Omnibus - anno II - n.35 - 27 agosto 1938

( ILSORCHIOELVIOLINO) 11 Venezia, aa:01to. 1in; EL FILM giappone~e ignoraval(JJ. mo qua.si in Itali a l'eshtcnza, all'infuori di qualche ~aggio presentato l'altr'anno alla ~iostra di Venezia. come Luna sulle rovine~ film di una semplicità, dì una mu~icalità. che lo posero fra i pezzi più ammirati della stagione. Eppure la produzione filmi- ~tica giapponese è così va.sta da venire seconda nel mondo, cioè sùbito dopo la produzione americana. Il film giapponese ha principii relativamente antichi, perché è nato poco prima del conftitto russo-giapponese, dove trovò un campo ideale per 1.ffennarsi sotto forma di documentario ritraente la visione ampia e complessa di un popolo in armi. Intensa è dunque la produzione di documentari tra cui alcuni molto interessami. dedicati all'cducazionf', a.Ila cultura e al diletto delle folle giappone:\Ì. Il cinematografo è dive-ntato ormai in Giappone una passione universale : sul mercato viene lanciato un mezzo migliaio di film all'anno e le sale di spettacolo hanno una media annuale di duecento milioni di presenze. A proposito del Giappone ci permettiamo di citare quel che abbiam 1;Critto altra volta; le Messe parole di allora ci sembrano le più acconcc dinanzi a quc!iotOnuovo fatto che è l'intervento del film giapponese alla :Mo. stra di Venezia. Dell'arte giapponese non conoscevamo, sino a ieri, che alcuni disegni e i giuochi delicati dei ginnasti che ~nu prendere la rincorsa spiccano un salto leggero, e 'iembrano chiamati al cielo. L'arte impalpabile dei giapponesi spazia sospe~a come un profumo, cd è fatta di pas~aggi segrt'ti cd impraticabili. Arte silcnzio~a che va c;empre al 'legno, anzi lo supera occultamente. Le irccce volano l'una sulla parabola dell'altra e fan dondolare la cima di un fiore; ma l'arciere taciturno porta una maschera cii ferro. Impenetrabilità di quei volti! L'anima di costoro è scesa a vivere nelle loro membra di danzatori e di lottatori. Mentre noi occidentali pretendiamo di mirare al sodo, di stare al positivo, e come San Tommaso vogliamo toccare tutto con mano nella puerile il• lusinne di acquistare la certezza, essi n, ,1 toccano mai nulla, né si direbbe che abbiano curiosità o ·sospetto di alcuna cosa : son proprio i giapponesi che troveranno il pelo nell'uovo, senza romperne il guscio. E se un giorno vedremo uno dei loro camminare sulle acque, non sarà quello un miracolo, ma l'ultimo trionfo di una tecni• • ca misterio~a e sublime. Stoici,;mo e impassibilità sembrano e!sere la loro regola. For,;e: la morte soltanto può strappare a costoro un singulto. Quando cadranno vinti, ridotti in tuo potere, e vorrai sollevare i veli del loro segreto eroico, chinandoti a _scru· tare il loro volto morente, tu h vedrai, questi simulatori già c?lti dal )~- targo ostentare in un sorriso accam• to la 1 Joro dentatura animalesca. Ma il grido gutturale sfu~gito al loro petto ~ ~imile a quello del sordomuto, non lo potrai dimenticare mai più. I giapponesi venuti a Venezia come avanguardia della cinematografia estremo-orientale sono abbastanza numermi, e suscitano fra il pubblico molto interesse e simpatia, per quella loro aria appartata di jonglturs in vacanza, vestiti provvisoriamente a_ll'europea, tutti di bianco,_ con _certa pa• namini finiisimi, ~tto 1 quali ,;cmbrano dormire i loro occhi di pietra tirati col filo sulle tempie. Alla Mostra recentemente vennero presentati due. film: