Omnibus - anno II - n.36 - 3 settembre 1938

IL SOFM DELLE RIUSE 'x'Ì ELF!NO Cl NELLI, autore d'in- ]1J. numcrevoli racconti alla toscana, con personaggi, situazioni, avvenimenti, intrecci che rammentano i tanti tmcani ddl'Ottocrnto, C~\c:alinghi(' mi!.liziosi.qualche volta patetici, e sempre pronti a fare da 'ipccchio alla vita "-Cnza infortuni e pa1;sioni di pÌ('coli posc:idcnti, di cacciatori, di contadini, ha qualche conc.uetudinc con l'America rlcl nord. Nel c;uo c:aggio 'iull'Amcrica d'oggi, Capitalismo suicida (Vallccchi, Firenze, 1938), accenna a vari soggiorni, e qua;;i -stupirà i lettori tant.i familiarità con un par,c certamente lontano dal grnio pac,ano di questo 'iCrittorc. Cinclli deve C:,'iCrC stato in Amcriça per affari, e nel suo libro, quasi con civetteria, tratta d'economia, di finanza, di problemi sociali. Si adatta una volta tanto ·a un lingu<HU~-iodi cifr<." e di ra~guagli st,1tistici. Con quale ingenuità Cinclli prende que~ta vc~tc di cconomi:-.ta toscano in America. Perfino i titoli dei para- !i?;rafotti wclano l'indole caxilin~a dello ,;,crittort•; e: Il banchiere non 1;:a chr pe1;ci pigli;ue >, e: Il denaro spadroneggia >, « Fa capolino il do1laro-prodotti >; prop1 io viene in mente Giannettino di Collodi cd è qui la turio- \ità drl libr<'tto. Qun~i \Ì direbbe che Cinclh \ia un \.'iaRgiatorc dc-Ila To ..cana granducale, rhc. dopo una cspericnla all'e\tero, \Crivc le :-.ue impre ..'ìioni a quelli di ca\3. E non ha l'aria di raccontare meraviglir 1 né di rimpian_gcn· la quirtr, la noia del caffi• o dell'aia. C'è. anzi, il compiacimento di trovari.ì, lui provinciale, a comprt·n·dcr(• un pa<'--ctanto lontano. Cinelli giunge ,1lla compren'ìione dcli' America ~cmplicizzando, qua'li familiarizzando tutte k co;;e. :--:é ,cramente ,;i può comidcrare que.,to .,aggio del tutto attendibile. \.i ,;ono O\'-Crva.zioni giuste, conci"e; che proprio nella loro gimtczza e conci,ionc ~rprendono, anche <.e poi il lettore moderno co,ì ,wH·zzo ad un altro ~cncre di lcttcr,ttur,\ ,;u pae\i e problemi ~tranieri ùn,o')pCttiscc. Si !>Oot.pettcahe Cinelli per meglio poter comprendere il pae,;e ne limiti erngeratamcnte la "isualc. Capitalùmo suicida, d'altra parte, non vuole c,<;crc che un piccolo ~ommario 'ìugli oril'ntamenti della i.ocietà e d("lla c-c-on<1miaamericane: c-he ot.i ,·anno rinnovando e mut,rndo in,1\·vertitamcnu.·, fino a condune a una ..t.ranissima rivoluzione <.enza p~1rtiti politici, e per di più ot.enn ,:;:encrali "ommoso;e. Il mutamento ddla vit.1 ameri. cana, da capitalistica a collcttivi,;tica, per dirla con aggctti'"i che a Cinelli una volta tanto (e nella sua veste d'economi,ta) paiono piace-re, qua•ii 'ii produce per una ragione interna. La disoccupazione, la ,ovrapproduzionc ,metton<1 di ci.o;cre dei fenomeni da corre'!• ge ,• e dei problemi da ri,;oh-cre. Ogni correzione e ri,;olu1ione in propmito non avrebbe che carattere provvisorio, ché la mancanza di lavoro e il troppo produrre qu,1._i divengono fattori per il ra't~iungimcnto d'una nuova ._ituazione ~iale. e Capitalismo .,uicida >, quindi. o mc~lio capitali,mo, che, e-.plicando,i nella condizione mi~liorc. fini- (ce col produrre, naturalnwnte, un nuovo co,tumc, u_na nuova i.ocictà, una nuova economia. Delfino Cinelli è \lato buon o,,;ervatore, ci ,;embra, di qu,rnto ..tccade nella vita americana. Capitale, prol<'tariato e