( ILSORCNIOELVIOLINO) àWJ\!~ìll~i1 ~ Venezia, agosto. ~ O~ vogliamo parlar male delle fcrr~ !lJ vie e dei inni che, specialmente da noi dopo l'elettrificazione, co.stituiscono un esempio quasi perfetto di trasporto collct1ivo. ma un confronto s'impone soprattutto nel mese di agosto fra questo modo di via!l;giarc e quello per via d'ari.a, Chi m~ndc dall'aeroplano concepisce Il per Il un orrore ben giustificato per \a ferrovia e i suoi inconvenienti. Tutta quella ferraglia, quelle catene striduk li rotolio dei vagoni, l'imbocco delle gallerie, l'csaspcrationc sonora dell'attrito; i gridi e le risate delle Erinni nell'oscurità: un ergastolo sotterraneo. La terra misurata, coltivata, troppo abitata, bassa, puicnic; dove ti sembra, chilometro per chilometro, che la distan;ia invece di diminuire aumenti. Aumenti stmpre più, come il polso nella febbre, fino alla crisi: perché un viaggio in ferrovia è come una malattia, controllata ogni tanto dal dottore con l'orologìo alla mano, e deve avere il suo corso e i suoi incubi Quelle fermate, tra bagliori e scintille: l'inerzia di qutlle fermate sudanti olio sotto le tct1oie delle staz.i.oni. E quanta violenza terrenn:, che vociferazioni, quanti contrasti d'animo Tumultuosi clamori percuotono le cupole di vetro: lorde, colanti, affumicate come coloss.ali lambicchi. Tristezza, disillusioni di queui arrtsti. 1fontagne di carbone. Agguato di binari lu«icanti, Bncicri che si spengono nel fango. Nera schiavitù del fuoco. Caldaie sott~ prcssion~- A?f_ia ! intermittenza mecon1ca 1 spettri bu}-• E non so quale soffio d'angoscia nell'aria.' Fughe di volt: stranieri. Lampioni tra nembi di vapore: le orde dei manovali corrono qua e là percuotendo le ruote: acciaio contro acciaio. t il rito ferroviario. Mischie furenti di viaggiatori, travolgenti promiscuità. A~racci, baci supremi, o indifferenti addfi~ ~cclamarioni di comitive ~llcgrc ~ chi plrfb~ cuori speznti e lacrime 1mprovv1se. Fischi, vampate: il moto, gli urti dei vagoni, e finalmente i saluti confusi che ci perseguitano nella nebbia lunghi stn.rianti, come l'abbaiare di cani mitologici. Insomma, m'ero proposto di evitare i treni, le ferrovie e tutti gli altri veicoli che urisciano nella polvere. Roma ! sempre l'Augusta, regina di bellezza, diversa a ogni ora del giorno. Tuttavia anche Roma a un certo momento cede lo scettro e ~nnecchia. quando 03ni cosa intorno è vuoto, sgomento, collauo estivo. Ero felice, crudelmente felice di lasciarla. Piana Termini afflitta da trentaquattro gradi dì calore; i vetturini in cassetta, allucinati e sordi di sole; i magri cavallucci la testa in gii::I, il muso che tocca il selciato. E la vecchia stazione: un forno, sull'asfalto cono. E l'interno, immerso in un sapore d'incantesimo, con tutti i facchini knoek-out, le tc1toic di vetro bollenti. 1: viaggio aereo non ha una durata ragionevole, iì arriva quasi prìma di cuer p:.rtiti: veloce come il pensiero. t. un salto di quattrocento chilometri, un'astrazione, un trasporto d'anima e corpo nella celeste atmosfera: ti volti per guardar Roma che hai appena lasciato, e sci già sopra Venezia La terra presa di volo si rovescia, precipita giù, ruotando con i suoi campanili e le sue cattedrali , le cime degli alberi sfrecciano sorvolando le prime colline come dardi scoccanti dall'arco. E il mare, Il mare, dall'alto, si scopre che ha una pellaccia dura, raggrinzata, cangiante sotto il sole Le sue onde formicolano piccine: granitura vitrea, attraverso la quale il fondo rugoso e salino traluce subitamente. Fatto sta