Omnibus - anno II - n.35 - 27 agosto 1938

Q,.,1!>~ ~A '.\1ATTINA, entrando in uf- ST~;~ ficio, trovai la cont~bilc che, pian- ~(~ gcndo, si metteva ti cappello e 11 i,, ,, cappotto. Era d'aprile, e poco m'importava d1 non essere che un 1mpiegatuccio a quindici dollari, nella sporca amrrunistraz1one dt un cimitero. ~on avevo forse un cappello e un paio di scarpe nuo,·i, e la Southcrn Pacific non mandava forse ogni settimana a '.\1ontercy tnni speciali a tariffa ndotta~ E non dovevo io andare, 11 giorno dopo. sabato, a Monterey? Il giorno dopo avrei percorso in treno tutta la penisola. Avrei lavorato fino a mezzog1orno, poi avrei mangiato da Charlcy una bistecca d, lusso•, da qu1nd1c1 soldi. '.\11 sarei precipitato alla st.11:ione della Southcrn Pac1fic, all'angolo della Terza Strada con Townsend, avrei comprato un biglietto speciale d1 andata e ritorno per ;\lontercy, e sarei saltato sul treno. Dal pomeriggio del sabato al lunedì matuna, sarei stato libero. !\li sarei comprato una copia della Saturday Et_•~ningPost e avrei letto n.C• conti fino a :Vlonterey. ::via, come ho detto, quando entrai in ufficio vidi che la signora G1lpley (la contabile) si mette,·a, piangendo, cappello e cappotto. Smisi di fischiettare e mi guardai intorno. L'uf{icio era tranquillo. La porta del signor \Vylie era socchiusa; 11signor Wylie era certo seduto alla sua scrivania. Non st vedeva alcun altro. Erano le otto e venti, e t'orolog10, che di solito si sente a:ppena, faceva uno strepito incredib1\c. • Buon giorno, signora: Gilpley •, dissi. • Buon giorno, Joc •, mi disse lei. Non andai difilato nello spogliatoio ad appendere il cappello. Avevo capito che era accaduto qualchccosa, e non sarebbe stato genule, pensavo, appendere il cappello e sedermi al mio posto senza cercar di capire perché la signor-a Gilpley s, metteva cappello e cappotto piangendo. La signora G1lpley era una vecchia signora; aveva I baffi, era gobba~ le sue mani erano incartapecorite e piene di rughe; nessuno la poteva soffrire; ma era aprile, nel mondo, ed io avevo un cappello e un paio di scarpe nuove e avevo lavorato tutto l'in,,crno, nello stesso ufficio della signora Gilplcy, dal settembre, e forse non le volevo propriamente bene, forse non ero propriamente pazzo di lei, ma la trovavo una buona vecchietta e non potevo appendere senz'altro il cappello e incom.nciare un altro giorno. • Signora Gilpley •• le chiesi, • che cosa è accaduto?•. M'indicò la porta socchiusa del signor Wylie e fece un gesto che significava: • Non parlare, togliti il ca.ppello e la,·ora!,. Capi9co, pensai, l'ha lic<'nziata. Dopo tanti anni! • Signora Gilpley •. le dissi, non ha mica perduto il posto, vero?•· i Ho dato le dimissioni•• disse lei. • No, non è vero•, risposi. • Non sono nato ieri. Lei non me la dà a bere•· La paga della signora Gilpley era di ventisette dollari e settantacinque centesimi la settimana. Quando aveva cominciato a lavorarè per l'amministrazrone del cimitero ne prendeva otto. A me avevano insegnato a fare 11 lavoro della signora G1lpley. E siccome a me davano solo quindici dollari, mettevano alla porta lei. Be', io avevo la fortuna di avere un posto, e volevo andare a :\lonterey, e mi sentivo felice col mio cappello e con le scarpe nuove, ma l'idea che la signora Gilplcy piangesse. alla sua età, non mi piaceva. • Signora G1lplcy •, le dissi, sono venuto stamattina per lasciare il mio posto e lo lascerò. I lo uno zio a Portland che ha aperto una drogheria e ne terrò la contabilità. Non voglio lavorare tutta la vita per un cimitero. :\1e ne vado•· , Joe•, disse la signora Gilpley, sai benissimo che non hai z11 a Portland •. Davvero?