altri termini, spc"so divenuti astratti, tornano ad avere ne-I (UO ,;ag~io un '-CO'-O concreto. E in ciò quc-1 ricordo di Giannettino e di Collodi; qua"i che il linguaggio familiare, in cui ogni ra• J;"ionamento viene condotto più che con tennini convenlionali, con allu,;ioni a coot.e note, con riferimenti domestici e con immagini comuni, serva, almeno un;\ volta, a documt>ntarc co"e ..ociali. Si \"edano p0i le o~,;crvazioni sulla mu- ,;ica e sulla l<'ttcratura americane. Riguardo agli 1;crittori amrricani, Cinelli s'e,;primr con candore c-he mena a giudizi a1;-.ai 1,emplici':ltici: e La loro fa. mo~a freddezza non era che un modo di ma~hrrare la pena di ~uardare la realtà. Si abbia compa~ ..ìon<' de~li "indifferenti"; c~ot.i,;offrono>. E circa la mu,ica. tuttavia, ha la m(·nte pronta a coglirrvi i !-Cgni d'un nuovo co- ,tumc. La penna di Giann<·ttino 'ìpt'~- ~o ha colto giusto, anche <..e- in quakhe pagina pare di leggere la '-toria d'un viaggio nel pa,,..,_. di B<"ngodi. Con'ìe• gurnza d'una pro.~a troppo parlata. troppo bonaria, fino a impl·dir(· allo scrittòre che se ne !'.c-rveogni ragionamento in quakh<' modo meglio pr.rsuac;ivo. Pare veramente di Jr~gc-n• le l<·ttere d'un to-;cano .~randucalc, dall'America, ai ,;;uoi famili.J.ri. In tali modi facili e tranquilli itanno i meriti di qu(·\to 'ì3g'gio americano, ma è a cau• •~1 del loro prrdurarr che chi kg~<:, chiu-.o il libro, qua,i ti domand.1 ~e l'autore non abbia avuto l'occhio troppo veloce-, frettolo<;('); pronto a impiccolire Jr. co",:- p<·r abitudine. Eppurr. con piacere si conosce quec;t' Am<"rica granducale; qua"-i per compcns.trci dell'altra troppo fn·nnica r cl.,-tmorma che il .giornali ...mo ci m<-ttr di continuo ~otto e:li occhi. CARLO DADDI ORITICI ALLO BPEOOHIO, "Ea1,- o•l bnu.o • non fu paua a neu11Do!" &IVIITII& ?i4POIL.tTAN4 (CONTlNUAZ. DAL NUJdllO PRECEDENTE) ~ OFA:--:o n_on imii.tè i ma mi 3V\.'er- ,! tì che se 1n casa del vecchio avessi visto qualco:-a di sospetto, o se non fo-..,i stato capace di farmi rendere i documt:nti, avrebbe prco;o ,;ubito le sue di'ìposizioni : nell'attesa avrebbe lasciato tranquillo il gio,·anotto. Spini, il giovanotto ed io ci recammo dal vccc:hio, dietro alla dOR"ana del ,;;aie: ci indicò il portone d'un grande edificio in ro\"ina, cd entrammo in un cortile 1,udicio e tetro. Alcuni «lazzaroni> giacevano di,te~i sulle lastre di pietra, \"Cstiti più o meno come la nostr:l. guida, che ci disse d'aspettarlo lì, mentre andava alla ricerca del vecchio. Un ra_gazzino ma~ro s'alzò da terra cnn <li~nito~:1 lrntt-zza, ,;j grattò il ca po, fece qualche pa,;,;o veno di me, si fermò a gambe aperte e si miot.cad esamin;.umi con profonda attenzione. t:n v<"cchio disteso lì accanto ~li sferrò un calcio che lo "-Pinsc lontano: e Va al diavolo, e porta rispetto: non ,·cdi che è un si((norc? >. ~fa la voce d'un altro vecchio lo interruppe gridando· e Siam padroni anche noi: viva l'uguaglianza!>. «Viva!> ri..po~i io al drmocrati(o. e Dite un po' : non avete mica da fumare?>. «Sicuro>. ~!i !ii affollarono tutti vicino. Non avevo che tre -.igari. <' li '-Partii volentieri. ~fa in qut·l momrnto ecco entrare un ve~liardo. :":on ne dimenticherò mai né il ,.