Omnibus - anno II - n.43 - 22 ottobre 1938

':,Ì'I~ OMENICO Molo, di dodici ~ anni, figlio del ricco industriale, !icdcva nella chiesa. di fianco ~"\un confessionale, pr,.parandosi a dire i suoi peccati. Era un tepido pomeriggio di primavera e il tempio appariva quasi deserto. L'indomanj, per Domenico, sarebbe stato un grande giorno: la prima Comunione. Oltre alla poetica letizia del rito che lui, così piccolo, ~olo confusamente avvertiva, ci sarebbero stati molti regali, una giornata di pura felicità, senza pensieri di scuola e di compiti. Anche la confessione, a cui si accingeva non gli dava, come le prime volte, la tormentosa sensazione di affrontare un difficile esame. I suoi peccati, dall'epoca della Crc-sima, due anni prima, erano sempre gli stessi e don Paolo oramai li conosceva a memoria. Co,ì Domenico pregustava in un certo modo quel senso di m.isterios:t leggerezza. che seguiva ogni volta l'assoluzione dei peccati e int~nto sfogliava distrattamente il suo nuovo libro da mcs~3, dono di un parente. Don Paolo stava ancora ascoltando, dietro la grata, le colpe della signora Rop, la governante di Domenico, donna alta, severa e religiosissima. L. confessione della signora Rop dur, ·a solitamente a lungo e l'aspettarn. la fine, le altre volte, metteva il bimi..-, in uno stato di progressiva inquietudine, come se proprio in quegli ultimi minuti le tentazioni del male si accanissero improvvisamente contro di lui, per rendergli più difficile e mortificante l'accusa dei peccati. Ma stavolt:l Domenico si sentiva calmissimo, le p1 frasi del suo libriccino gli rivelavai () una in'ìO~pcttata dolcezza, un raggio di sole batteva su uno dei grandi sportelli dell'organo, facendo ri~ph ndçrc il volto di un vecchio santo. Buono era il vago odore di incenso diffu~o fra le navate A un tratto gli occhi del bimbo, scorrendo il libro da mess.:1.c,addero su una specie di que5.tionario, nuovo a lui, attinente proprio alla confessione. Comandamento per comandamento, venivano citati tutti i possibili peccati -di un giovanetto. e Hai mai mentito? > chiedeva per esempio il libretto. e A chi? Ai tuoi genitori? Ai tuoi insegnanti? Per nasc0ndere un altre pccc.,1.to?Per procurart un premio non meritato? >. ccc. Q _•starcqui ..itoria, cm,ì serrata e minuziosa, diede al bimbo una ..gradevole impressione. Ebbe il timore, leggendola tutta, di poter scoprire in sé colpe imospcttate. e Meglio non lcggi:re »1 si disse, e lo farò se mai la pros,.irna volta>. Ma subito intuì come qucsi.o ragionamento fos:.e poco cri,.tiano. Sarebbe stata un:1 viltà, tale da compromettere la efficacia della conf('""ione. Perciò, \'inrendo l'istintiva riluttanza, prese a l,:ggere firi da principio il questionario. Le prime domande lo tranquillizzarono, Erano tutti peccati ch'egli aveva già passato in ra~scgna nell'esame di coscienza, alcuni non li aveva mai commessi, altri si apprestava appunto a rivelarli. Riprese con più coraggio la lettura fino a che incontrò la frase: e Sci supcrsfrzios.o? Dai importanza o credi ai <.ogni?>. • Supc-rsti7.ioso?> pensò, e un sottile brivido lo fece tra-.alire. Domenico in \'erità non era più superstizioso di quahiasi altro ragazzo; ma naturalrr.ente anche lui aveva le sue particolari manie. Diceva per c:;empio: se da qui al fondo del marciapiede incontro un numero di per..,one pari mi andrà bene, se dispari mi andrà male. Oppure: se riesco a camminare senza mat pe,tarc le giunture fra pietra e pietra dd ..rki,Ho, buon segno; in caso contrari , ratti\."O. Restava pure profondamulte impressionato d3i sogni, specialmente di "ciagure riguardanti le pcr-..one di ca~3 e gli amici. ~lai aveva pensato che simili debolezze potess.ero co:itituire pecc~\to. Ora la sC'Ccae precisa domanda del questionario gli face\'a capire che quella poteva esS<'reanche una colpa ~rave, .)pecialmente in un ragazzetto. Cercò invano di pcr:iuadersi che le sue non erano superstizioni, che non aveva mai creduto ai sogni; quanto più ..sisforzava, $empre m;-ig-giotCgli appariva il proprio peccato. Non fece ·però in tempo a ri,.olvcrc questa lotta interna. La signor,\ Rop ,.j era scostata dalla grata con le mani giunte e veniva a inginocchiarsi al suo fianco, facendogli un piccolo cenno col capo, come per dirg-li che toccava a lui. !