Omnibus - anno II - n.37 - 10 settembre 1938

" ' -..:.... .,.,- :-- ', ' ,..-· .,. 11 ,,.mn\re dalla urada 1ùlu11.o I• uote non.i• d.1 1.H buda ..." (Fot. lhlaboU.a) (OON'TllfO'AZ. DA.I NO'MERI PRECEDENTI) 0APIT0L0 '7I Il poeta di&lettale IL COMITATO esecutivo saliva lo scalone di casa De Filippi, mentre dalla strada salivano le note stonate di una banda. Andava innanzi Francesco Buscaino, dondolando leggermente il capo e muovendo di tanto in tanto una mano come a scostare qualcuno che gli si facesse troppo vicino. Dietro salivano Rodolfo Dc Mci, Enzo De Mei e Nello Tommasini. Buscaino compì un giro sui tacchi e si fermò a guardare gli amici dall'alto del proprio scalino. « Finalmente», disse, e la signora Luisi ci ha concesso il terreno per la costruzione della torre. Ma c'è voluto un mese! E non abbiamo ancora affrontato il grosso della questione. Il grosso comincia oggi. Mi raccomando, signori miei: applaudire e complimentare in ogni caso il nostro poeta vernacolo. V'immagino come vasi pieni zeppi di 11bravo !" e di "bene !11 • Versateli con discrezione al principio, con violenza vei-so la fine. In America, un affare come il mio non viene trattato così. Basta esporlo perché il denaro venga giù come le colombe quando hai buttato il mangime. Qui bisogna a·scoltare poesie ,-, Cosi detto, salì gli ultimi scalini e, giunto alla porta, tirò una cordicella, senza però cavarne alcun suono di campana. Si sentì però un rumore di passi, poi un rumore di vecchie imposte, e dall'alto del muro si aprì una finestrella dissimulata, che si riempi di una faccia grinzosa. L'occhio di questa faccia si mise a squadrare, con molto stento, Buscaino il quale si girava lentamente, con la compiacenza di una modella: « Avete veduto, nonnina, che 3iamo dei galantuomini? Il vostro padrone ci attende ... ,. e Ma come! > si sentì nel frattempo dietro la porta, fra un cigolio di lucchetti e di puntelli sconficcati. e :via come! Il mio amico professor Buscai no!» . La porta si spalancò e apparve sulla soglia un vecchietto in abito da sera, come se si trovasse in visita entro la propria casa. Portava anche il cappello: una falda abbassata giovanilmente fin sopra il naso; di sotto n. quella rin.lzata, spuntava un occhio con la pupilla bianca, ma sorridente. e Qui, professore, qui! > fece il vecchio, :i.prendo le braccia. e Vi aspettavo da un'ora>. Buscaino si introdusse lent.:1.mente fra le braccia del cavaliere, e strinse con garbo le sue su quelle povere sp.:1.llc vestite di nero. e Questi sono i miei amici>, fece Buscaino. e L'ingegnere Rodolfo Dc Mci, il signor Enzo suo fratello, e il signor Tomma~ini >. e Bravi, bravi, bravi figliol;! Venite avanti! Tenete in testa, vi prego! Qui l'aria è fredda. fo porto sempre il cappello, come vedete >. e Ma non è possibile, cavaliere! Tra l'altro, siamo nella casa della poesia >. e Ebbe:ic, mi costringete a scoprirmi! >. E così dicendo, si cavò il cappello, e diede alla luce un cranio cosl sconcio e puntuto, che i quattro amici credettero opportuno coprire quello spettacolo tenendo anche loro il cappello in testa. « Bravi, così! Venite nel salone. Vi presenterò alla mia signora. Non andiamo molto d'accordo con la vcc~ chia, ma in fondo ci vogliamo bene. E voi, professore, cercate di convincerla che non è sprecato il tempo che io dedico alle Muse vernacole>. « Oh, certo! La convincerò! State sicuro che convincerò la signora! >. e Badate a non sporcarvi, perché, in questo corridoio, tengo la mobilia di mio nonno. Talvolta, penso di bruciarla. Ma poi penso che è legata a tanti ricordi. Quella sedia, a destra, che ora non sembra nemmeno una sedia, sostenne per venti anni, dico : venti anni, un mio povero zio che aveva paura di stare in piedi >. e Oh, bello! > mormorò, con sincera ammirazione, Enzo Dc Mci. « E perché aveva paura? >. e Perché credeva che, in piedi, il poco sangue che teneva in corpo gli scendesse tutto alle ginocchia e gli lasciasse il cervello esposto al pericolo di raffreddarsi per sempre,. Sulla soglia di una porticina, il poeta diede il pas:.o ai visitatori. e Grazie! > dissero