Omnibus - anno II - n.37 - 10 settembre 1938

( ILSORCIO NELVIOLINO) (SlllìJtll&,JJ~tà Venezia, sett:embre. ~ OLER dare un resoconto dei film V innumerevoli che passarono du- . rante l'intera stagione sugli schermi,. della Mostra Cinematografica è un impresa proprio da matti. Ri~ettete~i su, preparatevi pure a denti stretti, ma, per quanto siate veloci con la penna e col pensiero, perderete tutte le occasioni. "B una provn da non tentare nemmeno. Figuratevi qualcosa a piè fermo, come il tiro al piccione : se ne abb~ttc uno su mille, gli altri scappano via. Escono dalle loro gabbie come r~cccc, come proiettili: un piccione d1~tr~ l'altro. Non c'è il tempo di pigl_,a:h sotto la mira; sp:.triscono prcst1c;c;1molontano, fuori tiro. La calma è presto perduta: il fucile ~para da sé, a diritta, a manca, alI impazzata. Diventate pericolosi. La giuria si butta . a terra, vorrebbe premiarvi subito. Gh spettatori eventuali si nascondono dic-trc_>i_ripari. Tutti aspettano gli inf~r~tcn eh~. verranno a mettervi giud1Z10con smnghe e camicie di forza Qui sta appunto la spiegazione dei ~crché gli sportivi del tiro al piccione sian tutti milionari. Perché è un gioco che costa carissimo: si tratta di pa- .5?:arele spese, i danni, quindi le indennità conseguenti. e, dopo ancora, le cure che un simile divertimento richiede. Troppi guai, dunque, per un colpo azzeccato da campione. Per la stessa ragione cogliere a volo ì film che passano sugli schermi della ).i{ostra di Venezia come i piccioni, è uno sport che non conviene. E noi vi rinunciamo. Pensate tutti questi capolavori da veder<:, ~a ~rnzion_are, da registrare; non c1 s1 orienta più; non si possono inseguire e rag~une;ere. I mezzi di at- ~enzione non bastano. La testa perde ti controllo. li nostro spirito gira e rigira in se stesso come il gatto che vuol mordersi la coda. Ce n'è dei belli, dei più belli, dei brutti, dei corti e dei lunghi; film documentari, di propaganda. film di destra. e di sinistra, colorati o no. parlanti, muti, g"ialli,e di cartoni animati; retrospettivi_. ridicoli,_antichi (del 1892), commoventi, decrepiti e venerandi co• me le tavole di Mosè. Poi ci sono i film recenti, diluiti, filtrati, armoniosi di luce, candidi· ma in conclusione, sul finire della ,z;i~rnat~ non cc n'è uno, per comodo e liscio che sia, che val~a l'attesa d'un buon letto, col lenzuolo rimboccato, un letto bianco di bucato, sotto la zanzariera. Il mondo eccelso e turbolento che .1Ulina vorticoso intorno alla Mostra, come la spuma del mare intorno a uno sco~lio, contribuisce non poco a confonderci le idee : strana società provvisoria di questa strava~ante isola che è il Lido di Venezia. E nell'albergo Excclsior si pi_gia questa gente: regine, miliardari, ministri, mara~ià, giornalisti, pianisti e aviato• ri. tutti in giacca o smoking bianchi, allo stesc;o titolo dei camerieri che li servono. 11 mare è là a due pas.~i, Adriatico fino all'estremo; ma dove trovare il tempo di far Questi benedetti bagni? Si fanno quando ci si alza, ci si alza quando si ha dormito; si va a dormire quando si è stanchi, cioè all'alba: dunque ci si alza ra~ioncvolmcnte a mez• zogiorno; d'altronde nel pomeri~_gio piove così spesso che ci si hag:na sulla spia.R"_R"aiassai molto prima d'essersi westiti per prender finalmente il bagno. Un'oasi in questa isola c'è: la villa della Toti Dal Monte: piccola come un tova_R"liolo. Sta sul vialone principa.le del Lido .... a due pa,;si dalla babilonia