• dissi.• Se le dicessi in quanr1 posti ho degli zii, si stupirebbe! Di questo lavoro sono stufo. Tenere in ordine I cartellini dc, morti è una carriera infernale, per un giovanotto•. • Joe•, disse la signora Gilpley, • se lasci il tuo posto io non ti rivolgo la parola finché vivo•· • Non voglio lavorare per un cimitero•, dissi. • Perché diavolo dovrei sempre tenere in ordine i cartellini dei morti?•. • Tu non hai amici, in questa città, Joe •, mi disse la signora Gilpley. ;\li hai detto da dove sci venuto e quel che fai qui a Frisco, e io so come stanno le cose. Questo posto ti serve, e se lo la!ci m1 offenderò seriamente•. Signora Gilpley •, dissi, per chi mi ha preso? i\11 crede cap;tce di venir qui a toglierle il posto? Non è giusto. Lei fa questo lavoro da più di vent'anni•. Joe •, disse la signora Gilpley, ora levati 11 cappello e mettiti a lavorare•· •No•, risposi. ì\.fe ne vado subito•· Entrai difilato nell'ufficio del signor Wylic. Il signor \Vylie era il vicepresidente: un vecchio con un naso dalla punta ricurva; Alto, distratto; e portava un cappello duro; ed era molto meschino. Entrai difilato nel suo ufficio. • Signor \Vylie ,, gli dissi, • l'avviso che lascio 1I mio posto da stamamna •· •Come?• disse lui. • Che cosa dici?•· Che me ne vado•, dissi. Perché?•· • Non sono pagato abbastan7a •• dissi. • Quanto vuoi?• disse. Figuratevi come rimasi. :\li ero immaginato che m1 aHebbe messo alla porta Se glt chiedo un aumento, ave\'O pensato, m1 metterà alla porta; perciò glielo a,·c,·o chiesto. Voglio trenta dollari la settimana•, d1ss1. ~la non hat che diciott'anni!• dis<;e 11 signor ,,·ylie. • C'na paga simile sarebbe un po' prematura ... , ma forse pos,iamo metterci d'accordo•. Accidenu! Se a\'essi fatto quel di,;corso per avere veramente un aumento, non m1 sarebbe riuscito. Trenta dollari la setttmana bastavano per comprare tutte le cose che desideravo in meno dt sei mesi. Gesù, con trenta dollari la settimana, avrei potuto comprare una lfarley-Dav1dson in un baleno. No•, d1ss1. ;\le ne \'ado Perché te ne vai?~ disse il siRnOr Wylie. • Credevo che 11tuo lavoro t1 p1aces11e • ì\li piaceva. :;\la ora non mi pmce più. Signor \Vylie, lei ha hc<'nz1ato la sianora Gilpley?•. Il signor \Vylie si arrovesciò sulla poltrona e mi guardò. Era infuriato. Come diavolo mi permette"o, io, d1 fargli una domanda simile? Giovanotto•, mi disse, stamattina sarà riempito un assegno al '-·ostro nome. Torriate a prenderlo fra un'ora,. Ero infuriato anch'io. • Voglio 11mio assegno ora•, d1~si. Allora aspettate nell'ufficio esterno,, mi disse 11 signor \\'yhe. • Dietro lo sportello•. Andai dietro lo sportello e mi appoi;t:gia, al davanzale. La signora Gilpley era molto eccitata. :\-le ne vado•, le dissi. La signora Gilpley non poteva