ANNO Il - N. 36 - ROMA 3 SETTEMBRE 1938-XVI irh ,ANTO sta accadendo nella CccosloIYt vacchia non è altro che la conseguenza delle falsificu.ioni e dc'{li inganni che sono all'origine dello Stato creato da '.\fasaryk e da Bcncs. t semplicemente incredibile l'abilità diabolica con la quale questi due uomini rlu- ~irono a guadagnarsi i consensi dell'opinione pubblica mondiale. La propaganda di Masaryk prima e durante la guerra non ebbe confini: si estese all'Europa, all'America, ali' .\sia, fino alla lontana Cina, fino al Giappone. Dovunque seppe conquistare adesioni e simpatie. Egli si atteggiava al '.\hzzini della nazione oppressa, la Boemia, mentre il colonnello Stdanik \.Olcva ricordare Garibaldi, e Bencs la prcu-ndcva a Cavour. Terminata la guerra alla Conferenza della pace, la ddega:.ionc cecoslo\ acca presente!> undici memorie, ma non k rcSf' mai di pubblica ragione. Solo di rtcenu~ sono state ~coperte da B, K Both in una bibliotcc:>. degli Stati Uniti, cui furono donate dalla American Commission 10 N~goiiate Peau Queste undici memorie presentano un intcrcue eccezionale da un dupliu punto dì vista. Prima di tutto, perché mostrano per quali vie ~iasaryk e Benes riuKirono ad avere partita vinta su tutti i punti, nessuno escluso; Sf'Condariamcnte, perché provano in modo assoluto, perentorio, che tutto quanto oggi domandano i tedeschi dei Sudeti e gli steui ungheresi fu csplicitamcnte promesso alla Conferenza della pace, nelle lunghe discussioni ira la delegazione cèca e i rappresentanti delle grandi Potenze vit1oriose Sorvoliamo 1ulle alterazioni di ordine l{cografico, linguistico, statistico. e: 11 territorio rivendicato dai cecoslovacchi forma una compatta unità geografica>, si legge in una di queste memorie. Si guardi la carta seografica. e: In Boemia, il numero dei tc-- d,."Chi, che vcf'ndo le ~U:tiniche tedeKhe si eleva a "2.467.7~4, deve essere ridotto ad una cifra che oscilla fra gli ottocentomila e il milione, a causa delle sistematiche falsificazioni dei censimenti austriaci>, si leg· gc nella memoria 3. Nel 192 1 il censimento cecoslovacco confessava la cifra di 2.173.239. A un certo momento qualcuno, alla Conferenza. della pace, mosse qualche obiezione. Quale sarebbe stata la sorte delle popola.rioni di diversa nazionalità c0mprcse in que1 ' .l e: compatta unità geografica ► ? Bencs non si confuse. e Come abbiamo già avuto ocn<ione di dichiarare a proposito dd tedeschi della Boemia, il regime che riserveremo alle minoranze sarà quello della più ampia libertà Il nuovo Stato sarà un'autt·n1ica incama%lone della democrazia moderna ~ (~femoria 3). E ancora: e: Le cariche dello Stato saranno accessibili a 1ut1i, la lingua ddl,e minoranze sarà ammessa dovunque ; a nessuna di tali minoranu: sarà conte,tato il diriuo di pouedere scuole pro• pric, tribunali e giudici propri > ~femoria 2) ln\"Ìlato a spit'garsi con un e~mpio, Bene, fu pronto. e l tedeschi della Boemia avranno gli ueui diritti dei cecoslovacchi La lingua tedesca sarà la sl"conda linl{ua dello Stato. Il regime somiglierà a quello della Svincra > (Memoria 3; Infondati, irriverenti i dubbi in proposito. e: Le doriosc tradizioni della Cecoslovacchia alle quali si isp:rt'rà la nuova Repubblica sono la mi- ~liort' g•ranzia che i tedl"schi non ~lo non •aranno oppressi, ma che avranno, piut• tosto, motivo e ragione di felicitao, di un re~imr d1 giustizia e di liMrtà (~frmoria 3, capitolo 6). Cib nonostante permanc'"ano ancora dei wspcui e ~i lt'vavano delle obici.ioni. Specie da parte degli americani. Fu allora che 8,-nes }I dcci~ a pre~ntare (20 magt;io 1919; una memoria ria.ssuntiva, con la qualr prendrva deJli impegni di questo ge• nrrr e: :,.: cll"organiuaz.ione del nuovo Stato, il l{ovnno si uniformerà ai diritti di na- :r!ona01à, che sono nella costituzione della R.-puLIJlica svizura. In altrt parolt, farà dtlla /?,pubbli,a ttcoslo1,aaa una specit di Svi:zoa •· A garantire v sttuo, lknes offrl lt- prove della sua coerenza e pre,entb un mo antico libro La Botm1a, del 1908, in cui si ).-ggrvano queste parole e: Lo Stato futuro lafctrà all, vane popolaòoni la facoltà di zovernarsi come mttlio crt· deranno. Si limiterà unicamtntt a 1a,ontir, l'ordint e lo rttolarùà dtli'ommini1tra:10• n, N,ssuna prt/trtn(.a ptr l'una o ptr l'altra noòonolitA >, In ,cc-uito a qutui preci1i impegni d"onore, Renes potè avere mano libera. I ,a Confn,.nza rit,.nne pl"rli.no 1Up,.rfluo mettl"rc in uit>nl" il principio dcll'autOOeci~ionl". Quattro milioni e mezw di tedeichi, malJiari, pot..uhi, rut.-ni, furono ,.-nz"ahro anncni •!la C.:ecodovacchia, Sl"nr.a la minima consulta;,Jc,nl". Pcr i Sudtll si prncrd,.\·a, a scan. )I L -- so di equivoci, all'occupazionf:' militare. E col medesimo sistema Bcnes occupava, poco dopo, il di,trello di Teschcn, anegnato ali .. Polonia, il bacino carbonifero più ricco del mondo. All'indomani delle elezioni della prima as- ,emblea nazionale, i rappresentanti dei Su• dcti h•vavano le prime proteste, ma era, oramai, tardi. Bcnes non aveva più né remorr né ritrgni. Dal 1919 ad oggi quarantamila funxionari cd impiegati tedei,chi sono stati ewnerati, nonostante l'incremento delb. burocrazia. I tcdc1chi hanno perduto 35'4scuolc primarie, che comportavano -2.316 da~si, e 47 scuole secondarie. Durante questo ptriodo, i tedeschi dei Sudeti hanno inviato \.:entidue memoriali alla Società del!.- S:u.ioni. :'\"e,suno di questi memoriali è mai p.-rvenut9 al famoso Comi1ato dti trc, nessuno al Consiglio. Cib nonostante i tedtKhi dei Sudeti hanno ttso ripetutamtnit la mano al governo di Pra~a una prima volta nell'ottobre del t934, una ,e. conda n.-1 mag~io del 1935, all'indomani delle elezioni. Furono rl"spinti. Jn qutsti ultimi tempi, dopo mesi e me,i di alternative, in una altalena continua di irresponsabili1à, Bene, e il suo macchinoso governo demO(.ratico- parlamentare hanno preparalo un piano che i tedeschi dei Sude1i non potranno accettare. In e1~, ,ono compre1i solo quattro de~li otto punti richi1-1ti dal ConiJ;rtsso sudctico di Carlsbad, e ri~ riconoscimento del gruppo etnico tede«-o, libertà di ideologia, personalità giuridica, ampia autonomia regionale. Siamo dunque a un punto morto, grave di pericoli. Allora, Allora si attende il Congreno naz.ional-socialista di Norimberga. che domanderà ctrtamente il plebiscito per i ted,-,chi dt"i Sudeti. Potrà rifiutare la Cecer slo\·acch:a di concedere al suo maggiore gruppo etnico il diritto di manifestare la propria appartenenza alla razza. germanica e di tencr fede agli •mpegni pre!Ì nell'orlJaniuazione del nuovo Stato 1 In q11el momento, l'Europa dovrà prendne lt proprie rcspon,abilità e rimuovere, con l'autorità di una dt('isiont irrevocabile, la più gro,sa minac:c:a alla pacl" d,.I mondo. 12 PAGINE UNA LIRA .. I I .. ......... .. ... _..;,_'-4 - .. SPEDIZIONE IN ABB. POSTALE PRIVA DI ABBANDONARE OASTILLON Al NAZIONALI, I ROSSI HANNO FOOILATO PER LE VIE OLI ABITANTI SOSPETTI Londra, agosto. {i :--JAVOLTA gli ebrei di Londra vivc- aJ vano nel ghetto di Whitechapel, che anda, a dalla fontana d1 Aldgate, dove la CitJ finisce, fin verso i dock1 del grande porto sul Tamigi. Whitcchapcl è ancora un quartiere di ebrei, un ghetto per antonomasia; più caratteristico dei ghetti levantini, più di quern della Russia meridionale o di Riga, pcrcht tutte le varie1à di ebrei sono venute da ogni paese a stiparsi a. Whitcchapel e ognuna ..