che martedl scorso alle sette e mezzo presi l'auto dell'Ala Littoria a piazza E~dra, e via per la strada Salaria, verso l'aeroporto Intorno fra i molli vapori estivi si svegliava allora allora la Roma di Corot, dolce, fresca e cupa· mattiniera e calda. Salii sull'aeroplano senza aver preso CÌ· bo: sembra che sia meglio così, qu:rndo si è nell'apparecchio, cullati, rinchiusi e inutìlinati L'elica gira E.eco· un trepidìo aereo nella poltrona, un gran silenzio nel ciclo, e un gran vuoto nello stomaco. Dopo qualche balzo sull'erba, l'apparec• chio s'alza, ii libra sospeso, e piega in fu• ga, passando a cento metri alto sul Te\-"erc. Si sale, si sale sempre, e il Tevere che si snoda sotto di noi ha l'aspetto d'un canale, d'un canaleno sinuoM>, tutto anelli che contornano le colline Poi vengono le montagne. Quak:he vallata vorrebbe tirarci giù nel sacco; un salto d'aria di alcune diecinc di metri. Niente L'apparecchio ha una stabiliti superba Il motore frulla nel velluto. li suo rumore non impedisce affatto la convcrnuione. Tuttavia nessuno parla: la levataccia frettolos.a1 e quel soffio d"aria fresca che cKe dalla bocca del ventilatore, addormentano ogni viaggiatore sul posto. Come tutto è tranquillo, qui, e la!giù, nt'I re!fno della gcogufia. Crtdo che nessun altro paese montagnoso iia cohivato, sezionato, scrupolosamente, cosparso di villaggi e di borgate pittore• schc cd antiche, come il nostro, da un capo all'altro. E nondimeno si vedono piccole e numerose foreste crescere nuove qu~ e là dove il Regime ha voluto. Da questa altezza ci si rende conto a colpo d'occhio del grande ordine della terra e delle acq,,1e, instaurato nella campagna italiana durante questi ultimi dieci anni Le montagne, i fiumi e le strade scm• brano, dirci quasi, obbedire ad una direzione unica, e fatale: d'esser produttivi e utili La Marccchia., torrente larghissimo, dal ESTASI DE .. LA 11 0A881EAA K0TTJ. 11 IN J.LTA K0NTA0llA lc110 completamente asciutto e insabbiato verso la foce, appare stesa al wle come una gran tela di sacco. E incrociamo su Rimini. Dall'aeroplano adesso si vedono i bassifondi e le secche quasi affioranti della laguna veneta, e si capisce la topografia necessaria e originale delta città di Tiziano Tutti i suoi edifici, le sue chiese, ora grandi, ora piccoli, i suoi canali, le sue calli, i 1uoi ponti, e ancora l'arcipelago di prodigi marmorei che le fan siepe sul mare, sorsero così, la loro cos1ruzione dipendendo dai bassifondi sui qua.li appoggiano. A uol plani, spento il motore, scivoli:1mo piegando ad arco sull'abita101 e finalmente tocchiamo con un urto clastico di gomme, e il rotolio dell'ultimo impeto, il campo dell'aerodromo, sul Lido. Quando l'apparecchio si ferma, m'accorgo dei miei compagni di viaggio, nello stesso tempo che cui s'accorgono di mc. Non vo. glio dire che fu un ritorno alla vita, ma un ritorno alla realtl terrestre, che accct1iamo con un resto d'incredulitl. Un'ora e mezzo fa envamo a Roma, ed ora corriamo a rotta di collo su una carrozzella trascinata da un cavallo (l'unic.a che ci sia in tutto l'arc1pelago veneto) lungo il vi:1lonc del Lido, verso la ).,fostra del Cinema Secondo la mia miuione che intraprendo immediatamente, alle nove e tre quarti son dentro la sala del Teatro che funziona di mattina soltanto per i giornalisti L'interno di questo teatro, d'un color giallo tcnrro, con le pareli fatte d'un materiale isolante e bucherellato, ci fa J)f'n• sare d'essere seduti dentro un immenso for. maggio svizzero. Però la sala è comoda, maestosa e ~nza :ikun