Omnibus - anno II - n.43 - 22 ottobre 1938

ANNO Il· N. 43 - ROMA 22 OTTOBRE 1938-XVI . ' . .. ♦JII Il • ' ·-~. ~ ··? • V■'■:'TO■a■OSE irj: El GIOR.~I scorsi, uno dei luoghi co- l! muni della pubblicistica volgare fu questo: il patto di ~onaco ha segnato una grande ,:ittoria degli Statì totalitari e, per converso, una grave disfatta della dc. mocrazia. Su quest'ultimo punto bisogna intendersi. Che la crisi europea si sia risolta con la ,·ittoria degli Stati autoritari, ncs• sun dubbio, allo stt-.sso modo che non è le. c:10 dubitare della sconfitta dcgli Stati democratici. ~fa chi h.a detto che gli Stati democratici rapprescn1ino la dtmocrai.ia CO· mc si è venuta formando e definendo dalla fini'" della gut.rra mondiale ad oggi' Se la Hri1à fosse proprio il contrario e se la dc. mocrazia nuova trovane, vice,er~, la sua più alta csprcuionc nei regimi tou,liu.ri? Per quanti hanno seguito la noria del Fascismo e del :,.;'az.ionalsocialismo dalle loro origini a tutt'oggi, il dubbio non è pOS· sibile. I così detti Stati democratici usur• pano questa definizione, che rimane un re1iduo dei tempi andati, del periodo immediatamente precedente la guerra mondiale. Già la critica sindacali1ta aveva dimostrato quanto di falso, di reationario, di e dassi- ,tico > nel significato peggiore del termine si nucondcsse nei sistemi parlamentari, che si risolvevano, all'atto pratico, in n,ri e pr.;,pri regimi censitari, dove il capitalismo amministrava la cou pubblt<::a nelrintcresse di pochi gruppi prh,ilegiati, di qudle duecento famiglie di cui parla così spe:no !'on Blum, dimenticando solo di ricordare chi" egli è il loro avvocato pennanente, al ~01rerno e fuorì del goHrno. La democratia di qucui regimi, in cui ~i tro\·.1no perft-ttamcnte a loro agio un de- <"adcnte come Eden e un• demagogo C'Ome Jouhaux, non \'d. oltre ìl blocco plutocratico-operaio, che significa, in ultimJ analisi, la spoliazione di.-llc moltitudini lavor•• trici e dd ceti mr-di borghesi da parte di minuscole minoranze sfruttatrici del la,oro e del c;,1,pitale ;,roduttno. La rt.azionc vcra, 011;gi come oggi, è in qucuo capitali,mo pu• ra,mrnte finanziario, di origmc tipicamente ebraica, che è lontaniMimo dal la\oro ,. dalla produzione, che ha pcrd\.to qualsiJ.1.1 contdtto diretto con )t' forze creatrici dtlla ricchr-zza e della \·ita e che rapprt"v·nta l'c-strc-ma fase della ~ptculazionl", di qutlla spt"Culazione che autoriua a p.i.rl.are di crl\i del sincma \('condo la memor;,1,bilc formula mu~soliniana Non si fa del mater:iali!mo storico a buon n::ercato quando nella democraz.ia parlamentare degli Stati battuti dall'aue Roma-Berlino si Korge l'ideologia tipica di un siucma produtti\·o esaurito, che non è più al servizio della collettivi1à, perché opera in funzione di particolari interessi di classe. Questo sistema non solo ha depresso qualsiasi spirito di iniziativa, ma non è nemmeno riuscito ad apprestare una somma di armamenti adeguata alle circostante. Alla deficicnta dei mezzi tecnici corrisponde la scarsità dei quadri. L'Inghilterra - lo confessò due anni fa Duff-Coopcr - non riesce a coprire gli organici della Rotta in tempo di pace e non irova un numero sufficiente di aviatori nonostante le paghe a\- 1amente remunerative. Qu•ndo Churchill in Inghilterra e i suoi Sl'ttatorì in Francia si domandano stupiti come potè accadere che si trovassero battuti senza nemmeno combattere due Stati che dispongono di risorse quasi illimitate, la riipoita è fin troppo facile per chiun• quc non abbia la mente annebbiata da pre• giuditi di classe. Si trovarono battuti senta nemmeno combattere, perché tutto quanto il sistema produtli\O è in involuzione, per. ché tulle le forze di cui cui dispongono non sono coordinate a fini nazionJli, pe-rché reconomia borghese e privatistica nel Sf'nSOottocentesco della parola pre\/ale sulle necessità che sono proprie del secolo ven• tesimo \Ila dcmO(razia delle forme si è sostituita la dcmocrazia delle cose; all'economia di cl.asst>, l'economia n.azion•le che si disciplin.1 nell'autarchia; al sistema parlamcn1are, l'ordinamento corporativo; atrcsosa. lt>gidazionc sociale di tipo cari1:uivo, la parità usoluta di capit.alc e l.avoro, cht" confHi~e a tuna la produzione un carattere collcnivo. Si parli, a.dunque, e si parli fin che ~i "uolc, di sconfitta dc'l'.li Sta,ti democratici, d,-lle cosi dette e grandi > drmocratic occidcntali, ma non di Konfitta della drmoc1,1z:a, dtll• dtmocraz.ia in quanto è regi. mc di popolo, abolizione di classi, cgua- ~lianza di singoli e di gruppi di fronte ai fini perenni della nazione. Sotto questo profilo ~torico si drve, piuttosto, parlare di una uandis~ima ,.·ittoria della demO(r.izia, di qut-lla di·mocrazia nuo"a, fondata sulla giust:Lia, ,ia nelle relationi intero~, sia nelle rt'lazioni intr-rnazionali, Chi' lrO\'Ò 1n ~f uswlini il precunorf', l'antesignano, il fondatore '\on significa proprio nulla il fano chc ~li oppressi guardino oggi a M unolini come al libuatore? * * •i:• 12 PAGINE UNA llRA - I ASSALTO DI LEGIONARI BULL'EBRO iJ~ TORERI e le siS'araie per le ~ classi medie, il Greco, Goya e Zuloaga per le persone colte; per queste e per quelle i generali che cospirano e fanno il pronunciamiento: ecco la Spagna. Anche oggi, dopo tre anni che e~sa figura nei primi piani dell'attualità europea e nazionale, ben pochi, credo, saprebbero avventurarsi a risalire il cono della sua storia oltre Primo dc Rivera. Al di là del chcpì di tela cerata dell'amabile e sfortunato capo del direttorio militare comincia una regione dove « sunt leonrs _., dove uomini e avvenimenti si perdono in una conoscenza approssimativa, che talvolta tende all'inflazione tragicoromantica, più spesso alla svalutazione umori~tica. Regione estrema del continente, la Spagna ha la sorte delle periferie, la cui vita rimane oscura cd estranea agli abitanti del centro. Colpa della spaventosa incurimità che affligge coloro che pur credono di htruirsi al lume delle biografie romanzate? Può darsi : la storia og~i è prr la borghesia un arcipelago di pcr--onaggi M>rgcnti da un vasto oceano di oscurità. Ma anche un po' colpa dcli.i :,,tc,sa Spagna. Qu.rnto ha cercato la Sp.,gna di estrania~i dall'Europa! Per quanto vi è stJ.ta invadente e ae;grcs• biva al tempo della Ca,;:ad' Auqria, al• trcttanto vi è stata rincantucciata e )())itaria, immisantropitJ. dagli imucce-.,i, dopo l'avvento della Cas.., di Borbone, dopo l'cffimcrn ..,ogno di re• conquista di Elisabetta Famcsc. Allora C!