~®~~il VIABEIQmE li: E PICCOLE città toscane prossime &1 alla costa tirrena sopportano la grande noia estiva e il sole cocente che fa scottare le pietre delle piazze e dei palazzi, solo perché vicino e confortevole è il mira~gio del mare. I bagni di Viareggio e di Livorno non sono più quelli dei nonni. Non ci si va col faticoso vapore, su vetture coperte di nerofumo, e nemmeno con le diligenze a cavalli. Gli impiegati di banca la sera noleggiano la e balilla>, i ragazzi noleggiano una motocicletta : la maggioranza parte con la littorina dopo avere cenato alla svelta. Perché i pisani, i lucchesi, i pistoiesi, i massesi e i carraresi non vedono più in Viareggio un luogo di bagni salubri. La ma~gior parte non pensa al mare che la domenica. Le malie delle città balneari con sole accecante, con la rena che brucia la pelle, ormai non hanno più presa. Una donna seminuda al sole non vale una donna che siede da e Pierino>, da < Gianni Schicchi > o da e Poldo>. E sia per questa o per qualche altra ragione, è vero che i bancari, i piccoli professionisti, i figli degli arricchiti lucchesi hanno finito col concepire nella loro immaginazione una Viareggio soltanto: quella notturna, raggiunta con le automobili utilitarie, con le motociclette o con la littorina. E forse la littorina è il mezzo meglio alla portata di tutti, il più convincente, il più allettante. Attirano i divani rossi, la velocità, il rischio. I via~giatori delle littorine che uniscono l' interno pigro e assonnato della Toscana estiva con l'allegria mondana di Viareggio, salgono nella vettura silenziosamente. Parlano sottovoce. L'amico sempre accenna all'amico che, in fondo, il rischio è continuo. Basterebbe un cane che traversi la strada, un sasso forse... E tacciono sorridendosi l'un l'altro. Se non ci fossero in ogni vettura quei quattro divani, uguali in tutto e per tutto agli altri divani, ma soltanto distinti da un cencio bianco con trina e da un piccolo carte11o dove è scritto e II classe >, si avrebbe l'i11usione di es~re tutti signori. Che la classe unica non dà altra illusione. Non piace il maggior comodo, ma il rosso delle stoffe, quel rosso altre volte intravisto con ammirata soggezione nei fujiil;- genti treni internazionali. Ma, ahimè, quelle trine e quel cartello sono come un ammonimento. I quattro divani della seconda classe che l' Amminlstrazione ferroviaria cura nelle littorine finì.scono tuttavia con essere il punto d'incontro di tutti gli sguardi. Ogni viagp;iatore sempre si volta, di tanto in tanto, .da quella parte. Si attende che qualcuno ci vada a sedere. Si osserva da capo a piedi chi vi si dirige e si vorrebbe frugare nelle sue tasche e vedere se veramente egli abbia il biglietto bianco, o se si tratti d' -.,n distratto o d'un ignaro. Si attende l'arrivo del controllore. Dei controllori, diciamo, perché in ~i littorina in cui abbiamo viaggiato ci è &pitato di veder sempre non i1 solito controllore disinvolto, ma due o tre controllori, dei quali uno con berrettone filettato e gli occhiali d'oro. La lotta, fra i controllori delle littorine e coloro che sbadatamente o i~aramente si siedono sui divani dalla bianca trina, è senza tregua. I controlJori appena cominciano a forare e a riscontrare biglietti, fulminano da lontano gli eventuali viaggiatori seduti sui quattro divani ... Li spiano, e con loro sono in vedetta tutti itli altri della vettura. Se si potesse, si