Omnibus - anno II - n.35 - 27 agosto 1938

va il re! Viva El Maraghi ! Viva il Corano! >, Vien fatto di domandani come interpreta, El Maraghi, la mi'isione religiosa dell'Egitto? Ad un redattore della Bourse Egyptirnne, che di recente lo interrogava, l'illustre reuorr, a parte le proposizioni pietistiche, rispondeva in quc~ti termini : e t necessario che l'hlam domini la vita. nazionale in un Egitto diventato indipendente e sovrano >. E ancora: e Gli stranieri hanno conqui~tato le terre dell'Islam e le hanno sfruttate. Il loro interesse è di mantenere i musulmani in uno stato di torpore per meglio conservare quanto hanno conquistato. Nessun dubbio che il risveglio dell'Islam è destinato a indebolire il potere degli stranieri e a ridurre i vantaggi che essi traggono dalle loro conquiste. Ma il nostro dovere è quello di tenere ben svegli i musulmani nell'intento di ,alvaguardare la loro vita religiosa, politica e nazionale>. Ma questo riweglio non potrà portare a dei conflitti? A questa domanda El ~faraghi diede questa risposta : • Sì, sé gli stranieri -.i faranno essi medesimi istigatori di violenze di cui vogliano poi trarre profitto. Diver-.amcnte, no. L'Islam prescrive ai popoli mun1lmani cli praticare fra di loro la fratellanza. Che gli altri popoli diano il medesimo esempio! C'è stata un'autorità cristiana che ~tbbia levato la propria voce per impedire agli italiani e agli abissini di dilaniarsi? L'Egitto, invece, ha protestato. Non dovete scorgere del fanatismo là dove non c'è altro che dignità, legittima ficrcz-za di una naz.ione, unicamente desiderosa di affermare la sua propria esistenza>. Come si pre~nta, oggi, la questione del Califfato? Si dice che il Califfato è stato abolito; ma è facile rispondere che è stato abolito solo in Turchia. Dal punto di vista teorico, nulla vieta che un sovrano musulmano possa presentare la propria candidatura. Ma quali vantaggi potrebbe trarre un sovrano musulmano proclamando~i califfo e a quali inconvenienti si troverebbe esposto? Può valere il parere di Kcmal. Nel luglio del 1923, ad Angora, a Maurice Pernot, chi- lo interrogava in argomento, rispondeva: < Nelle presenti condizioni del mondo, '"' un califfo che volesse davvero esercitare il suo mandato, cioè governare e amministrare tutte le nazioni musulmane, come potrebbe farlo? Vi confesso francaml"nte che se mi avessero eletto califfo, avrei immediatamente fas.segnato le mie dimissioni ! >. D'altra parte, oggi che aJla solidarietà religiosa si è sostituita, anche nel mondo islamico, la solidarietà nazionale, sarebbe mai possibile la ricostituzione di un blocco pani-.lamico, rct• to dalla autorità di un capo religioso comune? Non pare. Un tale blocco non è più possibile. La Turchia ha proclamato l'abolizione del Califfato. Quindi è fuori causa. li Marocco non ha mai riconosciuto la potestà spirituale dei califfi ottomani. L'Iran è '(:Hta. Ibn Saud giudica eretici tutti i mwulmani che non sono sottoposti all'osservanza wahabita. I musulmani dell'India non avvertono alcun bisogno di un Califfato. Rimangono !'Afganistan e gli Stati staccati dall'antico Impero turco : Siria, Palestina, Iraq e Transgiordania. Questi pae9i traevano dal Califfato certi vantaggi materiali. Potrebbero e5sere contenti di tornare a goderne, ma vale la pena di pagare uno scotto così cospicuo? Una sola cosa, sicura, Faruk potrebbe guadagnare da una ripristinata dignità califfale : un maggiore prcnigio all'interflo. L'Egitto non ha dimenticato neppure che più tardi, dal 126o al 1517, diciassette califfi abassidi si sono succeduti al Cairo. Sempre, anche nelle età più glorio,c dell'Impero turco, il cuore dell'Islam non ha mai cessato di battere nella