Omnibus - anno II - n.36 - 3 settembre 1938

liilJ i':LL'ESTATE del 19o8 un uomo Il e un ragazzo con i capelli lunghi, che indo,savano le 'itrane tuniche fluttuanti dei pellegrini nazareni, arriva, .ino a ~kc;sina. Avevano un compito, e subito vi si dcdicaronC"o.I mc,;- <;jncsi, infatti, fermi nelle strade, li udirono annunziare: « Questa è una città malvagia e corrotta. Sarà dic,tnltta entro l'anno e i c;uoi abitanti verranno puniti per i loro peccati. Pentitevi, prima che sia troppo tardi! >. La ma~gior parte dc~li spettatori tirarono via ridendo. Quakuno si fece il segno della croce e non ci pemò più. Ma una persona, almeno, non doveva dimenticare l'cpi,;odio. Quell'anno il Natale cadde di ,·cncrdì. Dopo tre giorni di fcqc, la domenica sna, i cc-ntocinquant .u. nila abitanti di Mcs'iina <;jcoricarono e~u'iti, ra,..<;egnatla riaprire ~li occhi ndl'ine- \·itabile alba d'un giorno di lavoro. Ma ci fu qualche eccezione. i\C'I pomerig~io e la sera della domenica le pc~one nervo<;e cd eccitabili 'ii erano particolarmente affaticate. Per una mezz'ora circa dopo la me?Zanottc il ber-tiame 'iembrò agitato: i ca\'alli ni• trivano nelle stalle e latrati di cani ,;j levavano da ogni punto della città. Nell'oscurità gli uccelli volavano lenti e ba ....i, emettendo note d1 allarme. Que'tti 'ìÌntomi, avvertiti entro il giro di centocinquanta chilometri, furono att:i?uiti poi ai movimenti micrmi- ,..m1c1. L'alba illuminò fiocamente la città. la luce giungc\'a attravcr,;,o un banco m<1"'iicciodi nuvole. I fanali il ~a" ardtvano ancora, si udi\'a lo <;campa• lll'llare delle capre e qualche pa,,..antc mattiniero circola\'a nelle ,;,trade de'terte. Jn quel pauroso, incerto intCr\'allo, la maggior parte dei mcs,;j. nc,i dormiva l'ultima ora di ,;,onno tranquillo. Ad un tratto, da un punto 1mprcci- -.ato e lontano, sor'ic uno strano rumore, come un canto. Pareva il ba,,;o ,uono fischiante col quale s'iniziano ~li ura~ani: andò ,;:empre crc\c-cndo. finché, con un boato rauco, ,i tra,.formi, in un orribile tuono sotterranro. L1n altro i'itantr di rumore, una pau"a at• tonita, poi, aprcndo,i wtto i piedi dei pa ..,anti, il terreno cominciò ad alTar--i e ad abba<;~ar"i in grandi, lunghe onde. :\(e,;<;ina, vinta da una forza ,;opr,mnaturale, cadev~. Edifici interi si sol• le\'avano, poi ricadevano con ,c-hian11 e tonfi ~pavcnto,;:i. Le ~trade ,i g:onfian:mo, i marriapiedi ,i inrrc,parono, pietre t mattoni ~i pol\'rrin;wa10. Con fra~orc incredibile. una v.:llan1.{agi~antesca di calci11.1ccie di le~name <;fraccllato cadde sulla terra. Per miRliaia di pcr'-One fu la fine dd mondo. In trenta '-<!Condi,quella ch'era stata una città famO"-a per bcllena diventò una rovina, un nido dì morte. Centomila pcr'-One, a ~k,...,ina e nei villaggi \'ÌCini, furono uc-ci,(' o mortalmente ferite: non una famiglia, qua- ~i. ,fu~e;ì a quel .,acrific-io di <;angue. Dopo la prima \co,,a frae;oro-m, ritornò improvvisamente la calma. Si udivano ,;olo i ~ridi dei moribondi e dei feriti. Quelli che pot"rono evadere d;-tlle Ca'iC rovinatè "i prccipit.trono nudi o "Cmi,·e<;ttti nelle ,tradr balenanti r ,;j dire.,.,ero attra\'er\O montagne di rottami ver1-o il man·. Sco,se minori continuavano intanto a far pio- \'err mobili, blocchi di pietra. e cadavNÌ. :\Colti morirono ,..tritolati men• tre altri. istupiditi, ,..j rifugiarono "0t• to muri