conterebbero i soldi nelle tasche di chl si siede con la ~hiena appogjiil;iataalle trine. Si attende l'avanzata del controllo quasi con or~asmo e si guardano le po-.;sibili~ttime con un'aria e con un occhio incerto fra il piacere e la pietà. ras~omiglianti l'aspetto dei contadini che guardano i vitelli destinati a morte imminente. Qualcuno forse, ~ non temesse multe o il ridicolo, cederebbe a una improvvisa esasperazione per gridare • « Salvatevi, amici >. Ma tutti tacciono. Il controllore avanza. Più d'una volta abbiamo visto la espreuione fra stupita e stupida dei viait~iatori colti in fallo. Ne abbiamo vi~ti alzar.i e osc;ervare il divano stupiti. Molti diventano rossi, si guardano in ~iro abbozzando ~rrisi; ma guai ~ sul divano di faccia, pure ornato da trine siede un via~giatore dal biglietto bianco. Allora ogni tentativo di mandare la cosa in ,.chen:o cade. Ci si confonde, si protesta, sconvolgendo cod certa buona dispmizione che -.;empre è negli animi dei controllori delle littorine. Si assiste a dibattiti, qualche volta a minacce, finché il povero viaggiat0re per troncare la di~cu~sionc ,;i alza andando a sedere lontal"IO. Ma come non notare l'occhio conV'nto e ,upcrbo dei pochi che c;eduti c;ul divano intrinato porgono al con• trollore, con la punta delle dita, perché tutti vedano, il biRlit"ttO regola• mentare? Il rorri,.o smette sulle bo<'chc de~li altri in giro. I piccoli avvocati e impie~ati di Lucca, di Pistoia. di Pisa, qua-.ii sentono nel cuore di r~scre pro,- simi alla grande mondanità di Viareggio. Sentirsi a due passi un viaggiatore che sceso dal treno correrà sicuro di sé fino al e Sele..:t >, oppure in qualche altro misterioso ritrovo, è ragione di compiacimento e di smarrimento. l Misteri di Viareggio commuovono e fanno disperare. Ma Viareggio di sera non è una città d'apparenze mondane. Le piccole case hanno tutta l'aria di essere quelle di gente che va a letto presto. E a dire il vero, la maggior parte della popolazione estiva di Viareggio va a letto di buonissima ora. La mattina dopo le madri si devono alzare presto per condurre i figli al < Balena >, al e Rober• to >1 al < Doro >, che sono gli stabilimenti a poche lire la quindicina. La popolazione notturna resta esigua, fatta di clienti dei grandi alber~hi che si annoiano mortalmente, e fatta anche di impiegati e giovani professionisti dell' interno che, preso il gelato al e Margherita > o da e Pieri > si mettono a passeggiare in attesa del treno di mezzanotte. Passeggiano stanchi, col sonno negli occhi, con le caviglie spezzate. Guardano l'intemo del Ku.rsaal ma decidono di non entrare. Qualcu• no va a sedersi sui patìni della spiaggia; altri fanno una passeggiata sentimentale sul molo. Si annoiano, si esaltano per una donna dalla lunga sottana : tacciono o parlano di cose usuali. La notte scende e invade tutta Viareggio. Nessun'altra città come Viareggio appare umiliata e vin.