Omnibus - anno II - n.41 - 8 ottobre 1938

"ìi<'>.!t AK 0AT I \'ia i pietosi che lo ave• • i vano strappato dalla tomba della. j ~ J <$ moglie, messo in un tassì e riM(,)n condotto a casa, Graziano andò a chiudersi in camera sua, e per due giorni e due notti stette coricato sul letto a piangere e a singhiozzare. Passati i quali, finalmente s'alzò; e messosi a cercare tracce della cara scomparsa per l'alloggio, fece come se quella vi dovesse rientrare da un momento all'altro e Se• guitare a starci. Qua mise un libro, là una vestaglia; mandò a comperare i suoi fiori preferiti e li dispose in vasi e vasetti un po' dappertutto; le rifece il letto; si• stemò le luci; passò quarti d'ora a doman• darsi se la tal cosa le avrebbe fatto più comodo averla in questo o in quel punto, e a spostarla in conseguenza: insomma, tanto fece, disfè e rifece, che gli passò una settimana senza che se ne accorgesse, e venne il giorno in cui, con sua gran ri. pugnanza, dovette ricordiusi che all'ufficio lo ~spettavano. In due sole stanze non aveva trovato nulla da fare: la cucina, dove l'estinta non aveva mai fermato I piedi; e il salotto, che aveva un angolo a forma di cappella, in fondo alla quale, sovraccarico di nin• noli, irto di ceri elettrici con le sgocciolature benissimo imitate, era situato il pianoforte: e qui perché ella era stata anche troppo, si può dire tutti i suoi giorni, e ora aveva lasciato alla strazio del vedovo la vista d'una scena incontaminata, che non avrebbe tollerato il più piccolo ritocco. Alda era stata cosi casalinga da mettere in pensiero per la sua salute. Sia che suonasse, sia che digerisse, ferma in un punto, con un ricamuccio tra le dita, il gran suonare che aveva fatto, per indurla a uscire ci voh:vano le corde. Dopo che Gra• ziano aveva parecchio insistito, e ribat• tuti tutti gli argomenti da lei fatti valere per esser lasciata in casa, andava a ve• stirsi, ma c'impiegava tanto da doverle poi credere quando, ormai pronta, but• tandost a sfascio su una poltrona, sospi• rava:« Mi sento stanca come se già fossi andata e ritornata l •. Stanca, e per di più sciupata: ché, avve:izo a espandersi in vestaglie, il suo corpo stava sbieco, come con schifo, in quei pochi vestiti che senza gusto s'era fatta per il passeggio. Non sapeva inclinare un cappello sulla fronte, e, nemica delle borsette, che, diceva, le im. picciavano le mani, tendeva a uscire senza, e a servirsi, quando ne aveva bi. sogno, del fazzoletto del marito. Cammi• nava poi sgarbata';:Jl.ente e in fretta; ora temeva troppo, ora troppo poco la circo• !azione stradale; prendeva frequenti storte, perdeva tacchi; e, non appena trovava da sedere, subito sfilava i piedi dalle scarpe e li stropicciava l'un con l'altro per uno struggimento di pantofole. Come alzava gli occhi e a un muro del caffè leggeva: • servizio a domicilio•, dava di gomito al marito e gli diceva: «Vedi: era inutile che ci scomodassimo•. Teatri e cinema non la interessavano: sedeva di traverso, presentando allo spettacolo un occhio soltanto e l'altro tenendo quanto più possibile fievole e riposato; e sul pal• coscenico o sullo schermo potevan ben succedersi casi enormi: il marito le gettava sguardi trasecolati, ella si stringeva nelle spalle, diceva: iìMa!