-olto né le parole né i ge.,t1. Er,, pu!itamenre H''ititf) alla maniera dei m.arin.,i itali:l.ni, pircolo e rnrchiato. con occhi "-Cintillanti e grifagni. Parlava poco cd osi.ervava tutto. Dal suo sgllardo diffid(·nte e ~crutatore. dall<' ru~he ,ullc ~u.uK(' ,. "ulla fronte, dalla lenu•aa con cui parlava, dal fuoco che gli brilla\"a o.~ni t.tnto nl"gli occhi, i.i \Cnti\"a che in lui frrvevano ardenti p~,...i.oni. fl vecchio parlava il dialetto napoletano, un dialetto che gli italiani stessi comprendono a fatica, e mi di~,e rhe il giovanotto aveva trovato il portafo- .'!lio la ,;era prima in un cantuccio, e che l'avevano lasciato ,;tare: solo dopo aver letto il manifc.,,to. l'avevano man• dato alla Legazione. Forse ci saranno state delle altre carte, chissà. Il no,tro aspetto dovette ispirargli fiducia, e 1,i mi~ a parlare in lingua. « Stabili~o un premio supplementare di venticinque ~udi >, gli dissi· e tanto, quegli a,;._egni non potrann,, l''-"-<'r<' riscm.,i; ho fatto mettere il fcnno, e chi tenterà d'incao;<arli ~arà arrestato>. e Crrto. e faranno bene : come si può compiere un tale peccato? Io nor. ho bi ..ogno dei vo.,,tri 2_:; ,;cudi, e ~ li ave,1,i ve li renderci per un bicchieri• no di cognac. Ma dov<' volete chr li trovi? Sapete, ci ,;on tante cana~lie ... Compagni », continuò rivol~endo,;i agli uomini .,tr,i in tt·rra, e avett.: ._,·ntito? V('nticinque ,;cudi di supplemento! Perché non cercare? Voi vedete che r ver,tmcnte un bravo 'iignorc ». e Dove cercare, dopo cinque giorni? > ri1;poc;e il coro 'iOtterr::i.neo, come in Roberto il Diaoolo. Spini perdette la pazienza, e intervenne: « 11 mio amico vi tratta coi guanti, ma io andrò tubito dal prf'frtto: ormai so dov'è la vostra tana, farò fare un'inchiesta e ~i ritroverà tutto! ». 11 vecchio replicò in tono umile e sottome~~: e Perch6 volete offendere della po\"era gente indifesa? >. Mentre parlava così, ~i <;Cntiva, ad onta del tono wttomc~ 1 che provava per noi un sentimento misto d'ironìa e di di~prez10. li sen,;o <•(atto delle .,ue parole t'ra questo: prova quanto \"uoi con la tua polizia. e non caverai un ragno dal buco. I compagni del vrcchio borbottavano fra loro. Spini si frugò in tasca per vedere ~ an,s~c r(•<:atocon sé la pbtola, ma era disarmato. Ci erav:l.mo troppo inoltrati dentro il cortile, e tra noi e la porta c'erano cinque o sci « la1.zaroni > ch'erano appena entrati. Spini scambiò uno sguardo con me, l·d io gli rispo,;;i fra i dc-nti che anch'io non avevo nessun'arma addosso. Un lieve sorriro sfiorò il volto del vecchio, e I suoi occhi ~rifagni sfavi11arono. e Perché state co,ì stretti?» dis• se, rivolto ai compagni. « Questi signori son venuti a parlare d'affari: si capisce, ad ognuno preme il suo. Guardate un po' che disgrazia: ~li assegni sono andati perduti ... e voialtri farete meglio a cercare, piutto<;to che star distc~i CO!ltà. Ce sont d, braurs gr,is >, rnggiume, in f rancesc, rivol~cndmi a me, e mais dcs paresseux >. Il vecchio trionfava, alla vista della paura che era entrata in noi dopo che Spini aveva proferito quelle \"ane min:l.cce. un, i suoi occhi grifagni! e Dunque, sbrighiamoci >, gli dissi. « Voi potete e\S('r ,;icuro che non inca,;serctt.• quei co)di. ,;icché l.t vo,tra non è che cocciutaggine. Se mi renderete quei fogli, ci liaranno crnto scudi per lui, e v<'nticinquc per \"Oi. Altrimenti. la polizia è informata dell..t coo;a e s'occuperà lei dell'affare. Vi do tempo fino a domani per pcmarci su >. Il vecchio mi 1,alutò :l.'