Omnibus - anno II - n.40 - 1 ottobre 1938

(CONTINUAZ DAI NUMERI PRECEDENTI) CAPITOLO XII Il foglio giallo I HE presto! Una notizia spa1,,cnlf tosa colpì Buscain? alle gambe J~ c-omc un colpo d accetta : era ~ venuto un gobbetto ve'Jtito di verde e aveva con-.cgnato nelle mani di Rodolfo un foglio tre volte bollato, nel quale era detto che il profrsc;or Busc-aino « ,arà passibile di multa e d'arresto fino a cinque anni, se contravverrà all'ordine, che qui \·ien dato, di non aprire la torre al pubblico•· I.a Commis;;1one <'dilizia ritcn('va la struttura dell'edificio assai debole, la '4C'alaesterna pericolante e pcricolo- ..a. Per queste ragioni, e per una ter.ta, fon.e pili grave, che rimaneva taciuta, il -~1unicipio « ordina che il pubblico sia tenuto lontano da un luogo co~ì poco ~icuro ». « .\To ! » gridava BlhCaino. e C. un brutto c;ogno d'impiegati, di lrovets ! Un orrihilc effetto della vita c;edentaria ! Non c'è nulla di umano, in quc- \tO foglio! Corro subito al Municipio! Vedrete che sveglierò quelle mummie c.1lamito1.,ce riport(•rò anthc lì il scmo della realtà! ». E Buscaino corre al Municipio. Un giov;•notto, con un viso che 1.,arcbb<' -.011 ìd,•ntc e giulivo. sc lungo il naso, < proprio nd solchi la~iati dalle pinzc-ttC' delle lenti, non vi scorrc,c;e un'aria di gravità e di tristezza, dopo ,tvcr guardato il foglio che Buscaino gli tiene malamc1Jtc sotto gli occhi, .wccnn.i col mento a una porta, in fondo, a sinistra. Bu\ aino corse a quella porta, l'aprl poco ,X>Co,mise il capo nel vano, girò gli OC• hi intorno c. fra mucrhi di carte, pile· di registri, tavoli, pennini, macchine da scrivere, trovò un uomo. Dentro quest'uomo, ma a una distanza infinita, come una barchetta entro un cannocchiale rovesciato, trovò anche un'intelligC'nza umana. La quak, superate le difficoltà e incertezze della lontananza, s'accorse finalmente che una testa sporgeva nel vano della porta, dc-dussc che una persona era al ~uito di que1la testa, e, con un sorri50 molto furbo, come se pensasse : e Tu non me la fai ! Tu non sci una resta pura e semplice che va errando come un pallone a mezz'aria! Tu sci né più né meno che un cittadino! >, masticò una parola che l'ottimismo di Bus,. ino interpretava come: Avanti! Bu~caino entrò, èhiusc la porta dietro di sé. Il piccolo uomo alzò gli occhi dal foglio su cui pencolava con tutto il petto e gravàva con le braccia, e li fissò sul volto di Buscaino. come cercandovi la frase che non aveva nella penna. Buscaino sostenne con molta indulgenza il peso morto di quello sguardo, e lo portò anzi più in basso che potè, con un inchino lungo e profondo. For<:e in lui c'era la speranza che, inclinando la tena, quello sguardo gli scivolasse a terra e, in seguito alla caduta, si svcglia'-SC: invece. quando ,.j rialzò, Buscaino s'accorse che lo sguardo gli stava sempre sul viso, e sempre velato, e assorto nella sua ricerca. « Signor C'ommcnd,uore ! » di,;c;c Buscaino. « Sono io il professor Buscaino al quale l'onorcvolç Municipio ha in• viato iC'ri quc,;to foglio che, con