università di El-Azar. Si possono distruggere questi insigni ricordi? R ·,uscitando il Califfato, Faruk I renderebbe all'Egitto un lustro di cui la violenta conquista turca l'aveva spogliato. In un momento in cui l'indipendenza alfine ritrovala porta al più alto livello immaginabile l'orgoglio nazionale del popolo egiziano, una considerazione di questo genere potrebbe avere il suo valore. Senza dubbio. Ma se questo è, perché re Faruk non ha ri'iposto agli arabi che si battoro nella Palestina? O medita, forse, Ja restaurazione del Califfato per conto dell'Inghilterra? GUIDO ZORZI Il I_ !!111011- N, 9~ • 27 AGOSTO199S.XVI OIINIBU! SETTIMANALDEIATTUALITÀ I POLITIOA E LETTERARIA I EBOE IL SABATO IN U-16 PAGINE ABBOIIAMEIITI Italia e lmpen'I~ano L, 42, remeltrt L, 22 Ettero I auo L, 70, •~metu-•L, 36 0111 1uia1ao VI& LIR& Kno,orit.tl, dlugni e fotogr-aflea,nche u 1101. p11bb1Joatl, 11011 rntltultcouo, Dlru1ou: Boma- Plana della Piloti., 3 TelefonoN, 66,470 .l.nuafabtra:doae: lfilaoo • Piwa Culo Erba, 8 TelefonoN, 24.,808 hnUdtl: 11 11; ii1!~! 1;i!1:~!1:i;' t8,eT:\:r?11·0 B~e 0 ~ Per milllmett0dl altcna, bue uaaoolounai I Parigi, 06, Ru dtt raabourg Salllt-HonoN j ..,1 I tAFIERI Ora che le luminarie dei festeggiamenti i-Ono spente r gli echi dei trionfi di M. Carton, gran maesiro ddla cucina classica francese e dei \'entiquattro cuochi suoi di. pendenti, si 10no smorzati, è pos~ibilc rian• dare la e piccola storia :t della memorabile visita delle Loro Maestà britanniche alla ft'delc città di Parigi. Si sa, ogni vi,ita di sovrani o di grandi pcr10naggi a un paese amico ha una storia ufficiale, spesso alquanto romanzata, e una piccola. storia. La prima è fatta di ricevimenti, di serate d1 gala, di disconi, di brindisi e di entu- ~iasmo dei nativi. La teconda è fotta di penegoleni e di indiscrezioni: sli errori :~,1~cr~:~/~:'~;c,g\ie •;oa!~~c;~•:;;~l~n::~n:~ ricra, la 1a.i~ del tal ministro. Noi siamo riconoscenti agli ebdomadart france.si che que:r.ta seconda ci offrono. Lo zelo di ma.dame Bonnet La persona a cui la visita diede più da fare e procurò le maggiori preoccupazioni fu u•n7.a dubbio madame Gcorges Bonnct, moglie del ministro degli Esecri c. per l'oc• c:uionc, padrona di casa. Dire che questa bene inum:ionata signora prendesse la sua parte di padrona di ca.sa molto sul ~rio è poca cosa Bisogna dire che di ogni minuzia fece un dramma L'uffici('I del protocollo avc\'a deciso che le tende dt'lla ca.mera di S. M Giorgio VI do\Cuero t'\•rre rosse. Le tende furono or~ dinate e mrs«' a posto. Ma quando madame Georgcs BonMt, padrona di casa, le vide, ebhe uno SCilttOdi indignaz.iont". e t orribile •• disse, e è di peuimo 3us10. lo voglio qualche co~a di più legçero, di meno sontuoso, che convenga meglio a un sovrano giovane >. I tappezzieri si appdlarono al ministro. ~1. Crorges Bonnet, padrone di casa, eiaminò i ridtaux con cura. Poi disse: e Non mi d1spìacciono. Può darsi che non ~iano di una brillante originalità, ma s'accordano con lo atile della camera ; e poì, è troppo tardi per fabbricarne altri >. e lo insi\to nella mia opinione>, rispo1e la •ignora con t"strcma risoluteua. e Credo di avere la mia parola da dire e il re non vedrà queui orrori. lo domando l'arbitralo della p;ù alta p("rsonalità francese. Voglio il part"re del presidente ddla Repubblica. Co1l parlò madame Gcorgcs 8onnet, sul tono delle eroine di Corneille alla Comédie-Française. E, fu un caso o fu perché la solennità della si1uazione lo imponeva? Le parole fluirono dalle sue labbra in alessandrini: Jr ,,,.;.,;,., •11• ,,.,,',; il, 1t1•f ,,lu,,,,,,,,,l/n/ Il ministro capi che, a.e la moglie parlava in aleuandrini, un dio la ispirava Ma su questa considerazione