A TRE giorni, e a sessanta• tré anni, il ,;ignor Giusti• no de Selves era diventato ----- ministro per la prima volta. Gentiluomo tolosano di vecchia famiglia di toga. non era mai stato un vero e proprio uomo politico: prima avvocato, poi prefetto, diretto• re ~enera1c delle Poste e Telegrafi, ave. va infine occupato per quindici anni il posto di prefetto della Senna, e solo due anni prima, nel 1909, gli elettori senatoriali lo avevano mandato al Lu~,;cmburgo. Quando i giornali a• vcvano annunciato che il signor Cail• laux, formando il suo primo Gabinet• to, aveva affidato a lui il portafogli degli Esteri, un certo stupore aveva accolto la scelta. I suoi titoli alla di• plomazia sembravano consistere tutti nella distinzione delle sue maniere e nella sua parentela col signor dc Frcy• cinet : ma siccome non vi erano in Eur~pa questioni urgenti o gravi, e per. 11momento la principale preoccu• paz.1one del Quai d'Orsay era l'im• minentc viaggio del capo dello Stato in Olanda, dc Selves poteva essere proprio quello che ci voleva : decora• tivo, ben vestito, accurato, avrebbe un po' compensato agli occhi dei ciam• bellani della regina Guglielmina il gu1re bonhomme del pre,;idente Fai• lièrcs. Egli stava appunto mettendosi rapi• damente al corrente dei blandi rap. porti franco•olandesi per poter soste• nere la conversazione l.iggiù. Era il primo di luglio, la partenza era fi,;-.ata per il 3. Verso le ore undici il suo capo di Gabinetto venne ad annun• ciargli che l'ambasciatore di Germa• nia gli chiedeva un colloquio, e pos• sibilmente subito, prima di mc1.zogior• no: il consigliere von Lancken-\Vakenitz non spiegava le ragioni di tanta urgenza, ma insisteva. Dc Selves ac• consentì senz'altro a ricevere a mez• zogiorno l'ambasciatore. Si trattava del :Marocco, e l'ombra che copriva insolitamente il viso (tio• viale e bonario del barone de Schoen annunciava che la comunicazione del governo tedesco al governo francese era delicata: il governo imperiale, preoccupato dei tumulti e dei di,;or• dini che desolavano il Sud dell'impero <,eeriffiano, aveva deciso di inviare nel porto di Agadir una nave da guerra per proteggere gli interessi e le vite dei commercianti tedeschi. In questi termini, e dopo tanti anni. la cosa può sembrare abbastanza inoffensiva, e sproporzionato il clamore 5uscitato da quello che è passato alla \toria come « il colpo di Agadir •• CO· mc la crisi isterica di un'Europa troµ• po abituata alla vita tranquilla. Ma dietro quella comunicazione cortese, concludente al solito con espressioni di buona volontà amichevole e speranze di concordia, c'era tutta una comples• sa situazione che da anni, col suo equi. librio instabile, minacciava la pace europea. Ancora molti anni prima, entrata la politica europea in una zona di bo• nacci1., il marchc,;e di Salisburv aveva deLo : « Ora non vedo altro Pericolo per la pace che nel Marocco >. E allora il vecchio statista parla\·a -;olo delle relazioni fra l'Inghilterra e la Francia, che nel e continente nero», come dicevano i giornalisti del tempo, continuavano la c;ccolare rivalità colo• niale dcli' India e del Canadà. Ma poi l'Intesa Cordiale aveva ag~iustato o~ni cCKa. Era entrata allora in campo la Germania, e un anno appena dopo l'fnt<'sa Cordiale il Kaiser C'la c;.bar• cato a Tangeri, col mare cattivo, e 'iu un cattivo cavallo era andato a ,;a. lutare solennemente, nello zio del sul• tano, il rappresentante del sovrano « di un Marocco libero, aperto senza esclusioni alla concorrenza