-i ha lasciato il proprio colore 10(.alc. Sopra le insegne delle botteghe vi sono nomi cosmopoliti come le facce della folla varia adunata in1orno all'apostolo che da un trf:'spolo predica il sionismo. Sono nomi venuti dalla Spagna, dalla Ga• lizia, dalla Russia, dalla Gtrmania, dal Levan1e e dalla Siberia; ebrei di tutto il mondo !Ccsi su Londra per fare fortuna E vi sono riusciti. Tutta Londra è diventata un ghetto. Gli inglesi vi dicono ancora che, nella buona società, un ebreo è sempre un ebreo: ma se da Whitcchapel un ebreo passa a Park Lane, diventa e: un grande finanziere di origint forestiera >. Gli ebrei vennero in Inghilterra con Guglielmo il Conquistatore, il quale li aveva portati da Rouen. Fecero subito il mtstiere di appaltatori e banchieri del Tesoro, mestiere che era uato gettato loro in mano in tutta l'Europa quando nel ,ecolo XII le Crociate avevano creato una domanda improvvisa di denaro liquido per finan:.dare le guerre all'estero, e gli ebrei avevano sempre avuto un intcreue particolare a conservare il denaro liquido per poterlo portare in salvo in caso di persecuzioni. Gli ebrei furono cacciati via dall"Inghiltcrra da Edoardo I nel 1-290 percht, dice ta• luno, i banchieri italiani avevano scalzato gli ebr,.i nelle op~rationi finanUarie con I' Jnghiltc1ra. Dopot quauroccnlO anni vi tornarono, al tempo dl"lla vittoria puritana. Al principio del 1655 un anonimo \Cris~e da Amsterdam una lettera al Mercurlus politicu1 far.endo rilevare Chi'" il governo inglt!se avrebb,- fatto bene a propiziani gli ebrei p"rchf ts1i a\.·evano modo di ottenere informazioni politiche dall'tstf:'ro cht li avrcbbero resi utili allo S1ato. ~fa in Inghiltcrra vi erano già tre uomini che lo sapevano: il Lord Proucto,, il suo astuto Segretario di Stato, Thurloc, e il Sovrintendente dcl Servirio ::iegreto del governo. Es$i sapevano che già un gruppo di ebrei si era stabilito a Londra e che Cromwell li aveva impif:'g4'ti come fornitori e finanziatori per l'cstrcito. t probabile che ne aveue ca\·ato informazioni politkhc. Da allora. gli ,ebrei hanno messo radici che si estendono in tutta l'Inghilterra ~cl 1830 comincib il movimento di ,emancipazione politica, che fu completato nel 1 858 quando il barone Lione) dc Rothschild e Sir ~oses ~-fontefiorc, deputati della City, pottrono occupare i loro seggi nella Camera dei Comuni. Le porte della Camera Alta furono aperte nel 1 886 quando fu fatto Pari d"Inghilttrra Nathan Rothschild, fi. glio di Lioncl e nipote di Nathan Mcyer il vecchio, fondatorr della dinastia inglese dei Rothschild. Cli ebrei si consolidarono in 1nghiltcrra come nella più gn.ssa delle nuove dcmocrazir dell'Europa, che dappertutto furono il campo più ftrtilc dtl giudaismo. Poi venne lo sviluppo della stampa col poteri' che vi si accompagna, e a Londra il Doily T dtgroph fu fondato da Moses Levy (poscia Lord Burnham), come da ebrei venivano fondate la Neut Frtie Pruu a Vienna e la FrtHtkfii.rttr ,Zei1un1 in Germania Le statistiche del ]ewish Li/e in Modern Time1, edizione del 1929, dicono che vi trano in quell'anno al mondo 15 218.734 ebrei. Presa come attuale la cifra minima di 16 milioni, circa 10 milioni vivono in Europa, 5 milioni in America, e un milione negli altri continenti In Europa si conta che vi 1iano 3 milioni di ebrei in Po,. Ionia, 2.750.000 in Runia, un milione in Rumania, 6oo.ooo in C<'rmania, 500.000 in Ungheria, 300.000 in lnghilttrra, 200.000 in Francia e 50.000 in Italia. La cosa più sorprendtnte di questt Statistiche è che la popolazione ebraica è crcsciuta del ,4-00 per cento in cento anni. O:cono che gli ebrei {vedi Ernest Franklin, Tht lriternational Finoncial ]tu. che gli ebrei, per lo meno a Londra, hanno oggi un'influenza minore di prima della guerra t \"tro che nei Consigli d'Amministrazione della Banca d'Inghilterra e delle cinque grandi banche gli ebrei sono una minoranz.a: ma gli ebrei controllano il mercato finanz.iario attraverso il controllo dell'oro. Il prt<zzo dell'oro sul mercato mondiale viene fissato ogni giorno a Londra dal Comitato dti ~ti commercianti e saggiatori d'oro. Tre di queste ditte sono ebree· Nathanicl M Rothschild, Samuel Montague, Mocaua & Goldsmid ; tre non sono ebrl'!e (Pixley & Abel!, Sharps & Wilkins, Johnaon ~fathey): ma il voto decisivo è in mano alla N M. Rothschild. Tutte le mattine i rapprcscntanti di queste ditte si radunano in una sala della Banca Rothschild ; ognuno è collel{ato per filo diretto col 1uo ufficio, dove altri fili diretti sono in contatto costante con Pari!;i'.i, Amsterdam e !'.uov:,. York per calcolare la forza della domanda d'oro provocata dai bisogni o dalle speculazioni industriali e politiche ; e alle ore undici Rothschild decide quale deve essere il prezzo dcll'oro sul mercato del mondo. Ma per controllare l'oro bisogna averne in mano le sorgenti: la più grande produrione d'oro è quella del Sud-Africa, dove le miniere sono in mano agli ebrei, e i nomi di Jocl e Barnato sono divenuti familiari fin daiJ;li anni della guerra boera del 1899. 1902. Paul Krugtr, il presidente del Transva'\l, aveva detto; e Se fosse possibile espel. !ere i monopolin:itori ebrei dal Tranivaal Y-nu incorrere in una guerra con l'Inghilterra, la pace ,arebbe instaurata per sempre ntll'Africa del Sud>. Negli anni rtcenti un altro ebreo è stato dcJcritto dal Dal/J Exprtss come e un uomo che possiede mtzzo il Sud-Africa ►: si chiam:,. Schlesinger, e questo signore controlla le Compagnie d'A,sicuraxioni oltre ai cinematografi e i beni stabili. A parte il controllo spt:cifico dell'oro, le più grandi case finanziarie di Londra sono in mano agli rbrei: le già citate Rothschild e Monta~ue, i Sassoons che da Londra controllano i vastissimi interessi in Cina, i Barnato, gli Sttrn, i Seligman, Japhet &. Co., Helbcrt Wegg, Blydcnstein & C. Le Industrie Chimiche Imperiali erano state fonda1e da un ebreo, Alfred Mond, morto come Lord Melchett, e sono ancora controllate e dirette da ebrei: il 6glio del fondatore, ì1 presente Lord Melchett, cristianjuato dal padre si è riconvutito al giudaismo per protesta contro la Germania: come se il fatto di essere staio per snobi• smo battezzato cristiano avesse cambiato la razza di Lord Melchett. Gli ebrei controllano largamenlc la combinazione internazional<' del petrolio, che con le sue ramificazioni tO(.ca da vicino la politica militare delle naz.ioni: Lord Bearstcd, nato Samuel, fu il fondatore della Shcll, e il controllo ne rimane ancora nelle mani dei Samucl. L'industria dei metalli è direttamente collegata a quella degli armamenti, e gli ebrei (come sostiene il Bclloc) controllano lo stagno, il nichel e il mercurio, e i Guggcnheim di Nuova Yor'k hanno l'assoluto controllo del mtrcato del rame. Della stampa inglese abbiamo parlato dettagliatamente alcuni mesi fa, e basti aggiungere che l'Agenzia Rcuttr, come la francese Havas, fu fondata ed ~ condotta da ebrei. Il cinematografo e l'industria del fil~ in mano agli ebrei (Ostrcr, Woolf, ccc.); i teatri sono in larga parte controllati da ebrei, n,ell'industria libraria basti menzionare l'editore Gollancz e il suo e Club dei Libri di Sinistra > ; e il commercio al dettaglio è largamente in mano agli ebrei, dai Marks & Spenccr che controllano centinaia di negozi a catena, fino al piccolo commercio. Vi sono strade nella Cit1 dove tulli gli uffici dei palazzi recano nomi di ditte ebree, vi sono strade intere, nel centro di Londra. come nella City, dove tutte le botteghe hanno nomi di ebrei. t qui che l'ebreo eccelle nelle sue abilità di acrobatismo finanziario. Gli inglesi comincianl) ad essere stanchi dell'ebreo. Si domandano'. perché gli Stati Uniti, dove vi sono pur tanti ebrei influenti, non sor.o disposti ad aumentare la quota di 27.000 tedeschi all'anno? E se gli americani non fanno niente, perché debbono fare tutto gli inglesi? L'ebreo, vi conff:'ssano gli inglesi, non è un compagno di letto comodo. C. M. FRANZERO
