Omnibus - anno II - n.39 - 24 settembre 1938

Bergamo, settembre. -~ L\~10 ,HKOra in qurl di Ber- ~ g,uno. Si~1moqui. legati d'affcfczionc e gratitudine al Teatro ck·lk· ~ovità. QuL'\to v1.:ccbio e fumOM> tc,1tro che ha la sua pila d'..tlqu., santa, è ormai il battistero, il fonte battesim.ilc dell'arte lirica, delle opere inedite, dei cornpo:i,itori che tutti dicono che non ci "tono, perché non :,,,mno che invece ci wno. Ebbene, fo~ il Teatro Donilltti li inventa? No, li adocchia, li ')('Oprc, neonati in fa:.l.'.e ti\\ le rovine della mmica contemporanea. o li ricupt:r_.1già adulti senza scarpe né riput<171one. Ed ecco venir fuori dJ qm•:,,tc st.1- ~ion1 dei nomi piccolini. che for:,,c non µniranno. lfo,og-na :,,tar molto am:nti .1 quel che f.t quc-,to teatro. È un luogo chl' lromcttc e mantiene, d'una import.tn.t.t miracolo-." Qualche capolavoro può n·ni1 fuori da un in~iemc di prcvcn- .tioni :,,f.1vorcvoli. l..i buon,l (omµ1c1b1one d1 un l.i\·oro .uo\o dipi;:ndc totalmente dall'e),ccuLione cht· se nl' fa. Non ci ~no dil·ci per- ,ont.• ~li milk· c,,paci di vcdc1e un'opc• ra. quello ch1.:è rc.ilmcntl' e thL· \ah.•. .t trave~ un'e:.ecuzione fo:,,ca. a\ \·ersa, 111sidio-.ae deformante. :Molti e molti autori son caduti in qu<'sta trappola senza sc.,mµo e ci ~on morti come dei topi. Or dunque un modt---to te.1tro. chL· "' tro\'a alla periferia del mo\'Ìmento 111u~ic,1lcs.i C dedicato a qucqo com1,ito. Spiritualmente attrl'LZato pt:r cur.tre con ordine e amore cscmpl.1ri le opc1c m.1i e~cguite, cominciò prim,, di tutto con l'accertarne il valore, con l'i5io1MnL· la •rapµrcsentazionc, preservandola d.l ogni contatto o vicinanza con la oµerc di repertorio, escludendo per Ciu,rnto t:ra PO"-Sibileche i modi correnti dell.1 routine teatrale, e che le inveterate abitudini avc,sero a passare a traver-.o (t'li arti<,tÌ nella conccrta- .tione d'un'oper.i nuova di -zccca. À chacun sa chacune, ecco la norma c.;hcre~gc la staJ6one singolare di Ber- ~amo. Un'unità di mi:,,ura differente e .1ppropriata, caso per caso. Questo ha , ,tpito e voluto Bindo Missiroli. ji!;io- \ 0 ane mu~icista e direttore di questo 111tere.!isanteTeatro delle Novità. \Oluto da S. E. il ministro Dino Alfieri, che è e .anto dire dal Duce. Ora vediamo l'ambiente, intorno a ,iucsto teatro pro\'videnziale. Vediamo Bergamo. con la sua zona ma~nifica e •\ppartata, la sua aria pura, e le sue profonde albe1,,te maestosamente cariche d'anni e di fogliame venerando. Qui la ~ente è molto forte, molto ~ana: uomini di montagna, grandi, quad1ati, tranquilli, coraggiosi5isimi e buoni. Son chiusi, di poche p.irole. ma animo5ii. i bcrg.imaschi, e diritti di carattere. Antonio Locatclli era l'.1quila di qm·- <tta popola...:ione che la le~~enda. vuole 1\ originf" Ctrusc,L Li. città alt,ì è bdl.i ,b,,)1, qudl.t l,.h,d è ricra <: bene\'OIJ.. con qualco-.a di ,o,tanzio-.o diffuso autunn.ilc t· 1m11>.ilpabilc.che ~i ammucchia, ~i ~pn.:mc '" ,i ~alda nelle cucine; c1tidmO b polenta con gli uccelli. le trote dc.:I I.H!O d'f-.co. Ei~0. a Bcrg.1mo si m.in~i.l bcnl'. Il Colleoni domina la cla-.si1..,lcittà .tlt,L Donizett1. la ba5i:.a romantica. ~dia bJ.\:,,,l c'è il Teatro ddle ~on- :.J: edificio .,t•miscpolto fra i grandi ippocasuni. nell'as~edio festoso di molti ,·affè circo.,tanti. l'n'ora prima della recita la foll.l drCONCORSO PERMANENTEDI OMNIBUS perla.narrazione d.1 un fa.t.t.qo_ua.lala.11, rea.lmenWaIccadu;o a. chi acr1ve. La narrazione non deve superare le t.recolonnedel giornale,e deve e■-ere 1.nrtat.aacrtt.t.a.a maccbtna, da una 10la.pa.rt.edel ro,uo. O('U.n1arrazione pubblicata, secondo l'ordine di arrivo e d"accett.aztone, nrr& compenaat.ac. on Lire 000 (ctnquecent.o)-. I dat.t.lloaerttt.nl on accet.