odore di caseificio. In questo momento proiettano un film francese intitolato /I 1i11oeatore di uacchi un bel film, a q\lel che ci sembra. Questi francesi hanno mille idee bizzarre, san recitare, sono di\-"crtenti ; cadono soltanto qua e Il in fatto di musica cìncmatografica. Questo film non è certo un capolavoro I franccii sono nello spirito avversi al capolavoro, non amano le cautrle, non ci vanno col piede di piombo, non hanno la pazienza, un po' balorda, di cui son fatti i capolavori. Son degli estemporanei, non 10n massicci e quadrati, ma in compenso sono di un frammcntarismo superiore: per• sonag!i senza cuore, senza cuore e senza musica, che fan quasi paura, tanto cui sono corrotti e falsi: in vcritl h:1nno il cuore duro, e l'orecchio sordo. . ma in quanto all'arte, che Acuibilità, che cl,..ganze e che tocchi svelti e leggeri; passi, gesti e sorrisi dell'ironia: che imp('rtinenza storica, e che brio talvolta tragico; C"ssisembrano usciti tutti dalle mani di un barbiere sublime, o di un ballerino. t. la scuola di Sacha Guitry. Essi ignorano i scn1imcnti ; nessuna cmo1:ionc indignazione, timidezza o pietà, sui loro volti , essi wno dei commedianti ; l'arte cui l'hanno ereditata dai padri, legittimamente, come un principe eredita un regno. Quale grazia e disinvoltura nei loro modi: le donne, per esempio, si può diventarne innamorati cotti prima che il film sia finito. Ciascuno brilla di vita propria, come un BRUNO BA.RILLI Cortina d'Ampezzo, agosto. lt A C~NIA è una regione tranquilla ~ e umida. Vi si riposa la gente del Veneto, la più serena e calma gente che esista sulla terra. D1 che si riposi, nes~ suno lo comprende. Nel vedere arrivare in q\lesti luoghi d1 pace persone già così riposate e pacifiche, io ricordavo un mio amico che, alzandosi dal letto ove aveva dormito serenamente per nove ore, andava a sdraiarsi sul divano. Ah, comt': si sta bene qui I• dicevano, scendendo dalle corriere, donne e ragazzi che visibilmente erano stati bene anche altrove. Subito dopo, si vedevano le loro teste nelle sale da pranzo, con cucchiai pieni a poca distanza dalla bocca. Ho passato cinque notti nel Cadore: la prima a Carnia, la seconda a Villa Santina, la terza a Enemonzo, la quarta a Socchieve e la quinta ad Ampeuo. Villa Santina è un piccolo pacst':, in gran parte d1 legno. Un vecchio lo riempie dei suoni della sua fisarmonica. A lui, nel pomeriggio, si aggiunge un'orchesmna che, salita sopra un palco, dà 1niz10 al • grande ballo pubblico,. I cavalieri, prima d'invitare le dame, devono pagare cinque soldi; e poiché 1I guadagno dell'impresario cresce col numero dei balli, l'orchcstrma è costretta a suonare i valzer l'uno dopo l'altro, e le s1 dà appena 11 tempo, nelle pawie, di bere un sorso di birra. Villa Santina è famosa in tutto il Cadore per questo ballo pubblico. Socchieve, a sette chilometri da Villa Santma, è composto di quattro alberghi e ottanta case. Una piazzetta, che potrebbe stare comodamente suf palcoscenico d, un piccolo teatro, è la sola parte del paese che mostri, la sera, molte tendine illuminate. Villeggiano qui molte giovani sposine, alle qualt il marito ha detto: • Se vuoi andare senza di me, va a Socchieve!,. t la. gelosia che ha scelto questo luogo di villeggiatura del tutto privo di pericoli mondani. Il paese è circondato di boschi che attirano nubi di vapori da ogni parte, e quasi li trattengono. Durante 11giorno, la pioggia batte continuamente sulle tegole di legno nero, e soltanto a sera inoltrata le nuvole cedono 11p,,.sto alla Via Lattea. I