di ordine trascendentale prcvahe l'altra, banalissima e volgare, che mancava il tempo per far fare del~ le tende nuove. Cosl, il ministro accettò l'idea dell'arbitrato; ma non ritenne che rientrasse nelle funzioni del presidente della Repubblica una questione cc»iffatta. e C'è un uomo». disse, e competente a ri. ,olvere la questione, cd è M. Camille Chau. tcmps, il vicepresidente del Con.siglio. Non è egli incaric;.to dei serviti di coordinazione? :a,, « Una donna capirebbe meglio>, ri1posc madame Bonnet e Vada pure per Chautemps, ma a condizione che si preghi l'ambasciatrice d'Inghilterra di venire a vedere e a giudicare>. Cosl fu ratto. Lady Eric Phipps, con la miglior grazia del mondo, consend a recani al Quai d'Orsay insieme con M Chautemps, e tutti e due furono d'accordo nel giudicare che le tende rosse non fossero un oltraggio al buon gusto francese. Madame .Bonilct dis~e drammaticamen1e: e Mi arrtndo :t. Le tende rosse rimasero. La storia non dice chf' Giorgio VI le notasse. Ansie asc.a.ipiù ,,avi procurb alla zelante signora un bello spirito, il quale, all'ultima ora, fec" sapere che a Buckin{!:ham Palace si suole disporre ccr1a carta pie!fandola a ventaglio. Noi non • oseremmo parlare di un argomento simile se l'ebdomadario francese Aux Ecou,,1 non avesse già uc-con- . tato l'incft'dibilc aneddoto, con quanto rispeltO per la moJlir- del mini~tro degli Eur-ri non è chi non veda P:1rc, dunqur, che la notizia ge11a,se la $ignora Bonnct nella più crudele perplcssi1à Che fare? A chi rivolgersi? Evidcntcmcntc non si po1eva pen1are a far capo a oc-~onalità francesi, le quali, oltre a tutto: rnrebbcro state ahrettanto ignoranti quanto ]l"i stessa degli usi di Buckin11:ham Palacc ; e ancor meno si poteva pensare a intc-rpellare l'ambasciatore d'Inghilterra ~u una questione cosl 1hockin1. Alla fine, madame Bonnct ebbe un'idea: tcldonb alla baront'ssa Lionella Ro1hschild a Londra, con la quale pare che sia in sufficiente familiarità: e Ditc-mi, amica mia, ve ne prego, è c5atto che a Bud.ingham Palace si usi piegare I.a carta igienica a Hntaglio? :t. I sovrani di notte Ancora d"ll'ebdomadario Aux Ecoutn, ~i rono appresi particolari circa la biancheria di cui facevano uso, di nott<', le Loro :'1-faestà. Una cameriera avrebbe fornito questi ralJ!il;Uagli. e La biancheria della regina è tutta rosa pallido. La regina non porta mai biancheria di altro colore >. Un cameriere del Quai d'Or-say avrebbe fornito queste ahre notizie· e Il re porta\'a, la nottf', un pigiama a righe blu ciclo e verde tiglio. Dovevano averne meno uno solo nei suoi bagaq:li, per. ché ogni mattina lo stiravano, per farglielo tro,·are pulito e ben piegato. Questo fatto mi sembrò abbastanza bizzarro, e lo feci notare al mio collega ingle,c-. Ma qucsti mi rispose con alterigia: " t Sua Maestà che vuole cosi•·. Bisogna rendere giustizia agli inglesi: $ebbene abbiano ricevuto, a Londra, sovrani e ministri di tutto il mondo, non ~i sono mai informati del colore dei pisiama o della biancheri.i intima dei loro ospi1i, né la loro stampa è mai andata a in1errogarc camer:eri 1u questi par1i~olari. Solo in Francia il giornalis1a e il cameriere si 1ca.mbiano co~ì facilmente i mestif'ri. A. G • o•NIBIIS LA VENERE DI IULO Ili ABITO DA SERA RAZZA :E OARATTERI AOQUISITI m EL per.ultimo numero di questo gior- ~ nale, in un articolo circa l'_cvolutione delle idee e delle dottrme sulle razze, ricordammo che 1i è a lungo discus-- so se esistano caratteri razziali assolutamen• te fu1i o u anche tu quelli ri1enuti fitSi a~isca quel complesso di condizioni che si designa col nome generico di < ambiente >. Per «ambiente> si intende non solo l'insieme delle condizioni