Omnibus - anno II - n.39 - 24 settembre 1938

ANNO Il - N. 39 - ROMA 24 SETrEMBRE 1938-XVI '/JJ ICAPITOL!A~IO. Se il governo !ll di Praga avesse ceduto al momento giusto, se avesse accettato in tempo utile gli otto punti di Carlsbad, la Cecoslovacchia non avrebbe perduto un solo pollice di territorio. Si sarebbe data una costituzione cantonale ,ul tipo svizzero, che avrebbe consentito alle varie minoranze nazionali di vivere secondo le proprie aspirazioni e ,ccondo i loro diritti.· 1n questo caso la Cecoslovacchia avrebbe semplicemente fatto onore agli impegni solennemente assunti dalla delegazione cèca al Congresso della pace. e sottinteso che tutto questo avrebbe t·omportato un radicale mutamento dt""lla politica estera da parte del go. \ crno di Pra.e;a: niente patto sovietico. niente alleanza con la Francia. rinun• ,ia alla folle pretesa di rappresentare il e baluardo» contro la così detta avanzata germanica. In nitre parole. la Cecoslovacchia avrebbe dovuto pratica• re- un... politica di stretta neutralità. i~1,irandosi all'esempio della Svir.t:era più ancora che a quello del Bchtio. Pt•rché tutto ciò non è stato po!tsibi• lt·? Perché il gO\•erno di Pra.e;a si è mtmato in una resistenza che doveva portarlo fatJ.lmcnte alla disfatta? Per• ché si illuse sull'appo~~io della Fran• eia e dell'ln~hilterra; perché prc~ sul ,crio le minacce e gli e alto là ». che partivano da Parigi e da Londra al• l'indirizzo di Berlino. Durante alcune settimane .-.i .1-.,i-.1cw.· .1d una vera e propri.t mobilit.1zione di chiacchiere. di fronte alla quale Hitkr ,1vrcbbe do,uto retrocedere pentito <' tonfuso. Quale illu~ione! Pra.e;a prc,c ,ul (crio il « bluff» franco•in~le,c del 21 ma~gio e -;i inebbriò alla lettura dei ~iornali di Parigi. cht! vanta, ano il !<iUC· "<'''>0delle democra:tie. che erJno riu• ,<itc, finalmente. a inAi'?~('re una le· .lione al cancelliere germanico .. \vctc vi~to cosa ~ignifica mmtrarc i drnti ai dittatori? Questo si stampa\·a a Pari~i. In re.1ltà. il 2r ma'?gio Hitler non .1,cva affauo ind,etrcg,e;iato. l\\T\'a -,cmolicemcntc ~vncc'-S0un po' di re'ipiro al ~ovemo di Pra~a cd ai suoi patrocina• tori. Aveva assunto una posizione di attc~a. Lo disse e lo proclamò; ma i partiti di sinistra di tutta Europa si ostinarono a vedere una sconfina là dove dovevano scor~cre unicamente un gesto di longanimità. Più di tutti s'illuo;.cil J{Ovcrnodi Pra• .~a, che prrsC sul ~crio le dichi:1razioni di Dal.,dier e di Ch:unbc-rlain, cui fa. ce\·ano eco i discorsi di Roosevelt e lt! omelie dell'ambasciatore Bullitt. Si re• sta stupiti al pensiero che un uomo politico dell'esperienza di Bcncs abbia potuto cadere in un simile errore. Co• me potè credere che la Francia e l'Inghilterra si sarebbero mosse in suo aiu• to nell'ora della stretta finale? La Fran• ci.1, che ha sopportato senza fiatare la occupa7ionc della zona rena1M? L'Jn. ~hilterra, che ha permesso ali' Irlanda di staccarsi dal Regno l,;nit0? Come era prevedibile. di fronte al quos ef!.O di Hitler, il signor Bene, è !ilato abbandonato a se stesso. A parte tutto. una ~uerra per pcrpctu.1rc !'op• prt:li~ionc dei tedeschi dei Sude1i era semplicemente assurda. Co~ì si videro i francesi mcucre in dubbio la validit,\ del patto di ~aranzia. gli inglt><iiriti• rar~i con la scusa della medi.1..:ionc. men1rc Roose,clt dichi.tr<1va solenni.> mente che si in~anna\',tnO « al cento per cento» quan1i _gli attribuivano il propollito di intervenire in favore delle dcmoc1a.de occidentali in una cvcntu.alc guerra europc.i. La _guerra ~i è C\'it.11a )()IO pl·rché gli S1ati totalitari hanno mostra10 di non a,·cr paura dcll.J gul·rr.1. I pcn• coli ,·cri di guerr.1 \'Cngono <icmpre d,t• ~li 5tati democratici, che amano ubbria• ca,~i di parole. che promettono e non nunt('ngono, che i!ili~ano alle rc,i-,tcnzc più assurde e pianta.no in a-,~ coloro che si sono fidati dei ~on.1nti discor~1. :-.:cl momento critico. di fronti' ai .f!lJ,ti <.hc cs!ti mcdc,imi h.urno dc• tuminato, a!<i-.umonola ve.,te di mediatori impai..:i.1li. E p1tndono l'acroµ!.,. no, mc!tsaggcri volanti dcli,, p..i.ce. i-. prima? E quando Hitler prctcndl·rà le co• Ionie. chi J.ndrà a Bf'n htc~gadcn? • • u 12 PAGINE lJNA LIRA SPEDlllONE IN ABB. POS/ALE I a - I --::- - • .· ~ - - -•"-'"''"I,-.. •• -.. -e._-:"::- *~•--~~• ... "f'-'4•1'<"• ·M_.._...,_ ·~-- .• ·~ . • ' "1 •• ' ,.,. LA LINEA JlA0IN0T DEL PRIN0IP.AT0 DI K0lU,00 I Jll ·t un a!ipetto della politica di ~ Praga, che sembra definirne il , carattere e compendiarne il metodo egualmente immutabili, cd è quello delle sue relazioni con la Po. Ionia. Anche i polacchi soggetti alla Cecoslov,1cchia oggi domandano l'au• tonomia.1 cioè l.1 libertà di riunirsi alla madrepatria. ;\(a nessuno si è doman• dato, nei giorni scorsi1 come fu che un con:-.idercvolc gruppo di polacchi, potè pa~,a1c sotto il dominio di Praga. Ri~pondere a tale quesito significa fa. re, né più né meno, la storia del di• stretto di Teschen. TeK.hcn è un piccolo territorio al confine fra la Polonia e la Cecoslovac• chia, che riveste un'imponam.a incal. col,1bilmentc superiore alla sua esten• sione. Occupa una superficie di circa 2.000 chilometri quadrati fr.1 la ca• tena occidentale del ;\,fonte 81,,·,11-.ied la pi,mura slesiana. ~Iinima di propor. 2ionc, la regione ha un CO)picuo \.;.!ore perché ricchissima di carbone . .'.'\cl medio evo essa rappresentava un du• cato libero sotto la dominazione po· lacca dei Piast, e fu solo nel 1348 che si stabilì un certo r.1.pµorto giuridico fra il duc.LtO e il regno di Boemia. Xci 16yJ, Te,chcn diveniva po'>,CS~degli Ab-.burgo e 1.