Omnibus - anno II - n.36 - 3 settembre 1938

(CONTINUA%. DA.I lfO'MERI PRECEDENTI) ) , ~ ULLA fine di maggio, comin- i dava il caldo, un duro caldo che pesava nell'aria e continua- € va a pesare imperturbato sino alla fine di ~ettembrc. Com<' 1 µesci di un'acqua, sotto 1I cui recipiente sia stato acceso il fuoco, e che mandi ,zià le prime bollicine, gli uomini rallentavano ancor più la loro andatura, mentre sue;li occhi portavano, come una palpebra sottile e perenoementc abbassata, la stanchezza e il desiderio di non veder nulla. Ogni tanto dall'Africa giungeva un -..·.!..e.re -.·ento di fuoco, il temuto vento del sud: le piazze si arroventavano in tal modo che i bambini scalzi, uscendo di casa al mattino, si bruciavano le calcajtna e mandavano un grido1 come se corressero sui mattoni di un forno; poco dopo, s'erano avvolti i piedi con fasci di giornali e camminavano lenti e circospetti, seguiti dai più selvaggi cani del quartiere che, in quei giorni, diventavano buoni, :;tanchi e bisognosi di un padrone. I cittadini di Natàca cercavano ri-storo nel mare, dove li recava una fila di tranvai, lenti e sobbalzanti come le ceste che, sopra i carri, portano le ~alline da un paese all'altro. Tre giorni durava il vento del sud, poi cadeva; e arrivava lo scirocco. Lo scirocco era meno furente, ma più sottile nel tormentire gli uomini. Il mare di"·entava palud&50 e pesante e, a cau- 'ia dell'umidità, si aveva sempre l'imprc~sione di aver messo la mano ,;ul ventre di un pipi,;trcllo. Nel '{iardinetto della propria casa, Lisa Careni, ,;otto lo sgu.-1rdo quasi di,;~ustoso di Dora, tirava d'arco. Aveva un tiro ,;i(:uro, inchiodava al muro le lucertole e le lasciava ad agitare in qua e ìn là disperatamente il capo. Poi buttò via l'arco e andò al balcone a tamburellare sui vetri. Che noja ! Che orrore! La sorella Maria pre,;e l'arco da terra, lo te,;e, lo fece scoccare. Ma la frcceia volò via, al di là del muro. Poco dopo, es1-aera in mano a un ra• _'-':.tno dagli occhi neri che la ore$entava a ~aria con un inchino. e Scmatemi :,. mormorava il giov,rnotto, « ,;e mi son p<"rmessodi riportarla! :,. « Voi ,·i "cusatc di una gentilezza?». Maria lo ~u.udò e, con molta sc-renità, come se un raggio di luce le mostra~sc l'avvenire, dis,;;c dentro di -sé: e Quc'ìtO ragazzo 1-arà mio marito». «Grazie!:, fece poi a voce alta, « grazie! >. 11 giovanotto mcì. felice. Lisa non s'era 'nemmeno voltata. Quando la sorella tornò, Lisa tamburellava ant.:ora sui vetri. « Che noia! Che orrore! :t diceva fra i denti. Maria ,;i mi,;e a pensare al m:urimonio come a un naviglio che l'.n rebbc portata lontano da quel man: di noia r di orrore. « Almeno venisse l'autunno!> fece Li~a <', chiu,;;o il pugno, battè con quello sui vetri. Una volta imparato a far passare un anno, a ?\'atàca, ~i diventava c;<'mprc più bravi nell'arte- di :i.mm:wzarc il tC'mpo. I quattro amici avevano perfrzionato l'arte di donnire. Quale uomo non ha dcc;idcrato di potere, a proprio capriccio, cacciare la tec;ta entro il sonno, come il fag-iano sott'acqua, alloreht le- rose, che ,;j vedono da svc~li, non ", .. I cinadl11Idi Nat.lu e.rea.ano ri•l<lroul tUN,,. 