questi, entrando in un vastis,;:imosalone ove un camino spento sembrava che raffreddasse ancor più l'aria già fredda. La volta del sa• Ione era altissima e coperta di buio. Sulle pareti, gli affreschi lasciavano brillare, fuori del loro nero da lavagna, qun.lchc piede insanguinato e qualche testa verde rotolata lontano dal corpo. Le finestre, occultate da tendaggi di color perso, mandavano qua e là ragnatele di luce che si appiccicavano al pavimento e agli schienali di talune sedie imbottite, poste con disordine nel mezzo della stanza. e Maria >, disse il cavaliere, e accendi la luce! >. « Accendila tu, che le stai vicino! > fece una voce cìi donna su una di quelle sedie poste nel centro del salone. Da un grosso lampadario di ferro battuto caddero a terra raggi violen· ti. La prima cosa che s'illuminò fu un che di bianco, di spesso, di gonfio, posto sopra un tavolo e nel quale i visitatori ravvisarono prc-sto un m::inoscritto. A pochi passi dal tavolo, una piccola donna, vestita di nero, seduta sopra una sedia così alta che le teneva sospesi in aria i piedi calzati entro vecchie scarpine, lunghe fin sotto la veste come stivali, chiuse da due rosari di bottoni non tutti fermati, alla forte e improvvi~a luce smise di sferruzzare e battè pili volte gli occhi, col movimento di un coniglio che annusi una foglia di lattuga. La donnetta scivolò gil1 dalla sedia e mise nelle mani dei visitatori una minuscola mano, fredda da una parte, calda dall'altra, debolissima da ambo le parti e con qualcosa, nel mezzo della palma, come un pezzettino di carta vetrata. e li caffè! > disse il cavaliere. e Svelta. donna }\{aria: il caffè >. e Diavoli! :.. esclamò la signora. E. uscì. Uscita la donna, il cavaliere fece sedere in circolo i quattro visitatori e si pose dietro il manoscritto : e Signori. non mi farò pregare. Comincio subito a leggere. Si tratta di piccole cose semplici; così come saltano dal cuore, scritte nella lingua che ci ha insegnato la mamma >. Buscaino ritrasse le mani entro le maniche, e si raggomitolò come il gatto vicino al fuoco. e Sono poesie scritte cq_n l'anima di un contadino. Perché io, fn fondo, sono un uomo semplice come l'erba>. A questo punto rientrò la signora cqn un gran va~soio sulle braccia. e Di già cominci ! > mormorò rivolta al marito. e Potevi aspettare che i signori prendessero il caffè>. e Signora>, disse Buscaino, e sorbire una tazza di caffè che, da quello che mi dice il profumo, sarà eccellente, e ascoltare poesie che, da quello che ho capito e si dice in città, saranno sublimi, è una gioia che gli americani chiamerebbero provvidenziale >. e Vedi? > fece il cavaliere. e In città, si parla bene delle mie poesie>. e Bene? > aggiunse Buscaino. e Bene è poco: se ne parla con vero entusiasmo! >. La signora in silenzio e con indifferenza mise nelle mani di Buscaino una gran tazza, piena rasa di caffè. Con una voce, che d'un tratto divenne sottile, come se avesse dato la parola al minuscolo bambino che gli si nascondeva nel petto, il cavaliere pronunciò lentamente nove sonetti e quindici strambotti. In essi, si cantava a voce spiegata quello che i contadini pensano della luna e delle stelle, del sistema copernicano contrapposto a quello tolemaico, delle idee platoniche, del concetto kantiano di spazio e di tempo, della relatività di Einstein, degli elettroni e degl'ioni, del latifondo, della degradazione della materia, della teosofia, della macchina e che ha sostituito vuoi l'uomo vuoi l'animale >... Le rime giungevano in fondo ai versi come, a un segno violento della bacchetta, i piatti dell'orchestra. A mano a mano che leggeva, il cavaliere si mutava come un ferro bianco e ribollente, sul quale però lo sguardo severo della moglie, al pari d'una goccia d'acqua, riportava il nero e la consistenza. e Bene, bene, bene! > fece Buscaino. « Non finirò di dirvi : bene! Se voi stesso non mi costringete a tacere, non cesserò d'elogiarvi>. e Benissimo! > esclamò Tommasini. «: E perché, cavaliere, non recitate codesti versi all'ospedale Rossini? >. e All'ospedale Rossini? > domandò il cavaliere, con voce trasognata. e Sì, mio zio dirige l'ospedale. Egli sarà lieto di procurare ai convalescenti un'ora di gioia come quella che voi ci avete regalato stasera>. « Non date retta, cavaliere! > fece Buscaino. e '!!. una cosa alla quale si potrà pensare in un secondo tempo. Tommasini, vi prego, non fate progetti! Non c'è spazio per i vostri progetti, quando ci sono i miei >. « Avete qualche progetto?