barcollanti do\'C'· incontrarono poco dopo la <;tc,,a ~ortt•. :\Colte mi~liaia di pcnonc ,;,i raccol- ,ero ,;,ul lungomare, CC'rtc di e,"('re ~fonte in salvo. :\la pochi j,;tanti dopo \'idc-ro il mare mdietrr(t~iarc improvvi,..amcnte nel j>01·to per a\'vcntar-.i di nuovo "ll di loro in una ,ola ~i~antcsca onda pi<•n;,ldi ,puma, alta tredici metri circ-a. <' che avanzò muggendo per alme-no quattrocento metri dentro la città. Centinaia di barch(' di pescatori •la \·iolenu del marfrno-- to wcll(•\';,1 I<· anrore c-omc ru,relli1, e perfino moltr navi da carico, ~i trovarono in 'iccc-o, e urt..tndo le une con1ro le altre' furono ridotte in legname informe. Era come un tifone cht ,1vanza,;<;cda tutti i punti della bu,;~Ja. Grandi cavcnw "'i aprivano nf'i m.uc, profonde da \Cttc a dicci metri. Navi ancor.1tc al largo toccarono il fondo della bai:l e tonnellate dì acqua caddero loro addo.,.,o travolgendole. Il lungomare ,u cui ~'erano raccolti i ~upcn,titi crollò come 'ìC fo~(e cli carta e le arque, indi<'trc.~giando, portarono con .,é i rottami di centinaia di edififìci e la mag-gior pa.ne della folla atte1rit.l c:hc aveva cercato 11.alvczzaver- ,o il mare. Perfino il ciclo entrò a que~to punto nella congiura. Strane fiamme e scin1illc ,i ac:ce!-Cronell'aria. co,ì numcroS<.'che l'univ<'rso ,cmbrò tutto inrendiato. Lo ,pa\'Cnto'-0 fcnom<·no ("Ontinuò finché i venti non ebbero ragg-iunto una. velocità da urag.rno j a !lor,, bru,camcntc 11 cido ,i aprì e ,i ,ciol,;,e in dilU\·io sulla città. Da qudl'i'itantc, per ~ette giorni. venti taOMNIBUS 1' ~,.,. • . ..-~~ ..... - -~ .. ~-~~- .... _ glienti e piogge nraripanti non do\·C· vano dar tregua ai ~opravvi,;,uti. Quasi nel medesimo i~tantc in cui cominciò a piovere, una dozzina di inc<'ndi ,;,coppiarono in vari punti ddla città illuminando vivamente orrori indicibili, Il ga~ delle condutture rotte alimentava le fiamme. Gli scampati al terremoto, in fuga davanti. a quei nUO\'Ì orrori, diventarono folle impazzite che calpestarono a morte CC'ntinaia di indi\'idui più deboli, Nuove ~o.,.,c ,.j producevano a intervalli facendo precipitar(' con fragore altri edifici. Fili carichi di corrente si spezzavano e (i attorcevano come ~erpcn1i 'iUi fuggitivi inorriditi. < Alla Cattedrale 1 » gridò qualcuno. « Lì tro.,crcmo certamente rifu- ~io ! ». La folla "i precipitò ver,..o il m=ig-nifico edificio che per otto ,;ccoli a\'ev<.1offerto un asilo sicuro contro i bomhardam<.•11ti,~li incendi e i terremoti, Di nuo\.·o. in meno alla di,truzionc e a.Ila ro\'ina, i di,graziati mes- ,inc-.i trovarono un po' di calma. Al• l'altare ma~giore ~i andava svol~endo con confortante ,olennità ed ordine L1 ).((-,..,a (·antata. lmprovvi-.amente. la terra ebbe un fremito co~ì potente che -.ulle teste dC'i fedeli le volte ma~..i.ccc delle navate rumorc~l{larono. Le mura, stanche del loro carico .,ecola.re, c;j piegarono. Il tNto e i ,;uoi ,trchi imponenti, in'iieme con le ventidue colonne granitiche dr! Tempio di NC'ttuno, precipitarono di.,truggcndo tutti quelli che avevano cercato protezione sotto di c~se. Quando fu finalmente giorno, si po· tè valutare l'immensità del disastro. Il porto era coperto di relitti. 