CAPITOLO I Il ritorno di Leona.rdo N GIORNO di agosto, Leonardo Barini lasciò Roma ove dirigeva la rivista lett~raria Campoformio, e fece ritorno a Natàca, città del Mediterraneo e sua città natale. A Roma, aveva sofferto di vertigini e capogiri; la. salute s'era guastata. Ma sarebbero bastati venti giorni di riposo e di vita familiare per guarire completamente. Senza dubbio si trattava di una cosa da nulla. Fra venti giorni, sarebbe ripartito per Roma. . Co,;ì almeno egli diceva, mentre ,;i tirava te coperte fin sopra gli occhi1 e la madre chiudeva gli scuri. e Adesso lasciatemi dormire per una ventina di minuti! >. Il padre, la madre, il fratello uscirono dalla camera e chiu'-ero la porta ... Capo~iri? Sarebbero passati! Fra venti giorni, di nuovo a Roma ... Ma la salute non era poi così guasta, e i capogiri non erano stati tali da spiegare un ritorno così precipitoso. La verità era un'altra; la verità era quest~ : eh~ ~•un trat~o, sc~za gravi ragioni, la gioia era finita nel cuore di Leonardo. La bella luce che illuminava tutte le co-;t•, e dava un piacevole aspetto perfino alle c;edie e al calamaio, s'era spenta. Questa luce lo aveva accompagnato fin dai primi giorni dell'infanzia, era stata nella sua culla, era stata ,ul banco di scuola, fu dovunque e sempre ; e adesso era passata. Tutta la vita di Leonardo consisteva ormai in una domanda : e Perché? ». Perché era passata? Egli non era capace di vivere senza di lei; senza quella luce era uno sciocco1 un buono a nulla, un vecchio paralitico. Altro che capogiri e vomiti: quec;te erano cose puerili. Se non fosse tornata la e luce > egli non si sarebbe mosso da quel letto, da quella casa ! Gli altri potevano vivere tranquillamente tutta la vita, in un buio simile ; egli invece non era capace di fare un passo. Squillò il telefono nella c;tanza accanto. S'udì la voce della madre : , Leonardo è tornato, ma dorme>. e Mamma! » gridò Leonardo: e Chi t.'' ». « La ,ignorina Lisa Careni ». < Dille che dormo». e Sì, dormf'. Meglio telefonare fra mezz'ora». Il passo della madre s'allontanò per il corridoio oscuro, fra le poltrone in di-.u~ e i piccoh tavoli carichi di statuine di Sant' Antonio col Bambino in braccio, Santa Rita coperta da un manto nero, San Pietro col vecchio paralitico a lato, e di minuscole lampade rosse, e di fiori vecchi. Si sentì cigolare la porta dello stanzino, in cui stavano ammonticchiati i materassi, destinati agli ospiti, e le valige che avevano accompagnato madre e padre nel viaggio di nozze da cui era nato lui. Leonardo. Poi non si sentì più nulla c;e non il rumore, quasi impercettibile, di una stilla che da nnni cadeva nel cortile entro la giara per l'acqua. ~fa un quarto d'orn non C'ra pa..,sato in tal modo. che ~i udì il telefono per la seconda volta. « Non so», diceva la madre. « Non ~o ~ ..,ia svt-glio >. « i'\on mi sono ancora svegliato! ::., gridò Leonardo, che non aveva chiuso occhio. «)io», ripeteva. la madre con la dolce cantilena, < no, dorme ancora >. Le foglie dell'autunno, portate dal vento caldo, erano giunte fin sopra il balcone. e strisciavano, di là dalle impo<.tl',come i piedi di uno sconosciuto; una persiana sbatteva di tanto in tanto. Era lo scirocco ;.tutunnalc. A quest'ora il cielo, si mise a pt~mare Leonardo, sarà basso ; i marciapiedi in- ~ombri di gente che va lentamente con le mani in tasca, aprendo la bocca dinanzi agh specchi dei negozi, per guardar~i la lingua o soltanto per sbadi- (!'liare; l'av\'OC:ato De ~!archi si ~arà ,eduto a un tavolo della Birreria, dal quale non ,;:ialzerà prima di mezzanotte ; i