-i.lcdoveva restare fino alla gucn a mondi.,le. La ~ua popolazione è di origine '>la,·a. senza chc si po'>- sa con e~:ittcaJ stabilire a quale r.1.mo dcbl>a , i portarsi. All'epilogo della guerra mondiak. Tt·~chcn fu contc~a d,ti 1>0larchi e dJi cèchi. Di fronte all'impossibilità di metterli d'accordo, la Conferenza deJ. la pace adott;.1/a una ¼>lu.t:ione provvi,ori.i », che ~pcnav;.1 in due il terri• torio dhputato. Frydek veniva ,rnri• buito ai cèchi, mentre Bihko e Te• 'l('hen proprianwnte dett,l ,passavano ai polacchi. Fu egualmente divi\O il ttrntorio di Frri,t.1dt r in modo tale dw una gran parte dell.t regione di Te• .,cht·n, attualmente sotto il dominio di I Pr.:iga. finì per appartenere ai polacchi. Non era un-• linea di demarcazione che potesse sussistere a lungo, tanto che la Polonia domandò elezioni pie• biscitarie in tutto il territorio di Te• schcn. Acceuatc da Praga in linea di principio, esse non poterono mai aver luogo, perché nel gennaio del 1919, mentre la Polonia era seriamente im• pegnata nel conflitto con la Russia1 con un colpo di mano audaci~simo r improvviso i cèchì occupavano la parte di Teschen, tenuta d.1i polacchi, fino alla Vi!itola. Xonostantc la lotta im• pcgnata contro l'invasione bolscevica. la Polonia si mosse immediatamente per :-eagirc airinaudita usurpazione di Praga, ma \ cniva trattenuta dal Con• siglio degli ambasciatori, preoccupato di evitare ad ogni costo una guerr.1 fra cèchi e polacchi. Con quali .11~0· mt.·nti il Comiglio degli .,mba,ciatori era riuscito a persuadere la Polonia? Con la promessa d'un plebiscito nei territori contc,t.tti. che avrebbe dovu• to a\·cr luogo il 27 ,cttcmbre del 1919 Fu un ing,rnno, perché, pochi me!li do• po, su proposta. della Confcrc,u.t di Sp.1. lo stes~o Consiglio degli ambasciatori rbolveva la questione di Tesclwn a tutto vantaggio della Cccoslovachia, che !ii , edeva attribuito gran parte del territorio occupato con le armi. Pcrfi• no la città di Tc~chen veniva laceratJ in due patti seguendo il tracciato del fiume QJ;,.1 Di qui, ba avuto origine l'imanabile dissidio fra la Polonia e la Crco:ilovacchia, a~gra\ato dal tratta• mento vcs,;atorio che il governo di Praga ha in ogni tempo riservato ai !iudditi polacchi. Quanti ,ono i pol.1cchi \lrJpp,1t1 all,t m.1drepatria? Praga afferma che i po• lacchi dirnorJnti sul territorio di Te- ,chcn "°"o 80.000. ~I., la Poloni,t replica che non sono meno di 250.000. Donde un così visto~o divario statiHi• co? Il Tapiè, che pure è studio~o favo. revole ai cèchi, calcola nella regione di Tcschen non meno di 150.000 gli abitanti che la Polonia può rivendi. care come suoi. 11 cen~imento cecos)o. vacco del 1921 ha trovato il modo di far figurare, sotto l'etichetta di una distinta nazionalità, gli abitanti autocto• ni slavi di Teschen, gli slorJ(.ak (slcsia• ni), che, dal punto di vista linguistico, ,i possono egualmente classificare fra i cèchi e i polacchi 1 ma che si sono 'ìcmpre dichiarati polacchi, come dimostra l'antico cen~imento austriaco, che, nella fattispecie, non ~i può certo accu)are di 1>an;ialità. Il ccmìmento ce• co~lovacco del r92 r fa figurare nel ter• ritorio in que)tione 75.837 polacchi e 47.314 slon{ak, mentre 24.072 slo,1ç.ak si sono, secondo il Tapier, dichiJrati di nazionalità cèca. Tali incon• ~ruenzc, che prestavano il fianco a troppe critiche, sono state definitiva• mcnt(" risolte dal censimento del 1931. che ha registrato tutti gli slori7.ak co• me cèchi. e limitato a 81.737 il numero dei polacchi. Si può facilrnente imma• gina1e l'indignazione provocata in Po• Ionia da questa palese contraffazione ,tatistica e 'ii può immaginare la serie infinita delle contestazioni. Del re.-.to, a parte la condì.t:ione delle minoranze polacche, il possesso di Te. ~ehen pare desiderabile alla Poloni.i per le immense ricchezze che la regio• ne racchiude. Le ri)l'rve di ca1bone della Ceco~lovacchia sono calcolate, dai tecnici me~lio qualificati. a 6.489 milioni di tonnellate, di cui non meno di 6. 143 milioni si trovano esclu!tiv.11nente nella regione di Tc!ichen. Potenti impianti indu~triali lavorano ininterrottamente nei dintorni di Tc,.chen: Witkovit.t, O!itrau, l'officina della B.rn- ,ka a Trinic, i vecchi stabilimenti A]. bert Hahn a Oderbcrg, che, col tem• po, wn p,usati da mani germaniche a mani cccoslo, .1cche. Il 70 per ccuto della produzione dell'acciaio, e non meno del 6o per cCnto di tutta la produzione del ferro della. Cecoslovacchia, provengono dal piccolo territo• rio di Teschen. Non si potrebbe desi• derare pro,:a più eloquente del valore inestimabile della regione. I cecoslo• vacchi 1 dal canto loro, rivendicano il pos~esso del territorio, osservando che esso è loro indispensabile per il fatto che passa di là l'antica via KassaOdcrbcrg, sola ferrovia che fino ad oggi assicuri le comunicazioni fra Pra• ga e la zona orientale della repubblica. Il conflitto scoppiato nel 1919 e nel 1920 non potè essere composto col 1rattato stipulato il 23 aprile 19:;z5, fra l'allora ministro degli Esteri polaccc, Skr.t:yn~kie l'allora mini)tro degli Esteri cecoslovacco Benes. L'accordo, col quale si cercò in pari tempo di sistemare al!..t meno peggio il problema minorita• rio, sembrò portare una calma relativa l" temporanea; ma l'antagonismo delle due nazioni rimase latente, anzi ,i può dire che andò acuendosi per l'ii,i• quo trattamento imposto da Praga ai polacchi di Tcschcn. Son più di dieci anni che i polacchi affermano invaria• bilmente che i cèchi non hanno rispct. tato né rispettano la convenzione del 1925. Nelle regioni puramente polacche i cèchi h.tnno istituito, le une dopo le .,!tre, numerose scuole in cui l'insegnam('nto è impartito in lingua cèca, benché il numero degli allievi cèchi non sia mai superiore alla dozzina. t quc- ~to il modo di rispettare i diritti scoÌa• stici delle minoranze garantiti sulla carta? Non è, questo, il metodo classico col qua.le si procede alla snaziona• lizz.izionc? Questa situazione, già tanto grave, pcggforava improvvisamente nel 19341 quando Varsavia conclude- \'~ il. noto accordo con Berlino, pel corudo10, mentre Praga si orientava de,. ds.amentc verso ?vlosca. Da allora la )Orte delle minoranze polacche della regione di Teschen è divenuta letteralmente in~opportabile. Tutta la Polonia -.j è abbandonata a mani'rcstaiioni im• pont.•nti contro ~li oppressori cèchi c. a tal punto che il Malhomme ed il Klotz ~ucces~ivamente consoli polacchi a~ o~trau, furono tratti es-.i pure a par• tecipare alla legittima insurrezione.