parlare. • Voleva darmi trenta dollari la setttmana •, dissi,• ma io me ne vado•. Lei inghiotti un paio di volte. • Signora Gìlpley•, le dissi, dovranno restituirvi il posto perché non c'è nessun altro che sappia fare il vostro lavoro•· • Joe •· fece lei, , mi hai dato un gran dispiacere•. • Oh, va bene•, dissi. • Dove sono nato io, un giovanotto non porta ,,ia 11posto a una signora. Io vengo da Chicago e possb sempre tornarci•· Tornare a Chicago? Non ci pensa\'O affatto. La California mi piaceva; mi è sempre piaciuta. Ma dissi così. • Joe •• disse la signora Gilplcy, e se non lo trovi, un altro posto?•· Feci schioccare le dita. • Posso trovare un altro posto così•, dissi. li signor \Vylic usci sulla soglia del suo ufficio privato e fece un cenno alla signora Gilpley. Lei andò dentro e chiuse la porta. Tornò alle nove meno un quarto; si tolse il cappello e il cappotto, tirò fuori il libretto degli assegni e riempì un assegno che portò al signor Wylie. L'assegno era di tredici dollari, per me. • Ecco il tuo assegno, Joe •, disse la signora Gilplcy. • Ilo tentato d1 fartene d11rcquindici, ma il signor \Vylie ha detto che eri stato insolente•. OMNIBUS \"1 ha rest1tu1to 1I n>Mro po~to? • d1!1<i1 Sl ~. di,se la ,;1gno:-,1G1lplcy. Signora Gilplcy •. le dissi,• sono molto contento che lei abbia ria,·uto il posto. Che cosa ha detto c:he -.ono. 11 siS(nor \\",,Jie> •. ·un insolente•, d1..,sela s1anora Gilplc~ Che cosa significa> chiesi Significa ineducato,, dis,;e la sianora Gilpley. Io non !lono ineducato •, d1s,1. • Do,·e sono nato io la gente è gentile. Come "' permette d1 chiamarmi mcdm:ato> Andai a chiederlo al signor \\"ylie. nel suo ufficio. Per andare m qualche posto•• d1siu. Per naggiarc Questo non è il modo d1 viaggiare •, disse il signor \\'ylie. • È uno dei modi migliori del mondo•, dissi '.':on credo che \'01 abbiate mai adoperato una motocicletta, signor \\\- he •, dissi. ~o. non l'ho mai adoperata•, disse È una cosa unica . d1ss1. l;na buona motocicletta fa ottanta all'ora, facilmente. Signora Gdpley , d1ss1, se riuscirò ad avere una motocicletta col sid,-car, sarò fehciss1mo d1 portarla a passeg~10 nel Colden Gate Park per FANTERIA CINESE CHE TENTA DI RESISTERE SUL FIUME GIALLO Signor \Vylie , gli dicr.si, come cr.1permette di chiamarmi ineducato> Che dici?• fece lui. "on potete ch1amarm1 ineducato , d1ss1. X ella mia città la gente è gentile In realtà la qcnte d1 Chicago non è gentile; non 1n tutte le parti d1 Chicago, almeno; ma nel mio vicinato quacr.i1utt1 sono gentili. Qua<i1sempre. :'\la 10 ero infurialo, ecco. Xon potet~ dire che non cono,;co l'educazione•, di~si. Dove sei nato? mi chiese 11 •ngnor Wylie. A Chicago•, dissi. :-.:on lo cr.ape,·ate? No•, du;i;e lu1. Lavoravo nella Strada del :'\!creato, sulla ri\'a sud•, dissi. Be'•. disse il signor Wyhe, hai ancora molto da imparare. Dc, i imparare a non mordere la mano che ti sfama lo non mordo nessuna mano che mi sfama•, dissi. Te ne sci andato, no?