Pattuglia, e Fanciulli nel turbine, che piacquero molto; e poi due o tre prez.io~i documentari, uno dei quali sull'ac;s1stenza e la educazione dell'infanzia, con scuole, bagni e palestre, dove s'imeg~ano la ginnastica, la ,chenna, l'.agncoltur~, le industrie rurali, la musica, la reh• gione la danza, la floricoltura, il canto, I~ matematica, gli ,port, fin. che vengono le vacan~ co~ car-.pcgg10, e i più liberi divertimenti ~. la pes~cu~a f.' la J'1U5urazione,e la vmta samtana all'aperto. Durante questo film brevr si vedono pac;~are sullo sche~mo. ~pi~ci, coll_eg_,, parchi, terrazze, g1ardm1, intere c1tt~, e quindi paesaggi che, per an:1tog1e numerose c;i avvicinano e fim~cono per asso~igliare ai nostri, c;oprattutto a quelli della Campania. . . Gli elementi fondamentah che uni• scono, qua~i a. confond~rli, _due mondi cosl lontani, come Jl Giappone e l'Italia, sono il clima insulare e vulcanico, il panorama chiaro e sottile dei luoghi, la ~ua composizione a linee e segni rarefatti, le sue morbide colorazioni graduate allo sfumino, e tutta quella lucr liquida dello spazio intorno. Poi la vita all'aria aperta del popolo, e quel fondo religioso e fatali~ta che dà for-La e attualità ~ingoiare ai riti e ai co~tumi delle più antiche tradizioni. Gli arti'ili giapponesi, per esempio, cantano da disgradarne il più patetico dei nostri tenori : con una dolcezza, una tecnica, un sentimento di altri tempi. Ne-Ile loro liriche si avverte a tutta prima una curio,a parentela con la canzonetta napoletana ; solo che nella melodia giappone~ c'è qualcosa di aereo, qualc~a che brucia come la ferita del harakiri: a certi suoni modulanti, diresti che la voce sprofondi man mano nel regno della tenebre, mentre in altre melodie più serene rì,:,contri il segno la.rgo, delicato e impalpabile dei nostri lagti.i e delle nostre rive. In questo edificante documentario ci ~n raduni sterminati di bimbi rotto il c;o)e: ,;embrano ordinatis~imi prati di fiori. ~fannocch.i ~ni, lisci, bruni l' lucenti che h;rn gli occhi --.iantati obliqui sulla fronte come ,cm1 Jj mele, quasi opera d'intarsio anatomico. Spiegamenti disciplinati che c;i sciolgono e si ricompongono in evoluz.ioni senza durezza né turbolenza, ma piane, elementari, mirabili come un confluire di acque, o un effluvio souo il quale oscillano e ondeggiano, come unti fiori, tante tuniche bianche. Tutti ~enza cappello. Niente ombrelli, baldacchini, ripari, protezioni; e cielo, cielo, cielo. ChC"leggerezza, che candore in que• gli sva~hi infantili! In Giappone tutto è lieve, ~ilenzioso. innocente: guardate la cerimoniosa gravità di queste ragazzine, la loro dolcezza fatta di carezzevole mansuetudine. !\~on c'è mai ingombro o durezza, in quei loro esercizi all'aperto. Ogni piccolo ha il suo spazio, la sua aria intorno, la sua luce, il suo r~gio di azione, la sua zona, coc;ì come l'ha ogni abitazione, per quanto piccola c;ia: cac;e bas,;e di carta, con il loro giardino e il loro cortile scoperto. Così è tutto il Giappone, vive alla superficie, tutto fuori, senza peso. senza ft .1c~- so, risposato e trasparente, penetrato d'aria, di luce, immeM-o all'esterno e all'interno nella meteorologia più saltuaria, impassibile alla minaccia dei suoi cicloni devastatori e dei suoi mo. struosi vulcani. Così esiste e vive questo paese, sospe~ nell'atmosfera. Insomma il giapponese è il popolo di Ariclc. Nella nazione giapponcq- ~i adottò anticamente la legge di Confucio: e