Omnibus - anno II - n.42 - 15 ottobre 1938

(CONTINUA%. DAI NUMERI PRECEDENTI) ARRIVAMMO a Stupinigi alle sette del mattino, e fummo trasportati in carrozza di Cor- ~- te al castello, dove il cerimoniere ci avvertì che la regina ~~rebbe stata a mezzogiorno nella galtena per la colazione. Feci il bagno, ~i vestii con un abito da mezzo lutto, giacché come figlioccia della regina dovevo portare il lutto di Corte per re Umberto; poi mi misi a sedere accanto al camino, dove bruciava un bel fuoco, e mi abbandonai in una soffice poltrona fantasticando con indolenza. Qualcuno picchiò all'uscio; senza voltarmi dissi: «Avanti! :t. Credevo che fo~ la cameriera e soggiunsi1 sentendone i passi alte mie spalle: « Che bella cosa es.sere regina e avere tante ricchezze! :t. Una risata sommessa accolse queste mie parole ; mi voltai e con imm,:1s~ co.nf~sione vidi la regina! Balza, in p1ed1 cercando di fare la riverenza e mormorando: « Vostra Maestà mi perdoni >. Un abbraccio affettuoso fu la risposta della regina Margherita. La regina era un'ospite molto generosa e i piatti squisiti che venivano serviti a Stupinigi mi fecero considerare con disprezzo i nostri pranzi di Roma, sebbene avessimo uno dei capocuoc~i più. rinomati della capitale. Spe~so I piatti rappresentavano autentici capolavori della più complicata culinaria. Talvolta invece semplici uova à la coque sostituivano gli antipasti. Di queste uova mi ricordo benissimo, perché alla tavola di Sua Maestà c'erano 1 rer decapitarle, certi arnesi Jiec;~~~i~i.e ;:;:~~~liaavb~~~a:a u~ ~~~ neggiarli, e al primo tentativo fui tanto maldestra che la punta dell'uovo saltò in aria, e, purtroppo, andò a posarsi proprio sul collo della Regina che era seduta di frontt a me! Mio padre rabbrividì : io rimasi gelata a aspettare che il pavimento si apris.,e e mi inghiottisse con tutta la sedia : ma la regina fu invece molto divertita da questo incidente. Questo avveniva a colazione. Lo stesso giorno, a pranzo, fu la volta di mio padre. Servendoci gli spinaci, ne aveva inavvertitamente mandato uno sulla sua immacolata camicia inamidata. Accorgendomene, mi affrettai a fargli segno che gli era successo qualche cosa, posando furtivamente il dito sul mio petto. Mio padre, immerso in una animata discussione, invece di tacere e guardare cosa gli era accaduto, prese il tovagliolo e meccanicamente cominciò a strofinare lo sparato bianco producendovi sopra una gTOssa macchia verde. La regina immediatamente se ne accorse ed esdamò : « Vitelleschi, guardate la vostra camicia! >. Sulla tavola c'erano dei vasi pieni di magnifiche rose rosse. Rapido come un lampo mio padre ne prese una, la infilò all'occhiello del suo frac, dicendo con un piccolo inchino : < I colori italiani, Maestà! >. La regina, grande appassionata di musica, aveva fatto trasportare nel palazzo un bellissimo organo, e dopo pranzo un celebre organista, del quale ho dimenticato il nome, vi suonava delle composizioni di Bach o di Palestrina. Un pomeriggio disertammo la sala delle audizioni per andare a visitare il castello di Moncalieri, dove viveva la principessa Clotilde, vedova del principe Gerolamo Napoleone. La principessa, che viveva ritiratissim4, deditJ. alla bepeficenza e alla religione, aveva raccolto presso di sé un vero museo di oggetti d'arte, che noi andavamo appunto a visitare. Oltre