[COJITllftJAZ, DAl NUMERI PRECEDENTI] I ' ERCH-E. non torni in Ame- ' rica?». e Eh, non è facile! >. Buscaino si m.ise,a guardare i monti che, al d1 la del mare, si confondevano con le nubi. e Non è facile !... Anche perché non ci sono mai stato! >. E pensò: e Che stranezza! Non sono mai stato in America! Davvero non ci sono mai stato! >. Mandò un altro sguardo ai monti e alle nuvole. e lo devo avere, dentro di me un personaggio molto serio col q~ale non sono riuscito mai a entrare in confidenza! [nfatti non ho mai ::>satoconfessare a me stesso per intiero quello che ho fatto e quello che non ho fatto! Sì, quel mc stesso dev'essere un personaggio molto, molto importante! Io, sono un pover'uomo qualsiasi! Ma lui, il me stesso, è ben altro l ... Ora, per esempio, io dico timidamente a me stesso che l'America non l'ho vista neppure in sogno i io -cerco di sorridere e di farlo sorridere; ma il me stesso s<:uote severamente la testa !... Se però, invece di scuotere la testa come fa, questo me stesso, che è cos'ì autorevole e senza dubbio molto ascoltato e temuto, visto che io poveretto sono stato così disgraziato, volesse prendc,e lui le redini del comando e accomodare la mia vita? Eh? Non sarebbe una buona cosa?>. e Che pensi?> disse l'amjco. e Mah!>. « Natàca è bella? ». « Caro mio, caro mio, caro mio ! Natàca non ha il tempo di essere né bella né brutta, affaccendata com'è ad esser triste e noiosa. La noia e la tris~zza vi si tagliano col coltello! Non c'è uomo, non c'è petto d'uccello che sia mai stato veramente allegro a Na• :-àca, ,ia pure per un istante! >. E così dicendo, scattò dalla sedia .c..ome se avesse visto qualcuno passare ve• loce al pari di una freccia e gli pren:iesse di raggiungerlo. All'amico, che rimaneva seduto, gridò, scusandosi col gesto: e Per favore, regola tu! ». Le donne della pensione « Fior d'arancio > sono irrequiete e agitate come le signorine : e con le signorine si confondono a mezzogiorno, quando vanno a bere l'aperitivo, nella dolccria più elegante di Natàca, ove i piccoli venditori di stuzzicadenti e di sale da cucina tirano, per un lembo della veste, le signore, e della giacca, i signori, tentando di richiamare quegli occhi così curati sulla loro povera merce. Le donne della pensione -sono irrequiete come le signorine, e incapaci di ascoltare a lungo un pianoforte senza piangere, o di essere servite lentamente senza stizzirsi, perché anch'esse, come le signorine, cercano marito fra i giovanotti di Natàca. Così le signorine di Natàca si trovano, senza volerlo, in gara con simili donne. E il guaio è che non sempre dalla gara escono vincenti. I giovanotti, da un certo tem• IL SEGRETO DI BORSA po in qua, usano trasco'rrerc la sera nella sala da pranzo della pensione e: Fior d'arancio>, uno di loro suonando al piano, altri balland9, altri c~mver~ando con le ragazze, il cui spirito d1 donne che han viaggiato il mondo, espresso con l'accento del Nord, li pone in uno stato di soggezione, che presto dà luogo a una dolce abitudine dell'intelletto, e un po' meno presto all'amore. E amore COfliugale ! A causa di ciò, i salotti di Natà• ca 5<?110_ or_a "'!inacciati dall'ingresso, <.hCs; i d1c~ 1mmmentc, di talune signore 1mpacc1ate ma scontrose dalla bocca nuda di belletti ma larga e amara, dalle pupille mobili ma prive di curiosità e incapaci di stupore, almeno per quelle cose di cui le altre si stupiscono... Cotali giovanotti che arrivano al pun.to dì piangere q~ando, a Natale, ricevono telegrammi di « cuore mio adorato > e e nostra santa felicità di domani >, parole a cui essi rispondono con parole ancora più dolci • cotali giovanotti poi, alle signorin~ di Natàca, rivolgono domande come la seguente che, in questi giorni, è molto in voga nei salotti: e Signorina, qual è l'animale che tiene il becco sotterra?