L'uomo è alto come il ciclo, la terra è ba~~a come la terra ». Le donne di laggiù han dunque per canone la devozione assoluta verso il se,,;o mascolino, e di qui l'arte di ser• virlo, soprattutto di piacerfli (arte duttile e amorosa); di qui I u~ ben in• teso di laccani, dì imbellettarsi, di pettinarsi in quel modo artistico e accurato, di qui i gesti teneri, e attenti, quel toccani i capelli dietro la nuca, con le mani delicate e timide, di qui quella volubile ~llccitudine della c;po- (a intorno allo sposo, come fa la farf.1lla volte~~1ante intorno a lume. Ecco le suonatrici di katò, istrumento di specie locale • una tavola nana a cordr lunghe e lente, concerto, con musica di campanelli, e coreografia. Le danzatrici si muovono e si fan trascinare dal flutto sonoro come le biforcute sirene. Le loro estremità e.cm· brano lambire il fondo di una sepoltura marina, e gonfiar veli di sabbia, mentre s'ingolfano e cantano in quel ritmo obcw e inafferrabile. ~on è a dire con quanto interesse e stupore noi studiamo le mosse lente e mutevoli di queste esotiche creature, che rimbalzano adagio, rigirando l'occhio miniato; non è a dire con quanta attenzione cerchiamo di seguire il filo pauro'iO di quelle piccole voci che ~granano volanti colonne di bollicine d'aria e giungono a noi singolarmente chiare da una lontananza, dirci qurui, antropologica. BRUNO BARILLI "0MNIBUI"' ha aperto a t.ut.Ul ,uol let.wri un Conoono perma.u.en~ J)t!' la. n&tTal1.on• dJ un fa\.t.o4.u&bla- ,1, Nal.meoi.e acoaduw a chi 1cr1..-e. QUHW ta&lla.ndo • da lDCOU&n •ull& bu,t.a. del dat.t.Uo,ortiLI che 'HD.IODO 1DT1aU coacouo PERM.&XIITI Alla Direzione di OMN'BUS l'fazza della Pilotta, 3 ROMA OMNIBUS Forte dei Ma.rmi, a.goato. ~ [N DA QUANDO eravamo raganine, ~ ammiravamo molto la Nanny, una bella ragaua molto ele8ante, che si com• piaceva di raccontare a noi, gente modesta, la sua vita mondana: balli, eone alle Ca• pannellc, gar-e a Cortina, e cosl via, ma il 1uo soggetto preferito ttitava Fone dei Marmi, o meglio il Forte, e, centro di que• ue follie, e La capannina >. L"altra icra, pauando davanti alla e Capannina >, ci ricordammo improvvisamente queste fra.1i quasi leggendarie, cd entrammo. BiMgna dire che e La capannina > i decora.ca. con pretese di luuo e, ic nell'ossa. tura ricorda il K unaal e il Casino dì pa• recchic spiagge familiari, le 10vrapposi~ioni di paglia e gli ')tnamenti campestri ricordano invece lo Zio Tom, le osterie dei sobborghi romani, e le feste nelle ville, in J('ttembrc, con le ri10rse locali abilmente sfruttate dal e cugino Filippo.,._ Capimmo subito, però, che il posto dei privilegiati, alla e Capannina >, ! in certe loggette situate a metà ahezz.a della 1ala, abbastanza basse e soffocate per dar 1ùbito il scn,so della intimità. Di lauù 1i affacciavano donne rav. volte, nonostante il caldo, n.,.lle mantelle di volpi, e non si capiva bene se ridessero o sbadigliassero. Ma anche tra la (oli.a che in quel momento ballava < Torn.rai .. > c'erano molte persone importanti: giovanotti in magliette sportive, zoccoli e pantaloni di tela, che accennavano paui di danza, e donne in abitini di tela. che ballavano distratte, con l'aria di chi vuol fare un sano uerci%io fisico, atnu avvedcui di trovani in una sala da ballo. Ma chi soprattutto c'interel«>, era un uomo di me:u.a età, che 1ui pantaloni stinti portava una camicia bianca, con maniche rimboccate, e, co• me ,i vede fare nei film americani, batteva