Omnibus - anno II - n.35 - 27 agosto 1938

(ClONTINUAZ. DAL NUMERO PRECEDENTE) El LUNGHI pomeriggi, sdraiato sul letto e avvolto nello ~ scialle, mentre il libro russo, ch'egli reggeva con la mano, sporta a metà fuori dallo scialle come una zampetta, insegnava che la vita è un imbroglio abbastanza serio, e il vento, entrando dalle imposte intar- !a.te, ravvivava la carbonella della conchetta, Giovanni pensava che ormai per quell'inverno sarebbe stato impossibile togliere le ginocchiere, la panciera, la maglia pesante e le mutande di lana legate ai polpacci. Avrebbe dovuto non cedere alle preghiere della mamma, ma, una volta ceduto, bisognava attendere la primavera per tornare a un corredo più svelto e civile. E i.iccome l'idea di vivere a Roma, perché diventasse amabile, dove9a unirsi a quella di una ragazza, e siccome l'idea di una ragazza non s'accordava molto all'idea di nascondere sotto il vestito quelle mutande lunghe, quella panciera e quelle ginocchie ..e, ec~0 che l'insieme di queste idee, che si risolvevano in fondo nella partcn;a da Natàca, veniva rimandato alla primavera. LJel resto, non era bella la vita a Roma, entro le anticamere dei ministri e dei generali, davanti a quelle tetre pitture del Seicento, col passo dell'usciere che va su e giù e il campanello che squilla ogni due ore e strappa dalla sedia un minuscolo personaggio che sembrava vi fos~c sparito. Non era bella, non era bella. Se il generale voleva aiutare Giovanni, e procurargli finalmente un posto remunerato, poteva bene aiutarlo in primavera, e aiutarlo anche a distanza di chilometri. Rodolfo Dc Mci, invece, era un ragazzo che pareva animoso. Sempre era ,;;ul punto di chiudere le valigie, ma sempre rimandava. Così, né Rodolfo né Giovanni partivano. Leonardo aveva, in questo modo, due compagni di viaggio ai quali era capitato lo stesso incidente ch'era capitato a lui: di rimanere., Natàca, in attesa che il < convoglio della vita>, che un giorno correva e adesso s'era arrestato bruscamc:nte, riprende,;sc a correre v<'rso R0ma. La mattina, Leonardo si svegliava presto, ma rimaneva per lungo tempo ad ascoltare il grido dei venditori ambulanti che offrivano « lattughe comr l'acqua >, « fichidindia migliori del gelato>, e domandavano a voce alta ~,lle loro mele: « ~fa prrché, perché siete così dolci?». Quella di stare sdraiati sul letto, al buio, è la posizione più comoda per far scorrere il tempo : una volta chiudendo gli occhi, un'altra aprendoli e non vedendo nulla, una volta porgendo orecchio alla strada, un'altra alle mosche che cercano il giorno sul filo delle imposte, una volta addormentandosi, un'altra facendo pemicri che potrebbero molto bcnr far parte di un sogno, si scivola dalle otto alle undici, tac, con un colpettino solo. Alle undici, Leonardo si alzava dal letto, si lavava, faceva colazione, si vestiva, e, prima di u,;cire, poggiava per qualche tempo la fronte sui vetri dr) balcone e osservava la piazzetta ,;ottostantc. Oh, qut,tl' piazze in cui non ac• c,1dt>niente! 11 .. ,Negll &lbcm-rloordo.. ," « Che gente! > mormorava Leonardo. < Dei veri arabi!>. Usciva di casa alle dodici e mezzo. L'unica strada frequentata di Natàea era il lungo e diritto corso, tutto di selci scure, con palazzi panciuti e barocchi, anch'essi di pietra scura. Il sole batteva ora su un marciapiede ora sull'altro, e la gente passava col sole da un marciapiede all'altro. 