vostr.1 licenza, io mi permetto di ritenere, non dirò poco gimtificato, ma basato su informazioni inesatte, e forse anche intc-rcssatc ! >. Il piccolo uomo mise un po' d'ordine \UI c;uo tavolo, allineò a destra i fogli manoscritti, a sinistra quelli dattilo- ~critti, pose il calamaio nel mezzo, j>Oi, accortoi;:i che non era proprio al centro, lo c;postò ancora un poco e gli poggiò sul collo la penna. «Dunque?» clic;<;(' « Dunqu<', io mi rivolgo a voi. signor commendatore, perché io possa ottcnrrc giustizia in qucc;to imbrogliatissimo caso>. Il piccolo uomo prc~e il foglio chcBu,.caino gli porgeva, e, visto ch'era dattiloscritto, lo allineò a 'iinistra. « Se il si~nor commendatore \'i gctt.1 uno sguardo ... ». L'impiegato vi gettò uno sguardo furtivo. con l'aria di chi butta un sac;- -.olino nel \'uoto e wbito 'li ritrae. " Se \·oles~ leggerlo, dicevo ... ». e Lcggc-rlo? >. « Sì, leggerlo». « ~:\, l'ho <critto io, quel foglio! >. « Oh. •da lodato il ciclo! Signor commendatore, Cùme m.1i dalla vostra intelligenza r dalla vostra perizia è scappato un simile ordine d~<', C?n vos~ra licenza, io ho il coraggio da d<"firure non del tutto giusto, almeno non perfettamente giu,to come tutti gli altri ordini di vo,tra ,;;i~noria? ». « L'ho proprio scritto io, quC'I fo. ~lio! >. « Si~c;ignori. ho capito. ~1a come mai? ... ». « Comt· mai, co~a? ». « Ecco, <ignor commendatore, comC' ,i pu-) ,·iC'tarc-a me1 dopo tante spese, ", ..gli •pelli e I polli ,1 gu1ci d,t becc•I,.," dopo dicci anni di sudore e di sangue, rome si può vietanni di aprire al pubblico la torre panoramica? ». « Ah1 ah, ah! Voi siete venuto per l'affare della torre?>. « Dio degli dei! > pensò Buscaino. « Ricordati per un solo minuto, di ciò che hai promesw a quest'uomo, quando l'hai fatto nascere uomo e non cavallo o topo! ». E, a voce alta: e Proprio, signor commendatore! Jo sono venuto per l'affare della torre! Cos'altro aveva capito, vostra signoria? ». «Capito! ... ». (ln realtà, nemmeno noi sappiamo se, riferendo quest'ultima battuta, dobbiamo scriverla nel modo in cui abbiamo fatto, o in quest'altro: e Capito? ... »). « Si<signori, la torre! >. « Ebbene, vi abbiamo mandato un ordine. Dov'è? >. « Ma signor commendatore, è lì, sul tavolo! t. quello! ». li piccolo uomo sollevò il foglio che aveva allineato a sinistra e, guardatolo in bas..;o e in alto, lo po~ a dec;.tra. Poi1 accortosi che questo non andava bene, lo rimise a sinistra. « Un ordine, un divieto cli aprire la torre al pubblico ... ». « Signor commendatore », si precipitò a dire Buscaino, come uno che1 bussando da un'ora a una porta, che chi sta a11'interno non vuole aprire, visto uno spiraglio, vi si butta anchca costo di farsi maciullare, « signor commendatore, è un ordine ingiustificato, insen,.ato, disumano! lo ho lavo• rato dicci anni! Sono impegnate grosse somme! Non sì tratta di uno scher1..o da bambini! ... La scala esterna è so· lidissima; credetemi! In ogni c.."lso,se occorre, la rafforzeremo! Signor commendatore! ». Dopo alcuni minuti, il piccolo uomo aprì il vi'K>,come se finalmente avesse udito qualcosa, e disse: « La scala esterna, la rafforzerete? ». « Sì, illustre c;ignore! Sono disposto a far da cariatide, io stesso, signor commendMorc, io stesso con le mie spalle.