di tutte le na• zioni >. Con questa rumorosa manife• stazione, la Germania di Biilow aveva messo il suo veto alla « tuni,;ificazionc » del ~arocco. Resisterle? Nelle anti• camere dell'Elisco il presidente dtl Comiglio Rouvier era stato pre,;o dal panico: il ministro degli Esteri, Teofilo Drlcassé, che non voleva cedere, « fut re,woyi avcc du injuru >1 dice amara• mente Bainville, e al tavolo della con• fercnza di Algeciras :M'onsieur Revoil, « ometto che sorride sempre agli epigrammi che non osa pronunciart" », si t'ra seduto accanto al rigido e auto• matico conte von Radowitz, in una atmo,;fera elettrica. Per evitare la guer• ra, la Francia aveva dovuto accomentirc alla internazionalizzazione del Marocco: delegati di tutte le nazioni era• no entrati nel Consiglio della Banca di Stato sceriffiana, e un colonnello svizzero aveva preso casa a Tangeri per controllare le forze di polizia. ~fa la Francia non si era mai rassegnata a quella soluzione che contrastava il suo \Ogno di un impero nord-africano. L'opinione tedesca ne era rima,;ta ir• ritata : il tanto famoso barone Holstcin aveva concluso: « Allora è ~tabilito che con quella gente non c'è nulla da fare », r la ~tampa aveva seguitato a denunciare la e macchia d'olio:, francc5e che si allargava sul Marocco. Questa la vecchia, irritante storia, che aveva aggiunto nuovi motivi di diffidenza e di rancore ai tanti che dividevano i due popoli. Ora es\a ,e;iun• ~tva a un punto cruciale, ~c1:tnatodalla comunicazione del barone de Schocn. Questi del resto non aveva nascosto a de Selves il vero significato della mo,;sa improvvi~ del suo g:overno : la prc• senza della cannoniera tedesca di fronte al p<.>to1 di A~adir <."rduua ri\po~ta alla decisione che da pochi giorni era stata pre~a dal governo della rcpub• blica, di mandare una spedizione mi• litare a occupare Fez per proteggere il sultano dalle mehalla dei ribelli. Malgrado tutte le assicurazioni della Francia, quella occupazione « tempo• ranea :, era fuori dallo spirito di Al- ~eciras, equivaleva a rimettere sul tappeto la questione marocchina come nel 1905, gonfia di tutte le vecchie e nuove minacce. Intanto, laggiù, la piccola cannoniera tedesca Panthcr, grigio opaco nel grigio luccicante d1 riverberi, con un lungo cappello di bianche tende, we• gliava la siesta di Agadir con le salve d'mo, e i marinai col na-;tro nero yen. dente sulla nuca .~uardavano desolati le case povere e scalcinate annidate in alto, a qualche chilometro dalla costa delusi come da un bel nome di ca~ stellana posato '-U una donna brutta. Sarebbero rima,;ti soli? O avrebbero avvistato da un momento all'altro a). l'orizzonte sfocato il fumo di altre navi da guerra: incrociatori francesi, for~e anche incrociatori inglesi? Era la '-tcr,,sadomanda che tutti i lettori dei ,giornali di Europa si ponevano con ansia; perfino a Roma. fra ~ontccitorio e la Terza Saletta, tacque per un attimo l'appassionato clamore per la legge sul monopolio delle assicura• zioni. cara all'onorevole Giolitti ostica al Giornale d'Italia, e il process~ Cuo• colo r l'orrendo delitto di Piazza di Pietra passarono per qualche ora in ~econda linea. Che hisognasse mandare ad A~dir almeno un incrociatore era l'opinione ben ferma di de Sclves. Antico uffi. ciale dell'annata della Loira, padre di un ufficiale di artiglieria, non ammct• tcva che la Francia si umiliasse a trattare in quelle condizioni, ubbidendo a un richiamo perentorio e brutale. A Londra, Sir Arthur Nicholson, il sotto• segretario