Viareggio, agosto. \~ ULLA fine del Settecento, Viareg- ~ gio, che fino a cinquant'anni p,ima era stata un misero vil1aggio di pescatori, devastato dalla malaria e assalito di tanto in tanto da piccoli corsari casalinghi in cerca di donne e di patate, s'avviò a dwentare una tranquilla stazione invernale, dove le aristocratiche famiglie di Lucca venivano a trascorrere la quaresima, dandosi a1 giuochi sfrenati del binbisso e dei tarocchi. Gli illuminati patrizi della valle del Serchio non si occupavano di· politica, non d'arte, non di poesia: amavano invece le feste, il pettegolezzo e I giuochi, e, a seconda delle stagioni, trasferivano i loro svaghi nelle pingui campagne vicino alla città o sulle rive del Tirreno, dove l'aria era salubre. Arrivavano dalla città nelle lustre carrozze, attraversando il monte Quiesa, ossequiati dal comandante della piazza, Ippolito Z1b1bbi, destinato a vegliare sulla loro vita e sicurezza. Viareggio era 11 porto di Lucca, anzi il porto armato di Lucca, e nella Torre, il forte principale, c'erano due cannoni di bronzo e una petrera con 92 palle di ferro; quanto bastava per difendere la repubblica dalla parte del mare e tranquillizzare così le menti più pavide. Quando, sotto il pacifico principato di Elisa Baciocchi e del manto Pasquale, la flotta inglese, comandata da Lord \\'illiam Bentinck, approdò a Viareggio, col fine di preparare una sollevazione in Toscana contro i Napoleonidi, i tranquilli villeggianti non cessarono per questo d1 sentirsi protetti da un così valido presidio. Purtroppo, il difensore Zibibbi, benché a\·csse combattuto nelle guerre di :":apoleonc, non avc\'a la rapidità di decisione di un condottiero. Scrivendo un giorno all'ispettore della Forza .Armata del principato, l'aveva pregato di non fargh sfuggire nessuna occasione di servire militarmente i suoi principi. Possibile che non mi riesca di farmi ammaz~ zare al loro servizio?•. :\la ora che si prt.senta\·a l'occasione di combattere e di mc;ire, non arri\"Ò nemmeno in tempo a fai sparare i due cannoni di bronzo, che gli inglesi erano già sbarcati. PiU deciso nel ritirarsi che nel combattere, lo Zibibbi pensò bene di riparare sui monti~ e insieme coi suoi cannonieri scomparve come un fantasm3 ai primi chiarori dell'alba, senza che gli inglesi s'avvedesscro nemmeno della sua fuga precipitosa. Per fortuna, a differenza dei corsari, gli inva,ori s'accontentarono di rania:-e tutte 1e patate del luogo, trascurando le donne e risparmiando le fortune dei nobili lucchesi. Lo Zibibbi fu più tardi processato e condannato a morte e soltanto per grazia d1 Pasquale Baciocchi la pena gli venne commutata in reclusione anta. Questo fatto d'armi è l'unico nella storia assai pacifica della città di Viareggio. Quando, qualche anno più tardi, avvenuta la restaurazione, lo Zibibbi tornò a presiedere la piazza, le aristocratiche famj. glie .rilleggianti si sentirono ugualmente sicure e continuarono a trascorrere le loro vacanze tra i balli, i tarocchi e le serenate sul canale. :,.;é avrebbero davvero immaginato che quel mare che s1 stendeva pigr&"Tlcnte sotto le loro finestre avrebbe un giorno bagnato i loro corpi, per ordine del medico vogliosi di salute, e dato a quella spiaggia, fin allora abbandonata, una fama sparsa e cosmopolita. Al principiare dei primi calori, infatti, le ville si vuotavano dei loro ospiti e Viareggio tornava il piccolo villaggio spc:-duto sulla nva del Tirrt:no. La moda dei bagni di mare giunse dall'Inghilterra, più veloce del libeccio, e, come tutte le mode venute d1 fuori, ebbe rapida fortuna. Già nel 1750 ti dottor Ru.sscl aveva scoperto che i bagni d1 mare giovavano alla salute. Lo racconta Osbcrt S1twell, storico di Bnghton, celebre spiaggia inglese, atte5tando però che il trattamento applicato dal Russe) era assai minuzioso: ci si preparava alla cura bevendo grandi sorsate d'acqua di mare; poi bisnJ;!'nava esporsi alle fumigazioni dello stromhulum, infine si pote\·a prendere il bagno, ma soltanto quando i pori della pelle erano ben aperti dal freddo, vale a dire pnma del levarsi del sole: in