1 utti camminavano piano piano, lasciando per il maggior tempo che fosse possibile il piede in aria. Era inutile, infatti, era anzi riprovevole camminare velocemente, perché, una volta arrivati a un capo del corso, non restava che voltarsi e arrivare all'altro capo, e quindi ridiscendere, e poi risalire, e ridiscendere e risalire, tante e tante volte che non si riusciva più a contarle, o se ne aveva paura. Quasi tutti si conoscevano e quasi tutti si içalutavano, dapprima con cenni lieti e affettuosi, poi con cenni più freddi, poi quando i « di nuovo, buongiorno > pigliavano un tono canzonatorio, e il rivedersi ancora cominciava ad avere il si~nificato che ha la g1ata per il pri'gioniero, allora non si salutavano più, cominciavano a desiderarsi l'un l'altro una subitanea partenza e, talvolta, la morte. Dopo il pranzo, Leonardo non mciva. Si sdraiava in una poltrona, con le gambe ravvolte in uno scialle e posate c;opra una sedia. Le imposte erano aperte, i vetri del balcone eran pieni di case lontane e di altri balconcini, al di là dei quali si vedeva talvolta ballare una figura, perché a Natàca le case non eran ri'icaldate e, per quanto l'inverno foc;se mite, in certi pomeriggi i piedi e le mani diventavano di marmo, e molta gente si al- ;,ava dalla sedia e si metteva a ,;altellare, finché il sangue non fosse scc~o all'estremità delle dita. Leonardo apriva un libro e tentava di leggerlo, ma più delle parole, e dei fatti eh<' esse narravano, si faceva luogo nel suo :mimo il pensiero che un g:iorno quelle della lettura erano state per lui ore di gioia e di vita, r :i.dcc;so in\"ece eran tedioc;c e morte. Chi :lVcva tr:i.sformato tutti i bei libri della terra in libri ~ciocchi e puerili? Anche nei capilavori, egli trova\a un che di mrdo, di futile, di me!ichino. Gli occhì fuggivano dal libro 1<cr'i0 i tetti -.ui quali camminavano le colombe, adagio adagio percht era già sera, e le colombe c;embra che abbiano un gran ri'lpctto verso tutto quc-llo ch'è ombra, stelle 'lopra le tegole e balconi illuminati. Leonardo si aba,·a intirizzito, batteva due o tre volte l'aria con le brnccia, quindi si vestiva e andava fuori. Il corc;o era più nero che mai. La luce delle lampade rendeva ancora più scuri i mattoni e sfu~giva di qua c di là, intorno al buio che· ,•eniva dalla terra. dai muri 1 dalla folla vestita di nero e dal fatto chr questa folla era tutta di uomini e camminava lentamente. I caffè erano anch'essi pieni di uomini, molti dei quali .o;arcbbero rimasti 'ICduti fino a tardi~ima ora, con un'aria adesso contenta, fra poco ra,- scgnata e qua'li di sofferenza, come sr una eatena scorres<:c <:otto i tavoli e tenesse legati gli avventori. I gruppi, fermi sotto le scritte luminose, ricevevano in piena faccia, con la luce rossa, un'espressione esaltata e perfino diabolica. Sulla porta della dolceria principale, il giovane Rosso Autini suscitava questioni da tutte le cose e le risolveva brillantemente a voce alta; egli parlava sulla nuova divisa de~li ufficiali, stil modo di parare un colpo di sciabola alla figura, sulla musica di Verdi, sull'ultima pellicola e sull'uso dei semafori. Agl'interruttori rispondeva con frasi come: « Roberto, vi disprezzo! > o « Francesco, avete captato il mio pensiero! >. Rodolfo De Mci, intanto, con un sorriso molto-signorile, i piedi grossi e divaricati, era disposto ad ascoltare t\.llto, a mostrarsi buono e, se possibile, ad ec;scrlo davvero. Leonardo pensava che, un tempo, tutto era bello e piacevole e adesso tutto