permanente agli E'iteri, ave. va detto che anche a lui sembrava che ,.j imponesse l'invio di navi inglesi e francesi ad Agadir. Delcassé, la vitti• ma del « colpo di Tangeri >, che mes• so al ministero della Marina c;.embrava tenuto in riserva per terripi migliori, era invece contrario a una risposta di quel genere e dava consigli di mode• razìone e di prudenza che contrastavano con la 'iua leggenda. Con lui era Jules Cambon, l'ambasciatore franceSf" a Brrlino. Il presidente del Comiglio, « incline per temperamento alle para• te energiche », per ragionamento pro• pendeva per le vie concilianti. Mentre si di,;cutC\'a, giunse il giorno stabilito IL KAISER E IL XROlfl'RINZ per la partenza del capo dello Stato J;er l'Olanda; e dc Sclves, smagato, partì per quello che avrebbe dovuto essere il suo viaggio di nozze col potere. Era appena partito che giunse d.1 &;riino la notizia che il Kahcr ,t\ e• va improvvisamente rinunciato alla sua crociera in Norvegia e rimaneva nella capitale. Era un segno che la Germania era pronta a estreme misure? D'altra parte da Londra telegrafavano che Grey, tomato dalla campagna, si mo~trava assai meno disposto di Nic~olson a mandare navi in Marocco, e dKeva che doveva consultare il Gabinetto. Caillaux, incoraggiato da Cam• bon1 decise personalmente di rinunciare a qualsiasi dimostrazione navale, e a de Sclves non rimase che fare da L' Aja un telegramma risentito. Cambon non si fidava del Quai d'Or· '-ay, dove si era gelosi di lui, della sua jnfluenza a Berlino, e « per opposizione alla sua sae;gezza. si manifestava il gusto delle wluzioni imprudenti:,. In• '>istcttc quindi presso Caillaux perché tenesse lui in mano il filo delle trattative. Prima di tornare a Berlino, gli riassunse in un menttlrandum la situazione. ~femore di un insegnamento ri• volto~li una volta da Thiers, l'amba- ,;çiatorc ammoniva a non « voler riu• scire troppo:,. Secondo lui lo scopo essenziale della Francia in Africa do• vcva es-;erc l'occupazione del Marocco, ma per non comprometterla in una catastrofe europea occorreva essere capaci di sacrifici anche importanti. Bi• ~gnava quindi affrontare con la Germania una convc~azione generale sul• le posizioni coloniali delle due potenze nel mondo. cd t'\CO~itarc un ~istcma di cornpen,;i. Dietro alla sua scrivania alla \\"ilhclrnstrassc, il {llinistro Kiderlcn \Vach• tcr aspettava che l'ambasciatore di Francia esponesse finalmente il punto di vista del suo ~ovcmo. L'invio della nave da guerra ad Agadir aveva tron• cato tutte le indecisioni e le ambi• e;uità nelle quali si era resa prc~SO· ché irreperibile la politica africana della Francia dopo Algeciras, ma ave• va anche fatto vibrare nell'opinione pubblica tedesca una corda bellicosa, e il ministro si sentiva alle spalle un fervore di baldanzCKe ~pcranze e di ri• soluzioni intransigenti, che 'ii trattava di deludC"re il meno pos~ibile. Erano così diversi, i due plenipoten• 1iari I Kiderlcn, alto, robusto, trascurato, nostalgico delle birrerie, coi baffi ro-.