del Casino e dal Teatro. Silenziosa come un bue,1 ~ retiro, stagionata e piena di segreta di~nità. Ha un piccolo giardino dove forse non '"edrai mai la nostra piccola e il• lui.tre cantante veneziana. Fuori passa il tram. E sul tram ci sono io. Là dentro è tutto silenzio: un can. celio folto di edera, due pratini nell'ombra dei beJ:{li alberi d'acacia; la porta a vetri è spalancata. ma le per- '-Ìane sono chiuse; forse là, nell'oscurità dorata e tranquilla, si cela l'usignolo, la virtuosa del canto. Buon riPoSO, cMa e ~entile signora Toti Dal ~fonte. E ci ,·ien fatto di pe,1,;arc la follia, 1 gor~hcg(!i tra le lacrime, e i cande. labri ferali, della Lucia di Lammermoor: mentre nel giardinetto una. vecchia cameriera negra, con grembiulino bianco e cuffia, va e viene davanti alla ca.,a: come nei film di Hollywood; corpulenta, con la capi'{liatura _grigia, l'occhio allegro e lustro, qu~\ta negra 1~1 di\"ina Toti Dal Monte l'ha portata con sé da New York. Ecco quest'an'{olo quieto, con l'esotica g-0\"ernante a darci un'idea di lontananza, come d'una villetta ,;ituata ,ulle coste della Florida. BRUNO BARlLLI TRENO POPOLAR.E Venezia, settembre. le risa tutta la sala: restammo mali~- il.i' I CAPITO' tra le mani, tempo f:l, ~imo, perché, con il nostro corretto !rl! un numero arretrato di Novella inglese universitario, non ne avevamo dove- leggemmo una puntata dei capito niente i ma notammo subito che roman1.0 di S.:tlvawr Gotta, intitolato, gli ,;pcttatori si stavano dando tutti ci }embra, Tre do111:e i11ttamorate O di gomito, e, ancora ridendo, diceva• quako~1. di ~imile: romanzo che con no che quello era dialetto londinese tono favoloso narra complicate viccn- e così gustoso!, ah, davvero gustosis~ de di amori, che si svolgono in una simo! cornice di lusso, quale il Festival ve- . Però, ~uand~ tra la ragazza e due n~zi_ano e _le serate cinematografiche: signore m vestito da sera s'iniziò una gh mcontn con Marlenc Dietrich o la conver~azionc, serpeggiarono attraver• pover.1 principessa Janc di San Fau• so la sala le prime domande rivolte stino nemmeno si contano. Gli eroi di in tono bi~bigliantc, a color~ la ~ui Gotta sono quel che si dice ~ente di conoscen~a d~ll'i_nglesc pareva sicura; l\1sso; hanno motoscafi, castelli in Sco• ':'a _qucc;ucunos1 erano ancora pochis- ~1a e mantelle di volpi: così l'Excelsior, sim1, la massa seguitava a ridere gaia• 11Palazzo dc-ICinema cd il Casino fan mente, sempre sperando che una frase loro da sfondo obbligatorio. 0 l'altra degli attori avrebbe portato Proprio a simili romanzi mondani una ~ufficicntc chiarezza alla storia. pensammo l'altra sera, entrando nella Difat~i apparve Howard e, poiché dal i.ala. dove- ,-i sarebbe proiettato il Pig- suo d1,;coi:-soaffiorò chiaramente la pa• mahotte, e la cr.!ma della società già ro.la mu.s1c~ha_ll, un~ specie di ruggito l'affollava. I nomi celebri ci arriva- trio~falc parti daglt spettatori, mentre vano da tutte le parti; ecco la princi- le risate raddoppiavano, cd immediapessn Cri~toforo di Grecia con un ve- tamente si immaginò che l'intreccio si stito nero; ecco donna ).i{arina: è quel. ba\as~e sopra un cantante di varietà. la con gli occhiali; ceco Barbara Hut- Solo n_cllas~ena seguente bisognò rav. ton, e con lei certo c'è il çonte Re- vedern, e riconoscere in Howard un ventlow. Jn~mma, eravamo proprio professore di fonetica. Allora le risate abbagliati, e ci pareva un vero privi- si spensero, ci fu un momento quasi