era brutto e sgradevole. Era davvero come se qualcuno avesse portato via dalle cose la lampada che le illuminava. Quando, quando l'avrebbe riportata? Soltanto allora, egli sarebbe stato in grado di ripartire per Roma. La conversazione diventava in seguito più modesta: non sarebbe stato il caso di spoc;arfr? Sì. certo, ma con chi? Giovanni Luisi aveva paura di quella notte in cui, svegliandosi vicino alla moglie, si sarebbe mcc;soa pensare, mentre ella dormiva e mandava il piccolo rumore del suo respiro sotto le coperte : « Dio mio, costei non mi piace più, e nessuno ha OITllai il potere di mandarla via dal mio letto!». Filesi, in\'ccc, si sarebbe spmato non appena ricco. Anche Rodolfo era di questo parere. Leonardo si c;Mebbc sposato, quando fosc;e tornata « la luce». In realtà, questi ragazzi, sebbene timidi, avevano un grande amore per i bambini; spesc;oli carezzavano nel giardino pubblico, fingendo di farlo per pura bricconeria e per strìngcre amicizia con le governanti. Ma come si fa a !ìpoc;arsi, quando ci sono tante cose in soc;peso? « Ci 'liamo annoiati abbastanza!> disse d'un tratto Rodolfo Dc ~!ci. < Andiamo a cac;a! >. Natale. La radio trac;mettev:i il suono delle campane di Betlemme. I piatti 1 i bicchieri, le carailc, le frutta, il lampadario tremavano a quei rintocchi. Giovanni Luisi spense la luce. Poco dopo, la riaccese. E fu come se i quattro amici aves'ìcro fatto un sonno lungo e ristoratore, dopo il quale <:i ha ragione di sperare chf' la "ita sarà più lieta e animosa. « Presto torneremo a Roma! ':t di,.sc Rodolfo Dc Mci. e tracannò le ultime ,:!OCCcehe gli cran rimaste nel bicchiere. CAPITOLO TERZO Leonardo sta fermo in poltrona. Intanto c'c-ra da passare l'inverno, o come si diceva a Natàca, da ammazzare l'inverno. Si combina\'ano gite in montagna o sulla_costa. Quakhe amico metteva la macchina a dic;poc;izionf'. purché gli si pagaiçse la benzina. A tarda sera, si tornava. Leonardo, dal fondo della macchina, g\lardava la te• sta dei due amici c½te,edevano davanti. Poi c'erano le gite in montagna. Si correva sugli sci. Si faceva colazione all'aperto. Si guardava la città, come una trappola da cui si è riusciti a fuggire. Le ragaue erano allegre. C'erano anche i balli, nei caffè. In tutti i modi si volevano trascorrere i .~iorni. Neve. Durante le gite in montagna, Leonardo guardava i capelli di Li1a. Non ebbe che rare occasioni di trascorrere qualche momento con lei. La ragazza restava muta in sua presenza; poi, quando sopravvenivano gli amici, faceva la bambina. Rimproverava Leonardo d'essere ancora ragazzo. Ma, nelle grandi poltrone di casa Careni, Leonardo si metteva a ricercare i vecchi ricordi. Qualcuno gli si avvicinava per parlargli di Roma, ed egli solo per distrazione accettava quel conversare. Certo sarebbe tornato : prenderebbe un appartamento, questa volta. Da anni non vedeva Sua Eccellenza. La saluterebbe, senza dubbio. Qualcuno si metteva a fare racconti intricati di vecchie cono5eenze. Chi aveva avuto amico d'infanzia uno diventato poi ministro o generale, non lo taceva. Lisa si avvicinava a Leonardo per il caffè, e Leonardo si metteva a scherzare con lei. Una volta le prc~ una mano, la costrinse a !.Cdeni su di una poltrona accanto. « Forse partirò veramente >, dii..se: « non so se potrebbe dispiacervi >. « Se mi rincrescesse la vostra partenza, la rimandereste ancora? > chiese Lisa con un finto c;orri~ da bambina. « No, partirei subito, allora >. Lic;a