tal modo, dice lo storico, Brighton guari\"a tutte le malattie, dalla vertigine• alla • sete incoercibile•, e perfino la tendenza smodata delle fanciulle a mangiare calce, carbone e altre cose strane•· :--:on sapremmo dire se gli stessi metodi di cura fossero consigliati ai malau e alle fanciulle della Lucchesia. Fatto si è che 1 bagni di mare dovettero dar ristoro ai primi bagnano, se di lì a poco comparvero le prime capanne d1 legno, cd 11 nome di Viareggio si sparse oltre i ristretti confini della prO\"incia lucche5c. Intorno al vt cch10 Forte, vicmo al canale, sorsero nuove costruzioni e la popolazione indig~na crebbe rapidamente, tanto che nel 1820 .\laria Luisa d1 Borbone, duchessa d1 Lucca, consenti ad elevare Viarefj!'gio • al rango di ci_ttà•· Si può_ dire che con quella data 11piccolo v1llajtg10d1 pcscaton esca dalla sua infanzia e com10c1 una fanciullezza orgo~liosa e invidiata. li_ sog_- giorno di Paolina Bonaparte in quei lidi, insieme al suo tiepido amante, il maestro J~acini, certamente richian,ò su Viarejtgio una curiosità piena d1 scandalo e di attrattive. L'anno 1822 è un momento decil!ivo nella stona d1 ViarcJ;l:gio: Paolma si chiude col Pacini nella sua villa d1 marmo e di mattoni, abbandonando11:i trepidante al suo ultimo mfelice amore. ~elio l>tcsrn anno, e precis ..mente il 16 agosto, llulla spiaggia di ponente, è esumata la salma del poeta LA VECCHIA VIAREGGIO Pcrcy Bysshe Shcllcy, annegato in quel mare in un giorno di tempe!Ha. Presenti Lord Byron e 11carbonaro Leigh }-font, giunti in carrozza da Pisa, oltre a Trelawny, amico del poeta, lo Z1b1bbi e alcuni ufficiali di sanità, in un luogo segnato dal tronco di un abete inaridito in mezzo all'arenoso deserto, interrotto dai cespugli e da tisici alberetti agitati dal soffio marino•, è scavato 11 terreno dove il cadavere del poctn era stato interrato prov- ,:1soriamente. Abbiamo ruro\"ato soltan• to le ossa del detto cada\"ere •, è scritto nella relazione ufficiale della cerimonia, «essendo le carni state consumate dalla calce, statavi posta nell'atto dell'inumazione secondo i regolamenti \"igcntl: le quali ossa sono ~tate poste con le solate regole di sanità in un bracerc di lamiera e quindi abbruciatc e ridotte in cenere. Dopo di che sono state prese le cenen e poste m una cassetta di legno foderata di velluto nero, che è stata chiusa con delle viti d'acciaio ... •· Crebbe la fama di Viareggio, d1 anno in anno, e 10siemc alle nuove case e alle nuove strade furono costruiu I primi alberghi lungo 11 canale. Non soltanto da Lucca arrivavano le ricche famiglie cariche di figli, di servitori e di bagagli, ma da Pisa, da Firenze e da altre città più lontane. Le lunghe utati di Viareggio non erano fastose e mondane come quelle di spiagge allora famose in Francia e m Inghilterra, rna le sue attrattive apparivano tali da accontentare le modeste pretese d'una borghesia provinciale e sedentaria. Per molti, la ,,ita della spiaggia era un prolungarsi delle tranquille occupazioni di città e le case s'andavano ornando con gusto cittadino, i salotti riempiendosi d1 quadri, tappeti e comodi divani. Poche erano le ore trascorse sulla spiaggia, e 1 bagni brevi e pieni di spavento, come di chi non s'è affu1.tato con un elemento ancora troppo infido. Erano so1t1 i primi stabilimenti, formati d1 cabine allineate davanti a una grande terrazza di legno, sorretta da alte palafitte. Di lassù le madri, riparate da ombrelli di trina, guarda...-ano i loro bambmi bagnarsi a un metro della riva, chiusi nei loro costumi d1 grossa tela come noci nel guscio. V'erano stabilimenti per uomini e stabilimenti pér donne, ché la decenza vietava una prom,scuttà pericolosa all'immagmaz1one d,1 quei candidi bagnanti. E "·'era anche uno stabilimento per i p_reti, assai lontano e preclu!:o ~gli estranei, dove sacerdoti e ttcmmarist1 s1 tuffavano con gli occhi ba.ssi. La spia~gia si stendeva amplissima e hbcra: dalle ca~e la separavano soltanto quaJchc cespuglio spinoso e qualche ciuffo d'e1ba arsa. Bisogna aspettare cinquanta o ses!lanta anni prima che i caffè lungomare, fi!'li