->s.a -.i è voltata ,ull'altro fianco e ha pre'-0 ronno guardando ver:-.ol'orizzonte atlJntico, da dove, ogni t<tnto, giung,•v,mo ancora a consol.1rla le grandi flotte dell'argento spedite dai vicerè. Gr .me a questo mondo pos..,rduto fra. la Californi:\ e la Tcrrn del Fuoco, il re di Spa~Ja fa('cva ancora figura di impera tor<": « si Dios no fuese D,-os, seria rey de las Espa,ias, y tl r~y de Franl'la seria su cucincro >, diceva un pro"-rrbio rimasto 0rgoglio'-JJTI('ntc in \'it,1 d.1i tempi di Filippo I I. ~fa la mrtropoli di quc~t'impero <.t•ntiva la tentazione che presto o tardi assale tutti jl;]i imperi, quella di far comodo a sé: la Splendid /solation tradotta in castigliano. Diciottesimo <iccoloa ~Cadrid. Goya dipinge la famiglia reale, i grandi di Spagna e don ~lanucl Godoy, e. nella prateria di Sant'hidro, la passeggiata grave delle ~rlinc dì lus:-.odietro un primo piano di dame, di tricomi e di ombrellini. ~elle cJa.,si alte si legge Rousseau, un p01 meno \'oltairc 1 perché malgrado l'esprrt ,iouveau il ('Onfci.sorc gira ,cmprc per ca"a, e o~ni tanto si chiacchiera di dirmi natu1ali e dell'originaria bontà dd genere umano: ma il popolo, p.igo alle corride e alle saùieles, va a mangiare b mine- ..,tra gratuita alla porta dei conventi e applaude alle ~ntenLe dcll'Inqui,i1:ionc. Rc'1a fedele alle u..anzc dei padri: quando un ministro ìnnO\'.ttorc ha preteso di abolire il tradizionale coprica• po a larghe tese e la capa lunt;:a, perché d.:l.nno .,gli spagnuoli « ciato aire poco culto > un asputo sospechoso ,., ,i è ribellato con tre giorni di barric3.• te, e i cappelli a tre punte e le c;q>1 >(' eone, del re e dcli., corte hanno do• \'Uto riparare .1d Ar.1njuez. Su dicci milioni di ahit,mt1, ccnto!-Cttant;.tmila appartcn~ono al clero. Quc~ti chierici meridionali non po,,ono natura\m(•ntc e<;,scr tutli di quei ,ant1 che l'a,cc,i ,tira vcr~ il ciclo, come i monaci che ìl Cieco av\'ol~c di tonache bi~ic « nel• I<· quali la carne è !'>p;Hit.,t. : ci ,0no molti canonici ~J.n~uigni e buoni divoratori, molti curati inquictantcmcntc villo:-.i, ma non import,l; qu,rndo \·iene il giorno ddle ~1andi prorl' ..,ioni. e dopo gli inc.tppati delle confraternite, dopo i finti b,ir,1bba e i finti ccn~ turioni, e i crocefi.,si che \'er ..ano ,,rngur da vera pelle umana, appare il prete coperto d'oro <' di ricami, tutto quello che ,i è detto fra \"icini (' fra comari all'ombra dei patros ,pari-.ce nei fumi dcll'incemo e nrll'c-co dt'i i..1I· mi tetri, e t;:enuflc,,ioni e ,egni di rr()(e accolscono la ,ua indi,c-u",l ,on,1nità. In fin dei conti cm qu(·llo un mondo SPEDlllONE IN ABB. POSTAl!: Il " tranquillo, col suo proprio equilibrio, chimo in se ste<sso.Degli altri poco capi\'a e poco si curava. La duchc,<ia dcll'Infantado spendeva a Parigi un milione all'anno in lusso e in mode. ma il <,uo snobismo era poco imitato, e raramente le grandi ,trade po,;tali \"edcvano pa5-sare la berlina da viaggio di un grande di Spagna in Cl'rca di dh.trazioni C$Otiche: il viaggiatore allora er;1 1uruiisempre un ingll'sc. un milord. Lo ,pagnolo era so~tanzialmentc centripeto. Poi \'l'nnc la rivolu1:ione francl'se. Alla vigilia della pre!'>adella Bastiglia, il mini,tro Floridablanca scrive\'a pre• occupato all'amba\ciatore a Parit;:i Fnnan-Xuiiez: e Ditemi se è e~atto cht· tutte que\tc stravaganze po'lis.ano .::ulminarc C'on una nuova camp::a~na per la "°pprc,;;,ìone dei ge..uiti •· ~1.1, ad aprir ~li occhi, cominciarono pre- \tO ,\ filtrare nella penisola, lungo i pa,- ,i dei Pirenl'Ì, guidati dai contrabb,111dicri con l0 ,;,capolarc al collo, i par• rcx:1 fu~~i.1,;,chidel Ro~siglionc e dcli.i Xa\·arra francc.,e: r.1C'conta\'ano. nelle '-C!>tCalla /011da o alla tavol.i del curato o dell'h,dalgo. le per.eculioni ,ubìt<', le chic,e ,acch1.:~~iate, i rl'liqu~ln prof.mali. Il pOpolo fu ·mbito con hro, e I.i bn·,·e camp.1~na di Ricardo., nel Ro,..,iglion<' fu un.1 ~ucrra n,1zionalc. .\l.1 la corte, un poc-o per il francc-ir;i- ,mo l,ncnte di certi <.•pi~onidcll'illumim,mo, un poco per l'antica diffidcnLa pn rlnghilt!"rra, preferì tornar<.' all'.1micizia con li.i FranC'i,1 1 e alla fine dc-i conti il riiillltato di quc!',LI,u.i fr.tn• cofilia fu Tr.:l.falgar. C'n partito n.1zionalc si -,tnmc troppo t,1rdi intorno al prinripc delle .--\.,turic })<'r rico:-.truirc intorno alla Spagna l:t Grande ~lur,udi,l d1•1l'i..,01J.mcntpoolitico. Con un ~icx:o nel qu,dc l'.1bilità politira confinò con la truffa, :,..:apokone detrornu:ò .t B,1iona uno dopo l'altro Carlo J\. e Ferdin.mdo \·Il, le sue truppe pa• .rnno I Pirenei con Giu~l'ppc BonapJrtC, prom<.i...,oc, -oml' già del rc,to Lirio II I, d,t .\",lpnli a .\1.1drid. Giuseppe era mite, ricco di bonomia e <l, atticismo, portava nella -.ua parte di monarca certa propcn,ione da dilettante a voler incarnare il tipo del prin• cipc paci~oo e longanime, che protegge le arti e la cultura. Non per nulla i Bona_pa,te avevano sangue toscano· Giuseppe era stoffa d,\ granduc.a. Trovava però un pae.,e bt..n diverso da quello delle molli leggende della letteratura: :.i.rido,aspro, brullo, e un po~ polo che st~l\'a a guardare, torvo e indecifrabile, ringhioso a guardia dei suoi (antuari. e Pac~e di monaci e di curati ,., aveva detto con disprezzo Na• poleone. ~la era prcci~amcnte all'ombra di quei cappelloni alla don 83!'-ilio, er,, !!Otto qutlle !->udiciccollarine di vecchie trine che si era rifugiato il \tmo nazionale. Ii gruppo dei fucilati del due maggio di Goya potrebbe cs.- ,crc la' rafllgurazione allegoric.1 d<·lla insurrezione ,p.1gnol.i: quelle facce :)tralunatl· e fidenti, quel cranio tonsurato, quelle braccia aperte come ,u un'irwi-,ibik croce. Cinque <.rnnidurò la guerra dl'll'indiprndc11z..1. Don Jo!->éPalafox difr~ eroicamente S.uag:ozza il generale Cast.1i10., con lt· .,uc gurnillas manten11t.' lun~amcnt,, la bandier., re,1le in And.,lmi.i. L(" atrocità n')n l'nanc,uono: for..c è il clim,1 che le esige. Preti t' monaci caddero ai piedi del muro di t'-.ctuzionc. m.i ,i parlò anche di ,old,tt1 franct•,i ~t•g,1tivivi fra due tavole li p.1(·,e ,cmbra\'::i co1npatto e unito conuo l'in\'asort'. ma in rc•ahà covava un profond,l t•qui,·oco, ~ra\ ido di tutt<· le di~gra✓.ie future. ~h-ntrc la gran• di,,irn.1 mai?~ior.rnza dt'i combJ.ttl'nti \·ole"a ìl ritorno all'antico. e a un antico che rinnrg,\va anche le riforme di Carlo 111, tutto quello che nel <;,(.'- colo pa,;:,3.to aH·, a \J.puto di francc,e r di l'ncido1x·dia. le Cortt:1 di Cadice ini.t,tUrarono un rc-gimc co~titu1.ion,\IC modcll.ito su un.1 delle tante cv,titu~ ..:ioni della ri\'olu,iont' france,e. Sicché c'rra qu<'.,to ,trano fatto: un popolo c-hc teneva indic-tro l'ìrwa ..ione delle ,umi <;tr<tniae. mentre le idee rappre-- -.ent,lle da qul'~li ~te-.,i 'itr,rnieri trion-