Ma quando il conflitto parve .1,- ,umcre proportioni seriamente prcocfupanti, il governo di Praga, -;ccondo il metodo che !ii rivd,1 sempre più i~tintivo e funzionale, ricorse a provvedimenti di inaudita violenza. I CO.)iddetti irredentisti polacchi furano denunciati ai tribunali. 1 giornali polatchi furono interdetti. I canti n.izionJ.li polacchi furono viet,lli, e nell'autunno tutta la regione fu occupata militarmente. Ma Praga sa ~btut..tmcntc altern,HT i provvedimenti di rigore con le dilatorie trattative diplomaticht·. E. nulla cedendo alle J..:gittimc rivcndicaiioni delle minoranze tarta,)sate, mo!<ltrar,i disposta all'equità, indulgere provvisoriamente ai polacchi di Te~chen, per meglio ingannare le autorità di \' .1rsavia. Nell'ottobre del 1935, le uniH·rsità cèche cercarono di avvicinar:;i a Var:;avia accampando la solidarietà scientifica e la fraternità sLwa. L'c-;pt.'- diente non riuscì, perché V.m,avia fu insensibile ad ogni scduzione :;cientifica e fraterna. Pretese patti chiari ed una totale revisione dei si~temi fino allora in vigore nei confronti della minoranza polacca. Come al solito. Bene, non oppose un rifiuto. Cercò solo di guadagnar tempo. E in un diffu'-JO e.sposto del 3 novembre del 19~5 formulava la propo:;ta di deferire il re~olamento della controversia minoritari., alla decisione di un organismo i11tern~- zionalc e di una Commissione mista. Dopo tn1a prolungata di!)CU:,.:,iondci:• plomatica, durante la quale i pola4.:chi t ebbero larga possibilità di scoprire il gioco a~tuto cd evasivo di Pr,1ga, Var• savia rifiutò, in tono legittimamente risentito, di seguire il governo cèco nei suoi conati capziosi, insistendo perentoriamente che nessuna conversa- .!ione avrebbe potuto essere sostenuta finché la politica cecoslovacca non avesse sinceramente mutato rcgi:-.t10 nei confronti della popolazione di Te- :When. In 'luel momento, la dt\•ergcnza radicale fra i due Stati si era già nettamente delineata sul terreno della po. litica internazionale. Comprendendo l'utile che poteva ricavarne, Praga aveva collocato il centro di gravità della sua politica a Ginevra, sfonandosi di rimandare ogni controversia al possibile arbitrato internazionale. Per la Polonia. ben più sicura della legittimità delle proprie rivendicazioni. il centro della politica polacca non polCva essere che Varsavia, e il governo di Varsavia intendeva trattare direttamente sulla ba~e di convenzioni bilaterali, senza fare alcun ricorso ad un arbitrato proveniente dall'e!itero e, come tale, fatalmente inquinato da preoccupazioni e da riguardi del tutto estranei alla realtà, alla stessa umanità delle questioni da risolvere. Al di là del contrasto di metodi che divide i due paesi, si profilò una profonda divergenza di dottrin,. e di O• rientamenti politici generali, che fece del problema di Teschen, all'apparenza poco rilevante, un contrasto denso di importanza e di gravità. Lo riconobbe lo stesso governo di Praga quando, tradendo una volta per tutte, le ragioni profonde del suo atteggiamento, confessò che le relazioni con la Polonia si erano precipitosamente offuscate il giorno in cui Varsavia aveva nettamente diretto l'asse della propria politica verso l'intesa con la Germania. Fino a quel momento, era sembrato che i polacchi vives.Y'ro in ter• mini di buon vicinato col governo so• vietico, considerando la Germania co- • me il principale avversario. Con l'accordo del 1934, la Polonia trovava il terreno dC'll'intesa col vicino d'occidente, mentre incominciava a nutrire le pilt vive preoccupazioni di fronte al vicino d'oriente. Dalla rico~truzione dello "l<1topobcco, Varsavia aveva sempre O\Cill.uo fr,1 il timore dell'uno o dell'altro dei :-.uoi ~randi vicini. Mentre le regioni occidentali del pac!ie, la Posnania e la Pomerania, scorgevano nella Germania il nemico più tcrYUbile, le provincie orientali guardavano con terrore alla Russia. Si può dire che, in questa polarizzazione di sentimenti, le regioni del sud, la Polonia austriaca, rappresentava un po' la freccia della bilancia. Sotto l'azione di Pihudski la Polonia galiziana si orientò deci~amcnte verso la Polonia orientale, per cui la corrente francamente antirussa finì per prendere il sopravvento. In fondo, si è detto, la Gennania non ha che da rivendicare un corridoio; la Russia, invece, vuole scatenare il bolscevismo in tutta la Polonia .. Da quando Hitler ha scardinato la politica di Rapallo, la politica filorussa di Rathenau, la Polonia ha tutte le ragioni per diventare l'alleata della Germania. I tedeschi hanno potuto benissimo dimostrare ai polacchi che le loro aspirazioni non avevano di mira né l'oriente né l'occidente, dove esse si sarebbero ugualmente urtate contro la parete di acciaio di popoli potenti e preparati. La loro via è verso sud-est, e su questa via i tedeschi sono naturalmente portati a fi:mchcggiare lo sforw polacco. Le rivendicazioni dei H.·· deschi dei Sudcti riportano automaticamente al primo piano la questione di Tcschen e le rivendicazioni della sua popolazione polacca. Nessuna meraviglia che il tr.Htato tedesco-polacco, che segna il mutamento delle direttive di Varsavia. abbia suscitato viva inquietudine a Praga. Era né più né meno l'intesa fra due potenti vicini, non solamente protettori delle rispettive minoranze esistenti in Cecoslovacchia, ma aperti fautori di dottrine in assoluto contrasto con Quell'idcologiJ. (_hc è all'$riginc ~U:\ ..J. . dt.:llo Sto.to c.:eco-.lovacco,e che Pr.iga non ha m•ti Cè!):oatodi wentolare, con evidenti fin..1lità.acc.q. JJ.rratrici d1 fronte all.1 Francia e ali' Inghilterra, col pratico ri..,ultato che si vede. Che Var:;avia gua1dasse, or.un~\i, vcr- ~ il :;ud, fu ben compreso a Pra_g,lm:l 11(1\Tmbrc dt.:I 1 gi+, immediatamente doµo l..1t1;lgcdia di MarsiJ(lia, quando !J. Pulonia :;i .wvicin.ò all'Ungheria e in modo t,,le che di~sip<lva qualsia:-.i ri\Crva, qualsia,i dubbio. Proprio nei ~iomi in cui la Piccola Jntc~a 'iCdte• nav;,1a Ginevra una frenetica campagna antiunghcrc!te, il prc:;idcntc GOmbO:-.er~, ricevuto a Varsavia con fasto n..•galc. Si capì molto bene a Praga, e ci volc,J. molto poco J. capirlo, che il d1,,idio fra la Polonia e la Ccco ..lovacchi.l non er.1 più limitato alla que- ~tione di Tcschcn perché an·va finito pt.·r a~~umere tutti i caratteri di una irriducibile antitesi ideale. Cornc . 