stabihment1 addossati l'uno all'altro, 1 magazzm 1d1 mode e le pasticcerie fiorentine arrivino a confondere i viarc~g:mi. J vecchi cx-capitani di cabotaggio ceuarono di pa1se~giar sulla spiajl:gia ritirandosi umidi e scandalinati da quelli che erano stati i loro luoghi. ~olti andarono a rifugiarsi m Darsena, imprecando contro l'invasione dei forestieri. :;\la tanti trovarono da impiegare a buon frutto i piccoli capitali messi insieme nav1g3ndo, tn "·illette e in piccole case da affittare I' C\\latc ai fiorcnt101 e ai lucchesi. Ftni\"a così la pace, la modestia dei vecchi ,·iareagini. Sul finire dd secolo, Viartggio diventò una spiaggia elegante, la , perla del Tirreno». ~elle stazioni fcrro\'iane i viaggiatori lessero sui cartelli pubblicitari di latta smaltata le sue lodi composte a pagamento dai medici e dai poeti. La ferrovia aveva legato Viareggio alle altre città; da Lucca giungevano gli accelerati dipinti di verde, che avevano attraversato l'interminabile tunnel sotto il monte San Giuliano, pieni d1 \'Ìagg1aton in paglietta, dal volto fuligginoso e sudato, e sul principiare della stagione estiva, dagli alti \'agoni pieni d1 fumo scendevano signore, il viso nascosto sotto la veletta grigia, che, accomp•gnate dalle cameriere, venivano ad occupare due stanze dell'Albergo Regina. Passejtgia\'ano le sip:norc, al crepuscolo, lungo il molo, guardando misterio!lamente le grandi onde che battevano contro p;li scogli artificiali. 1 primi villini Aorcali s'innalzarono nei viali e la spiaigia s'arricchi d1 negozi, grandi caffè con ofchestra, rotonde altissime sul mare, dove la notte si balla\'a e si giocan a baccarà. Una città di legno, lungo la <:piagg1a, s'allungava accanto all'altra di pietra e di mattoni: una città che a poco a poc-o aveva preso uno sule intricato e libero, simile a quello dei b:tVIAREOOlO • 8AO?fANTI 1938 racconi delle fiere. Ora gli stabilimenti erano formA.ti da lunghe file di cabine dipinte d1 rosso, di azzurro, che avevano piccole terrazze con ta\'oli e sedie di vimini, dove le signore si recavano in v1- ,_ita• a conversare con le amiche. I vecchi marinai viareggini, che un giorno avevano "iag~iato il mondo, s'erano trasformati in bagnini, e avevano dato ai loro stabilimenti il nome delle loro navi. Già le mantenute• di :\lilano e di Torino richiamavano, ntllo stabilimento .Nettuno, l'attenzione de1 pochi giovanotti, sfo.1Zgiandocostumi da bagno assai licenziosi e scarpette da bagno coi legacc1 intrecciati intorno alla caviglia. Già i bagnini affittnano imbarcazioni a ore e salvagente d1 sughero, insegnando a nuotare alle ragazze che, avventuratesi un giorno al largo, tornavano sedute su un patino fidanzate al giovane che le ave\a inseguite. Le donne che in città erano nascoste dagli abiti come gli uccelli dalle penne, qui ri\'elavano sen1:a pudore le forme delle loro membra, camminando goffamente nella sabbia, pettmandosi 1 lun~hi capelli bagnati davanti agli occhi di tutti, saltando la corda o giocando al tamburello. Attratti dagli mcant1 della perla del Tirreno• arri vanno anche i poeti, 1 mu- $1cisti, gli attori. Intorno a1 tavoli del Caffè ::'\tarphcrita si riunivano nel porneriggio Puccini, Leoncavallo, Pagni, Nomcllini, Viani. Veniva Ceccardo, «il generale», giù dalle Alpi Apuane, carico d'ambizione e di parole; veniva di tanto in tanto l\Iarìnetti, vestito· di tda bianca, gìà caldo e ossessionato, dalla sua villa presso Fiumetto, la Versiliana; giungeva a cavallo Gabriele d'Annunzio, solitario e sdegnoso, la barbetta bionda, la pellè bianca e lentigginosa. Fu un tempo felice che durò fino alla guerra. i:: quella Viareggio che abbiamo conosciuto bambini, e la storia delle prime estati del Novecento è iscritta nella nostra memoria come una lunga cronaca di va• canze che ogni anno si rinno\'ano sempre eguali eppure nuove, tra i giochi del mare, gli spettacoli di burattini al Kursaal, i croccanti, i duri di menta e i primi silénzio~i amori per le donne di trent'anni. Ogni anno, a pochi metri dal mare, il Politeama offriva spettaq>li di prosa e di musica, drammi di Dumas, commedie di