Omnibus - anno II - n.35 - 27 agosto 1938

LCUNE settimane fa, un comuni- i cato annunziò che il governo francese era venuto nella determinazione di abolire la colonia penitenziaria della Guiana, 1 giornali francesi aggiunsero alcune notizie di carattere storico o geografico. Raccontarono quando fu impiantata la colonia penitenziaria. Descrissero il paese, in modo che 11lettore si rendesse conto del perché le evasioni - soggetti dì tanti film terribili - fossero cosl difficili. Non mancarono d1 accennare all'Isola del Diavolo, che è, per dir cosi, una dipendance della Guiana e che gode d1 una particolare fama per avere ospitato per qualche tempo il capitano Dreyfus. ~1a, per quanto riguarda le ragioni del provvedimento, furono di una insolita discrezione. René Belbenoit fu per quindici anni alla Guiana e soffrì l'inenarrabile. E, durante quei quindici anni, prese nota di tutto quel che soffriva e di tutto quello che sotfnvano, ,intorno a lui, i suoi compagni d1 sventura. Per giunta, per un ceno tempo, un governatore gli affidò l'incarico di mettere in ordine gli archjvi della colonia, Egli ne profittò per pr-endere nota d1 dau e di fatti per potere più tardi documentare la corruzione di quell'inferno•. Tentò più volte di evadere, ma invano, e ogni volta fu severamente puntto. L'ultima. nel maggio 1935, finì, insieme con altri cinque, nelle mani delle autontà mglesi dell'Isola di Trinidad. L'ufficiale d1 porto, dopo avere ascoltato la loro storia, prese il caratteristico atteggiamento sportivo dcgh inglesi•. Disse: • ~on consegnerò questi disgraziati al console francese. La Guiana francese è una vergogna della civiltà•; e li lasciò andare. Belbeno1t era risoluto ad arrivare negli Stati Umti. Vi nusci, attraverso ventidue mesi di avventure, d1 stenti e di fatiche sovrumane, sempre ponando con sé il prezioso manoscritto. li ltbro è stato pubblicato quest'anno, dall'eduore E. P. Nutton e Co. (300, Founh Avenue, :--:. Y.), col titolo Dry Cuillotint - Fiftun Ytars amorig tht lit'ing Dtod• (Ghigliottina secca - Quindici anni fra i cadaveri viventi). Alcune settimane dopo la pubblicazione del libm, il governo francese annunziava la soppressione della colonia penale. Il viaggio ~cl 1920 •• racconta Belbcno1t, quando a,cvo ventun anni, fui condannato per furto a otto annt di lavoro duro nella colonia penale della Guiana francese. 11 piroscafo, sul quale fui imbarcato, porta,,a 68o forzati, chiusi in grandi gabbie d1 ferro, In ogni gabbia cc n'erano da So a 90: appena un yard quadrato d1 ~paz,o per ogni due piedi. Per impedire ribclltoni in massa, nel soffitto delle gabbie c'erano aperture, attra,·erso le quali s1 potevano immettere grnndl gem d1 vapore bollente. I nottosi erano chiusi nelle celle calde, cubicoli a par-et, d1 ferro presso le caldaie. troppo piccoli perché un uomo potesse tenervisi ritto. Ben presto si formarono dei gruppi. C'er un gruppo a parte, composto dei più foni Uoru-ò-bras) della compagnia. uomini abbondantemente tatuati, che avevano trucorso molti anni nelle png1on1 militari in Africa e conoscevano tutte le malizie del gioco. Fin dal pnnc1p10, costoro ebbero tabacco e altn conforti, e orgamzzarono g1uochi, ai quali bara,·ano. Essi erano i despoti della gabbia. D1 notte rubavano tutto quello che potevano e vendevano la refurtiva ai marina,, in cambio di tabacco. L"n J,l'iornodue forzati, da lungo tempo nem1c1, vennero a combattimento, con coltelli fatu di manichi d1 cucch1a1 affilati sul panmento di cemento, Subito 001 ci disponemmo lungo le sbanc perimpedire alle guardie d1 vedere quel che succedeva. mentre i Jorts-à-bra.s si mettevano a cantare per copr-ire i gnd1 dei combattenti. A un tratto, uno dei due fece un passo falso e cadde; l'altro stava per finirlo. quando le guar-d1e, insospetme. entrarono nella gabbia, con le nvoltellc in pu~no. Lo sconfitto, tutto inzuppato d1 •angue, fu mandato all'infermeria; il suo avvl"'r~ario fu messo nella cella calda per 11 resto del viaggio. • Quando i;pun~emmo a1 trop1c1, il caldn e );1 mancanza d1 aria nelle gabbie d1\.tntarono terribili. Tre quarti de:gh uomini non avevano che un uc1ugamano alla cintola. L'acqua diventò infetta, 1 manna1 vi mettevano del per-manganato per- renderla bcv1b1le.. • ..