• disse lui. ;\le ne sono andato, sissignore•, dis!;i, ma non ho morso nessuno "· • Be', ades.so che cosa vum? • di.sse. Vole,·o soltanto salutan-i •, d1s,u. Volevo soltanto farn sapere che sono educato•. Benissimo•, disse il si.s1:nor \\"ylie. Buon giorno •· Ruon giorno•, dissi. Andai nell'altro ufficio e salutai la signora Gilpley. ;\lentrc la salutavo, 11sijt;nor \\'ylie uscì dal suo ufficio. La signora Gilpley d1,1 entò molto nen•osa, ma io non \'Olli smettere di parlare. Signora G1lpley •, dissi, • per tutta la mia vita ho-desiderato d1 comprarmi una llarley-Davidson e d1 andare in giro a vedere una quantità d1 piccole città. Se fossi rimasto qui forse avrei potuto farlo, ma nella mia città un uomo non rimane in un posto· e non s.1 compra una llarleyDandson, lasciando cacciar via una collega _che di quel posto ha più biso~no di lui•· Che cos'è una tlarley-Davidson' chiese il signor \\"ylie. È una motocicletta•, dissi. Oh•• disse lui. - E non creda, signora Gilpley •• disc;ì, che non me la caverò benis<iimo •. Perché vuoi comprarti una motocicletta?• chiese 11signor \Vylìe. Per adoperarla•, d1s-.i. •Perché?• disse lui. farle vedere come è bello andare m motocicletta Grazie rrulle, Joe •. dtcr.sc la signora G1lpley Arri\ ederci ,, dis..1. Arri\'ederc1 •. disse la signora G1lpley Arrl\·edcrci •. disse 1I .signor \\'vlie L"scu e chiama, l'ascensore. Do,·e ,·a1? fil domandò G1nrJ:io 11 Greco. A Portland •. ricr.posi. A Portland, Che diavolo ,·a1 a fare a Portland? •. Non lo so•. dissi Che cosa è accaduto?• mi ch1e,e I lo lasciato il posto•. dis!;i. Per che dia\'olo hai lasciato 1\ posto? :--Jonmi piaceva•, dissi. '\,,on mi piace tener dietro a1 morti•· Sci pazzo•• disse. Xient'affatto! •· U.sci1 dall'ascensore e dalla casa e mi avviai su per la ;\larket Street. Non so come andò, ma entrai difilato nell'a1::en7,i3 della Jlarley-Da,·idson e mi mostrarono 11 nuovo modello. Ch,c,;i al commesso se pote,·o pro, aria e lui parlò con qualcuno dell'ufficio interno, e poi m1 disse che potevo pro,·arla '-e lascia"o un deposito. Non si sapeva ma1. A"e,·o l'assegno e glielo d1cd1. Era una bella macchina Scecr.1a precip1z10 la :'\larket Strcet e m1 fermai davanti al mio ufficio; salii ed entrai nella stanza del signor Wylie. Lui mi guardò con aria ._,upefatta Signor \\'ylie •, dissi, ho giù una bclhss1ma I I.uley-Davidson e se vi fa piacere fare una passeggiata sarò fclacis- • simo di farvi sedere dietro di me. Il 11ed1le è grande e se mi sposto un po' 10 avanti lei starà molto comodo •. ' Non voglio andare in mo1ocicletta , dis:i;e il signor \\"ylie. ' Crede,·o di si•, dissi. Uscii dall'ufficio, e poi tornai indietro. Volete almeno vederla?• d1ss1. No•• disse. AenisS1mo•, dissi, e scesi e inforcai la motocicletta e me ne andai. Era magnifico, andare su quella motocicletta; il motore era perfetto. Arrivai sulla strada grande, 1ri vista della spiaggiA, e m, ricordai d1 ;\lonterey e mi nnne l'idea di fare una corsa a ;\ lonterey e indietro, prima di restituire la motocicletta alla agen1,1a e d1 mettermi a cercare un altro polito. Forse mi restituiranno un po' d1 denaro, e forse no, pensavo, ma anche se non me lo restituiscono ne vale la pena. Cosi m1 decisi. Tutto era mera\'1ithoso: aprile, la nuova I larlcy-Oav1d- ,on sotto d1 me e l'oceano Pacifico accanto a me. E 1I mondo. E le città E la gente. E gli alberi. Arrivai rombando a \.1onterey, 10 un baleno. Era una bellis,ima città, con qualche