~ .otto la grande ombra notturna. Nemmeno la fontana di Piazza Vittorio Amedeo riesce a ravvivare la città. I bagnini dormono, Je littorine attendono i viagitiatori serali e le loro delusioni. Tanti i giovanotti che finiscono nel buffet della stazione un'ora pt ima della partenza. Eppure la sera dopo ritenteranno, eppure di sabato decidono di perdere il treno, di attardarsi al e Gatto nero>, dove la vita si inizia alle ore piccine per prendere la littorina delle tre o delle quattro, quella dei mercanti che vanno a comprare erbe a Pescia. SILVIO LANZI ~U&>a DEL VANTAGGIO IL CARATTERE di una cittd J dato, ol• tre clu dalla r.oarietà ddl.4 sua pianta architettonica, dal colore del cielo e ddle sue case, anche dal d,coro delle s1,e strade, che ne testimoniano Jempre il costume e la storia Le città antiche hanno strade dove appaiono ne10,i d'otni tempo: accanto alla farmacia quattrocentesca sì uedono i utlai d,l Cinquecento, tli orefici del Settecento, le pelliccerie del ucolo scorso , infine I n,- fOl.i floreali di camiciai , profumieri. Una strada tutimonia la solid1td d'una uita com. merciai, non improvvisata: Yene,1a, Firtn• ,,, Nonmbt.rta, Pariti, Londra, co,ueruano ,ampìonarl di cid che n,l commercio , nel laooro pud e11ere il decoro civico di una uia. La fiS1onomia di un netocio J data dall4 vetrina: ed 01ni udrino ha un suo stile: v'l quello 1905 delle profMm,rie Bt1t,lli, quello del ullai'o Rejna con i 1randi cavalli lucidi e rossOJtri dalle criniere nerÌs• sim,, tl• occhi filettati di bianco e la sella di cinthial,; quello della farmacia col serpe d'Esculopio; qudlo funereo ed ,cc,ntrico dei nttOl.Ì di 011etti re litiosi; qu,llo dei cappellai ottocenteschi con t, ttondi i.uridoni in corS1vo intlese; poi, le oscure drothtrie bol!tuhiane, le botte1he dtl lotto, le biblioreclu circolanti, i fondochi dt· 1ti ,rbo,Uti, le macellerie, eec. ecc. Col tempo, tutti questi ne10V hanno acquistato una loro tradir.ione che S1 riuelo sempre nello itile dtt mobili, nell'u10 particolare di certi co,atteri, nella diJtribuàone delle luci, nella forma dei banchi, delle porte, dell, in.se111ee soprattutto nella u,trina . .A Genoua, od ,sempio, la pasticcuia Roma· nento ho uno mostra neocl0Js1co in marmo ch'ì una vuo opua d'art,; a Bolotna, sotto I portici di via Farini, ricordiamo MnO bellirnmo ve1rina. di pellicc:iaio, in n~, chiora e lettue d'oro, e l'altra del barbiere di Mario Mi1siroli; a Milano, qu,lla del Caf/l Donini; a Luce o le oreficerie di vio Fillun10; a Firenu qu,lle del Ponte Vec&hio e cosi vio. Nel palnmonio artistico itoliono 1i potevono includue non poche Detrine e mostre. J.fa tutto quuto ormai va stomparendo. Uno improuvi1a e si,ano disposil_ion.e impone ai proprietari di neioc.i di cambiare le vetrine e di uniformorsi a vno stile unico che consiste net filettare lo sa1oma detti sporti con listelli di marmo e di comporre Jn neon le flarie 1nu1n1 Questo p,ouoed1m,nto si nasconde dietro un pr,testo artistico molto povuo: quello cioì di libuare la base de, pola«i do/la sovra-- struttura dei n,10:i. Pretesto sciocco, poichi non si trattava, o dir, il uero, di so• t.rrastrutture. Otni strada, infatti, si pud dire diviso in due :one. quella bassa, dei ne• 10:i, dtl passettio, del movimento; l'altra, 11lta, dtlle facciale, delle ,,andi pro1p1ttioe di finestre e balconi. E solo raroment,, dtl r,sto, i polaui monumentali hanno Qetrine di netoc.i r il prouv,dimento viene piuttosto a mettere a nudo partti sen,a stile di palou.1 che avevano tutto da pada1nore ad avere uno ,occolo di mostr, variamente al• lntitt. Molte sono le strade eh, perder11n:no cori il loro carattere e la loro tiltlOàtd. Come nà quartieri nuovi della periferia l'oechio sfutte stanco lo ,,nerale monotoni4, comunicando all'animo una continuo t,ùuua, cosi accadrd anche In flie che fino ad otti hanno ntnlficoto per il paJSant, una diJtraOone, un