• e chiedeva che ora fosse. Neppure per i concerti era cosl pronta come la sua competenza in muFUMATORE D1 0PPIO sica avrebbe fatto credere. Era più il pio, ma, questa volta, tanto a ~trappi, a tempo che stava voltata in qua e in là a brusche interruzioni, a impetuose ripi• zittire, a guardar male chi disturbava, che gliate, quanto s'era svolta prima fluida e non quello che dedicava ai suonatori; e unita. Era, sì, sempre lo stesso pezzo, ma nel venir via disgustata soleva dire al ma- come smontato, sottoposto a una ripararito che chi aveva la fortuna di poter farC, zione in grande stile. sia pur modestamente, della musica in L'indomani mattina, nel recarsi alla casa propria, era a posto, non aveva bi. messa, la signorina Sofia, tanto mcravisogno d'altro. gliata 'di quel duplict; fatto che fu li lì Quanto al pianoforte, non e'eran mai per bussare alla porta di Graziano e do• state da parte degli inquilini lamentele mandargli cosa ne dovesse pensare, trovò vere e proprie, ma solo constatazioni di in fondo alle scale il vedovo, pronto a fatto sulla sua instancabilità. Tuttavia darle tutte le spiegazioni che voleva. • SaGraziano se ne impensieriva lo stesso, pete •• disse infatti, passandosi pesantespecie nei riguardi dell'inquilina più in- mente una mano sulla faccia: cera poi difesa, una signorina anziana che abitava un autopiano•. E acquistando di vivacità, sola, leggera come un uccellino, al piano impennandosi quasi, come per provocar di sopra. Le aveva sorriso incontrandola smentite e infilzarle, continuò:• Due anni per le scale, un giorno che il rimbombo fa, cambiò il vecchio pianoforte con quemusicale era tanto da fargli provare l'im- sto, che è anche autopiano. Fece tutto lei, paccio del colpevole. La signorina Sofia ho ritrovato la fattura. Oh, se ne inten• aveva risposto, e tale scambio di sorrisi deva.. eran pratiche sue, io non c'enpresc a ripetersi, divenne regola rutte le travo, Anche sui pianoforti è passato il volte che i due s'ìncrociavano. Siccome progresso, e un pianoforte, che sia anche però, tra i buoni coniugi, ci dev'essere, autopiano, offre, mi capite, la possibilità in tutto quello che si fa, immediata rÌ• di studiare molto da vicino le più celebri percussione, e qui mancava perché Alda esecuzioni. Povera Alda! Pareva lei, eh?, non sorrideva, l'augurio e la speranza di pareva che fosse ritornata ... •· vincere la ritrosa, di condurla a un'ami- La signorina Sofia riferì la cosa, e da cizia con la signorina Sofia, fissarono de- tutti i vicini si seppe che quello della finitivamente il senso di quei garbi. Ma defunta era stato un pianoforte-autopiala cQsa non venne invece mai fatta e i no. i\Ia, fosse quel che fosse, agli effetti sorrisi invecchiarono aspettando. del baccano fu come se la defunta fosse Un giorno, Graziano fermò la mancata tornata davvero. Giorno per giorno, nelle amica di sua moglie per domandarle se • ore in cui il vedovo non era all'ufficio, il pianoforte disturbava. •Certo•• rispose il suo repertorio tornò a farsi sentir tutto. quella, « ci son delle giornate che mi par Alla mattina poi, c'erano le spiegazioni d'uscir di cervello. :\la sapete come fac. tecniche di Graziano alla zitella, e, at• cio? Smetto di lavorare e mi applico tutta traverso a lei, all'intero casamento. L'autoa sentire. È un portento davvero vostra piano era elettrico. Bastava schiacciare un moglie. Di bravura, di pazienza, e di for• lx>ttone, e face,•a da sé. C'eran più di ~~:nac~:· 0 ~~~; ~~as: 0 al/~ ~o~;~ ;on sembra cento rulli. Un finimondo di musica: Senza volerlo, aveva dato nel giusto. dalla sinfonia del Barbiere alla Predica agli uccelli di Liszt. Bisognava vedere. ~;a:i;;: leusfu~1!tce~~l~~~=:::~~:tì~ d~:~ Nel passare davanti alla porta del vepianoforte, ma che ceni allievi, i più pro- :~;o{a s::~:ies~~rt~ru~e~it~:~ 0 J;acz~:~:~~ grediti, non l'intendevano a quel modo, condusse al pianoforte, ve la foce sedere uno soprattutto, un figliolonc bell'e pas• accanto, richiamò tutte in una volta, disato di leva, diplomato al Conservatorio, lungandovisi a comodo, le spiegazioni il quale seguitava a venir da lei per quc- precedentemente date. Poi andò a prensta e quella rifinitura di tocco, oppure per derc un rullo, lo sistemò nel petto dello il semplice gusto di mescolar le sue mani strumento, schiacciò il bottone e come, con quelle della maestra sulla medesima preceduta dal piccolo sibilo del motorino tastiera. Come una di quelle tavole sem- elettrico, una celebre sonata di Alda co. pre apparecchiate, che uno può venirci, minciò, senza più parole né gesti, stette starci quanto ha fame e andarsene, senza perdutamente affissato al gioco aereo e incomodare né incomodarsi, il pianoforte crudele che i tasti, da soli, imprevedibildi Alda sapeva prender su l'ospite, por- mente conducevano, ora sui bassi, ora sutarlo via e scaricarlo, senza darne nessun gli acuti, ora dappertutto insieme; ora segno, nel giro d'un pomeriggio passato con degli avvallamenti morbidi e durevoli, interamente a suonare. ora con dei picchiettati che l'occhio in- ' Fortunato voi•, concluse la vicina, «che tuiva più che non vedesse. Tremavano i non dovete lambiccarvi il cervello, come ninnoli, trcma\'ano i torceui, tremavano tanti altri mariti, per sapere vostra mo• le dita del vedovo. f1 quale andava do• glie dov'è e cosa fa. Voi almeno l'avete mandandosi fino a che punto, quando in casa e vi suona sempre•· E, divenuta Alda era in vita, lo strumento fosse stato triste, perché nel far l'elogio di quel poco pianoforte, e dove invece avesse comin• bene aveva smosso, nella sua mente, il cìato a essere autopiano. Alda era sempre tanto male che c'è al mondo, se ne andò, stata per le soluzioni semplici, rinuncia• lasciando Graziano tutto soddisfatto di tarie; e sta bene. f\la se avesse spin10 quelle parole. questa tendenza sino a ritenere che dal Un mese era passato dalla morte di momento che c'cran dei pezzi già suonati Alda; il vedovo e la zitella non s'eran da altri, e tanto bene, era inutile che si più riveduti, quando avvenne un fatto confondesse a risonarli lei, le poteva ba• molto strano. Una sera, verso le sette, stare ascoltar quelli? Xci montare e ri• quando gli inquilini c'eran tutti, scappò montare affannosamente questa congetdall'alloggio di Graziano e dilagò pel ca• tura, a\'anzava a Graziano sempre la samcnto, tirata a perfezione, bella e scl• stessa rotèlhna, il diplomato, cd era la vaggia, una polacca di Chopin. Dopo una sua disperazione non trovare il modo di lunga pausa, si rifece sentire dal princi~ meuerla, farla stare e girare con tutto il. rimanente. Lo riscossero gli ingenui bat· !imani dell'ospite alla pianista immagina• ria. La sonata era finita. Alda non aveva mai fatto al pianoforte più delle venritrè, ma il vedovo andò abbondantemente più in là. t n piena notte cominciarono a farsi sentire tronconi sparsi e veementi di sonate e parevano interrogazioni che l'uomo lanciasse nel buio. Talvolta invece la sonata si svolgeva tutta, come per consentire a Graziano un ripo• sato calcolo di tempi. Allora, i ,•icini protestarono. Non ci fu che la zitella che sapesse mantenersi toJ. lerante. Protestarono con