ogni tanto due dita tulle ,palle di un amico, per panargli via la ballerina, che dopo un poco restituiva o abbandonava Questo gioco esotico parel,a divertirlo molto, e buttava la testa di qua e di là, dava del tu &i tuonatori dell'orchestra, si fen:nava davanti al tavolo di un amico per poi CO· 1tringere quc-st'ultimo a Kguirlo, saltellando, fra le altre coppie, oppure afferrava per il braccio un vecchio timore in J,nokint> IL 800lfJ.T0RE DIBTilfT0 dall'aipet10 tremante, che ci fu detto cucre il conte Boni. Tra i fori della griglia si affacciavano, di quando in quando, facce eccitate di povera gente che veniva Il per ammirare, e ci veniva evidentemente con metodo, poiché most.rava di cono,ccre quei personaggi> e ne faceva ogni tanto il nome. Ci parve co,l di capire che l'uomo del quale mi era piaciuta la tr ..s.andateu:a era un marcheic, e che un altro btllìssimo giovane era il ii~nor Giorgio. Anche al piano superiore:, dove giocavano a b,idte> si notava negli uomini un distacco tdegnoso che le donne non riuKivano ad imitare; e fin sul terra:r.- z.ino, dove diverse coppie romantiche giacevano nelle sedie a sdraio, durava questa. superiorità maschile. In un angolo della galleria 1i era \·enuta intanto ammusando una piccola folla di dame che si ritocca~ vano imparienti la faccia. E capimmo, da un cancllino, che facevano la coda per entrare nell'unica toilette del luogo. C'erano raga:ue che ballavano sempre, e ragazze che non ballavano mai, alcune stavano al bar bevendo bicchieroni di wlzisl.J, sfon.andosi di non tossire ì altre, modeste, 1ucchiavano una granatina. Si vedevano gruppi di giovanetti al disotto de.i vent'anni, e di giovanettt al disopra, che evidentemente si erano emancipati da ogni 10rve• glianu dietro promeHe e minacce> o anche coppie, audaci ma diffidenti, di ragaz.. i.e che giocavano il tutto per tutto con giovanotti di buone speranzt. Le signorine erano innumerevoli, anche 1e profondamente divene., ma ,'intravvedeva il piano comune a tutte, i di1coni della madre, i sacrifici familiari, la speranza. del malrimonionc, la fiducia ndl'ambicnte distinto e superiore. Lo sapevamo tutti, lo upevano gli uomini, che diffidavano, le madri che si rassegna. vano, le figliole che si inasprivAno. E le signore, le giovani spo1e, che avrebbero dovuto tentini 50Jlevate per la loro mutata condizione, guardavano con astio e timore queste rivali avide, e quasi diremmo di- .-perate. L'orchestra tuonava e Veni Veni>, un omaccione vestito di grigio dirigeva l'orchi-stra, il marcheic applaudiva, il 1ignor Giorgio ,i produceva in una danu defi. nita da tutti come e fantastica >, traacinando nella sua scia una malinconica. 1ignor:ina; il conte Boni fece tacere la mutica, cd incominciò un ditcono di cui purtroppo sentimmo paco> perché la voce pareva venir di sotterra. Capimmo tuttavia che •i trattava di una lotteria, con ricchiuimi doni per tutti. Le danze furono co.J interrotte, e potem. mo veder ancor meglio la vasta parte delle ragauc, attratte dalla < Capannina > come da una specie: di Eldorado. Finalmente la diuribuzionc dei premi fini , si riprese a ballare, e alcune ragazze, credendo sinceram(nte all'utilità dei cappcllucci di carta ricc:vuti in dono, se li misero in testa e risero forte. Ma già sentivamo passar di tavolo in ta. volo, di coppia in coppia, le fatidiche pa• role dei e due ravioli >, e subito vedemmo apparire sui volti delle madri, come delle figlie, qualcosa di