mio padre, c'erano con me la duchessa Massimo, dama di Corte della regina, e il conte Zeno, che era gentiluomo di Corte. Stavamo passando da una galleria alla seguente, quando la porta, che poteva aprirsi soltanto da una parte, si chiuse dietro a noi, imprigionandoci in un'ala del palauo da dove le nostre grida non potevano essere udite da nessuno. La sola via di salvezza era che uno di noi si calasse giù dalla finestra nella sottostante terrazza1 per correre poi a chiamare quslcuno. Mio padre e il conte Zeno erano piuttosto anziani, e così la duchessa, e un salto di otto piedi non era la cosa più agevole per loro. Essendo la più giovane de) gruppo, toccava a me agire. Mi calarono dalla finestra tenendomi per i polsi, e mi lasciarono an• dare. Caddi a terra1 mi rovinai il vestito di serge bianca, ma il gruppetto dei prigionieri fu liberato. Rimanemmo una settimana a Stupinigi1 poi tornammo a Roma. In quei giorni vi erano arrivati i famosi fratelli Wright. Andammo anche noi alle Capannelle: l'aeroplano dei fratelli \Vright era posato a circa venti metri dalla tribuna dove ci trovavamo, e un silenzio profondo si fece nella folla non appena il grande uccello bianco cominciò a fremere nel suo tentativo di sollevarsi dal suolo. Alla fine, dopo quello che parve a tutti uno sforzo im. mane, riusci a staccarsi dall'erba e a fare una ventina di metri all'altezza LA REGINA ELENA NEI PBUCI ANNI DI REGNO di circa tre piedi. Dopo di che, evi- ~~enn~;1~?t~u~~~us:~iss~ 0 {:.sò pesante• Mio padre si era interessato alle nuove invenzioni e si era sempre tenuto al corrente dei progressi della meccanica. Ma il senatore Blaserna, il famoso scienziato, col quale stava conversando, era invece uno scettico. < L'uomo non potrà mai volare ! > dichiarò in tono perentorio, e la sua opinione trovò eoo nella maggioranza dei presenti. Mio padre non conosceva la parola «paura>, e insieme aveva un grande senso di umorismo. Un giorno, mentre stavamo mangiando, gli venne recapitata una lettera, sulla quale erano rozzamente tracciati un teschio, con due ossa incrociate, e alcune parole: e Sarete assassinato o~gi mentre vi recate al Senato>. Mio padre doveva parlare quel giorno sulla necessità di una legislazione energica per combattere gli scioperi. Io lo supplicai di non ~dd~:n!n~i a:v:~~~c~~c ~~zb~r Ec~: mi prendi? >. Lo accompagnai per le scale, e confesso che tremavo tutta. Davanti al portone, nella strada, c'era ,un brutto tipo malvestito, dallo sguar• do torvo. Mio padre andò diritto verso di lui, si tolse il cappello, e gli domandò con la massima urbanità : . « Scusi1 ma è lei l'autore di questa lettera? ». L'altro rimase così disorientato che seppe solo mormorare un confuso «sissignore>. « Ma lei non è di certo uno scioperante, mi sembra troppo intelligente per esserlo1 e allora di che cosa deve vendicarsi?