11 ,;ono grazioc;e? Ebbene, i quattro amici cono:c;cevano ora un modo particolare di chiudere gli occhi e di eseguire con la memoria taluni ~iuochi strava~anti, per cui il sonno arrivava tutt'a un tratto, come il buio quando si è soffiato sulla lampada. Così, il secondo anno che gli amici trascorsero a Natàca, non offrì nulla di nuovo e non fu che il primo, ripetuto con minor numero d'impre'i.Sioni sgradevoli davanti agli stessi, perfettamente identici 1 avvenimenti. Solo c'è da dire che, la notte di Natale, Leonardo e Rodolfo vollero fare a se stessi uno ,;cherzo sin~olare • comperato un panettone, grande come un pallone da calcio, ,;i ritirarono in una stanzetta, si sedettero di faccia, ciascuno con un coltello, e a fetta a fetta, lentamente, tagliarono e in~hiottirono tutto l'enorme dolce, riducendosi, per lo ,;forzo di volontà con gli occhi fuori delle orbite. Il terzo anno di permanenza a Natàca non fu che il secondo, diventato un anno quasi piacevole per il modo con cui l'anima, al solo ricordo dei secchi ordini che aveva ricevuto nell'anno precedente, accettava di sorridere davanti a questo o quell'episodio. CAPITOLO IV La torre Jl treno, che esce dalla galleria sotterranea, prima di giungere alla 'itazionc vola su di un ponte lungo e ricurvo, dal quale si domina il panora• ma di Natàca. I viag:giatori si alzano e vanno al finestrino, per ammirare da una parte Natàca, dall'altra il mare. Accadde una volta che i viaggiatori di quel treno fm~ro due, e che il primo, chi:'lmato Francesco Buscaino, si alza\se per andar<.' al finestrino, il secondo, di cui ,;;enza rammarico ignoriamo il nome, rimanesse invece se• duto. li viaggiatore in piedi era un uomo di mezza età, con un \'Olto m:1gro e disegnato finemente. La figura non era né alta né larga, ma rivelava anch'e1sa la mede,ima accurata fattura del voi• to. Un soprabito verde, dalla cintura in su ~-unabilmente gonfio, e da quella in giù drappeggiato e mosso, avvolge\'a il corpo quasi per intiero. L<' valige del viaggiatore, per mcuo di abili c:tièhctte, rivelavano non 'iOltanto ch'egli in America aveva alloggiato nei più lussuo,i alberghi, era stato direttore di un giornale, a\'eva a\'U• to l'amici1ia di un gran vescovo il quale usava fo.r appiccicare dal proprio c;ervo.\ui ba~a~li degli ospiti ~raditi, le parole: « Sii benedetto nei tuoi viaggi (' nelle tue ,oste! :t; ma anche ch'egli avr,va subito un processo clamoro~ mo\ tutt'altro che infamante, in c;eguito al quale era tornato in ltali,1 per un c;oggiorno, di cui le sc~itte ~i affannavano a narrare le stupende peripezie. Bu'ìcaino, ritto davanti al Onestrino, lanciava ,;;ulla città di Natàca uno ,(t"uardo diffidente: « Che città! » pcn• q\·a, « Tutta di ca,;;c piatte come scatoloni.. Nulla di vrrticale ... Oh, benedetti i grattacieli! Saranno magari pre,.untuosi, ,;pinosi, brutti quanto \'Olcte; ma dànno l'idea di una città in piedi, di una città we~lia, di una città pronta a marciare ver,;;o l'infinito! r n America, c;j ha il diritto di famare qualunque sconoseiuto per dirgli: "Sa• petc :> Io ho un'idea!" Mio Dio, in America, lo sconosciuto ti conduce suo•NIBIJS bito in un bar, ti dice: "Prendete qualcosa. mister Buscaino, senza complimenti, e