se ne andava, a Leonardo pareva subito una e~tranca. Si annoiava così seduto in poltrona, e guardava il pallido ciclo invernale fuori delle finestre. Ecco aprile, infatti. Negli album-ricordo delle signorine di Natàca, che custodivano con religione le fotografie, i pensieri e firme di c;cono,;;ciuti,perché le signorine consideravano chiunque venisse dal :'.'l'ord a tenere una conferenza a Natàca come un immortale e, arrossendo in faccia, tutte tremanti e balbettanti gli avevano sempre chiesto un autografo; negli album delle signorine si leggeva: « Vi ho conosciuta in una giornata radiosa, e voi siete come l'aprile! :t. L'aprile a Natàca era strano e mutevole, ora coperto di nuvole ora lucente come uno specchio. Verso la fi- :-,(., diveniva tiepido tutt'a un tratto. La neve, che copriva la montagna, in un solo giorno si perdeva, e con cc;s~ le gite in montagna, le corse sugli sci, le dìc;ccse in due, qualche minuto di allegria, uno ,;copo della vita. Al principio di magi;i;io, il cielo si abbassava, l'aria si chiudeva, l'odore delle zagare non aveva più una finestra donde fu~gire: il mare lo rimandava a Natàca, la montagna lo ricacciava a Natàca, l'alto ciclo non gli permetteva di salire. Quest'odore, pestato giù. ripestava a sua volta i nervi dei cittadini di t\atàca. Era allora che le ragazzine davano in ic;manic. si facc-vano vento con la mano e, per le strade, invece delle vetrine dei negozi. guardavano gli uomini, squadrandoli dai piedi alla testa. Le si~norinc poi erano prese da strani turbamenti per cui sentivano ~empre pronunciare a voce alta il proprio nome; correvano alla porta, correvano al telefono, rorre\·ano al balcone; ma nessuno le a\'Cva chiamate, ed esse tornavano ,;oprappensiero. Talune ingros,avano nel giro di due settiman(', come se un burlone vi soffiasc;e dentro l'aria del suo petto; talune dimagrivano con la rapidità di una candela acce,;a; altre. ch'erano bC'llc, si svegliavano brutte; altre infine, ch'erano brutte, passavano al po~to delle prime. C'era. nelle co,;e del corpo, un disordine e una confuc;ionc da non si dire. Anche i gio,·anottì ne sofTrivano, ma ,;oltanto a fior di pelle: nella faccia di Era,;mo \ ·cni e in quella del fratello di Rodolfo, Enzo Dc Mei, biancheg~iavano talune minuscole faccine bianche, ,;icché sembrava che da Erasmo Veni e da Rodolfo Dc ~!ei stes,cro per spuntare mille altri .F.rac;mi e Rodolfi. Era più forte della p:tzie111aumana rimanere in ca,;a da 'lvegli; la li:trada non dava che per pochi minuti il pl•rrnci,:sodi rientrare. Sdraiati sui c;cdili di ferro, i giovanotti c;ognavano parlando. Le voci della strada s'innalzavano tutte. Chi dormiva al primo pia-' no conosceva nei più minuti dettagli quello che i nottambuli pensavano della c;ignorina El~a e della c;ignorina Luic;a, come l'avevano sognata, come sper:wano di sognarla, cosa !>arebbeaccaduto se il c;o~nofosse diventato realtà a bordo di un piroscafo. Piroc;cafi, treni, aC'roplani. Quando nelle sale dei varietà, il terzo numero cantava: « Andiamo tutti a Tripoli! > la folla era percorsa da un sordo mugolìo, come un branco di leoni chiusi in gabbia, ai quali un bambino dalla strada indichi ingc-nuamcnte un vitellino di latte. « A Tripoli? ~la noi andremmo anche all'inferno, c;c l'inferno fo~sc lontano di iqui almeno tre ~forni di via.!Z',!Z>'.io 2-(coritinua) VITALIANO DRANCATl Chi vuole bene utilizzare le vacanze • • • viaggia in aeroplano Il tempo risparmjato sul viaggio