> continuò mio padre. Dopo un breve colloquio si lasciarono in buonissimi termini! < Vedi come tutto è semplice, quan• do ci si dà la pena di spiegarsi>, mi disse mio padre, e se ne andò tranquillamente al senato. Egli era già molto noto come scrittore : il suo libro più importante era la Morale induttiua, che suscitò un grande interesse. Per molto tempo n('S• suno seppe chi si nascondesse sotto lo pseudonimo di Pomponio Leto : ma quando la curiosità generale fu soddisfatta, e fu noto che Pomponio Leto era lo pseudonimo di mio padre, le congratulazioni piovvero da ogni parte d'Italia. Un altro suo importante lavoro fu una intere~ante Storia del Papato, il cui ultimo volume venne pubblicato pochi giorni prima della sua morte. Durante una delle mie gite a Parigi con mio padre1 Sarah Bcmhardt recitava la Luc,etia Borgia, e io mi misi in testa che, in un modo o nell'altro, dovevo andarla a vedere. La difficoltà era di trovare il modo di sfuggire alla sorveglianza di mio padre. Sapevo bene che era assolutamente inutile chiedergliene il permesso, giacché egli era di una intransigenza adamantina nell'idea che io non dovessi andare a teatro prima di aver compiuto diciotto anni. Come al solito1 eravamo scesi al Vouillemont, in rue Boissy d'Anglas, uno degli alberghi più alla moda. Una sera, finito il pranzo, mio padre usci come sempre, e io mi ritirai nella mia camera. Appena la cameriera mi ebbe messo a letto, mi alzai, mi vestii, scesi cautamente le scale dell'albergo spiando l'apparizione probabile di qualche persona di conoscenza. Riuscii a raggiungere Jnosservata l'uscita, e mi incamminai baldanzosamente verso Piace de la Madcleine, dove sapevo che passava un omnibus diretto al teatro. Il cuore mi batteva di emozione all'idea che avrei visto la grande, l'illustre Sarah, della quale tutti parlavano. A quel tempo avevo venti lire al mese, che mi servivano per provveder• mi anche di guanti e di scarpe, cosicché non potevo permettermi il lusso di prendere un palco o una poltrona di platea. Tutto quello che mi potevo permettere era il loggione. Tenendo stretto nella mano il mio biglietto mi arrampicai su per le scale che mi sembrarono senza fine come la scala di Giacobbe. , F. difficile descrivere i miei sentimenti vedendo un teatro per la prima volta in vita mia: ero stupefatta e spaventata. A un tratto suonò il campanello e il sipario si alzò. In un attimo fui trasportata nell'atmosfera dei Borgia nient'altro esistette più per mc. No~ potrò mai dimenticare la voce e i gesti di Sarah Bernhardt. Nell'intervallo, guardando 1n giù, quale non fu il mio terrore riconoc;ccndo, fra le tante che splendevano palhdamente in platea, la testa calva di mio padre! Tuttavia decisi di rimanere al mio posto fino alla fine. Solo quando il sipario cadde fra gli applausi, mi riscossi e scappai via di cor• .,a a prendere l'omnibw che mi riportava all'albergo. Mi rintanai in camera, e senza nemmeno spogliarmi mi ficcai a letto fingendo di dormire sapendo che mio padre non poteva' tardare a venire a dare un'occhiata in camera per assicurarsi che tutto era in ordine. Infatti dopo pochi minuti scn. ti.i la porta aprirsi leggermente e richiudersi dopo un attimo che mi parve eterno. Con un sospiro di sollievo mi ,pogliai, mi coricai e mi addormentai in u.n tumulto di immagini luminoc;e dominate dalla apparizione sovrumana di Sarah Bernhardt. A Parigi non restavamo mai più di un~ .scttim~na,. perché le occupazioni politiche d1 mio padre esigevano la sua presenza a Roma appena cominciava l'autunno. Era una ddla più care abitudini della mia adolescenza quella di passare le serate con lui nel suo studio ad ascoltare i discorsi che egli avr~bbe lett';) l'i~domani al senato. Egli interveniva in tutte le questioni di politica estera o interna. Spesso mi penncttevo di dire anch'io la mia. L'ora di andare a letto veniva e passava, ma l'interesse mi teneva sveglia fino a tardi. Per mio padre quelle nostre serate era• no u~a limpida gioia· amava chiedere il mio punto di vista sulle sue idee. Ero stata immer<a in una atmosfera politica fin dall'infanzia e potevo in fondo abbastanza facilmente esprimere un giudizio personale, e del resto quello che interessava mio padre era la reazione che le sue teorie, frutto delb riflessione e dell'esperienza, producevano su una giovinetta. ?