bruschi passaggi d1 temperatura, l'aria umida e la solitudine davano • si nervoso• ad alcune ragaue arrivate d1 fresco dalla Romagna. La sera, giocando a briscola in un caffè, nello scambiare le cane alla Jìne della partita, sentivo che le dita della mia compagna di giuoco erano gelide. A Socchieve c'è un campanile altissimo, con una campana enorme e un vero e proprio equipaggio di suonatori. Il suono viene mandato improvvisamente sul paese, come una scarica di artiglieria. Ho visto sussultare le signorine di Romagna in un modo cosl violento che una di loro si è bruciata 1I viso con la sigaretta che aveva fra le dita. La neve verrà presto: non è al!a, ma 11vento freddo la congela subito, e ti paese rimane chiuso per nove mesi in una sfera di vetro sottile ma durissima. Ad Ampezzo, poco più avanti di $oc. chieve, appaipno i primi segni di mondanità: alcune signori ·e vanno per le strade con pantaloni da marmaio. ~la le tegole sono ancora di legno nero, i campanili alt1ssim1 e sempre in azione, i volti sereni, le voci calme, il riposo visibilmente su• perftuo. Da Pieve di Cadore in poi, si entra in una zona estremamente mondana. I monti si fanno più alti, i boschi più densi, i fiumi più minacciosi. Chi si avventura fra tali suoni d1 vento e di acque,· non riesce "ad immaginare che qut':st0 sia il preludio a una scena d1 ping-pong, d1 bridge, d1 bagni in piscina. Le strade diventano pericolose, non tanto per la ripida pendenza, quanto per 1I numero straordinario di macchine guidate da donne inesperte. I direttori di banca e altri sopnntcndent1 pare che, in questa primavera, abbiano conquistato le loro amanti con la promessa categorica d1 venire a Cortina in una macchina acquistata per l'occasione e , guidata da Lei•· Il corso d1 guida per la signora è stato brevissimo. Un mese addietro, gli autobus d1 via Veneto si fermavano dietro ona Topolino• che non riusciva né a prosegu1re, né a tomare, P6 a voltarsi; oggi quella •Topolino• sale per le strade delle Dolomiti, costringendo le corriere a far macchina indietro per non schiacciarla a una svolta. Le comittve di tedeschi, interessate dallo spettacolo e per nulla impazienti, fanno venti fotografie alla macchina minuta, al commendatore sceso a terra e al grosso braccio della signora che si agita furiosamente fuori dello sportello. Fra questi montt nen, Cortina appare come la tavola imbandita con doppieri e piattt d'oro, nel fondo della caverna dei ladri. _r, in grembo a una natura aspra e seri1ss1ma che la mondanità ha fatto il suo nido. I commendatori pa.sseggiano beatamente sotto nuvole che li guardano come aquile sazie e frettolose un agnellino; i tuoni rombano sordamente alle spalle delle signore romane. L'ora del tè coincide da sette giorni con l'ora dei lampi e della pioggia La sera in cui sono arrivato, all'Albergo Cristallo si annunziava • il cinema nella taverna dell'albergo, gratis per i Signori Ospiti dell'h6ttl a, Mentre, nella mia ca• mera, mi pulivo le scarpe con un giornale, &i è fatto tra i tendaggi uno spiraglio, e una testa di donna mi ha detto con voce nasale e intima: • Sono la governante della casa. Qualunque cosa vi occorra, sono a vostra disposizione!,. Non ho capito bene l'utilità di questa governante; ma poco dopo, nella sala da pranzo, ho sentito dieci persone lodare insieme la governante della casa. Sebbene queste dicci persone par• lassero tutte, e ciascuna dicesse molte pa• role, non intesi pronunciare una sola erre. lntesi però molti elogi nei riguardi della governante. Era brava, era buona, era