è altrettanto tempo guadagnato per la villeggiatura. * Domandate orari e programmi alla _,/ Ala Littoria 1: Roma • Aeroporto del Littorio l r.. ~==o::sfo::;;: 'f: in vendita nelle principali librerie il f 1_· VOLUM~,,9UARTO l f STORIADEL RISORGIMENTO f J E DELL'UNITÀ D'ITALIA l I DI CESARE SPELLANZON I ·I.. 11016 PAGlNE. CON 800 JLLt.:STRAZIO"\'IJ .. I Qur-.t'op<•ra monumC'nllllCl'' ,;fata condotta "ulk più recenti indagini \toriche e ,;ullo 'ituclio accurato dei mw,·i documenti .. cl'ardm·io ,-<'nuti in quc,ti nnni alla luce. e ddlc pubblicazioni l - anche reccnfr,<;imL' appa1~e :--11 tutti gh e,cnti del no~tro i Ri~orgimento. In un quadro rc11npl<'lo. limpido, documL'ntato. rnno il 1rn- \'&glio attrav(•r..,o cut nncqu<' t~ maturò raffraucanu.·nto dc-l- i l'Italia dalla domina,ione ,tranic-ra, è <;f'guito attraH•rc;o ad i- .• ~·~!1~J~ 0 :.:r~:;~~01.i~~ 11~ '~f,~~j~,~f;11~rl~ 0;~:~,:~~1i~ 1 1 1i;:.~d'j[ • cimeli. monumenti. auto1trafi. documenti. ccc.. figurano nei quatlro ,-ohuni ,ì!ill pubhlic3ti r il rui "alorc- didattico <· n·--o l il 1 1;1~ti;;fi 1 ~·~~i\~~~ac\'1~ 1 ~J~"i1~ 11 f ot;n~ 1 : 1 ~~ii~ 1 1~>;>rt::;:is~~~~ :i:~ 1 ~~~~:~: j f Questo cruarto volume ,·a dall'inizio cldln guerra del I"l.1-9 j ·J ncll"altn llnlia all'armistizio Snlnsco ~1 CMlo di ogrii volume iri edizione di lute~o (le~ntura iri teltt azwrr11, fregi e scritte in oro). . . . . . L. 6; •1 ~;~:tl;;i ,.~;:1,:,. ~; ..:.~au,:~•l::,:;::~~1:•,, ~r~,~/,:,~:~•;i::c 1:.n:o d;:1,~~n.~~,:~~::1; 1a ;, !I fro11lt a,I ar1,om,11ti intricalt, o,_,.,,tto dtt 1111 •t"<t)lo di ditpult no11 ,t"mpr, ,rrtnt·, •i ,,olr,:hl~ dirt eh ,-1,/i eumi11t1 t di_, u/f tul/o t nn u11a tol'flpl,.ta a•• ,,·nia 1/i • tiJpt'ltO uma,1<1•· P<'l!liai>l(l ditt· ,h.,1,/i 110n ,1 fa 1>i11ctrt da pr,:. I ro11, rlli d, nf,,111~ ,f:t11i•ri·, ,,on ,i (11 1inrwrrt: da ,,, .. ,ma aurorit.11 pn qiianln • tUfl('/lnb1/t: uru <li tt"llda11 1m1IO d1 lt.1110 ,/,i''· <ml M·tr•O ~fori,o" e/i. 1• riil11rn11wr1t/('>. 9 1\J}'t,.;:.,~~\.\\~.~~-!/1 • _Q11ut'orrr11 111<:~•tre po1,olart ,rn111 v,Onir m,•110 1tllt 11.-,".,~111d1 •/l,1 triti•• l ~1 11 ~•~::;:;l'j~; l~;r;:f,!t J~l~;ri;:,,:;::'':,:;'~~ò· 11 fa~~:~~lt~/Jf,:;";,,:~11:~1t:.';,.;";;:::•~~~IO~i,. ; Il, fnu·itn llu1. l!fll<" p1ulln•tn drlln itril't• dtl Bnii.,,, Ain1,. ma i r>uì • it1t/illltlm/H/I(" «>n( (•/'Ì/11 • \ f()[0- ft() I.\ d<"ll11R ln11rr•,1i1 d1 Pu"a • Par ,-in 11mr•fr11r tf/11ilil>ri·,, par H prol>itl. ,,11.r l.11 ,,:rt•r>dtò dr• jut,·n«•111,. ,. .I <t hvrr 1,mm..t li ifrt 111u• ,ir, nu1llturs h1!to1rt• dt: /"/111/it• m1xfrr11r J}l llt.\Rl 81.1)\RII)\ ddl11 'orhono1 di P,,rnn f lf.111(/u lf11/1,111u·• • P11r1,::1f • Optr4 podrro•• clif' f'I"' la •u11 •nliditì, f' /11 11111,,a,p1t11ifo flkrila (/i fr11f'rt u,10 •d.-i primi p,1•11 fra fr tr.1/tarioni ,10,i, /1(' rnm11/o,i1,t dr/ ,.,.,,,o ,:,. ,or1,1m1•1JtO •• 1'111 RO S.]I \ \ (l.to111trdn. t1r1'n11"\ • .!11·r,tmpl11rf' prn/,;1à di ri,rrtll. u11'attt11/11" amaro•« ,11ra 1ft-l p111/1rolarr l i /,~"";;~;~·; ·~;~·;~;~;;;: l I ha conferilo il ma~imo premiodel 19i~ a qucs111 Storia del Ri'Or#mento 1• I '· ... co.:.eil"nzioso\ sereno, ben cloeumcntntn nnehc con fonti "h-anil"rC' inedite, luciclomente scritto, nmpin e clcgnn clell"nrduo nr~omC"nto·•. ALt:S'."i \NORo u 110 R I z z ·o L I E e. Ed,~Ai";··~-,~1 Ì ì Il / /, A ,V O - I' I A Z Z A C A R /, 0 E ll 8 .I 6 i '~~'Ml~l#~""l~ ... f~•••IJ~""l#~ ... t~,~~

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