1,(igliaia di cadaveri erano mescolati con rottami fumanti; ,;j riconoscevano gli ava.nzi di almeno cento barche da pc- .,ca. Il g-randc ospedale militare era rovinato: d<'i suoi ammalati e del suo pcNonalc non rimaneva in vita ncs- ,uno. Tutti i mezzi ordinari di comunicazione erano distrutti. Una delle navi che erano riu.scite ad allontanar.;i dal tifone fu mandata bmgo la costa a cercar soccorsi, ma i primi aiuti arrivarono solo il martedì mattina. La nave da guerra russa Slava fu la prima nave che entrasse nel porto. Si formarono ~quadre di salvataggio, furono distribuite van• ghc, accette (' piccozze. « Vi o;erviranno anche fucili », ammonì un ufficiale italiano. « Le prigioni ~i sono aperte e- la ~chiuma della Sicilia si è sparsa tra le rovine». Lungo la riva era stata di,posta una lung-hi1;1;imafila di morti, e le onde lambivano i corpi nudi. Silenzio~i, i '-Opravvio;suti sguazzavano laceri e <;munti nell'acqua, ~rcando i propri parenti. Un uomo si fermò accanto al cadavere cii una bella ragazza. e Vedete? » dis,e. e Per rubarle gli anelli... ». E alzò la mano ~inistra da cui erano state reci~ due dita. Cinquanta strade erano state distrutte a nord r a <;ud, altre cinquanta a <'.,t e a ove'it: duemilacinquecento i~- lati in tutto. Sotto le rovine c'erano c,;,,;criumani: centotrenta.mila tra morti e vivi che aspettavano 'iOCCOr'-0.I marinai o;j spaNCro tra le rovine lan• ciando appelli. Appena arrivava loro un gemito da ~tterra ,;j affondavano fr('nctic-amcntc le piccone nel calce• Hrun:o, nel legno, nri mattoni, nei mobili, scavando a volte buche profonde più di quindici mt>tri. Intanto, nuove ~CO'ì'Cface\'ano precipitare altri muri. Spc~'-0, dopo aver impiegato ore a ,;,cavare un cunicolo, i salvatori vedevano franarne le pareti, srhiacciando la vittima. l."na squadra ~avò quaranta,ette ore per !(alvarc un uomo che morì appena vista la luce. ln fondo a una galleria furono trovati due bambini ilJr,;i che gioca\'ano ridendo, Accanto a loro la loro madre mona ,;,i strin~eva un poppante morto al ,;,eno. Alcuni 1-upcr,titi completamente istupiditi erano incapaci di aiutani da ,é. Una famiglia compo<;ta del padre, della madre e di cinque fig-liera ammucchiata, qua,i nuda, in una piauetta aperta, 'iOtto la pioggia dirotta. « To. glieteci di qui, per amor di Dio 1 » gridò il padre. « Andate al porto: troverete delle o;cialuppc che vi porteranno a bordo», rispo'ie loro un giornalista. « ~1a come p0,;1iamo u'icire di qui,». • Con i \"O\tri piedi ». La famigli:i rifiutò di muoversi. e Non abbiamo ombrelli », risposero. In un vano, sotto un cumulo di macerie, fu tro\•ato un prete ~poho fino al mento nei rottami, Per tre giorni il suo gatto gli si era aggirato intorno -onfortandolo con i c.uoi mia.goli affettuosi, sinché, vinto dalla fame, aveva divorato un orecchio del padrone. Un'altra <;quadra di marinai lavorò per tutta una notte di diluvio ~timo. lata dal grido continuo: « Maria! ~fa . ria 1 ». ~1a non ,;i trattava che di un pappagallo. Come ~e non ba'it:).<;Wro i ladri, innumer('voli cani accorsero nella città dalle colline ,;jfiJiane a di\putar--i ringhiando i cadaveri Le forze navali internazionali ebbero l'ordine di fucilare 'iCnza pietà i ~accheggiatori, ma le difficoltà crebbero quando i vampiri, ind<>"'iatc le unifomu degli ufficiali italiani morti, si raccol~ro in bande arm;1te, Intorno al Banco di Sicilia, dov'erano venute alla luce dice-i milioni di lire in oro1 si svolse tra i briganti e i marinai un vero corpo a corpo che ebbe per ri\ultato 'iCi