>. e Il fagiano>, risponde la signorina. e No! Il fagiano tiene il becco sott'acqua. Io ho detto: sotterra». e Non saprei! >. e Ma signorina! La vedova! >. Ieri sera, in un palchetto di proscenio, al teatro lirico, un giovanotto in frac s'è tolto una scarpa e l'ha messa sotto l'ascella di un signore che aveva poggiato il gomito sul parapetto di velluto: il signore, rapito dalla musica, ha tenuto per qualche minuto la scarpa sottobraccio come un libro; poi a causa di un movimento subitaneo l:ha lasciata cadere nel palcoscenico, 'sulle palme che il soprano, nell'atto di prendere un acuto, aveva rivolte al ciclo... Questi, questi sono i gi.ovanotti di Natàca ! Ben degni che la torre sia loro dedicata e d'ora innanzi chiamata « la torre dei giovanotti>, anche per prevenire una voce che minaccia di diventare comune e che già s'è messa in cammino, per la quale la torre sarebbe detta « delle signorine :,,... Come sembra naturale e bene intonata al panorama di Natàca, questa torre che gli cala sopra come il manico sul piattello, ora che di essa si conosce con esattezza che non serve a nulla! Davvero, senia questa torre, Natàca avrebbe in meno alcunché d'indispensabile, come è il naso per un volto! ... Cosl parlano le signorine, radunate nel salotto di casa Torrini, attomo al pianoforte sulla tastiera e il coperchio del quale stan posati alcuni bicchierini di liquore. Le signorine, profittando di es.ser sole, lungi dalle signore e dagli uomini, si son date per la prima volta a bere senza ritegno, come han visto fare, nel film della sera avanti, a talune ragazze americane. Bevono, toccano i tasti del piano con un dito, sparlano degli uomini. Poi sparlano di se stesse e della loro vita. Noia, noia, noia e noia! Sciocchezze, sciocchezz~J sciocchezze e sciocchezze! Una dice: « Se continua così, do un calcio a tutto e faccio qualcosa di poco bello! ». «Veramente?> dice un'altra preoccupata. Tut:tc diventano pensierose, mentre la prima batte con l'indice sopra un_ b~so del piano, poi sopra un la, ~1 ~1 nuovo sopra il basso, senza mai riuscire a trarre da quei tasti un suono che non sia : noia, noia, noia, noia! Ma d'un tratto Lisa T orrini vien presa da un sentimento nuovo e forte ~mc un _respiro tanto largo da aprir~ 11 petto m modo da ingrandirlo per sempre. ~ una felicità, ma non come le solite : qualcosa davvero che una volta incominciato, forse non av;à termine. Le! prende con la destra la bottiglia del liquore, con la sinistra un bicchiere e va al balcone. ' Il sole è ancora sulla strada e sulle case, il ciclo è chiaro e scintillante. ~na ~onna, nel portone dirimpetto, d1sfasc1a un marmocchio lo solleva nudo in_ alto, se lo pone' sulla faccia a.rrovcsc1~ta. Come, nei film, dietro un ritratto.si vede, tal?ra muoversi la persona viva, cosi dietro le cose di un te.mpo, s)avate e tristi come immagini st1~te, LlSa vede ora muoversi, per la prima volta, quelle vere, e uscir fuori belle e splendide. e Sarebbe questa !a gioia di Leonardo?> pensa Lisa. « Ma come? L'aspettava lui, ed è venuta a me! >. Ma non importa ! A chiunque sia venuta, essa è qui! E come chi soffre nel nome del Signore, sente che tutti i suoi cari, intorno a lei diventan sempre più buoni per qu~sta sua sofferenza,. e lei a poco a poco salva le loro amme; così Lisa., gioendo nel nome del Signore, pensa che tutti gli amici di Natàca diventino sempre meno scuri e pigri per questa sua gioia, ed ella a poco a poco li salvi tutti. Ma questa gioia, cos'è? Un momento di bene? No, essa non ha nulla di momentaneo. ln essa, al contrario, si pcrdon?, co1:1e i momenti di un sogno al rialzarsi delle palpebre, quegli anni d'inczic faticose, quei lamenti quelle vanità, quelle ~etre sciocchezze: quella torre panoramica; e il punto, in cui tutto questo si squaglia nella luce è così chiaro e fermo che non solo' la buona. Lisa pensa che sia vero quello che disse Leonardo: essere stati quei quattordici anni di Natàca