I. IL PRIMO letterato che abbia eo- }t. nosciuto è stato mio padre. ~ Veramente mio padre era prefetto, ma, uomo d'una bella coltura umanistica, portava con sé, di residenza in rC'Sidcnza, una biblioteca; t: questo spargeva la fama che fosse un letterato, che si confermava appena si veniva a sapere la sua amicizia con Giosue Carducci, nata negli anni di scuola che avevano pas,ato insieme dagli Scolopi di Firenze, e con altri scrittori. Non so 'ie ai dì d'oggi, ma ai tempi di Crispi e di Giolitti un prefetto che ,;apcsse di lettere era CO<ia rara. Nei cataloghi delle biblioteche pubbliche e sui biroccini di Firenze, che vendono libri U'-ati, si trovano ancora oggi libri di un Prczzolini, che scrisse la Storia religiosa drl Popolo Fiorentino cd altre opcruccc cd~ operone ; ma costui era un prete, zio di mio padre, e pare avesse la mania di pubblicare. Invece la letteratura ebbe da mio padre un culto così sentito e casto, che non pubblicò nulla ; né lasciò scartafacci di memorie o di studi inediti da dare alla luce; e tra le lettere da lui ricevute ho trovato soltanto congratulazioni per un libro che forse compilò per altri, ma non M> quale, né per chi. Naturalmente, in ogni residenza di- \'Cnta\'a cliente della libreria, quasi sempre l'unica della città, e vi ~i fermava a !)Cartabcllare i recenti arrivi; e talora vi teneva un po' circolo, come il Carducci da Zanichelli, cogli eruditi e i professori più colti del luogo. La sera li invitava a cena, o a prendere il caffè, e d'inverno, davanti al caminetto. era un gran discutere dei problemi del momento, e di letteratura e di storia, o degli articoli chC"uscivano nella N uoi•a Antologia e nella Reviu dr.s Deux .\londes, che acqui- -,tava regolarmente. Lo vedo ancora riscaldar<.i le mani unite sul di dietro rialzando le falde dell'abito, mentre si accalorava nella discu'i.sionc, perché, come molti toscani, aveva un tono di "oce alto, la parola facile e grande calore di convinzioni e ,.chicttczza d'espressione. A quel tempo i prefetti avevano diritto d'alloggio gratuito. La provincia doveva fomirlo. Devo a questa dispo- ,izione d'aver abitato in appartamenti che- cran stati di sovrani, in pal::tzzi di !ZOvernatori veneti, papali, estensi, con molte e nobili stanze, alte di soffitto, _ con affre~hi o tappezzerie, ma per me ragazzo, care af ricordo soprattutto di tanti soppalchi e cantine, scale di servizio e sottoscale. giardini e cortili, rifugio delle mie birichinate e campo di t.mti divertimenti immaginativi e romanze,.chi. Uno di questi pabzzi aveva persino un oratorio con una galleria torno tomo dalla quale si poteva ascoltare la mc~sa, ma che, per certi ,uoi finestroni allungati fino al pian terreno, offriva una via segreta per entrare nella stanza di Marictta. una delle bimbe del portiere. Un altro era. mun_jto .di torre ~on ~rologio, che Vl'n' ~a r1cancato ogm settimana, operal:ione che ottenevo di poter vrdcrc eseguire ogni tanto e che consideravo con l'ammirazione che desta una strc- ~oncria. \'ivcvano in quei palazzi gatti. sorci, lucertole, piccioni e passerotti che furono miei amici e mie vittime, c mi dettero pa""atempo f'd esperienze infinite, e mi pro,·vidcro d'allcgrie e di mc-,tiziC" e d'interprctazioni avventurose che mi conducevano lontano, in regni di,;poc;ti dalla mja fanta ..ia incontentabile. Ora, tra la dorata e incomoda mobilia che ci veniva destinata, mancava "empre un mobile nece..sario per mio padre. lo scaffale i e fra tante belle sale da rice\.