- f.&U non al reatlt.ut,cono. - Per la valld.1t.1 della. apedbtone, aervtral del t.&- rlla.ndo at.ampa;oqui 1otio, lncoua.;o sulla buat.a.. CONCORSO PERMANENTE Alla Direzione di OMNIBUS PIAZZA DELLA PILOTTA N. 3 ROMA g-li operai, delle fioraie, dei borghesi. elci pac~~mi sosta e si muove intorno a questo teatro. nel chiarore blando dei .e;ro,si lampioni accesi per l'inaug-ura7ionc, e fa ala al passa~gio degli arti-,ti dei critici impn:::5,..,ionanti,che arriv..1noman mano, e delle autorità che cntr~mo a testa alta. \'cdianio d('ntio il pubblico. .\ Bt:rg.uno c'è la passione del tcat10. Il loj.!gione è una m.1.--~icci.u.1di tt·-,te l'una :,,ull'altra, e la sotto-.tantc ~.,llt.:11,\ scnibr.1 dover crollare. Dal par,1petto all'ordine superiore, e di nuovo dal parapetto dell'ordine ~upèriorc .11 ,affitto enorme 1 son due corone di ll':-.tc che corrono fitte e s1 spezzano l·ontro i due contrafforti latt:rali dd bocca:,,cen.l; facce :,,ovrapposte e prote- -,e, in .unbcdue le gallerie poµ(•~.1ri,facce abbrustolite nel fuoco del lampadario. incuneate e fitte come i granì delle µ.mnocduc di granturco. Durante J;!;li.nti dell'opera l'attenzione ::.ilcn-ziosadi questa gente è tale nella :tala, chl' un cieco può credere che non ci sia proprio nessuno. D.1!1 1orchestra vien su fronzut.1 !'on~ dt:~~iante sonorità, come la rigoglios,1 \Cr.tur.1 che il ~le trae dagli umidi lo:,,,.Hi di camp.1gna.: prodigiosamente fertile. Il seme divent..i foresta, poiché l'acu~tica di questo teatro è come quella di un,l cantoria: perfetta. Tutto vien su. Le bollicine dell'arpa, l'e:,,ile ,·agito dei flauti. Il soporifico accordo dei tromboni, il nome di Donizctti. f:. la wlita solfa d'un ri:.vcJdio. Tutto vien :,,u, e respira nel clima del 11wlodr.1.mn1a. C:. un te.itro con la barba. ~fa non mi fraintendete, intendo dire un teatro rispettabile. Più ampio del Reale di Roma, con oltre duemila posti. Alla ribalta c'è il cappuccio del suggerito1e, quc~ta specie di misterioso deux ex machlna del palcmcenico. ancora in funzione dal tempo di Maria Tcre5ia. E ~ni tanro 5,j vede la pelata del '.'luggcritorc, e il suo librone giallo illuminato alla Rembrandt, sul biblico lc~gio; in ~ena, la poca luce ltralunantc di un meccanismo spiritato. Le stelle, il pipistrello serotino, le lucciole nel giardino di Buttcrfiy, e il duetto d'amore. Tutto prende un'aria di poesia tenerissima e leggera. li maestro Capuana, piccolo, secco e nero come uno zolfanello carbonizzato. ~li oct.:hi scuri ardenti come due olive nella pece, lo zolfo e la lava nel petto, e l'asciutta nervo~ità, la fremente intelligenza d'un greco delle isole, dirige con 1.r bacchetta magica. È un te.uro con la. barba, ma c'C quel par.:tdi:,,od'orchestra che C l'orchc- :ttra della Scala; ci sono i direttori più in vi:,,ta; ci sono i cantanti migliori dd Reale e della Scala, e non si perde tempo. Ci son degli scenog-rafi in gamba, c'è Frigcrio, il reghta della Scal,t, poi c'è l'entusia:,,mo, c'è il popolo del vecchio ceppo donizettiano. e un succc»o di qui vuol dire finalmente qualco~a. Per esempio il :,,uccesso che .trrisc raltta M:ra all'opera nuova La cattedrale del giovane maestro :Mario ~1ariotti, già vincitore di qualche concorso mu- ~icale. Qui chiediamo il pcrmi.:~:to di .bsol- \Cre in poche righe gradite il compito che <.:i~µctta. E poiché una fama d'inrontcntabilità e di ferocia cc la .!,,!amo rn.:,Jt.1. volere o no, da noi ~tc»i, ci wrda d'arri\·ar subito a una lieta conclu>ionc. Ecco un comµo~itore, finalmente, che non ha il m.tl di denti, e c.1 dà le prime prove un po' chiare del suo •sicuro talento. .