il sogno di una notte; ma che perfino Leonardo, che ha parlato a quel modo e Giovanni, Rodolfo, Buscaino, e l'~tà avanz~ta, e gli affetti, delusi, tutto, tutto sia stato uno stupido sogno che ecco finalmente, è finito! ' ' Sicché nessuno vorrà essere severo se, barcollando un poco, con la bottiglia in una mano, il bicchiere nell'altra, questa buona Lisa, di solito tanto modesta, silenziosa e timida, gridi d'un tratto, dal balcone, in fronte al cido scintillante, nientemeno che: e Evviva! •· E non una sola volta, ma due, ma tre. 9 - (fi,.,) VITALIANO BRANCATI J D~l[i)~J~l~ A. ~OVA...HA. i ,\l~IAGlNO che, negli ambienti X teatrali, si debba ricordare ancora la tcurnée di Joséphine Baker in Italia, quattro o cinque anni fa: la celebre e Venere nera > giunse a portare fra noi l'illusione della vita notturna della metropoli francese e delle sue f~lli~ a mo~ta brava gente, che volenuen pagò I notevoli prezzi dei biglietti d'ingresso, con la speranza di godere del riverbero peccaminoso del Moulin4 Rouge e dei locali notturni più più celebri d'Europa. A NO\•ara, l'unico ed eccezionale spettacolo di Joséphine Baker fu annunziato per un sabato d'autunno. Novar.a ha u.n t~atro minore, nel quale rec1.tano d1 solito le compagnie d'arte vana, ma quella volta fu il teatro massimo, il Coccia, che apri i battenti 1 come per la stagione lirica annuale. La notizia, dappnma, fu accolta con una certa incredulità dal ceto medio: non si riusciva a convincersi che una attr!ce tanto ~elebre si rassegnasse a d~d1carc un giorno ad una città così diversa d.alle turbinose metropoli che ella _dommava. Una vasta pubblicità convmsc anche i più increduli. Sorse allora il dubbio che lo spettacolo potC!'.SCavere delle parti scandalose non adatte per tutti: ne udii parlar; una sera a casa di certe amiche di mia madre, ch'erano ancora in dubbio nel~a loro .qualità di e palchettiste .: se mt~rvenire o .meno ad una rappresentazione che s1 annunziava così scab~osa: Un giovanotto, ch'era stato tre g1?~m a. Parigi con un viaggio in com1t1~•a,intervenne con aria di persona pratica per dire che nei cabarets di ){o~tmartrc I~ Baker si esibiva, è vero, m costumJ molto scollacciati ma che, certamente, a Novara si sa:Cbbe comportata in modo più morigerato. Per lui, disse, la Baker nella nostra cit~à era un controsemo, Joséphine significa.va_ luci, traffico tumultuoso, cnonm m~cgnc al neon, champagne, ~a•~zc e~c1tanti... Uno spettacolo che s1 1dent1ficava con Parigi, insomma. A Novara tutto questo mancava; per fori.a, anche la Baker sarebbe stata più calma, meno orgiastica : e in genere tutti finirono per pensar!; così. Sol~ ta.nto La giraffa, un giornale umorist_1costampato dalla Tipografia Vescovile, ebbe parok di « sferzante ironia> . .Convinto di dar prova di spirito d'indipendenza, mi ero proposto di starmene a casa, ma, all'ultimo momento quando già la recita era cominciata' con un mio amico decidemmo di sa~ lire in loggia.ne, e, attraversata la piazz~ deserta. ~1 popolo ma piena di file d automobili vuote, salimmo la scaletta sudicia dei posti a buon mercato. Do~ tre ore di coda, la gente aveva gr~m1.to !utte le panche disponibili, e no! riusc1m~o. a trovar solo due posti ali estre1;1a sinistra. Seduti, non vcdeva~o mente, ma, in piedi sulla panchma cd aggrappati ad una poutrelle del soffitto come acrobati al trapezio, sc:orgcvamo ~bbastanza bene tre quarti d1 palcoscenico. Nella prima parte dello spettacolo, la e Venere nera > non si faceva vedere: alcuni numeri di varietà servivano a mitigare l'attesa e l'impazienza. Finalmente, dopo un lungo intervallo il solenne sipario di velluto rosso si ~prì per la seconda pane della recita. Appa~ve ur~a. or~hestra ja.u., schierata su dct grad_1md1 legno, fu suonato qualcosa, po1 entrarono due uomini con i capelli lucidissimi e le falde del frac h~nghe ryno ai polpacci. Uno cominciò a d,re che