di legio il poter dividere con ,;imile gen- pànico, e ,.j ,;entì chi:\ramente la voce te i ~odimc-nti di una serata intcllct- d_el _conte Volpi che chiedeva spicgatualc. Qu.lndo poi ci avvedemmo che z1on1: voce che fu di conforto a molti i nostri posti erano proprio ai piedi <'" permise così di riconoscere una al~ dc-Ila fil.i di poltrone dove sedevan me~o _parzi~le. ignoranza dell'inglese. ~lamini, il conte Volpi, cd altri signori ~osi st cos.lltu1rono quasi dei gruppi ugualmente benevoli e imponenti, la intorno agli esperti che via via tradunostra ~foia non ebbe più limite e cevano le battute spiritose: intorno a decidemmo di prestar tutta la no;tr,, loro, le risate na,;cevano, per poi difattcn1ionc a cogliere le opinioni che fondersi in cerchio, con una certa. Jenquc-i personaggi si sarebbero scambiati.. tezza; e gli i,;olati, i modesti, quelli Infatti, di lì a poco, sentimmo il conte delle ultime file-, ricevevano questa eco Volpi chiedere con voce flautata, ma ilare in ritardo, mettendosi a ridere imperiosa, se foc;._~ergoiunti i rotoli del due o tre minuti dopo che l'episodio film .\!aria Antonietta; qualcuno ri• buffo era finito. Si stabilivano, in que- ~po~e di sì. proprio in quel momento. sto modo, nuove c;upcnorità e distanze Il conte ebbe l'aria di raccogliersi 1 ri- di classi, certo non meno dolorose di flcttè, poi ordinò che la proiezione pc-r quelle con$acrate dalle onorificenze 0 i giornali\ti dovesse aver luogo l'indo- dai brillanti. mani mattina, alle dicci: e pronun- Una d<-llemag-giori difficoltà. era poi ciò questa ,;emplice frase proprio be· quel!~ di conoscere il nome della prone-. con maschia energia, come avrebbe tagomst.ti nome c-hc gli attori pronunfatto il principe di Condé. Antonio cia,va?o _e-onmorbidezza gutturale, finy{araini stuso, al suo fianco, ebbe un che s1 vide, s<:e-)raun album, apparire sorriso di ,1pprovazione, e parve sul un « Eliza », eh<""permise a tutti di dipunto di applaudire. chiarare che e Jlaisi » era proprio un Si cominciò finalmente Pigmalione, amore! Perd~é la vicenda, imperniata e vedemmo una ra~à:t...o:in3sporca far tutta ~u prochgi di accento ed clcganmonel!eri<'. pronunciando stridule e za di di1ione, pareva interessare molrapidc parole che frcero scoppi3r dal- tissimo l'illmtrc- pubblico del Festival. Ci fu una certa scena, anzi, in cui « Jlai~i », cioè la ragazzina <;porca del principio, già sulla via di diventare una dama grazie alla fonetica, prendendo il tè in una casa elegante, si lanciò in una conversazione esemplare e pa7:zesca, che suscitò un tempestoso entusiasmo, basato più che altro sulla mimica di un giovane scemo poiché del dialogo nessuno afferrava ~na sola sillaba, e gli interpreti, affaticati, non facevano in tempo a contentare tutti. Solo quello addetto al conte Volpi si mosti ava al.l'~ltezza del suo compito, e, con rapidità meccanica. spiegava che la ragazza stava dicendo che una sua zia era ~tata uccisa, e che ... Il _c~~te Volpi approvava, con piccoli sorrm mcora,;gianti. E ci furono moltissimi applausi, vuoi durante lo svolgimento, vuoi alla fine del film: si lodava l'eleganza delle battute, l'accento di Leslie Howard, e così via; c'erano solo alcune restrizioni sul modo con cui l'attore diceva «Cambridge>. Un giovanotto milanese, che per e~scr sta• to sci _mesi appunto a Cambridge do. veva intendersene molto, assicurava che la prima e si pronuncia più stretta. Si rifece buio, per il film a rilievo· le. signore, mandando