I .\ .\1.\TTINA della partenza di i mio padre, volevo cavalcare i uno dei muli. Pensavo che non ~i fosse niente di male, perché 1 muli erano sciolti. Ma Maude lo disse alla mamma, e la mamma mi sgridò. La mamma era nel carrozzone, e non m'avrebbe visto. Dissi a Maude che mc ne sarei ricordato. ~•lio padre era partito verso le sci del mattino, quando la mamma dormiva ancora. e Vai a cercar carne? > gli chiesi, vedendo che aveva il fucile. Annuì. « Posso venire? >. < Rimani con tua madre >, mi rispo- ~c. « Tua madre non sta bene>. c. Ma mi avevi prome~so... >. < Sta con tua madre >. Maudc si alzò pochi minuti dopo. Le indicai un piccolo punto nero nella prateria. « Quello è papà che va a caccia>, le dissi. Maude si spazzolava i capelli senza badarmi. Ne approfittai per tentare di allontanarmi col mulo. Mio padre non mi avrebbe mai permesso di montare il suo cavallo che costava quattrocento dollari, e che non era del tutto do• mato. e Potremmo vivere un anno con q~el che costa quel cavallo». diceva mia madre. Maude svegliò la mamma. Mia ma• dre era una donna alta e magra, dall'aria stanca. Non stava bene: lo capivo, che non stava bene. e Dave >, mi disse, e scendi da quel mulo. Dov'è il babbo?>. « E. andato a caccia >. e Vieni qui. Non ti er:.tra mai in testa di star buono? >. Mi avvicinai, e mia madre mi allungò uno schiaffo. < Lascia in pace i muli. Quando tornerà tuo padre? Non po~~iamo rimanere qui >. « Non l'ha detto». < Va a raccogliere un po' di sterpi per il fuoco >, mi disse. « Dio mio, non ho mai visto un ragazzo così pigro e svrntato >. Ma non lo disse col suo solito tono, come se volesse mangiarmi. Era troppo stanca per arrabbiarsi sul serio. Mia madre mi picchiava q;.iasi ogni giorno: diceva ch'ero cattivo, assai più di quello che non ci si aspetterebbe da un ragazw di dodici anni. Non si comincia ad esser tanto cattivi così giovani, pare. < Quando imparerai a lasciare in pace i muli? > mi gridò dietro :viaude. < Tu stai zitta >, le dissi. ~1aude aveva quindici anni cd era molto carina. Aveva i capelli chiari e uri viso sottile e delicato. La mamma diceva che un giorno Maude sarebbe stata una signora. Da mc non si aspettava molto; diceva che sa.rei stato co• me il babbo. Mi allontanai dal carrozzone cercando sterpi. Ormai il babbo era sparito, e, nella direzione che aveva preso, la prateria era come un'enorme diste,;:a bruna e gialla, con un filo di nuvole sopra. Essere solo nella prateria mi metteva paura. Il babbo ne rideva: la chiamava un ~ran prato . .\.!a a me faceva paura. C'eravamo da una ~ttimana, ormai. Il babbo diceva che fra poco saremmo giunti a Fort Lee, diritto a ove\t, e che se avesse avuto un po' di bestiame si $3rcbbc stabilito proprio qui, nella prateria .. Ma siccome non ne aveva, avrebbe attraver- ,ato le montagne per andare a coltivar la frutt:l, foNC in California. :\-{iamadre non credeva mai in quello che diceva mio padre. Tornai nel carrozzone cd accesi un po' di fuoco. Mia madre s'era chiusa nella cameretta interna e .\.laude sedeva in ~rpa. e Potrc,ti darmi una mano>, dissi a Maude. « Non ti vedo morto di fatica >, ri- '-pose mia sorella. « Faresti meglio a tener chiuso il becco». Dall'interno del carrozzone mia madre urlò: e Tieni a posto la lingua. Davc, o te le do!». « Animalaccio! > mi disse ~audc. « Faremo i conti >, le gridai. Andai a prendere un po' d'acqua nella botte e la misi a bollire. Sentii che non c'era più molta acqua, nella botte. i\fa mio padre aveva detto che •arcmmo arrivati presto a una sorgente. Quando tornai vicino al fuoco, alzai la testa per guardare il ciclo. Era un'immensa conca di azzurro ardente, vuota, tranne per un solo avvoltoio che faceva giri larghissimi, come un pesce che nuota. ~l'incantai a guardare l'avvoltoio. Mia madre scese lentamente dal carrozzone. « Sci proprio come tuo padre », mi disse. « Pigro e cattivo! >. 