·cre. che prrndcvano nome dal colore delle ,;toffc che le adorna- \.·ano, la 'i.ala gialla, la ro-,sa. la blu, mancava il locale per la biblioteca. In tante prcfctturr fu dec;tino a mio padre d'entrare, ed m altrettanto trovò lo stc"'iOproblema da risolvere. Aveva finito per port.:ire con "é alcuni <;caffali che, insieme con le ca<;\e dei libri e pochi o)'.?'gcttipcr-.on:ili, lo -.cguirono di città in città. fino a quel~ la dc-I ,m ripo,o. F.rano ,emplici e d1 lt>gno c"munc, appena coperto di una Hlatur<l di vernice, ed ~1 forza di gir,tre e di venir !.mont..1.tie rimontati, inchiodati e schiodati, i peducci davanti erano di\'ent<lti zonolacci contU'-Ì e consumati, mentre il cornicione mancava qui e là. o non combinava più tra uno '-Caffalc e l'altro. lo davo ,.r-mpn' una mano a "gomitolarli dal!<· fo~riJ.ture <·ntro le quali viaggiavano a pkcola \'docità. arri":ando pa~ccchi giorni dopo di noi, e r'()I a riempirli di lihri, r prima ancora di .1v<·rletto part·r,hì di que\ti, ave\'O imparato a disporli -.t>condo la lf>I o m,nrria. .\'on uano molti. ma fondanwnt.:,li cla~~ici latini. cl.1~'-ÌCi italiani, molta ~toria, antira r moderna, i p,ù 'iOlidi trattati di t'Conomia politica, pochi rom;1nzi 1t.iliani. franc;·t·,i. inglr"i ,. rw,- <;j, un b('ll'atlantr mod,·mo C'd uno di \tori;,; r poi una ,<·ia di optrucn· ccl opu"<·oli n·~alati da c;crittori di pro, ineia al prC'frtto eh(• -.ap<"vadi lrttere ,·d t'fa ,nniro di C,1rdurci, o puhhlira7ioni di pol('mica e di attualità acqui,tatC' via , i.1 <h<: ,j wolgcvano nuovi C"vt·nti. Le ,·dizioni, non rare né--antiche se non p<"r ec:cczjonC',mo\travano d'c-...,.r \tate <t<qui-,tatf' prr il loro ronv•nuto, e non per bellezza; ma con ma'!'~ior cura mio padre ne teneva CC'rtcdi c;cuola, l'Orazio col commento Biondi edito a Prato, per esempio, sul quale aveva studiato. o quelle Zanichdli, "milze e larghe, do\.lCCarducci pubblicò la prima volta certe sue poesie ed orazioni, che gli inviava fre,;chc fresche. I..'in...icme era caratteri.-..tico d'una cultura prettamente umanistica, rivi'\'iUt<• da un liberale conser\'atore dcli' '8oo. \ 'itc religiose, scritti di mi'i.tici, opere di filosofia e di scienze C'.'iiattck, tteratura tedesca non vi figuravano, c;c non per CCC("z.ione. allora <omc tf''iti di lingua. D'Annunzio non ci <;tette a lun• i;o. e Dc Sanctis non cc lo' incontr.u. \'i teneva un buon po-,to ?