·,purché: il mio lavoro non vada perduto. e in codesto modo! ». Di nuovo alcuni minuti di 'lilenzio; poi il volto del piccolo uomo ,.j 10rnò ad aprire e, con la solita scossa, di chi viene improvvi-.amente colpito da una parola e dal ~uo significato, escla~ mò: « Il vo~tro lavoro! ». « Dio degli dei! > continuava a pcnsan: Bu~caino. « Con chi parlo io? ,., Infatti, se nella stanza non c'cr:rno, a prima vic;ta, che due pcr,;:onag~i. uno che parla.va e un altro che ascoltava e rispondeva, in realtà doveva esserci un terzo personaggio, il quale raccoglieva lui in un orecchio le parole gridate da Buscaino, poi si metteva a girare SO• lcnncmcntc, con quelle parole nella memoria, cinque o sci volte per la stanza, infine, con voce molto piana, un tono garbato e un senso diverso, ripeteva le parole di Buscaino all'orecchio del piccolo impiegato. Ch(' d'un tratto udiva1 poi capiva, poi rispondeva. « Oh, lentissima Natàca ! » pcmò Buscaino. « Qui sci più lenta che mai! lo sono nel cuore della tua lcntez7.a !». e Dunque», fece il piccolo uomo. « cosa volete ? ». « Co<a voglio, signor commendatore? Giustizia!». Due minuti di silenzio. « M.~ questo è il Municipio! ,.. e Sì, lo so che quc,.to non è il palazzo di Giustizia. Ma non è anche il Municipio sede di atti giusti e umani?>. Due minuti di silenzio. e Profe<sor Bmcaino, non si tratta sobmente delb scala ckbole ... ». « Oh1 sia lodato Iddio ! Di che c;i tratta dunque? ». Un minuto di silenzio. « .È vietato aprire al pubblico luoghi alti, dai quali i male intenzionati, i pani, mi capito, che non conoc;cono l'importarl7-'1 della vita, possono... ». « Pos5ono, signor commendatore' ». « ... Butt:1~i giù! >. «Suicidarsi? ». « Sì, suicidarsi ». « Ma signor commendatorc 1 se voi mi proibite di aprire la torre al pubblico1 di raccogliere i frutti del mio decennale lavoro, del mio sudore, del mio ,;:anguc, di pa~are i miei debiti, quale altro cittadino di Natàca potrà pcn,;:arc cli buttarsi dall'alto di quaranta metri, se non io, signor commendatore, io, e nc~sun altro che io, Due minuti di silenzio. « Bt•'. voi siete padrone ... ». e: Ah1 io sono padrone di ammazzarmi? Il ~•lunicipio non ha ordini da dare in dife,;a della mia vita! ». Un minuto di silenzio. « Voi siete il padrone della torre, e il Municipio non può proibirvi l'ingresso nella vostra ca,;:a! ». « }..[a quest'ingrcs<o, in simili condizioni spirituali, ~ignifica per mc una u,;cita ben diversa! Sii:;nifica che, se io entro d.llla porta, esco dalla tcr• raua! ». Il piccolo uomo cercò un foglio: le c;m•dita, ~(•n7,1l'.1iuto degli occhi, fiutavano in qua e in là, alz,\lldo i 1>01pa,trt'lli come pire-oh• tc<;tc, la pr<'<-t.