N .- ON fu a ca~o che la Chic~a, ~ nel 'iuo pontefice Gregorio [ fl X\', il 22 marzo 1612, con ,. -~~~ un rito straordìnario, elevando -.u~li .tltari il fiorentino Filippo Neri, accomunò nello stesso onore quattro ~anti spagnoli, di cui tre erano stati l'anima di quella controriforma alla quale la Spagna aveva dato la più alta civiltà della sua storia, la vita e la gloria del suo più grande re. Isidoro il contadino, lgnazio di Loyola, Francesco Saverio, Teresa di Avila, quattro santi, quattro aspetti diversi e inconfondibili di una stes5a anima. Cor. quel rito si concludeva un grande secolo cristiano, si premiava, prima della sua fatale decadenza, una nazione che era stata il braccio e la mente di Roma nella grande lotta. Quante volte nel giudicare questo paese fiero e cavallere!Co ci siamo indugiati esclusivamente, o princip.-.lmente, sui suoi conquistadores e sui suoi Grandi lnqui- ,itori, tante volte ci ~iamo ingann:ui i la sua stessa santità ci è apparsa dura e rrudele, dimenticando, all'occasione, la divina poc~ia di Fray Luis de Le6n o di Juan de la Cruz 1 I1umanissima vita della gentile e affascinante figlia di don Alonso Sanchez de Cepeda e di donna Beatrice dc Ahumada, Teresa. Un giorno don Alonso, che apparteneva ad una grande famiglia di Spagna ed era uomo pio ma non bigotto, prese una decisione che, se non fos'< stata giustificata da talune circostanit•, avrebbe fatto mormorare la piccola e pettegola città di Avila e avrebbe gettato una macchia sulla gemma della sua casa, la pupilla dei ,uoi occhi: allontanava Teresa, giovinetta di diciassette anni, forse la più bella certo la più nota e ammirata fancmlla avilesc, chiudendola in un tri~tc e melanconico convento. Amava Tere,a sopro tutti, ma lo aveva turbato un profondo e improvviso mutamento nella sua vita e nei suoi atteggiamenti. Già a sette anni, Teresa aveva gettato l'allarme nel castello dei Sanchez fuggendo con un fratellino, per andare, come ella confes,;ò poi, tra 1 mori a farsi uccidere per amore di Cristo. Di fatto, la sua mente immaginosa era 'ìtata sconvolta da certe letture e aveva dato il segno di che cosa ella sarebbe ,tata capace. I giuochi fanciulleschi nel giardino paterno a lungo andare l'avevano annoiata, e Teresa, dietro l'esempio della madre, « donna di somma t1nc~tàe di grande avvenenza », si f'ra fettata, nascostamente dal padre e con una avidità prodigiosa, alla lettura di ogni libro di cavalleria che te fo55e capitato. Al padre, poi, per quella umana debolezza che è naturale in ognuno. non doveva essere dispiaciuta la sorpres.'l che Teresa un giorno gli fece presentandogli un romanzo cavalleresco da lei stessa scritto; forse, anzi, fu lieto di quell'innocente giuoco, ammirato della sua intelligenza precoce. Rimase invece a,;,;ai preoccupato, quasi subito dopo la morte di donna Bea• trice, della non innocente, agli occhi ~uoi. vanità della figlia e più ancora di una troppa e sospetta amicizia con un gruppo di cugini e cugine compa- ~ni di giuochi e sva~hi che a don Alonso non potevano in nessun modo piacrre. « Cominciai a ve,;tirmi >. racconterà più tardi Teresa nella famosa Storia della propria vita, « con particolare anenzione, a desiderare di piacere e comparire, a curarmi molto le mani e i capelli, a profumarmi, ad avere infine tutte le vanità di questo $'.enere. che erano numerose, perché 10 mC' ne occupava molto>. Tcre,;a « aveva cominciato a cono~cere i doni che il Signore le aveva concesso, i quali. secondo dicevano gli altri, erano molti >. Era una