\folto spesso la domenica andavamo a Frascati a vedere mio cugino, il padre Giovanni Vitelleschi, che era il rettore del coll~gio di Mondragone. Facevamo colazione al convitto, poi scendevamo nel parlatorio, dove chiamavamo qualcuno dei miei amici fra i quali c'era sempre il piccolo Pio Grazioli. Mondragone era allora per l'Italia ciò che Eton e Beaumont sono tuttora per l'Inghilterra: un1università di buone maniere. Padre Giovanni Vitell~schi è ancor oggi ricordato dai suoi antichi allievi per la ~ua comprensione umana e patema e per le s~e qualità di organizzatore e di gran signore. Ho sentito dire che dopo la sua morte Mondragone non è stato più quello di una volta. A proposito di ecclcsiastici1 ricordo un episodio divertente di quando avevo quattordici anni. In chiesa mio pa- ~re ~rtava per abitudine una papa.- Ima d1 seta nera, per coprirsi il cranio cal~~- ~n giorno eravamo appena usciti d, casa che egli si accorse di averla lasciata in camera sua e mi chiese di andargliela a prendere e di raggiungerlo in chic~, la chie~a di San l\,farco, dove sono sepolti molti dei nostri antenati. Così feci, e nell'entrare nella chiesa, che è molto buia vidi mio padre seduto in un angolo. Avvicinandomi scorsi con orrore che dalle sue tempie u'ìcivano due corni! Immediatamente mi pasS3.rono per la mente vecchie storie di diavoli entrati nei corpi degli uomini per prenderne possesso. N(i sentivo male dallo spavento, tuttavia feci ancora qualche passo, e le corna aumentarono di lunghezza e di verità. Battendo i denti balzai avanti e vidi quello che mi aveva tanto spaventato : aspettando la sua papalina, mio padre si era levato i guanti e se li era posati sulla testa e nella luce incerta della chiesa le ci'ita dei guanti avevano avuto l'apparenza delle corna del diavolo! Quando compii diciotto anni, mia nonna, lady Lamington, mi avvertì molto solennemente che da quel momento tutte le mie azioni, le mie pa• role e le mie opinioni sarebbero state oggetto di osservazioni e di commenti. Secondo quelle io sarei stata pesata e giudicata. Perciò dovevo prepararmi ad affrontare con attenzione e riflessione la nuova vita di divertimenti che mi aspettava al prossimo ritorno a Roma. Appena infatti fummo nuovamente installati a palazzo Massimo, cominciarono i preparativi per la mia entrata in società. Ora potevo rimanere a pranzo coi miei genitori quando avevano invitati, e così conobbi molte personalità, fra le quali ricordo Sgambati 1 il pianista e compositore, il conte di San Martino, e madame Chaminade, le cui belle canzoni erano la passione di mia madre, che le cantava accompagnandosi con la chitarra. 4-(contin11a) STELLA VITELLESCHI ~ ~~e~~ i;{... "B 0111 r IÀ IM,., NON OSERESTE CONFESSARE DI NON AVER LETTO QUESTI LIBRI GRANDI RITORNI I libri dtU. m,o..o collimo •GRANDI RITORN/o dovutt p,:i conoK.1Yl1.lo lor• ••1to.11H dutYtblH •t.tr 8ul •f>noto ,uf t.'