·n: ht di qud foglio, che doveva rs,;t•re d1 un'imporrnnza capitale, ,.,j '-torcevano, ,;'infilavano tra le c-vtacce e, alla fine, 1,c1.,catoun rettango11110gi,,llo, lo con- '-f'gnarono ,, Bu,caino. Quc~u, al -.olo vedere la forma e i! colore del foglietto, il modo con cui trçmava fra le-dita del piccolo uomo, gli ,;temmi di cui era fregiato, i .boli! di cui era hollato, la pol\cre d1 cui !'1a co1><·rto,":ntì chr la 'ìUa wentura er~, irreparabile e che l'ordinf'. emanato C'Ontro di lui, avt·va un'origin(' qua\i divin,,. f.: proibito, diCC"\;\ in sost,m:za il foglio è proibito aw,lutanientc aprire al ~ubblico luoghi elc\at!, come torri panoramiche, ~rattaocli, ccc., perché l'c~perien:;,a irN'gna c!1e pn•c;to ~-..,~i di, cntano meno t· fomite di ,uicidio. « Ma cl.i qt1Jndo? > gridò Buc;caino. « Da quando? ... >. La domanda <.Orprescil piccolo uomo lontano k mille mi~lia dalla que,tione dC'lla torrc- che C'gli c:rcdev;1,_in -.i·guito all'app.lri7ione di <1uel fog-lio rcttangol.lre, pirnamcntt· conclu,a. « Da quando è <.tato emanato code- 'it'ordine? ». J.'impiC'g.tto riprrrorc;f' con comodo le mille mi~li., nece,.,ari(' pn tornare all'argom(•nto, e di-.-.c: e Da qu:lltordici anni! ». « Da quattordici anni? > free Bu- ,;,caino, aprendo la bocca. « Oa qu.1.twrdici anni! ». Per un momento rimase come tra<-ognato. Poi, '-<'nz;.1ncm,m•no 1,alutarf' i) picc-olo uomo, prc,c 11 capp<.•llo e "' precipitò fuori. . . Per la \Cala qualcuno gh di"~: « Profc<-.ore. io non dovrei Ltrc quello che. faccio! In ..O'ìt;lll7,l,vengo meno al mio dovt·re. ~la l'amicizia è anch'eo;-.a un do\'erc... B,1d,HC'; a molti u-.cicri è ~lato affid.110l'inc.trico di cercan i! Quc<;ti u,cieri, non è poi dl'tt~ che non d<'bbano ctder<' 11 p;nso ai carab111icri. For,,.c <.:1rt1meglio c,unbiat aria! ... >. « Gr:1:zie ! > di-.q• Bu,caino, -.c:•n7.v.aoltarsi a guardare• colui chC' gli parla,·a ncll'o1ecchio. E scc~ la sc,,la. Non appc-na fuori, vide la torre, e subito gli si pre<;('ntò alla mente quel foglietto giallo; come quando, ~a una parte delb memoria spunta. 11 car_o amico Tizio i.:o\ì come lo ahh1amo \-1- <..tol'ultima volta: gio\'ane, lieto, pie• no di vita; e dall'altra il telegramma che ci ha testè annunziato la sua morte. e Sì >1 rx•nsò Buscaino, « noi l:wor(amo. noi ci affanniamo, mettiamo p1etr,l ,;u pietra, buttiamo c;.udo1ce ~anguc, alla fine crediamo di avere inn.alzato qualcosa d'imperituro e di utile, e sotto un fascio di regi<tri si nascond(' un foglietto giallo, cinque paroline, una l<'gge inviolabile, qualco<a che, apparendo all'ultimo momento, ci dice che il 'lO'ilro la\·oro è stato tutto un ('rrore che noi abbiamo lavorato in una di~czione vietata e 5;bagliata. Già, git. ! Ma in quale direzione io avC\'O innalzato i miei sfor.1.i,se non in quella del ciclo? Può e<.c;cresbagliata una simile direzione? ~1a dunque ditelo che bisogna puntare verso il centro della terra, verso il diavolo, \Crso l'inferno! ... ». S'appoggiò a una vetrina, perché gli girava la testa. « Il ciclo, il diavolo!.. Quando finirò di parlare come un pazzo:> Alla vigilia d'impazzire davvero, non sarebbe conveniente pensare e parlare in un modo pii'1 modesto e ragionevole? E i