1a inevitabile, il ria, vicmamcnto gnmano-polacco-unghcrc ..c 11011 m;.rncav.i di \uscitarc inquietudini e diffidenze anche a Parie;i e a ~losca. Ed ceco \.:omc, soltanto pochissimi gior• ni dopo la firma del trattato fr,rncoru,\Q del 2 ma.e:.e:io 1911, fu la volta del patto ru-.'iO-cècoslov~cco.L·n",dleanza di t,11~enere, fra Praga e Mo:-.ca. non potc\'a certo migliorare le relazioni cèco-pol..1cchc. Fin dall'autunno del 1935. il contra~to esulava dal dominio della stampa per passare n<:lla:;fera dcllJ. diplomazia. Sedati i primi ri- :.cntimenti, una specie di equilibrio :-.cmbrò stabilirsi fra i due Stati. Dopo la scompar:;a del maresciallo Pihud'-Jki, numerosi problemi di natur,'\. interna son passali in prima linea in Polonia. e Praga si è potuta illudere di veder emergere a Varsavia clementi più arrendevoli e meno impetuosamente reae;cnti al suo malgoverno nel trattamento delle minoranze nazionali nel proprio territorio. t sembr,ltO, per un momt-nto, che le previsioni e i calcoli di Praga trovas- !iC'rouna qualche giustifi(.1ziom· nella re.,ltà. Alla fine del 193.5. il gcncr<de Gamclin, capo dello stato maggiore france:;c, faceva una visita a Varsavia col µroposito ben compremibilc di riguadagnare b Polonia alla tradizionalt: amicizia con la Francia. Dal canto suo. Smi,dy-Rydz restituiva, secondo tutte le forme protocollari. la visita al generalissimo francese e trovava a Parie;i un'accoe;lienza entusiastica e SO· Jenne. L'accordo del 2 settembre vole\·;,tsan1ionarc un certo riavvicinamento dei due paesi senza che, per questo, si potesse dire che il problcm;,\ cèco-polacco si avviasse ad una positiva si:;tcmazione. Con la sua consumatissima arte. fatt1 di ripieghi e di dilazioni. il ~ovcmo di Praga s'illi.:sc ancora un.1 volta di far dimentiéare i ~uoi 1rrep.tra• biE torti di fronte alla minoranza nazionale polacca. E per meglio distrarre l'attenzione dai suoi prOPositi reali, all'inizio del 19~6 inviava a Varsavia, a rappre:-.entarla, uno slovacco: Giorgio Slttvik. Era un abile tentativo di cattivarsi una certa lon~:::i..nimitàda parte della Polonia, perché i 1>olacchi.se sono irriducibilmente ostili ai cèchi, sono. viceversa, per lunga tradizione, pron1i a tutte le intese con gli slovacchi. Espedienti di questo genere fanno sorridere quando urgono problemi come quelli attualmen1e in discussione. ~on sarà1 certo, Giorgio Slavik che riuscirà a modifitare il corso delle co• se. La tendenza de11:li !ilovacchi si orienta ogni giorno più verso i polac• chi, nell'intento di far blOCco contro il nemico comune. Forse che Leo Wolff, rappresentante a Praga dei polacchi di Trschen, non ha trovato un sostegno efficace nel partito slovacco? E Carlo Sidor, autorevole deputato slovacco populista, non ha parl.,to ~pc')SO.11Parlamento di Praga come !,(' fosse il mandatario di Var.);wia? A buon con• to, il 1,!Ìornale nazionalista Slouak è stato più di una volta scqucsll\ltO dal governo di Prag..t per la sua aperta e accesa propaganda in favore della Polonia. ì'\el !,Cttcmbre del 1936. durante l'odio:;o processo intentato davanti al t1·ibun.1lc di Morawska Ostrawa contro Gio\'anni Bocek cd altri. imputati di attentati contro la sicurezza dello Stato, il ~overno di Praga tentò di coinvolge-re nell'atto di .,ccusa il Con- ,olat0 di Polonia e un antico suo rappresentante, Jala jmme Klotz. Varsavia levò immediatamente un'energica protesta che diede la misura della ten!,iOne fra i due ~ovemi. « Il ~averno polacco protesta nella maniera più categorica contro insinuazioni non fondate e offensive risultanti dall'atto di accusa, constatando nel detto proces:;o una nuova prova della tendenza. da partr cecoslovacca, di inasprire le relazioni di vicinato». E quando il ministro Kroft..t. in un di~corso alla camera. ac• ccnnò ad un migl iorarnento delle relazioni cèco-polacche, la replica di Varsavia fu durissima : « Non comprendiamo come il signor Krofta possa parlare di migliorati rapporti del tutto unilaterale. In realtà non vi è miglioramento possibile fin quando i metodi di amministrazione, adottati nei riguardi della minoranza polacca di Cecoslovacchia. non saranno cambiati. t. e~ualmente inutile credere che un terzo possa intervenire efficacemente nelle relazioni polacche-cecoslovacche, poiché le questioni pendenti fra Praj!'a t.' Var:;avia non potranno essere regola.te che per via diretta •· Infatti, la Polonia sta ammassando truppe alla frontiera. GIULIO VENTURI 8.&NTU.00DEL OILB• Z.. mppt gonrutl .. 1p11nnooontro I rlb•lll oblo.al n♦JJIUulnn\U. LONDRA• K.lchaelOonnoll1,nppr•eentani. d•U'hlandt. 111;i0o11 0 r1uo dtl Lllarl Ptnlllt(lrf11 CONSIDERAZIONSIULLEMINORANZE ®R \ che 1 Anuhluu è un fatto compi;,tO >, ~crisse qu"'lchc mc.se fJ _il prof. Seton-Wahon in u1, arucolo m Fou1gn :4.Qaiu, le dur più fo1ti m:110r.ulle tt·dcschl' che \Ì\',mo fuori dei cont1ni del Re,ch wno quella drll.t :i,:zzer"' ,. quella della Ccco~lo\.1cchia La prirn,i fo ·I nocduolo ddl.t Co,,fede1.12io:1c dH·l1ca d,1 quando )i st.accò dal Sacro Row.:.1110lrn• pe-10 nel 1499 La ~econda p1.:r olto wcoll formò parte irmgr,mtc del regno di lk>t-• mi.1, il cui ,o)o lef.!:amc-con l'impf'rQ cr.1 J.1 din ..~ti.1 dc:gli \bsbargo. :-Ola è n•·< ·,~..,io tener preS(•ntc che (i wno non meno di dodici Stati, o~gi, in [;1ropa nt·1 qu ..li \'1- \0no ininorann: germaniche t· che ~- \I ,·ccc1t<1;rno //.' ucraini, i quali \'ÌH•no tut· ti wtto gO\t·ino straniero - non e~i,tt .il• cuna raua in Europa cht- si.. go\'crnat .. iu ,ina cmì l.t.r!( .. proporiionc dJl!ù >ll'4nlew, come qudla ge-nn,mica Qucito f.1t10, ll'le)• ,o in rcl.uioru." con la rinat.1 for✓a e Con la coscienza rauiale dcll,1 Ccrrnanìa nuiqJ, dne rammt·n1,.He .all'Europa che la quc. ~oonr ddlc lllinorJnze, fin quando in 1uohi punti re,1c1à inwluta, continuerà a pro• durre aC\IIJ irri1azione e ser. i1à a perico• lose propagandt· J. Il p1of. Sc1on-W.1tK>n è .1110~pcl ..fo1,1 ir, que;uoni c<-niro-ruropet·, h,.. fatto numero• se pubblic.12ioni in materia e insegna norij ddl'Europa centrale all'univniità di Lond1J Con tutto il ri~pelto da\·~110 .1 un cosi autbrevok swdio~, ci periu(;11iamo di ri• !..:\are che, nrl bre,e p,uso sopra ripon,uo, incorre in du<" errori. Il primo è di cMattere purameme ,erbale· egli 1110~11dai con. ~ider,ue la questione ..ustriacJ co:uc un,1 que:.1io11••di minorana L'espru.sione pro• babilmcntr: h.1 lr.o.dito il s..10 pensiero, perché la popolazione della cessata repubLlica ..ustriaca era germanica tcdcK,, non in parte mino1e o maggiore, ma iuterauwmt Il secondo errore è fond.1mcntdle. e11li CIC· de- che le co)Ì dette quejtioni di minor.rn- .tc poss.u10 chcre sempre rholtc nei quadri, 1,'inle11de, dei regimj dcmoc1.111d • , con un poco di buona \'Olon1à e di liber..,lit.à Questa è una \'Ccchia illusiont' di uomin: polaici l' di p:..ibbliciui democrat:ci e l'c)pt·• rienza dt I dopoguerra non è \ah., .:i H.J.dicarla dal!C" loro mcmi. Semprt·, qu,rndo in un pJ.('se un.i mino~ 1.1nza aJ\ogcna si agiti o si ril,clli, quC)II ,mpeni1C"n1i SOKllatori sono pronti ad ac• cu:!lare il go,erno locale- di non a,er f..tno ;n 1empo le concessioni ncce~:.arit· A loro av• ,iso, un celio numero di scuole nelk lin'l'.ue delle minoranze, un po' di liber•lità nell'uso delle lingue, insomma una piccola do'tC in più di democrazia nel go, erno delle minoranze, metterebbe in pau.• l'E11ropa Ques1a concezione della .storia europc..t lÌ S('mbra f.itile. Il governo <.