abile, era op-por-tu•na I La signora più vec• chia, dopo un'ora di discussione, concluse che al CristtJlo si viene appunto per quella governante, e anche perché la sala da pranzo possiede bellissime posate. Tutti ai misero a esaminare i cucchiai e le forchette, e li trovarono veramente molto belli. ln questi gruppi di villeggianti, esiate una specie di matriarcato. Gli uomini che in città incutono paura ciascuno a cen• tinaia di subalterni, qui fanno umilmente parte di un gruppo che ascolta e ubbidisce con attenzione una signora dal grosso re• spiro. I mariti pendono dalle labbra di queste donne: trenta e quarant'anni di ar~ ticoli, discorsi, brindisi, lettere e relazioni orali li han portati a concludere che, in fondo, la moglie si esprime meglio di loro. In quanto all'eleganza di tali dame, non so dire nulla di preciso. :,.lon sono riuscito a capire il segreto di un insieme cosi solenne e cascante. Perché sul corpo di queste dame tutto è prezioso e raro, e ciò nonostante tutto sembra andare a pezzi? Forse questa impressione è dovuta al fatto che proprio sulle parti cadenti del corpo vengono appese le maggiori sciccherie, co• me a pioli vacillanti, con l'intenzione di nascondere i rilassamenti della vecchiezza, ma con l'effetto di aumentarne pomposa• mente il volume. La più vecchia di queste signore arrivò in sala da pranzo con tanti brillanti che un bagliore mortuario di torcie pareva posar~i continuamente sul suo viso: la seguiva una dama di Croce Rossa con ogni sorta di medicinali sulle braccia, aperitivi, digestivi, cardiotonici, calmanti ed eccitanti, e una minuta ragazza che volgeva arditamente in giro gli occhi di ereditiera. A quella tavola sedette, poco dopo, un signore mansueto, che, allo scoccare di ogni cinque minuti, dopo un brt':ve rumore gutturale che molto somigliava al ronzio che fa una sveglia prima di tintinnare, esclamava: • Bellis~ simo!•. Dopo cena, tutti si sparsero nelle ule di lettura, di scrittura e nel bar. ~ hf'.':J. lezze maestose si ornarono di una luce intellettuale quando, raggiunte le scrivanie, intmsero le penne e le tennero sospese sui fogli intestati dell'albergo; i mariti anziani si addormentarono nelle poltrone; coppie di inglesi e tedeschi, do• po aver constatato che l'ora tarda non modificava lo stato di disagio fra chi, es• send~ inglese, non sa parlare il tedesco, e chi, essendo tedesco, non sa parlare l'inglese, si misero a giocare a dama; le ragazze colte, appollaiate sulle sedie alte del bar, bevvero fortissimi liquori, os• servando con curiosità negli specchi le evoluzioni delle loro pupille. Finalmente un maggiordomo si permise di ricordare che, nella taverna dell'albergo, s'miziava uno spettacolo di cinema gratis per 1 signori ospiti•; si permetteva anche di sconsigliare una sortita dall'albergo, perché la temperatura s'era di molto abbassata. Tutti rabbrividirono con delizia, mandando per le finestre uno sguardo alle montagne 1llummatc; poi lentamente, a coppie e a gruppi, scesero nella taverna. Quando vi scesi anch'io, la saletta sotterranea era piena come il sottoscala di un negozio d'abiti. Nessuno si muoveva entro quegli abiti. Molte, rimaste in piedi, tenevano la testa curva per non vedere la loro permanente proiettata sullo schermo. Quando però, terminato il film Luce, lo schermo annunciò: e Questa sera rivedrete con piacere il vecchio, ma sempre nuovo Comt lt foglin, il pubblico si mise a pro• tes_tare, naturalmente con un garbo squis1t1ss1mo. Una ragazza levò il braccio e lo immerse nel cono di luce che usciva