S!&ATOOA (O, 8, !.) • LA P&INOIPESSA lU&IllA TOJLLONIA E LA FIOLU ALLE OORSE i.i{i L TEMPO nostro da una parte assi- ~ ste al lento inesorabile tramonto delle vecchie religioni; dall'altra vede nascere dal suolo di Europa religioni nuove che ne prendono 11 posto: processo storico di cui analizzai brevemente qui stesso il ritmo ideale. Di questo grandioso processo, che avrà conseguenze incalcolab1li per l'avvenire del genere umano, il fattore più attivo e potente, per quanto a quel che mi pare meno avvertito, è la Tecnica. La nostra età, si dice, e si dice bene, è l'età della Tecnica. Culmina in essa Ntto un lungo processo che s'inizia dal Rinascimento, e che ha messo capo a un'esplosione di genialità e d'inventività tecnica di cui nulla di simile ci offre il lungo decorso delle età di cui la storia ha serbato il ricordo. Orbene, a parer mio, è proprio la Tecnica il fattore principale che, mentre dissocia le vecchie sintesi religiose, prepara Il terreno alle nuove religioni che si avanz.ano a prenderne il posto. t questa la tesi che mi sforzerò di dimostrare con la massima brevità compatibile con la chiarezza. Nel suo primo germinare l'attività tecnica nasce da movimenti dello spirito in diretta antitesi con quelli da cui nasce l'stteggiamento religioso. Tecnica e Religione sono figlie di madri, non solo diverse, ma nemiche. Lo ha dimostrato Bcrgson, ne Les dtux so,,rus de la il//oralt ti dt la Religion, in pagine nelle quali non si sa cosa ammirare di più, se la finezza dell'analisi o la luminosa chiarezza dell'esposizione. L'uomo, per Berg.son, si distmguc dall'animale per il possesso dell'intelligenza. L'intelligenza consiste essenzialmente nells facoltà di combtnare dei mezzi in \·ist~ di un fine lo11tano da raggiungere. f:: caratteristico dell'intelligenza d'intraprendere ciò che essa ha coscienza d1non essere interamente padrona di artuare. Tra ciò che essa fa e ciò che essa vuole ottenere si stende un intervallo che lascia largo margine all'accidente, al caso, all'imprevisto: cd è essenziale all'intelligenza di saperlo. Il selvaggio che lancia la freccia contro la preda non sa se toccherà lo scopo. Tra il gesto e il risultato un vuoto si spalanca. In quel vuoto infiniti accidenti possono sorgere che mandano a vuoto il jlesto e gl'impediscono d1 raggiunkere il Auuo li . N. 36 • 3 8et!4mbre1938-:ni IINIBU SETTIMANALDEI ATTUALITA I ::~I:::~.A~::oR,::,; 11 111/ ABBONAMEIITI It1.ll1. 6 Impero:ano.o L. 421 semeatre L. 22 E,uroi ano.oL. 70, 1eme1tre 1,, 36 00NI NUMERO DJl.l 1.IR..l lluosoritd, dlugo.i • fotografiea, nche •• non pubblleati, non 11re1tltnl1cono, Dlruiou: Roma• Pi111adelta Piloti.a,3 Tel,rono N. 66,470 .lmmlnlJtndooe: Milano- Piaua Carlo Erba, 6 Telefono R, 24.808 Pv.bbUdti: risultato. L'esito dell'azione è sempre incerto, e di questa mccrtczza l'agente è sempre conscio. L'uomo primitivo non può sopportare questa incertezza. Egli vuole essere sicuro che l'atto conseguirà la mèta. Ma l'intelligenza che genera l'atto non può dargli questa sicurena. A colmare il vuoro tra atto ed esito, e a rassicurarlo sull'esito, nasce, per opera della facoltà fabulatrice dello spirito, la rappresentazione di potenze invisibili animate e intelligenti, regolatrici del corso delle cose, capaci d'interessarsi dell'uomo, di piegarsi alle sue preghiere, di esaudire i suoi voti, di condurre :lil'es1to conforme ai suoi desideri l'atto da lui scatenato. Per agire sulla materia l'uomo se la rappresenta meccanicamente, come un magazzino di determinismi naturali. E fino a che può mettere la mano su quei determinismi e sfruttarli con piena sicurezza pei suoi scopi (e in ciò consiste la Tecnica), non ha bisogno di nessuno e non prtga ,i~rswto. t dove quei determinismi gli sfuggono, è nel vuoto buio e minac• ci9s:, che s1 apre fra atto ed evento, che sorge la rappresentai.ione di potenze che aiutano l'atto a raggiungere l'esito. t dove la Tecnica viene meno che la Religione porge i suoi conforti. Immaginiamo l'uomo in possesso di una tecnica perfetta, che permetta ad ogni .suo atto di raggiungere infallibilmente loscopo, Evidentemente, la rappresentazione di potenze invisibili capaci di aiutare l'uomo non avrebbe più ragion di essere, la religione (nel senso stretto della parola) morirebbe. Ì'\aturalmentc, una tecnica cosi perfetta· è un puro ideale, cui l'uomo si può infinitamente avvicinare, ma che non toccherà mai, se no sarebbe Dio! Quindi (si rassicurino i più!) ci sarà sempre posto per la religione. Ma resta dimostrato che Religione e Tecnica sono strutture psichiche inizialmente, nella loro radice, nemiche, e che lo spazio che l'una guadagna, l'altra lo perde. La tesi sembra paradossale? Un esempio facile e immediatamente accessibile ne proverà la verità. Supponiamo che un giorno la Tecnica dia all'uomo il mezzo di fare la pioggia o il bel tempo a volontà. Evidentemente, da quel giorno in poi non si faranno più processioni per invocare, da Dio o dalla Madonna o da qualche Santo, 11 bel tempo o la pioggia. Altra prova: la prima immediata reazione delle anime, in cui lo spirito religioso vive in tutta la sua ingenuità, di fronte a una nuova invenzione, non è forse di vedere in essa un'opera satanica, figlia dello spirito di orgoglio e di dominazione? P. solo in un secondo momento che spiriti più riflessivi e colti, meno ingenui e candidi, si sforzano di ricondurre nell'orbita dello spirito religioso quella stessa Tecnica che è nata da uno spirito diverso e opposto. t legge di ogni creazione psi• chica di cercar di divorare e di subordinarsi le altre, e di affermarsi come predominante. Ciò è vero anche della rappresentazione religiosa. Una volta sorta, questa cerca di subordinarsì la rappresentazione del mondo suggerita dalla Tecnica. Sorge allora l'immagine d1 un dio creatore di leggi inflessibili della Natura, salvo poi a infrangerle col miracolo o a combinarle fra loro in modo conveniente, si da soccorrere, seni.a violarle, il suo fedele, quando questi ha bisogno di lui, a meno che non le abOia ab dterno disposte in modo tale che, senza venir meno all'inflessibile determinismo naturale, la preghiera (da lui preveduta, nella sua omniscienza) del fedele sia esaudita. Accade anche che, nata e sviluppatasi la rappresentazione religiosa, l'uomo finisce I . per mettere sotto la protezione del dio l'atto stesso che dipende da lui: il selvaggio, ad esempio, può cominciare dall'invocare il suo dio nell'atto stesso in cui tende l'arco (atto che, dipendendo da lui, è inizialmente fuori dell'orbita religiosa). Ma il fatto che, pur invocando il dio, il selvaggio cerca di tender l'arco nel modo più conveniente possibile, il fatto stesso che egli cerca di sfruttare i determinismi naturali meglio che può, dimostra che la rappresentazione religiosa, se si sovrap• pone all'atto tecnico, non lo sostiNisce, non lo rende inutile. Il selvaggio, prima di scagliare la freccia, può implorare il dio, ma non perciò si sente dispensato dal tender l'arco con tutta la diligenza possi~ bile. Anche se egli supplica il suo dio di aiutarlo, finch~ si può aiutare, si aiuta da s~: prova che dove il potere umano padroneggia la materia, là non arde t.l suo massimo la fiamma della religiosità. Dopo questo discorso, posso correre rapido alla conclusione della mia tesi. Risulterà chiaro ormai perché, con le sue veramente grandiose e straordinarie realizzazioni, le quali hanno dato all'uomo un dominio sulla natura che era follla, nonché sperare, solamente sognare, e più ancora con le speranze illimitate che ha fatto nascere, la Tecnica moderna ha dato un colpo terribile alle vecchie religioni di massa. Intiepiditosi il fuoco che le aveva fatte nascere, queste si erano ridotte ad casere, per il più dei loro fedeli, •centrali• di speranze d'ottenere con la preghiera ciò che lo sforzo dell'uomo era incapace di procurare. Una religione di massa non fu :nai, non è, non potrà esser mai altra cosa. Promettendo all'uomo