11 suo viso era tutto tirato. Non sorrideva da qualche ,;cttimana, cd ora dava l'impressione che non avrebbe _sorriso mai più. e E insolente», aggiunse Maude. Senza rispondere, misi l'acqua sul fuoco. « Chi risparmia il bastone>, continuò mia madre, e rovina il figlio>. Poi fece una smorfia di dolore e appoggiandosi al carrozzone: « Be' », disse, < non startene lì. Va ad abbeverare i muli ». Tornai alla botte. Sapevo che non c'era abbastanza acqua per abbeverare i muli. Speravo che mio padre tornasse presto. Avevo una strana, orribile paura di quel che poteva succedere se papà non tornava presto, e spiavo continuamente l'orizzonte. Mio padre aveva il prurito aì piedi, e la mamma diceva che sarei diventato anch'io così, col prurito ai piedi. Si b.mcmava sempre di aver sposato un uomo col prurito ai piedi. Diceva, qualche volta, ch'era stata colpa della guerra: cfopo la ~uerra tra ~or? e ~ud gli uom_ini o s, erano rovinati o '-1 erano messi a camminare come il babbo, sempre verso ovest. Da Columbus dove abitavamo, eravamo andati a St. Loui,;, poi a Topeka. li babbo non poteva star fenno, e mia mndrc si logorava sempre più. Il dc,;crto, diceva, non è un posto dove allevare i figli. Era una vita dura per la mamma, certo. Mio padre non fa. ceva. gran che, tranne quando si andava ven.o ovest; allora diventava un altro. Con lui mia madre non si lamentava mai; batteva mc, invece. Diedi un po' d'acqua ai muli: quanto ba,;tava a coprire il fondo delle loro conche. e Non basta », di,;"e mia madre av• vicinandosi. e Non ce n'è più una goccia, perdio!>. ·« Non bestemmiare! > esclamò, dandomi uno ,;capaccione. « Non fa che bestemmiare >, rinfor• zò ;\laude. « Si crede un uomo >. Mia madre mi fi"-Sòun istante, senza espre,;:sione, poi andò a preparare la colazione: pappa d'avena e carne ~ceca. e Un po' di carne fresca la mangerei volentieri >, disse, non appena fu tornata. Scrutava la prateria, forse cercando il babbo. Lo sapevo, io, quanto era attaccata a lui: tutti i discorsi del prurito ai pieqi non contavano nulla. Dopo colazione diedi un po' d'avena ai muli e Maude lavò i piatti. Ogni tanto guardavo Maude, e lei capiva perché. Fece finta di non accorgerse• ne finché la mamma non tornò nel carro7.zone. Non potevo guardarla, rnj faceva pena. « Tuo padre tornerà presto, credo>, disse la mamma. Poi si arrampicò nel carrozzon". Era un gran veicolo di sedici piedi, di quelli che chiamano « carichi >, con il cielo a volta, coperto da una tela sporca. « Non mi girare più intorno», disse Maude. « Ti lascerò in pace, sta sicura», le risposi. e Bisogna che me ne vada. Tu lo sai, dimmi, che cosa ha la mamma?». « Sono faccende che non ti riguardano>, mi rispose Maude. « Certo, che mi riguardano>. < Sci ancora un bambino, tu >. Andai dietro il carrozzone e tirai fuori la carabina di papà. Era quella che aveva usata durante la guerra, una carabina corta, da cavalleria. La mamtornasse. Non era facile cavalcare il mulo soltanto con le redini. I muli hanno una strana andatura. Non si correva molto. Ero contento che Maude e la mamma fossero nel carrozzone, altrimenti la mamma mi avrebbe certo rotto la testa. Dopo circa mezz'ora, il carrozzone non era più che un puntino nero. Non si riconosceva più. Guardavo sempre verso il sole, per ricordarmi la direzione che avevo preso. A un tratto, un'ondulazione del terreno nascose il carrozrone. Continuai a galoppare: TEIAS • OADOTA DI ON 1100WB0Yn ma mi vide, era coricata nel carrozzone. e respirava con fatica. « Che stai facendo?