Cavano alle sue spalle. Alla costitui:io• ne, perché proclamata il giorno di San Giuseppe, i realisti diedero per !--:-hcrnoil nome di « la Pepa>, e il grido di « Viva IJ. Pepa! >I fu il loro ;ronico segnale. La Pepa non potè avere vita lunga: appena Ferdinando VII, cacciati i francesi, tornò sul tro• no, innumerevoli petizioni reclamarono la soppressione di tutta l'opera delle Cortes. Bisogna anche pensare che le Cortes non avevano mai raggiunto il numero legale nel corso di tutta la loro C'iistcnza : «Non è un errore storico, ma proprio una verità, che le idee liberali furono imposte alla Spagna contro la volontà di quasi tutti gli spagnoli da una minoranza esigua, e grazie alla pressione e al tumulto>. Tornò così il grande inquisitore, tornarono i gesuiti, si riaprirono i conventi alle loro popo· !azioni salmodianti e questuanti. Il re fondò il museo del Prado e la scuola di tauromachia, e a questi segni il po· polo lo riconobbe veramente spagnolo. Ma la tranquillità era un bene ormai perduto. Un istinto di rissa svegliato dalla lunga guerra fermentava nei pae. se, e non trovava nessuno sfogo cster• no1 giacché di politica estera la Spa• gna non ne faceva. E così tutto il re• ~no di Ferdinando non fu che una lunga crisi. Fucilazioni e concessioni ~i alu rnavano nella politica del re e della ,ua camarilla. La rn.assa del po-- polo, i voloritarios realistas rimaneva• no sempre fedeli al re e .-11latradizione nazionale : ma ora, attraverso la carboneria, lo spirito liberale passava nell'esercito. Si diffondeva in Europa il contagio delle cospirazioni militari, dai quattro sergenti della Rochelle a ~orclli e Silvati. La Spagna ebbe don Ra fari del Riego: questi fece marciare su Madrid i battaglioni che avrebbero dovuto andare in America a reprimere l'i11:>urrezionedelle colonic1 e il sccon• do periodo costituzionale coinci)e co,ì con la perdita dell'impero d'oltre oceano, b<·I titolo alla riconoscCn7.a degli spagnoli. Con la costituzione, « cominciarono gli as:s.a.-..~idniì preti e di frati >, dcci- ~ ~.amentc cJa..,sicinci mo,imenti politici della penisola. I france'ìi, quc~ta volta accolti con amicizia, mandati dalla Santa Alleanza1 ristabilirono < el Rey neto >. M"a il re invecchiava. lntorno al mo declino serpeggiava una rivalità di famiglia. Per molti anni don Carlo'ì, !l-UOfratello, era stato l'erede presunti• vo, giacché dì tre mogli che il re aveva avuto, ne~suna gli aveva dato ur'J figlio. 1,(a la quarta, Maria Cristina di Napoli, aveva finalmente messo al mondo una figlia, l'infanta Isabella. A chi toccava la corona? La ,·ccchia legge « de partidas > avt·va preferito sempre la figlia del re al coltllcrale, ma con l'avvento dei Borboni era sta• t.i introdotta anche in Spagna la legge 'ialica. Ora la regina, che aveva una grande influenza sull'animo del re (era una bella donna: « mujer de her• moso contir1erite >) voleva abolire la lc~gc ,;;alica, tanto più che le si pro- ,pcttava una lunga reggenza. Don Carlos manteneva fermamente il suo diritto: « Se cedessi la corona a chi non ha diritto di portarla >, ri\pondc• ,.i 11 conte dc Alcudia inviato della regin.1. < Dio mc ne terrebbe conto nell'altro mondo, e il mio confc,..,orc· non mc lo perdonerebbe in quc,;;to>. Gli infanti erano divisi, soprattutto erano divi!>C le loro comorti. drmna Carlotta favorevole alla regina, donna OOYA1 EPISODIO DEL 2 M.AOOIO 1808 (Fot .. h.dtrton) Francel!oca ostile. Qualche volta, nel• All'assedio di Bilbao, mentre O<;S.C'rva• l'atmosfera satura, improvvise scariche va le lince nemiche dal balcone di elettriche illuminavano, sotto la super• una villa, una fucilata lo colse alla ficie di convcnzionalbmo e di ccrimo- gamba e un chirurgo disattento fece nia, la violenza contenuta dei senti• il resto. Da quel giorno, le sorti c,civo. menti e delle impazienze: nell'antica• larono sempre più rapidamente verso mera del re mòribondo 1 l'infanta Car• la vittoria dei liberali. lotta schiaffeggiava il ministro Calo• Al convegno di Vergara il generale marde, sospettandolo di intrigare per carlista Maroto si mise d'n.ccordo, al• don Carlos. « Manos blancas, rio o/en• l'insaputa di don Carlol!o,col generale den >, rispose il ministro inchinandosi. «Cristino» Espartcro: purché fossero Ma l'eco di quello schiaffo si riper- garantiti agli ufficiali carlisti i gradi, le cosse dagli appartamenti reali fin nel• decorazioni e gli stipendi, acconsèntiva la storia, giacché l'intervento di donna a disarmare le sue truppe. « Per l'oro Carlotta, quando già la stessa regina straniero, per qualche grado, sono stati sembrava rasscgnarl!oia lasciar la sue- venduti Dio, il re1 il paese e i /ueros >, cessione a don Carlo!l-,cambiò brusca- protestò don Carlos lasciando Durango mente la situazione. Maria Cri:-.tina ri- ultima sosta della sua corte homade. Ii prese animo1 la legge salica venne aOO- carlismo ora non era più una vera forlita, i ministri cambiati, gli amici di za storica, rimaneva tuttavia una grandon Carlos destituiti dai loro impieghi. dc forza romantica e sentimentale caLa questione era assai più grave di pace di mettere in convulsione il paese. quanto potesse sembrarlo una contesa Il centro del conflitto politico era ormai dina'itica nell'Europa del secolo XIX. la corte di Madrid 1 dove alla reggenza Vi si intrecciavano i motivi del con• di Maria Cristina succedeva il regno tra~to che divideva gli spagnoli dal• effettivo di Isabella H. lntorno a que• l'inizio del secolo, giacché con don sta, con il passar degli anni 1 gli as.solu• Carlos stavano gli assoluthti, detti tisti ~ivcnta".'ano scmplicen:ie1~tcco!1sc~• apostolicos in attesa di chiamarsi più vaton, ma 111 _co1:1pcnso1_hber_alt_di: semplicemente carlisti, tutti coloro che ventavano radicali,_ e m~lt1 r~d1~alt s1 continuavano a rifiutare ostinatamen- , trasfo:ma~ano a vista. d occhio m re• te uno spirito moderno che veniva ~~bbhca~u. Il rcg_no d~_Isal>~llaè_ l'ct_à da fuori, e volevano mantenere intatto , oro dei gencra_h poht1can!1:. 11~api• il patrimonio tradizionale spagnolo, t~no generale ~ 1 una prov1~c1a. e_ u~ riassunto in due parole: chiesa e /ue• g 3:nde feudatario, temut<;>d~1 m_m1stn, ros, cioè le libertà locali ancor floride, lusmgato dalle logge e d,a1tnbun1. Narcreditate dal libero particolarismo del vaez. conservatore e_ O Donnell proM"edio Evo 1 in contrasto con l'acccn- ,grc~i st a spadronc_g1pano a turno nell~ tramento reclamato dai liberali. Maria capitale. li p~e~t•,t 1? ~ella .~o_rona s1 Cristina, in mancanza di meglio, fa- ~nsuma ~egli mt~1gh1_poht1c1 e nei cna finta di stare coi liberali, e grazie I . ttcgolezz~ ~ulla v1t.i:privata della re• al suo favore questi rientravano nella gma, finche _ 11mareM:1allo_Serrano batte corte e nei posti di comando. ad Alcol_ea 11.~archese ?• Novaliche'ì e Così alla morte di Ferdinando la manda lll C~th? I? regma, alla quale Spagna 'ii divise in due, Certo intorno dov~va gra~•• tll?li e fortuna. a don Carlos stava un maggior numero . Pnm_a di. arrivare alla_ ,repubbli~a, di entusiasti, ma per Maria Cristina t~l~to il ~c~io del paese_v1 e con~rano, c'era la fori.a di incr.tia della gr.rnde si mdugrn m una soluzione media, un mas,;a di coloro che sono abituati a re scelt? dalle Corl~s nella _persona del con)!,iderare legittimo qualunque gover• d~ca d Aosta. Ma _11tcn~at1vo fallisce : no che abiti nella capitale e nei pa• gli erano. contrari_ tutt!, come tutti lazzi ufficiali dei ministeri. Poi c'erano erano stati contran a Giuseppe Bona• anche gli ufficiali i-;critti alle logge parte: ~e si _nasce 1 non si diventa. La ma™'niche, e molti conservatori mode. rcpub~lica d1 don Emilio Castelar ebbe rati che ,;apevano che in cuor suo la una vita ancora più corta, ma quel regina era reazionaria quanto don poco tempo ba.:,tò perché nel disordine Carlos. Le guerre carlistc avvamparo-- generale, con una nuova imurrrzionc no sotto gli occhi di un'Europa divisa carli~ta in Navarra e in Catalogna, sorcomc quella di oggi: Maria Cri,;;tina gcssc una nuova tendenza politica nella e- i liberali si rifornivano di Mmi in quale affluirono tutti i vecchi istinti se• Francia e in Inghilterra, i carlisti in paratisti che ormai si trovavano a diPortogall_o, in Piem:;ntc, in ~uttc I~ sagio nel. quadro della antica disciplina monarchie as30lute, mentre m ogni monarchica del carli'imo: il federali• paese comitati _clandestini lavorava~o s-?10,con il cantonalismo come aspiram senso co,~tran? ~ ~u~llo del (?rQpno z1one estrema. Lo inventò Pi y Margall; governo, e.