<Hffo ,prnt• t c(llttribt.i,to • /°""o" UI v.,uocwll11ro. J l'iNtro c•o1ttrt, UI ViNtro pv1-1,U. 1.,, lpll)lrOU O,t<O,tl pucJt, 11011 11, ""'""1>111.0- ti.o .,.1,1 -,a," - H 1rod11c"-1Z116 ,,. """' /,,.,.,o cluoro t: n.t:llt1, o II ptJ,1,/,-tot.ofl() ,,, td,. nOffl c~ 1I pr,uo, ,I /orMoto, UI rontd dllltorolt rtttdtt.'41't0 1>1«· uuihJ,. A q,mt, •GRANDI RITOR.VI• I• -tr• Co,o Ed,tr.u ,pu,,..U, no. Ntllo collo,io •GRANDI R/. TOR.',U • ow1t11tK.1 ct1/IO<Ult>Ol'1 dt: lo ltr1nat11u, "4n'attt.'tl, rctlti t,o 1 _,.., Mli t , "'" ntol,, u ofltrltt:TOfflOO COif OMtobeoCT~t,"'...,,.°"''• _,,u11ruil1 t ,011 oltrt: 0/W't di ulott, 11,n11wdK.ort1, bolio111t do- °'"'ttltan-. IL CONTROMBMOBIADLIE SANT'ELENA DEL OEIIERALE HUDBOII LOWE Questo libro buttato giù da Hudson Lowc per vendicarsi del auo governo, per togliersi d1 douo almeno una pane della soma d'infamia usegnatagh da quello che egli chiama il auo crudele destino ed anche per rl\'aleggiare col Conte d1 Las Case,, (amo.o autore del Memoriale di Sant' Elena, non pub es,er letto senza sgomento e, usolutamente, non pub esser dimenticato. Hud.son Lowe ~ sincuo. Il suo Contromemonalc completa il ternbile ano d'accu,a in1z1ato da Napoleone e dai suoi compagni d'esilio e continuato da tutti i popoli nel mondo civile, dallo stesso Re d'Inghilterra. Se l'Inghilterra d1 Giorgio IV ha di fronte alla storia una giu1t1fica~1onc, questa le viene dal fatto innegabile, provato tra l'altro d.a Hudson Lowe nel Contromemonale, che le nazioni europee ritenevano che non vi fos. scro oceani, nl armi bastanti ad 1mped1re un nuo,·o colpo d, mano dell'uomo che l' 1mmag1na.zione faceva cosi, se er2 possibile, ancora più grande Il mal governo che l'Imperatore dovette subire a Sant'Elena era consigliato da uns paura senu limiti comunicata facilmente ad un uomo come Hudson Lowe il quale, beffato e giocato a :,.;apoli dagli Italiani, temeva a più non posso le imperscrutabili arti d, un Italiano immenso Dal Contromemor1ale, appunto, balza fuori un Napoleone nuo,·o, libero, se non ahrn. d1 sch1acc1are 11 suo avversario ~ con una grandezza che s1 eleva a mito. :~~~ ~I; &ATO,LIRE 15 STORIA DEL TEATRO DRAMMATICO di SILVIO D'AMICO ~ l'opera che descrive la nascita e lo sviluppo di tutte le forme del Teatro drammatico - opere sceniche e spettacoli, poesia tragica e comica e sua rappresentazione, attività di autori e di interpreti, storia del Dramma e della sua regia - in tutti i paesi del mondo civile, secondo il piano seguente: Parte I, GREClA E ROMA - Parte Il, MEDIOEVO Parte 111, L'EUROPA DAL RINASCIMENTO AL ROMANTICISMO - Parte IV, L"OTTOCENTO EUROPEO - Parte V, IL TEATRO CONTEMPORANEO IN EUROPA E IN AMERICA Appendice: TEATRI ORIENTALI Una ricchissima bibl,iografia conclude ciascuna delle parti 4 GRANDI VOLUMI di 1800 pagine complessi\·e, con oltre 1000 illustrazioni in nero e 16 tavole a colori fuori testo formano l'intera opera, con prefazione di RENATO S1Mox1 Uscirà a dispense settimanali di 16 pagine runa in carta di lusso e ogni dispensa verrà messa in vendita in tutte le edicole d'Italia a lire DUE Abbonamento alle 30 dispense circa di ogni volume ....... L. 50 La pubblicazione verrà iniziata il 25 Ottobre RIZZOLI & C. EDITORI MILANO - PIAZZA CARLO ERBA N. 6

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==