> mi disse. « Tuo padre è ritornato? >. « Non ancora ». « Va bene, avvisami appena torna. E non far malanni ». « Sta tranquilla >. Andai a 5Cdcrmi davanti al carrozzone, su una cas,;a di legno, e mi mi"i a pulire la carabina con uno straccio. Maudc mi guardava. Finalmente disse : « Dirò a papà che stai giocando con la sua carabina>. « Tieni chiuso il becco, altrimenti ... >. Un gemito soffocato della mamma ci fece voltare tutti e due. Sentivo certi piccoli brividi corrermi lungo la schiena. Dov'era papà? Avrebbe dovuto essere tornato da un pezzo. Posa.i l'arma e feci il giro del carrozzone. Jn circolo intorno a me la prateria si alzava e ricadeva come un mare di sussurrante erba gialla. Non c'era niente, non un essere vivo, in quella sterminata diste,;a. Maudc si era messa a piangere. « Perché non torna, papà? » chiedeva. Non le risposi. Forse per la prima volta pcmai che il babbo poteva non tornare. Avevo voglia di piangere. Non mi ero sentito così piccolo da un pezzo. Sarebbe stato un conforto, adesso, essere picchiato dalla mamma. Quando ti picchiano, ,;ai che sci un bambino e non ti preoccupi d'altro. Di~i a Maudc: e Va nel carrozzone, eon la mamma >. « Credi di potenni çomandarc? >. « Come vuoi >, le dissi voltandole le spalle. Finalmente Maude si persuase a salire nel carro1.7tme. La udivo piangere, e la mamma le diceva: < Smetti subito di piangere>. Caricai la carabina, slegai uno dei muli, montai a cavallo e mi lanciai nella prateria, nella direzione che aveva preso mio padre. Non sapevo esattamente quel che avrei fatto, ma -.apevo che era tempo che mio padre ,apevo che se mi fossi fermato, anche per poco, sarei scoppiato a piangere. Vidi un coyote che mi fasava come un cane. Un'antilope mi saltò vicino: avrei potuto spararle facilmente. ~la non ebbi il coraggìo di sparare. Trovai mio padre. Galoppavo forse da un'ora qua ..do lo vidi, coricato su un fianco. Un avvoltoio gli girava s.opra. La gola mi si strin~ al punto che temevo di soffocare. Avevo paura a correre da lui. Smontai e mi avvicinai lentamente. Non avrei voluto, ma qualche C05a mi spingeva. Era morto, freddo. Forse erano stati gl'indiani, forse no: non riuscii a decidere, lì per lì. Aveva quattro palle nel corpo. Il suo fucile era ,;parito. L'avvoltoio non voleva andarsene. Sparai. :\la non piansi. Il rimb:ll7o della carabina m'indolenzì la spalla. Ricordai che il babbo mi•chiamava ,cm• pre « nanetto lentigginoso». Diceva che non sarei cresciuto. Perciò, forse, non piami. Mi allontanai di qualche pa-.so e mi mi"'i a sedere 5C07.aguardare mio padre. Cercai di ricordarmi dov'eravamo, tutto quel ch'egli mi aveva detto del nostro itinerario. Pen'l-ai a mia madre e una grande paura mi prese. Dio mio, se fo<,;e capitato ora ... Il mulo mi si avvicinò e mi 'itrofinò il muso sulla spalla. Fui molto contento di averlo vicino. Non so che avrei fatto, senza quel mulo. 8i50gnava anzitutto ~cppellire il babbo. Sapevo che un uomo deve essere sepolto; ma non riuscii a farlo. La prateria era tutta di duro fango cotto dal sole. Tornai accanto a papà e mi piegai sopra di lui : fu certo la co~a più difficile che avessi fatto in vita mia. Gli ria.,<;ettai i vestiti, gli tolsi gli stivali. Gli uomini dell'Ovest parlano sem• pre di morire con gli stivali. Non so se ci tengono o no, ma pensai che mio padre avrebbe preferito non averli. Poi risalii 5ul mulo e tornai verso il carrozzone. Tentai di non pcn,;are che avev6 dodici anni. Se uno si mette a pensare, non riesce