-sicurandomi di non 'ìapcr proprio dove metter le m,mi. ci accompagnò fino alla c,trro12a, manifc~tò un ~rande rincn·scimcnto, ma non fece alcuna promei.o;a. La str.1da fino a Sant., Lucia è abba.c;tanu lunga, e paot.,;;adinanzi alla cao;a del prefetto di polizia. Io liò:l.lii un mom<'nto dal <1uo ,;egrctario per raccontar~li l'accaduto, e rientrai direttamente alla locanda. Quale non fu la mia mara,:iglia quando la prima persona che irJcontrai o;ulla soglia fu il vecchio di prima, vigtl,110 da quattro rohu,ti e la.u:aro• ni > diste,i ,ui gradini di manno. Per l'occa ..ionc il vecc-hio aveva rompletato il '-HO co..tume con un bel paio d'occhiali. ~{i ,;;'av'"·icinò, e mi rivo),c la parola con aria piena di candore : e Son venuto a trovarvi pcrch~. dopo che ,ietc partito. abbiamo f1Ul{ato dappertutto, e ,;iamo riusciti a trovare queste carte. Guardat<' "" è roba vO<itra». Le carte comistevano nei miei due a1;'Cgni da 15.000 franchi ciascuno. « Avreste dovuto decidervi prima, vecchio mio' Perché spcndc:rc tanto tempo e tante parole? >. « Perché non avete fiducia in me? Di' un po', Bcppo: non è vero che erano in un cantuccio sotto il letto? Non sei tu che le hai trovate? >. « Dietro il letto>, rispose Bcppo restando di,te'-o bocconi. e Bene, ecco venticinque- o;cudi per voi. e qut>sti cento per lui, "enz..'\dimen• ticare il cognac che vi ho prome~so. Anzi. 1:alite da me, che vi pagherò il premio e berremo un bicchiere in• ,;icme ». e Se per voi fa lo stesso>, replicò il vrcchio. e fatemi ..rrvire quagJ?"il1: ho i miei anni, e la schiena mi fa male a ,;alirc le ,;cale >. Io scoppiai a ridere : ci ripa~ava con la <1te,~amoneta della sfiducia. La faccenda $i chiuse così. Ma per completare il quadro, bi~ogn:l. imma~inarsi il giovanotto dicia,;;~ttenne vestito col peno di vela : quando gli con1;egnai i cento ~udi non ot.apcva dove ficcarli, privo com'era di ta~che e di bo:-sa. Il vecchio Rii !!:Orri~ patcrnamrnte e gli di,;1,e: e Tu li perderai: dalli a mc, che ,te li porterò fino a ca~a >. Sono sicuro che al giovanotto toccò una ditcina di o;cudi, e nulla più. {fine) ALESSANDRO HERZEN (tradu::,. di R P, dall'originai, rn• w) IL 1111111 DI DBBAM !( I... LETTORE dopo le cento e cento e J( cento pagine d'ogni romanzo di Riccardo Bacchclli non è ormai più tentato dall'abilità dello scnttore. La prosa di Bacchelli è ormai un motivo orecchiabile per chiunque ahbia qualche consuetudine con le nostre lettere contemporanee. Vi sono cadenze di Bacchelli che si ritrovano lontano: in opere non narrati\"e magari, in articoli da giornale, dovunque uno scrtttore, un giornalista voglia dare qualche rilievo alle pagine. E per lo più un ri• lievo gratuito, come quello che deriva non dalla fantasia o dal giudizio della mente, ma da una rettorica facile. Scrittori manzoniani e carducciani ve ne sono: la tradizione dura, e fortunosamente coltivata da piccoli professori che attendono u composizioni in prol>a e in versi quasi per un lusso nascosto, senza importanza. Ma Bacchelli ha 8eguito una strada diversa: la tradizione di Manzoni, d1 Carducci, e se si vuole di d'Annunzio; quasi ha trovato in lui se non uno che d1n.1lga (e infatti egli non è, scrittore propriamente \'Olgare), almeno quello che sa ind1r1zzarla ai fini della nostra letteratura n- ,·cnte. Romanzi manzoniani se ne scrissero tanti! Spesso il romanziere cominciava col rifare Quel ramo del lago di Como• o