~isul viso ,;biancato, era in tutto un figlio della vecchia Germania, uno svc• vo di antica origine, dai modi bruschi e iro~i; Cambon, piccolo, con gli occhiali, i baffi spitvcnti sul labbro arguto, l'acconciatura precisa, i modi vigilati, ex.prefetto, e.x•governatore ge• ncrale dell'Algeria. Questo figlio di un commerciante di pellami sosteneva assai onorevolmente, con suo fratello Paolo a Londra e con Camillo Barrèrc a Roma, il prestigio della Francia e del Terzo Stato nell'aristocratica diplomazia dell'anteguerra. Se Cambon era partito con qualche ottimismo da Parigi, ai primi colloqui berlinesi questo parve incrinarsi. Ki• dcrlen accettava di parlare di compen• si : aveva del resto mai mirato ad altro? Ma sulla carta dcll'Afric;:1 il suo polpastrello rotondo copriva tutto il Congo francese. Quelle pretese coster· navano Cambon : « Voi volete far fai. lire le trattative». A Parigi ci si in• dignava, dc Selves dichiarava inutile proseguire a trattare. Intanto si tende• va l'orecchio ai rumori d'oltre Ma• nica: il Timu si comportava bene, sottolineava la minaccia tedesca agli intere~si inglesi del centro e del sud dcli' Africa, e parlava di mandare uno o due incrociatori a vedere quello che succedeva nelle acque di Agadir. Ma sotto questa apparenza, che era pro• pno quello che ci voleva per far irrigidire ancora di più l'opinione pub• blica francese, quale era la sostanza? Se le domande dell'ambasciatore fran• c~se si facevano troppo precise, Grey nspondeva che doveva conc;ultarc il Gabinetto. Contemporaneamente Isvolski faceva sapere a Caillaux: « Tenete presente che la Russia non potrebbe entrare in guerra per il Marocco:,. Quello che rendeva difficile la posi• zione di Cambon, era che quando Ki• dcrlcn, cambiato umore, gli doman• dava: « E allora voi che cosa ci of. fritc? >, egli non era in grado di rispandergli, perché il Quai d'Orsay non si drcideva a precisare le sue vedute. L'indecisione francese esasperava Ki. derlcn: egli era pronto a rinunciare al !"farocco, e in fondo quello che gli mtcrcssava era che la Germania, presente largamente in Africa equatoriale, fosse in linea con gli altri per un'even• tualc spartizione del Congo belga. Nel suo nervosismo moltiplicava le propo~ ste, le frontiere si spostavano sulla car• ta annettendo e restituendo territori dai nomi misteriosi, Ubanghi•Sciari, Ga. bon, Sangha, Ucsso, Becco d'Anitra; e- l'ambasciatore di Francia non aveva istruzioni. Allora il nervosismo passava dalle Cancellerie ai giornali, dai gior• nali al pubblico, voci sinistre comin• ciavano a propagarsi. La rivista annuale di Kiel era preannunciata come il prologo della mobilitazione della flotta tedesca; il Kaiser prometteva a Kiderlen di essere pronto alle estreme decisioni; lo Stato Maggiore germani• co studiava j piani per lo sbarco ad Agadir e la occupazione del Sous. Cambon si decise a partire per Pa. rigi. Nel calore soffocante di un 2 r ago~ sto alla capitale, i porporati della re• pubblica si riunirono in concistoro : c'erano, oltre i principali ministri, i due frate lii Cambon e Camillo Barrèrc, appena giunto da Palazzo Farncsc. Nel 'ialotto di casa Caillaux in Rue dc la Boétie la cretonr1e estiVa ricopriva i mobili ricchi dell'alto borghese, e le guantiere di caffè ghiacciato entravano a sollevare di tanto in tanto l'oppressione delle fronti madide. La discus• sione 'Si fc1..cben presto inquicla e h· tigiosa. Accanto a Jules Cambon e alla sua tesi di una « soluzione larga » stavano Caillaux e Delcassé; dc Sclves era per la resistcnza1 per la riduzione -delle concessioni al minimo stretto, e al suo fianco Camilla Barrèrc, l'occhio vivace sotto le sopracciglia a cespuglio, la barbetta protesa, assaliva le ragioni dei suoi avversari con una veemenza nella quale forse l'antico comunardo spuntava dal diplomatico. Il più inte• rcssato di tutti, il ministro delle Colo• nic, Alberto Lebrun, già tempra da presidente della Repubblica, taceva e scuoteva la testa, vagamente. Alla fine fu Cambon ad avere