~ lc~1tt1m1~llfran~es1 ?nan: la Spagna doveva diluirl)i in una via ~!~~noi ";i~~~:~zi~~a~i 1 l~~l~~i r:;~~~~ ;~~~: i:mi;;1~~it~P/-c~no;~:~t~~i ~~~~~~ glicvano fondi per spedire fucili ai li~ alla riscossa con un altro generale e il bcrali. \'olontari accorrevano da ogni maresciallo di campo ~f.irtinez.èamp.trte d'Europa nell'uno e nell'altro pos, a Sagunto, proclamò Alfonso XII campo. Enrico Cialdini conquistò il figlio di Isabella. ~rado di maggiore sotto le insegne di Ma1ia Cristina, e molti dei nobili fran• cc'ìi che poi si ritr?vcranno con lui a Cao;telfidardo già gli stavano di fronte in Navarra e in Biscaglia. D.1 prima la fortuna \Cmbrava favorire don Carlo,;. Finché vi,se il gran• dc Zumabd.rreguy, le boynas l'O"-SC dominarono su tutti i fronti. ZumalacJ.rrcguy fu molto più di uno dei soliti gucrrilleros indolenti e di,tratti che \i -;ucccsscr<:tal comando dell'uno e ddl'altro dei due eserciti nemici : in al• tri tempi, certo avrebbe condotto onorc,olme-nte una campagna in Fiandra o ne-I ~iilancsc, oppure <:arcbbe stato fond,nore di vicereami nel Parifìrn. Ora si apriva anche per la Spagna quell'epoca di approssimativa tranquillità che la stanchcaa di tanto cammino percorso, di tanti mtacoli girati o supcr~tì, sug~erì all'Europa fra la battaglia d1 Scdan e la guerra mondiale. Chi era al potere, bene o male ci rimaneva, lo zar autocrate come il re di Italia co• stituzionalis<:imo. Alfonso X li fece abbastanza lodevolmente il suo mestiere di monarca da tempi intermedi. Paci. ficamcnte il ministero dcli' lntemo faceva le elezioni alle Cortcs, avvicendando al potere liberali e conservatori: Maura, C.inovas del Castillo, Sagasta OHAMBERLAIN E I SUOI ORITIOI ~n ruµJIO'fdn1{kwO..tUJDia, 1u.ivn Elg,f,,,7, 6futio,va xOf.!Wv, 6i<niou,ir.1. -;dµwv, 61$at ()IXJUJ.v T;,,, ,jµt:tl!,w, (0 augusta ri-gina dea, Pace venerata, w- \ rana dei cori, JOvtana dcli e none, acc.t-Ha il nostro sacrificio). Cost Trigf'o in.Aristofane intona la preghiera alla pace ritrovata E~li non si è riiparmiato fatiche, né pericoli per ,1.ndarla a cercare. Nonostante la sua età inoltrata, ha pi-nino affrontato un via~gio aereo, giac. ché, a quanto pare, anche a quei tempi, non si riusciva a ritrO\ar la pace R: non si andava a ct-rcarla per i cieli. A cavallo d1 uno scarafaggio alato è salito alla di• more degli dèi e là è riuscito a sapere dove fo:»e sepoha la pace. Ora l'ha diueppcl• lita e l'ha ricondotta agli Elleni E il coro esulta con lui e fe1teggia il ritorno della dea amatissima. Il Hcchio Trigeo è felice ed è fiero della sua opera: e lo ho inforcato per cavalcatura uno sca• raraggio e ho ulvato gli Elleni, cosl che r-ui pouono, ora, abitare- le campagne in sicurezza, fare l'amore e dormire >. E il coro lo loda e lo esalta e gli esprime la riconoscrnza di tutto il popolo: «Ah! un uomo come te è un cittadino prezioso p('r tutti. Per lutli gli uomini, tu sei st.a10 un salvatore ... E, a parte gli dèi, noi ti considc1eremo sempre come il primo fra noi>. e e che io ho bene meritato da \Oi, io, Trig.:i.ios Athmoneus: io ho liberato da pene crudeli la povera gente e gli agricohori >. E anche Chambcrlain, redivivo Trigeo, ha sah ato il suo popolo (anzi, parecchi popoli) dalla guerra, e anche a lui il po. polo ha espresso la sua riconoscenza e il suo affnto con un calore e un entusiasmo , commoq•n1i « e/ politico >. La libertà entrava nelle leggi, ma la corruzione entrava nei costumi. Un infinito 'ìCCtticismoannegava gli animi dei dirigenti dello Stato. An· che la Spagna ha avuto i suoi Oepretis. E la sua Adua : Cuba perduta, la flotta di Ccrvera distrutta, le Filippine cc<lu• te. « Chiudiamo finalmente con tre giri di chiavF il l!oepolcrodel Cid >. Ma don Chisciotte continuava a protestare, la• tente fanta~ma del vero genio nazionale. contro tutti i disastri e le delusioni : « hay encaritos que ualxan contra la uerdadera ualcntia? >. In verità non nominarlo in questo articolo sarebbe stato come visitare una casa e non sa• lutare il padrone del luogo. Il re giovane don Alfonso X I] I avrebbe potuto fo~e assolvere il grande compito di ringiovanire insieme e mo• narchia e Spagna. Era molto intelligente, e il suo stile lo aveva reso popolare nel popolo minuto, Una bomba scoppiata fra le pariglie della i,.ua ber• lina di gala nel giorno delle 11ozzee il suo baldanzòso coraggio in quell'occa• sionc gli diedero un alone romantico e cavalleresco. Certo, il riwcglio di energie che si manifestava nel paese, il ri• torno alla fede in se stessi, alla missione della Spagna, non ben conoscibile an• cara, ma istintivn.mcnte avvertita, quel scnti~i centro di un mondo iberico di• steso fin sulle Ande, avrebbero potuto e dovuto _trovare nel re nato sovrano, non mai costretto alle lunghe, invee• chianti attese degli credi, un capo e un interprete. E indubbiamente oggi un re del carattere di don Alfonso tcntc• rebbe utilmente l'cl!opcrimento che per esempio il re Caro) svolge in Romania. i\(a cosa patcva essere un re del carattere di don Alfonso venti o trent'anni fa, quando il parlamentarismo aveva ancora tutta la sua imponente facciata? « li re è troppo intelligente >, diceva il conte di Romanoncs 1 « per c~erc un buon re costituzionale-: qu:mdo si posscgg?no ~ualità polit_iche e ingegno, come s1 puo ra~scgnars1 a non servir• sene?>. Si aggirava in mezzo a formule in• vecchi_ate. Era regalmente autoritario, e appariva solt,uno incostituzionale. E furono le vecchie formule che se1virono a incantare la Corona e a farla svànire in poche ore, come per sortilegio. Nel I<)'.l ', i borghes.i di sinistra, che erano rima-.ti a Leone Gambetta 1 fecero la repubblica imitando la Francia di ses- <,ant'anni prima. Yia l'attualità si vcn• dica: invece delle leggi Combcs contro il clero, la repubblica laica spagnola ebbe i massacri. e Signore, voi potete uccidermi, non potete far nulla di più :., aveva risposto Calvo Sotelo alla minaccia rossa. La Chic-.a di Spagna 1 senza neppure una d~M!rzione,ha opposto le stesse parole ai plotoni di e-.ecuzione, alle masse aiz• zate. Poi, ancora una volta è entrato in campo l'esercito. Secanti~ il vecchio sistema? Piuttosto secondo un'oscura volontà di riscatto e di espiazione delle antiche colpe. Dalle montagne di Na• varra riap1>arvero i carlisti: avevano vigilato, dimenticati e fuori moda negli anni commerciali. Il pretendente era morto, ma il vero pretendente era or• mai la tradizione nazionale. .E domani? Ogni pae!