naturali (clima, sole, umidità, ecc.), ma tutte le condizioni e.tcr• ne: quindi, innanzi tutto, l'alimentazione; poi, lo sviluppo di date attitudini per cff etto dell'cscrdt.io continualo di una certa attività, le mala1tie acquisite, ecc. In una parola, tutto quello che non è riferibile al• l'eredità. Dicemmo pure che per lungo 1empo i e me10logisti > avevano seguito una via errata, in quanto avevano ritenuto che i fattori e1terni agisscro direttamente sulla forma e sulla struttura del corpo; ma che og. gi, invece, si 1111dt ad ammettere che l'c am. bicntc > agisca sul chimismo dell'el.Sere e chf' le modificaiioni chimiche possano poi determinare mutamenti di forma e di strut. tura del corpo. E concludemmo dicendo che si deve ammettere un concetto evolutilt'o di razu, in contrapposto a quello rigido e statico di un tempo: e la rana è in continuo divenire M>tto l'a:tione di quegli neni fattori che la hanno creata rcreditl. e l'ambiente>. Riteniamo che queSte idee siano perfettamente conformi a quelle alle quali è ispirata l'azione del Re(Pme per il miglioramento della razza. Già il solo fatto che •i spe· ra di promuovere il miglioramento della razza dimostra che li accoglie un concetto e\.'Oluti\·o di essa. Migliorare è variare; e, I invece, se si ammette che la razza. sia invariabile, diventa una contradizione in termini pensare che po,s.a migliorare. Per con. to nostro, siamo fermamente convinti che la razza i1aliana in quf'st'ultimo ventennio 1ia andata migliorando e che migliorerà ancora in avvenire per varie ragioni, fra le quali primeggiano la migliore alimentazione, H più elevato terore di vita, le condi• :tioni i~icnichc, l'esercizio degli sport, ccc. Una conferma staremmo per dire ufficiale di tutto ciò si è avuta in queni giorni nel comunicalo col quale è uato annunziato che la statura media degli italiani, secondo gli ultimi dati atatistici, si ~ elevata; e tutti i giornali hanno affermato che questa varia.- zionc della raua è senza dubbio dovuta alla mi9liorc alimen1az.ione e alla pratica degli esercizi fisici. (Anche in altri paesi, per escmpio in Scandinavia, la statura è aumentata negli ultimi decenni). La dot1rina opposta, invece, ritiene, giu• sta l'antica formulazione del Weismann, che e le modificazioni imposte all'organismo da inffucnzc eueriori restino limitate all'organi1mo nel quale si riproducono > e e non siano trasmis\ibili alla generazione successiva > ; oss:a, come si legge in un articolo recente, che citiamo non per polemiz.:zare, ma per precisare le idee: e l'alimentazione, ::::~:~~:e,fi~i 1 cam~~ ~~n:;er:lc~~ c;;;;: to tulla quali1à della raua o su un dcsidera10 miglioramento raz:z.iale ereditario ». Il do11 A. B. T, a"istente di ioologia in una t:ni\·crs.itl. del Regno, ci ha scritto una lettera in cui deplora gli errori in cui saremmo ìnconi, e ci comunica: r) che e come genetista teorico egli non sa chi siano i citati Millot, Sallcr e von Eickstcdt, ma pub perb affermare che essi sono male informati, a meno che le citate frasi non riialgano ad almeno una tttntina d'anni fa>. i) che e non esiste rcssuna ereditarietl. dc,i caraucri acquisiti > e che e non esiste in natura nc11un fattore conosciuto che sia in grado di alterare il plasma germinale. Quindi, niente ammettere che l'ambiente ag:sca sul chimismo dell'cs~ere e niente e questo t certo, che una i::-ran parte delle inRucnze ambientali, che agiscono lentamcn1e, si fissa nel piuma ereditario e divema co,ì tra1missibilc >. La I ,a si chiude con l'esclamazione: e Il darwinismo è più ,,i\·o che mai :a,, Cominciamo dalla conclusione. D'accordo il darwinismo è più vivo che mai. Ma ci permet1a il nostro critico di ricordare che Darwin s1es,o