par• tita vinta, e quando, la sera del 30 agosto, lasciò Parigi, portava con sé quelle che dovevano esser le proposte definitive del suo governo. In cambio di una completa libertà d'azione in Marocco, da svilupparsi fino al protettorato, la Francia cedeva alla Gcnnania due zone del suo territorio dell'Africa equato• riale : la prima era una stretta fascia triangolare lungo la frontiera sud del Camerun fino alla Sangha, con uno ~bocco al mare a nord di Libreville; la seconda, pi\1 importante, comprendeva il territorio fra la frontiera orientale del Camerum, la Sangha e l'Ubanghi. Così si dava soddisfazione a quella che Kidcrlen aveva dichiarato e1-sere la condizione sine qua non dei negoziati, lo s~co al Congo e sull'Atlantico; ma s, separava, con un cuneo tede• sco, il Congo francese dal rimanente impero coloniale della repubblica. Qui era il germe di una nuova crisi. Cambon e Kiderlen affrontarono prima la sistemazione marocchina. Non fu facile all'ambasciatore far accettare le richieste francesi: quell'abbandono C<;>csoì mpleto del Marocco urtava l'opinione pubblica germanica, e davanti a Cambon non stdva soltanto Kidcrlen ma il Kronprinz, il segretario alle co~ Ionie von Lìndcquist, il deputato Hei• dcbrandt con « la spada lucente della G_ei:nania ~ e tutti i giornali pangermanisti, e stimolato da loro il ministro disp_utava il tcr~cno palmo a palmo, annidava su ogm punto di discussione r~sist~nzc accanite : le ferrovie, i privilegi consolari, la penetrazione econo• mica. Pure riuscì a Cambon di concludere, e, dopo circa due settimane di discussione, di telegrafare al ministero che il ~ovcmo francese era ormai padrone m Marocco. Il più difficile ve• niva però adesso, al momento di par• lare dei compensi. Kiderlen li respime, dichiarandoli inadeguati al sacrificio completo del Marocco subìto dalla Germania. Jn Francia invece, man mano che le in• di,crczioni della stampa facevano CO· no.,ccrc le offerte del mini,;tero, l'opinione pubblica imorgeva violentemente all'idca di cedere della tena già france.!,e per ottenere semplicemente dei diritti su di un paese da conqui- ,tare. Cambon, fiutando lo sbandamento del ministero di fronte alle pas• '-ioni degli elettori, tentava inutilmen• te di persuadere Kiederlen, e intanto moltiplicava le lettere personali a Cail• laux: ~e la Francia fmse ritornata sulle sue offerte ora che la Germania aveva rinunciato alle sue posizioni nel :Marocco, le trattative 1.;arcbbero -.tate rotte, ma tutta Europa ne avrebbe da• to colpa alla Francia. « Se l'opinione della Francia non è pi\1 mossa che dall'amor proprio e ha perduto il sen• ~o della realtà. finiremo per avere la 'iOrte della Spagna ». Gli toccò tutta• via ra<;scgnarsi. Di fronte all'agitazio• ne « che raggiungeva gli ambienti parlamentari, la stc,;~a buona volontà d1 Caillaux si arrese, e dc Selves avvertì l'ambasciatore di modificare le propo• !)te francesi. Non più accesso del Camerun al Congo, e taglio dei possedi~ menti francesi : una zona di trenta chilometri di larghezza 1 tolta al terri. tor,io offerto prima, avrebbe a,;.sicurato la continuità dallo Ciad all'Oceano. Cambon non ebbe nemmeno il tem• po di finire le circonlocuzioni con le quali a'veva creduto di dover iniziare i « negoziati impossibili :,, come lui stesso li chiamava: Kiderlen, in piedi, lo interruppe subito: « Tutto questo è: assurdo. Se volete concludere <lobbia• mo avere l'accesso al Congo. Guarda• te, non farò il diplomatico con voi : mi accontento di meno territorio, ma