più a far niente. Quando fossi tornato, la mamma me le avrebbe date sode, questo era certo. Il mulo dovette certo trovare da sé la strada del ritorno, perché io non gli badavo molto. Lasciavo andare le redini ; mi reggevo solo ai legacci della sella. A un tratto vidi il carrozzone. Pcn<ai: « Ora non devo dirlo alla mamma >. Nessuno mi aveva mai detto come ci si comporta in un caso simile, ma capivo che non era il caso di dirglielo subito. Lo intuivo soltanto, suppongo, ma sapevo che la morte del babbo non aveva più importanza. La vita solo era importante, e la vita è wlo un gr:mcllo di polvere nella prateria. Era spavcnto,r,o pensare che ero solo nell'immcmità della prateria. Quando arrivai al carrozzone, Maudc e la mamma mi a,;pcttavano. Capii dal viso della mamma quanto s'era preoccupata per mc. « Eccolo! > gridò Ma ude. La mamma di,;se: « Vedo che non c'è proprio niente da fare con te, Dave. Scendi da quel mulo ». Scivolai giù e riattaccai il mulo. Tutto il corpo mi doleva per lo 5,forzo di non lasciar trasparire sul vi,;o ciò che avevo visto. Mi avvicinai alla mamma. « Dove sci stato?> mi chiese. « A caccia». « Un piccolo vagabondo come te non può pcmare ad altro, immagino. Chi ri ..parmia il bastone vizia il figlio. Avvicinati >. Mi avvicinai, mi chinai, e lei mi diede due o tre manate, non molto forti. Non aveva più molta forza. Piami, ma non per le botte. Ero stato picchiato molto più forte di così senza aprir bocca. i\·la la temionc dentro di mc si s1>ezzòe le lacrime mi sfuggirono. Apdai a ,;:cdcrmi con la schiena contro una delle ruote del carrozzone. i\,faude mi pas'iÒ davanti dicendo : e Avrai imparato, spero ,. La guardai senza rispondere. Mi tolsi di tasca il temperino e mi misi a intaccare una delle assi del carrozzone. Poi gli occhi mi caddero suUa botte dell'acqua. Mi alz...1.ei andai dalla mamma. Non si era mossa: guardava la prateria, nella direzione che aveva preso il babbo. Senza voltarsi chiese: « Hai visto tuo padre? >. e No>. li wlc, adesso, era una macchia rossa, a ovest, che incendiava tutta la prateria. Intuivo un poco quel che la mamma provava; sentivo la sua solitudine. « Accendi il fuoco>, mi di\sc. e Tuo padre avrebbe potuto avere il buon \Cnso di tornar presto. E smetti di frignare. Dio aiuti una donna, quando suo mMito ha il prurito ai piedi! >. Raccolsi degli sterpi e accesi il fuoco. La botte era quasi vuota, quando presi l'acqua per la minestra; ma alla mamma non lo dissi. Lei si mi.se a preparare la cena, lentamente, goffamente, mentre Maude la osservava, spaventata. La mamma continuava a guardare a ove,;t: e Presto sarà buio>, disse. « Il babbo sta certo per tornare >, aggiunse poi scnz'cspressione. Non ci credeva nemmeno lei. « Certo>, risposi. Mangiammo senza parlare. La m:imma mangiò pochissimo; più tardi si ritirò nel carrou.one. e Non posso lavare i piatti senz'acqua », diceva Maude. « Va a cercare un po' d'acqua, Dave ,. « J'ion c'è acqua », le dissi. Maude mi fissò con gli occhi dilatati, pieni di paura. Aveva udito, come mc, storie di viaggiatori rimasti senz'acqua. Aprì la bocca per dire qualche cosa. « E la mamma? > le chiesi a voce bassa accennando al carrozzone. « Perché non torna il babbo?». « Dal momento che non è qui, è stupido preoccuparsene. Pensiamo piuttosto alla mamma ». Maudc scosse il capo. « Non dcvi aver paura », le mormorai. « La paura non aiuta. La parte più brutta del viaggio è finita, comunque,. « Dov'è il babbo?