èco, per ese:npio. ha 1;.iHe le colp• nr~ le minor ..wle che vi\'ono in C,·<.oslo, ..1cchia ~1a anch1· se non ne ,l\'t•.sSc alcuna, il dr"'mma auualc sarebbe scoppiato lo stesso. I tre milioni e meno di tedeschi non , ogliono vi, ere 'lùltO il go\crno di Praga, non già pt'rché non abbiano ottenuto abba~u.nu scuole te• de~he o perché non p0uano usare la loro lingua in alcuni atti pubblici, ma per una t.lg:onc più semplice e più fondamentale perché ~no tedeschi e perché il go\ erno di Praga è cèco. E: un errore e un pericolo aggregare a uno StJ.to una minoranza allogena troppo fortr. Vna volta che questo errore ,i.a stato comJU('SXJ, ~i è cre,.H.l un.i. fonte p<"l!Uancnle d dissidi, di irritazione, di conflitti, ed t' ,ano cercare il rimedio in conceuioni più o nu.:no liber ...li, che la maggioran..:a do\rcbl,c fare alla minoranz.t. 1 e che fatalmente non !ari mai, finehé sarà .abbastanza fortt' pt•r re!i.is1c1c, e .sMà di.sposta a h1e quando )I sentirà debole, e cioè quando ~a•à troppo 1ard1. :,..'oi o:.i,.ino ,1pJ>1.:naformufa,c un_.i t\rrib;le , crità, che pure ci st·:nbra owia Esi- ,tc 11n ,olo modo di risoh·ere unJ. que~tio1,t· di 111i1,or.1nu: sopp1imere la minoranza fu 1\ muodo di Kema\ c\taturk, il qu.1le, dopo la vino, :111pose .1.lla G1c<.ia lo sc.imbio dclk minor,rnze. fu una spt·cie di operazione chirurgica, una trudele terribile opcr,a.ionf' ehirurgica La colonizuzionc ellenica drll'.\s..ia Minore, an1ica. di quasi tre mill,..nni, ne fu definiti,;i.mcnte ~tronc.1.td ~t.1, d;i .illora, ci.ascuno dei du~· pani ha r'tro\'alo la sua p,itc internd; per colmo, M>no di, en1.11i amici cd allt'ati Noi ci rend1an,o pt:rfen.-mcnlc conto di quanto ,.n siffauo metodo offend.i 1 no,tri fond.1ment..tli .sentimenti um.1.ni e. !..> 1piriLOcri,tiauo dcll,1 nostr .. ci,ihà ~L\ f.,tti ,uno quelli che wno e noi nu1 ra,li,rn10 C'.'ht·una cons1ataiione. !\oi siamo com ,nti cl•e \e di nuo\·o il flat,:ello di un.t gucn"' gl'ncrale si abbattesse sull'Europ.1, :ii a,si• ,terrbbc .J. cose tcr1ibili • a espuhioni di popolaz1oni 111 mai~a, a deportazioni, a con• finamenti. E, in fondo, quel eh<" p:ù ~paHnla è prn~.ire che forse ncll'Europ.1 fu. tu1,1 non ci saranno più questioni di minoranze. BENES 1919 (iJ 0~1 E ~i formò, nel eo,,o de\1.1 ,tu1:.i, ~ proprm nel cume dell'Europa, q idi.a me\colann di popolaz:one cèl.1 e d: popol.it!onr- tedesca, che oi;,gi .tppal't qu.1si indiswlubile; come le due rane pene• trarono cosl profondamente l'una nel territorio dell'altra, senza fondersi e ~en'l;1 con• fondersi, anzi rimanendo sempre nemiche, diremo bre\'emente in altro articolo. Co1ne la Conferenza della pace, nel 1919, lungi dal rirolverc il problema, lo aggra\'Ò e creò tutte le condiz.ioni necessarie per un con• fliuo futuro, abbiamo già raccontato in un precedenie articolo in occasione delld crisi del maggio Posteriormente è inter.cnu1.i. un.a pn·z.0,.1 strana testimonianza: quella di Lloyd Gl·orge, il quale, nel Daity I'elegraph del ,15 luglio, ha raccontato come nacque la repubblica cecoslo"acca e come furono inrnrporati in essa i tede~chi dei Sudcti. .\b. l,, .. iw; defmiw pre.tioJj questa te,1imonidll• z.i })' c-hé Llo~J Geo,~e non ~ (('1~0 a_mico né ammiratore della Germam.; hnknana, e, qtiindi, s<' la .sua narrazione è un auo di Mcu,a a Bent·s - come difaui è - meiit.1 pil·na fiducia. La abbiamo definita ~tra. n;i, perché Llo}d Ceo1ge fu uno dt"1 quattro pen,onaggi cl,e decisero a Versailk~ I.a )ùrt< ddle naLÌ(.ini europef', an.ti fu il più ..tutotnok e il p:u potcn1e dei quattro, e 1u1ti gli errori della Conferenza f~~ono prin- ( ipo1!111('11tseuoi errori \ppe11,1 s, riunl l.d Conferenza _dell.dp,1<.,· P..trig., Bcn1·s c)pose la que.st:one c ·01 ,ltJ\JCCa e la pre:icntò con notC\'Olè abilità e iutell:ger.za >. Egli e foct-,a eonti- /lUdmcnte professione di modt•r,i;ione, di mo. dcstia e di 1t·mper..n7,l nelle sue nch:nlc per l.l uuQ\,l rt·pubblica >. E ft'C'e \_alere )Op1,ittu110 che i cèchi er.1no l,1 .s<.:nu1el.1. .a\anzata ddla democraLia, anii • i protei• 10ri dcli .. dl·mocr.n:ia contro il gern1a1w• ,imo e-, m tutti i ll·mpi, il loro doH·re era di comb.J.ttere i germani>. Per quanto 11• ~uard.1 i tede!K;hi della 6()('mia, Brn<') du:de ., iuwudne .ti Quauro Grandi ~ che 1 t.:de$chi sudt·1ici non solo .si rende\ ,mo conto della nCC<"$s11àdi rimanert' con I.a &cmi.i, 111.i ne ero1110altamente soddisf"'tti Siano es)i borghesi, siano operai, t ano ontJdi1·i >, CO)Ì parlò Bene,, ._cui capi- :.cono che dt',ono rimanere nella Boe•nia e, ndle lo1u Came-1e di comrneroo, hanno franc:.tmull<' riconO)CÌuto che sarebtRro ro• \Ìna1. ), H:11:~,l·ro unili ,1lld. Cermania I..1 cor,co111•11za ddll· grandi industu• .;, 1 m.michc è l.lle, che non po1nbbno so• ;}l,i\\ÌH·r, S, s1 ti.itlcngono da\l'npr:riarri .1pe1ta?1wn11·il loro ~entimento, è che -~no tt.:1rorizuti da un piccolo 1truppo di .. ~11.;- tori pa11ger111anis1idi Vienna :-,.'on sono ar. f.1110 i gc1mani •di Germania eh<: premono ~u di loro, 111,1 sono i germ.ani d'Austr:j perché è stalél sempre una delibe1ata. µoli1i<.. 1 ddl' \ustria di mettere; germani t· t_è,chi ~li uni con1ro gli ahri >. E fo~i : cèchi non poterono resi.:11ne all,· m~hll'nz1· alle sollec'.1avioni1 alle 1ich estc de'. 1rde~chi sudriici di far p .. rte della nuo• ,,1 repubb)iea e, in uno sl.rncio d1 gcntro• ,11à. aprirono loro le braccia e se li .in· n<·~":ro. Dopo i t<·dt·~chi, fu la \·olta dt·i pol.i.c• ,.hi e dei magiari Lloyd Ceon;c r.\CConi.1 ade.s,o che tu così prcoc<;upato ~1 le richie,tc d1 lkncs di incorporaz:om d ll·dt•)Chi (' di magiari, che mandò il l(Cnerale Smuu a Praga a conferire con ~ta- ~aryk. Dal resto del racconto risulta che, m reahi, !:imut.s andò a parlare solo dei m.. g1a1i. Sembra lecito dedurne che L\oy·d Cco1ge non si preoccupò affatto dei 1ede• ~chi Smuu, dunque, fece prescn1c- a Ma- ~ ...r)k qu.into poco desidcrabilt- foss,= la incorpo,t'lione alla nuo,a repubblica di una µop, ,J.u.ione interamen:e magiara ,.i,..ente a nord del Danubio. Masar; k fu d'accordo e accettò di ritirare la richiesta, ponendo ..alo la condizione ehe alla Ccco~JO\ acchia fosse a~egnata una .striscia di territorio .a ,ud del Danubio, a Presburgo (in cèco Bratisla\'ia;. Smuu insistctlc energicamente prt"s. so il Consiglio dei qu ..uro perché acceuaue ques10 ieambio, facendo presente che < con .1\cuni milioni di 1cdeschi già inclusi nella Boemi.-, ,. nord, la uheriore inclusione di 400 o .500 mila magiari a sud sarebbe stato un problema gravissimo per il giovane Suto, ,1 p1e~cindc1c dalla gra,e \'iolaz.ionc del pri11c;pio di nazionalità che tutto quc,10 J\ rebbe compor1a10 >. .\fa qu,mdo il Cvns glio di:i quamo si o.:cupò della qucuione, 8enes d:chial'Ò che il prc~idenie ~lasarvk era stato del lutto f, ..inteso e che ,nai avt·\a ..i.ccett.ato I., pro• posta. e Fra le mohe di,grazi<" che .;ccorn• pag11a1ono il ciollo dell'Austria>, così eom• menta Lloyd Cc-orge, e una delle p('ggiori fu che la Ctcoslo\acchia fosSè' rappre~cn1.. ta alla Conferenza della pace non dal suo ,..1ggio e ,ecchio capo, ma da un 1101110politico in1puhi\o. abile ma moho meno s;i g.ice e multo più miope, il quale n.on prt"· \ ide c quanto più a, e~se prno, ljnto meno a\rt·bbc potuto consenare. ~la i cèc:1i etano fa,orili in modo pa11:colarc d.ibli \lleati .. E il risultato fo il riconosciun•J1!.... del poliglotta e incpercnttc s1ato di Ct·c,1.slo- , .i.cchia e l'incorporazione in esso tii cenlinaia d1 migliaia di riluttanti magÌJIÌ c di rnilìoni d1 1cdcschi indignati e irrit.J.IÌ >. :\'ulla da obil'ttarc a questa espo~:1io11t. Ji Llo)d Gt·orgc Solo c'è da agglum;t ,, rhe l'au1orc principale di 1antc m.. ldath t· d1 così s10is1ri errori fu l,1 stesso int"o• )(.ien1c Lloyd Ceorsc RlCCIARJ)ET'TO DMiVIB SETTIMANALEDI ATTUALITA POLITIOA E LETTERARIA ESCE IL SABATO IN 12-16 PAOINE ABBONAMENTI Italia e Impero:annoL. 4.2,aemHtNL. 22 EittfOI llnD(I L, ?O, HDl .. tftl L, 36 OGNI NUMERO UN.I. LIRA Mano,criui, dhegai t fo1ogn.6e,uct.e H non pubblicui, non 11\ rutltnlscouc, D!rulone: Roui, - Piuu della Pilotta, 3 TelefonoN. 66,470 J.11unlnl1trufou: Miit.t.c- Pia1111Car\Q Erba, 6 Teltfono N, 24,808 PubbUdl.à: Per 111 :n.11:ro di alltua, b111♦ 0111<.olvi.t."' L, 3, Rl•olgenl 11lJIAgen,i1O1. Brucb1 M1l11ucV,ia Sabini, 101 Telefono20-907 Parigi, 56, Rut du F11QbougSalnt.-Honorè