vecchia casa e tante barche, Barche da pesca. C'era un belliuimo odore d1 pesce. I pescatori parlavano forte in italiano. Feci 11itiro della cittd con la I larlcyDav1dson, arrivai fin sulla sp1agR1a, al limite dell'acqua, e segu11 per un pezzo la spiaggia. Spaventai una quanrnà d1 gabbiani. poi m1 fermai 10 un'osteria e mang1a1 tre bistecche e due tane di cafft:. Poi ritornai a Frisco. Fu una magnifica gita, andata e ritorno. ~on ave,·o mai visto una motocicletta più bdla. Potevo farne quel che volevo, farla andare do,·unquc. Potevo farla andare più lenta di un uomo (' pi\J rapida dell'automob1le pi\J c011tosa Scommetto che superai almeno se~santa milionari sulla strada mae11tra. La face\'o rombare. la gu1da,·o a zig-zag, m1 piegavo tutto da un lato. Dovetti spa,·entare una quantità d1 ~ente sulla 11trada maestra. La guidai per un miglio senza toccarla. Stetti un bel pc1,70 in p1ed1 sul sedile senza abbandonare 11 manuhrio. Dicono che sia pericoloso, ma non lo è affatto, se s1 sa com<' fare \li dl\-ertll un mondo, c:on la I larlcyOa\'1dson. Poi la npona1 all'aKenzia Il commeso;o mi chiese Dove !;Ìete andato, G,U a :\lontercy . risposi. A ,Wonter,y? disse. :'\on c1 a, t"te detto ~hc \'Olevate andare coo;ì lontano. Crede, Jmo che , ole!;te ,olo prO\ aria Be'•, ri'-pO!-i, ho sempre desiderato fare una corsa fin lagg,U. Potrei ria,·crc 1I mio denaro? Avete deciso d1 comprare la motocicletta)• m1 ch1e11e Quanto costa> d1<;o;i. Duecentosettantacinque dollari . :--:o•, dic;si io. :-.:on ho tanto denaro Quanto ne avete~ m1 chiese. ~Ilo quest'aqsegno, ecco tllllO •. dis,;i Que!;tl tredici dollari •. Cre.de,·amo che _voleste comprare la motoc1clc11a •. m1 disse. L'avrei comprata se non a\'CSSÌ lasciato l'impiego•. dissi Potrei na,·ere 11 mio denaro?•. ~on credo•, discr.e11commesso. Parlerò col direttore•. Entrò in un altro ufficio e parlò, e poi venne fuori, e con hn c'era un altr'uomo con aria unportantc e furibonda. ' Come vi salta 1n mente di farvi dare una motocicletta nuova e di portarla fino a '.\lonterey e 1nd1ctro? mi disse. Come?• dissi io. >Jon sape,·o che cosa dire. Come mi era saltato in testa? Chissà! Non è lecito far così ,, disse. Crede• vamo che \'Olestc portare la motocicletta intorno all'isolato e mostrarla a qualcuno•. L'ho mostntta a parecchia gente,, dissi Posso riavere il mio denaro?,. Temo piuttosto che ce ne dobbiate ancora•, disse 11 direttore La motocicletta era nuova, era 1n vendita. Adeso;~ è usata•· ~on potrei riavere almeno un po' del mio denaro?• ch1cs1. No•, disse il direttore. ~ ~na magnifica motoc1clctta •, dissi. Uscii dall'agenzia e andai nella mia camera senza nemmeno domandarmi do,·e avrei _trovato un altro posto. Ero pieno di fcltcttà per la gita fatta a :'\lonterey. WILLlAM SAROYAN ~ \,\1\tE~TJ.