fanciulla alta e slanciata, aveva occhi e capelli neri e un ddicato taglio di bocca ove brillava un a11..o di denti bianchi e lucidi. Ancora dopo la sua morte la gente di Avila la ricordava per un suo modo origin,1lissimo di portare un « vestito cclor di arancio con nastri di velluto nero:,. A Teresa non dispiacque mai1 neppure quando fu diventata <;anta, il dono che lddio le aveva fatto, di es- ~re una bella ragazza e una piacenti<.:simadonna. A frate Giovanni della Miseria, un buon monaco, ma un cattivo pittore napoletano che la ritrasse ~ià molto avanti con gli anni, diceva scherzando: « Dio vi perdoni, frate! Giovanni, di avermi fatto CO'iÌbrutta!». e al suo confeo;~re, non senza compiacenza: « Sappia, padre, che mi lodavano per tre cose principalmente: dicevano che ero santa, donna di molto o;pirito e bella. Credevo due di que• \tC COSC": es'icrc di molto spirito e bella; ciò che indicava parecchia vanità da parte mia ». Se le cirrostanze, le nozze della sorr-lla maggiore e la mancanza della madre facevano apparire agli occhi del1:t. gente come naturale il provvedimento di don Alonso, non così apparve a Tcres.1. che rimase turbati~sima di quella sfiducia e atterrita per l'orrore che le metteva il chiostro. Educata in una cMa dove 'ii praticava l'a,.ceti,;mo, OMNIBUS PB.OOESSIOllE DI SANTA TERESA li'ELLA VECCHIA OASTIOLIA ingrandì la sua leggerezza, si credette una grande peccatrice, fu quasi presa da morbosa disperazione. I messaggi imi,tenti dell'amatore, onnai non più ignoto, ottennero così un risultato contrario e caddero nel vuoto. Don Alon'ìO però non avrebbe mai creduto che la ma deci.,ione gli avrebbe fatto perdere per ~cmpre Teresa La quale, amata dalle suore e dalle compagne, ricondotta dal loro esempio a quelle letture di eroismi cristiani che ~iovinetta l'avevano ,pinta a correre verso il martirio per amore di Cristo, prese affetto per la loro vita e « incominciò a riavere il desiderio delle cose eterne». L'orrore primitivo del chiostro scomparve e sopravvenne un'altra agitazione, più acuta e più pericolosa, frutto delle meditazioni sui misteri più paurosi della fede. Nella lotta nascosta e solitaria tra il desiderio di una vita oscura nel fondo di una cella monacale e il fasto di una casa spagnola, rimase fiaccata e finalmente colpita da. un'ignota malattia. Quando, dopo diciotto mesi, Teresa, irriconoscibile, fu ricondotta nella casa paterna, se cure affettuose le ridonarono la salute del corpo, non riuscirono a ridarle l'amore per alcuna cosa mortale. Dileguatisi i fr:nelli maggiori, l'uno dopo l'altro, in cerca di oro e di avventure nelle nuove Indie, ella raccoglieva l'eredità materna verw i più giovani che rimanevano ancora, distaccata, in attesa di un giorno sommamente desiderato. « Ricordo bene quella '-eparazione dalla cau paterna! ~i riuscì così dolorosa che io credo non proverò più grande angoscia in punto di morte. Pare-va che tutte le o,;,;a mi si slogassero». A sette anni Teresa era riuscita ad esaltare la fantasia di un fratello poco ma~giore di lei con descrizioni, forl)C, di paesi meravigliosi abitati da angeli e cavalieri, con promesse di chi ,;a quali strane avventure; a \'Cll• tuno, quando le esaltazioni sono meno facili, se pure possibili, ripetè con un altro fratello lo stesso giuoco e con uguale fortuna, con argomenti che se per caso riescono a fare presa nell'animo umano non è agevole trovarne di più validi: e: l'infinita vanità del tutto». Don Alonso rimase schiantato da quella fuga del 15 agosto 1536: Teresa era corsa a bussare al convento carmelitano dell'Incarnazione. Antonio a ouel• lo domenicano di San Tommaso. La ~ua ca..a ,i andava disertando; morta era donna Beatrice; la metà dei dodici fi~li si era allontanata, cia,cuno per una sua strada; nessuno avrebbe più mai preservato gli altri da quel contagio della disper,ione. Due me,;i di inutile resistenza: Teresa era perduta. poiché: « io ero co(,ì gelma del mio onore », ella dice appunto in que~ta occasione, « che, mi pare. non ,arei tornata indietro per alcun moci\·o quando avessi manifestata una co~a ». L'c: Incarnazione» era un va.,to monastero, d1 recente costruzione, nella parte meno arida di Avila1 non lontano dalle mura. La vita monacale di Spagna non aveva allora quelle oo;cure di~sipazioni che altrove erano così gra• vì e famose, anche per quella lotta secolare contro gli infedeli, da poco conclusa, che aveva servito a tenere desta e combattiva una religiosità pure talvolta, per ahre ragioni1 non affatto priva di leg~erezza e di rilassamento. Non era in Tere,;a un~ vocazione co• mune. Oltre le sue qualità umane di donna molto superiore alle sue umili compagne, \'i erano già segni nella sua vita di donna predestinata. Lieta di quella vittoria sulle proprie inclinazioni1 sulla sua stessa volontà profondamente proclive alle innocenti gioie della giovinezza, si sottopose con amoroso trasporto alle infinite, minuziose e tediose pratiche della vita religiosa: felicità breve ed effimera per i subitanei ritorni di crisi profonde e a occhio profano inesplicabili; crisi di anima, angoscio,;e, che le devastarono il bel corpo con manifestazioni che spaventavano e rendevano i medici perplc,;si e impotenti. Ancora una volta Tere,;a fu costret• ta a lasciare il monastero, non già per ricondursi aUa casa paterna 1 ma per sottoporsi a una volgare cura che soltanto l'ignoranza e i pregiudizi del tempo possono giustificare. Non lontano da Avila viveva una donna famosa in tutta la Castiglia per guarigioni di infenni, che, abbandonati dai medici, riprendevano in modo quasi prodigioso. Per Teresa, la cura di quella medichessa doveva riuscire ,cmplicrmente disastrosa. Frattanto accadde nella sua vita uno ~trano ed o~curo episodio da lei stessa narrato con una rara ~emplicità e schiettezza. A Becedas. 1I luo~o della cura, viveva un giovane ~acerdote « molto intelligente, di una certa cultura, anche se non profonda :,. Era noto, tra i fa. miliari, il suo intrigo con una donna di\One~ta. la quale lo avrebbe « ,;edotto col fargli portare al collo per amore ~uo un idoletto di rame a cui ave\'a applicato certi sortilegi >. Teresa, all'oscuro dell'intrigo, lo pre(,c come confessore e ,Htratta dalla sua intelligenza gli si attaccò con profonda, pura e ,;incera amicizia, come altrettanto, for ..e, non si potrebbe pensare di lui. 11 quale però. mera\'igliato .i,~,;ai presto di tanto candore e innocenza, ,;i ~entì naccere nell'anima un affetto pieno di ammirazione e rispetto. Teresa non lo na,;conde. e: l'amavo molto »1 dice. Sic• ché quando, forse, tocco dal rimor,;o le confes,ò il suo stato peccamìnoso, ella non lo allontanò, fu presa da ,:?rande compassione e si sentì crescere l'affetto: « questo, infatti, fu sempre una mia grande debolezza e cecità, stimavo virtù l'essere grata e serbare fede a chi mi amava ». A differenza di quel discepolo di Caterina da Siena che, preso da perverso amore per l'inno• cente vergine di Fontebranda, in un momento di suprema disperazione cor• se ad un albero e vi si appiccò, l'amico