TRASCORSO più di un secolo da quando Mar.lini ~barcò r4:r la prima volta m Jnghilterra, ed oggi, , tra gli italiani del pas~ato, e uno di quelli che più vi sono conosciuti. L'inglese di media cultura se vuol dì.scorrere dcll' Italia e far 'mostra. di intendersene, non parla, a proposito della no~tra f ormazionc unitaria di Carlo Alberto, Cavour, \littori~ Emanuele, Gioberti, Garibaldi 1 rna cita M>loMazzini, o Mazzini innanzi tutto, quasi questo nome racchiuda tutti gli altri, sia l'espressione completa di un fatto storico. di un popolo, di una epoca. Presso l'opinione pubblica del Regno Unito, Mazzini è il simbolo della tradizionale amicizia italo-britannica, in atto fin dall'età del Rb.orgimcnto. L'ammirazione per l'apostolo è as- ,ai diffui.a in lnghiltcrra, ma non è ,cc"Ta di compiacenza : il ricordo di ~azzini richiama quello della benevola indulgenza - quando non della solidarietà. vera e propria - del governo vittoriano e dell'appog~io dato dalla borghes • e dalla finanza inglese al no- ,rro Ri:-.orgimento. Quando si parla di qu("ste co;e, mai infatti si dimentica di ~ttolinf'are l'ospitalità liberale e disinteressata accordata dal!' Inghilterra al leader del movimento italiano. Non ,;j può dire in quattro e quattr'otto se realmente l'fnghiltcrra :'tbbia o,empre visto con simp.ltia il sorgere delb nazione italiana cd in che mi- ..,,urnl'atteggiamento del governo e dell'opinione pubblica sia valso ad affretta.n1e l'unificazione. Si può invece dire come .uiano le rose a proposito della o~pitalità conrc:M\ da.Il' Inghilterra a :vlazzini. li problem,1 rientra nella biogr.1fia deH'co;ule èd f' ~lato studiato da una giovane ~crittricc. Emilia Morelli, che ha pubblicato sull'interessante arg:omcnto un libro veramente prezio'°; Mauini ~ l'Inghilterra (Firenze, Lemonnier, 1938). Su circa quarant'anni di attività rivolm•ionaria, l'agitatore genovese ne visse quasi trenta in Inghilterra. Colà .SYolscgrnn parte della sua attività letteraria, colà ebbe molti amici e collaboratori. L'arp;omcnto, per la bio~rafia del Mazzini, è assai importante, ma non certo facile : oltre le difficoltà che presenta sempre una ricerca cosl comples~. la Morelli o,i è trovata di frorne a problemi di natura più psicologica che strettamente storica, i quali riguardano la forma m~ntis comples"Sivadi un popolo, le possibilità di assimilazione ideologico-politica di esso, la creazione dei suoi miti, le sue simpatie cd antipatie, tendenze, pregiudizi. Mazzini, arrivato a Londra nel 1837, vi rimase la prima volta dicci anni, nei quali fonnò il suo ambiente, richiamò l'attenzione su di e~so e vi conquistò la sua notorietà. personale; sono perciò gli anni più interessanti per lo Studio dei suoi rapporti con gli inglesi. E: da escludere che questa prima sua permanenza in Inghilterra abbia potuto influire profondamente sulla formazione del suo pensiero perché in quel tempo la sua maturazione politica era sostanzialmente compiuta. La genninazione iniziale del pcmiero mazziniano è nota: fin dalla prima giovinezza egli eblJf' la felice intuizione della nuova irrpostarionc del problema italiano, e dopo questo periodo potè variamente provare e collaudare la sua dottrina con tentativi rivoluzionari, martellarla e ribadirla, accrescerla cd arricchirla di nuove espcricn1.c e conferme, ma non certo mutarla sostanzialmente. Nel 1837 il Mazzini aveva già lungamente ~oggiornato in Francia cd in !svizzera, e la vita dell'esule, con le sue sof• frrcnze e miserie, non gli era nuova. Sappiamo però che la prima impressione del p.-esc che doveva ospitarlo fu a<,ai dolorosa, tale da fargli subito rimpi;mgerc i nevai della Svizzera cd i picchi roccio~i staglianti.si contro l'aria azzurra e tersa. La sua sofferenza era di natura più fisica che spirituale: il ciclo violetto delle serate londinesi, quel pulviscolo che copriva ogni cosa e mozzava il respiro, il freddo, !'umi• do, la fanghiglia gelata, gli mettevano indO)SOun gran desiderio di sole. Anche l'impressione che ebbe del carattere degli abitanti non fu la pili favo• ,-c,olc: l'utilitarismo prosastico degli inglesi lo sdegnava. il loro manierismo t:' l.t loro incapacità all'cntu..,,iasmo lo irritavano: e: la forme marche ici bien souve11t sans l'idée », scriverà più tardi, « l'idée sans la forme, jamais ». Le nuove ricerche della ~orclli dan• no molto rilievo alle difficoltà incontrate dal Mazzini durante il suo ,;og- ~'iorno in Inghilterra. Egli cercò di tro• var lavoro letterario, ma la più parte degli articoli gli fu rifiutata perché gli .,rgomenti che egli trattava non intcrc,"avano il pubblico inglese. F.. questo uno degli aspetti più intcrc~,1;antidella vita britannica agli inizi dell'età vittorianà: il disinterc\~ quasi totale pc-r i problemi politici extr;1in~ulari1 la nes- \Una solidarietà pcr1 le dhgrazic degli altri popoli, trannr for~ il polacco, perché già assai sviluppata era la propaganda fatta per esso. Se Matzini vuole scrivere e guadagnare, trovi dunque degli argomenti allegri. John Stuart Mili, una delle per')()nC che egli conosce per prime, gli propone di ~rivere qualco'ki mllc· ma)(;here italian<> o ,u argomento del genere e gli as,icura. l'imerzionc dell'articolo )Ulla London and J1Vesun111ster Review, da lui diretta. Ma1..zini se ne sdegna: e Io po'-so, per vivere, lavorare anche in- ~rat.unentc, da mane a sera: po~so ta- ·ere sopra e~ che qui non hanno .. corso, pos.so scrivere articoli storici e letterari mentre desidererei far altro ... ma non posso rifondermi 1 non posso buffoneggiare quando sono triste, non posso e non voglio prostituire il mio paeo,c alla noia di questi isolani ». Con un temperamento così refrattario alle transazioni, Mazzini dovè vivere lunghi anni logorando le proprie forze a scrivere articoli che non gli dovevano essere pubblicati, vivendo sotto l'assillo dei bisogni più elementari, lottando contro lo strozzinaggio veramente esoso che si praticava nonnalmente a Londra : e Mi trascinai, mallevadori taluni tra' miei compatrioti, d'una in altra di quelle società. d'imprestiti che rubano al bisognoso l'ultima goccia di c;anguc - e talora l'ultimo pudore dell'anima - sotLracndogli il trenta o <1uaranta per centO su poche lire da rc,tituirsi di settimana in settimana, a ore determinate, in uffici tenuti, fra malviventi e briachi, nei publi,.houus ... >. Que1-ta squallida vita dell'esule è un po' addokita dalle prime conoscenze, d.tlla ospitalità offertagli qualche volt;\ da Tommaso Carlyle. Più che con il futuro autore dc Cli eroi, soprattutto con la moglie di lui1 Janc, il Mazzini si lega di profondo affetto. Fra il Carlyle e ìJ Mazzini vi fu invece dimesti• chezza, ma non vera e salda amicizi.1. e f.. un ottimo uomo e un potente ingegno, ma i due terti delle nostre opinioni differiscono senza che vi sia la speranza che io converta lui o che egli converta me». La frase è del Mazzini, ma potrebbe indifferentemente essere dell'altro. I due invero non era• no fatti per comprendersi: l'italiano si stupiva che lo storico della Rivolu• zione francese, il futuro 1eori1.zatore dell'ideale eroico, non comprendesse il significato dcll'aiio11e, il valore che il pensiero può avere soltanto se quotidianamente calato nella prassi della vita; l'altro trovava piuttosto vuoti il giacobini~mo e il george~.indi..,,modell'italiano, e e: in<:icmc comic~1mcnte r tragicamente impraticabili » le sue idee politiche. Se divergenze ~iffatte potevano sussistere fra due uomini che pure per l'altezza del loro ingegno avrebbero dovuto subito intendersi, ben più profondo doveva essere il contrasto con le persone di livello normale. Si sa bene che J'inglc,e di solito si attc.