angoscio10 e desolato. Pensavano, si, alla cenina, ai cibi indigesti, al mal di ,tomaco cd agli occhi gonfi dc:ll'indomani; pensavano anche al bagno dc-Ile undici, al e Sclcct >, agli aperitivi, alle gare di abbronz.atura, alle nuove attese, alla 1tanchetza, ai soldi, al matrimonione, e tutto quanto si condensava ora ne-Ila ne• ceuitl vanitosa e mondana del pasto notturno, 1enza fame. Ma fu solo un attimo: poi tutte le donne parvero rimontarsi con il brusco colpo della vita che si raddriua, risero forte, gridarono. e Che buona idea, 11 sì, due ravioli>, < Ho una fame blu>, < Si va da Poldo o da Gonnella? :t, e Chi mi paga un bicchiero1:20 di zin? •• < Bene: bene:, faremo tanto chiasso>. Subito si formarono le e bande>, o meglio le <ghenghe>, le madri si mostravano incenc se seguire le figlie o andaricne a dormire:, studiando il sistema più favorevole alle dichiarazioni notturne, che la loro prcJCnu poteva facilitare o impedire. Crocchi frrmi sulla soglia, e gil pronti a partire, gridavano e r.aviolata >, e 1bronta > ; poi, un poco alla volta> se ne andarono tutti Rimasero solo una madre, dimesu, con una figlia inutilmente vestita di arancione. ncsmno le aveva invitate ad unirsi a qual . eh~ e ghenga >1 e ti sentivano cscliae: pt-r un po' rimasero mute a fiuue le tutÌncvuote del caffè nero, poi se ne andarono silenziose, e le vedemmo perderti nel viale buio. IRENE BRIN Yi \ VIARECCIO a Marina di Masu M corre un magnifico arenil.e, ~ul q~ale~ prima e dopo il bagno, t v1llegg1ant1 praticano con religione l' elioterapia. Da quando siamo al mondo> abbiamo villo na.- scerc più d'una di queste religioni-, e morire. li pomodoro che, noi bambini, era odiato come foriero dei peggiori mali, oggi ~ amato per le 1ue virtù vitaminiche e ingerito sotto forma di aperitivo. Anche i bagni di mare sono di uso alquanto recente, e più recente ancora ! l'u10, i,tituito dal profcuore Rollier> dirc-ttore del s.anatorio di Berck, di e1porrc il proprio corpo ai raggi del 10le. D'utatc i nostri padri cercavano l'ombra, oggi si cerca il morso del feroce Sirio. Dante non andava ai bagni di mare e nemmeno Aleardo Alur. di. Ma, per recente che sia l'elioterapia., gil l'eresia la in1idia1 e taluni medici c:he nel raggio 10lare ieri celebravano il nemico del bacillo d1 Koch, oggi vi denunciano l'alleato. Dopo la morte di tante verità, vedremo anche quella dei bagni di mare? Sarebbe un peccato. La fine dei bagni di mare implicherebbe la fine di uno degli spettacoli più divertenti: quello di tutti gli ìntellettuali d'Italia montati su biciclctle e vestiti da bambini, che percorrono a sciami il vialone da Viareggio a Marina di Mai• .u., e viceversa. Interrogati, gl' intellettuali protestano che è co1a in,opportabile non riuscire a stare '6li nemmeno nel periodo delle vacanze, dopo di che ricominciano a cereani disperatamente, e a incrociani in cicli1tiche quadriglie lungo la sonante riva del Tirreno. I bagni di mare 10no una scuola di sincerità.. t raro perb che le ciclistiche falangi 1i inoltrino fino al quartiere meridionale di Viareggio, il quale, col porto irto di velieri alti sulle taccate, il molo lungo il quale pauano i motopescherecci che partono o tornano dalla pesca, e il caffè Margherita in cui durante la siesta d(i padroni le donne di servizio, nude e fumanti, ballano .