l'onnipotenza, la Tecnica, se non proprio distrutto alla radice, ha fortemente indebolito il bisogno del dio, l'attesa del miracolo e il ricorso alla preghiera. Ma le cose dello spirito umano non sono mai né semplici né unilineari. ti giuoco di azione e di reazione delle sue creazioni è di una complicazione infinita e stranamente delusiva. E la stessa forza che distrugge in un campo, in un altro campo, anzi, spesso, nello stesso campo, edifica. Chi mette in moto una potenza dello spirito, può star sicuro che questa darà, prima o poi, luogo ad effetti per lui del tutto impreveduti e inaspettati. Cosi è della Tecnica. Essa ha scrollato dalle fon~ damenta i templi delle vecchie religioni. M~ ha anche preparato il terreno ai nuovi templi che ne prendono il posto. E, per quanto mi sembra, agendo in doppia direzione. Come ho spiegato qui stesso altra volta, la religione, nel senso stretto della parola, sorge quando la fantasia dà un volto e un nome, personalizza e umanizza, le potenze rivelate dall'emozione ,mminosa dell'uomo. Questa rivela all'uomo la presenza di realtà e potenze di altro piano da quello su cui viviamo: potenze che suscitano nell'uomo sentimenti opposti e contemporanei di paura e fascinazione, tremore e adorazione, orrore e attrazione. t in un secondo momento che queste potenze ricevono dalla fantasia un volto e un nome, una personalità che le rende capaci di conoscere l'uomo, interessarsi a lui, esau• dirne la preghiera, e divengono cos1 oggetti dell'esperienza religiosa propriamente detta. Dando all'uomo la persuasione che la Natura è nient'altro che un fascio di determinismi inerti, su cui si tratta di metter la mano per piegarli nella direzione che ci piace, che dietro le leggi non ci sono dèi che stian li per ascoltare l'uomo ed esaudirne le preghiere, dispensando l'uomo dalla preghiera, la Tecnica ha dato un colpo alle vecchie religioni. :via per ciò stesso ha messo in libertà, allo stato puro, l'emozione 11uminosa che le vecchie religioni avevano captata e addomesticata. Rimesso in libertà, il bi.sogno numinoso si è cercato nuovi oggetti. E poiché l'aldilà non ha più interesse per l'uomo moderno, il bisogno numinoso dell'uomo si è cercato nuovi oggetti adeguati. E li ha trovati nella Classe, nella Patria, nella Nazione, nella Razza. Sono questi gli oggetu di fronte ai quali l'uomo d'oggi prova, allo stato puro, l'emozione numinosa dell'adorazione, del tremore, della paura e della fascinazione. Di fronte a questi oggcm l'uomo non prega, ma soltanto adora e teme. La Tecnica, dispensandolo dal pregare, gli ha permesso di gustare allo stato puro le inebbrianti emozioni della 1mm111osità, e di dare sfogo al suo bisogno di adorare e di sacrificarsi. Tra questi nuovi oggetti numinosi, tra questi nuovi Numi, c'è, oltre quelli sopra nominati, la Tecnica stessa. Che la Tee• nica, e la Macchina, figlia della Tecnica, siano oggi, per molti, per paesi inten, come la Russia e l'America, oggetti di emozione ,iuminosa, nel senso più stretto della parola, è cosa fuori dubbio. Liberato dalla Tecnica, il sentimento numinoso investe la Tecnica stessa. Si ha cosi la religione della Tecnica e della Macchina. ~ vero che, per molti, la Tecnica e la Macchina, con le speranze illimitate che han fatto nascere e con le catastrofi che hanno accumulato, e pìù ancora minacciano di accumulare sull'umanità, che se ne è fatta tentare, sono il vero proprio Satana dei nostri tempi. Ma l'emozione che si prova di fronte a Satana è, sia pure a rovescio, emozione numinosa anch'essa. Satana è, sì, l'antidio, ma anche l'ant1d10 è, a modo suo, un dio, e, in ogni caso, non è certo un personaggio profa110. Ultima osservazione. ~lentre le vecchie religioni, ricacciate nell'ombra dalla Tecnica e dalle nuove religioni che la Tecnica ha aiutato a nascere, si fanno piccole davanti alla Tecnica e cercano di allearsela, e protestano di non veder nulla di male nei trionfi della Tecnica, sono invece le nuove religioni, o almeno alcune di esse, cui la Tecnica ha aperto la strada, quelle che tentano con ogni potere di soffocare nell'uomo, se non la Tecnica, la religione della Tecnica. Non solo per la narurale concorrenza fra religioni nuove e rivali, ancora in tutto l'impeto della gioventù e non ancora persuase, dalla vecchiezza e dalle delusioni, alla pratica della tolleranza, ma per l'intrinseca contraddizione ch'è tra esse e la religione della Tecnica. La Tecnica è di sua natura futuristica, antitradizionalista, universalistica. E le religioni del dopoguerra sono, al contrario, esaltatrici del passato e delle tradizioni storiche e di Ciò che tende a confermare ogni popolo, razza e nazione sulla sua particolarità individuale. Per le necessità della lotta e della propaganda, queste nuove religioni si servono volentieri della Tecnica, e senza di essa non avrebbero potuto trionfare. Ma es,e mirano a tenere la Tecnica in posizione subordinata e servile, e ad impedirle di sublimarsi in religione. t che sentono bcnis,imo che il giorno in cui la religione della Tecnica trionfasse sul serio, in cui nell'uomo diventasse prevalente il fanatismo della Tee~ nica, alle religioni della Xazione, della Razza, della Patria mancherebbe il terreno sotto i piedi. Forse i nostrt figli o nipoti vedranno una guerra di religione tra la Tecnica, da una parte, e quegli altri dèi, dall'altra. Questi sono i rapporti tra i Numi del dopoguerra. Come si vede, non sono né semplici né facili né cordiali. Proprio come I rapporti fra gli dèi di una volta e come i rapporti fra gli uomini di una volta, di oggi e di sempre. ADRIANO TILGHER IL G!O0AT0REDI S0A00ID ffi .\RI meti fa, quando il piccolo, calvo \;,/ Niko!ai Krilenko era pili che mai te· muto e potente e esercitava il 1uo or• ribil,c-mestiere di Pubblico Accusatore con zelo inumano e con incredibili raffinatnzl' di crudeltà contro sventurati e\'ldt'ntcml"nte innocenti, Krivcmmo che forse era già all'ori:r.ronte chi avreb~ accusato lui, Nikolai Krilenko, degli stcui assurdi delitti, con lo ste»o zelo e con la medesima cru• deità E ricordammo un delatorr romano, il guair, un giorno, a un tale, chi' aveva ricordato alcune delle sue vittime, rispo-, se: e Non toccate i miti morti :t. E dicemmo che forse era già in vista chi a..rcbbe noverato il piccolo calvo Accmatore Pubblico Nikolai Krilcnko fra i Juoi morti Ave\·amo appena fatto questa profezia, quando si riun1 il parlamento ruuo, che era stato da poco detto; e, in una delle primissime sedute, un membro si levò e pro. nunziò una fieu requisitoria contro Krilenko, accusandolo di intert'nani solo e di alpinismo, di scacchi t' di andare in giro per il paese :t. e Che co1a >, concluse: lo zelante camerata, e che co1a rappresenta Krilcnko: l'alpinismo o la giustizia? E Nikolai Krilcnko non fu rielrtto Pubblico Accusatore. Le epurazioni o, come le chiamano gli inglesi, le e purghe :t di Stalin attraversano vari stadi, secondo un rito ormai ben fisso. E il prim'atto di quena commedia, che si è ripetuta centinaia dì volte e sempre nell'istcuo modo, consiste nel fatto cht" improvvisamente un qualunque sicario lancia una qualunque accusa contro !'epurando Poi paua un po' di tempo, e intervit'nc la stampa, che, con monotonia desolante, mette mano ancora una volta al rept:rtorio delle accuse rituali: e inefficiente :t, e traditore>, e sabotatore :t, e troul..ista :t. Alla fine interviene il Pubblico Accusatore; e quruo è l'atto terzo, che si chiudc con una re- .,,0(verata alla nuca. Nello scorso mese di luglio, infatti, il ~e. condo e il terzo atto si compirono, uno dopo l'altro. Prima la Prauda, poi il nuovo Pubblico Accusatore, Andrt:a Vi~hinski, attaccarono con virulenz.a Krilcnko Disse Wisninski: e Krilcnko era a capo di una banda di sprcgevoli sabotatori trouki-bukharinianL Essi hanno deliberatamente diKreditato il diritto sovictiGO >. Nel chc è implicita la pretesa che Vishin.ski lo accrediterà Lo stetto Vishinski descrisse la teoria e vecchio-bolscevica :t che e sotto il socialismo il diritto sia sospeso :t come e un'impertinente fal.tificaz.ione > delle idee di Marx e di Lenin. Ormai non c'è più da attendere che la revolverata alla nuca. Al tempo della rivoluzione, Krilcnko fu comandante in capo dell'esercito rosso. Più tardi, come Pubblico Accusatore, fu il terrore dt"i bolscevichi e dei non bolscevichi. :-..