nel 1876 Kriveva a 11 Wagncr: e A mio parere, il più grave errore che io abbia commesso è di non aver dato abbastanza peso ali' azione dcli' ambiente, cioè al nu1rimcnto, al clima, ecc. :t. E, &econdo \'On Eid:nedt, Darwin e non rifiutava affa110 l'idea fondamcntale delta trumiuibilità di caratteri acquisiti o meglio delle m~taz.ioni per effe110 dell'ambiente ; ma, anti, queste mutationi potrebbero esse~ re considerale come l'ultima causa dell'ori• g~ne della specie anche in senso darwiniano>. Ciò premesso, rispondiamo alle due obiezioni centrali. 1) Il do11. A. B. T. e come genetista teo. :ic: 0 :oii:s~:dt ~~no i citati Millot, Saller Rispondiamo: Il Millot è profeuorc alla Facoltà di sciem:e dell'Università di Parigi cd è, insieme col Lcstcr, autore del volumeuo Le1 racu humaine1, edito dal Colin, da cui il pauo citato è stato riportato. li Sallcr è autore dello studio Genolypu1 und Phanotypus, Konstitution und Raue in ihrt.r D~finition und in ihren 1eten1•itittn Bt{lthunttn, apparso in Anotomiuher Anui.ter, Anna1a LXXXI. (Avvertiamo che i pa'I.Sicitati ci pervengono di seconda mano). Il von Eickstcdt è autore del 1ra1tato Rasunkundt und Rauen,~uhichte der .\{enschhtit, che è univer~almente con~iderato come l'opera più importante e più completa che sia stata scritta fino ad oggi sulle rane, (La \'OCC e Rana> nell'Enriclop~dill italiana ! un riassunto delle teorie del von Eickstcdt). li dott. A. B. T. sospetta che i passi citati rimontino < ad almeno una trentina d'anni fa>. Ri~pondiamo: li volumetto del Mìltot è del 1 936, Lo studio del Saller è del 1 931. Il trattato di von Eiclutedt è del 1934 Pensare, poi, che un maestro, ~ome il von Eickstedt, poua cucre e male informato > è ipotesi a dir poco temeraria. ~) La questione della trasmiuibilitl ~ meno dei caratteri acquisiti è vecchia d1 quui 130 anni. W R. Brooks la chiamò e la discussione interminabile >, E non è qui pouibile ricord.ue neanche una minima parte dei libri che si sono scritti sull'argomento e delle l"Spcricnzc che si sono fatte: da quelle di Guycr e Smith su1Jli occhi dei conigli a qutlle di Brown•Scqu_ard 1ull'epi: leuia procurata artificialmente, da quf'llf" d1 Bcntlcy e Grìffith sui disturbi di lorornozione che 1iano provocati nf'Ì topi facendoli vivere in gabbie giranti a quellt- di R. Stockard su animali alcooliu.ati ecc. Ma fino a ieri la teoria. della trasmi1sibilitl. presentava una fondamentale dcbolez... za, e cioè non era in _grado di formulare un'ipotesi che spicgu~ in modo ,od.disfacente il meccanismo della trasmiuione. Un notevolt" pauo innanzi fu fatto da J. T. Cunningham, il quale, nel 1 908, propose l'ipotesi che l'influenza dell'ambiente e le conseguenti modificazioni potessero liberare ormoni spedfici, i quali a3iuero sul• le Cf'llule germinali e, quindi, 1ulla prole. Questa teoria fu poi completata e svilup• pata dallo stesso Cunningham nel libro Hu~ditJ tJnd hormontJ del 19~1 Lo studio ddle ghiandole endocrine è, si pub dire, asli inirl, ma sembra sicuro che es.se comandi1,o la crescita, la torma e le proponioni del corpo. Si è pensato, conscgutntementc-, che eue costituiscano il vero fattore fondamentale delle differenze fra le razze e che l'ambicntc ag:aca appunto per mezzo di euc. Stockard ha fatto cspcrienztestrcma.mcnte in1crcuanti sui cani cd ha concluso che gli ormoni determinano le varietl. canine: dal San Bernardo al pechine1t. Questa concezione è 11a1a applicata all'uomo da sir Arthur Keith: egli pensa che ciascuno dei grandi tipi umani debba le sue caraneristiche alla deficienza o alla preponderanza delruna o dell'altra ghiandola. Cosi p. es. i mongoloidi sarebbero ipotiroidei; gli australo-melanesiani e una parte dei