caffè '-aranno pieni di uomini, come caserme ; i giovanotti, riuniti in ~ruppi di dicci e di venti. avranno cominciato a darsi quegli spintoni che fanno sbattere i più magri contro il muro; sugli -.cr,,nni dei quartieri rio• nali, illuminati a gas, <.aranno appar<e lunghe file di pesci, freddi come coltelli, e ragani '-Calzi insulteranno i minuscoli passanti dal cappello a cencio che non hanno voluto acquistare quri ~randi pcsd dal colore metallico. Sì, ,·ra il Sud. E questo vento, che face- \'J. sbattere le pcr.,iane, veniva d;1lJ'.\frica. Leonardo -.i rivoltò sul letto. Si udì di nuovo il telefono. < No >, ripeteva la madre. e Dorme! ». Forse tutto questo, pen,.ava ancora L<-onardo con la faccia così vicina al muro da "entime l'odore di carta vecchia, for~e tutto questo è cau,;:a della malattia; pa,;:serà coi capogiri e le vertigini ... 1fa egli era -.tato altre volte "U11 giono di .,on.o ... lNelll Rom1,.. 11 (foi. Om11ib111) ammalato, e ben più gravemente, ma tutto questo non era mai avvenuto, quella luce non s'ern mai spenta ... < Non so >, diceva la madre, ancora al telefono. e )Jon so. Riposa ». ...:"•fons'era dato a stravizi, non aveva commesso grandi peccati, non aveva sostenuto fatiche né di pensiero né fisiche, non aveva avuto dubbi. La sua vita continuava ad essrre qurlla ch'era sempre stata. Perché i giorni diventa· vano cosi pc,;:anti e noiosi? « Dorme. Sì, dorme ancora. Ripoc;a ». Que!ita volta, egli non seppe davvero se fosse la madre che rispondeva al telefono, o la propria memoria che ripeteva quelle parole. « Ripoc.a~, m., lui non riposava affatto. Un che di precipitoso era anzi entrato nel suo cervello e girava, a mo' di ruota, di continuo queste parole: fra venti giorni, (Jrai guarito! fra \"enti giorni, rh·edrai in tutte le cose quel colore roSC'o,che sempre le ha rivestite. Ripartirai per Roma, e questa città del ..ud si perderà alle tue spalle come una brutta nuvola scura cacciata via dal vento. Le foglie stri ..cìa'"ano ..ul bakon<', e b persiana sbatteva al vento africano. Per mèno di quel telefono, al quale Leonardo non cr~\ ,·oluto venire, la ,ignorina Lisa Careni aveva da comunicare una sua lieta scoperta: il modo di paso;arc la -.crata. Ella a\"eva avuto un'idea, così d'un tratto, mentre "cdeva in una poltrona e leggeva un libro noioso. Allora era cor"a al telefono a comunicare a tutte le amiche e agli amici (pochi, perché a una ..ignorina di i\ratàca non era perme..,~oavere .unici) questa lieta c;coperta. 11 modo di passare la -.erata e, in generale, il tempo, era una cosa molto importante a ::'\"atàrn. Dopo il crepuscolo, le comitive dei giovanotti c;tavano ritte in circolo a discutere dove e come si dovec;se pa~are la sera. La discussione veniva interrotta da uno della comitiva che, sveglìandosi come da un brutto rnnno e notando come da un'ora -.j stava fermi sotto lo -.tessoan• nunzio d'asta pubblica, pronuncia\"a la solata frase: e ],,.,[a chi è morto. qui? >. L-a frase, molto frequente a Natàca, voleva dire che s'era stati fermi intorno a uno spazio di marciapic• de, proprio come se in quello spazio ci fo("C un morto da identificare. Il sabato, tutta In città era affaccendata a di~cutere dove e come si dove~<se passare la domenica. Sebbene molti cittadini fossero lavoratori e studiosi, tuttavia accadeva sempre che, dopo le ore del lavoro e dello studio, essi si trovassero con una grande quantità di tempo da far passare. La co--a si aggravava per coloro che non avevano nulla da fare: questi ultimi erano, per la maggior parte, possidenti, ricchi; e purtroppo. fra gli oggetti principali) di cui la ricchezza adorna un giovanotto, c'è un orologio, un gro~1;0 orologio d'oro, un orologio di precisione, con qu.Htro lancette, una per le ore, una per i minuti primi, una per i secondi, e un:i. quarta, esilissima, per le frazioni di secondo. Fermi sulla "oglia delle dolcerie, questi giovanotti, per poco che alza-.