·euun uomo al mondo, ad eccezione di Vishinski, ha mandato a morte tanta gente, quanta Krilenko. La News Rivita.: riportava rt'ccntcmentc un giudizio che il Tlmes, di solito così misurato, ebbe a dare su Krilenko nel 1 9, 9, al tempo del primo terrore: e Di tutti i bolscevichi tipici, Krilt'nko è sicuramente il più degenerato e il più pcrvt'rtito. E si può ragionevolmente dubitare se costui ~ia veramente sano di mcnte :t SPIE ,1 RAPPORTI fra la democratica lnghiJ. LJ terra e la Russia so\·ictica 0no abbastanza amiche\'oli, e, benché la stampa inglese pubblichi spesso orribili verità sul regime bolscevico, e la stampa russa, alla sua volta, pubblichi contumelie contro il capitalismo o la diplomat.ia ingcsc, si può dire chc, in fondo, i due paesi, sebbene non si amino, siano consapevoli di avere più di un nemico in comune· il Giappone, per esempio, e, forse, la Germania. E quando i nemici sono forti e temibili, l'aiuto, sia pure di un alleato che non si ami, non è da disprt'zzarc. Alcune seuimane fa, quando sold2.1i rossi e gialli si contendevano ac• canitamcnte la collina di Ciang Ku Feng e sembrava che una nuova guerra russogiappo stesse per scoppiare da un momento all'ahrfl, la diplomazia inglese, in collaborazione con quella francese, fe:c" quel che potè per evitare che il conRitto divampasse; e c.iò indubbiamente per la considerazione che, almeno fino a quando la situazione europea continui ad t'ssere cosl minacciosa, risponde agli interessi britannici e: a quelli francesi che la fona dell'esercito russo non sia distraua verso una zona tanto lontana. Data, dunque, questa situa:r.ione e data, soprattuuo, questa solidarietà degli interessi dei due paesi in più settori fra i più delicati e nevralgici dello scacchiere politico mondiale, riesce difficile capire perché i rus. si esercitino così attivamente lo spionaggio in Inghilterra e perché gli inglesi, alla loro volta, non trascurino, almeno se si pre:s1a fede alla giustizia sovietica, di csercitare lo spionaggio in Russia. Nel marzo di quest'anno, certo Percy Glading, comunista, e altri due ex-impiegati dell'ancnalc di Woolwich furono cond:iinnati a lungo periodo di prigione per aver comunicato segreti militari alla Russia. Mentre questo processo era ancora in corso, si apriva a ~fosca il giudizio contro il vecchio bolscevico Alex Rikor e compagni Subito il Pubblico Accusatore Vishinski si affrettò ad aggiungere un codicillo all'atto di accusa, accumulando e una massa di selvagge insinuazioni>, riferiva un periodico inglese, e contro cmincn1i cittadini britannici>. E cosl Lady Murici Paget, che poi è moria, A. V. Alexandcr, capo di cooperative britanniche, il giornalista Michael Farbman, defunto (autore, se non incorriamo in errore, di uno dei primi e più acuti saggi sul piano quinquennale, saggio c.he, col titolo Piatiletka, fu pubblicato sotto forma di numero speciale della rivista The Econornist), e altri ancora furono a.ccusati di avere cooperato attivamente con l'esiliato Leone Trotsli:i e di avere congiurato con lui per rovesciare il regime di Stalin. Naturalmente queste accuse furono autorevolmente smentite in Inghilterra. Al principio di agosto, la vecchia Corte di polizia di Bow Strect si è dovuta occupare di un altro caso di spionaggio per conto dei Sovieti. Imputato, questa volta, tra un mercanlt' di stoffe, cnt.o Robin1<>n Walker, di anni 48, cx-impiegato dcli~ Vickers-Armurong Costui era accusato d, entni procurato e per uno scopo prcgiudi2:itvole uli intercisi dello Stato> il piano di una macchina, e inoltre di avere, con lo steuo propasito, tentato di persuadere un altro impiegato della Vicken.-Armstrong, Ctrto John frcdenck Burch, di comunicargli un altro documento. Srcondo l'atto d'accu,a il Burch, una sera, mcntrt- tornava a 'casa, fu fermato dal Walker, il quale gli diHt' che era 1~ato in Italia e .a Rochestf"r, in una fabbrica di idroplani; quindi gli domandò di preuargli i disegni di alcuni dispositivi per le fusioni, da fo.. tografare, e offrl per Ofnuno d:cui dicci 1t:e:llinio una sterlina Il Burch nferl tutto al suo caposquadra, 1c quindi la polizia fece lt' sue indagini St"condo l'accu1a, lo ste»o W.ilker a,.;eva detto che doveva solo portare i disegni agli uffici della Delegai.ione: commerciale sovietica, i quali avrebbero cu. rato la spedizione di una cop:a a ~1osca. Lo stciso giorno in cui questo proceHo di piccolo .spionasgio cominciava dinanU alla Cortr di polilia di Bow Strect, il Pubblico Accusatore Andrei Vishinski lanciava, dalle colonne dell'organo ufficiale dello Stato Maggiore dell'esercito sovietico, la Stdla rossa, un furibondo attacco contro la Gran Bretagna. Secondo le affermazioni di qut'UO strano tipo di magistrato, l'lntdhztt1ce Se,- "ia britannico sarebbe irato, fin dalla rivolut'.onc del 1918, 11 nemico costante e accanito del regime ,ovieuco e avrebbe or. ganiuato auassint di capi bolscevichi, la distruzione di depositi di munilioni e di centrali elettriche, ccc Un ufficiale britan• nico avrebbe ordinalo a un gruppo di cx• ufficiali zaristi dì far saltare il Cremlino e il Gran Teatro dell'Opera: queno nel 19~7, e cioè al tempo della rottura delle • rt'lazioni anglo-sovietiche e della perquisizione all'Arcos. Gli ingegneri mandati in Ruuia dalla Vicken sarebbero stati altrettanti aE,t'nti dell'/ntelli1enu Serviu, inca• ricati di far saltare in aria le centrali russe appena fosse scoppiata la guerra ; per cui erano stati liquidati tutti nello scorso mcse di maggio. Conclusione: l'Inghilterra e la Russia sono solidali in Ceco.slovacch.ia, hanno intc• ressi comuni in Estremo Oriente e 'Jr~ anche in altri lettori ; ciò non toglie che si spiino, si controspiino, si scaglino l'una contro l'altra le peggiori accuse, si imba~tiscano processi ecc. Strana amicizia 0IANGKU FENG 11\\ OPO una battaglia di dodici giorni U!/ su un fronte di sci chilometri, giaP": ponesi e russi hanno convenuto d1 cenare le os1ilità e di astenersi, gli uni e gli altri, dalroccuparc la contesa collina di Ciang Ku Fcng, aspettando che una Commissione mista fissi la frontiera in ba.se all'antico trattato russo-cinese dd 1886. Il punto fondamentale di questa convcnz.ione provvisoria è che i giappone,i, i quali in principio non \•olcvano riconoscere il trat• tato di Hung-Chung perché concluso fra teni, u-nza che essi ne avessero mai avuto notizia, hanno ammt'UO che i negoziati ulteriori debbano a'-'cr luogo in ba'((' al dcno trattato, Appena Ct'SS.atele ostilità, Litvinov ha prodotto il documento, e cioè l'originale trattato del 1886, con le carte geogra~- chc allegate e da esso chiaramente risulta che il confine corre esattamente sulla cresta della collina di Ciang Ku Fcng ~{a un ebdomadario inglese ha affermato che quando gli e investigatori > hanno consultato gli archivi del Brìtish ~iuseum, non hanno trovato alcun riferimento ad un trattato russo-cinese di quella data, né a qualsiasi altro trattato firmato a Hung-Chung Esiste o non esiste, il trattato, Le ragioni per cui il go\'erno g:apponc.sc si è indotto ad accettare queste condizioni sono chiare e, se non incorriamo in errore, sono le scsuC"nti. Attualmente il Giappone ha circa 500 mi. la uomini