bianchi iperpituitarl ; i negri iperpituitarl e iposurrenalici. t un fatto che soggetti di rana bianca per effetto di alterazioni della tiroide assumono alcuni caratteri mongolici e per effetto di malattie alle capsule surrenali prendono una tin1a bronua ,.. ...lto accentuata. Pertanto, quella che Brooks chiamava e l'interminabile discussione :a, non si imposta più nei termini di una volta, e c:ioè, (per ricordare gli esempi di Lamarck) se alla giraffa il collo si sia allungato a forza di atirarlo e 5e alla talpa gli occhi si siano rimpiccioliti a forza di non usarli. ti pro- ' blema è del tutto diverso dall'antico, e, se non incorriamo in errore, pub essere enunciato cod· 1) è possibile che l'ambiente (alimentaz.ione, clim~, raggi, reazioni chimiche, ccc.) agiKa su dcterminatc ghiandole a secrezione interna e che queste, sotto quella uione, dctt-rminino mutazioni di caratteri fisici? 2) è possibile che le mu1az.ioni cosl ot• tenute si trasmettano? Risponde il Fischer: e L'indagine sulle raue è ancora molto difficilt perché caraueri che prima si ritenevano costanti si sono dimostrati variabili. Cosi gli ormoni dell'ipofisi itmbrano avere un'inAuenu. grandissima sulla formazione del cranio >, e aggiunge che oggi bisogna accettare come l'ipotesi più probabile· che l'influenza sui t•nidi (tradut. italiana proposta, se non erriamo, dall'Enriques, del termine internu?ona)e 1en) si compia attraverso gli ormoni. Risponde \On Eickstcdt: e Resta sempre insolu10 un ultimo problema, quello della causa determinante delle mutazioni... Non rimane, come ultima causa, che l'ipotesi di una predisposizione a reazioni fisico-chimiche dtl plasnia, la quale pub essere definita mf'glio appunto ... come la possibilità di noluzionc della specie. e l'unica ipotesi logicamente acceuabile >, Chi ,ia von Eickstedt abbiamo deuo, e il suo libro, ripetiamo, è del 1934 Chi sia il Fischer diremo subito: è uno dei maggiori biologi \·i\"cnti, e le c<.'nclusioni sopra riferite furono da lui presentate al Con• grc1,o della Società tedesca per la medicina interna, che si tenne nel 1934 a Wiesbaden. Ripetiamo. non trent'anni fa, ma nel 1934. Crcdiamo, infine, opportuno av ...crtirc che da quanto siamo venuti es'>Onendo deriva non già un indebolimento,· ma, se così si può dire, un rafforzamento o una confer• rna dcllc tc-orie razziali contemporanee, e cib per le seguenti considerazioni. 1) Ammettere cht" le razze si evolvano non significa affatto ammettere che si muovano in senso con\'Crgt'nte ossia che si vadano a\'vicinando. Vi sono fondate ragioni, anzi, per credere che 1i muo\'ano in senso dhergente, ossia che si "adano sempre più allontanando l'una dall'altra ; o, per parlare in termini di progresso e di regresso, sembra probabile che lc raue decadenti con1inuino a decadere e le razze ascendenti continuino ad asccndere. 2) In JCcondo luogo, riconoscere che alcuni caratteri fisici ritenuti fino a ieri fi,si - sono, invece, variabili non ,ignifica affatto escluder<" che ponano c5iJterc fra ~:i r~~: ~~t~~ :~:e~~~e~ c:~!u:;t;n~e,101~ s1eno variare non si~no che i ri8e)si esteriori. Cerchiamo di chiarire il nostro pensiero. Si ri1encva che duc razze difTerisJero per l'indice cefalico. OgRi si ricono~ce che l'indice cefalico varìa. Si ammette che gli ormoni di una data ghiandola abbiano una inRuenta grandiuima sulla fonna del cranio. Se ne deduce non già che la difTf'renza non cs:sta; bcmì, che è da cercare non nella forma dc,I cranio, ma nella ghiandola o, per dir meglio, nella diversità degli equilibri ormonici. Un immenso campo di ricerche nuO\'C e affa~cinanti si apre, dunque, alla scienza RICCIARDETTO

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