~ro la manica, avevano la fa. coltà di misurare la loro noia nella maniera pili meticolosa. I loro scherzi con--iste\'ano spesso nel mettere in mo• to la lancetta delle frazioni di secondo nel momento in cui, per esempio, l'amico Erasmo Vcni, noto giovanotto della città 1 dalle lenti tremolanti sulla faccia scura, cominciava a sorbire b sua tazza di caffè. Quando Erasmo deponeva sul banco la tazza vuot.1, erano pa~satì duccentotrè 1.ccondie due q1iarti di ,ccondo. Jn questo modo s'era venuti a ,apcre che un baciamano di Federico Racli, il più lento e garbato tra i figli della nobiltà, durava due secondi; che la colta e buona signora Galli, prima di attraver<.arc la strJ.da. solc,·n frrmarc;i ..ul marciapiede per cmquanta secondi, e Carlo Dalbi unprimcva allo sputo, che, malgrado i lZiuramcnti di non farlo più e di ec;sere del tutto un giovane elegante gli ..fuggh·a "-Cmpre dalle labbra, la ~clocità di due metri al "-CCondo,dunque di '-Cichilometri l'ora. Naturalmente questi calcoli non si fermavano ai fatti esteriori; anche di co-.e molto delicate e intime, si cono- ,ceva la velocità, almeno per i giovanotti pili in vista, con abbastanza precisione. Tuttavia il calcolo di avvenimenti coc;ì diversi non riusciva mai ad occup:ue un'ora per intiero. La lancetta delle frazioni di secondo c;.iprecipitava come un ragno che avesse veduto una mosca impigliata nella sua tela, e si fermava di scatto, e poi di scatto tornava a precipitarsi 1 ma l'altra, quella nera, quella tozza, quella più corta, non faceva mai ~eri pac;c;i jnnanzi. Accanto a questi calcoli per far pac;- !i-are il tempo. ne e~ic;.tcvanoaltri per risparmiarlo. Carlo Dalbi, rincasando la ~ra, a dieci metri dal portone si toglieva il guanto sinistro, a sette me• tri il destro, a cincy.ie riponeva i guan• ti nella tasca del soprabito e, allorché la falda del suo cappello sfiora• va il portone, egli teneva già la chiave in mano e non doveva aspettare un solo attimo per infilarla nella toppa. Rodolfo De Mci, il giovane architetto, ch'era stato sempre studioso e modesto, non aveva mai fatto nulla e ora improvvisamente, non si sapeva bene per quale ragione, si !ac;ciava sfuggire fra• c;.jcome: e :--..'oairtisti ... Io, come artista ... >. Anche Rodolfo Dc Mci cercava di risparmiare i minuti 1 leggendo, durante il pranzo, enormi riviste di architettura che lasciavano nell'ombra più tetra il piatto del fratello minore. Ma questi sforzi per risparmiare il tempo na~condevano anch'essi il desi• derio di farlo passare. C'erano a Natàca ore lentissime che non volevano muover~i né con le buone né con le cattive. Tuttavia il modo di consumar• le, lo si trovava sempre. I cervelli erano sottili! Il triste era che1 una volta pa<!i-ate,quelle ore non la.sciavano nel ricordo più nulla, nemmeno la stan• chczza di averle dovute spingere innanzi con tanta fatica. Si somigliavano tutte stranamente, sicché di molte sere se ne ricordava una ,;ola, e di molte domeniche. appena una. Il pensiero dell'avvenire era faticoso, ma quello del passato non lo era per nu!Ja. L1impressione di e5scrc;.sivegliati vecchi, dopo una settimana o due di ~iovinezza, era una delle impressioni piu consuete nei \'Cechi di Natàca. Da ciò derivava quella loro aria imoddisfatta, quel