\ppena g1unt1, fummo mandati al camp<l d1 San Lor-enzo e chiusi ,n barac- "he, IO Jlrupp1 d1 6o. Subito vennero de, Hnd1tori ad otlnrc la loro merce attra- ,eu,, le "iarre d1 ferro delle fine ,tre: 'Tabacco? Caffè! Banane!•. "\1a come pago''' domandai. ,on ho un soldo". ·con j ve1t1t1'', r'Ì'iJ)O~ero. E stab1hrono i preni. l_;n paio di pantaloni quaranta "òOld1;una blusa, trenta 1old1; una coperta, cinque franchi. • t:n forzato vendette i pantaloni, un altro la bluu ... E quella notte ognuno ebbe le: i,ue siJ,l'arettc e qualche banana, 11 ie:condo J;porno, il comandante del pemtenz1ario cnminale ci d1!>.se: "Qui. nella Cu1ana, godete d1 una grande hhertà r potete tentare d1 fup-g,re, sempr-e che volete . .,\,la noi abbiamo ~empre due -'fuardiani; la _'l'.1unglea il mare. lo so che 11, mc:no d1 qu1ndic1 giorni. molu d1 voi fu~g1ranno nella Jil'lungla, ma •o c-he pure I I I ..-.~I ._i l ·1 I I I I I b! I ' I S.AlNT-)(ARTIN-D&-Rt1IOARCO PEB LA GUIANA, I FORZATISAI.OONOSUL BATTELLO"LA.BORDÈRE" PER RAOOIONEREIL PIROSCAFO"LA .IIIIARTINli:RE u torneranno e andranno a .finire in cella o all'ospedale, meno quelli che resteranno lungo 11cammino e che le formiche ridurranno a scheletri puhtt'' ,. Il lavoro ( for-zau non sono sorvegliati da guardie. Ciascuno è libero d1 abbattere quanti alberi può. Le guardie vengono, alle tre del pomengg10, al posto do,·e gli alberi devono essere ammucchiati, e controllano se ognuno ha fatto 11suo lavoro. Ch1 non lo ha fiotto per quell'or-a, resta digiuno, • Bisogna vedere queUe creature cenciose andarsene nella giungla portando a fatica l'accetta sulla spalla, con solo una mezza pinta d1 caffé nello stomaco, per capire la profondità della loro disperazione. Bisogna vederli versare fiumi di sudore e affaucarsi con tutte le loro forze ad abbattere alberi (spesso sono cosl dun da smussare la scure) gemendo e bestemmiando!... Bisogna vederli, a mezzogiorno, lavorare senza sosta, al sole scottante o nell'u.mJdità, all'ombra dei grandi alberi; 11sudore scorre loro da ogni poro, e I mosquitos li pungono in ognt ccnumetro d1 carne che sia scoperto. E lavorano freneticamente per finire in tempo, per avere qualche cosa da mangiare ... Vedono i compagni cadere ammalati o mor-t1 intorno a loro. Spesso, al mattino, quando si svegliano, si trovano i piedi inzuppati di sangue: nella notte un vampiro 1t ha dissanguati. E se già tiravano a,·anti a fatica, ora, cosi anemizzat1, non si reggono più. Pochi giorni dopo l'arrtvo al campo, sono pieni di chiquts, piccoli 1nsett1 simili a pulci che penetrano nella carne sotto le unghie, e vi depositano sacchi di uova, e quando si bucano i sacchi o si aprono da sé, ne seguono infezioni e av- ,·elenamenti del sangue. L:n mese dopo l'arrivo del carico umano, l'ospedale ~ pieno, e ogni notte cinque o ~e1 cadaveri partono per i "Bambù"· il c1m1tero senza nomi di SamtLaurcnt ... • La conseguenza è che dei 700 forzati che arrivano ogni anno, 400 muoiono nel pnmo anno. Perciò 11numero totale det forzati è costante Quando ne arriva un carico, il totale sale a 3500: l'ospedale s1 nemp1e, alcuni spariscono nella giungla, e, IO dodici mcst, prima che un,·1 l'altro carico, 11 totale torna a 28oo. La politica dell'ammm1strazione non è di corre~gere ma d1 ucc,due . Tentativo di evasione Bclbenoit tentò di evadere una prima volta, insieme con un altro forzato; riu~ scirnno a puMre 11confine, ma le autorità olandesi li nconsegnar-ono alle francesi. Belbeno1t tentò d1 nuovo d1 evadere: questa volta. con altn otto forzati. E il racconto di questa fuga ~ la parte più paventosa dd libro. Rajlgiunsero il fiume ;\faront, si misero in una canoa, seguirono la corrente. t:no di loro, • 1I Buco•• aveva fatto credere di essere un vecchio marinaio, per ottt·nere d1 ventre via con loro. Jùggiun- ._ero l'Atlantico, e rrus~ro la vela; ma, ad un tratto, sentirono un rumore come di tuono. S1 avvicinavano i frangenti !1 '.