briganti morti e sci feriti. Era imponibile ,;ottrarrc tempo all'opera di 'ìalvatai;gio per ~eppellire i morti. Mentre per'ii'iteva un barlume di t:peranza chr (''i~tri umani re.spiras- ~ro ancora sotto le macerie, tutti gli sforzi dovevano cs,cre diretti al loro ,alvatag~io. lntanto innumerevoli cadaveri nudi giacevano dappertutto, dispo'iti in file o semplicemente ammucchiati, accata'itati in di,;ordinc ~otto la <;,frn:adella pioggia e la vampa del ~- le. 1-(a arrivò infine anche il momento di occupar~i dei morti. In principio I<' <;<1uadrcdi (alvataggio tentarono di mettere tre morti in ogni bara, ma con più di centomila morti anc hc que!lta misura e'itrf"ma non ba\tÒ. Si tentò allora di ~ppcllirli in una grande fos..a comune, ammucchiandoHli come tronchi d'albero. Non b:u.tando nemmeno qu<:sto, fu nece.-.~ariochiamare in 'iOCCO~o il fuoco. Per gi()rni e giorni una proce~'iione di carri mortuari attravern) le strade sventrate, diretta a un grande rogo fu. nebre. Il \'Cnte~imo giorno, quando perfino gli ottimhti più ostinati ave\'ano perduto ogni speranza di nuovi -.alvataggi, una voce uscì da sotto le rovine di una ca ..a. Non fu un lavoro facile ri• muovere le macerie perché travi enor• mi blocca\'ano agoni accC'i'iOal 1-ottcr• raneo. Dopo molto lavoro i <;alvatori giumcro in ciò ch'fra stato una camera da letto e vi trovarono, stupefatti, una giovane madre con due gemelli di due ,cttimane, in ottima salute. Senza alcun \OCCO~o,la donna aveva portato a tcnninc con 'iUccr,;,'iOil difficile parto. I medici \Ì prcdpitarono ad esaminare madre e fi~li. Non c'era alcun cibo nella carnei a, quando il terremoto l',we\'a divisa dal re5tantc mondo, eppure i bambini erano gra'isi, sani e felici. Né certo alcun alimento aveva potuto giungere 'iino ai tre '-epolti vivi tra l'i~tantc del terremoto e quello del sa.lvataggio. Pregata di spiegare il mi,tcro la giovane donna s'illuminò tutta. «Due volte al giorno», rispose, e Essa ci portava da mangì.:lre. Non ha pcrmcs50 che i bambini cd io ,;,offris~imo.Come arriva'va fino a noi? Che aspetto aveva? ~[a non capite? Era la I\-ladonna. L'estate scona, vedete, fui fermata per strada da un uomo e da un ragazzo vestiti com~ glt antichi pastori. "Pentiti, ,,figlia", mi dissero, "e sarai salvata ». FRANCESCA PALMER (tul{mone del dlst1a1ro) Wià~atra e er C a t e d ! ,ix lmta-T A' comprender ~ . . . . quando vi diciamo che le no:itre Pac;;u- ~ OR!\ ATO da ~~h1 giorni dalla !:ce~- gliettc Brimchi regolatrici dello sto~al za, mi 1mba1te1 In Franco c., un mio CO C dell'intestino, per la loro azione anuco compagno d1 sc~ol~,.col quale ltnta ma complrta e non irritante non comit'rvoqualche rapport? d_am1cm_a". .An: \'anno confuse cogli altri purganti ; chl' 1u scapolo, l'h? > m1 d1nt'. Glt spiegai . . be fi che avevo lasciato mia moglie e la bam- ,;ono co:nod1s~1me e veramente ne • bina ancora ptr pochi giorni al man·, per che specialmente ,pc~ coloro che hanevitar loro j trl'ni affollati di fine mese no prov.:ltO un po d1 tutto e non san• e Tutte chiacchiere, vuoi goderti un po' no più cosa fare per il loro nomaco di libertà>, mi ri~pose. « Anch'io, del rr-- rovinato. I:na scatola costa 2 1ire in sto, son riuscito a convincere la mia con- tute le farmacie e basta per '20•30 sorte che la cura dell'uva è indispl'ntabilc giorni. al figlio, e cod non tomnanno Cht' dopo AchllleBrloschle C. la vendemmia. ~a adt'sso che Jit'i dei nostri, de\,j venire a cena con me: mang:o da "Pippo··, si sta d"incanro e c'è una com• pagnia simpaticinima ». :..