debiti? ... Dio, Dio, Dio, aiutami tu! >. Buscaino o;edettc sulla ringhiera del negozio, e la~ciò al suo povero corpo dimagrito la libertà di venir meno. CAPITOLO XIII Un banchetto sprecato. La stella Venere, nelle sere di vento. riempie del suo scintillio l'inticro ciclo del Sud, come se il vento soffia<-'i-uCnicamente su di lei, e la facesse divampare. Nelle camerette, in cui la mano risparmiatric-e dclb donna non si decide mai a [.!irare il tasto della luce, Venere manda i suoi ragg-i deboli t~ agitati, e gli occhi delle donne del Sud l'amano quella luce d'argento \'ivo che si posa appena sulla terra cd è sempre sul punto d'illuminarla. Quella sera, anche g-)i occhi di Buscaino, che non era una donna. ma nel quale le ultime sciagure avevano wegliato un che di femminile; anche gli occhi di Bmcaino fi~-.avano, d.1i vetri del salone, al secondo piano della torre. la stella Venere. La Società elettrica, avvertiu in tempo, non aveva voluto rischiarc- l.t spesa di un impianto nella torre panoramica, buttare il suo denaro nel!.\ ca11.a del fallimento. Così, il salone poteva dirsi al buio, se non si voleva dare soverchia importanza alla candela che, colpita dal vento, torceva. in qua e in I:\ la tec;tina della sua fiamma. La luce non era venuta. :Ma i cibi, i fiori, i dolciumi, la frutt:1, si eran mossi come b foresta di Macbeth. Invano Bu~caino aveva cercato di trattener(· i dolci entro i nej.'!ozi,gli agnelli e I polli ai ganci dei beccai e le frut• ta sui banchì dei fruttivendoli. Capr~tti dagli occhi ancora supplichevoli, msi cli morti, pere, mele, cetriolini. torte, pesci, sal.rn1i, fonna({t:?;ig, -allinelle, f)('rnici, una moltitudine di coc;ccommestibili era Yenuta nella torre" e s'<·ra collocata in un angolo del salone. Buscaino aveva deciso di tenere ugualmente una ccnett,1 in pochì, fra intimi: Giovanni, Leonardo, Rodolfo, Tomma,ini e lui. S'era fo,,ata la ce0C'tt.l p<"rle nove di c;cra. ~1a eran già I(· nove e mezzo, e Bmcaino non \'edcv;1 spuniare ne~~uno dei commcmali. ?-(continua) VITALlANO BRANCA.Tl DIEGO ANGELI I BONAPARTE A ROMA NAPOLEONE • GIUSEPPE • MADAMA LETIZIA • Il CAll,DINALE FESCH. MU/1,AT- LUCIANO. LOLOTTE O11,TENSIA • IL 11,EDI l(OMA • EUGENIA, m. In questa sua opera postuma Diego Angeli, l'appassionato e geniale studioso di Roma "eterna e mondiale,', il ricercatore e il rievocatore infaticabile cd erudito delle sue memorie storiche cd artistiche, tratta delle hgurc più singolari e storicamente più import.mti e rappresentative della numerosa famiglia dei Bonaparte, nella loro vita e nelle loro vicende romane. Vicende tra le più avventurose cd agitate; tr.igichc e romantiche; 'episodi e fatti di cronaca, molti dei quali ignorati, in cui la politica si intreccia coll'aneddoto galantc 1 il dramma con lo spunto farsesco: tutta una alternativa, insomma, di avvenimenti e di passioni tra di loro contrastanti: apoteosi, splendori, fasti e dolori, tragedie, fughe> proscrizioni, csilii, delusioni, speranze ... e o L L E z I o NE " L E s e I E ", P".t:·J68, ro" JJ i/1111/ri."""'