Don Abbondio, o Renzo, o Lucia, o il castello dell'lnnommato. Ricordi d1 letture, di brani restati nella memoria, dai tempi della scuola. Ogni scrittore popolare fino ad essere considerato come l'anima d'un pae!lieha di questi imiratori, fino a stuccare; ma potrà sempre domani averne altri, che \"Cramente non si riducono alla im1tazione, anzi a svolgere con pazienza e con la\'oro alcune tr.1me che parevano lasciate in sospeso. Forse si tratta d'una vicinanza della fanta,ia, cui si aggiunga per alcuni talenti l'attitudine a vedere il mondo attraverso l'arte. ~1anzoni, crediamo, deve avere aiutato Bacchcl11a \"Cdcre tante cose, e anche Carducci certo resta fra gh am11 di ques10 s" ·more, ma, più che ad aprirgli una netta visione del m1mdo, a colorirgliela, a individuargliela. llacchelli non è romanziere soltanto colto e paziente: la sua immai;tinazione ha corso regolare, continuo, fino a ribellarsi se costretta nei limiti dell'imitaz1one e del rifa1,;imento. Se qualcuno dirà cosl che Lazzaro Scacerni. il protagonista, e il perno, del ,"1111;,, 0 del Po rassomiglia spesso Renzo che peregrina e tribola, dice il vero; ma dovrà pure avvedersi come sia un Renzo meno tirmdo d'impulsi. _N"onavrà questo contadino di Bacchelli la salda verità dell'altro man1,oniano; eppure si vede che in lui l'immaginativa ha voluto lavorare di più; quasi a differenziarlo, a precisarlo. Parrebbe, Bacchclli, partito da :\fanzoni ispirato secondo altri richiami e vicinanze d'animo, d:i ricordi, da consuetudini magari, carducciani. Ogni timidezza e goffaggine d1 Renzo è stata CO!IÌ corretta e contraddetta. Renzo era un povero dia- ,·olo mai uscito di casa, Lanaro è stato con ?\apoleone in Russia; quello era imbelle e questo quasi fa ammazzare per mandato. Quello aspetta\.·a la grazia dal cielo, e la raggiungeva, questo invece si arrovella ... Qui Bacchelli pare che abbia voluto complicare fin troppo il suo personaggio. Il manzonismo non va più m là d'alcune cadenze, d'alcune invenzioni; ciò che nei Promessi ipoti. era segno d'un modo tranquillo ormai (almeno sulla pagina) di vedere le cose del mondo, e di !l!Opportarlee di capirle, nel Aflllino del Po diventa frenesia di peccati e di perdoni. La trama infatti del lvtulìno del Po è vasta, ma vale quella più he\"C, dov'è detto il contrJsto che regge la sorte dei personag'{i. \ilovimemata storia quella d1 1.anaro ~aeemi. Talvolta si direbbe che Bacchelli prepari grandi intrighi. alla Oumu più che alla Balzac, trattenendosene e non co~liendone poi mm i fili quau per siJmorile pigrizia. Lazzaro in Russia, durante la ritirata dei napoleonici, salva un ferrarese, ex-prete. Costui lo fa erede d'un tesoro derivante da una preda religiosa ... Così s'aprono i conti dt Lazzaro col ciclo. Lazzaro, tornato in patria, benché pio accetta l'eredità iniqua. Un ebreo pnma, un dalmata che si è fatto turco poi, entrano in scena con molti particolari, forse troppi. E Lazzaro sarà padrone d'un mulino, sposo felice, poi mugnaio a contrasto con contrabbandieri e briganti. Fino al giorno d1 certi intrighi con quel rinnegato che si diceva. E fino alla morte di costui, accaduta per l'odio d'una delle tante ,•ittime; alla quale Lazzaro assiste: Lazzaro che veramente pare vada in cerca di pene per la sua coscienza. Tanti gli avvenimenti del Muli,io del Po e tanti i personaggi; ora accompagnati d1 capitolo in