-ggia sempre a «-primo della classe > : que~to scmo di sufficienza, che è così diffu~ nel po· polo britannico, faceva ,ì che il Mazzini disp1en.a,;.se profondamente la maggior parte delle persone che incon• trava: e Qui è invalsa l'idea », scriveva alla madre, « che non vi si.i più arte· né pittura in Italia; mentre, ad L'lllOHILTERllJ. t Ulf.A POTENZA l!i80LA.1lE onta di tutto, ne abbiamo tanta da sotterrarveli sotto, codesti barbari >. In effetti Mazzini e la mentalità britannica sono res insoc,abilt:s: utilitaritmo contro disinteresse, placidità. contro fervore, formalismo comro sostanzialità, ideale bcnthamita contro regole idealistiche di vita, ecco le ragioni del di~sidio. Questo di~tacco si fondava su cause del tutto C!iteriori, su motivi ridicoli, su mere appariscenze. Un esempio? Gli ostacoli incontrati dal Maz. zini, nei primi anni del suo soggiorno londinese furono dovuti in gran parte alla barb.1 cd ai baffi. Non era di bon ton questa efflorescenza di peli !oUIvolto, e chi non si piegava al principio era considerato un anarcoide o uno stravagante. Nel paese che ha insegnato a tutto il mondo :s non toccare il pco,ce col coltdlo ciò era ben logico. .~la il Mallini si ribella: non t.iglierà « un sol pelo dcll,.1sua barba per piacere agli uomini. Se giudicano della capacità intellettuale drdlc b<,rbc, peggio per loro». Quc!>tOi...olamcnto si sarebbe protratto all'infinito se l'attenzione del pubblico non fosse o,tata richi.1mata sul Yiazzini da un incidente che non fece molto onore al governo di S. M. britannica. 11 14 giugno 18441 G. Mazzini, \V. J. Linton e il polacco Worcell presentarono una petizione alla Camera dei Comuni nella quale dichiaravano che le loro lettere venivano co~tantc:mcnte aperte all'ufficio centrale delle poste di Londra. Si pensi alla mentalità del pubblico ingle,1;Ce ~i immagini quale ~calpore dovette ,;uscit.ire una simile ri\'elazione che significava essere costantemente violato il segreto epistolare, calpestato il diritto di ao,ilo, manome1-sa ogni sacrornnta prerogativa del cittadino libero. Lo scandalo, assai grave i11sé, avvohc tutto il governo e divenne pc1 circa un anno la quiuione politica di primo piano. P.1rc che fin dal Natale 1843 il )..(azzini ro~se stato à\ vertito da un modesto impiegato po,ule: co,tui er;:1 di..p. o1>toanche .:, testimoniarlo pubblicame11tc, ma a condizione che gli vènÌ<.'iC a.s:.icurnto un altro impiego, ma ciò fu impoM,ibile. Alla manc.1n1.a di queHa prova dovette supplire l'astu1i,,. E~aminando con attenzione ogni lettera fu possibile rilevare che il suggello era sempre staccatoJ poi ricalcato sul marchio pi:cedente con un sottilis~imo strato di cera. Poiché que- 'ila opc.-razionc poliziescJ. richiedeva del tempo, coloro che er:rno adoperati a tale lavoro prendevano la prccau· zionc dì confondere l'ora dell'impO'>ta1.io11c on un altro stampiglio, in modo che il primo bollo fosse illeggibile. Dopo aver indovinato il sistema, Mazzini, per raccogliere le prove, dovette ricorrere agli stratagemmi: ora spedisce insieme due lettere ~ilio stesso indirizzo, una col suo nome ed una con nome fittizio, e quella a lui diretta arriva con due ore di ritardo sull'altr,1; ora mette qualche capello sotto il sigillo, o della sabbia dentro la lettera, e quel>te cose non si trovano più. Naturalmente Mazzini non trascurò di far constatare questi fatti a testimoni. Quando denunciò la manomissione delle lettere alla Cam('ra egli era ben ~icuro di sé. Con l'aiuto di un dcput.ito, il Duncombc, il quale mosse al governo violenti interpellanze, e con l'appoggio della stampa democratica, si dctc·rminò fin dall'inizio una forte tendenza a lui favorc"ole, tanto nel parlnmcnto che presso l'opinione pubblira. Dopo la Camera dei Comuni, anche qurlla dei Lords si pronunziò deplorando l'in_idente. La testa di turco fu il ministro dell'interno, sir Jarne~ Graham, ma la riprovazione - specie qu.mdo fu lanciata l'accusa che il governo avesse carpito in quel modo le notizie per rivelarle a.Ile Amba~ciate dei vari paesi interessati - coprì tutto il gabinetto di lord Aberdeen. Da parte dei mazziniani e dei democr..itici inglesi fu vivamente sostenuto che il disa,;tro dei fratelli Bandiera fos'iC dovuto principalmente a queste indiscrezioni ... Quando, con quel curioso contagio così tipico del mondo anglosassone, l'l'ccit,tta curiosità pubblica fu tutta rivolta a lui, Mazzini se ne servì per ,attirarla a ma volta sull'halia. Aveva intanto o;trctte notevoli relazioni e potè incremcnt<1rc una scuola serale italiana fond,1ta da un gruppo di esuli, dar vita cd attività ad una società da lui hpirata, The Pcople's lnte111ati()nal League, che era in effetti una cman,tzione della Giova,ie Europa. Tra i colbhorat0ri più attivi vi erano le quattro sorelle Ashurs cd il loro fratello William, che fu µoi il banchiere di Garibaldi. Circondato di premure, amato fino all'adorazione da questi intimi, ~..izzini potè risollevare il suo spirito depresso, ma non migliorare le condi.tir:mi pratiche della sua vita, se alla vigilia del 1848, qu,tndo egli la• sciò Londra, era ancora costretto a scrivere disperatamente: « Ciò che dà l'ultimo crollo è la mia posizione fi. nanziaria che domina la mia vita e mi priva dell'e<,ercizio delle mie for.te... llo pagato debiti .intichi con debiti nuovi ... ho fin e;onetto pt~r quattro lire dodici immensi quaderni di manoscritto altrui ... sono diventato assoldato, manifatturiere di articoli inglesi, traduttore, correttore, dacché sono in Inghilterra :t. Dopo due anni turbinosi, Mazzini tornò in Inghilterra il 27 maggio 1850 e da allora - tranne alcune assenze pili o meno lunghe - ebbe domicilio fis~ a Londra fino al I o febbraio 1871. Dopo la rivoluzione italiana, la sua notorietà era immem.L Il ricordo del Triumvirato romano e della gloriosa fine della repubblica, il mistero del quale era circondata la '-Ua attività rivoluzionaria, accrc"Sccvano quel mitico alone che ormai lo cingeva. Accolto con molta gioia dagli Ashurst e dagli altri amici, Mazzini riprende il ritmo normale ddla sua vita, rimalda i rapporti di amicizia con molti uomini della cultura e della politica, ritorna a collaborare a µ:iorn.ili e riviste; o,u giornali e riviste !iidiscute di lui e della sua opera. Le notizie 'iulla sua attività in lnghillerr,l, che il libro della Morelli ci offre, sono numC'roo;ccd assai intercs.