lei, picchiavano sul suo capo, ma lei non trasmetteva al piano di sotto. Una notte, perb, che fuori minacciava d1 far temporale, e Graziano stava tenendo il più arrabbiato concerto di quanti ne avesse mai tenuti, fu tale il disturbo, che anche lei si spazienti, e, prima piano, poi altrettanto fone e soste• nuto come facevano gli altri, picchiò con un ombrello. :\1a sia che il fragore dello strumento, frammisto a quello delle saette e dei tuoni, impedisse a Graziano di scn• tire, sia che, pur sentendo, s'infischiasse di tutte quelle proteste, continuò, e chi sa per quanto avrebbe ancora continuato, se un mancamento di corrente, smorzando a un tratto le luci e arrestando il motorino, non lo avesse costretto al buio ed al silenzio. I picchi eran cessati, la signorina Sofia tornata a letto, quando sentì battere dac. capo, ma poco, con implorazione: e, questa volta, dal piano sotto. Accese una can• dcla, si vestì alla meglio, usci sul piane• rottolo. La salutò dabbasso la fiamma d'un'altra candela, accostata al viso terreo del vedovo. • I-lo paura•, le disse questi, quando l'ebbe accanto:• aiutatemi, non mi lasciate•. Batteva i denti, faceva pietà. A candele accostate e tremanti, cn• trarono, infilarono l'i1scio del salono, an• darono a mettersi a sedere. • Capisco tutto•, sussurrò amorevole la signorina Sofia;• ma ora andate a letto, che è tardi. Vi perdete troppo attorno a quel benedetto pianoforte. Non ci dovreste pensar più, almeno per qualche giorno. Ora vi preparo qualche cosa•· E già s'era alzata per andare a cercare la cucina, quando la luce improv,•isamentc tornò, e, con la luce, quanto rimaneva della cavalcata delle Valchirie a quattro mani, interroua poco prima dal temporale. A quel suono il vedo"o balzò in piedi e tappandosi gli orecchi coi pugni comin• ciò a torcersi e a mugolare. Sofia avrebbe voluto far tacere il pianoforte, ma, dopo averci armeggiato in1orno un bel po', tornò a lui angosciata:• Come si fa?•. • Come si fa?• le rispose Graziano, pi:rn• tandole in faccia due occhi stralunati, e prcsala a braccetto, stringendola forte contro di sé, come per farsi uno scudo della sua innocenza, arrivò con lei sino all'autopiano, lo sbarazzò con una zamparn di tutti i ninnoli, gli sparò contro, in p~mti diversi, tanti calci, che uno, alla fine, gli arrivò alle viscere e lo chetò. Poi, sempre tr;-iscinando per un braccio la vicina, scorrazzò per nmo il salotto, di• stribuendo calci a tutto quanto trovava di fragile, gridando cli quando in quando: « Scn·ita a domicilio!•, • Evviva l'autopiano!• e simili stramberie. Pareva uno di quei cannoni che, divelti 1 fanno strage su per i ponti delle navi. La signorina Sofia dava ormai segno di svenire, ma quando vide, ritta sulla soglia, la figura esterrefatta d'una scn·a, si fece forza, e, colto il momento buono, con una spinta le passò il pazzo, schizzò via come una lepre, fu nel suo alloggio; e, senza dar spiegazioni a un gruppo di pigionali che l'aveva seguita sin lì, tremando tutta, si tolse in g>cmbo il telefono e chiamò la :'.lisericordia. LEO PESTELU FRANCESCO CHIESA SANAT'MARILLI Il titolo potrebbe far pcnure .1 un.1 biogr.a~.il o .ili.iivit.1rom.inuta d'un.il s.ilnt.ilil cui nome .ipfUi.i nei ulend.iri. Niente di tutto ciò. Si tratt.1 di un rom.ilnzo: l.1stori.ii d'una operosa, tutu uman.1 Am2. rillide, che I.iiscervell.it.ilgente di C.ilUSU.ilsi diverte t;r,Jvolb ;a chi.;i. m.ire, in tono di benevolo compatimento, Sant'Am.irillide. Chi h.il letto