piccole grida: misero sul naso gli occhiali rossi e ver• di, mentre i loro cavalieri davano consigli con autorità e competenza, e subito la macchina fotografica saltò fuori dallo schenno puntata sul pubblico· poi ci fu la palla, la fionda, la mon~ tagna russa, e così via. Enormi, e questa volta ,;i~cere, risate- scoppiarono do- "unque: ndevano le autorità, ride\·ano le belle donne, chi faceva atti di pa~r~ e chi pr?vava a togliersi gli occhiali, e tutti m generale rimpianc;ero che il divertimento fosse breve. MaJ tornata la luce, si ricomposero, ria,;sumendo l'espreso;ione di elegante distacco che gimtamente di~tingue la gente ricca dall'altra. Conversando mollemente in un dialetto babelico, _dove, tra i lovely, such a dl!ar e ra-uu-sa,u, sbucavano fuori ogni tanto esclamazioni romanescolombarde, quel pubblico d'elciione uscì lcntam_cnte dal Palazzo per dirigersi o al Casmo o all'Excel,;ior. Alcuni bam• bini veneziani li seguirono per qualche Jlasso, raccog!iendo gli occhiali che quelli lai;ciavano cadere. Raccolti che li ~bbc~o, ~ li posero davanti agli occht e s1 misero a guardare intorno. IRENE BRIN , Venezia, settembre. itY ENEZIA in settembre è una citt3. ~ di zucchero colorato, sulla quale i turisti vengono a posarsi come le mosche. Ciò che un tempo stupiva del viaggiatore messo a dormire' nel bagno, si riduce alla condizione più na• turale del mondo, oggi che i viaggia• tori sono allineati sulle tavole del ristorante, sulle scrivanie del « burò > e fino nel ripostiglio delle scope. Ignari di questa situazione, ci sembrò di sognare alcuni giorni fa,, allorché arrivati a Venezia e formulata la nostra richiesta ai portieri di dieci a). bcrghi diversi, questi ci guardarono con austerità e in silenzio, finché l'undecimo, più c_ompz.ssionevoledegli altri, ci disse che se volevamo passare la notte fra due lenzuola, bisognava che tornassimo a Padova. Ir:1mobili davanti all'approdo dei vaporetti e svuotati dell'ultimo rcsidm> di volontà, fummo accostati allora da \In tale t:he, letto il nostro smarrimento per mezzo di una esercitata perspicacia professionale, si offrì di aiutarci. Seguimmo il provvidenziale procuratore per calli e callettc, .finché nell'ombra di un sottoportico e al sommo di una scaletta che più che salire sembrava scendere, tanto il suo aspetto era quel• lo di una sotterranea prigione, bussammo alla porta della signorina Petasì. Come descrivere quell'ambiente da pitonessa, le fucsie nei vasi d'alabastro, i trampolieri imbalsamati che spiegavano le ali a un impossibile volo? Un letto biancheggiava in un angolo. E quando i documenti esibiti rivclaro• no la nostra 4ualità, la signorina Pe· tasì, con timida voce e occhi bassi, volle sapere da noi « che scriviamo nei giornali,, se La Nave è veramente uno spettacolo per signorine. Si dice « contemporanei », ma al significato di questa parola manca ogni realtà. Non l'avessimo udito dal• la viva voce della signorina Petasì, stenteremmo a credere che c'è ancora in Italia chi vede nei libri di Gabriele d'Annunzio delle pericolose tentazioni. Come calmare i timori di quella vergine manifestamente prossima alla cinquantina? L'assicurammo che se pur c'è nella Nave alcuna audacia essa è espressa con tale eccesso di fonna e rarità verbale, da riuscire innocua quanto la più blanda narrazione dJ. « biblioteca rosa». Trasse profitto la signorina Peta!IÌ dalle nostre parole? Quando poche ore dopo udimmo noi stessi il dialogo fra Marco