dall'obiettivo. Subito sullo schermo s1vide una mano perfetta, con un grosso anello al minuto anulare. La mano fu molto applaudita Poco dopo, altrt': ombre di mani caddero sullo schermo: non tutte erano graziose, e non tutte erano di don• ne. Si vide qualche indice storto, qualche pollice tozzo. La scena delle mani fu al prmcipio assai monotona. Finalmente, anche in questo, apparve l'artista. Una mano bene intrecciata si presentò come un vecchio zoppo, e si mise a fare inchini verso il pubblico. Un'altra mano, sottile e timida come una donna, s1 avvicmò al signore zoppo. Accadde qualcosa in cui molti videro la scena d1 un bacio. Gli applausi nsuonavano senza posa. Si accese la luce; e tutti risalirono nella sala di lettura. La piscina dell'albergo era piena di teste pensose_. li bagno in montagna ha questo d1 particolare: che non disturba la vita intellettuale e lascia un signore, immerso nell'acqua fino alla gola, nella condizione d1 pensare con molta obiettività all'ultimo romanzo di Lucio d'Ambra. Non manca, in questo albergo, lo sguar• do di Gabriele d'Annunzio. Chi paga il conto, in direzione, se leva gli occhi alla parete vede, entro una cornice, un cle• gante militare, con un alto colletto inamidato; e legge: • A Emilia Menardi, patrona del Cri• stallo, il triste Lanciere che vive nella prigione di cristallo,. VITALIANO BRANCATI ( PALCHETTI ROMANI ) 1©,~~,A~©~1© 11t• A.C::ME1'1ZIE jl L.TRI hanno la villa al mare oppure in li\, campagna, noi la noJtn residenza ~stiva l'abbiamo al teatro Elileo. Ena, a dir vero, non è soltanto nos1ra, ma in condominio e.on altri novantanove spetta• tori, coi quali ogni settimana c'incontriamo in via Nazionale, di fronte alla Banca d'Italia, e assieme saliamo lo scalone di lucido marmo, assieme ci affacciamo al botlcghino di vetro dentro il quale due ala. cri signorine costellano di crocclline blu la pianta del 1eatro, assieme entriamo nella sala netta e ospitale. Ncnuno sfugge al proprio desiino. A Ba• rilli è toccato il teatro dei ventimila: a noi, quello dei cento. Coloro che ci leggono in villeggiatura penserann'o: e Poveretti! >. Ma «coloro> sbagliano. Se le serate in riva al Tirreno sono piene di fascino, quelle passate davanti alla ri• balta dell'Elisco non mancano di attrattive. Anzitutto, e per effetto di certa nostra deplorazione sull'anenza di apparecchi r~frigeranti, rapidi soffi d'aria ora traver• sano la sala dell'Elisco da parte e parte. e cosl densi e corposi da diventare visibili, con le gambe divaricate e le braccìa a rami d'euforbia, al modo del Borea figurato sui vasi di Micene. Quasi ci~ non bastasse, la maschera in livrea grigia ci porse questa volta, assieme col programma, un disco di cartone di cui a tutta prima non penetrammo la natura, ma che poi, scoperta cert'asticciola mobile infilata nel dhco stesso, cono1ccmmo come un ventaglio. Oltre a ciò, gran motivo di orgoglio è l'affetto con cui la direzione dell'Elisco tratta questi cento fedelissimi dienti, rimasti a godersi i gaudii estivi della capitale. Le nostre relazioni non sono più di spettatori con teatranti, ma di federati e di sodali. Si capisce che perdendo noi, l'Elisco perderebbe tutto. Or qual maggior prova di affetto all'ospite, dell'introdurlo nell'intimità della propria ca.sa? Come la vergine che, recitata l'orazione,. sta per andare a letto, l'Eliseo in questa stagione giace nella sua bianca intimità cniva. Caste rivestiture a fiorellini coprono il rosso troppo passionale delle poltrone, e quelle file come di prime comunicande schierate in bcll'ordine