\tolte parti dell'opera son \'Ì\e e ~n definite. Qua e là trovi.uno .incm.1 le tracce d'un i.ernplicismo iz:rcuo, ma c'è }f)azio1 larghezza cd effetto in quc)>t,1 pdrtitura spontant:a se non scmµre elegante. Forte nei meui, imµetuo>0 e m1'lurato. Il pubblico ,tb1tuJtO alle _gro-,-,c1.1- .t1on1. ai diluvi dell'cloquenzJ. orche- )tralc. alle perorazioni ch1.• wno an• t.:ora di moda, rimase ;1 tutta prim.i e:radc\'Olmente dclu'lO, poi cominciò a rc,pirdrC in\'ece di so~pirare, e a C.t• pire che :,,t,1voltanon si tratta\a di una delle solite premièret a triste fine. l.'c..,ecuzione di quc!ito nuovo l,t\'oro fu anch'essa, µer merito sp<>rialm<:nte d(•I m,1e~tro Previtali, sempre \·iva. <so- ~tcnura, e intere5,sante oltre ogni dirt·. BRUNO BARILLI -.;@@! J: .f 1 - -- • · - = ~ ..,_.,. ., ;,,r .-. , ,, ' . ~ ~~~ ' J ROM.A • PARTICOLARE DI UN PALAZZETTO IW VIA GIULIA Venezia., settembre. ~ RAVAMO arrivati a Venezia la selQa ra, abbastania tardi, perché le sale da pranzo dell'albergo des Baim fos-.cro già vuote, ed i lumi si stessero spegnendo ad uno ad uno. Non a\cvamo il coraggio di disturbare quegli alteri personaggi che si chiamano e maitres .> per farci servire qualcosa da mangiare, e decidemmo così di andarcene alla Vida, osteria che conoscevamo da qualche tempo, pro~simo alPExcehior, veramente al caso no:,,tro. Quando vi arrivammo un solo tavolo era occupato, e da veneziani, gente del popolo, che poi comincio a giocare non sappiamo bene se a briscola o a scopone. 11cameriere Carlo, poi, qua- -,j \·er'{ognandosi della modestia del luo- ~o e delle tovaglie sporche, ci dichiarò che poteva darci poca roba; tutto era stato mangiato da Elsa ~ltrlini, da Arturo Ferrarin e da un lord cugino del re d'lrighilterra, e così via. La lista degli avventori illu~tri era lunghissima. e Carlo la diceva macchinalmente; ma ~rridcndo, sventolando il tovagliolo, quasi ci elencasse pietanze e vini. Compiaciuto del nostro stupore, finì per prenderci in simpatia, e. scovati che ebbe per noi alcuni pomodori e un pochino di pollo. ci tornò accanto per ~eguit.i.re il suo racconto. De~crivcva la laborio~a '{iorno.1.tadella Vida ; alle undici e mezzo cominciano ad affluire i bagnanti modc<,ti, quelli che vogliono spender poco, robetta, an.ti « ratatug:lia ». La parola gli pi,,CC\'a, rvidentcmcnte ; rende\a la sua idca1 e la ripctè più volte. « Questa gente. 5j può f!ervirla ('omc capita •· spiegò poi; « senza neppur cambi ...re la biancheri,t da ta\'ola; 5,0no abituati a ben peggio; ma quando è l'una e mezzo, allora è tutt'altra co-,a, tovaglie fresche, bicchieri limpidi, e- fare pre,to 1 succede s 1 empre un ''colpo di fuoco" ». Anche questa c:,,p1csfiionegli piaceva. All'una e m<'ZlOinfatti cominciano ad arrivare le pcr-.onalit:à, e allora che « colpi di fuoco>! Frittdline. aragoste, polli, \·t•lano \·ia che è un piacere. e Elsa :\(erlini viene sempre in cucina. a prepararsi il radicchio; bi,ogna dire che è un vero fa!itidio. però è .mc:he •una pc"onalità. Anche quelli del cinematografo \·engono sempre; e quell'americ.toa che di\·or.tia <tt•mp1c; due anni fa cr ,\ principc.,fia, ora (" '>Oloeontc~,a, però