loro carattere arzillo. e petulante, quella loro pcno,;,a '-mania di avventure. li Circoli dei Conti 1 ch'era frequentato solamente da vecchi, quando in primav~ra metteva fuori le sedie di vimini, diventava come una grotta dell'orco: le ragaz:ze che vi pas~avano innanzi quasi di cor-.a, -.entivano il circolo ri. suonare d'inviti cavernosi, di c;.chiocchi di baci e di sedie buttate fatico~amente indietro da qualcuno che voleva alzarsi e correre dietro la selvaggina. Se i vecchi erano così poco rassegnati, i giovani erano inaciditi. Tutto questo, secondo alcuni, si doveva alla e brutale (eparazione dei se,;,si, in cui la città vive,a da secoli. Tutto questo, ~condo altri, si doveva al caldo, allo scirocco ... Tutto questo, in fondo, non si ~apeva a che lo si dovesse. Ma è certo che, fra ~ente che andava su e gill per ore inuere -.ullo ste.s.somarciapiede, facendo qualche volta un vago gesto d'impazienza, e in realtà non a1,pettando nessuno, e gente che stava fenna per ore intiere ad ascoltare una musica che non le piaceva affatto, i ca• ni randagi. con la loro corsa diritta, con la loro aria di chi ha uno scopo e una meta (tanto che i cittadini s1 domandavano. con un senso d1invidia: e Ma dove vanno, questi cani? >), erano i soli che tenessero alto il prestigio dell'Occidente. Quando Leonardo ebbe deciso di venire al telefono che squillava ancora una volta, la si~norina Li,a Careni gli disse: « Avevo tro\'ato un modo, un bellissimo modo di pas,.are una mezza giornata. Ma purtroppo non si può. Per il pomcrig~io, il rimedio c'è: daremo una lezione di ballo a mio cugino. ~fa che faremo stac;era? ». e Non -.o», fece Leonardo. e Proprio. non so». . < ~emmcno voi, dunque. a\'ctc una idea. ». « Nemmeno io >. « :,.;on importa. Domani ,era, v'aspettiamo lo ste,;,so; anche coc;ì, ..cnz.\ idee». « Bene ! » mormorò Leonardo e tornò a ,draiarsi sul lrtto. ' Così ("ominciarono per il nostro per• .o. na~gio le prime ~ettimane di Natàca. CAPITOLO II La partenza. rima.nda.ta Non una volta, ma due cran passati i « nnti giorni », e Leonardo non era ancora tipartito. La salute andava un po' meglio; ma c'era qualco,a, più importante della salute, che non andava a~solutamente. I cittadini di Natàca avevano troppo tempo a di5posizione per non interessarsi a una que- ,tione così sottile come quella di un tale che resta a Natàca per settimane, mrntrc ha un « posto> a Roma. Amici, conoscenti e un numeroso stuolo di ,;conmciuti, fra i quali c;iannoveravano gli amici del fratello e del padre, gente che riteneva di conoscere Leonardo per il solo fatto che si trovava dal foto- ~rafo quand'egli pure vi ~i recava. o ch'era stata anch'es'-a, come lui, per me!':ia Roma, o che, davanti allo sportello dei telegrammi 1 aveva mormorato: e Che razza di servizio! > proprio nel momento in cui Leonardo diceva: < E un "-Crvizioindecente!>, tutti domand:wano à Leonardo, con un sor• riso lcg~ermcnte 'ievero: < Quando si parte? >. < Fra alcuni giorni », rispondeva con un sorric;o di "'cusa, Leonardo. ' D'altronde non soltanto Leonardo < attendeva ». Anche Giovanni Luisi rimandava la sua partenza per Roma. La madre gli aveva detto che l'inverno sarebbe stato freddo; gli aveva col• locato, nel me1.zo della camera da letto, una conchetta di carbonella la quale mandava, insieme al calore, un profumo di bosco che ricordava i giorni della fanciullezza; gli aveva regalato molto denaro per l'acquisto di romanzi ru,;:si; lo aveva convinto a mettere le ginocchiere di lana e una maglia pesante. ,. (,on,;nua) VITALIANO BRANCATI DUE IMPORTANTI NOVITÀ LIBRARIE Nei Classici Rizzoli diretti da Ugo Ojetti: OPERE DI GIUSEPPEMAZZINI A CURA DI LUIGI SALVATORElll VOLUMEPRlMO: LETTERE Rappre-rental'ÌOnt"vivace di un ~rande peri_odostorico. afft·rma71one d1 valore pc-rmancntc clt.