\1anijjtliesc sco,-.,e il Basco e i;tndò, tutto eccitato: " Siamo in pencolo. Basco!". :\1a 11 llnco ~i mili.e a piagnucolare e a domandare perdono,. Sopravvenne una prima ondata, poi una seconda e una tcr1'1315 • TRECENTO FORZATI PARTONO PER LA GUIANA za. Quando, per- miracolo, riuscirono a portare la canoa sconquassata alla costa, avevano perduto tutu I viveri e l'acqua. Racconta Belbeno1t: • Avevamo appena messo piede a terra, che 11 :\1ars1glicse dtsse al Basco: "Vattene, prima che sia troppo tardi!" e tirò fuori 11 suo lungo coltello. Io credo che noi altri avremmo perdonato al Basco e gli avremmo permesso d, venire con noi; ma ci mettemmo tristemente in circolo e tacemmo. Il Basco guardò il coltello minaccioso, e, senza dire una parola, s1 a'"·viòlentamente, scuotendo la testa, verso la giungla. :,.;oi non commentammo e tornammo ai casi nostri ... .\la l'indomani matuna il Basco tornò al nostro campo ~ridando· "t tutto sott'acqua, non pouo pa--~are" . .'.'\elio sguudo del :'\tars1glte~c lessi la sua condanna d1 morte. In un ammo, gli balzò addosso e lo colpi. S, udi un grido lacerante e il Bac;co cadde a terra. Il '.\tarsighe!!c, calmo come se nulla fosse accaduto, trascinò 11cada\'ere fino all'acqua: la marca lo avrebbe portato via più tardi,. Errarono tre suorni nel fango e fra viluppi di liane. I viveri erano quasi euuntl. t Big '.\1arcel e 1I '.\-1ars1gl1eseer-ano in testa e aprivano un passaggio coi coltelli. Poi venivo io con altn tre, e a breve distanza da noi G1psy e Roberto. G1psy aveva una gamba d1 lei;rno e questo lo faceva ritardare; sp~s10 inciampane cade\'a, Roberto e Gipsy erano atau a )ungo compagni al campo e, ora, marciando alta retroguardia, si aiutavano l'un l'altro. Alla .fine del secondo J,l'iorno, affamati, m1serab1li. affaucau, facemmo 11 campo. Subito c1 raggiunse G1psy. En solo. • ''Dov'è Rober-to?" gli chiese il :\larsighesc. • C,psy rispose che Roberto era rimasto indietro perché ammalato. Sarebbe arr-ivato più tardi. Pas~ò un'ora. Roberto non compariva. Il .\.hrsighe~e decise di andare a cercarlo. Fece un miglio indietro. Stava per rinunziare alla ricerca, quando ,icopd 11 cadavere di Roberto ancora caldo, sotto un mucchio d1 r-ami, di lato al !lcnuer-o che, passando, avevano tracciato. Il cranio, nella parte posteriore, gli era stato sfondato da un colpo terribile. Stretto in mano, aveva ancora 11 pacchetto d1 viveri. Il pacchetto era vuoto. G1psy aveva ucciso il •mo piccolo amico per un boccone di tapioca e un po' d1 latte condensato! Il :\lars1gliese tornò al campo e ci disse che non aveva trovato traccia di Roberto. :\[a, m segreto, disse a 81g :\larcel che cosa aveva tro\.·ato, G1psy si protestò innocente di quel che ti .\.farsigliese pensa'"·a: ''Era il mio amico!" gridava, "il mio burm amico!". :\la 11\larsigliese non nspose. Era occupato a pulire 1I campo, a tagliare foglie d1 palma con la sua marhttt; e, intanto, si avviéinava sempre più a Gipsy, Improvvisamente gli passò dietro e G1psy, :\ospettando 11pei;tf;ti0,volse la testa per tenerlo d'occhio. In quell'istante Big ?