sull'accesso al Congo non posso cede. re >. In quel grosso uomo massiccio e risoluto Cambon vedeva bene che era impersonata tutta la Germania, « dal più feudale dei .j1mkeren della Marca al più avanzato dei socialisti :,. Tuttavia continuò valorosamente a lottare, a dìfendcre il punto di vista del ~uo ~averno che non approvava, chiudendo dentro una corte\ia insistente e te• nacc il suo sconforto, la sua sfiducia, il presagio dellti rottura imminente, dello sbarco dei tedeschi 'iulla costa di Agadir e deìle ultime comeguenzc supreme, in agguato sulle frontiere. Fu la sua costanza, la sua dialettica, l'evidenza della sua buona volontà? O nello stesso Kiderlen la ,;tanchezza di quella lotta che entrava ormai nel quinto mese, e il timore che prolun• ~andosi ancora, le reazioni dell'opi• nione pubblica potcss.ero diventare incontrollabili? O non fu piuttosto, come ,;i disse, l'avvertimento dei banchieri tedeschi al cancelliere, che le finanze dell'impero non erano nel mi• glior momento per sostenere un con• Ritto? O meglio ancora, l'eco del di- 'SCorsodi Mansion House, e di alcune dichiarazioni di Grcy al conte \•VoJf. ~ctternich? A poco a poco Cambon notava che la rigidità del suo intcrlo• cutorc si allentava: e il g ottobre il tono di Kidericn gli sembrò fin dalle prime parole di saluto notevolmente mutato da quello aspro. impaziente, collerico dei giorni scor'ii. Kidcrlcn an• nunciò di aver trovato la soluzione defimtiva. Sul tavolo è spiegata la carta del bacino del Congo, e l'unghia di Kidcrlen vi compie ancora una enne• ,;ima passeggiata; ma quc,;ta volta è ~uardinga, parca di movimenti : in realtà e!lsa non traccia, dal confine del Camerun alla riva destra del Congo e dcll't.:banghi, che due lince. due corridoi, che non « tagliano :,1 ma soltanto « pungono:, il territorio france-.e. Tut· te le garanzie· saranno date alla Fran• eia perché le comumcazioni fra la co- ,;ta e i po"-Sedimentidcll'Uban~hi.Sciari e dello Ciad possano wolger;i libera• mente attraverso quelle due strisce -.ot• tili, simili sulla carta a due esili vene che tuttavia permettono alla Germani~ di raggiungere la grande aorta del cuore africano. Appena l'accordo ra~giunto su quc• ste basi fu conosciuto in Francia e in G::!rmania, da una parte e dall'altra si levarono grida di indignazione, e si protestò all'unisono contro una « ver• gognosa capitolazione>. A Palazzo Borbone D~roulède rifiutò di stringere la mano d1 Jules Cambon; al Rcich• stag, quando il cancelliere Bcthmann si levò per difendere l'opera di Kiderl~n, il Kronprinz, presente in tribuna, s1 alzò e se ne andò dall'aula. Ma tanto Kiderlcn che Cambon avevano la co• scienza tranquilla e si scambiavano fo. tografic amichevoli. « Se ci fossero \tati altri intennediari al posto mio e di lulcs, era la guerra:,, diceva il primo, « cd t' sempre un merito averla evitata senza umiliazione per nessuno d<'i no• stri due paesi •· « Non si saprà mai ab~astanza. >, diceva il secondo, « quanto e stata m pericolo la pace del mondo nell'agosto del 191 1. In fondo la ~ola cosa della quale sono fiero è di aver evitato la guerra nel 191 1 >. E quanti~ q~alcuno si ostinava a rimpro• verargh dt aver ceduto del territorio francese, e gli diceva che la Fr,rncia, con le sue forze militari e con le sue alleanze, non avrebbe dovuto te• ~ere nemmeno di « giocare la par• tlla_, : « Può d~rsi, ma io non sono mm stato un ~1ocatore >. rispondeva Juie, Cambon. MANLIO LUPINACCI
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