attendeva Joséphine anche l'altro confermò che Jose:phin~ ~areb~e .arrivata fra poco; quelli del 1au. s1 diedero a cantare in coro il nome d~lla e steli~ > : intanto, platea e gall~na ondeggiavano nell'impazienza d_~lla.ttesa, frenando a stento i mom10rn. S1 aprì infine un altro velario sullo sfondo, c. Joséphine apparve sull'alto d_cllascalinata, con un grido e le braccia alzate al soffitto. Aveva un abito a~collato, ~on le ~ttane lunghe, e sùbito,, fra 11 pubblico, corsero i commenti; ~ualche signora mostrò d'esse• re soddisfatta, altri dissero che trattar~do~idi una ncgr:l, la pelle n~n era po1 tanto scura. La Bakcr cantò La cam,~ à . sucre, gettando dei dolci a quelli d.e, palchi di prC?SC~nio,trovò modo di affermare che I biscottini di Nov.ar~ erano più buoni, poi andò a vest1r~1per la Petite to,ikinoi.se. Pareva proprio. che ci tenesse a crearsi una fama dt donna morigerata, perché anche nella drammatica scena di ]'ai d~ux amours apparve abbastan7,a vestita. e. composta, mentre il pubblico C?mmc1ava a mostrare la propria dclu- ~1o~e. ln~nc, .quando la tanto atte'\:a, mgmocc~iat~s1 sul pavimento, attaccò una flebile nmna-nanna, un urlo simile ad un boato partì dal loggione. e La rumba! la _rumba! > fu il grido della m~ssa, cd 10. mc lo sentii nelle orccc!11eper mento d1un soldato d'artiglieria ch'era appeso al mio fianco . Il giorno. dopo, domenica, Jo~phine nm_ase a No~ara e, dietro invito della sc:,c1ctà sportiva, diede il calcio d'inizio a? una partita di campionato. Nella t~1buna ~'onore ~u compostissima, gentile, specie con I bimbi e lasciò nelle persone distinte che 1 avevano a_vuto !1'odo ?i av_vicinarla l'impressiori:e ~ esser s1rnpat1ca cd affabile: fu a11z1d1 buo~ gusto, per qualche tempo, fra le signore, parlarne come di una figliola tanto cara. MASSIMO ALBERINI lo barbo è fotto, mo lo pelle brucio! Ed inoltre ecco il viio pieno di piccoli togli, ovunque sono irritol1oni e orronoment1 coii d,e lo via è aperto olle pericoloH infezioni, Torr invece diiinfetto rende lo p~lle mor b1do e iopprime l'lmta11one predono dal raioio. Uua vicendaviva e originalissimau, na seriedi situazionie di personaggivibrantidi umanità, un romanzocondottocon stile incisivoe pittoresco,unagustosasat1ra di certefrivolezzaemericane,eccochecos'èdunqueil nuovoromanzodi RAFFAELECARRIERI UN MILIDNA Il RIIILLA Una lunga puntata di questa vicenda la troverete nel bellissimo fascicoloodiernodi /J,//D e cioèdellapiùfresca,varia,deliziosadelleriviste settimanalin, ellecuipaginetrovereteil niùdivertente commentoalla vita, il più gusto;oriflesso degliavvenimentdii tutti i campie di ognitempo. IN TUTTELEEDICOLECENT.60 LE 'SETTE MERAVIGLIE DEL MONDO SONO OTTO S.c~u.11lc.innoon ricord.1quali s·ano le sette meuviglie del mor.do, siamo qui a rinfrescargli la memoria: 1 ~ I~. Mau;ole~ tT?mba .1i Mausolo erett.1 d.a A1trmisi.a); 2 ° Le pir.amidi d.Eg,tt~; ~ Gli Orti ixns1li; 4° L Statua di Giove d'Olimpi.a; )o Le Mur.i d, ~,1b1lon1.a; 1 6° li Colosso di Rodi; io Il Tempio di Dian.a in Efeso. E lou,va?"Lou"'.' ~o~'bi mobili d,ll'ETERNA DURATA. Non dovrcblx ess~reuna mcrav1gl1a 1!fatto che il nu.tcri.1.\ecompatto e st.1gionalo non dia nw luogo ;asoq rese. Ma poicht più spesso che non ci si creda i} nu.teriale non è ni comp.itt~ n~ ~!"~ionato, c-ccoche I(' sorpruc ci sono, e qu.ando non ci sono ecco la merav1gl1a ! Come _scongiur.1rsorprese? Col rivolgersi a una fabbric.a il cui stato di servizio gauntisc.:1la dunta dei mobili. L.a S: A. Mobili V;acchel\i in ,·it, 1 dal 188 • è conquist.1t.1 la notorirtl dcli' ETERNA DURATA pu; avendo s 4 ' si ticato i prezzi più vantahgiosi. cmpr(' pr.1R,~cl,it,,lae 111/,~ ude crhlr11/t' ,li C11rr11r1p1ro1:r,111111111 ;.i 170, oppurr. Firt'll{t· P 11{1(" Stro{{1 5, C11ull,1 Pos/11/t' 1 J8o Mil11no, C"u/1,, Post,de J/11 J?. 0 ,, 11.1
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==