> sussurrò Maude. e Che cosa gli è accaduto? ». « Come vuoi che lo sappia? Voialtrc ragazze mi fate perder la pazienza! ~on ho mai visto niente di peggio di una ragazza ». Mi alzai e mi avvicinai di nuovo alla botte dell'acqua. La scossi, sperando chi sa che cosa. Ma sapevo che era vuota. Cibo ne avevamo in quantità : carne secca, farina e fagioli, da bastarci per un mese, calcolai. Ma la mamma aveva bisogno d'acqua. Maudc si era rimessa a piangere. e Perché non vai a letto? > le di~i. e Non accetto i tuoi ordini ». « Be', vacci lo stesso», le dissi. e Va dentro a dormire con la mamma; io resto qui fuori >. « Non sei abbastanza grande per restar fuori s.olo», mi disse Maude, ma capii che aveva paura di rimaner sola dentro con la mamma. Capivo quel che provava, e non le davo torto: era I una bambina, sempre vezzeggiata dalla mamma. Se avessimo potuto discorrerne, noi due, sarebbe stato un gran con- I forto. ~fa non potevan:io. « Sono abba-.,.... st:i.nza grande, non t1 preoccupare », risposi. Dentro il carrozzone, la mamma gemeva e lontano, nella prateria, un coyote abbaiava. Non c'è niente come l'urlo di un coyote per farvi raggricciare tutto dentro. Tremavo, e capivo che Maudc avrebbe preferito rimanermi vicino. Ma non era possibile. e Vai dentro, maledetta! > gridai. Meno male che la mamma non poteva udirmi j quando parlavo in quel modo mc le sonava dure. Sorpresa, Maudc mi fissò. Poi, senza una parola, entrò nel carrozzone. Rimasi fuori per un pezzo. Ormai era buio fitto. Nel cielo c'era ancora il debole riAe,;so del sole, ma il re,;to era tutto scuro. Andai a prendere nel carrozzone una delle coperte dei muli. La notte estiva era calda; •decisi di stendere la coperta sotto il carozzone e di dormire lì. Udii Maude dire le sue ercghiere, nel carrozzone; ma non la mamma. Di solito la mamma badava a farmi dire anche le mie, ma quella sera non riuscii a pronunziare una parola. Pro• vai ad aprire la bocca, ma non ne uscì una parola. Pensai le mie preghiere meglio che mi riuscì, sforzandomi di non rivedere mio padre. Stesa la coperta, mi ci buttai sopra tenendomi vicina la carabina. L'abbracciai: mi 'itmbrava una parte del babbo, cd era tutto quello che mi rimaneva di lui. Non mi riuscì di dormire. Provai ad addormentarmi, inutilmente. Ora l'o- '-CUI ità era completa, e non c'era nemmeno la hma nel ciclo, I muli si muovcv,mo irrequieti, forse avevano sete. Mi as:iopii un poco. Quando riaprii gli occhi, b luna ,;tava sorgendo, gialla e op;,ca. Ero intirizzito. A poco a poco, ciò ch'era accaduto durante il giorno mi ritornò alla mente; adesso era più reale che alla luce del giorno. Mentre giacevo sotto il carrozzone pensando all'accaduto, udii uno scalpiccio di cavalli. Sulle prime non ci feci caso, mc ne accorsi veramente solo quando i cavalli, con due uomini in sella, sbucarono dalla notte. La luna li illuminava; io ero nell'ombra del carrozzone. Non mi videro. Si fermarono a una quindicìna di metri d:\I carrozzone e, senza smontare; esaminarono i muli. I muli si moc,- scro, nf'rvosi. Quando capii ch'erano indiani, non rillscii a muovermi. Immobile, li fissavo. Erano nudi fino alla c!ntola. l capelli, stretti in due trecce, ricadevano sulle spalle. Portavano entrambi il fucile. Pensai al babbo. Volevo gridare per svegliare Maudc e la mamma. « Se hanno ucci,;o papà ... , pemavo. Gl'indiani smontarono e si misero a slegare i muli. • Cercai a tastoni la carabina, e mi girai lentamente finché mi trovai pancia a. terra. Un? degli uomini, adesso, veniva verso 11 carrozzone. Teneva nella destra il fucile, e e.on l'altra mano aveva tirato fuori un coltello. Mirai in mezzo al petto e sparai. Ricordo che il suono squarciò il silenzio della prateria. Nel carrozzone qualcuno gri-
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