dcllC" sue migliori risen"t' impegnati in Cina; ne ha perduti circa 'l50 mila fra morti, feriti e malati; poi tiene iulla fron1iera del Manciukuò altri 250 mila uomini delle riU:f\'C istruite e 150 mila irregolari. In sostanza, esso ha già mobilitato i quattro quinti delle sue riserve più gio- \"ani. In caso di gut'rra con la Rm.sia, dovrebbe mobilitare ancora un milione di uomini: e cioè doncbbc ricorrere allc riscf\·c di sccond:i. linea, al disopra dei so anni. Più oscure, o per dir meglio, più complesse sono le ragioni della remissività russa Il maresciallo Blucher dispone, a quel che pare, di circa 400 mila uomìni. Queste forze, naturalmente, verrebbero subito aumentate, ma ncì limiti consentiti dalla capacità di trasporto della Transiberiana a Vladivostoìc e nelb baia dì Possict è concentrata una Rotta di sottomarini che potrebbe dare scrl fastidi ai trasporti giapponesi. ~ta la minaccia più grave per il Giappone è costituita dalla fona aerea rossa. Pare che circa 1.200 aeroplani siano concentrati a Vladivostok, e cioè a una distan2a di 800 chilometri dalle isole scttcntrionali dell'arcipelago giapponese e di 1000 chilometri dai grandi ce:ntri industriali Sembra, pt'r altro, che i russi dispongano di aeroplani da bombardamento a carico lesgcro, mentre del tipo pesante nuovo non hanno c.hc pochi esemplari. In conclusione, posto che il destino o ciò che più pro,aicamentc si chiama la geografia renda inevitabile una e spiegazione dc. fi.nitiva > fra i due imperi, mai più si pre- ~enteranno per la Russia condii.ioni cosi favorevoli. Ciò nonostante, la Russia ha preferito rinviarc l'ora della spieg:nionc. La ra~ione di questa politica è nella verità elementare che per un regime come qucllo sovietico la guerra è la fine. t facile governare gli uomini col terrore i non è facile condurli col terrore alla guerra, I comunicali giapponesi hanno fatto sapere al mondo che durante la battaglia di Ciang Ku Feng i russi si arrendevano facilmente e, condotti nelle retrolinec, facevano rac.. conti orribili di qucl che: avevano sofferto. Come può affrontare la guerra un paese i cui figli vedono nel passaggio al nemico l'unico modo di metter fine alle loro sof. fercntc? RICCIAJ\DETTO
A TRE giorni, e a sessanta• tré anni, il ,;ignor Giusti• no de Selves era diventato ----- ministro per la prima volta. Gentiluomo tolosano di vecchia famiglia di toga. non era mai stato un vero e proprio uomo politico: prima avvocato, poi prefetto, diretto• re ~enera1c delle Poste e Telegrafi, ave. va infine occupato per quindici anni il posto di prefetto della Senna, e solo due anni prima, nel 1909, gli elettori senatoriali lo avevano mandato al Lu~,;cmburgo. Quando i giornali a• vcvano annunciato che il signor Cail• laux, formando il suo primo Gabinet• to, aveva affidato a lui il portafogli degli Esteri, un certo stupore aveva accolto la scelta. I suoi titoli alla di• plomazia sembravano consistere tutti nella distinzione delle sue maniere e nella sua parentela col signor dc Frcy• cinet : ma siccome non vi erano in Eur~pa questioni urgenti o gravi, e per. 11momento la principale preoccu• paz.1one del Quai d'Orsay era l'im• minentc viaggio del capo dello Stato in Olanda, dc Selves poteva essere proprio quello che ci voleva : decora• tivo, ben vestito, accurato, avrebbe un po' compensato agli occhi dei ciam• bellani della regina Guglielmina il gu1re bonhomme del pre,;idente Fai• lièrcs. Egli stava appunto mettendosi rapi• damente al corrente dei blandi rap. porti franco•olandesi per poter soste• nere la conversazione l.iggiù. Era il primo di luglio, la partenza era fi,;-.ata per il 3. Verso le ore undici il suo capo di Gabinetto venne ad annun• ciargli che l'ambasciatore di Germa• nia gli chiedeva un colloquio, e pos• sibilmente subito, prima di mc1.zogior• no: il consigliere von Lancken-\Vakenitz non spiegava le ragioni di tanta urgenza, ma insisteva. Dc Selves ac• consentì senz'altro a ricevere a mez• zogiorno l'ambasciatore. Si trattava del :Marocco, e l'ombra che copriva insolitamente il viso (tio• viale e bonario del barone de Schoen annunciava che la comunicazione del governo tedesco al governo francese era delicata: il governo imperiale, preoccupato dei tumulti e dei di,;or• dini che desolavano il Sud dell'impero <,eeriffiano, aveva deciso di inviare nel porto di Agadir una nave da guerra per proteggere gli interessi e le vite dei commercianti tedeschi. In questi termini, e dopo tanti anni. la cosa può sembrare abbastanza inoffensiva, e sproporzionato il clamore 5uscitato da quello che è passato alla \toria come « il colpo di Agadir •• CO· mc la crisi isterica di un'Europa troµ• po abituata alla vita tranquilla. Ma dietro quella comunicazione cortese, concludente al solito con espressioni di buona volontà amichevole e speranze di concordia, c'era tutta una comples• sa situazione che da anni, col suo equi. librio instabile, minacciava la pace europea. Ancora molti anni prima, entrata la politica europea in una zona di bo• nacci1., il marchc,;e di Salisburv aveva deLo : « Ora non vedo altro Pericolo per la pace che nel Marocco >. E allora il vecchio statista parla\·a -;olo delle relazioni fra l'Inghilterra e la Francia, che nel e continente nero», come dicevano i giornalisti del tempo, continuavano la c;ccolare rivalità colo• niale dcli' India e del Canadà. Ma poi l'Intesa Cordiale aveva ag~iustato o~ni cCKa. Era entrata allora in campo la Germania, e un anno appena dopo l'fnt<'sa Cordiale il Kaiser C'la c;.bar• cato a Tangeri, col mare cattivo, e 'iu un cattivo cavallo era andato a ,;a. lutare solennemente, nello zio del sul• tano, il rappresentante del sovrano « di un Marocco libero, aperto senza esclusioni alla concorrenza di tutte le na• zioni >. Con questa rumorosa manife• stazione, la Germania di Biilow aveva messo il suo veto alla « tuni,;ificazionc » del ~arocco. Resisterle? Nelle anti• camere dell'Elisco il presidente dtl Comiglio Rouvier era stato pre,;o dal panico: il ministro degli Esteri, Teofilo Drlcassé, che non voleva cedere, « fut re,woyi avcc du injuru >1 dice amara• mente Bainville, e al tavolo della con• fercnza di Algeciras :M'onsieur Revoil, « ometto che sorride sempre agli epigrammi che non osa pronunciart" », si t'ra seduto accanto al rigido e auto• matico conte von Radowitz, in una atmo,;fera elettrica. Per evitare la guer• ra, la Francia aveva dovuto accomentirc alla internazionalizzazione del Marocco: delegati di tutte le nazioni era• no entrati nel Consiglio della Banca di Stato sceriffiana, e un colonnello svizzero aveva preso casa a Tangeri per controllare le forze di polizia. ~fa la Francia non si era mai rassegnata a quella soluzione che contrastava il suo \Ogno di un impero nord-africano. L'opinione tedesca ne era rima,;ta ir• ritata : il tanto famoso barone Holstcin aveva concluso: « Allora è ~tabilito che con quella gente non c'è nulla da fare », r la ~tampa aveva seguitato a denunciare la e macchia d'olio:, francc5e che si allargava sul Marocco. Questa la vecchia, irritante storia, che aveva aggiunto nuovi motivi di diffidenza e di rancore ai tanti che dividevano i due popoli. Ora es\a ,e;iun• ~tva a un punto cruciale, ~c1:tnatodalla comunicazione del barone de Schocn. Questi del resto non aveva nascosto a de Selves il vero significato della mo,;sa improvvi~ del suo g:overno : la prc• senza della cannoniera tedesca di fronte al p<.