\).,1. O lx-niH11no m.1 novrl• .m} lina d1 Catull,. \1endr~, eh,. per l'ap• punto ,i intitola,,. co,1 Ln lurirtttr bltutl, e vi •i urcontava di un a;iovant uomo con bf-i baffi, hel titolo ,.. t,,..l!c ~pt"· rame, innamoriAto di una donna pt"rcaminosa t> !at.alr comt- nd Secondo lmprro ~i u,,1v.; Po1rva somi11:liart-la Paiva, ,,pp<H" \1ari1:herita Gautirr, comunque ,·1vrva in un lu•so colpnolt, ma immt'riV>, cirrondata di prrlr, mc.rrtti, c.imui,tr, H·1t,,r,. ca.pltonnlo ,. collan,. di briltwt,. L'ont\10 ir:io• viAru• nt- ,ubi, a il f "'C'Ìno fino a d,.Jidcrar'"' di ,posarla, e, lri st1·H.a, ormai ra""rdutJ, df'\idrrava 11niramrn1c il matrimonio, la frli(it.l da conqui\lar\i con l'r•p1.;11onr. F.,piaziont- eh(' comin<"iò con fa rinuncia non solo alla ricchrna, ma addirittuu a11:li a11:i,r la d"nniA, indos~ato 1".tb1tino dtll'opruia, ab;tò una snffitliA, ,1pprna ralJ,.. lj:'Uta dai 'l:"rani all,1 fin,.,triA, r C'uC'ica• micie di cotont- pt-r 1tl1adal(nar,i la ,·i1a Si acconciò mi,t-ramcntt-, mana:iò pane ~eco, ,i i'Olò d.-1 mondo L.- fami~li• d,.J ~io\-anr, ~li amici, il p-adrino, tulli nr fu. rono commo,s1, diedno appro",zinni ,. b(-. nrdiziom, cosl chi' lr non,. furr,110 fi"at'"' finn.;morato, pt-rò, ch1,-<r alla rrirtt.i rt· dtnla un·uhima pmva, la più dur.i. riprendendo i itioirlli r ~i abiti .ii LJn 1rm• po, doH'\..a tomparirr in p..ako all'Optra, dura111r una vrata di ~ala E porurr, sul na~. un be-I paio di occhiali t11rchini. La fidanza1a, che pur Ji rra mo,1rata 1anto C'Ora11:'1;io1~,1a,1ò, pian'<', chi,.,r pini: mfine aC'ccut,, ,..d una br-11.i. '"'A i { rqLJen• latori drll'Opua la \·idrro, ,cintill.,ntt ma dt·<olata, affa<"ci;ir1i al ,uo po1kn con gli occhiali r <ubito ~parìrr Ptrò lr nou.r, che a\rrbbero do\·Jto avrr luot;t;o l'indomani, non ,i fe<"ero: prrc-hf' il fidan1.t1'> «-oprì chr nor, la SI.la br-lla er,1 anda1.1 all'Opna <On i;:;li occh,ali, ma un.1. frdrlr c;unrriera a..r,a ~roicamtnlr prf'\O il ,,10 poHO F. dir.ttu 11;1oi cchiali ('ran ri,er,.·Au inicamrntl' allt- buffr m11:lrsi\ iout1tiatrici, chr porla, ano vi,irrr Hrdi all'orlo dt"I capJ)f'llino, ,. rlC'cioloni spr1tina1i Oppurr .iillr primt' nihihtr nin,., c.iip<'lli ,a~hat, e c-olletti ma,<hili, e- a ('cric \it'CC'hi,·is111u1nci bron1olon,., Oitni 1anto, nri romanzi di Carolina lmt>rm,io, una duch,·s\3., J)f'r tra• ,rstir,i, mrur 'tli occhiali, ,. impu11cmc-n1r frtqlltnta i ,.iloui d1·1lr ,:ie ri\ali ,paai:rndosi per dama forr~ticra, ,cr.1.1 cht n,·s• "mo .irri,·i a ricono~<~rla 11:t crrto, in tutta l'opera d: Ma1ìld<' Scn,o non ùncontrano altri ocC"hiali eh" quf'lli df'llr p0Hrr lt'le{j:rafi\lC' o lll.;it-'1 j. ne-· Jr principe\,,. n.1,polt-tanro romane 110n p_r,.ndono ma! sole, o, C\<'ntuahnt'nll', ~i rip:uan con I iAla del capprllonr di pa~lia fiorentina, col par.1.,rolinoo il \'f'nta~lit·Uo mrnlrl" J,. patrizie dannun:r.ianr h;rnno ,emprr \·rii Au1tuan1i chr ctlano i loro occhi rnntu~hf·~·oli, (' I(' parigine di Di,-~o Anllrli SI rifuQ;iano nel!<' ombrr di un coupi Del rt-sto m;ppur Zuccoli o D'Arnl)ra hann_o fa110 in l<'mpo ad OC'<uparsi dr'l'.li occhiali scuri, per quel che ne siAppi.imo, .. \Ì eh, l'argomtnto si addict' a tutti loro; 11 po\·rro Zuccoli avrebbe ama10 la la1~a zo_na d'ombra, D'Ambra ci ~coprin·btx- so. mu;lian1(' con il monocolo, e- quanto a Vi\- larOC'I do,,rcbbe Kri ..erci addù-ùtura un poema. Infine, non c-sisl<'ancora una \tra lt'tttratura dt'!Jli O<'ehiali, turC'hini, ntri o marron_c eh~ siano: t"lemtnto importantis- 'lmo d1 ogni vita femminile, mdisprnsabilC' <omplC'mt-ntodi O(tni borseua ; ctli occhiali, ,dfiC'1alm('nte r poettcamrntt-, non esii1ono. Quando fu ~hc