-.lcccanicamcnte, Domenico si accostò al confcs- \ionalc, appog~iò le ginocchia nude al gradino, giume le mani. 11 cuore gli batteva affannosamente. La sua bocca pronunciò le solite frasi, elencò i soliti peccati, ma Domenico a,·c,·a l'imprcc:,.ionc che fo!-.!-.<' la voce dt un altro, tutto il wo pemicro era concentrato sulle colpe di 'IUpCr'ltitionc. che gli pclrcvano vcrgognosic:~imc OMNIBIJS Dom&0.loKoolo1 di dodici ui,.I, 6.gllodtl rleco lndaatrlalt .. , e che non trovava il cora~~io di confessare. Don Paolo per fortuna non pareva affatto notare il suo turbamento; assentiva col capo au:.teramente ad ogni frase di Domenico, come immagazzinando materia per il monito conclusivo. In breve Domenico ebbe esaurito l'elenco dei propri peccati. Allora sentì ch'era venuto il momento decisivo. Si irrigidì tutto per dominare la cocente vergogna, cercò di proferire la terribile frase : « Sono superstizioso >. Ma non rimcì a emettere parola. Don Paolo già cominciava le sue pie raccomandazioni. Le parole del sacerdote gli giunsero all'orecchio lontane, senza sen"-0,monotone. Il volto del bimbo si era fatto pallido, gli occbi luccicavano intensamente, ma nel confessionale densa era la penombra. Finalmente egli udi la peniten1.a.stabilitagli dal sacerdote: tre Pater~ tre Ave, tre Gloria. Insieme pronunciarono a baS5a voce l'atto di contrizione. Don Paolo lo salutò con un sorriso e accennò a togliersi la stola. Appena Domenico fu di nuovo al fianco della signora Rop, la coscienza della colpa gravi~ima commes:,a gli inondò l'animo di sgomento: egli aveva taciuto un peccato per vergogna. Si guardò attorno, quasi cercando un aiuto, una consolazione. Le statue dei ..anti, le alte colonne, il Cristo sospeso in mezzo all'arco del presbiterio non erano più immagini amiche, parevano essersi chiuc;i in un impenetrabile sdegno. Sentì la voce sottile della signora Rop che discorreva con don Paolo. Un dc<iderio disperato di liberazione lo colse, quel peso lo soffocava. Toccò un brarcio della governante. e Senta. signora>, le disse, « mi son dimenticato di dire una cosa>. e Di dire una cosa a chi? > chic ..e la ~ignora Rop lievemente secc.i.t:1.e Alb confcssiont, mi sono dimenticato>, fece il bimbo. « Bisogna che lo dica a don Paolo>. Suo malgrado, la ~ignora Rop ebbe un sorriso, si rivolse al sacerdote, gli disse qualcosa "-Ottovoce. Anche don Paolo sorrise benignamente. « Vieni, \ icni, allora ,, fece al bimbo. « Siamo qui per questo>. Come a fonte che gli avrebbe spento una insopj.>Ctrtabilesete, Domenico ritornò al confessionale, si inginoc,hiò, fece il "-Cgnodcll,1 croce. e Revc-renclo>, di,sC' -.cnza misur,,re esJ.ttamente il significato delle p.trole nella furia di sfog,1rsi, e prima .non avevo detto una rosa: credo di essere super~tizioso ». e Supustizioso? > domandò il -.accrdote leggrnnente ~tupito di tanto :.crupolo. L'animo del bimbo si era già istantaneamente sollevato. Oramai il più era fatto. La tentazione peccaminosa era vinta. Che importava adesso specificare le minute circostanze? « Credo qualche volta ai sogni>, di~- sc, e qualche \'Olta penso che le cose mi andranno male se non faccio una cosa. oppure se si rovescia il sale ,. « Ho capito,, fece il sacerdote, severo. e Guai a es!iere superstizio,i. I?. segno di ignoranza, perché equivale a credere in potenze occulte al di fuori di Dio. Lascia.mola :\i popoli selvaggi, la superstitione >, e ,piegò al bimbo i danni cli quel peccato. Sul s.1grato della chiesa risplendeva il "Ole,gli alberi avevano messo fuori bellissime foglie verdi, la gente che passava sembrava molto più lieta dd solito. Il bimbo chiacchierava sereno con la governante, l'animo assolutamente sgombero. « Che sciocco>, pcmava perfino fra sé e sé, e