sentiamo la vostra idea!". Qui, invece, ti guardano con due occhi da ammalati gravi, c;orridono tri• stcmente, ma, in fondo, rimangono colpiti anche qui . Un'idea è un'idea anche qui.. Città orizzontale, città di c;catoloni... Un grattacielo qui. .. no, un ~rattacielo no... Una torre .., Per Dio, per Dio, questa è un'idea ... >. Il viaggiatore era abituato ad avere idee: per questo, non ,;j mi.se a saltare dalla gioia, ma il suo occhio baluginò come un buco dietro il quale una coc.a abbia spiccato un salto enorme. et un'idea, un'idea che contiene più oro delle miniere di \·cstfalia ... Una torre, con una scala interna; no, esterna; forse meglio interna. Esterna o interna, non importa, purché vi pos1-ac;a)ire molta gente a guardare dall'alto il panorama della città... Pano• rama della città! Co'ia non si fa qui per il panorama della città? Le carto• line che si mandano più volentieri sono quelle col panorama della città ... E i pittori, cosa dipingouo? Il panorama della città! E le donne, la mattina del Sabato Santo, quando lanciano in aria i bambini perché cre,;cano e cre~cano, qual è il loro ,ogno? Che i bambini possano diventare co,;ì alti da vedere il panorama della città... Bene, voi lo vedrete il panorama della voc;tra città, dall'alto di una torre alta quaranta metri! Pa~herctc due lire cadauno per ,alire sulla torre ... Senza tener conto di chi vorrà c;alirvi più di una volta, e dei forestieri ... Ci metterete nelle mani "cicentomila lire. Grazie, vi ringrazio! .. Noi avremo spc50, nella costruzione dell'edificio, 'iÌ e no centomila lire. li guadagno è veramente enorme ... Fermerebbe non un uomo che si reca in America, ma CClllOanime che vanno in paradi,;o ... ». Il viaggiatore carczza\'a ncrvo\amentc il vetro del fine'\trino. Tutto, in lui e di lui, aveva deci"o di \Ccndere alla sta1ionc di Natàca, anche le valige ch'rran prese da un dondolio minac• cio,;o come se volec;scro cadere giù. JI po1ticrc dell'albergo Colonna c;apeva che il professor Francesco Buscaino ~i 'iarebbe fermato a Natàca per due mesi, e quindi ,;arebbc partito per l'America; sapeva anche ch'egli alloggiava al secondo piano, in un appar• tamento sul quale aveva avuto molto da ridire; che si nutriva d'intingoli ,;ingolari per cui s'eran dovute acqui,;;tarc caraffe singolari; sapeva che, la prima settimana, egli era stato sempre solo, ma, il lunedì della seconda, era salito in ascensore con un amico, poi con due, con tre, con quattro e, alla fine, gli arl'Uci erano stati tanti che l'ac;ccn~re s'era fermato nel mezzo della salita, e tutti avevano udito la voc<' del profe~c;or Buscaino: « Ma questi non sono alberghi, questi non sono a,cen,;ori, questa non è una città !... E nessuno si muove1 nes,;uno corre ! Ci lasceranno appesi per venti giorni! \"cdrete, signori! ... Succedono dovunque incidenti simili, anche in America, ma o;;irimedia in un minuto!... Puntate l'orologio, \'i prego, si• gnori, e mi direte poi qu:1ntc ore ~aranno passate ... Sì, una volta, a fio- 'iton, al Grcat Centr:11 Hotel, un a\cen5orc si fermò nel mnzo dell:t 'iaiita, ma parve che fos,;e cascato il mondo, ebbimo il piacrre di srntirc un diavolìo di campanelli e di sirene ... ». Da quel giorno, gli :unici del profesc;orc \·ennero portati su in tre riprcv-. Co,a Jl("1.v•roa fare, per due e trr ore, < hiusi ndl'appartam("nto del t,t·- condo piano, nc·sna,o riuKiva a capirlo. Og~d. pnò, s'rran radunati nt•I ,alone drll'altx-rgo, intorno a un ta• \'olo dic;"·minato di bi-.cottini r. di por• ta((·nne ~ porte, per ordine del profr,~r 8u-.ca1110,trano state chiuse Anrhr Leonardo un giorno µn·v- l'a- ~f•n-.ore. E la porta i chiu._,. di,·tro di lui OAPITOLO V Il pia.no di Bu■ ca.tno .Mollemente chilt'O nel lungo soprabito vC'rde, tra\Corrcva ore intiere nei caffè, raccontando, con fare urbani,- 'iimo, e rivolgcndmi più spt:.·s~ verso l'ascoltatore umile chr. veno quello altolocato, "erso il ,ignore conosciuto in quel momento che veno il v<-cchioamico; raccontando taluni avvenimenti della propria vita, ma piuttO'itO per ingannare il tempo che per parlare di sé. Un pomeriggio, in -.eguito a1 buoni rimltati ottenuti dopo un'ora in cui, non sapendo che far,., ,;i era dato a ricalcare i profili di talune figure a colori, pensò di metter su, in una stanzetta dell'albergo, una mostra J)('nonale. « Piccole co~ ! > diceva. « Poche linee-, ma esscnziali >. Molti furono i visitatori. Fra questi, il burbero professor Laveni, che parlava come un libro d1 cronache antiche, uringendo i gro,si pugni ogni volta che dalla bocca spingeva fuori una parola come; lesena, e.balzati, torrione, gigante-.co, schcggionc, tutto tondo ... « Ebbene », di,sc il professor La\'eni, mentre la sua voce, senza che lui lo voles'C, prendeva il tono alto, e più cercava egli di abbas,arla, e più acute emetteva le note, e sudava come uno che, volendo tirar giù un pallone, s'at• tacca maggiormente alla corda che lo trac in cielo, e ebbene, caro Buscaino, a mc non la farete! Voi avete studiato lungamente i nostri Cinquecentisti :t. e Oh », rispo~ a bassa voce Bu~ino, « io ho pac;,ato anni agli Uffizi! > Ques1'cpi<i0dio1 imieme a molti al- !:i:n~~t~u~lc~~ff~\'e;a 'ifo:g:~~uftc:~r~i palpavano la giacca, cercando invano il borsellino; in cui, per cavare una fotografia dal portafogli, aveva fatto sbadatamente volare all'intorno qual~ che biglietto da mille, raccattandolo poi c;cnia fretta e con calma; e il non parlar mai della torre, se non per \'aghe allusioni a progetti che sembrano ridicoli e invece son proprio quelli che procurano la rkdtC7-Za, fecero di Buscaino l'uomo più in vista di !'\atàca Se ne rideva talvolta, ma questo ge• nC're d'ilarità. che risuonava 'iOhanto a Natàca, non na,;;condeva nulla di cattivo ed era come lo c;badiglio nervo'iO, che non offende il conferenziere, perché non vuol dire che ci 'iÌ è annoiati, ma semplicemente che, per cause da non ricercare nella bella conferenza, si sta poco bene in ~alute. Frattanto, Rodolfo e Leonardo, riu. niti, come tutte le 1-ere, nella sala da pranzo di Giovanni Luisi1 dedicavano molte ore al progetto della torre. Lo zio di Giovanni, il ragioniere Roberto Luisi, ar;coltava quei discorsi con un <;0rri'iOe un colorito ancora più acccn• tuati del solito, come ~ i misterio,;;i e lieti avvenimenti. che si svolgevano da anni nel segreto drlla sua persona, aw,•'ic.crocreduto opportuno di