è una bella d?nna, e poi vuol sempre l'anitra ripiena , . Ci rendemmo rapidamente conto che questa dell'anitra ripiena era la prova dell'altezza finanziaria ed clegan• te dei frequentatori di Venezia. Ci sono. sì, altri cibi che dànno un tono sciccoso. da conoscitori, per esempio le grani.cole, o, meglio ancora. il ri- ~otto con gli scampi, ma sono scoperte facili, possibili anche ai milanc5ii che a Venezia si fennano solo ventiquattr'ore, e credono di es.,ere al corrente delle abitudini k,.:ali. Inoltre, il risotto con gli...scampi e le granzeole si trovano, generalmente, belli e pronti, oppure basta un'attesa di mezz'ora, me1 tre l'anitra ripiena richiede i lunghi preparativi, i preavvisi telefonici, magari anche la. visita. mattutina, di un ~grctario preoccupato. Le Eccellenze o le Stelle di passaggio mangiano l'anitr.i ripien,1 : i personaggi minori certamente ne sognano, ed il cameriere Carlo ne ragiona commos~o. Del resto, ci accorgemmo, l'indomani, che questa folla cosmopolita, e tale da incu1cre un'ammirazione spaventata, non si occupa ~inceramcntc che di man~i.1re. Già da molto tempo, ,;ci anni almeno, avevamo capito che, al Lido. i pa.'>satempi balneari venivano scem.rndo; dapprincipio ne davamo la colpa al cinema, poiché, facendo wolgcre le giornate intorno all'attrazione dc:! f('Stival, di\'e, regi.,ti o di,;cu,,ioni eh<: fossero. ubriacando la gente con proiezioni in tutte le lingue, si finiva l>C'rtoglit•re il gusto degli svaghi, semplici e balneari, che si ritrovano su tutte le spiagge. Sopravvennero poi le ~lo,trc, e Ca' Rezzonico o Ca' PcsMo indu,,.cro gli eleganti a disertare il Lido durante p.uecchie ore. ~lentrc, prima. ogni gruppo si gloriava di un For. te ~uot,1tore o di una Donna-perfetta. 01cnte-,1bbronzata, si cominciò a ricercare la compagnia di Efiteti, che, con la voce di Ruggero Ruggeri cd i gesti di Renzo Ricci, descrivessero le raffin.itenc dell'arte bt:n compre,a. Infine, ~i era aperto il Casino, e non ~olo le ,.,erate, ma anche i poml'riggi si pas,a- \'ano lì dentro. in compJ.gni.1 del Demone del Gioco. Dei bagni ~i finì per non parlare neppur più, non c'era tempo: e poi non a\·eva import,llwa, tutti arri\ano gid abbronzati, per prc-ct·denti cure ~u altre spiagge, non \'Okndo )figurare proprio lì. Tuttavia queste occupazioni di origine più recente ci parevano spe22ettate, e ci chiedevamo che cosa avesse, in realtà, sostituito i piaceri familiari e riposanti della vita di spiaggia, poiche sapevamo bene che il cinema non diverte nessuno, le estasi artistiche sono faticose cd il Casino stanchevole. ~la non avremmo mai supposto che il mangiare fosse diventato il piacere es- :tenziale di questa villeggiatura, col gran discorrere che si fa di regimi, diete e digiuni. Avevamo letto che la duchessa di Windsor vive di uova e frutta; invece, non c'è bar o osteria veneziana che non vanti il risotto, la granzeola e soprattutto l'anitra, mangiati da Sua Altezza. Quanto a Marlene Dietrich, eravamo persuasi che il succo di pomodoro le bastasse, mentre pare che prediliga le cotolette, e così intorno a tutte le donne dei miti pop0lari nascono leggende mangiativc. Nel bar di H.1rry, intorno al mezzogiorno, si raggruma una folla importante, ma remissiva, disposta ad accucciarsi negli angoli, a dondolare ~ull'angolo di un tavolino, a dividere in quattro uno sgabello, pur di poter ot• tenere le ciotole del risotto, e si pensa, fra tante grida di fame, allo smuovere di cucchiai, alle distribuzioni di minestr,l negli ospizi popolari. Nella taverna dell'Excelsior, Andreina Pagnani, oltre a lamentarsi di aver freddo, sonno, malinconia, di esser stanca e di aver perso al gioco, si duole, piatto per piatto, della mala cottura. o del poco s,1porc. ~1emo Bena!i'>i,ondeggiando grazio'iamentc sui fianchi, s'intratciene solo di un Gr.ltico e dell'altro, oppure di una certa osteria, dove si cucin~t in modo )ublirne. Così tutti i di.)