\1arcel gli saltò addosso e gli piantò un lunROcoltello giusto nel cuore. G1psy cadde a terra. Ricordo ancora oggi, dopo tanti anni, ogni particolare dcll'ornbile scena che seguì. Fu Oedé, il fratello di Big Mar-ccl. che lo propose. Disse: "Potremmo arrostire una gamba". Il Marsigliese acconsentì: "Non era che una bestia, e le bestie si possono mangiare". , Cli altn approvarono. Mezz'ora dopo, quello che era stato G1psy vivo, bruciava, infilato ad un bastone che faceva da spiedo. li fuoco - non senza ironia - vemva attizzato con la sua gamba di legno. "Lo si pr-enderebbe per cinghiale", disse Oik ,1arcd, c.h,: fu il primo ad assaggiarne. E man~iarono ... • In una s1tua'Zione come quella, con uommi d1 quel tipo, si arnschia la vtta se si rifiuta d1 essere come loro. Sebbene 10 non fossi tormentato quanto loro dalla fame, forse per la mia esigua costituzione fisica, pure non volevo espormi al loro odio. ):essupo di noi sapeva che cosa c1 risernsse il domani ed io non volevo correre il rischio d1 diventare un "fuori casta'' del gruppo e, quindi, la vittima designata per la prossima volta. Cosi, spmto anche da una certa cunosuà, assa'{g1ai anch'io un picco'" pezzo di carne umana, Ed ebbi anche un po' d1 tapioca e di latte. fl Marsigliese aveva staccato la gamba buona d1 G1psy. 11corpo lo lasciarono a qualche metro di distanza dal fuoco. ~la Dcdé, che cm un bruto e un degenerato, v1 tor-nò da presso, dicendo che volr-va squartarlo. Si accoccolò accanto al fuoco e preparò due latune da latte, vuote. ..Che vuoi fare?" gli domandò 81g .\,larcel. ''Il suo sangue'', nspose Dedé. "Credo che possiamo raccoglierlo e panarlo via. Domani avremo di nuovo fame". Tardi, quella notte, ci stendemmo a terra, esaunt1 dalle fauche della giornata, per tentare d1 prendere un po' d1 sonno. Nes~uno parlò'. neanche 1I più cinico di noi poteva d1ment1care gli or-ribili avvenimenti della giornata. A\'evamo lasciato tre cadaver-i lungo 11nostro cammino. Passarono due giorni. '.\1arcianmo ancora nella gÌ\lngla tenendo il sole sulla destra. Er-avamo feriti, sangumant1, e le fcnte suppma\"anO. Il '.\1arsighcse zoppicava malamente. Aveumo tagliato la coscia di Gipsy e ognuno d1 noi porta\"a un pezzo di carne umana nel suo sacco a spalla. Al calor-e umido della giungla la carne cominciava a decomporsi e, a \'Ohe, alle nostre narici, g1ungcnmo zaffate d1 puzzo nauseabondo dat compagni che andavano avanu. ~ la nessuno osava proporre d1 get1ar via quel che a\'e,·amo con noi, per-ché- la paum ternbile della fame ci rende,·a disperati e feroci. A un tratto vedemmo delle orme umane, nel fan~o• ,. La ghigliottina secca Infatti, poco dopo, raggiunsero un villaggio indiano, sulla riva del fiume ,1aroni. La ottennero dei viveri. ~1a, mentre dormi,·ano, gli indiani li tradirono. Quattro soldati olandesi, con pistole in pugno, li ~orpr-e~ero e li condussero \·ia. Alcuni giorni dopo erano d, nuovo nelte mani delle autorità france~i. Belbcnou fu punuo severamente. Tentò d1 nuovo di t\'adcrc. Fu punito ancora Ritentò. Fu mandato alla • Case rouge,, la h ,_ r-acca insanguinata. « Ogni mattina le guardie davano un'occhiata alla latrina, per- vedere se ci fosse qualche cadavere, Centinaia di assassini vi sono acc;1.duti: per- vendetta, per furto. Spesso, recandomi alla latrina di notte, inciampai in un corpo immobile e poi dovetti pulire i miei piedi nudi del sangue rappreso. E non si trova mai un testimone•· Fu mandato all'isola di Saint-Joseph, dove sono i più incorreggibili di tutta la colonia. I forzati chiamano quella reclusione • la ghigliottina secca•; donde il nome del libro. Per- 23 ore su 24 il prigioniero giace in fondo a una fossa senza sole, senz'altro arredo che uno scanno e un secchio: letteralmente sepolto vivo, Niente da far-e, niente con cui occuparsi; e altro non si ode che gli urh dei dementi e il rombo monotono del mare, che si frange contro gli scogli . Racconta Dclbcnoit: • Quando ero a Saint-Joseph, c'erano più di quaranta de-- menti nella "Casa degli urli": ed erano trattati come mucchi di carne guasta. In essi, la mente era stata uccisa, ma il corpo ancora reggeva: forse per pochi mesi, forse per anni.. Relitti umani, chiusi in gabbie, come animali