>to1 di A~adir <."rduua ri\po~ta alla decisione che da pochi giorni era stata pre~a dal governo della rcpub• blica, di mandare una spedizione mi• litare a occupare Fez per proteggere il sultano dalle mehalla dei ribelli. Malgrado tutte le assicurazioni della Francia, quella occupazione « tempo• ranea :, era fuori dallo spirito di Al- ~eciras, equivaleva a rimettere sul tappeto la questione marocchina come nel 1905, gonfia di tutte le vecchie e nuove minacce. Intanto, laggiù, la piccola cannoniera tedesca Panthcr, grigio opaco nel grigio luccicante d1 riverberi, con un lungo cappello di bianche tende, we• gliava la siesta di Agadir con le salve d'mo, e i marinai col na-;tro nero yen. dente sulla nuca .~uardavano desolati le case povere e scalcinate annidate in alto, a qualche chilometro dalla costa delusi come da un bel nome di ca~ stellana posato '-U una donna brutta. Sarebbero rima,;ti soli? O avrebbero avvistato da un momento all'altro a). l'orizzonte sfocato il fumo di altre navi da guerra: incrociatori francesi, for~e anche incrociatori inglesi? Era la '-tcr,,sadomanda che tutti i lettori dei ,giornali di Europa si ponevano con ansia; perfino a Roma. fra ~ontccitorio e la Terza Saletta, tacque per un attimo l'appassionato clamore per la legge sul monopolio delle assicura• zioni. cara all'onorevole Giolitti ostica al Giornale d'Italia, e il process~ Cuo• colo r l'orrendo delitto di Piazza di Pietra passarono per qualche ora in ~econda linea. Che hisognasse mandare ad A~dir almeno un incrociatore era l'opinione ben ferma di de Sclves. Antico uffi. ciale dell'annata della Loira, padre di un ufficiale di artiglieria, non ammct• tcva che la Francia si umiliasse a trattare in quelle condizioni, ubbidendo a un richiamo perentorio e brutale. A Londra, Sir Arthur Nicholson, il sotto• segretario permanente agli E'iteri, ave. va detto che anche a lui sembrava che ,.j imponesse l'invio di navi inglesi e francesi ad Agadir. Delcassé, la vitti• ma del « colpo di Tangeri >, che mes• so al ministero della Marina c;.embrava tenuto in riserva per terripi migliori, era invece contrario a una risposta di quel genere e dava consigli di mode• razìone e di prudenza che contrastavano con la 'iua leggenda. Con lui era Jules Cambon, l'ambasciatore franceSf" a Brrlino. Il presidente del Comiglio, « incline per temperamento alle para• te energiche », per ragionamento pro• pendeva per le vie concilianti. Mentre si di,;cutC\'a, giunse il giorno stabilito IL KAISER E IL XROlfl'RINZ per la partenza del capo dello Stato J;er l'Olanda; e dc Sclves, smagato, partì per quello che avrebbe dovuto essere il suo viaggio di nozze col potere. Era appena partito che giunse d.1 &;riino la notizia che il Kahcr ,t\ e• va improvvisamente rinunciato alla sua crociera in Norvegia e rimaneva nella capitale. Era un segno che la Germania era pronta a estreme misure? D'altra parte da Londra telegrafavano che Grey, tomato dalla campagna, si mo~trava assai meno disposto di Nic~olson a mandare navi in Marocco, e dKeva che doveva consultare il Gabinetto. Caillaux, incoraggiato da Cam• bon1 decise personalmente di rinunciare a qualsiasi dimostrazione navale, e a de Sclves non rimase che fare da L' Aja un telegramma risentito. Cambon non si fidava del Quai d'Or· '-ay, dove si era gelosi di lui, della sua jnfluenza a Berlino, e « per opposizione alla sua sae;gezza. si manifestava il gusto delle wluzioni imprudenti:,. In• '>istcttc quindi presso Caillaux perché tenesse lui in mano il filo delle trattative. Prima di tornare a Berlino, gli riassunse in un menttlrandum la situazione. ~femore di un insegnamento ri• volto~li una volta da Thiers, l'amba- ,;çiatorc ammoniva a non « voler riu• scire troppo:,. Secondo lui lo scopo essenziale della Francia in Africa do• vcva es-;erc l'occupazione del Marocco, ma per non comprometterla in una catastrofe europea occorreva essere capaci di sacrifici anche importanti. Bi• ~gnava quindi affrontare con la Germania una convc~azione generale sul• le posizioni coloniali delle due potenze nel mondo. cd t'\CO~itarc un ~istcma di cornpen,;i. Dietro alla sua scrivania alla \\"ilhclrnstrassc, il {llinistro Kiderlcn \Vach• tcr aspettava che l'ambasciatore di Francia esponesse finalmente il punto di vista del suo ~ovcmo. L'invio della nave da guerra ad Agadir aveva tron• cato tutte le indecisioni e le ambi• e;uità nelle quali si era resa prc~SO· ché irreperibile la politica africana della Francia dopo Algeciras, ma ave• va anche fatto vibrare nell'opinione pubblica tedesca una corda bellicosa, e il ministro si sentiva alle spalle un fervore di baldanzCKe ~pcranze e di ri• soluzioni intransigenti, che 'ii trattava di deludC"re il meno pos~ibile. Erano così diversi, i due plenipoten• 1iari I Kiderlcn, alto, robusto, trascurato, nostalgico delle birrerie, coi baffi ro-.~isul viso ,;biancato, era in tutto un figlio della vecchia Germania, uno svc• vo di antica origine, dai modi bruschi e iro~i; Cambon, piccolo, con gli occhiali, i baffi spitvcnti sul labbro arguto, l'acconciatura precisa, i modi vigilati, ex.prefetto, e.x•governatore ge• ncrale dell'Algeria. Questo figlio di un commerciante di pellami sosteneva assai onorevolmente, con suo fratello Paolo a Londra e con Camillo Barrèrc a Roma, il prestigio della Francia e del Terzo Stato nell'aristocratica diplomazia dell'anteguerra. Se Cambon era partito con qualche ottimismo da Parigi, ai primi colloqui berlinesi questo parve incrinarsi. Ki• dcrlen accettava di parlare di compen• si : aveva del resto mai mirato ad altro? Ma sulla carta dcll'Afric;:1 il suo polpastrello rotondo copriva tutto il Congo francese. Quelle pretese coster· navano Cambon : « Voi volete far fai. lire le trattative». A Parigi ci si in• dignava, dc Selves dichiarava inutile proseguire a trattare. Intanto si tende• va l'orecchio ai rumori d'oltre Ma• nica: il Timu si comportava bene, sottolineava la minaccia tedesca agli intere~si inglesi del centro e del sud dcli' Africa, e parlava di mandare uno o due incrociatori a vedere quello che succedeva nelle acque di Agadir. Ma sotto questa apparenza, che era pro• pno quello che ci voleva per far irrigidire ancora di più l'opinione pub• blica francese, quale era la sostanza? Se le domande dell'ambasciatore fran• c~se si facevano troppo precise, Grey nspondeva che doveva conc;ultarc il Gabinetto. Contemporaneamente Isvolski faceva sapere a Caillaux: « Tenete presente che la Russia non potrebbe entrare in guerra per il Marocco:,. Quello che rendeva difficile la posi• zione di Cambon, era che quando Ki• dcrlcn, cambiato umore, gli doman• dava: « E allora voi che cosa ci of. fritc? >, egli non era in grado di rispandergli, perché il Quai d'Orsay non si drcideva a precisare le sue vedute. L'indecisione francese esasperava Ki. derlcn: egli era pronto a rinunciare al !"farocco, e in fondo quello che gli mtcrcssava era che la Germania, presente largamente in Africa equatoriale, fosse in linea con gli altri per un'even• tualc spartizione del Congo belga. Nel suo nervosismo moltiplicava le propo~ ste, le frontiere si spostavano sulla car• ta annettendo e restituendo territori dai nomi misteriosi, Ubanghi•Sciari, Ga. bon, Sangha, Ucsso, Becco d'Anitra; e- l'ambasciatore di Francia non aveva istruzioni. Allora il nervosismo passava dalle Cancellerie ai giornali, dai gior• nali al pubblico, voci sinistre comin• ciavano a propagarsi. La rivista annuale di Kiel era preannunciata come il prologo della mobilitazione della flotta tedesca; il Kaiser prometteva a Kiderlen di essere pronto alle estreme decisioni; lo Stato Maggiore germani• co studiava j piani per lo sbarco ad Agadir e la occupazione del Sous. Cambon si decise a partire per Pa. rigi. Nel calore soffocante di un 2 r ago~ sto alla capitale, i porporati della re• pubblica si riunirono in concistoro : c'erano, oltre i principali ministri, i due frate lii Cambon e Camillo Barrèrc, appena giunto da Palazzo Farncsc. Nel 'ialotto di casa Caillaux in Rue dc la Boétie la cretonr1e estiVa ricopriva i mobili ricchi dell'alto borghese, e le guantiere di caffè