capitolo, ora appena accennati con una bravura che va a tutto danno del racconto, rallentando la scena e distraendone gli spettatori. Bacchelli infatti è forte ed esperimentato in questa bravura di raccontare tutto e di farti balzare davanti agli occhi figure. Ma quasi finisce con stuccare e con irritare; il mondo diventa senza novità. e diremmo senza fantasia. Ogni racconto di Bacchelh ha una ragione più forte di quella soltanto narrativa. Reggono i romanzi di questo scrittore emiliano pill che la fantasia ceni sostegni den\"anti da un intelletto scaltrito. Lazzaro, il Renzo che si diceva, dovrà fare i conti col cielo sia per il tesoro iniquo accettato, sia per l'uccisione del Raguseo. Peccati da cui egli cava grande pena, una pena che si prolunga forse con noia dei lettori in troppe pagine, ma che sempre conduce a scene madri, ad effetto. Dal peccato del tesoro accettato, un prete libera Scacerni con qualche sofisma sulla malizia dei tempi; dall'altro, della complicità discreta sull'uccisione del Raguseo, libera Scacerni una monaca, una santa, secondo la voce popolare. Il primo episodio è condotto secondo ragionamenti. li prete sta fra la leziosaggine e la pietà. Nel secondo ..episodio, invece, Bacchelli veramente chiede aiuto a Manzoni. La monaca santa è come un Borromeo; anch'essa dice:• Vi aspettavo•. Episodi vistosi dove Bacchelli vorrebbe far culminare il dramma degli spiriti? Ma invece così non è. Le scene restano come senza ragione, o almeno noo aderiscono affatto all'intimo senso che il romanziere ha dei fatti umani. Gli scrupoli di Lazzaro sono molti, spesso detti a noi lettori da Bacchelli, più che visibili negli occhj, nell'animo del personaggio. Eppure, anche se non se ne comprendono bene i terminì, certo, nel Mulino del Po non è la grazia che viene in soccorso dt-i miseri e dei peccatori. I malvagi di Bacchelli poi non sono quelli di Manzoni. Con una scrollata di spalle si libererebbero la coscienza dai pesi del rimorso, ed è l'autore qualche volta a volerli più coscienziosi. ~ il tempo che lava gli animi, e non una mano del cielo: il tempo, e quasi la medesima generale malvagità del mondo. Questa la ragione che guida Lazzaro nella sua vna, anche s'egli si trova ad andare in cerca d'oltre cenezze. Bacchelli scrittore fitto di cose e di ragionamenti ha come si sa dei riposi in episodi condotti abilmente. Ogni tanto nei suoi romanzi si dànno fatti e intri12:hi che incoraggiano la lettura, che diremmo nalzano lo spirito mortificato del lettore. Magari il quadro deot.cntto non sarà le- ~ato al resto, magari apparirà o troppo diffuso o troppo ricco. mettendo in rilie'"o esageratamente un particolare minimo; eppure si finisce cél contentarsi. Episodi che avvincono come certi quadri dipinti bene e pur magari senza troppa invenzione, carichi di persone e di cose. Cosl il primo quadro del passa~gio drammatico del Vop, così g1l,,.ahri delle nozze di Lazzaro. e della morte del Raguseo; e quelli infine dell'esecuzione d1 chi il Raguseo uccise. f;.: il meglio di Bacchelli; un meglio da cercarsi in tante altre pagine, ma da non staccarsi da esse. Bacchelli ormai ha preso la mano al romanzo lungo. E, scrittore di poca fantasia, per raggiungere un momento felice si ,·ede che gli occorre quasi una illusione: sentirsi in procinto d'a\'ere a che fare con un grande quadro, con una grande fatica. Tanta poi è