<> r 11 rolori l. l z A. MONDADORI fF_ ......,_,__._......,_._. __ .. _____ ._ ............. ,_l ' I CLASSICI RIZZOLJ J ( DIRETTI D,I l"GO Ojt~TTI t f Il• ouolm• "'"''mc--•;,. H·,uli10 In'"'"'" d,-p,•o,n .i; 64 pn~~- <Idi,· I I OPERE i ' Dl ~ICCOLÒ MACHIAVJ:,LLI [ I A e e Il .\ D 1 ,1 , T o s I o r A " E 1.1.A j SCRITTI STORICI E LETTERAHI f ft' LE'ffERI~ l•'AMILI.\HI • VOL. PRl.\10 : Dd \luchitni•lli. ,c-ri11un• dal m11lt1fo1mt• i11µ:t•,;!110. e-In· ,i p11ì1 dirt• 1, : ,ihhm 1t•111uto 111t1i i <:umpi clt·lla lt•tl<'rulun.1. 111111d1111t·ntiC'n111lo In : ! '~::11 1/,":·:1\\::' 1 l:. 1 ·u ;;.~:!.ilv:::::~ Nt~'t (\·.'~l'i 1 .: 1 ~'.;/, 1 ·1~ .. ~.~~~l:--~(:.·n~t,~ .;.:~·~ 1 f n,ffidlt· 1· u,n·hht• 1111<·i11to alla pit'nn c·o111prt·1"in1d1t(•' ll'autorl'. 111 f{ qm•-.lo ,·olumt• 1ro,a110 P0"l0 t:I ::,•;::.~:j:~j . ~:~~i~,:(•~1!l'~;:~'r!:: f -: rio t' lt· l1•i1t·1·t· ramiliari; titk\ '1: 1,, l.~forie (iorn1t111e cht•. i11- ,it•n11· <'on lo J'ita d1 Cwdr11<·· , io ( ·a.~frflcm1i . .. 0110 IC'open• f dt·lln mot11rit:1 C' ra1>prc-.,·111 , i tauo In prod11/io11c• pro1Hit1- J. nu·nw ~toric·n 1 1 h•I \-tdc-hia,<'1- : \ li: 11· Com11wc 1e , •• prima di .. toll(•. lo Mmulrud,ofo, c:h(' i.• - f il c,qmla\oru dt·lln 110..,tra i IC'IIN;Jtura drnmrnutica clc-1 • ('i1HIU('<'t·nto: j!li ,('rÌtti mi- ; , nuri iu 11r11,u. tra i quuli lu , i d{'li✓ io,u umdlo 8el/ugor 1 f I 11n-ùlilmolo, (' il l)o.,cort10 o f dililo1,n intonin ull;, no1;fra J~ • l111,tu,1. d(•H' il \lnchiavt•lli { l j' ~:.\\',':~,1!,r~;,1,11:tn1~•, •:~t~•.~o ,/,lii; 1• ori~mnli1ÌI. l' potremmo din• • a1111nli1Ìt. dh· 111111 .... t·blwro ~ IH' prima 11(• dopo 111lui; i •1 ~~===:==::=:~ n11nponi1111·111i poetiC'i t'. in- f ~:;; ~ liul', lt· h•ttnt· -.1r1·11am('nlt' Jfomilinri. l'lll' pt·1 lu \'Ì\aci1;, J; ~ ,. ,,,o,iium·it.ì dt·I c·o111t'11u10 { ... co11~i11n1t· nlln nnlurnlt·//fl _I' ,dtiC'lll'//il dt• lt•, ,1ìl1•. :-.0110l'"l'lllpi 11011 ,.. f fuci11111·111t· 1mitahili da qH,1Hloi:1afin. Al 1>nmo \'Ol111m• ._,."uirù il l ,1·C'ondo l'Olllt·n1•n1t· {!'li ;;;cr111i 1,olitici. eh,• pro(·urnrnuo nl \lod1ia\elli ) ~ famn 1111hn-.ol,·. uonchr I,• piu inipo, 1:111ti l.qtn✓ ioni. chi· ,·indwno J: In '-un ntli\ ihì di diplo111nt1t~u al 'it'r\'i✓ io ddla Ht•1H1hbli(·o Vion•n- { i tina ,. rnppn·-.1·111;1110In fa,l. ,,,·,·parutoria <h•llv ,,·d11ort· 1>oli1iC'o. l.n -i i Prc•r,1✓ io11t• C'on In q11ult• ,·ttpr<' il 1•rimo \ulumc- t'· un limpido "'JWe1 '. d110 dd 1wn,.,U'rod1·1 \larhht\ l'lli. dc-llu -.ua , itn (' dl'lh- ,ue opert· : ~ l 1(<irit u di11pe111w.~er,immwli di 6.J pugg. l'u,w • 01uii di1;pe,1M1 / .. 2 f .. \hhou. ni tlu(• ,olu,m tlt-ll'opera to1nplt·lt1 {<-it·(·n>2 di,1>.) Urt• SO i \hhon11111t·1110 nll(' I() di,p1•11-.e drc·a dd Jnimo \olunw ... Lir(' 2~ J- ~ llla l'"1n,1 tli•rt('1i,,1 ~ttril 1t//.,1,nlt> 1m'dl'l./11/fr ,o,1nl1111t pfr /11 r1tNo//1t <frlle dilJll'lh+' t I RIZZOLI & c. EDITORT l il PIAZZA CARLO ERBA S. 6. MILANO j b .. ,~~,~ ..,,~ ...,~,.--~.,.,"""......:...,,,,.,~\

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