~anti: ma qucst..t vita dell'uomo M,\zzini, che ~clia r si diverte, che fuma la pip,l e gioca agli scacchi 1 che ciba gli uccelli11ie ascolta la huona musir-a, che am.1 e..,,s,·reador-.tto e coccolato dalle llUC amiche inglesi, questa vita è, dko, soltanto la vita esteriore e srcondari,i.. Altra è I.i vera vita del Mazzini, altrove è rivolto il suo p<-n::.icroe la )Ua attività. Il lavoro di .\·fazzini ora non è co~tituito tanto da. gli articoli che continua :l o,crivere per il pubbli<:o inglc~e. m,l dalla gran co• pia di lettere che egli verga quotidianamente ed invia in Italia per inci. tare gli inerti, rincor.ire i pavidi, dirigere i volcntrro~i. L'attività instancabile di MarLini è tutta rivolta alla preparazione: dei tcntativi rivoluzionari nella pt:ni,ola, dall,-1rivolta rnilanesc del 6 febbraio 1853 all'infelice tcnutivo di Sapri nell'e~tate 1857. Per quc~tc ragioni egli la1>Ciòper qualche tempo l'Inghiltc1r~,, !ii recò in Jtalia e in lwizzcra, sfidò le polizie coaliaate. A Londra i numerosi suoi .ammir,1tori avevano fondato una '°- lirt?, i Prie11dsof ltaly, e qut"Sta orgamz!ava rnutings, concerti, trattenimenti a beneficio della cau,;a itali,ma. Ma era un rivoluzionarismo all'acqua ?t r?se. A proposito di tutto questo, 11 Pisacane una volta ebbe a dire che le amiche inglesi di Mazzini amavano l.t c~H11i-ta liana perché amavano Mazzini, ma non qut•sti per quella. Credo che ave~ torto : specie alle quattro sorelle Ashurst, collaboratrici ferventi c-d imtancab1li dell'apostolo, deve an• dare Ja gratitudine degli italiani. Certo gh amici ing-lesi davano alla c;1u"Sa italiana quello che potevano. Ma non bisogna troppo esagerare sulla misura di questo contributo: il volume della Morelli dimostra oggi che, m~lgra~o la vivissima propaganda e la sunpat1a per l'Italia assai diffusa in quel tcm· po, le sottoM:ri~oni ?i den~ro dc~~cr«;> ~ernpre risultati assai scarsi. E c10 e signific:ltivo. Accanto a Mazzini visse in quello litesso tempo a Londra Luigi Kossuth, l'eroe dell'indipendenza magiara. Kossuth era uomo, per livello culturale e mentale, di gran lunga inferiore a Mazzini; eppure fu sempre festeggiato e acclamato più di lui. Quali le ragioni? Invero, ciò che rileva .subito chi srudia l'opinione pubblica mglc,c nei ~uoi rapporti con i popoli irredenti è questo: l'entusiasmo del popolo inglese coincideva sempre con gli interessi del popolo inglese. Non si può disconmccrc che l'Inghilterra abbia appoggiato in que9li anni le aspirazioili ungheresi, itahane, polacche : ma non mirava l'lnghìlterra alla egemonia completa ciel Mediterraneo? Non \'Oleva e,1-;.iesasperare il problema ungherese cd italiano per minare la forz..1 dell'Austria e rendersi padrona "..,,_ soluta del Mediterraneo? La auestione polacc.1 non rappresentava poi un'altra pedina dello stesso giuoco, contro 1\lltra rivale, la Russia, minacciante lo !ibocco orientale? La conferma di ciò è data dal fatto che il M:'tzzini, all'inizio della crisi di Crimea, quando vi fu la possibilità di una intesa au!ltro-inglcse, fu costrNtO a c;ospcnderc ogni propa~anda in Inghilterra. Così. ogni attività del Comitato democratico europeo fu compie• tamcntc parali1.zata nei rispetti della politica francese ogni volta che tra Napoleone JI I cd il governo inglese i legami diventavano intimi. In queste occa~ioni il Mazzini, il Ledru-Rollin cd il Kossuth, alle prcl><!con l'.Alien Bill, vissero sempre .sotto la spada di Damocle dell'cspulsionr. Anche in questo secondo periodo, la vita del Mazzini in fnghilterra fu tutt'altro che facile: egli si trovava di fronte alla propaganda dell'Ambasciata di Sardegna, fatta con mezzi assai più larghi dei suoi, e la dichiarata ostilità del Times. Negli anni immediatamente precedenti alla proclamazione del regno d'Italia, Mazzini fu un « tollerato> dal governo inglese: questo ospite rappresentava il pu,ictum do• lem dei rapporti con Parigi e Torino. L'attentato di Orl>ini, preparato su suolo britannico, dette poi il tracollo a questa situazione penosa. Denigrato calunniato vituperato, Mazzini fu accusato di essere non soltanto il teorico del regicidio ma l'organizzatore di tutti i complotti e il mandante di tutti gli attentati che venivano comme)SÌ in Europa. Senza preoccuparsi troppo se ciò fosse vero o falso, molti benpensanti inglesi, che prima ave• vano avuto qualche simpatia per l'esule, si allontanarono da lui. Mazzini sarebbe stato espulso dall'Jnghilterra e CO)tretto a rifugiarsi in America se ciò fosse stato utile alla politica del governo : ma, disse il Palmerstoh, e si sarebbe- avuto come risultato che ogni piane di complotto non sarebbe stato ritardato che dei giorni necessari ad attraversare l'Atlantico». Non valeva la pena, per cosi poco, dare all'oppo- ,izione parlamentare il pretesto per un'offensiva. Nd 186o, come è noto, vi fu molto entusiasmo in Inghilterra per la spedizione garibaldina. Un Garibaldi /ta.- li?u UnitJ Committee raccoglieva fondi per la causa: bastò che il Times pubblica)sc la notizia che buona parte ~ci fondi andavano a Mazzini perché 1 don;uori facessero immediatamente rn:lcchina indietro. Anche più tardi, r dopo Aspromonte, quando Mazzini lottava contro la politica del govemo italiano e tentò per Roma e Venezia la e: ~otto..crizionc dello scellino » ebbe risulcati ass...-1pioco con~lanti. Ormai l'ascendente esercitato dal Mazzini su alcuni strati sociali dc-l popolo inglc:-.c si andava gradualmente spegnendo. Dopo qualche effimero mo• mento di fortuna l'apo!otolo era ritornato n vivere nell'ombra e nella mi- $.eri:.1.Perfino i suoi amici ora dichiaravano che erano di,posti ad aiutarlo pcrsoualmcnte, ma non a ml'ttc1--..ia capo di comitati e società P"rché sarebbe stato voler fabbricare sulla rena. L'ospitalità concc~sa dall'Inghilterra a Mauini fu no,o,aui tile all;.1causa it.t• liana perché dette all'esulr un rifugio i_n ceno modo ~icuro, ma fu anche latta pagare con lo scotto di molte umi!iazioni cd amarezze. Un episodio .,...,a, carattC'ri~tico ci è dato dall'incidente che toccò al marito dì Carolina Ashurst, Jar:ncs Stansfield1 POC;O dopo b sua nomina a !"!Ottosegrctano ddla :Viarina nel gabinetto PalmeNton. Per un complotto contro Napoleone:, nel 1864, l'arresto in Francia di Pasquale Greco av~v~ condotto alla scoperta che :vlazz1~1usava come recapito della sua corrispondenza l'indirizzo di c.isa Stansfield~A~hurst. Per il solo fatto ?i e~cre amico del MazLini, alcune mtcrpellanzc alla Camera dei Comuni J!r?d~ssc.ro una valanga di accu,c e d1 .mg1unc contro il sottosegretario. Prr 11 solo fatto di e'ì-scrc amico del ~1azzini, lo Stansficld fu costretto a dimettersi. Questo incidente servì a ~irn?str;irc chiaramente che la ~impaua m,gl~'Seper_ la causa it~1liana e per ~1a1.1111n1?n ~•_fon~~va in verità troppo su rag101111dcah ma poteva M1,sistcrc M>loquando cs,a coincidev,l con gli intere~i della politica britannica. ALDO ROMANO

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