-C,la sua voca• z1one. La Falange per l'autorità in sc!1~0 na7:ionale1 per l'ordine e b. giu• suz,a sociale. Ma la mistica laggiù non può 'ìOrgere che dal sangue della •Pas• 5ione. La Chiesa ha forse ancora biso• gno del Cid Campeador 1 sia pure vestito da generale del Tercio e circondato di marocchini. MANLIO LUPINACCI e Io dico>, ha proclamato con le!it1imo orgoglio lo s1atista inglese, « che con la nùa azione ho e\ italo la guerra e sono si• curo che, fact'ndo così, ho fatto bene>. Egli non ha detto ai suoi connazionali, comi." il Vt"cchio pro1agonista della commedia auica, che ora pote\·ano andare in camp.i.gna tranquillament<', che potc\·ano far l'amort- e andare a dormire , non ha dello precisan101te questo; ma qualcosa di simile. E il popolo inglese lo ha accolto come un sahatore, lo ha coperto di fiori, lo ha ponato in trionfo. e Nessun conquistatore >, ha detto il Times, e di ritorno dalla vittoria sul-ca.mpo di battaglia, è giunto a caia adorno di lauri più nobili di quelli di Mr Cham. bcrlain >. E il Da1l1 T tfe1raph: e La pace, anche se per essa si paghi un prezzo, è una cosl inestimabile benedizione che la prima e pre-domina111e rcaiionc alla libcruione dalle torturanti ango~e degli ultimi pochi giorni è necessariamente di profonda grati• tudinc. Prima di fare l'inHnlario di tutto quello che è accaduto, riconosciamo il nostro enorme debito verso un uomo, la cui az..ione è stata sup('rba e infaticabile >. e A pa1tc gli dèi >, canta\·a il coro ateniese, e noi ti considereremo $C'mpre come il primo di noi tutti >. Sempre! La parola è troppo grave perché la si poua usare a proposito di s.cntimenti popolari. La grati• tudinc del popolo inglese per il vecchio Chambcrlain era immensa ed entusiastica ai primi di onobrc, nel corso \ii queste ul• time settimane si è alquanto intiepidita cd è dubbio ..e giungerà fino ai primi dell'anno nuo\·o. Le critiche alropera di Chambcrlain sono cominciale di buon'ora e sono nate di due specie: quella di tipo libcrale-laburist.l. e quella di tipo tory. La prima è consistita neffaccusare il Primo ~finistro di avere sacrificato scahra• mente - o codardamente - una nazione piccola e democratica alla potente e anti• democratica Germania. Questa accusa, ri1pondeva il TìmLJ, ha l'appreuabile pro• prietà di sollevare emozioni e Ji non far riflettere. E.ua è facile e falsa, come il melodramma rispetto alla tragedia vera li pri• mo S1ato c,.roslo"acco è perito col collasso della polith . .t. che lo a\C\a fatto nascert'. Era sorto in nome del principio della auto• decisione dei popoli " subito lo aveva rin. negato, incorporandosi larghe minoranze sulla base di semplici ragioni militari. Esso fu il guardiano armato dello slatu.J quo, su cui era fondata la sua esinen-za. Si oppoJC ad ogni redsione dei trattati, per• ché ogni re\ isione sarebbe stata il principio della sua fine. La sua esistenza era, perciò, esclusi\ amente un problema di for-za II giorno in cui le sue• enormi minoranze a\·euero tro- \ato sufficiente appoggio al di fuori, la sua fine sarebbe giunta. Si può, a questo mondo, aHr ragione cd cucre deboli ; si può aq:r torto cd essere forti ; ma essere deboli e avere tono è noppo. C'è una ragione in più dd necessario per soccombere. Lo Staio cecoslo,acco aveva dalla sua parte l'ingiu• stizia e la deboleua insieme. Tutta l'Europa awebbc dovuto far la guerra per per• mettere a sette milioni di cèchi di dominare sette milioni di tedeschi, di slovacchi, di magiari, di polacchi, ccc .. E per intendere tutto l'assurdo di una simile situ:nione, basta pensare che inferno sarebbe la vi1a in Italia 51."entro i confini politici del nostro Stato convivessero, insieme con i quaran• tatrè milioni di italiani, altrettanti milioni di sla,-i o di tedeschi. Del resto, per dimostrare quanto futili e immorali siano queste critiche di liberali o l3burini a Chambcrlain, basterà ricordare, col Times, che dal 1919 al 1933 non ci fu, in Inghilterra, liberale o laburista che si rispctiassc, il quale non condannasse come futile e immorale la politica sulla quale la composita Cecoslov.:i.cchia era fondata. Tutt'ahrc lince segue la critica che abbiamo detta di parte tory. Essa, in fondo, non si commuove troppo per la sorte della Cecoslovacchia, ma fa il conto di quel che la Germania ha guadagnato e di quello che l'Inghilterra ha perduto. E prima di tutto fa questo conio sul tt"r. reno. Lunedì 10, le truppe tedesche, in con. formità all'accordo di ~fonaco, hanno com• plctato l'occupaLione dqlle < zone prevalentt-mcntc gtrmaniche >, quali erano state ac. ccrtate dalla Commissione internazionale Il 1 3 ottobre quasi tutti i giornali inglesi pubblicavano una cartina, nella quale la nuo,·a fron1iera provvisoria era messa a confronto con quella proposta da Hitler a Codesberg. e t.:no sguardo a questa carta>, commcn1 ..va il Daily Tele1raph, e rivc:la alcuni fatti notevoli e caratteristici. In un punto, nella Boemia sud•occidcntale, è stata fatta una piccola concessione ai cèchi, in confronto con la linea di Codcsbtrg. 1h in ;,1ltri punii, specialmente nella ~1ora\ia nord e nord-eu, la nuo,·a linea SO)tan-zialmcnte è più favort-:,ole ai tede5,C.hidi quel che non fosse la linea di Codesbag Qut"5to è non poco sorprendente>, insinuava il giornale, e se ~i ricorda che già Ja linea di Codesbcrg include,a alcunt' zone "prevalentemente cèche" Ciò significa che Hitler ha olle• nuto, attranrso i negoziati di ~-tonaco, una fetta dcli" Cecoslovacchia .tncora più grossa di quella che aveva domaridata a Godesbcrg p<'r vi;,1di uh1matum >. h""otiamo, per incidtns, che, secondo l'exministro Duff-Cooper, fra Godesbcrg e ~tonaco, Hitler aveva b,ututo in ritirata di fron1e alla mobilita.tione della flotta inglese. Come $Ì vede, la ritirata sarebbe e.on. sistita in un·a,•anz.ata. ~.fa, a parte ogni altra considerazione, una c.ritica siffaua potrà essere perfettamente t·satta e potrà anche essere abile, in quanto idonea a crc.1re imbau-zzi al Primo 1fini5UO, ma non colpisce aff.1tto il centro del problema , è, anz..i, estranea al problema. Ii problema vero è questo· quale sia l'estensione, quale sia la portata della vittoria che Hitler ha riportata sulle dcmocra:r.ic occidentali, Ora la grandeua di Questa "ittoria non si misura affatto sulla grandezza della. e fetta > di Cecoslo\·acchia che il Rcich si annette. Hitler potrebbe accontcntarsi di molto meno di quel che h11avuto, potrebbe rinunziart- a buona parte dt'I territorio excèco che ha 01tenuto, e ciò non attenue• rcbbc in alcun modo quella che è la con• 5tgucnza principale della e.risi di settembre: e cioè che l't-quilibrio delle forze, in Europa, è stato completamente modificato. Su questo aspetto, diciamo cosi, g<'neralc dcli.a crisi, non ha mancato di insistere la critica di parte tory; e, con particolare vigore, \i ha insistito Churchill, nel suo di• scorso del 5 ottobre ai Comuni. Egli ha sostenuto che l'Inghilterra ha su• bito e una d1sfatta totale, non attenuata da niente>; che l'Inghilterra è di fronte e a un disastro di prima grandezza i. ; che la stessa sicurcna e indipendenza del popolo britannico è minacciata. e Noi siamo di fronte a un disastro di prima grandezza che ha colpito la Gran Bretagna e la Francia Non chiudiamo gli occhi ai fatti. Xoi ci dobbiamo ora aspet. tare chc tuui i pae,i dell'Europa centrale e oricntale manterranno i migliori rapporti con la potenza trionfante del Nazismo. La \'Ìa che conduce giù per la valle del