> domandò il cavaliere, fissando in alto la pupilla bianca. e Caro cavaliere, i vostri versi sono come la musica, e la musica ha il torto d'ispirare quel povero uomo d'.tzione che sono io. Ascolfandovi, ho avut6 un'idea, un'idea che, naturalmente, è andata a far parte del progetto della torre ... Perché, in questi giorni, se mi spaccate il cervello, troverete una torre, se mi tagliate il petto, troverete una torre, e perfino nel più piccolo ossicino del mio dito mignolo, se vi guar. date bene, troverete una torre >. Enzo Dc Mci scoppiò a ridere, cosl d'un tratto e in un modo così forte, che la signora De Filippi venne subito trascinata in un piccolo riso penoso, come una gallina da una piena. Ma nemmeno gli altri rimasero indifferenti a quel rimbombo che tuonava nel petto del giovane e lo piegava verso terra. Buscaino stava per esserne veramente lusingato, quando Enzo De ~1ei, asciu~ gandosi le lacrime e riportando i capelli sulla testa, spiegò che non aveva riso per la torre nel mignolo, ma perché quel giorno era contento, e tutto gli sembrava così carino, specialmente la quiete che entrava dai balconi, i mobili, quel tipo di sala dal soffitto alto; in modo particolare, aveva riso perché gli s'era fatto chiaro, tutt'a un tratto, che i poveri pazzi non sono degl'infelici, ma dei burloni che, a un certo punto della loro vita, hanno puntato i piedi come gli asini, non han voluto più andare avanti, son rimasti fissi, fissati. e Ma, professor Buscaino », intervenne il cavalier De Filippi, intrecciando le mani sul manoscritto, e voi non volete esporre la vostra idea? >. c. Ve la espongo subito. Nella torre, al secondo piano, ci sarà una sala di lettura. Leggeremo dei versi. Un altoparlante, collocato sul balcone, farà sentire i versi all'esterno>. e E chi leggerà i versi? » domandò il poeta. e Cavaliere, siete un fanciullo! 11:i ~;;,~f;e>. veramente! Chi leggerà i < Non hai capito? > fece la signora, rivolta al marito. e Li leggerai tu. Diventerai il pulcinella della città>. « Perché, signora, dite così? > esclamò Buscaino. «Fate male a dire così!>. e Ecco, bene, professore! Glielo spieghi, una buona volta, che l'essere autore di poesie dialettali non è un disonore per nessun galantuomo>. Si cominciò a parlare di letteratura. Buscaino diceva rivolgendosi al cavaliere i nomi dei poeti che conosceva, che aveva udito nominare. e 1 poeti, i poeti ! :> mormorava intanto la vecchia: e Dicono che soltanto dopo morti hanno i quattrini. E tu vorresti i miei in vita, si sa.. Ma ti potranno fare cento statue dopo morto! Ma io non ti darò un centesimo per quel libraccio che vuoi stampare! >. E, così detto, si alzò cd uscì. Buscaino diventò silenzioso e il cavaliere gli si avvicinò. Sottovoce a\Sicurò, in tutti i modi, che la signora si calmerebbe presto, che darebbe il denaro, non solo per la stampa di quel benedetto libro, ma anche per la torre, per la cara torre, che il cavaliere adesso amava come una figliuola adottiva. Venga, il professor Buscaino, e anche i suoi nobili amici, se vogliono, ad ascoltare due volte la settimana una piccola lettura di versi, dia i suoi preziosi consigli senz'alcun ritegno, entri a poco a poco nelle grazie della signora, e in capo a un mese vedrà ... Così dicendo il cavaliere drizzava l'orecchio verso la parte della casa in cui si era ritirata la moglie e in cui tutto il suo essere anelava di correre, malgrado l'apparente calma con cui accompagnava o, per dir meglio, spingeva i visitatori per il tetro corridoio, fino alla porta d'uscita ... « Un mese! > ripetè Buscaino, ritto sul secondo pianerottolo dello scalone. « Avete sentito? Un mese! Così come se dicesse: mezz'ora. ~1:ache idea hanno della vita umana, quaggiù?