ù suono di un'orche1tra tonante di metalli, ! la parte più viva di questa 1impatica cittadina. t in questa parte e popolare > di Viareggio che sorge il Politeama dell'amico Pea1 ed è in questo teatro che ci ! capitata la felice sorpre.u. degli 1pc:ttacoli e Vi-Ci->, allestiti dalla Compagnia Italiana Comica Muaicale Lotte Mcnas-Dino Di Luca. Le affin.iù. elettive non sono una vana parola, e, nonch~ le anime degli uomini, &V• vicina.no le anime delle cose. Ciò che mag. giormente ci ha colpiti negli spettacoli e: Vi..Ci >, ! la singolare affinità fra quc> sti 1pettacoli e quelli del vicino porto con i suoi velieri offerti al cielo, del molo lungo il quale passano sbuffàndo i motope1cherecci bassi 1ul mare, del caff! Margherita in cui ballano fumanti, nelle ore più calde> le donne di serviz.io. Lo stesso carattere qu.l e là dimesso e inattuale, la Ilena assenu. d'inumanità. novecento, la 1tc11a ingenua e &ehictta gioia di vivere. Sciolto d'antipatie, il no1tro animo ha goduto in piena 1pon• ta_neitl e fiducia la < radiofantuia in due programmi Sull, ondr ddlo radio di Marchesi, mu,ica di D'Anzi> Storaci e Levi >, e Pi4no pianissimo, e appunti pc:r una ri,. vista in 2 tempi di Nina e Morbelli, mu~ siche di Storaci, Banizu cd altri >. Profonda la differenu fra queste commediole musicali, e ciò cui ci ha abituati il teatro di prosa. Teatro muto di 1uoni e statue bianche,_ 10no una conicguenu della e spiritualità moderna ~- Non baita superare l'idea che l'arte non vale se non per una 1ua pre,unta interiorità: bisogna tornare al teatro ornato di 1uoni, e alle statue colorate come figure di prc.epio. Sia putt involontariamente, i dialoghetti e i couplets di Sulle onde dtlla radio e di Piano pianissimo 10no concepiti sotto specie univen.alc. Tempo e 1pai.io giocano allegramente ìn queste ,cenette lardellate di freddure, ,i restringono e dilatano come la fisarmonica. In Piano pianissimo la 1toria dell'umanità è rievocata in tratti rapidi e precisi, e il mondo, da Adamo al maestro S•okowdd, ci è preicntato in aspetto ben più colorito e confortante di come ce lo descrivono gli annalisti. Che importa se il tono di queste commcdiole ! quello di una costante leggerezz.a.? Anche noi, come Nietz.. sche, stimiamo che i pensieri più profondi camminano su zampe di colombe. La com• pagnia Lotte Menas•Dino Di Luca ! l'cff'1de diretta del. tea.ero di Offenbach. 1 • La compagnia Lotte Menu.Dino Di Luca è un modello di affiatamento, e i suoÌ._.ÌA"'/ ,crpreti, da Ermanno Roveri a Guido La:r.- u.rinì, da Fausto Tommci a Ciana Pacctù sono tutti egualmente bravi, volonterosi, entusiasti. Il. talento di que1ti attori ha qualità proteiche, all'arte della recita.rione cui aggiungono quella del canto, del fischio e dell'imitare le voci dei vari animali del creato, nel che difficilmente i nouri attori e seri>, da Ruggeri a Benaui, saprebbero uguagliarli. Quanto alla aignorina Lotte Menas, cssa ! un diavolo, un coboldo> un genio del brio. Nel suo canto, preci10 e punteggiato come quello di un usignolo meccanico di Norimberga> stride quel che di acidulo ! nelle voci delle donne dell'Europa centrale quando ai mettono a fare le mattacchione ed è fonc l'origine del 1od,l: il richiam~ montanino, cupo e rotondo come il grido di un uccello mitologico. ALBERTO SAVINIO LEO LONGANESI • Olretton reapouablle, P,,.,,,if'L\ llrtisiiu l' lf'lli>r,.ri• rj ...,YaC•. RIZZOLI & C'. • \n. p,r l'.\tt" d<-11• '•""'P" . \l,t:,no Rll'ROl)I.JZIO~I ESELlilll:: (.;OS \l,',IEltlAI.~ t-0101.l("~ll'O •~ERR":-;IA.,

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