Da. nubio al Mar Nero, al carbone, al petrolio, la via che conduce fino alla Turchia è ora aperta, e lutti i paesi dell'Europa centrale, l'uno dopo l'altro, saranno trascinati a far parte di un sistema politico - non solo militare, ma economico - che avrà per centro Berlino e che sarà attuato tranquillamente, St"nza un colpo di fucile >. Secondo Churchill, la Jugcslavia, la Polonia, la Bui. garia già si erano del tutto sottratte a qual• §i:ui influenza britannica. L'uercito germa• nico, non avendo più da combattere la Cecoslo\acchia, disporrà di altre ,t.'2 divisioni, che potrà scagliare sul fronte occidentale. La stessa indipendenza inglese sarebbe in pericolo: e Quello che credo intollerabile è il 5Cnso della condizione in cui il nostro paese è caduto, sotto il potere, ncll'orbi1a, sotto l'influt-nza della Germania nazista ; il sentire che la nos1ra esistenza dipenda dalla sua buona \Olon1à. e dal suo beneplacito .. f\oi stiamo per diventare un satcllìtc del si~tcma germanico di domina-zione nazista forse, fra pochi anni o fra pochi mesi1 ci troHremo di fronte a richicste odiose, e sa. remo senza dubbio in\itati a .soddisfarle. Ques1e richieste potranno riguardare ces. sioni di territori o limitazioni della nostra libertà >. 11 fatto più notc'"olc è chr queste critiche, le quali agita\"ano i grandi problemi dell'a\\·enire dell'impero e dell'Europa, non hanno trovato grande eco nell'animo del pubblico ingkse. Il popolo inglese era lieto di non dover fare la guerra e ha continuato ad applaudire Chambcrlain .. \Imeno per ora RICCIAROETTO AIIDoIl • N. 43 • 22 Ottobrt 1938-u: MNIBUS SETTIMANALDEI ATTUALITÀ 111 POLITIOA E LETTERARIA ESCE IL SABATOIN U•l6 PAGINE I ABBONAMENTI Italia 6 Impero:annoL. 42, temtatrl L. 22 Eatol'OI anno L. 701 ae.me&\NLt. 36 OGNI NOMCltO ON.l Lllt.l Man01orit.tl, diugni o fotogn6,, anche se non pubbllcui, non •i Nt~ù\ui1cono. Dlrnlou: Roma • Piaua della Pi\oua, 3 T1l1fonoN. 66,(70 .lmmin.lstrallon•: Milano• Plana Carlo Erba, 6 T,Mono N, 24,808 PubbUdtl: Ptr m!lUmemdi altena, buo o.oacolonnat L, 3, Riulgenl all'Agnda O. Bresehl. Milano,Via Sal-,inl, 10, Teltfono 20-907 Parlgl, 66, Ruodn FaubourgSaint--Bonon

l i.I.I. l.~I \ 11. <id '""'I.,'"" ( luzione i,i .ibbattè come un c1- • clone !>ulRegno delle Due Si-· cilic. ~[algrado le fonnulc taumaturgiche di pace pcrpc-tua e di giu'itizia perenne escogitate al Congrt·,so di Vienna, era questo un segno grave dell'inquietudine che serpeggiava in tutta Europa e bisognava sK.- bito con·crc ai ripari. L'edificio della Rc,t,rnr:izionc poggiav,1 5uJ diritto divino e i,ulla legittimità, ma questo edificio sarebbe crollato se altri popoli aH'-.\C'ro seguito l'esempio del popolo napoletano, aw1-~ro negato i diritti imprescrittibili delle monarchie assolute, si foi,::icroimposti anch'essi per ottenere una costituzione. Come ,i sa, il CongreS,50 di Vienna ha rappresentato nella storia di Europa la Vcr,aillcs numero uno. Appena giun1;,ela notizia della rivoluzione napoktana, le grandi PotC'nZ('si mi¼'ro in allarme e proclam.uono quel!, ("hc-..,j direbbe og~i lo flato d1 emergrn::.n. Tranne di..,llCrhÌdi lieve entità, Au-.tna, Francia, Prus- ..,ia e Rm..,ia furono d'accordo sulla q uc'-1 ione C'-\Cnzialc dell'intervento. Occorreva evitare a qual ..iasi co ..to chl· la piena dilag:av•c, e l'Au,;tria, comc la pili direttamente intcrcssat,1 nelid p<'nisola, ebbe l'incarico di provvedcrt" all'argin.uncnw. La rivoluz..ionc-napoletana, "<:oppiata a .Nola -.otto fonna di i.edizione mililM(.', ,i era (',te,a imm('diatam('ntc a pili provincie, aveva conquistato larghi <;trati della popolazione, si era impo~ta p('rfino nella capitale. Il vecchio re Ferdinando, SC<KSdOal fatto che la rihcllione era partita dall'cscrèitO) si era perduto d'animo. Aveva concesso ,ubito la costituzione, convocato il p.trlamento, fraternizzato con i rivoluzionari. Nello scorcio di una settimana, o poco più, si era ottenuto quanto d,1 un ~colo circa si andav,, richicd"-·ndo invano. Il popolo se ne era imbaldanzito: ma l'ottìmismo non corri- "pondcva alla rfaltà perché coloro che avevano fatta la rivolulionc, o che in c"sa si venivano affermando, si trovarono subito di fronte a tre gròssi o- ,tacoli. Il primo e principale era la mal,1fcd(• del re. la ,;;ua deci,;a ostilità ,,d ogni innovazione, per la quale ogni concessione doveva essergli strappai., a viva forla ,enza poter mai avere la '-icurcz.za che egli non tenta..,sc di ,fug~ire, come infatti più tardi tentò di )fug~ire, e vi riuscì. Il st·condo era il vecchio antagonismo tra napolNani e siciliani, il carattere municipali~tico e circo~critto dal moto, la nessuna concatenazione tra quello dd continente e quello dell'isola: la rivoluzione che scoppiò a Palermo ne-I giorno di Santa Rosalia fu infatti cosa del tutto eterogenea a quella di Napoli, )Orta con esigenze e richieste del tutto diffc-rcnti. e non soltanto diverse ma perfino contra,;tanti. Il terzo ostacolo (·ra più grave perché intrinseco alla 'itC~a rivoluzione napoletana: non csi- ,tcva qui una cla,sc dirigente nel ..,j. ~nificato vero delb parola, capace di afferrare e mantenere il potere. ma vi era una pleiade di militari dc,idcro<;Ì di far carrirra, di avvocati parolai, di mc\tatori, i quali si limitaron0 alla ri- \hie,ta della costituzione, alla ,a!va- ~u.1rdia dei loro interessi personali, ma non ')('ntirono quell'esigenza unitaria che già altrove in Italia si \CllÌva profilando. L'dkrvc¼:Clll..'l rivoh1i\ionari,l durò nove mcsi1 e per nove me\i il popolo ,c-mbrò uwaso da una psicosi carbonara r frammas30nC. In quc~to periodo la Camera si travagliò in una profonda contraddi1ionc : la più complet.1 ~fiducia verso il Miv. ~no e nello stes- ~ tempo il più ligio O~!icquìoper lui. Quello che poi acc:\dde è noto : mentre il pericolo di un intervento armato dall'Austria si faceva sempre pili concreto, cd i plenipotenziari delle grandi Potenze stavano per radunarsi a Lubiana p<:r discutrrc le misure da prcndrNi pei ca~i di N,tpoli, il sovrano chi<·M!al parlamento il permc,;so di ral,!giungcre il Congresso per difendervi la cau,,1 del regno e della costituJ"ione. La Carnc-r<.1d, opo lungo di!!CU· u.·rc, conce\~ la sua autoriz.zazi'">n<"c,d il re, quando poi si fu messo al sicuro, mutò completamente registro, dichi,1rò che la costituzione gli era 'itata ,;irdppata a \iva ·rorza e chic'<! l'interq•nto austri..ico. Quando l'ebbe otu•nuto in un \UO proclama c.-,ortò la popol;:.--ione napolctand a non ubbidirt ad un parlamento ribelle, ma a darsi piuttosto, mani e piedi lrgati. a~ ~ldati amtriaci del Frimont che egli d<.