>. 0APIT0L0 VII Un pensatore e un duca e Di)()ncsto, delinquenziale, turpe, canagliesco! > gridava il professor Federico Solco. e Ecco come si può definire l'operato di quell'uomo! :>. li professore, un bel vecchio che sembra muoversi entro la cornice di un quadro, parlava con grande trasporto davanti al comitato esecutivo della Torre Panoramica Company. Buscaino, col bavero rialzato, sedeva fra i suoi amici di Natàca. e Delinquenziale, canagliesco, turpe, villano! > ripetè il professor Solco. « Io sono un uomo onesto, e disprezzo simile genia di trafficatori della scienza e dell'arte. li moto perpetuo con una bottiglia piena di gas! Questi disgra• ziati han reso Natàca la favola del mondo ... li morrcale ! linguaggio universale che consiste nel trovare le radici delle parole... Ma quali radici? Dio, Dio, Dio, aiutami tu! Leonardo deriva da lana ardo; Solco da solo co, solo cuor, solitario, misantropo. lo sarei un mi,;:antropo, dal momento che non ho buttato il mio soldo in faccia a quello sprej?evole verme! ... D'altronde, se gl'individui vanno male, malissimo, l'Europa va forse meglio? Dov'è più il desiderio di essere buoni, dov'è più l'amore? Chi dice: " Io cerco la felicità per i miei governati, la giusta misura, il benessere, la quiete; io cerco di procurar loro quelle condizioni sicure in cui fioriscono meglio i beni grandi della vita: l'arte, la famiglia, il lavoro, la dignità"? Oh, bisojtna fondare in Europa la lega della felicità, di coloro che non vogliono, perdonatemi, aver rotte le scatole, e dànno, dal canto loro, ferma assicurazione di non romper• le agli altri !... No, non scherzo, signori miei ... E voi, collega Buscaino, che ne pensate? >. e Io, caro professore, non mi permetto di chiamar pensiero quel for~ micolio che ho in testa, qu.indo, vicino a me, ci siete voi che pensate. e pematc davvero, e pensate in modo mirabile,. 4-(contin11a) VITALIANO BR.ANCATI economiined· ividua\ 6 .10 .11 giorni \ . Stati ùniti neg 1 C:ASCAtl ,n:w vo1t1t • o111to1t DELMIAOAltW;SAHIM010M CHICAGO· a . IBIlDllil\\tl I CLASSICI RIZZOLI DIRETTI DA UGO OJETTI È in vendila nelle principali librerie il tredicesimo volume della racco/fu: OPERE DI GIUSEPPE MAZZINI A CU/U DI LUlGI SALVATORELLl VOLUME PRIMO: LETTERE llapprescutnziouc vivnct' di un gr..a.nde periodo storico, affermazione di ·rnlore permanente delle pili alte i<lcalità umane: questo sono le lettere e gli opuscoli dt·l ).lazzini, le une e gli altri di caruttcrc affine. Tutto ìl primo volume di questa scelta è dedicuto alle lettere. che raccolte insieme e illustrate fanno penetrare immcdinfomentc ncll'iutimità della coscienza mazziniano. Si è curuto che l'epistolario del ~lnzzini fosse rappresentato uella sua \·arictà di argomenti. di toni. di corrispondenti. pur fuccndo largo parte alle lettere familiari. specialmente a quelle alla madre. perché sono le più belle e più umanamente significative. Le lettere s0110 date nella successione cronologica; e così ci fanno- assistere alle viccude dcllu vita e allo svolgimento dello spirito mnzziuiano, colto nella \'i\•ezza quotidiana della sua attività instancabile. Le note, sobrie ma precise (crediamo possa dirsi questo la prima edizione sislcmaticamcntc annotata dell'epistolario mazziniano). permettono d1 situare le lettere ne1le relazioni personali e nelle circostanze di fatto: e tutta unu galleria di personuggi e <li episodi del Risorgimento sfilerà innanzi agli occhi del lettore. La prefazione. di L. Sulvatorclli. è 1n tutto degna d'uno dei più vividi ingegni, dei più forti storici che l'Italia conti oggi. L'opera sarà cli due volumi. Eclizione di lusso (pelle rossa imvressa in oro) . . L. 50 Eclizione rara (iri pergamena con tl1glio dorato e caria filigrana/a) L. 60 Ai primi di ottobre verrà iniziala la pubblicazione a dispense settimanali <li 64 pagine l'uno delle OPERE DI NICCOLÒ MACHIAVELLI Scrilli slorici e letterari • Lettere lnmiliari A CURA DI ANTONIO PANELLA RIZZOLI E C. EDITORI MILA.NO· -PIAZZA CAHLO ERBA 6

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