divertimento. MASSIMI SO Ci7l) 'ALTRO GIORNO siamo andati al- ~le Acque Albule. Abbiamo pre,o un ___. autobus che pareva un monumento, affollato di frati ameriu.ni e ragazze inglesi, che si dirigevano a Tivoli, e di signore con sporte e cestini, dirette, come noi, ai Bagni. Benché foucro tipi molto diveni, si somigliavano tutte fra loro, perché, quale più quale meno, erano tutte grasse, ma non amabili, anzi accigliate, e sbuffavano, agi1ando piccoli ventagli o cartoline davanti alle larghe facce dipinte, e ricomponendosi nervos:lmente i riccioli che sfuggiva_n dai ea.ppeUi di pa_glia (le donne grane sono sempre molto arricciate). Finalmente arrivammo; le signore scesero appoggiandosi al braccio dell'autista, si tapparono il naso per via dell'odore d'uova marce, e allegre entrarono nello stabilimento. Una trovò subito un omettino magro, gli eone incontro dicendo: e Avvocato, avvocato bello>, e se lo prese sottobraccio. Era difatti l'uomo adatto per lei: la scortò alla cabina, andò a cercarle un coccodrillo di gomma, e l'aspcuò con devozione. Intanto, le altre signore erano scompanc, e quando ricomparvero in costumi aderenti di maglia nera, divenne di(6cile riconoscerle. Qualcuna aveva ritrovato Il il marito o i figli, altre le amiche, e cosi si spargevano a gruppi lungo gli orli della pis,cina aJfollata. La signora, stringendosi al cuore il coccodrillo, era già entrata nell'acqua, e con piccole grida incoraggiava due amiche a raggiungerla. Ma quelle dichiararono di dover fare ginnastica. Difatti salirono sulla terraua di un piccolo padiglione, e comin• ciarono con le flessioni, i vezzi e i contorci• menti, come le collegiali nei fiJm di Simone Simon, La nostra vicina dell'autobus, con un (az.. wletto giallo e viola sui capelli, grazie all'aiuto di un maestro di nuoto dava cner- ~~:~c r~:::~iatc in t~ttc le direzioni e respiUn po' alla volta, ntll'acqua verde restarono soltanto loro. I giovani prcferivano ldraiani aulla pietra o sull'e,-ba. Poi anche E8P08IZI02fE PESTIVJ. le aignore uscirono pomposamente datla piscina e si direuero verso la cascata artificiale: una minuscola grotta dove scende violenta l'acqua. Le signore si infilavano Il sotto, e aporgendo ora questa, ora quella parte del corpo, la esponevano al mauaggio dell'acqua eouente divertendosi molto e strillando con una specie di impersonalità, proprio come se quei corpaccioni arros!ati non appartenessero pi\\ a nessuna di loro, ma alla cascata soltanto. Ogni dicci minuti, il turno cambiava, le signore uJCivano dal• l'acqua grondanti, si rassettavano un poco, rimettevano a posto una catenina, si raddriuavan le cigUa, riprendevano l'aria dignitosamente uizzosa, e poi a passi solenni si dirigevano verso il ristorante o veno I i cestini del pie-nic, aperti sull'erba da mariti umili e prcmurcni. Cosi mangiarono tutte, con gli occhi sulle enormi pastasciutte deposte d:wanti a loro. Si sentivano in dir:itto di mangiar quel che cran riuscite a distruggere, e avevano un poco l'aria di cocainomani coscienti, che prendono la dro• ga sapendo che ne moriranno un giorno o l'altro. Figli, mariti, amici, domestiche, camerieri, porgevano loro altri piatti, e filoncini di pane, e torte di crema: evidente• mente le temevano molto, e solamente qualche giovinetta osava osservare, ogni tanto: e :\i ammà, uno di questi giorni scoppierai >. Erano ormai le tre, e le signore, facendosi preparare grandi len:tUoli