·signava come i salvatori dtl regno. Innanzi a qur.;ta inaudita condotta del re, con la barca che faceva acqua da tutte le parti 1 come p0teva ancora rrggersi lo \lato CO!itituzionalc? Fu organinata la resistenza, alla meglio, scnIL PATRIOTAESULE (da au 1t.amp&d1U',poea) u soverchie illusioni. Infatti il corpo comandato da Guglielmo Pepe, che ebbe l'imprudenza di attaccare battaglia .l Rieti, fu battuto ignominiosamente: pochi giorni dopo, il 23 marzo del 1821, le truppe austriache entrarono in :'\1"'apoli. La rivoluzione napoletana del 1820, così miseramente finita, è stata oggetto di molte critiche cd aspri giudizi. E: fuor di dubbio che in essa la coscienza italiana era ancora immatura e che i capi non avevano un'idea precisa delle necessità del popolo mcridiondlc. Piuttosto che dirigere e dctcnnin.1re il corso dei fatti, cs,;i si fecero tra~inare dagli avvenimenti. Ma in effetti que!..ta disf..1tta servì a rendere pili avveduti i patrioti napoletani e quando essi ritentarono la pMva fecero meglio. Questo esperimento di transazione costituzion;."1Jcera ben neCC!,~ario prima che il problema dei rapporti tra popolo e monarchia fosse po'-tO in tc·nnini assai più concreti e precisi. e ri\Olto poi in scmo completamente unitario. Non bisogna però fare d'ogni erba f:t!!CÌOquando si affcnna c..hc quella rivolu✓.ione era un'accolta di parolai e che in essa mancavano del tutto gli uomini consapevoli. Giuseppe Poerio è, per alte~ morale, il tipo cla)- sico del patriota dc1 Ri'-Orgimcnto. Quando, nel 1820 1 fu designato come rappresentante del popolo alla Camera, egli aveva già compiuto il primo ciclo della sua esperienza politica : antico cospiratore giacobino, aveva partccip.ltO alla direzione del governo durante la repubblica napoletana del 1799, aveva combattuto sul pontr dd_- la M.iddalcna alla difesa di essa, poi, cond.mnato a morte durante la feroce rca'lione, «-per grazia sovrana :t era '-lato condannato alla rrlcgazionc pcrl><'tua all'iV')Ja di Favignana. Ottenuta la libcrtà 1 era. ritornato, dopo un periodo di raccoglimento r di studio. .,11.,vita politica, aveva coperto im1>0rtanti cariche amministrative sotto il governo francese cd era diventato un a\'vOC.tto di grido. Le disgrazie patite aveva.no mutato in un moderato (come molti altri patrioti del suo tempo) l'antico giacobino: al parlamento del 1820, tra estremisti e reazionari, egli aveva potuto così esercitare un'a1ione mediatrice. Fu il capo del pili importante gruppo parlamentare cd attirò su di sé l'attenzione delle Potenze che avf'vano intrressc e non raffonarc ecOMNIBUS Quc::.to, c.:.0111ncou vi è ragione di dubitare, era l'esatto pensiero di Giuseppe Poerio. Egli era in questi suoi giudizi, pur dopo avvenimenti così gravi i quali avrebbero dovuto ina- ~prirc il suo animo e rendere acerba la sua polemica contro il re traditore e spergiuro, di una compostezza e di una calma che veramente mostravano quanto grandi fos.\Cro la sua for.ta di animo e la nobiltà del suo carattere. All'ingresso delle truppe austriache :1 Napoli 1 la camera, di fronte alla inaudita violazione degli impc..•gniconsumata dal Borbone, si era sciolta con una fierissima protc~ta, della quale proprio Giuseppe Pocrio cr.'.l stato l'estensore. La protesta del 24 marzo, uno dei documenti più belli del Ri~orgimento meridionale, era stata un monito severo, nello stc!t..StOempo pieno di dignità, e di ris1>etto, come si addiccva agli ideali politici di lui. Egli aveva sempre sognato un regno libero da influenze str<rnicrc, ma sottomesso alla • autorità del proprio monarca, lal>0rioso e prospero, indipendente e pacifico. Il Poerio riconosceva che i mali del regno erano dovuti in gran parte agli clementi turbolenti: su questo punto egli era completamente d'accordo con il partito legittimi1ita f' volentieri abbandonava alla giusta punizione i respo1habili. Quanto a sé, egli non temeva per la sua vita o per la sua libertà, e quest'altro documento inedito da mc ritrovato ne è una delle testimonianze pili belle. Si tratta di una lettera da lui inviata al Lagcsward, mini~tro di Svezia a Firenze cd amico personale di lui e di Pietro Colletta. Il documento, conservato egualmente al Quai d'Orsay 1 non reca data, ma fu !iCritto ~cnza dubbio negli stessi giorni del precedente : e I consigli di precauzione che voi mi date mi sono vt-nuti anche da ahri canali, e, non so p"rc.hé, i mie.i migliora amici vorrebbero che io temessi lo sdegno dei vincitori. Molti di essi mi hanno insinuato di partire, Mi piace che vòi non siate nd numero; ma, poiché mi avete parlato, soffrite che il mio cuore si espanda nel vostro. • En1ra sicuramente nei miei progetti e .EPISODIO DELL'llf8UB.B.EZIONE DEL 1820 (da au ,tampa dtll'tpooa) CC!isivarncnte il predominio austriaco in Italia, pur facendo in modo che l'ordine interno del paese non fosse ..o. vvcrtito. Alcuni informatori del governo di Parigi, appositamente im iati a Napoli, cercarono di avvicinarlo e di conoscere le sue opinioni cd i suoi progetti. Un documento inedito, da mc recrntcmcnte ritrovato ncll' Archivio del Quai d'Orsay, rappresC'nta con suffici1.·ntcc.;attezza lo stato d'animo del grande parlamentare. t il rapporto di un alto funzionario del ministero d<·gli Esteri francese, Ferdinando Dénoil, invi.no in missione straordinaria come osservatore. Scriveva dunque il Oénoil .i.I \U0 ministro Pa~c1uier 1 in data 1° aprile 1821 : • ..j'ai cu la bonn<- fortune de mc trouHr, 11 y a quclqu('S jours, :a,•cc le fameux Poerio. C'en un hommc fminemment 1piritud: jc J'a1 fait cauS(r autant que fai ou; il n'a pas cru1 non plus que Borelli N quelquls autres dt"pulés au Parlcmcnt, dnoir profitcr du paucport qu'il avait pris, et plcin dc confiancc dans u. po1ition1 il a rcpris tranquill"mcnt ~\ fonctiom d'avocai au bureau dc Naples, bicn qu'il soit un dc1 signa1aire1 de la protl'station du 'l4. Il est furicux de la licheté dl's troupes napolitaines, et il cn parie avl"c un mépris qui est fort amus:ant, toul en chcrchant néanmoins à cxpliqucr ll'ur incxplicablc conduite par la trahison. Il n'cst pas rassuré sur Ics projccts du Roi, qu'il ne suppose pu dispo.sé à (aire dc conccssions à scs 1ujets, \1 il volt là pour t'avenir dc nouveaux élémcnu dc discorde et d0 insurrcction. L'occupation autrichicnnc l'affiigc vi- ,emcnt, mais il croit qu'on pourrait la supporter s:1ns trop ch:irger le pays, et à celle occasion il m'a t":<pliqué cc qu'il croyait qu'il fallait fa1rc puur cela: qu'on liccncic, m'a-t-il dit 1 toute no1re arméc qui, dcpuis vin&t-trois ans, est la principale cause dc nos maux; qu'on ne gudc quc cinq à six mille hommcs pour Ics placcs fortcs, ct la gendannt"ric pour Ics villes et campagne ; qu'on donne au Roi deu,c régimcnts dc Su1sscs pour sa g.rdc; qu'on réduise la marine militairc à cc qui est tout JUStc néccssairc pour dHc-ndrc c-t protégc1 notrc commcrce contrc Ics puiss:ancc, barbarcsqucs, et !'on trouvera bicntOt une économie dc !,('pt ou huit millions dc ducats qu'on rmploicra à payer 1101 amu {j!, Autrichi,rns [il M>ttolinrato è nd testo} et qu'on affcctcra, lorsquc enfin nous cn \trons débarrassés, à dcs dépcnses d'utili1é publique, aux grandes rou1es1 "ux cana.ux, etc.; qu'on déc\arc dès à present la Nation napoliiaint:" puis- \ance l'Utnticllement agricole- N commcr• cialc, qu'on cncourage le commcrce et l'indu,tric, et nous pourrons cncorc voir dcs jours heurcu:ic:, et nous pourron,, surtout, si le Roi accordc quelquc chosc à l'opinion publiquc, faire l'obJct dc l'cnvic dcs Nations bit-n plus Conci t-t bien plu.s puissantcs quc nous'. :t. forse ancora nei miei desideri d'intraprendt-rc di qui a qualche tempo un viaggio nell'estero; ma se mi