la storia di quest'ultimo romanzo d1 Bacchelli. E non storia sullo sfondo come andava bene nel Diot:olo ol Po,itelungo, ma storia ferrarese, minuta, frutto di vicine ricerche certamente. Ci si sente la biblioteca, l'appunto appena dirozzato e messo fra paS,(ina e pagina, fra quadro e quadro, quasi a fare da cornice. Ormai si pensa che Bacchclli non possa procedere di\·ersamente. ~on è scrittore da attenderlo a nuove prove. Errori potrà commetterne ancora, in cento e cento pagine, quasi per via della sua troppa fecondità, ma il libro migliore deve averlo già composto. E se non il libro migliore !e pagine migliori; da ricercarsi, ci sembra, dov'egli è più colto e più in$?enuo. Dove rifà cose lette senza saperlo. Molte le pagine di questo romanzo ferrarese che ci pareva aver già lette; o che almeno ci mettono cose davanti agli occhi che si rivedono volentieri. Quell'aria dì stampa seicentesca, ch'è nei Promessi sposi, torna nel racconto dei mugnai ferraresi. E c'è un aria levantina, alla Carlo Gozzi dei viaggi in Dalmazia, e dei quadretti brevi che dicono quale prosatore colto e anche candido sia llacchelli. \.1a intanto li mulino dtl Po è il primo volume d'una lunR;a storia che domani surà accanto ad altri libri consimili che ci vogliono avvincere alla fatica di vedere il quadro di tutto un secolo. 1 •cento anni• di Bacchclli certamente non saranno senza varietà, e, sì, nemmeno privi di divertimento. ARRIGO BENEDETTI ( CORRIERE TEDE)SC (!)11 ~~st 9W ~ .il CHI un giorno guarderà nel comples• E! so la produzione di questo singolare scrittore (che da poco ha superato i cinquant'anni e che forse, accanto a Caroua, ~ oggi, dopo la generazione degli Hauptmann e dei Mann, il maggior rap. present:ante della letteratura tedesca contemporanea) non sfuggirà l'importanza di un lungo racconto, uscito qualche tempo Ca: Hirttnnovelle (La novella del pastore), e che precedè di poco l'ultimo suo libro; WD.lder :md Menschen (Selve e uomini); editi, tutt'e due i volumi, da LangenMUller di Monaco. La novella ha una trama semplice: è la storia di un ragazzo, guardiano dell'armento di un povero villaggio al confine tra Germania e Polonia, poco prima della guerra mondi:ale, nella regione delle grandi foreste, laghi, lande e paludi ; press'a poco, per dire un nome noto, intorno ai Laghi Masuri: paesaggio caratteristico e unico di tutte le opere di Ernst Wiechert. Questo pastorello, di nome Michael, guarda il suo :armento non senza una regale dignità e serietà, come un pastore della Bibbia i sa colpire con la fionda, al pari di Oavìd, i suoi nemici ; il primo nemico, il pastore sleale e prepotente del vicino villaggio, ~ vinto da lui in una fan~ullesca epica lotta; e alla fine, quando scoppia la guerra mondiale e sulla strada di confine compaiono a cavallo i due primi cosacchi, egli muore in difesa del più piccolo agnello del suo armento, Perfin troppo semplice trama. I contatti autobiografici con l'ultimo libro Selve e uomini, volume di confessioni e di ricordi, dove il piccolo Wiechert, figlio di un guardiano forestale, è descritto con la sua iensibilità delicata, a contatto della vergine natura, 'lOn ignaro dell'arte di guardare armenti e ,i parla perfino dell:a sua abilità a colpire i bersagli con b. fionda, sono evidenti. E proprio per questa mancanza di stacco, per certa presa troppo diretta dei sentimenti, è probabile che