le precedenti opere nur.itive di Fnncesco Chiesa, e conosce: l'arte um.1nissima di questo scrittore che s'innesta ali.ii gr.iinde tradizione dell'Ottocento pur serb.iindo sempre un timbro di inconfondibile origin.iilit~ e freschez7..t,può facilmente imma~in.ire l'.iilteZZ,,) .irtistic.1 d.1 lui raggiunta ndl.ii crenione di questo suo nuovo sin. golarc: personaggio femminile e: dell'.ilmbientc spassosissimo in cui si svolge I.i tUm.il dd rom.ilnzo. Libro pc:rv:,,so di un umorismo sereno e usscren.1ntc che oggi t difficile trovare in altri n.irutori. ALTF(E OPEF(E DI FF(ANCESCO CHIESA, NAF(F(ATI//A, RACCONTI DEL MIO ORTO L. COMPAGNI 01 VIAGGIO • ,o VOCI DELLA NOTI.E SCOPHTE NEL MIO MONDO RACCONTI PUERILI . TEMPO DI MARZO • S VILLADORNA • 16 POESIA, LA STELLATA SERA. L. A. MONDADORI I CLASSICI RIZZOLJ DIRETTI DA uCO OJETTJ •1':;in q•ndita in lllttt.· lt• <'dicolc- la prima di,pl'11<:a di 64 pni;i1a· ddlc OPERE DI NICCOLÒ MACHIAVl~LLT A Ct;RA DI A:'<TQ:(1O PANELLA SCRITTI STORICI E LETTERARI LETfERE FAMILIARl- VOL. Pl~l~IO Dd. \lachiav<'lli. 'ì~rittun· <!al m11ltifo1mt' ingt•g1w. chl' "i può din· abbia t(•ntalO t11tt1 1 eamp1 ch•lln lettcra111ra. 11011 dimcnti<·undo Id "Ua pnr1icol11r(' pr1·clilc-.1iom•\>t'r la politica, i Clas.;içi l1i.1.1oli da. ·!"!IO ltllt(' k opn<·. f..: 11110 <t·i ca,i in fui la <.,('l'Ila._11r('hh<r'iu.,cito d1ff1('tlC' t· uvn•hbt· noC'iuw olla pit'na C'orupn·n..,ionr del\'outon•. - In (111('",(0 ,·olum(• lrO\"flllO j)(hlO gli .;cl'itti di cnratt(•r(' prt•,olC'nlt'mt·nt(· 'iturico {' ldlC'rn• rio(' h· lt'IH'r(' fomiliori: ciut· lt· /~for-ìe /ìorenlirie C'ht.•,in• <:it.•rnc<o•n lo Vi In di CMtrurcio C0Mr11ctmi, ..:0110 lt_> optrl' dt'lht muturiti1 <' rnpp1T,(•n1f111,, la prnd11.1ionc propriulllt'llh' ..:iuri<•nciel \lo<'hiuv,·1- !~;t ::~. ~~"A7~~:~f ~n~'o};,~ii~l~/ 1 i il <'llJ.>0lavoro ddla 1,o..,1ra lt~11C'rl\111ra drammatica dt•I Ci11qt1<'C'f'nio: ~li ,crini minori in prosn. trn i quali lo d('li.1io..a nov<•lla Helfngor nrcidinoolo, t' il Oi:r.cor,.o o dinlogo inlomo lflfo ,w!flrn litiflull, clun• il :oilnchio,·t•lli lrattn il J!rflVt.·e tanto di- ,cu,,o IH~Oln('lltO C'OII llll(l ori~iu{lliiù. l' potr(•rnnu, v nt111;1li1ii.eh<• non ,i t·l, 10 nt: primu m' dopo cli lui; i C'Ollll)tlllim('llii pot'fic-i l'. in- r~ 11 ~~·il::~ri'.c~::~·(;)('~ll'~l!~i~~~li\t~ ::7Sfft:F51I t· -.po1111rn<·i1ù dt'l co111{·nu10 Con_hiu1.lit· o.Ilo_ nàt_11_rnl<:-.1' 1a, hit•tk.1.1a <h•llo. ~tilt..· ._ono t·:-t·mpi 11011 focdmu1t{' 11111tulnli~li <'pi_ 1:,:r_nlin.Al pruno ,·olumt· ,l'guirù il 'll'fonclo ~onH•nt'llt<' Jd• 'i<'r1t11 l!nlluci, che proc-uraronu al ).lr1chia,<•lh fama um,·_1•~<:~l_v1.w!1cht' lt· p1u importn111i Lt'hMioni. fhc rin<-ttono I~ 'l11n nttn 1tu rii d1plo111n1ic-oal <:t•r,i.1io d(•lla H('puhhli<'u Fior('n1!1~~1t• _,·appr~•,;t•nlano In fn_<:tp' 1·c·.1rnra_torrn<h·llo ,nit1ort' politico. Ln I'! fo.111111(' (O!I la qnnl<' s apn' t. pruno ,olumt· i• uu limpidu .::pf.'Cdno del p1·11~1t·rodd ,\lachunt·lh tl<·llo ,uo , ita (' dclii• ,u(' Ol>l'rc. 1':.~ce11di,pf!II!.(! .,etli,nn,rnli dì 6.J 1u1;:g. l'una - Ogni di'-JJèfll!ll [.,. 2 Ahhou. ni due volumi ddl'opt·ro_ complt•ta (cirC'n ;,2 di<.p,) Lirt" 50 .\hho110111<·n10 ollt• 16 '11,1w11,c•c1rcn dt"I primo "ol1111w... Lir~ 28 A/111 Jlfllntl <l1,pN .. IJ i a/lr~n/. un'rl111rmlr <Oprrlinll /H..r 1,, r11uofl1t drllr duptn~r RIZZOLl & C. EDlTORI P l AZ ZA C AR LO ERBA ;{ . 6 - 11 I L A N O

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