stesi sull'erba, si disponevano a dormire; ma ptr quanto le contassi, ne perdevo sempre qualcuna, e dove erano andate? Le cercai qua e là, e ne scoprii due o tre sulla riva di un laghetto rotondo, separato dal resto dellq stabilimento, che ricordava i laghetti dei giardini zoologici riservati aUe (oche: era un laghetto, invece, riservato ai IOCi. Seguendo un viale in pendlo si arrivava ad una tena piscina, che però era molto più bella, con un gran velario d'alberi nel fondo, e tanti bambini che gioc:t.vano, e gli attreu.i ed una ragazu davvero ~Ila, lun• ga lunga, quasi ~orata, che giocava con gli anelli, scattava avanti ed indietro, grande, liscia e forte. Anche Il c'erano donne grasse; morbide, però, e poi di una graucna uti• le e cordiale: i loro piccoli dormivano proprio bene in quei grembi soffici e caldi. Anche Il c'era un ristorante, ma aveva l'aria di una piccola osteria campagnuola; ci stavano i padri, i mariti e tranquillamente bevevano vino rosso. Non ci pareva neppur di eucrc allo stesso stabilimento delle Acque Albule, e difatti vedemmo che una rete metallica separava quella gente semplice e felice dalle signore grasse e da noi. Ci dissero che erano i e poveri >. IRENE BRIN CONCORSO PERMANENTE DI "OMNIBUS" perla narral'lone 41 un f&t.toqu&1alaa1, realmente &ccaduto &chi acrtn. L& n&rr&s:lonenon deTe supera.re le tre colonne del storn&le, e deTe eaHN lDTi&t.&acrtt.ta. & m&cchl.n&,da un& sola pane del tosuo. osni n&rrulone pubbllc&t.&,aeconelo l'orelln• 41 arrivo e Cl'accet.t.aslone, urrà compenaat.a. con Lire 500 (clnquecento). - I dat.Uloaertt.Unon accet.- \&t.lnon al rHt.lt.Uiscono. - Per la T&lldlt& della aJ)fldlllone, aenl.rsl Clel t.a.- rlla.ndo ata.mpato qui aot.to. t.ncoll&to sulla busta.. C0JIC0RS0 PERMAIIErn Alla Direzione di OMNIBUS Piazza della Pllotta, 3 ROMA PALCHETTI VIAREGG ~~ ~ij(t}~ Dli BORRO f,l IO' CHE Platone ch!am~ thèio tUche~ ?!a e che solo appross1mauvamentc noi traduciamo con la parola Destino, vieta di essere felici due settimane di se• guito. Fummo felici la settimana passata grazie ai fta,ns•ftons della compagnia di Lotte Menas, ma in questa la th,ia tiiche ha voluto punirci con La 11111 di Guglielmo Giannini. Sul manifesto del Politeama di Viareggio stava scritto: e Questo è uno spettaco!o giallo>, e noi, più che correre, volammo. Colui che riesce a rimanere io1ensibilc a un simile avvertimento ci scagli la prima pietra, Del fascino della letteratura gialla abt.ia.. mo già parlato, del come essa ha sostituito la lctterat\.:ra romantica, aumentati i suoi morti, aggravato il suo mistero, portata al massimo rendimento la paura. Dello stesso Giannini vedemmo circa un anno fa un giallo in cui l'auauino si aggirava di notte con passo di grande carnivoro nella casa del delitto, ed era inaspettatamente fermato da un e Alt! > uscito dal• l'altoparlante della radio, e rammentiamo che, benché quell'<ah> non riguardasse noi, ci sentimmo liquefare dentro la poltrona del Quirino, mentre i capelli supentiti ci si rizzavano di colpo in un magnifico < prcsentat'arm >. Ma il giallo si divide in pauroso e 'in speculativo, e se al fascino del primo il nostro sistema nervoso cede con sottil piacere, le gioie deduttive del secondo ci lasciano del tutto indifferenti. La leu,, commedia in tre atti di Guglielmo Gianni:.i, che la compagnia diretta da Romano Calò porta in giro per i teatri estivi d'Italia, è un giallo di