ved<'mmo i primi' Ci par Cht" fou<'ro 1mponati dall'/\mcriu; una brlla rait,U:ta u pa,ont,t:IJ;Ìa\'a con loro af. fr1tando un·.H(Oiu1a a.ssrnza di cìvctt;ria e Sono comodi~. d;CC\3, ~ e mi e\itcranno lt' ruçhe sono gli occhi•· Si era ancora ai t,rmpi degli abiti sopriAil 11:inocchio \"C'r• so 11 19<25,e le nuchr ra•al<', i ~olf di la• na, lt mani('re bruscht>, 1u110con11ibui,·a a form:,.rt- un'ideale di semplicità "irile. :\'oi, chr a quti tt"mpi frequenta\-amo lt' (']t-mt"ntari, e P<'I'un·c,trem.i miopia t"ra\·amo CO· ,treltl :,, portar te~ri ocd1iali a H.1m.:;hrt1a, 1tuarda\"211nocon_ m\·id1a l'amrricana, •prrando <hc- un lj:'IOrnoawt"mmo ancht- noi inforcato con disimohura occhiali scuri \ia non fac<"mmo in lt-mpo: , ia \·ia che la. moda (i ~iflondC"\·a, prtndt- ..a propon. 1o. n1 ttmprc più , ,Htc, ~i comincia\ ano a ,·cndc-r<_' l\'.liOCC'hiali~ui banchc-tti, o alrC'pim prr 1I prrno di lire dut-. Pi-'Ctva ali(" •i~ l\'.llOrt"non più gio\'ani nasco11dcre 1,- :r.am- ~ d'oca, piacna 31:(li uomini d'affari p~end~rc- _un'_aria.imponanlC' t"d affaticata, ptact',~ .11 11:~o,:a,mo~trars1 spor11n, qua,i chr 11:h occhiali simbol"·t;t;ia((,•ro nt'ce".uìamcntt la t;t;1tain montai;i;na, la ,c-1\'.ata O Ja par11ta al ~olf i\acqurro intorno alla nuo\ a moda i lu,si e lc ricrrcat<"zu: ,i <"hbe"ro11;'.olci chiali graduati, ~fumau in tintr tcneri•\imc, che mo• ,tra,ano un mondo az,urro o dorato. Ci furono tipi di occ_hiali chr. ricordano j pa1aocchi dri ca\'al11, con cth sportellini hll<'• rali, ci furono montatur<' qua•i i1wisibili in ro~a, o in bianco, o lJl cri(tallo. Ra1,:~z7c eh<', p\1r non w·dendoci, non volr\ ano m~u,.r _occhiali comuni, p('r il 1imort- di nnbnitursi, decisC'ro chr le chiane- colo• ralt· d<t;li occhiali ncri o blu non dtturpano aITa110,anzi imbdli"Kono, e li adouarono dapprima per (pia~gia O p('l m;Htin:, poi li_ •rrbarono pn 1!;'.Ì0(.:1rc a brid1r, i~ fini" h lanciarono anch<" per ,r-ra Otr(i ~ ormai CO:slume accttt:110, qua•i non vi <1 bada più. \i primi di Q;Ìu(Oo, a Roma, alla Casina d<'IIC' Ro\e, ci li\\('. dC'mmo <hc non un;. delle donn<' intent< a pn·ndc:-re il 1,è<U Stnu oc~hiali, (' le nuo\ ~ ,_enutc, se non li a\-evano c;ià, nen·o~anwntc h c:rca,ano ntlla bor•a, li inforca ..ano. quaJ1 rnleut-ro mct1eni al liHlio drlll" al tic. .\ Viarrlit'.gio, a Santa 1lar11;heri1• a Vrnc1i:i., a ~lon1ecarlo-8<'ach, a Ai".)<',- Raim-Plat;t;c, a Vichy, abbiamo incon1raio q_ursta .11"''3 ugua~lianz.,, qm,·\ta uniformt C'1~·c1tcn~.d1fen,i,a i'\on è da crt'dcrr eh<' ~h uom1m _~rascurino i;:li O<'Chialineri, ma 11portan .PtU raramcnt<', e con noncuran,a !<'·donne ln\'t"Ct" non san pili farne a meno' t- lt' rneQ;l~o dcloma aml'ricane o franct\i mo'!rano mfa11i innumtr<'voli immaitini di donne. affa<einanti cd occhialut('. I.e t'lc11;".lnllS<lm\tesse, Barbara llutlon O la du chessa di Windsor, son content(' di .:ic: centuar la loro semplicità fahiuima, J'ap• par~nt_e non_C'uranza dti loro mrra\'Ì'l'lioJ; ab~1cth:un~n11,ml"t11ndo ~ue,ti occhiali, incancac1 d1 mo\lrarlc prauchc, qua,i tra~an date o •cmplicionc Se sia moda brutta o bella, non saprl"mmo, crrto i- un ~eQ;nodt"i nostri fit'.Ìorni ~!ARI(

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