allon1anassi in questo momt"nto dal mio paese, di qualunque precauzione io po1essi circondare questo pa.sso, lo stesso .sar~bbe qualificalo non per viaglJiO ma per fuga. lo esporrei la mia for1una a' più tristi eventi e la mia fama alle più sinistre interprcta7.ionì. Io mi confonduci con coloro che si sen1ono colpc- "oli. lo offenderci la giustizia del re, la innocenza mia e quella di tutti i miri passati colleghi dei quali nìuno si ! sentito nell'obbligo o nel dirit10 di andar via, eccetto un solo [leggi Lor"nzo De Conciliis] che si 1rovav.1. immischiato negli avvenimenti che precederono il 7 luglio. • C perché mai i depu1atì al Parlamento dovrebbero o po1rcbbcro essere molestati? Non furono essi convocati per editto dal Re? Non si sono essi religiosamente manu·nuti ne· limiti del loro mandato dettato dal medesimo governo? Non hanno spiegato nelrarnministrazionc interna la più grande moderazione cd il più !'"Ostante ri• ,petto per il monarca? < e. vero che il Parlamento si è dichiarato contro !fii stranieri, o per dir me§lio ha secondato il grido generale contro di loro. Ma poteva esso separar la sua causa da quella di S.A.R. il principe Reggente che governava e parlava in nome del Re? Poteva riconoscere una supremazia cncra? Pott\'a opporsi :alla guerra difensiva? e Un giorno verrà. in cui potrà giudicarsi con imparr.iali1à della nostr:a cdndotta, e ,i vedrà allora che tulle le risoluzioni da roi prese sono sta1c l'effetto incvitabilc ,lrlle circostan1c, il corollario necessario dei ;,,iteri riccvu1i, il prodotto della nostra veo,·rarionc per la persona del Re, Quelle uc·dcsimc formule che han potuto dispia- •·re di più, ci sono state ispirale, netta ,hfficilc situazione in cui ci siamo trovati, Idi nos1ro attaccamcn10 alla Dinastia e da' principi, libc:r:ali si, ma non esagerati. < 1 diplomatici cd i forenieri che sono ~iati i 1cuimonl delle nostre cose diranno 1e noi siamo nati ingannatori o ingannati. ~ssi diranno se dovea dubitarsi dello slancio nazionale, mentre vcn1iducmila vecchi soldati era.no corsi sotto le bandiere e mentre le provincie avcvan vestiti armali e spedili a loro spese in quaranta giorni alle frontiere 1ct• 1an1a.mila militi. Come immaginare che 1ut1a questa gente percorresse cen10 e più leghe ad incontrare gli Austriaci per indi correre indietro ahreuanto prima di vederli? La sola storia po1rà col tempo spiegare questo fenomeno. e S'imputa al Parlamento la guerra e, quel che è più strano, il suo cli10. Ma po1eva il Parlamento prevedere che l'ignoran• u o la imprudenu di taluni generali [leggi Guglielmo Pepe] cambiasse in offcnsiJ=. una guerra essenzialmente difensiva? Che a.hri non si volessero baucre? Che un'amlata di centomila uomini svaporauc in tre giorni? e Si rimprovera a taluni fra noi di cssrrsi sbilanciati alquanto nei loro discorsi! Sicuramente abbiamo difeso con calore la indipt-ndenza Nazionale e quella del Trono; non ci siamo separati che il 24 marzo, in cui fecero l'ingresso in Napoli le armi straniere, e abbiamo ob~dito con mcticolo!!.ità al noslro mandato. Ma sarà dunque riprinsibilc una condotta franca e leale? Potrà spiacere al Re che, nel naufragio dell'onore militare, vi sia stato almcnq un corpo che ha mostrato del coraggio civile? E gli nessi ministri degli ahi potentati non dovrebbero pcrciò onorarci della loro uima? e Leggete d'ahronde gli atti di protesta del Parlamento e vedre1e con- quanta cir~ co~pl'"zione e con quanto rispclto sias,i espresso. e:Giammai il Parlamenlo ha voluto o desiderato la guerra, e sarebbe stato strano che la desiderasse. Esso dichiarò soltanto di non essere nelle sue facoltà di aderire all:a. occupazione militare del Regno e sulle domande specifiche del Go·.,erno autorizzò S.A.R. a difenderlo. < Ciamma.i il Parlamento ha avuto comu• nìcaz.ionc ufficiale dell'ul1ima proclamazione di S. M. con c-ui si dava agli Au1triaci il c::arattere di amici. Quest'atto non fu pubblica10 in Napoli che il giorno 24 mlirio, in cui i medesimi fecero il loro ingresso nella capitale cd il Parlamento si sciolse. Eppure sin dal 1 2 dcuo mese bastò la semplice notizia dcll'csis1enu di 1ale atto perchi noi adot1assimo il reverente e dignitoso indirizzo a S M. che ognuno conosce. • Scusate queno sfogo di amicizia. t un ultimo omaggio alla verità, 2 il bisogno ch'io sento d'istruire cosl i miei amici della purità dei miei sentimenti e delle mie in1en-zioni. Io ho rinunciato ad ogni carriera poli1ica. Non vi è forza umana che poua farmi più ingerire nei pubblici affari. Ho ripigliato con piacere l'esercizio della professione legale che questa volta avevo inte, rotto ben mio malgrado e con gravilsimo danno dei miei interessi. Se è scritto colassù che io debba soffrire una persecuzione ingiusta per non aver disertato la causa della Nazione e del Re, io mi rane. gncrò al mio dc.stino. Ma per evitarlo non mi allontanerò vilmente dai miei cari, nl mi isolerò dalla mia famiglia •· Questa stupenda difesa di GiusPppc Pocrio racchiudeva già in nuce qucha che doveva essere poi la tesi essenziale dei patrioti napoletani: avere essi agito in conformità del loro diritto, dietro l'esempio dello stesso duca di Calabria, figlio di re Ferdinando e da qursti nominato vicario del regno per tutto il periodo del suo viaggio all'estero. Oggi si sa bene però che il Poerio e quegli altri deputati che credettero nella buona fede del principe reggente furono degli ingannati perché chi !:a buon fiuto storico si avvede che non solo l'atteggiamento del principe durante il nonimcstrc era una finLionc prcstabilit:1, ma anche il suc. ces,.ivo palleggiarsi delle :-espomabilità tra padre e figlio fu tutta una lung..1i:ommcdia. Così, anche per ciò che riguardava la sua personale incolumità, il Pocrio lJi ingannava: non tra- !iC0rscro che p0ehi giorni cd egli fu arrestato, condotto in Austria e relegato nella fortezza di Graz. Ma che importa che in quel momento Gimeppc Poerio avesse ragione o torto, si ingannasse o no, quando poi gli avvenimenti ,uccessivi dovevano dimostrare che quegli ingannati aprivano le vie di un..a storia e la loro disfatta doveva tramut.usi in una vittoria? Uscito di prigione qualche anno dopo. Pocrio ottenne di ritornare in Italia e vi,se a lungo a Firenze: poi, sfrattato anche di là, si recò in Francia cd in Inghilterra, e soltanto molti anni dopo potè ritorhare a Napoli, dove, a sentire il Dc Sanctis, dalle nuove gcncra1,ioni che ._i erano venute form,rndo, fu accolto e venerato come un m..ic,.tro. Durante quelle lunghe peregrinazioni lo avevano accompagnato i suoi due fi~liuoli maschi, Alessandro e Carlo (il primo morto eroicamente nel 1848 alla difesa di Venezia, il secondo condannato a morte da Ferdinando II, poi graziato della vita cd inviato alla relegazione perpetua). Così i figliuoli di Giuseppe Poerio raccol<-ero l'eredità e l'insegnamento suo : cd era germinazione magnifica di quel padre. ALDO ROMANO (I due documenti inediti qui pubblicali ,i ,onse,vono 11e1li Archivi del Ministero dt• gh Es1e,i, a Pari1i: Corrcspondancc diplornaiiquc: Naplcs; Vol. 146, pp. 8 "Il·, 54 se11.).

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