rammentano i lunghi riposi estivi dei salotti delle nourc ave, il canap~ e le poltrone in camicia., il pianoforte fantasma &otto il lenzuolo, e il morente bagliore, lassù, della < sospcnsio. ne > di bronzo dentro la rete di gan:a. Ora, se aUe citate qualità si aggiunga la comoditl della sa.la e dei corridoi, la n~tteua e inodorositl dei e servizi >, la bontà e frescheua delle bibite che si pouono assaporare nell'adiacente bar intitolato e Sa. Ione del Mito d'Orfeo>, qual luogo, domandiamo noi, qual luogo fuori dell'Eliseo offre tanta serenità e letìria, in quest'estale gil rammorbidita dai venti d'autunno? Senza dire che in piena stagione morta la Compagnia e Elle >, insediata attuai• mente all'Elisco, ci ha dato una serie di novitl, quale di rado ci offrcno le stagioni vive. Sia il cupo e osscuivo Uomo nvmero quindiei, sia il sinistro e truculento Dottor Klitter, sia il raggricciante .Ntsruno ha vislo, la compagnia diretta da Annibale Betronc, e nella quale la signorina Anna Magnani figura come prima ma invisibile at• tricc, ci ha messo a contatto con :ilc::unila- ,.0. ri che, sebbene privi di alta poesia e di sublimi pregi letterari, sono densi di pec-• cato e gonfi di fasc..ino nero. Incoraggiati da questi precedenti, ci siamo avviati anche questa settimana all'Eli• sco per udire Lb," seandalo Maclren{ie, ma l'insipienza e banalitl di questa commedia in 3 atti e 4 quadri di W. Somcnet Maugham ci hanno guanato questa volta e il dolce refrigerio della sala, e la casta viiione delle poltrone vestite dei loro camici a fiorellini, e la freschezza e bontà delle bibite servite nel e Salone del Mito d'Orfeo>. Durante la guerra e nell'immediato dopoguerra, confortati dai successi di alcuni scrittori di lingua inglese come Stevcnson, Jack London e Conrad, gli editori tenta• rono di porre nella costoro scia anche i libri di Somersct Maugham, ma i lettori si accorsero immediatamente che qui, come si ,uol dire, e era un altro mangiare >. Quanto a noi, e per scipita che fosse l'impressione lasciataci da alcuni racconti !cui molti a'nni addietro, mai avremmo immaginato che, trasportato nella rrahà scenica, questo autore 11 riducesse a un tale mucchio di stracci. Nello Seandalo Mad:enòt si parla di sacrifici silenziosi, di onore macchiato, di disonore che solo la morte in terra lontana può smacchiare, e la retorica del e gentiluomo inglese > arriva a un asmatisino 1ale, che dopo il primo auo non ha più fiato di tirare avanti, e se ne giace a terra molliccia e biancastra, come la tripp; bollita. Se Lo scandalo Macken{i~ risponde al proprio titolo, è per ragioni ben diverse da quelle pensate dall'autore Bruna di forme e cromata alle ascelle la 5ignorina Fanny Marchiò splendeva nel: la parte di Lucy Allerton come una perla nera, come una Paiva, come una stella del tempo di Offcnbach, come una di quelle bcllenc ercole per le quali Napoleone 111 miope e coi baffi a bilanciere, era pront~ a commettere le più grandi pau.ìc. Padrone come sempre del palcoscenico e all'a)teua della retorica del personaggio, Ann1balc Bc1rone impersonava Alcxandcr Mackenzic, ossia un inglese cavalleresco e leale, coraggioso e africanista. Non abbinmo capito, però, perché si fosse truccato da direttore di circo equestre. ALBERTO SAVINIO LEO LONGANESI • Direttore u.sponublle Ptt,v<Ìf't.à .or1i,1icc " ltllH.oria ri~ruu, RIZZOI.J & t". • \n. p, r l'.\rtf' ddla S1amp,, Mil,.,1o0 RIPROl>IJ7.IO~I E',l-;(,LITE (.;0'1 \l.\ll'RIAl,h !oOl()(,R \Fin) • I ERR.\'-IA ~.
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