peccatore di Teresa in un momento di grande effu,;ione ebbe la forza di con- <egnarle l'amuleto, che Teresa gettò immediatamente nel fiume. « Da quell'istante >, essa dice, « egli parve come svegliarsi da un gran sonno, e, ricordandosi ciò che aveva comme~ in quegli ultimi anni. sì spaventò e si afflisse tanto della sua rovina che incominciò ad avere orrore di 5é. Ruppe quella cattiva relazione, cambiò totalmente vita. J.11) anno dopo era morto». In altra donna che Teresa, l'episodio avrebbe potuto far nascere in noi timori e sospetti non infondati; come, del resto, un'altr'anima non ~arebbe rimasta lontana dal rischio di cadere buona preda. In Teresa lasciò soltanto « una grande e profonda tristena ». Si aggiunga, a questo, che la cura barbara e inaudita cui fu ~ottoposta, purghe per un mese intero e salassi continui, ridu,;~ il ,uo stato agli cstremì. Ricondotta ad Avila i medici l'abbandonarono a un destino inevitabile. Un giorno infatti 1 era la festa dell'Assunta, mentre Teresa si preparava alle dcvo-.uoni cadde a terra come morta. Quattro giorni restò priva di sensi. Al convento le fu scavata la fossa, furono crlebr;.1tc le e'i.C'(Juie.e 'iC la pietà del padre non si fo~se opposta, Teresa carebbe stata sepolta viva. Vigilata come morta, al risvegliç improvviso, nel cavo degli occhi tto\"Ò gocce di cera cadute durante la veglia funebre. La convalescenza fu lunghi,;;sima.Tornata in convento, dopo alcuni mesi durante i quali, per gran parte del corpo paralizzata e rattrappita, era !,lata costretta a trascinar,i reggendo,i ,;ulle mani e sui piedi. per tre anm ,,1,se m continue sofferenze. A\'ila, come ogni altra città della Spagna, era rdig1osìs,;;ima. J molti conventi erano il centro di irradiazione e di confluenza di questa vtta religiosa non priva di mondanità e di pericoli. Non essendoci famiglia senza un parenu: religioso, i parlatori conventuali in certi giorni e certe ore <.i affollavano di visitatori non sempre desiderosi o disposti a parlare di cose di Dio. Terc-sa, osservante <crupolo~a delle regole monacali, dedita più di ogni altra alla solitudine e alla lettura di « buoni libri >, non rimase a lungo se"nzascivolare nella leggerezza di quella "ita. Arredato il minu,colo appart~,- mento con grande gusto anche se non mondanamente, vi rice\·Cva le antiche amiche e compa~ne !alle ouali naturalmente restituiva la visita: attratte dalla sua grande abilità nei lavori femminili, dalla ,ua amabile conversazione. Grande conversatrice, era ricercati~- cima per I.i giocondità del suo carattere, per la grazia nel parlare, per la facilità nel comporre poe'iie; mae5tra di giuochi innocenti e pieni di spirito, -.apeva tener liete le ore degli svaghi, non !,,C:tl'Zuan'intima vanità e compiacenza. Rara cultrice dell'amjcizia, a\"eva amiche e amici per i quali prova\•a un grande e puro affetto, ed ella stes,;a una profonda e intima felicità. Grande e pericolo,;a • distr.nione :t di tutta la c;ua \'ita, senza ..tmici sembra,·a non poter vivere; per loro a\'eva sentimenti delicati, parole e attenzioni materne; il dist.!C'COda loro. se ,-i fu mai, fu il suo più grande ero1~mo. Turbata frequentemente J)<'rque~t=isua umana debolezza, ella la sentiva forte e prepo• ccnte. Confe,;,;ava : « a tener colloqui attraverso il buco di un muro, o di sera, in un mona.stcro. non mi ,;arei mai potuta decidere >, ma non ,apeva tener-i lontana, tal\'olta, da amicizie indegne della sua conver,;az1one; insensibile perfino a richiami in,;istPnti d1 una certa voce interiore