non. dovcv,1 essere poi questo grande peccato la mia superstizi.one. Don Paolo non ci ha dato nes~una importanza! ,. Solo adesso capiva come tutti, prob'abilmente anche la signora Rop. fo~ero più o meno superstiziosi. Persino il papà, c:empre così ottimista, diceva sempre che di venerdì non viaggiava mai, sebbene quel giorno i treni fossero quasi vuoti e le strade molto meno battute dalle auto. Quame volte, del resto, anche i suoi compagni di scuola, interpretando certi piccoli fatti casuali, prevedevano di essere interrogati o no e si regolavano in comeguenza. Che stupido era Ma10 a spa\'entarsi così! Pure, avanzando la sera, la serenità d'animo andò inesplicabilmente offuscandosi. Il bimbo aveva come l'impre:.sione che nella duplice confessione di quel giorno qualche cosa fosse rimac,to ancora insoluto, ma non riusciva a capirne il motivo. Alle nove, dopo aver lietamente cenato con il padre, i fratelli e un vecchio amico di casa, Domenico, quando fece per and~1re ,l letto, ebbe l'idea di rileg(?ersi il ques.tionario dei peccati nel nuovo libro da mesm. «Tanto>, pensò, « tuuo quello che ~ape\'O l'ho confessato; se csi'itQno altri pecc:lli a mc scono:iciuti, e oggi noi li ho detti 3 don Paolo, quc,to non CO:\tilUi'-tecolpa >. Aveva appena tratto dal comò il libretto. che la verità gli si rivelò improvvisarnente in tutto il suo gravi ..simo pe-.o. Egli a\'eva, sì, confessato di essere super-tiziorn, aveva dominato la vergogna di rivelare que~ta sua colpa, ma non avc\'a detto al sacerdote b colpa maggiore: quella di aver taciuto per vergogna, nella prima confc,.,ione, il peccato di superstizione. Ora rie\'ocava nella memoria, parola per parola, ciò che :t\'C\'a detto a don P,t0lo. Sì, ades.so ricordava: aveva detto ,·,attamente così : e Reverendo, prima 11011 avevo detto un! cosa: rredo di c.·,--crcsuperstizioso ». e Prima non a;.:tvo detto una cosa>. Pt•rché non a\'cva detto invee.e: « Re~ ,1·1endo: prima non ho avuto il coraggio ,1; co,ifessare > ecc.? Q1•~~to, sì, ~.ucL1JC ba~tato a scaricarlo. Invece era ricorso a una fra'iC !iihillina: e Non ave\'o detto una cosa,, senza spiegare il perché. Don Paolo aveva certo creduto ad una \Cmplice dimenticanza e come dimenticanza l'aveva assolta in nome di Dio. La superstizione, la paura del sale rove:.ciato, la credenza nei sogni, risultJ.vano adesso a Domenico mancanze assolutamente trascurabili, quasi ridicole. Di ben altro delitto si era macchiata la sua anima. A"sedìato da panico, il bimbo provò1 per giustificarsi, il seguente r,1gionamento: se la mia superstizione, come è risultato evidente dalle parole di don Paolo, era solo un peccato veniale, anche il tacerlo per vergogna dovrebbe essere colpa trascurabile. Niente. Il ragionamento non rcgge- ,,a: Domenico si ricordava benissimo che, al momento della seconda confessione, la superstizione gli sembrava colpa gr.1vissima, prova ne era che ave. va sentito il bisogno di liberarsene. Non c'era stata, in'-Omma, la buona fede. Tc>ntò allora una sccOnda scusa : quando era tornato dal confessionale, pensò o, meglio, cercò di persuadersi, egli eta corwinto che bastasse accusare la propria superstizione, senza bisogno di ag-giungere che prima l'aveva taciuta per vergogna ; tanto era vero che al momento si era sentito liberare completamente. Il difficile era dl vincere la vergogna e questo l'aveva fatto. La frase: e Prima non avevo detto una cosa >, si dbse il bimbo, non era frutto di malizia. Forse era stata un'e:ipressionc infelice, poteva ammettere, ma maligna no. Se gli fossero venute alla mente parole più precise ed esaurienti, scnz..1.dubbio le avrebbe pronunciate con uguale facilità. Qui però cominciava il dubbfo: era proprio s:c uro Domenico che sarebbe stato proprio lo stesso? Non era stato il demonio, anche senza che lui se ne rendesse ben conto, a suf?e:erirgli quella confessione abilmente elusiva? Da nessuna parte il bimbo trovava uno "campo. Un gravissimo peccato mortale contaminava la sua anima e il mattino dopo avrebbe dovuto accostarsi alla prima Comunione. Ma come poter liberarsi? Avvertire la signora Rop che egli doveva confessarsi ancora? E in che modo giustificarle questa strana necessità.? A don Paolo certe cose poteva dirle, ma a lui solo, mai alla governante. Aprì affannosamente il libro da messa nella estrema speranza di trov;irvi qualche motivo di sollievo. Lesse avidamente il capitolo della confessione, cercando il cas.o che lo riguardava. Ecco, aveva trovato: e Chi nella confessione tace per pura dimenticanza qualche peccato mortale o qualche circostanz.