fer-oci, sudici e seminudi ... essi dovevano bere l'acqua guasta dal secchio che 11carce• riere riempiva quando se ne ricordava. Un forzato si era messo IO mente di aprirsi la ,,ia grattando le mura: le dita erano letteralmente consumate fino alle oasa, ma sembrava che non se ne accorgesse. Alla fine, sanguinò, sanguinò tanto. che morì,. Cayenne Nel novembre 1927, Belbenoit fu, per la prima volta, trasferito a Cayenne. Or• mai er-a un vecchio for-zato e conosceva tutti i retroscena della colonia. • Avevo visto funzionari senza scrupoli vendere vcsmi e coperte, mentre i forzati, per mesi, non avevano uno straccio per coprirsi. Avevo visto le guardie fare ricatti incredibili ai detenuti, E tutto questo mi rivoltava ancora più della abiezione dei forzati. Per-chi era orribile che si abusasse di uomini privi di og-01 aiuto, senza un amico e che non avevano a chi ricorrere. « Vedere Cayenne è vedere le profondità della degenerazione umana. Essa è la degna capitale di una colonia che, dopo trecent'anni, da quando è sotto il dominio francese, alla Esposizione coloniale di Parigi del 1931 non ha avuto altro da mandare che ali di farfalle e scimmie impagliate. E, sebbene sia la città principale di uno dei più antichi possédimentl francesi, è la capitale di una colonia scn~ za colonizzator-i. • Al tempo di NRpoleonc III, quando fu 1mp1antata la colonia penale, si pensava che se i forzati fossero rimasti laa,giù dopo ~vcr espiato la pena, si sarebbero ammogliati, avrebbero avuto figli e avrebbero, a lungo andare, popolato la colonia. Di qui l'accessorio della pena, o, come si suol dire, 11 doublage: il condannato, dopo a\'ere espiato la pena, resta come libbi IO colonia per altret1anti A'lni quanti quelli della pena. :via nessuno vuole aver niente da fare con i forzatt hberatt e neanche le negre acconsentono a marttars1 con loro. Il nome sinistro della colonia' scoraggia le iniziative dei cittadini francesi e cosi, a poco a poco. la colonia è caduta a un tal grado di illegalit~, di degenerazione. d1 po,·ertà, dt miseria, che nessuna altra colonia al mondo può esserle paragonata. Questo paese rovinato è il campo delle fuuluà. Vi sono meno d1 so miglia di strade. :\1eno d1 un miglio d1 selciato. ),;"on c'è un'industria, non un'offic10a, non una fattoria, Una volta al mese arn,·a un piroscafo che porta merci e torna indietro vuoto. :-,,:onc'è che una cosa: la colonia penale. E la Guiana olandese, la Guiana inglese, che sono vicm1ss1me, sono prospere e fiorenti. La Francia, da lungo temp9, ha CllpltO che 11 piano è fallito. Ogni nuovo governatore tenta qualche cosa di nuovo: l'uno tenta 11caffè, l'altro 1I bestiame, un altro ancora 11cacao. Ma non c'è la popolazione per sostenere questi sforza· e tutto fallisce"· Crediamo che basti. Vn settimanale inglese ha detto che se la metà degh orr.:,ri dc,critti da Belbeno1t sono veri, la Francia deve nascondere la faccia per la vergogna. Come abbiamo detto in principio, Belbenoit, IO un ulumo disperato tentativo, nel maggio 1935, riuscì a evadere. Ora ha trentotto anni· emaciato, sem1cieco, !':enza denti, di\'orato dalla febbre, non ha che poco da vivere. Per ora, ha un permesso di soggiorno ne~li Stati Uniti che scade 11 1 5 settembre. E il governo francese ha osato domandare l'cstrad1z1one! Quando 'li pubblicò 1I ltbro, Belbeno1t disse che aveva una sola s.peranza; di indurre 11governo francese a sopprimere la colonia penale della Guiana. Vi è riui,cito. Appena apparso, il libro destò una così profonda impressione di orrore in tutto 11 mondo civile, che 11 governo francese è stato costretto a provvedere. Quello che non erano riusc1t1 a ottenere pubblici,ti, g1urist1, uomini polmci in decenni di discussioni e di proteste, ha ottenuto in poche settimane il libro dio;adorno d1 un forzato. MARIO MATTEUCCI

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