Gràtico e Basiliola, e vedemmo « il dèspoto lungamente bere l'oblio dalla bocca dell'avversaria » nessun pensiero men che casto turbò' il nostro animo1 e il simile vogliamo sperare sarà capitato anche a colei che per una notte ci ospitò tra le sue fucsie e i suoi trampolieri imbalsamati. Il dialogo e di amore e di odio > fra ~•larco Gràtico e Basiliola è inserito nel primo episodio della Naue: questo a sua volta è preceduto da un prologo, e qu~sto prologo noi l'udimmo più da atton che da speitatori. Per assistere alle recite della Naue organiz7..ate dal!' ente autonomo dei teatro della Fenice, si prendeva il vaporetto a.Ila riva degli Schiavoni e ~i sbarcava all'isola di Sant'Elena. Qui, Venezia perde la sua illustre farda di gioiello antico, e prende l'aspetto netto e infantile di una città messa su per gioco, coi dadi colorati. Nella scia di altri spettatori in ritar• do seg.uia?1~ un _vial~ fiancheggiato di platani s:;-1ovmett1e illuminato a giorno. k'"'°>rrca sinistra un praticello sul quale siedono mollemente delle donne opulente coi loro bimbi addormentati in braccio, e da destra risponde un canale pure d'aspetto poco veneziano e ,-imilc piuttosto ai canali geometrici dd porto di Milano, sul quale posano alcune barchette bianche con cui i bimbi. che ora dormono, domattina ricominceranno a giocare. Via via che ci approssimiamo al Car~po Sant'.Elen~, la folla che guarda 11 pa~sagg10de1 privilegiati dai mar. gini, del viale s'infoltisce sempre più, cd e con la vergogna del ladro in faccia che penetriamo finalmente nel recinto riservato allo spettacolo. Camminiamo d'ora innanzi sopra un sono~o _pavi~cnto di legno, e fra lo s~alp1cc10dl!t nostri passi e il pissi pissi delle conversazioni sommesse, .sem· prc più distinte e scandite ci giungono le voci che gridano: e AmmattJ, ammatta, maestro Dedo! Arremba arremba, Gràtico ! >, finché una ~iepc calda d'ignudc spalle femminili tra le quali nereggiano, come tartufi nella illusione di isola alla scena e sorretto ai margini da una fila di palafitte, volta verso il mare, in cui, nella luce dei riflettori, lentamente bordeggiano le due navi dipinte, con la coffa in cima all'albero e i! padiglione coi festoncini a poppa, appositamente costruite dal cantiere Papette sotto la direzioné di Augusto Alzcni, per comporre il « navilio gràtico ». Se agli spettatori seduti nelle tribune è offerto l'imponente arrivo del tribuno ~eguito dai e marinai, bovari, do• matori di cavalli, guardiani di boschi e cacciatori di lupi », noi, dal n9stro angoletto di ritardatari, scopriamo l':\ffaccendata intimità di esso arrivo, udiamo la fragorosa presa di contatto della nave di Marco Gràtico con l'improvvisato e troppo fragile pontile di sbarco, assaporiamo le cadenzate sacramentazioni con cui i marinai non finti ma veri imbarcati sulla nave del « dèspoto » comm'entano I' inabile manovra. Questi particolari "cri, di cui gli spct• ta.tori seduti nelle tribune forse non • godono l'equivalente, ci riportano in mente ciò che leggemmo alcuni giorni fa in uno dei nostri quotidiani più importanti, e cioè che e gli spettacoli all'aperto hanno questo di singolare: che han riportato il verismo a teatro: una vera isola, un vero canale, un vero mare>. Dopo di che, nessuno potd più dire che i nostri critici drammatici ignorano il significato delle parole. Allunghiamo il collo tra le ignude spalle delle donne, e l'effetto cui non riusciranno più tardi le p::irole per quanto roventi di