Praga, operette di Strauss. Al cinema Nereo apparivano le prime pellicole d'avventure e d'amore; al Fiorentina Petroli~i sgomentava il pubblico cantando: « I-lo mangiato i salamini e mc ne vanto•; Fregali cambiava voce, abiti e sesso trenta volte m un'ora, e all'Eolo sì pote\'a vedere Zita di Borbone, la futura imoeratrice d'Austria, in camicetta bianca e panama, pattinare coi suoi numerosi fra~ telli. Poi scoppiò la guerra e la vita galante di Viareggio cadde come in un grande silenzio, tornando ad essere la spiaggia il dominio incontrastato dei bambini e delle go\·crnanti. Ricordo le notti silenziose lungo il mare, quando i fanali erano coperti di carta violetta e i radi passanti camminavano in fretta con la sigaretta spenta tra le labbra. S'era chiuso il KurMal, e, cosi isolato e spento, con quelle torrette e cupole e tettoie di vetro, somiglia\'a a un castello delle streghe. Per quattro anni Viareggio parve una città abbandonata e gli alber~hi, i caffè e gli stabilimenti furono le quinte d'uno scenario senza attori. Poi, come avviene appunto in teatro quando le luci si accendono sulla ribalta, l'orchestra attacca a suonare e il sipario s'alza velocemente, un nuovo spettacolo cominciò, e fu lo spettacolo più strepitoso che Viareggio avesse mai \·isto. Dal molo al Marco Polo, dall'Albergo Regina al Kursaol, il dopoguerra invase Viareggio, coi suoi fasti equivoci, e le sue vane agita:r.ioni. Nt'gli alberghi ormai troppo ristretti si affollavano i settentrionali arricch1t1 con le forniture militari, accompagnati da strane donne ingioiellate e ansiose. I\lentre le vecchie pal~zzme modeste si trasformavano frcttolos11mcnte in pensioni, nuovi villmi si costruinno verso il :\!arco Polo, dove una volta sorgevano i grandi capannoni del deposito dei tram. I due grandi viali paralleli lungo il mare furono separati da giardinetti pubblici, e gli oleandri sostituirono le campanelle. ~ di quel tempo il Parco della Rimembranza 10 piaz:r.a Pia\'C, e la prima trasformazione d1 piazza i\lazzini in giardinetto, dalle grandi aiuole piene di sabbia. J.'arch!tettura d1 :Viareggio nuova,. rispecchiò la fantasia smodata d1 committenti che si credevano artisti e vole\'ano il loro nido sul mare simile a una cattedrale gotica, a una moschea, a un tempio assirobabiloncse. Al confronto sembrava modesta perfino la fantasia di quel!'« amc~ ricano • di Lucca che, anni addietro, aveva voluto ornare il suo tetto con una donna nuda, il cui braccio alzato finiva in un parafulmine (era costata, diceva il proprietario, « un milione per puppora »). I nq,mto aumentava il costo del terreno fabbricativo, e insieme gli affitti delle case, la pensione degli alberghi, il prezzo delle cabine. Ciò nonostante, ogni anno, il numero dei villeggianti cresceva. Pieni di giorno e di notte i caffè sul viale, gli stabilimenti balneari, i negozi di articoli da spiaggia, i tram che dalla stazione arriva, ano al Lido di Camaiorc. I giovani figli di papà percorrevano i viali sulle Amilcar o le Chiribiri rosse, cercando d'imitare Bordino, con le camicie d1 seta bi:mca aperte sul petto e le narici frementi. Alle sette del pomeriggio, al Caffè Gianni Schicchi e da Giacosa arrivavano le signorine in chimono, insieme a giovani in pigiama, coi libri di Notari e di Scattolini sotto il braccio, perché destava ammirazione il leggere quei libri processati per oltraggio al pudore. La notte, poi, si balla,•a dappertutto, nelle rotonde, nei caffè e nei piccoli ritrovi nascosti della pineta. i\fa si ballava soprattutto al Kursaa/, chiamato allora •Casinò•, nei giardini e sulle terrazze, nel salone seminterrato e nella grande sala degli spettacoli. Si ballava il tango e l'on~-st~p, al suono di orchestrine • indiavolate•, formate da vecchi professori che scuotevano con apprensione le bacchette sul tamburo. credendo di far del jazz. Il maestro Rajola insegnava i nuovi balli alle signore grasse che dicevano di voler dimagrire e alle ragazze di provincia che fino allora avevano danzato il valzer con lo zio al circolo delle Filocaristiche. Sulla strada di. questa perdizione, attrici