diventare ancora più misteriosi e più lieti. « In smtanza >, dice\'a Rodolfo, e il progetto non è pri\'o di ,;erictà. Purtroppo a Natàca, quando si presenta alcunché di nuovo, c;i cerca prima di tutto 'ie non sia il caso di riderne. :\la perché ridere di una torre panoramica., Qualc;ia5i città po<-<-ic-ducn punto elevato dal quale si po\c;a godere la co- -.iddetta bella veduta. Sccor'ldo me, attorno a que!ito progetto ci 'iarcbbe da la\'orare, e non a vuoto, ma con la speranza di un guadagno>. « Vedi? » O'ic;en·ava Leonardo. « Io non credo molto nei futuri guadagni della torre. ~:(a comincio a pcmarc che un progetto di questo ~enerc, che comporta molto lavoro e molte preoc• cupazioni, sia bene adatto a riempire la nostra vita. Purtroppo, nella nO'itra \'ita, 'iÌ è formato un vuoto in cui può stare comodamente una tone di quaranta mrtri d1 altcna :t. Giovanni Lui'ii guardava gli amici una volta con cipiglio SC\'Cro,una volta con un bel sorriso infantile, e pensava una volta chc la co,.truzionc della torre fo1-se la più bella co~a che c;j JJO· tesse fare al mondo, una \'Olla che il progetto era balordo e il progettista un avventuriero. «Avventuriero! » mormorava Leonardo. « Tanto meglio! Se Buscaino è un a\-venturicro, avrà a Natàca una fortuna 'imodata. In una città come Natàca, tutta di povera gente che non riesce a staccar'ii dal focolare, l'a\'ven• turiero è come il dongiovanni della capitale che arrivi in una cac;a di provincia abitata da zitelle romantiche. Gli uomini animosi e spregiudicati menano strage fra i pigri onesti >. Di,;;corsi di questo genere, non erano le 'iOlc mura di casa Luic;i a sentirne. « Sì », diceva Buscaino, « un comitato <'~C'Cuti\'oC. i mcttiamo all'opera senza indugio. Tre <:ono i personaggi che dobbiamo lavorarci e rendere ma• turi ... Purtroppo tre acerbi\simi 1x1-o;;onaggi. ~la ne avremo ragione. Il pri• mo è il vo~tro ricco cliente, caro Rodolfo, il duca Fausto Villadora; il ~ccondo è il professore di diritto internazionale Federico Solco; e il terzo è il cavaliere Dc Filippi, poeta vernacolo... Sì1 perché il denaro a Natàca è in mano ai poeti vernacoli ... Cominrcrcmo da quest'ultimo>. J•(c:ontinuo) VITALIANO BRANCATI economined· iVidua\ 6 _ 10 . 11giorni \ . Stoti Uniti neg, 11flfllBill\t Tabacco? qhlohoo•ri•? non •e ne prhal•- a dlfeo· der• I •O&!rl denti bcalerc!i la PASTA DENTIFRICIA GIBBS •S.R.-. Ou..ta Poeta !,llWIOe. al pr~ di \I.li dentifrldo per• letto. q\lello rile•<mt.e di pre••Dlr• eftic:ac:eto•nt• qumJ tutte le a:ffuionl dello boec:o. • lo C.oghiJ• • lo Plorna lD partic:o!ONI. Grazi• al Sodtor1dDoleo1o c:h• c:ontieoe. atimolo le r..ialenu d•l 1-~ • mcmtl•n• l• q•oqi•• torti • .an•. Di •apore g-rod••olbd.ao riDfreec:o e profumo l'alilo • ablanc:a perfeHam•nl• l d•n!i MDAOlo.taeoarn• lo tmallo. P•r garantim contro oqul riadalo ooo dim•ntkut•: coo.1uhat• alto•oo du• •oU• oll'anoo U D•c..r:la!a • adoperai• q,,,,otldianam•DJ• la PASTA D~CIA GIBBS ,······· SOD J ORICINOUATO :L6,:: BERTOLDO :.,tf;--~~- .c/ l. BISETTIMANALE UMORISTICO CHE FA IL CUORE CONTENTO. ESCE IL MARTEDÌ E VENERDÌ. 1N TUTTE L.E EDICOLE D'ITALIA A 40 CENTESIMI

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