i critici letterari continueranno a preferire altre opere di Wiechert: i romanzi come L4 servt1di ]Urgen Doskoeil o La Si1nor4 (tutt'e due tra• dotti in italiano: il primo edito da Sperling & Kupfer, il secondo da Mondadori), dove la tra,figurazione che opera l'arte è un atto compiuto e quella che Ernst Wiechert, parlando di l.OO dei suoi pcnvnagMi, d.1 ...m,4 la e seconda vista>, cioè la façohà di vedere per intuiz.ione, anche da parte di ani. me semplici, certi contatti mi5teriosi tra paesa~gio e personaggi, tra natura e anime, sicché azione e figure son trasportate in un mondo quasi mitico, è miracolo avvenuto per magìa di lingua e di concezione poetica. Anche in que,ta novella, a dire il vero, tale traslazione, tipica di Wiechert, non manca; e, per esempio, la notte trascorsa da Michacl insieme con alcuni suoi compagni più civili, più colti, che vivono in città ma che son rimasti ancora abbastanza fanciulli e fantasiosi, notte trascorsa nel folto della foresta, accanto a un armento di cavalli, ·o i colloqui che verso la fine del racconto avvengono tra il pastorello e il vecchio maestro del vìll:aggio, sono descritti in pagine che a noi sembrano tra le più belle e più ,•ive di tutto Wiechert. ~fa l'importanza del racconto è, per capire nel suo complesso lo svolgimento di questo autore, altrove. Riandando con la memoria :alle prime opere di Wicchert, specialmente a Der Wold, a Totenu;olf, non si può dimenticare l'c invasamento> di lui per la natura, intesa, vezzcggi:ata e adorata paganamente come un dio ; anz.i in Der Wald il bosco era senz'altro un dio e a lui era dedicato un vero e proprio altare, e ancor più chiaramente in Tot,nòAJolf la simpatia per gli antichi dèi germanici dettò pagine d'odio contro il Cristianesimo, cJ'ie i giovani tedeKhi h:an letto e leggono tn• cora. Vero è che quella accesa posizione subito si smorzò e presto furono preparati da Wicchert, nei libri succeuivi, i pas. saggi, i ponti a un:a conce.zione più spir:- tualc della vita. ~fa mai come in questa novella, con tanta chiarezza e fermezza, fu proclamato lo spirito religioso, anzi netta. mente cristiano, con cui Wiechert vede or. mai il mondo. Non è più soltanto la concezione sua della natura che si ~ cambiata: da selvaggia :a vagamente religiosa prima, poi con una punta di e panteismo >, radicata fortemente nell'anima tcduca, e poi sempre più riempita dello e spirito di Dio». ~{a c'è perfino il ritorno al disprezzato libro dei libri, alla Bibbia; e tra le figurazioni bibliche, ormai cosi fitte n, e pagine di Wiechcrt., affiora semplice e significativo lo spìrito del Testamento ~uovo. Quan. do, poco prima del sacrificio di Michael, questi, nei"rolloqui col vecchio maestro, gli domanda a quale spirito appartenga quel curioso tipo di pittrice che, piovuta dalla città, aveva tentato di portare uno scompi~lio nell'anima del giovane pastore, e qui arrossl il vecchio maestro in una maniera fanciullesca, smoue col suo bastone la cenere dall'ultima brace del fuoco e poi disse, altandosi, che quello potev:a essere bene lo spirito delta vecchia natura pagana, che già. nei tempi antichi eress-e molti templi, uno spirito che non è né buono né cattivo, ma che noi abbiamo il compito da Dio di trasformare in silenzio, per i tempi futuri, in uno spidto più alto>. BONAVENTURA TECCHI

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