•on a1,evo nt'nun programma e il mio treno ripartiva a nottr alta; finii per accettare. Come immagina,·o, e Pippo> l'ra un piccolo riuorante con allo~~io, dall'as~tto modesto l' antiquato. Il mio amico entrb sicuro, ~aiutando i pochi clienti, c mi fece vdere, con aria di prnona pratica del locale, ad un tavolo vicino a una finestra. e lo mi mc-no sc-mprequi», diue, accennando ad una busta io carta pel tovagliolo, sulla quale, fra i div'!:ni pubblkìtari, si vede\a scritto a lapi1 Roi. C. «Ormai mi considerano di casa ». Pippo, Hstito di scuro e con i baffi grigi, si a\ vicinb al ta\·olo. e Cosa possiamo servire a qul'sti si'!:nori? > chiCSt'con accento gioioso e compunto, mentre, fingendo di mt'ttere in ordine, mascherava con la sa• liera una macchia di vino mila tovaglia e Fa tu una cosa•che vada ~ne, ma che sia in gamba 1 > dis.sCi'l mio amico. :-:ou,i che, in gcnerl', ogni cliente occupava un tavolo a sé, ma quasi tutti chiacchieravano fra loro, abando il \·iso dal piatto· Franco non avt'va :,.ncorafinito di salutar tutli, e, Quando ii;li sembrava cht fouc il momento adatto, lo fact'va, dondolando la testa e sorridendo. et un ambiente familiare, ma \alto; ci son penonf' fra le primf' della città», mi confidò, mentre un camf'riue molto s:ovane impacciato nella sua giacca bianca ci porta\·a la minrstra: e Qudlo, ,edì, pt"r e~mp:o, t: il direttore dcll'l;nione ». Oove\a tratuni infatti d'un cliente importante perché Pippo, allontanato con enl'rgia il cameriere, s'c-rames.solui in p<"rsona a preparar l'insalata, maneftgiandocon ulo le po,ate di c-l'iluloide,mentre- il per• sona'l:gio os~n,·a,,a \Oddisfatto. • Personalmente non lo conosco>, ammi,t- Franco, e ma qui d salutiamo lo '1<'~50 > Il mio amico richiese a vou alta del ghiaccio, poi si ri,.-ohe a un signore abbastanza elegante ch'era alla nostra de,tra, e Avvocato, tanti saluti da quella rossa », dii~. e Quale ro,,a" > replicò l"altro, sor. ridendo compiaciuto. e Quc-tladi domenica, non rirordate? ... >. E, alu10,i dal suo po• sto, Franco si a\·vicinò al lC'gale,e su•tte un poco a parlare a bassa vocl'. e Scu,ami >, mi di~ poi, ri\('dcndo. e Domenica. abbiamo fatto una gita con la macchina dell'an·ocato, in rivif'ra, e abbiamo cono-- sciuto due donne. Oggi le ho ritrovate qui e ho prc-soappuntamento pf'r stasc-ra. Tu capi,ci. > e con un gesto ddla mano, cercò di farmi indovinare lf' sue anu:rie galanti. Df"l res10, a con\iderarlo un poco, tutto il locale si ìntonava con storit'llt' del genf"re,e non era difficilesupporre cht' Pippo teneoe mano a certe faccende poco pulite. e Veniamo qui anche d'inverno>, mi confermb il mio commt'nule, e per dellt' Ct'- nettc di mt'uanotte, a mangiare le !urna ch,- o la lepre: tutto, si capiscr, quando ci riesce a scappare-di casa>. Franco ~l'mbra\a \Oddisfatti,simodi questi ricordi sopenrati Vt'di quello là >, pro~("suì,indicandomi un uomo anziano che fini\a d mangiare la frutta, e è un i,teomerra;quando ci si mette, è roba da crt"part"d: al ridere. Fa d<'lledichiara.