomila uomini svaporauc in tre giorni? e Si rimprovera a taluni fra noi di cssrrsi sbilanciati alquanto nei loro discorsi! Sicuramente abbiamo difeso con calore la indipt-ndenza Nazionale e quella del Trono; non ci siamo separati che il 24 marzo, in cui fecero l'ingresso in Napoli le armi straniere, e abbiamo ob~dito con mcticolo!!.ità al noslro mandato. Ma sarà dunque riprinsibilc una condotta franca e leale? Potrà spiacere al Re che, nel naufragio dell'onore militare, vi sia stato almcnq un corpo che ha mostrato del coraggio civile? E gli nessi ministri degli ahi potentati non dovrebbero pcrciò onorarci della loro uima? e Leggete d'ahronde gli atti di protesta del Parlamento e vedre1e con- quanta cir~ co~pl'"zione e con quanto rispclto sias,i espresso. e:Giammai il Parlamenlo ha voluto o desiderato la guerra, e sarebbe stato strano che la desiderasse. Esso dichiarò soltanto di non essere nelle sue facoltà di aderire all:a. occupazione militare del Regno e sulle domande specifiche del Go·.,erno autorizzò S.A.R. a difenderlo. < Ciamma.i il Parlamento ha avuto comu• nìcaz.ionc ufficiale dell'ul1ima proclamazione di S. M. con c-ui si dava agli Au1triaci il c::arattere di amici. Quest'atto non fu pubblica10 in Napoli che il giorno 24 mlirio, in cui i medesimi fecero il loro ingresso nella capitale cd il Parlamento si sciolse. Eppure sin dal 1 2 dcuo mese bastò la semplice notizia dcll'csis1enu di 1ale atto perchi noi adot1assimo il reverente e dignitoso indirizzo a S M. che ognuno conosce. • Scusate queno sfogo di amicizia. t un ultimo omaggio alla verità, 2 il bisogno ch'io sento d'istruire cosl i miei amici della purità dei miei sentimenti e delle mie in1en-zioni. Io ho rinunciato ad ogni carriera poli1ica. Non vi è forza umana che poua farmi più ingerire nei pubblici affari. Ho ripigliato con piacere l'esercizio della professione legale che questa volta avevo inte, rotto ben mio malgrado e con gravilsimo danno dei miei interessi. Se è scritto colassù che io debba soffrire una persecuzione ingiusta per non aver disertato la causa della Nazione e del Re, io mi rane. gncrò al mio dc.stino. Ma per evitarlo non mi allontanerò vilmente dai miei cari, nl mi isolerò dalla mia famiglia •· Questa stupenda difesa di GiusPppc Pocrio racchiudeva già in nuce qucha che doveva essere poi la tesi essenziale dei patrioti napoletani: avere essi agito in conformità del loro diritto, dietro l'esempio dello stesso duca di Calabria, figlio di re Ferdinando e da qursti nominato vicario del regno per tutto il periodo del suo viaggio all'estero. Oggi si sa bene però che il Poerio e quegli altri deputati che credettero nella buona fede del principe reggente furono degli ingannati perché chi !:a buon fiuto storico si avvede che non solo l'atteggiamento del principe durante il nonimcstrc era una finLionc prcstabilit:1, ma anche il suc. ces,.ivo palleggiarsi delle :-espomabilità tra padre e figlio fu tutta una lung..1i:ommcdia. Così, anche per ciò che riguardava la sua personale incolumità, il Pocrio lJi ingannava: non tra- !iC0rscro che p0ehi giorni cd egli fu arrestato, condotto in Austria e relegato nella fortezza di Graz. Ma che importa che in quel momento Gimeppc Poerio avesse ragione o torto, si ingannasse o no, quando poi gli avvenimenti ,uccessivi dovevano dimostrare che quegli ingannati aprivano le vie di un..a storia e la loro disfatta doveva tramut.usi in una vittoria? Uscito di prigione qualche anno dopo. Pocrio ottenne di ritornare in Italia e vi,se a lungo a Firenze: poi, sfrattato anche di là, si recò in Francia cd in Inghilterra, e soltanto molti anni dopo potè ritorhare a Napoli, dove, a sentire il Dc Sanctis, dalle nuove gcncra1,ioni che ._i erano venute form,rndo, fu accolto e venerato come un m..ic,.tro. Durante quelle lunghe peregrinazioni lo avevano accompagnato i suoi due fi~liuoli maschi, Alessandro e Carlo (il primo morto eroicamente nel 1848 alla difesa di Venezia, il secondo condannato a morte da Ferdinando II, poi graziato della vita cd inviato alla relegazione perpetua). Così i figliuoli di Giuseppe Poerio raccol<-ero l'eredità e l'insegnamento suo : cd era germinazione magnifica di quel padre. ALDO ROMANO (I due documenti inediti qui pubblicali ,i ,onse,vono 11e1li Archivi del Ministero dt• gh Es1e,i, a Pari1i: Corrcspondancc diplornaiiquc: Naplcs; Vol. 146, pp. 8 "Il·, 54 se11.).
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