•llcpiù ahl" idealità umane: que,;10 'i()nO le lettere i:-_gli opuscoli del Manin1, le une e gli altri di caratlcre affinE'. Tutto il primo volume di qu('sta scelta è dedicato alle lettere, che raccoltt" in"i1Cmc e illuottrate fanno pen<'lrare immcdiarnmcnte nell'in1imitù della co..,cienzamaui• niana. S1 ~ curato t"ht" l'epistolario del Manin1 fos'-e ropprc-.en• toto nella sua rnrietit di argomenti. di toni. cli corri<ipond<'ntl. pur facendo largo parte alle lettere familiari. !-iJ>cc1alml'ntae quellr oll_omadrC",perché <,Ono le più bclll' \' più umanamcnt~ signffica_t1,·cL. e leuere -.0110 da1e nella -.ucee:-,i.1onceronolo~ic~. e cosi c1 fanno R't'-i-.terealle ,·ieende della nta e allo svolg1men10 dello ,;pirito maniniano. rolto ne-Ila , Ì\('/78 quotidiana dello ,un atti,,rnì instancabile. U' noH•. -.obrit• ma precise (crediamo pO'ìS8 dirsi r1estn la prima edizione t,istemaiìcamente i::~~~~n t:e~~l);~1~;,;~n~ r;e :~:,~~ i :1 i: ~~jll~l~~l:ic~~l:'t::i~;I ~ :1 f ~:r:: '! tuttu 11110 galleria di pt-r'-Omtgi;i e cli ('pisodi del Ris_org11n("11to c;filt•rtìinnann agli occhi del lettore. La prdtt11011(,d1 L Salvaton•lli. è in tutto d("gna d"uno d('i più viv1d1 ingegni. dei 1>iù forti ~torici che l'Italia co1111o~g1. L"o1>ero llarù di dut>"olumi. f,dizlo11e di 11111110 (pelle ro!ffllt impre11&a i11 oro) . . L. 50 J,,di1lone rara firi pl>rgarrumtt c·on taglio dorato e carta fìli~ra,11tl1t) . /... 6() Nella Collezione storica illush-ata Rizzoli: STORIA DEL RISORGIMENTO E DELL'UNITÀ D'ITALIA DI CESARE SPELLANZON VOLUME QUARTO: 1848 0000 PAGINE CON 1100 11,lUSTRAZIONIJ Ùp<•rs ,erament<' monumentak. condoua ~ulle più r<.-centi ndagini storich<' e sullo ~tuclìo accurato dt>I nuovi docum<·nti <l'archi,io venuti in quc'ìtl anni alla luce. e delle 1rnhblica7ioni - anche rc>ccntissinH' - appar'ìt· iiu tutti gli t•venti d('I nostro Risorgim('nto. 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(01/ ,t()IO ,10,ko r dit1U11r, mor111I.- • l.l"IGJ SAI \ATORtl l I (Il L..r,oro • Gr"'"•l ~11 1::1:~~~:~~ ::r !; :r /?:/: 1 t:'p:;7i::11':.";' v":i,~(11:~':,:.'d~'7,':,/1~ul~~~' 11 •lfjt,i, d• 1m ttrto lf111pf.ri,mo. 1m po" facllottt, {Ht qu•nto rlt',llatttluimo. di Crnt,l'l \f111i, U,n, pmllolfo dtll• ll'ri,/11 dr/ Bollon i.,n,i. m• # p,11 il11/i11n11nu11t" ,onu1 ita •· t"TTORE ROTA dt'lla R tn .. o~n, d1 ra .. 1a • p., 10n •mpll'ur rquilibrl,. 11•r •• />rObil,. pu I• 1lrt'nfll du JU,lltmrr11~. a livrt womrt tl'lfrl" utt• d.,, ,n,>(1/,-ur, hutoir.,, dt fll•lft rnod"n, • t::\RI st:OARll)A della Sorbona _d1 Pan,:1 (t.ludl'I lt11/irnnt1 • Par,,,) • Oprr■ podt>rOH ,h, p,r ltt 111• ~/1dìlil t' la 11.1•1,,r1pk'uitj mtril• d1 lrnnt uno dei primi po111 fn. /,., lr11/laiio,if ilt>ddi, (Ompl,urru> dt'I no1/ro R, 1ortim,nto •· rn I HO SII\\ (/Aon11rdo . firc-ntr) , .l n·u,mp/.,, probita d, rlc,n•, 1.111·,u,nt• r •moro,- l'ur• dtl p.,tkol•rt ,ntro I• 1,1• d•in11,mt. u11 tq1,ihbrio raro d1 ,111ud,iio ,. A 0\tODt'.O (L.• C111ir, • '\&\H>h) LA REAL_EACCADEMIA D'ITALIA ha conferito il mnssimo premio del 19;-. R quesht Storia del Ri.•orgime,alo '· ...co!,Cienziosn. sereno., ben documentata anche con fonli straniere inedite, lucidamente scrittlt, ompia e degna del• l'arduo argomento''. ALtSSANDRO Ll'/10 dtlla I\.At'cadtiuiad'ltalia RIZZOLI E C. EDITORI MILANO• !'/AZZA CARLO ERBA o
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