Basiliola, immediamcnte si compie. Come attraverso una nebbia, intravediamo l'affaccendarsi lontano delle comparse sotto la Basilica « rivolta a Oriente, col suo nartece esterno su sei colonne ingombro di arche>, e non senza certo sentimen• to di compassione pensiamo alla perplessità dei ree-isti chiamati a dare realtà scenica nonché al nartece citato, ma alle tumbe, alle velme, alle barene, al falasco, ai corbami e agli altri particolari indicati nelle didascalie. Nei frammenti di dialogo che il vento notturno ci porta di tanto in tanto spicca una netta prevalenza delle sdruc~ ciole; e poiché la lontananza dalla scena ci consente una tal quale rilassatezza. di attenzione, cerchiamo la ragione di questa prevalenza, e la scopriamo nella natura stessa della parola sdrucciola la quale, con l'acçento po,z;e-iatosull~ terza sillaba che lascia le altre come sospese in aria, dà un'impressione di scatto e cii danza, e piena soddisfazione a coloro che credono la poesia ncce~sariamentc rivolta in alto, e come fiamma che sale ». . « Con la Nave, rappresentata nel 1908 m un tempo in cui b. viltà politica dei governanti sembrava precludere all'ftalia ogni via verso l'avvenire, D'Annunzio volle richiamare- e richiamò la nazione _a~suoi compiti, riproponendo la necessita dc-Ila liberazione dell' Adriatico, come la prima tappa fatale per la re-surrezione della Sua potenza nel mondo». Con queste parole di una breve nota annessa al programma, Gino Damerini conferma una delle più alte qualità di Gabriele d1 Annunzio : il suo alato tirteismo. Ma là ç>ve questa tra_R"ediadedicata ali' Adriatico ci sembra meno pura e convincente, è in quel suo insistere sul1~ potenza dei sensi, in quel « salomeggiarc » delle danze dei sette candelabri,_ nella crudeltà soprattutto dell'cpisod10 della Fossa Fuia, la quale non troverebbe giustificazione se non di sadismo, ove non ricordassimo che nel pacifico anteguerra anche altri artisti come Riccardo Strauss nella musica ~ Franz. von Stuck nella pittura, cercavano nella crudeltà di maniera un sur• rogato della forza e una reazione al pacifismo. Il testo fu più griclato che recitato e il contrasto di quelle voci spinte aÌ massimo sforzo dava idea di un mondo musicale ridotto alla Polacca di Chopin e al Mazeppa di Liszt. Poiché l'3:ttività di Ruggero Ru~gcri volge ormai a una gravità patriarcale che solo l' interpretazione di alcu~ dramma giallo riesce di quando in quando a rompere, noi saluti amo in Renzo Ricci il primo dei nostri attori dannunziani, e tanto dannunziano da rend~re ?annunziano anche il persona_gg 1o d1 Petruchio. Costma e complicata, la decorazione !cen_ica.mancava di rilievo; e poiché e d1ffic1lc badare a tutto, nessuno si accorse che la nave T otus mur1dus coi fori obliqui delle ancore e la ;rora arrovesciata, somigliava fin nel colore a un elefante infuriato, con la probo. scide in posizione di combattimento. Timida e ossuta, la musica di lldehrando Pizzetti cercava a tastoni qualche _filo melodi~o1 come il miope la mattina cerca glt occhiali sul comodino. ALBERTO SAVINIO galantina di pollo, le tuniche dei cara• LEO LONGANESI - Direttore responsabile binieri di servizio, ferma la nostra marcia. • Siamo .di qua dalle tribune nel puuto in cui il canaletto scavat~ per dare RIZZOI.I ~ C. • An. pt·r 1\\rtt <klb, ')t:tmpa .. \li1•1t<1 RIPROOU_ZIO'\I E;')t-;(,lilTF. co:-; ~IAIEKl.\1.1 l'OTOl,R\Flt'O •l'ERR\'-IA•

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==