carattere speculativo; ma quando cc ne accorgemmo, eravamo già seduti in una poltrona del Politeama di V:iarc.ggio. Nonché di vimini come si addicc a un teatro •estivo, le poltrone del Poli1eama di Viareggio sono in forma di semicupio. Nell'atto primo un tale nominato Frcd Kirkson è ucciso, e negli atti successivi si cerca chi ha ucciso il nominato Kirkson. Per ragioni di e.olore locale, i personaggi della commedia di Giannini sono inglesi, e si chiamano Allen, Conigan, Wilson. A noi, l'uccisore di Frcd Kirk,010 non intereasa affatto, e cosl pure Frcd Kirkson stcs• 10 e gli altri personaggi della commedia. Noteremo a questo punto che il (a,cino delle città balneari risiede in questo, cbe,. più che rievocare, esse e ripetono> all'aduL to gli anni dell'infanzia. A parte la dovizia di donne nude che oigi allietano le nostre spiagge, ma di cui al tempo deUa nostra puerizia non appariva traccia, Viareggio riaccende a uno a uno i ricordi di quando eravamo fanciulli, quello compreso di certe notti tonnentosiuime ma per fortuna rare, in cui, in omaggio ai fuochi d'artificio o ad altri simili avvenimenti, i nostri genitori ci permettevano di prorogare oltre il solito l'ora del sonno. In quelle notti e di festa >, il mondo e i 1uoi aspetti ci apparivano attraverso un velo di sonno, che premeva sulle nostre palpebre cd cmpiva di piombo la nostra testa. Molti anni sono passati, e sebbene nel frattempo la nostra resistenza. al sonno sia divenuta tenace, l'altro ieri sera, nella poltrona del Politeama di Viareggio, davanti agli attori della compagnia Calò che senza fretta né .convinzione cercavano l'uccisore di Fred Kirkson, il sonno cominciò a premere sulle nostre palpebre, la testa a ciondolare, e fu attraverso la lontana sonnolenta dell'infanzia che Romano Calò un po' appariva un po' scompariva, in parrucca rossa e knickerbockers, e molto somi~liante a Sherlock Holmcs quale figurava trent'anni fa sulle pagine del Romonr,o men• sile, e Nerio Bemardi con voce di violoncello cantava i dolori di un padre, mentre l'attore Luciano Sanipoli a dispetto di un fisico irrimediabilmente meridionale si ostinava a poppare la cannuccia di una pipa spenta e a simulare un agente d; Scotland Yard, e la signorina Gina Sammarco ripeteva la macchietta della franceJC: che parla l'italiano, cd Enzo Gainotti cercava di far ridere e non ci riusciva, e la signorina Hilde Petti con suggestivo accento russo dichiarava finalmente che l'uccisore di Frcd Kirkson era lei. Perché non averlo detto prima? Due volte tohanto, durante La lette di Guglielmo Giannini, riuscimmo a vincere il sonno che voleva 1rascinarci nei suoi oJCuri baratri, e fo tra la fine del primo atto e il principio del JC:condo, e tra la fine del secondo e il principio del terzo; ossia negli intervalli durante i quali il pubblico del Politeama suole uscire dalla sala e Lruportani in uno spiazzo adiacente, ove si può puntare al gioco del tiro a segno, e perdere o vincere secondo i rapporti che ciascuno ha con la Fortuna. Le posizioni erano invertite: la commedia si era trasferita negli intervalli, e questi, con la loro snervante attesa e la loro noia profonda, erano passati nella commedia. Infinite sono le sorprese del nostro teatro di prosa. ALBERTO SAVINIO LEO LONGANESI - Direttore responaablle RIPRODUZIONI ESEGUITE CON MATERIAU. 1-•0TOGRAFJCO • rnRRASIA •·
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