-ioni alla camr·ricra, cerca t cuerle le mani addono, le corrr die1ro... >. Il geomctn avrebbe potuto es-- \/'re mio padre. Finii la •rrata, col mio amico e con ra,- vocato, in un ritro\o dove ~i ballava al, l'aperto. Wn posto ~rmplice e tranquillo, frf'quC'ntatoda operai e da ragazze del po· polo; ma tutto ~i riduce\"aa certi obat-jou, rma sui ta\·oli, e all'orchestra in couuinl' argentino. Ci vdcmmo intorno a un piccolo ta\"olo di ,,.imìni. L'av,ocato ordinb un'anisetta e la 1)(-H·ctutta in un \orso, guardandosi intorno soddi•fatto, e Belle ragane >, dice, a o\~ervando una bionda che aveva i capelli arricciati sulle spallr e i fianchi che dondolavano al ritmo del tango. e Di' un po', però, le nostre sono meglio.. >. E di tanto in tanto, tò!;uardavala porta, con una C('rta impa:rienza Finalmente le due donne, vestite di seta ,gargian1e, apparv('rO sulla soglia, sorridendo con ari., di padrone. Una era baua, con le gambe storte (' i piedi che uscivano fuori dai sandali, l'altra aveva un petto enorme e una gran t<'\ta gonfia di ricciolinì rossi. Da lontano l'an·ocato fece un gr,\n •aiuto. Ma le due ragazze s'av\'iarono a un tavolo dov'Nano seduti cinque o ~i gio-- vanotti con le cr.watte giall(' e celeni, e si sedettero con loro. e Non hanno voluto \'t'nire subito con noi, per non farsi vedere dagli altri .. > dis\c il mio amico. e F: mcglìo che le aspettiamo fuori >. Si alzò e l'avvocato fece altreuan10: mi •aiutarono in fr('tta, laKiandomi da pagare il conto. Rimasi solo a veder ballare fino a notte alta, in a11esadtl treno. Quando mc ne andai, le due ragane erano ancora allo stesso ta\'olo e bevevano con la cannuccia, ridendo. In un antò!;olbouio del viale di ci,convallazionc, scorsi la balilla dell'avvocato coi fari accrsi dentro, come in agguato, v'C"ra• no i due amid che ancora attC'ndevano Seccati d'c,\ere stati sorpresi da me, fimcro di non vedermi e si misero a parlare tra loro come persone che di~utono dove tra. scorrere la serata. MASSIMO ALBERINI Milano R P \hl LAGATTAINAMORE - Co,,,,.,,, ,.,-,,r11IJ /,. r•II• {il• ,.I/,, r11lli•11 lii11•t• , /r<1/11••f11, ltllff1 lflllfOI Jj (111#/IIU fllfllll •illl •11lii/, r 11/11, lrillr, 11Sli1111ID•11l11. L,, flil11 Ull{•••••Ff .,,. J,,, lt"II/)<', ., '"" ,,,,,,,, ,, l1111t11 ,,. , •• ,,, 1111 ,,,,.., H,,, j,,u, r,111• u111,.fiJ,,•{•t1 .,, ,.,,, 11114 ,,. ,... ,,,,•1,,,,,.,, .,,.,,,,. .,,,;.,,;,,,,,n,,, . ,,_,,,/ i••••"'"'' ~, li 1,11,1, , ,,,,,,,,11 JMr /,, ri111. C.,,111, 11• "I"''" 11rrlr, r, u lo Jitr, lii Jo.,,.J '"' 1orlial, 11rra11it,. - Sr1r,t,1 •o• Y<' •'r, (n.,.,, •i11, rÙ/JdU /,, /•1111111 pro/11••/11 .,, ,•; il .-J•J,b•",./ J,,11, F111111,,-,,~ ,1,, ,,,. f,,;, ,••• ,,, j,,11111.t•. o,.,. .. 1,,,,,,,, '"""•., ,., J, ,,,,, •··· I/lii ,J,,. ''""""' Ji. PJSET~ MORALE Comt lt b,J!t d:onnt .1nd1t lt g'.lttl° u.s.ano 1,0!0 d:cl •S.:.poM .1! Uttn I tutto 1 Ogninumerocon1ieneuna acint1\lan• le ne<:olta di ~critti,fotografie e di- ~gnì che toccanotutti i toni del ut• timanalf' rivoltoalla totalità dei lettori: oirii pagina~ un e~empio di l'IOrridentefrescht'ZUIe di , i,·acità giornalistica.E' in ,·enditaa cent.60. STACCHIN FRUSTA! • Il bacio ptà lungo e profondo può estere U ph) puro, H bene non mutl U piacere cbe l'accomuna al bacio d'amore: l'1nt.ero ■en■o delle eat.aalm1at1ebe al conclude Ln codut.o aegreio. e La realtà. ba talvolta aapetio di ■orno: quando,1 muta. 1.n 1.ncubo. •• "Gutta.rama" IV Edizione, L. 10 ---Novità di CESCHINA---

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==