(orsi che ci riu-.cì di sorprendere nei ~ruppi, fa\tosi cd alteri, che attras\Cro la nostra atten.tionc:, cr.1ttavano, unicamente, di eleganze comme)tibili, falsamente popolaresche. E ci parve, da. principio, costume molto lodevole, di bella fr~lllchezza e '>pontaneità: a poco a poco, però, attraverso altri di!icorsi di cure a ~lontC'catini o a Fiuggi, attraver,o smorfie, sazie e malinconiche, ci nacque il dubbio che anche quella fosi.e una po· -.a, come t.111tealtre, e che ci:,~cuno si .,forza<tsc,modificasse il suo gu~to, unic.imente in om<iggio ad una moda. L'anitra, le granzeolc e gli scampi ci app,tr\'cro noio\i e deprimenti anche loro: vorremmo t.1nto <hc la gente din:nta),c egoista, un bel giorno, e fatb'ie tulio quello che fa, unicamente per il piacere di farlo. IRENE DRlN ( PALCHETTOIRINES Torino, settembre. ·rn OPO la Nave di Gabriele d'Annunzio ~(JI uditJ a Vcncl.ia e la i\1o,tt in va- .. (irn~a di Alberto Casella ascoltata a ~lil.u10, abbiamo voluto continuare la no· ~tra ispezione dei tca1ri dcll'l talia .sctten1rionalc,e siarno Vt'nuti a Torino. Ma a 'forino non ci sono teatri. Per meg:liodire, ci sono, ma il loro palcoscenico ~ spalancalo e pieno d'ombra come la boe• ca di una b.alena morta, e di sopra il velluto delle loro pohronc, trasformalo in v• :uo rouo per le tarmc, nessuna mano ha più ,imosw la tela protettrice, dalla sera in C'ui,per onorare i grandi piemontesi, la 1-',attctua da Rimini di Silvio Pt'llico app.tne fuggcvolmcnte ai lumi della ribaha. Con,•1ltati i due giornali dd luogo alla 1ubrìc-.adegli speuacoli, trovammo in entrambi il \'UOIO. Circa due anni ra, un grido d'allarme si k\Ò sulla tragica vacanza dei 1catri tori• nt·si; ma come i disperati appelli di Gor• don Pym, mentre la Sfinge dei Ghiacci lo attir.l\a irresistibilmente per la canna dcllo schioppo, qud grido si perdè nelle sterminate solitudini del Polo. Eppure, quale città più fa\orevoh: della T\:'galTorino, seria, raccolta e al riparo delle grandi correnti del provvisorio e della f1·i\lolità,allJ \ita di un teatro colto? La s1cua ironia, cosl inutilmente corro1i11a quando non è giustificata da alti presupposti, non intacca quc.s1acittà di cui Nictz.$Chc loda\a l'abbond.i.nza delle fontanC'llc strad,1li t" la comodità dcllc biblioteche. 1\kuni anni fa, un colonnello in posizione Jusilì:uia, di nome Sacerdote, 11olledotare Firenze di una nave di piacere, a imita• zionc di quelle na\!i•tcatro cht: navigano i grandi fiumi dell'America, t: cht: laggiù chiamano sho-boat. Il colonnello fabbricò la sua na,e, la battezzò e Fiorenza> e la varò in .