\apolconc, ~{io padre ammirava molto Xapok-one. Gli piaceva fare i-,pezioni, che, ,;chcrzando con noi. chiamava napolconirhe, cioè arrivarl' all'improv\'i~o in uno dei paesi della provincia, recandosi al municipio. dove chiedeva del sindaco 1 del segretario comunale, dei membri della Giunta, del direttore ddle scuole, del medico condotto. Quando li aveva davanti faceva domandcpreci\t'. ine,;orabili • « Quanti impiegati? quanti malati? quanti scolari? quanto ,pende? ». E poi \'i~itava le istituzioni di beneficenza, o le <;Cuok, dove gli piaceva entrare e chieder ragione agli ,tudenti di un \'er-.o latino che sta.van traducC'ndo, o ri,;po,;ta. ad una domanda di gf'O({rafia, o di 'i.toria; (" il profc,...ore atterrito s'accorgeva che il prc-frtto conoc;ccva la R" tia ParnaHÌ. X elle aule di matematica e-di fi(ira non crrdo che s'avventura~se. Alle volte penetra\'a, sc-m:a prC"avvi- ~o, dalla porta 'di c;c-rviz10di qualche ospedale o ricovero di vecchi, e si recava n('llc curinr o m.·1 dormitori faC"endo"icono,;;c('re com(' il prrfetto. con ri,ultati. c<1me ci si puù immai:;-inarc, inaspettati. r\lle \'Olte questa tattica. invrcc di sorprendere ,:?li altri, sorprcnd1Ta lui ,te'io'i.O. Sicconw C'ra "Olito condurmi con c..~, fui tt>,timonio d'una di qur-.tc• ,or1>n•,r. Vn;i volta arrivammo all'improvvi"o in un comunC', e trovammo lf' --trad,. t· lt> pi,171P in~olitam{'nt(• afTollat,.: i r<.'pubblicani ~ta\'ano cekbrando Au relio Saffi. Il pn·frtto fu riconmciuw, il ..,ind.1fO lo volle .:dia rr-rimonia. Quanta genu· c·l"r,1 nrl "alonr df'i muniripio. F..r.111t0utti rrpubblic:mi, o crrde\·ano d'e"H·1lo. (:'na ri..,chio pn un prC'frtto ddla monarchia pn·..,,·n1iare FIRENZE 1887 • 11 NELL'ANTIOA.liEBA DEL DENTISTA" (Qua.dro di P, Saltlnl) una cerimonìa repubblicana. ~io padre non ,.i pcr(C di "Pirito e free un di'-Cor...oinncggì~mdo a Saffi. pa ..,;ando d.1 lui a. ~fazzini, da que,to 3 Garibaldi, per finire con Cavour e Vittorio Emanuele I I. AnchC" i repubblicani furon tra<;Cin.11iad applaudire il Re Galantuomo e Casa S.woi.,, cosicché tutto finì brm·. ;\lio padre ,idcva nel fondo del landau in moto, tirato da due cavalli, quando fu libero dagli os• s<'qui delk autorità locali. In mancam.a d'un locale adatto, i libri venìvan collocati in qualche <;tan2., più grande, o salone abbandonato, e non ne m;rncavano mai in qu('i vece hi palazzi di cerimonia dcli' It.1li.t del Ri•orgimc-nto, che avC'va do\'uto adattar•i nelle ahit;l7ioni dei regimi precedenti, tra,.fonnando i pala:ui dei go- \'Crnatori in prefetture, i conventi in (Cuolc (' bibliot<"ch<". e le 'i.Cudrrit~del Granduca in un i,tituto di studii ">Uperiori. Lo \tamonc dei libri divenne presto meta d<·i miei viaggi d'av\'entura nelle vaste ca,;e prefetti.zie. In teoria non avrC"i dovuto l<"ggC'n::l-ibri, che non ro~,cro 'i.lati approvati dal geni• ton·; ma lui ..t\Tva troppo da f.trC', ed io troppo poco; e imomma non ~li piireva \·ero che ,,Imeno quando a\'('- vo un lihro- in mano mc ne MC~sitr:inquillo. I fanta,mi attraenti della di,obbcdirnza. del pc<"cato, del di\'Crtimcnto .dc-ggi,n·ano in qudlo ~tanzonc e parr\'an ,aiir "li, come ,·ampc, dai palrhnti ba<;,i, pii', fa(·ilmrnte frugati. fino a quelli :ilti, dov<: mi ci \'olcva. un tavolo p("f arrivar('. Tratto tratto tro\."avo qu;dchc ;1mico che provava lo '-tc<,o pi<K<-rccd era dic..po.