e madri di famiglie, signorine e cocolll'S quasi parvero della stessa famiglia, sia che bevessero lo champagnt con la cannuccia, sia che partecipassero alle gare di ballo, innamorandosi del' direttore di sala o di qualche av\·enturicro di passaggio, che portava la catenina d'oro al polso, e le calze di seta con la bagutttt. D'allora in poi, Viareggio ha invano cercato di conservare la febbrile agitazione del dopoguerra. Invano il conte Boni, di anno in anno, ha aperto e chiuso nuovi locali, qua e là, in cerca di tfna clientela frenetica. Passato quel periodo, la "' perla del Tirreno• mutò le sue abitudini: con l'avvento dei coni gelati e dei costumi J antzcn i villeggianti si dettero a una vita più riposata e parsimoniosa. Le ultime estati di Viareggio sono quelle di una spiaggia gremita di villeggianti di tutte le regioni d'Italia, invasa dalle automobili, dominata dai custodi del RA. C.L, stordita dalle Feste del L1hro e dai Premi letterari. Gli alberghi e le pensioni, durante tre mesi, sono pieni di famiglie che dormono nel bagno, nel sottoscala, sui tavoli della sala da pranzo. Dal gio.-no in cui le bagnanti smisero i costumi di taffetà e si tagliarono i capelli, a oggi, che fanciulle e quarantenni indossano le brachette da uomo, somigliando a bambini cresciuti troppo presto. l'evoluzione di Viaregl{iO è stata quella di tutte le spiagge che, volendo acquistare i caratteri della modernità e del lusso, si affaticano a cancellare i segni delle antiche consuetudini. Si può dirt" che l'epoca di questa nuova Viareggio abbia inizio con l'ordme d'abbattere le vecchie costruzioni in legno lungomare, per sostituirle con altre in cemento armato, nude e squallide come portasapone. li • novecento• è entrato così in Viareggio senza gloria, e Lorenzo Viani, 10nal2ando il monumento ai caduti, dove due soldati rotondi come sacchi lanciano fiamme di bronzo dorato, ne è stato il portabandiera. Tutto è cambiato, da allora: Viareggio è diventata una strana città, fatta soltanto d'alberghi e di negozi, dove strani abitanti escono af mattino seminudi e trascorrono la giornata come lucertole al sole. Dai treni, ogni giorno, scendono migliaia dt villeggianti che vogliono arroventarsi le spalle, scorticarsi il naso, per tornare, dopo una settimana di meraviglie estive, alle consuete occupazioni, neri, intontiti e soddisfatti d'aver tanto goduto. Già entrando nella nuo\'a stazione, a guardare gli orologi senza lancette, si pensa d'esser giunti in un paese effimero, in cui il tempo non esiste e opni cosa scorre leggera e noiosa, tra gne in patino, fidanzamenti provvisori, e conti d'albergo da pagare. Perché Viareggio divenisse davvero una spiaggia moderna, tanto da destare l'invidia delle grandi spiagge d'America e d'Europa, le mancava ancora una vistosa costruzione, che fosse insieme stabilimento di bagni, teatro, dmui11g, caffè e ritrovo di giocatori di brìdgt. Quest'anno, al loro ,!lrrivo, i centomila villeggianti l'hanno trovata, questa nuova meraviglia, già finita, dipinta e luccicante di porte cromate e \etri infrangibili. Sulla spiaggia, come una grande cerniera, cinquecento cabine di cemento sono disposte su tre piani paralleli: fornite d'acqua calda e fredda, doccia e specchi molati: vuole una leggenda che una cabina per un mese costi tremila hre. t uno i.tabilimento, insomma, per miliardari che, a prima vista, può sembrare anche un penitenziario o un ospedale. Ma di notte, quando la spiaggia è deserta e il rumore del mare e il chiarore delle stelle riguardano soltanto poc_hisolitari, lo stabilimento muta aspetto e diventa un luogo d1 follie mondane, La terrazza sul mare, coperta da grandi \•ele come un vas<-cllo, risuona dei clamori del jazz; e q~ando le ballerine di Flcmming hanno finito di battere le loro scarpette sul pavimento illuminato, m1llecinquecento coppie si al:r.ano contemporaneamente dai tavoli e dolcemente si abbandonano ai languori del ballo, inseguendo con la mente i ricordi abbaglianti di Tyronc Powcr abbracciato con Loretta Young. MARIO PANNUNZIO
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