-i neccs.:.a.ria,ha fatto una buona confessione. Chi per vergogna o per altro motivo non giusto tace colpevolmente un peccato mortale, non fa buona confessione, ma profana il Sacramento e si fa reo di un grave sacrilegio>. Sacrilegio. La parola s.i ripercosse con uno schi,mto nel cuore del bambino. Fino allora sacrilc~io era st.lto per lui una nozione vaga e teorica, senza alcun addentellato con la sua vita; delitto assltrdo e terribile, da medio evo, p_iùgrave di un assassinio, che doveva ricorrere ben raramente nella vita degli uomini e nei tempi moderni forse mai si verificava. Una colpa spaventosa che ben difficilmente Dio avrebbe potuto mai perdonare. Rilesse la frase e gli parve di trovare la salvezza. e Chi tace colpevolmente un peccato mortak .. > diceva il libro. La sua superstizione certo non era di queiota categoria. Dunque anche l'averla taciuta non era sacrilegio. La consolazione fu breve. Ripemandoci1 si accorse che questo era un ragionamento falso. Nel libro l'ipotesi di \lll peccato ve11iale taciuto per vergogna non veniva neppure considerata; evidentemente non si riteneva possibile che uno si vergognasse di un peccato \'enialc. Il fatto stesso della vergogna implicava dunque la gr.,1.vitàdel peccato, vera o pl'esunta che fosse; che poi il peccato fosse veramente mortale o invece soltan.o creduto mortale, questo al giudizio di Dio non aveva importanza. Era il fatto di tacere per vergogna e non la gravità intrinseca del peccato taciuto che profanava la Confe,.sione. Egli era poi riuscito a confe ..\arlo, il peccato, rra vero; ma in fondo rimanevano due confessioni distinte; era lo stesso che, due anni dopo, per esempio, egli si fosse accusato di superstizione dinanzi al sacerdote, scnia però far cenno del peccato commesso nella confessione precedente tacendo per vergogna. Aveva saputo insomma vincersi, ma parzialmente, non in mcxlo da poter sanare la prima colpa. )loltiplicata dalla notte, l'idea del sacrilegio si trasformava lentamente in mostruosa condanna !-.enza rimedio. L'anima del fanciullo, per la prima volta, urtava contro la squallid:1 muraglia della vita. Invano Domenico si diceva che tanta vergogna era troppa per un ragau.o, ,;;Ì e no la avrebbe potulo sopportare un uomo adulto; e gli pareva che ci fosse sotto una profonda ingimtizia. Invano si domandava: per un attimo di smarrimento, per un istante di paura, la maledizione di Dio dove"a colpirlo per sempre? 1 - (contrnua) DINO BUZZATI Provate una cura al• l'olio d'oliva usando il Sapone Palmolive! Nulla ha mai potuto sostituire l'olio d'oli va per la bellezza della carnagione. Gli specialisti sono unanimi nd riconoscere come il Palmolive, fabbricato con olio d'oliva, abbia un sicuro successo per ogni tipo di carnagione. Non esitate quindi a curare la vostra epidermide con l'olio d'oliva del Sapone Palmolive. 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''Libro ricco di a,rtd1fot1, d, ro,io11tJ, di ''l'op,-,a ha un 111011g,11fica1oprofort1/o". 011ut·aa10,u 0'1flllt, tcrltto ,,, 1111a /orma (" L'..\dri.11ico ") b,illantissi,110. P,aurd ai ltttori flalium comt j piaciuto ai lttto,i omcrù:011i" ·• Libro t'tram,11tt ,ingoi art" ("Popolo d1 Jfom1") ("Luoro F;,1-¾ii,11") "T ibm .//t-trthllt. profondo, aoito t att.tn• •• l:n 11uot.it11mo trattnto di t•l11rt1:t11,mt" wto". ('· Il Popolo • Torino") (" I.ti Sumpa "') (II Edizione) LIRE 12 BOMPIA.R.1

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