ghiacciato entravano a sollevare di tanto in tanto l'oppressione delle fronti madide. La discus• sione 'Si fc1..cben presto inquicla e h· tigiosa. Accanto a Jules Cambon e alla sua tesi di una « soluzione larga » stavano Caillaux e Delcassé; dc Sclves era per la resistcnza1 per la riduzione -delle concessioni al minimo stretto, e al suo fianco Camilla Barrèrc, l'occhio vivace sotto le sopracciglia a cespuglio, la barbetta protesa, assaliva le ragioni dei suoi avversari con una veemenza nella quale forse l'antico comunardo spuntava dal diplomatico. Il più inte• rcssato di tutti, il ministro delle Colo• nic, Alberto Lebrun, già tempra da presidente della Repubblica, taceva e scuoteva la testa, vagamente. Alla fine fu Cambon ad avere par• tita vinta, e quando, la sera del 30 agosto, lasciò Parigi, portava con sé quelle che dovevano esser le proposte definitive del suo governo. In cambio di una completa libertà d'azione in Marocco, da svilupparsi fino al protettorato, la Francia cedeva alla Gcnnania due zone del suo territorio dell'Africa equato• riale : la prima era una stretta fascia triangolare lungo la frontiera sud del Camerun fino alla Sangha, con uno ~bocco al mare a nord di Libreville; la seconda, pi\1 importante, comprendeva il territorio fra la frontiera orientale del Camerum, la Sangha e l'Ubanghi. Così si dava soddisfazione a quella che Kidcrlen aveva dichiarato e1-sere la condizione sine qua non dei negoziati, lo s~co al Congo e sull'Atlantico; ma s, separava, con un cuneo tede• sco, il Congo francese dal rimanente impero coloniale della repubblica. Qui era il germe di una nuova crisi. Cambon e Kiderlen affrontarono prima la sistemazione marocchina. Non fu facile all'ambasciatore far accettare le richieste francesi: quell'abbandono C<;>csoì mpleto del Marocco urtava l'opinione pubblica germanica, e davanti a Cambon non stdva soltanto Kidcrlen ma il Kronprinz, il segretario alle co~ Ionie von Lìndcquist, il deputato Hei• dcbrandt con « la spada lucente della G_ei:nania ~ e tutti i giornali pangermanisti, e stimolato da loro il ministro disp_utava il tcr~cno palmo a palmo, annidava su ogm punto di discussione r~sist~nzc accanite : le ferrovie, i privilegi consolari, la penetrazione econo• mica. Pure riuscì a Cambon di concludere, e, dopo circa due settimane di discussione, di telegrafare al ministero che il ~ovcmo francese era ormai padrone m Marocco. Il più difficile ve• niva però adesso, al momento di par• lare dei compensi. Kiderlen li respime, dichiarandoli inadeguati al sacrificio completo del Marocco subìto dalla Germania. Jn Francia invece, man mano che le in• di,crczioni della stampa facevano CO· no.,ccrc le offerte del mini,;tero, l'opinione pubblica imorgeva violentemente all'idca di cedere della tena già france.!,e per ottenere semplicemente dei diritti su di un paese da conqui- ,tare. Cambon, fiutando lo sbandamento del ministero di fronte alle pas• '-ioni degli elettori, tentava inutilmen• te di persuadere Kiederlen, e intanto moltiplicava le lettere personali a Cail• laux: ~e la Francia fmse ritornata sulle sue offerte ora che la Germania aveva rinunciato alle sue posizioni nel :Marocco, le trattative 1.;arcbbero -.tate rotte, ma tutta Europa ne avrebbe da• to colpa alla Francia. « Se l'opinione della Francia non è pi\1 mossa che dall'amor proprio e ha perduto il sen• ~o della realtà. finiremo per avere la 'iOrte della Spagna ». Gli toccò tutta• via ra<;scgnarsi. Di fronte all'agitazio• ne « che raggiungeva gli ambienti parlamentari, la stc,;~a buona volontà d1 Caillaux si arrese, e dc Selves avvertì l'ambasciatore di modificare le propo• !)te francesi. Non più accesso del Camerun al Congo, e taglio dei possedi~ menti francesi : una zona di trenta chilometri di larghezza 1 tolta al terri. tor,io offerto prima, avrebbe a,;.sicurato la continuità dallo Ciad all'Oceano. Cambon non ebbe nemmeno il tem• po di finire le circonlocuzioni con le quali a'veva creduto di dover iniziare i « negoziati impossibili :,, come lui stesso li chiamava: Kiderlen, in piedi, lo interruppe subito: « Tutto questo è: assurdo. Se volete concludere <lobbia• mo avere l'accesso al Congo. Guarda• te, non farò il diplomatico con voi : mi accontento di meno territorio, ma sull'accesso al Congo non posso cede. re >. In quel grosso uomo massiccio e risoluto Cambon vedeva bene che era impersonata tutta la Germania, « dal più feudale dei .j1mkeren della Marca al più avanzato dei socialisti :,. Tuttavia continuò valorosamente a lottare, a dìfendcre il punto di vista del ~uo ~averno che non approvava, chiudendo dentro una corte\ia insistente e te• nacc il suo sconforto, la sua sfiducia, il presagio dellti rottura imminente, dello sbarco dei tedeschi 'iulla costa di Agadir e deìle ultime comeguenzc supreme, in agguato sulle frontiere. Fu la sua costanza, la sua dialettica, l'evidenza della sua buona volontà? O nello stesso Kiderlen la ,;tanchezza di quella lotta che entrava ormai nel quinto mese, e il timore che prolun• ~andosi ancora, le reazioni dell'opi• nione pubblica potcss.ero diventare incontrollabili? O non fu piuttosto, come ,;i disse, l'avvertimento dei banchieri tedeschi al cancelliere, che le finanze dell'impero non erano nel mi• glior momento per sostenere un con• Ritto? O meglio ancora, l'eco del di- 'SCorsodi Mansion House, e di alcune dichiarazioni di Grcy al conte \•VoJf. ~ctternich? A poco a poco Cambon notava che la rigidità del suo intcrlo• cutorc si allentava: e il g ottobre il tono di Kidericn gli sembrò fin dalle prime parole di saluto notevolmente mutato da quello aspro. impaziente, collerico dei giorni scor'ii. Kidcrlcn an• nunciò di aver trovato la soluzione defimtiva. Sul tavolo è spiegata la carta del bacino del Congo, e l'unghia di Kidcrlen vi compie ancora una enne• ,;ima passeggiata; ma quc,;ta volta è ~uardinga, parca di movimenti : in realtà e!lsa non traccia, dal confine del Camerun alla riva destra del Congo e dcll't.:banghi, che due lince. due corridoi, che non « tagliano :,1 ma soltanto « pungono:, il territorio france-.e. Tut· te le garanzie· saranno date alla Fran• eia perché le comumcazioni fra la co- ,;ta e i po"-Sedimentidcll'Uban~hi.Sciari e dello Ciad possano wolger;i libera• mente attraverso quelle due strisce -.ot• tili, simili sulla carta a due esili vene che tuttavia permettono alla Germani~ di raggiungere la grande aorta del cuore africano. Appena l'accordo ra~giunto su quc• ste basi fu conosciuto in Francia e in G::!rmania, da una parte e dall'altra si levarono grida di indignazione, e si protestò all'unisono contro una « ver• gognosa capitolazione>. A Palazzo Borbone D~roulède rifiutò di stringere la mano d1 Jules Cambon; al Rcich• stag, quando il cancelliere Bcthmann si levò per difendere l'opera di Kiderl~n, il Kronprinz, presente in tribuna, s1 alzò e se ne andò dall'aula. Ma tanto Kiderlcn che Cambon avevano la co• scienza tranquilla e si scambiavano fo. tografic amichevoli. « Se ci fossero \tati altri intennediari al posto mio e di lulcs, era la guerra:,, diceva il primo, « cd t' sempre un merito averla evitata senza umiliazione per nessuno d<'i no• stri due paesi •· « Non si saprà mai ab~astanza. >, diceva il secondo, « quanto e stata m pericolo la pace del mondo nell'agosto del 191 1. In fondo la ~ola cosa della quale sono fiero è di aver evitato la guerra nel 191 1 >. E quanti~ q~alcuno si ostinava a rimpro• verargh dt aver ceduto del territorio francese, e gli diceva che la Fr,rncia, con le sue forze militari e con le sue alleanze, non avrebbe dovuto te• ~ere nemmeno di « giocare la par• tlla_, : « Può d~rsi, ma io non sono mm stato un ~1ocatore >. rispondeva Juie, Cambon. MANLIO LUPINACCI
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