\rno. Sia però che la na11efosse più spesso in secca che a galleggiare, sia che quando sta\'a Jttra.ccaca i fiorentini, dall'alto del lungarno, la c:opri11andoi spu• t.icchi, non arrise a < Fiorenza :t il 1ucccsso che 1I suo proprfotario si riprometteva. Deluso, il colonnello smontò la sua nan:, la ribaw:izò e Victoria :t e la trasportò a Torino; e qui la nave non solo fu ri. ipcttata, ma ebbe un successo enorme. E ncllt' languide sere d'catate, tra la collina costellata di ville e le 11egetaz.ionci ivili1• sime del Valentino, mouiù c madamin non si stancavano di solcare le acque del Po sulla nave del colonnello Sacerdote, sor- ~ndo i pezzi duri di Pepino e ballando al suono dell'orchestrina di bordo. Re,ta da vedere se la necessità di un tea~ tro celte, :"i.e-i\ a dire di un teatro che non ~ soltanto pretesto ai precetti digestivi del• la. .scuola di Salerno, è ancora 1t:ntita da qualcu:10. Deplorevole abbandono. Nel tempo in <:Ili I viaggi forma\ano la gio11cntù,o com:: dire parecchi anni addietro, arrhammo S Monaco, capit!o!.ldeella Baviera, e là, ocl volgere di pochi mesi, avcm'- mo modo di udir e in quel Teatro di Stato tutto quanto hanno ideato e scritto tragedi t' commediografi.di tutti i paesi e di tutti i tempi, dal Wallu1tein di Schiller alle commedie di Caldcr6n dc la Barca. 2 poi• sibile, senza danno per la cultura, e1clu• drrt' il tt'atro dalla vita di un popolo colto? Queste deplorazioni si è 1anto più confortati a formularle, in quesu. terra piemontt'sc in cui Vittorio Alfi.criconsiderava il teatro, nonché comt strumento di cultura, come fucina di civiche virtù. Pronunciato il nome del grande utìgiano, questo medesimo nome ci apparve, in rohi e cubitali cara_t.tcri,sopra un t:norme manifesto che annunciava per l'indomani il debutto al Teatro Alfieri della compagnia dei ~upcrspct1acoli Blucttc Navarrini, nel Ratto delle Cubane, di Bel Ami. Rimandammo la nostra partenza, e l'indomani sera ci rt'cammo al Teatro Alfi.eri, verso il quale fiumane di torinesi convergevano dai quattro punti della città, aura• verso i viali opulenti e molli d'ombra, e la nuova via Roma, che nella nudità dei suoi edifici e nella piccolezza dt:llc loro finestre ricord.i. le facciate di Sing•Sing, din·ntatc familiari a noi dai film americani. Ma una. grande delusiont: ci aspettava: un listello di carta affisso in diagonale avvertiva che, per ragioni tecniche, il dt:butto della compagnia era rinviato all'indomani, Rimandammo un'altra volta la nostra par. tenza, e l'indomani sera, finalmente, cn• trammo in un teatro magnifico, pieno di eleganti signore e dì signori severamente \Cstiti di nt-ro. Il programma av\erti\a che dietro lo pseudonimo Bel Ami si nasconde il dottor An:iclcto Francini, il quale e si propone un ritorno al teatro gaio classicoi11una atmo• sfera di modernità t' di brio, con inconsueta larghezza di 1neui •· Ma quando il sipario si apri, un corteo di rag.izzc seminude travt'nÒ la platea davanti a noi e sall sul palcoscenico agitando il sedere, dopo di che rominciò uno di quegli 1pettacoli assurdi e scipiti, col solito maragià, le solite danz:t: orientali e la solita discesa dalla scalca nel finale. La pa1tc comica era affidata a Nuto ~avarrini, il quale parla col mento e imita Candusio, come se un solo Gandusio non fosse più che sufficiente alla gloria del no- ~tro teatro. Eppure, affamato da cosi lungo digiuno, il pubblico 1orinese applaudiva a più non posro e chiedeva il bis. Partimmo pri1na della fine. Ad Asti, un 1.ilcsi affacciò al fines11inodel nouro scompartimento, e ci annunciò che Vittorio Alfieri, fremente di sdegno, aveva dato un'al• 11a nrctta alla corda che anche nel mondo di là lo tiene legato alla storica sedia. ALBERTO SAVINIO LEO LONGANESI - Direttore respooublle W:l/.1.O1.i & C • An. ()<f !"Alle d,.1111",1.,m..... \l,1Jn-o W:ll'IWl)l'ZIO:-.1 ~t::(,UITE COS \IAlliMIALt-: 1-OTOC,W:AHC.:O., 1-LRRASIA •·

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