o manifestati in forme prodir~fo,;e.Era imomma una vita c;piritualmente mediocre e arida, per la quale le ~fferenze incontrate e acceuate con tanta dedizioni: rimanevano in1s1u.stificate. Questa \·ita scialba e senza sfogo durò l'interminabile periodo di venti anni. durante i quali ,.oltanto un grande dolore, per cui le o;embrò le ~i « ,;chiantas~ l'anuna ». la mone del padre, parYCper un momento illuminarla della inutilità di un <iacrificio lasciato a mezzo. Fu invece nece<~ario uno di quei fatti che nella vita dei ,;anti wno chiamati prodi~i. < La mia anima·>, ella racconta, « era dunque ormai stanca e cercava ripo'-0. ma le c;ue cattive abitudini lct impedivano di trovarlo. l.!n giorno. entrando in un oratorio, "idi da,·anti a me una ,;tatua di nostro Signore. che era ,;tata esposta per una pro\Sima "Olennità. Rapprc~ntava il divin Redentore coperto di pia~he e con un'espre,;sione così commo\·ente che ne fui tutta turbata. Il dolore che provai alla vì,;t.1di quelle piaghe e al pensiero della mia ingratitudine fu CO<igÌrande che pare\·a mi ~i spezzasse il cuore. :vii gett.t.i ai piedi di quell'immagine pi..tn~endo dirottamente e supplicand ...,esù di darmi una buona ·volta tanta forza da non offenderlo mai più... Gli dis,;i, c;eben ricordo, che non mi sarei alzata dai suoi piedj finché non mi a,·c,;o;cconce~so ciò che ~li domandavo. Ho per certo che mi esaudì, perché da quel ~forno cominciò per mc la vera vita ... >. Qualche (t"iorno dopo, per caso, ebbe tra le mani le Confessio,U di Sant' Agostino. Sfogliandole le capitò sono gli occhi il capitolo della conversione che il san• to descrive in quel modo che tutti sanno. Questa lettura fu per Teresa l'ultima folgorazione della grazia. Non creda, a auesto punto, chi per letture o sentito raccontare vite d'altri santi rimase terrorizzato da narrazioni di flagelli a san~ue, cilizi che si conficcano nelle carni, digiuni interminabili, solitudini inaccessibili, cose simili in Teresa. Nella sua vita il di. scorso non vi ricorre mai. Già provata nella giovinezza da dolori fisici atrocissimi, e non mai completamente abbandonata fino all'estremo giorno, se pur le apparenze erano dj creatura ,;ana e r,ormale, la sua santità non avrà queste e~ternc e inferiori manifestazioni. Ella, forse, del resto, inizia cd e,;aurisce una ,;antità particolarissima. Straordinaria amatrice del suo Dio, la sua vita spirituale è semplicemente una lunga e mirabile storia di estasi, deliqui, visioni, rapimenti, durante i quali ella lo vede e parla con Lui un linguaggio che per la prima \'Olta veniva inteso e fatto conoscere agli uomini. Poiché Questa è la grande impoitanza sua: che1 Teresa, in scritti memorabili, lasciò ricordo delle sue altissime e.spe• rienze mistiche. (continua) TOMASO BOZZA La prova più convincente Per due .1,nninon c1bhiamo fatt.:t alcuna pubblirità alle no..trr P,l\tighene B~o• \Chi regolatriri drllo ~tomaco e dC'll'in• te~tino e la lom nndita. ciò m;.dgrado. è gradatamente aumentata ~ino a centomila ~atole al mese. Abbiamo un mucchio di veri attestati a dispo~izione del pubblico e anche di medici 1 farmaci.sti e persone che avevano lo stomaco rovinato da continut> purghe e che ora .stanno benissimo. ~e1sun disturbo ~nde comodità, prezzo minimo. Pf'rché non provare? In tutte le fannacif'. I ::h~: ~'.::~11~~•-·::~v: DUQUn1ELTAVAND SOFFIENTINI ·MILANO· L" APIIUT1YO DEOU INTINDITOIU LtCCETf: IL SECOLO ILLUSTRATO IN Vt;t(OITA NF.LLI. EDICOLE A CENT, 60
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