-..toa corrcn· ~li stc,"i rischi. Ero pn() oram.:ii arri\'3to a.ll'<·p0<·.:d•ella piena libntà, nr...o i diciott'anni, qu,indo ci frugò an<he un giovane della mia c-tà, che ~i chiarn,1\'a Gio\'anni Papini. ~{io padn· <-ra oram:ti a riJXi,o <· già un poc'l malato, d,·1 mak che do\"('va condurlo .,ll~l fine; e gli pan:l" di trovarr in lui una 'i.OmiglianzJ. con un filo,.;ofo italiano, rr1.1 la mcmori;1 non gli ,rrviv;1 più brrw e chi ro.... l' non riu,<i a dirr nr' h"' mai potuto io congt:tturare. ).1io padre non trmrva chl· legge<~i libri irri\'<·r<·nti ot di<;turb;ltori della ,frde. Con una di quelle di ..,1vvertn11e, prnpri<· della m,·ntr lilx-rak, io dovetti a un n·rto momento fan• la prc·para-- ;,itmC"n•ligir,\,'l. prr la <n·..ima e la comunion<", mrntre nrllo ,tr~,o t1·mpo, l('gg:1·\'o Candide e il D1c1ionu.1i,, fihilorof 1hiqur. li prctC"che m'i•tiui\a <·r,i arido, 'i.C'aNOd'intelligcn1.a e di buon ~e-mo, sicché "i pos~n intravedere le COll'i.C"gu<"nzLe.a saggcz7.a incredula e lx-ffarda dello c;crittore francese, cspre~'-a in una lingua che non intendevo perfettamente, e che for,;e perciò m'attrac-va di più, comC" "Coperta che ne \'eni\'o fac<"ndo. parc\"a pro\'enire da una fonte di luce lont.rna e celc~tc ; le parole del (acerdote, noiose come quelle d'un ammini\tratorc, JMtc-vano trattare di affari terrestri. Le p0',i7ioni erano rnvcrtitC'. Mi ricordo "Cmprc di quel Voltaire, e ne<lo "ia impo,~il)ilr dimt·nticarc il modo col quale ,;j è letto la prim:i volta un libro, che ci ha Ja..ciato una cert.1 impr<'""ione; ,·oglio dire che un libro prende quakhc co,,, dal fatto che lo ,i è leuo la pri·11a volta in tram·ai, o c;opra un altx·ro, o in una biblio1eca, o in compagnia di un nmico o d'una innamorata, con un maestro, in un ,11nbiC'11tsctraniero, m prigione. lo non p<h-.o <;tacc.:aremai interamente il ricordo del luogo d1 cene 1::-ttur<',fotte a c.a,accio e di "oppiano negli c;caff.1li di mio padre, ora curvo e di'itt'"° prr trrra ,correndo i paldwtti più b.1~-.i, or:i in bilico -.opra una '-Cg~iola pt-r rn~giungl'r<' i pili alti, dal ,·,tlon: di 1•,,f' Son di\'entato pili t.ffdi, l'd a fo1za di volontà, un i<·tton.· ordinato, di qudli che adop<·rano il l.1pi/ p<:r -.cgnar(· i brani pili import.tnti e che prendono note c..uquaderni e <;u~chedc; ma ,ollanto un freno d'cduta7ione mi trat1i,·11(' dallo c;cartalx-lbr<· i libri che- tr<WOc;ul tavolo di altre pc~onc, r non ?O'--.O f.1n· a meno cli lq:;gt'rc nel libro dd \'Ìcino di fcrro\'ia; e dcvon t'--.Cr<' rC",ti di qudl'C'poca di nuio ..i.tà "oddi,f.1tte male (' di ~oddi-.fa;,ioni fil· p1tr. L'amorr pn i libri non rra in mio p,1drc una manifc-.ta1iorw <"'>t<·rior<· Ja kttcr,1tura rra per lui culto d'umanità <' con,uetudint• ci\'ile. Il ricordo cla~..iro, l'anrddoto -.torico, il ricor"o al di;,ionario. le ore dedicate di nott<' ali~~lt·ttur;:i. ,.,, rirordo ~C"mpreche lc~- ({n,t a lume di r,ind('la o con un,t lu• <<Tnetta ad olio to,cana, e una volta porte\ da Roma, do, r il mini~tm l'.\n·- va chiam,Ho, un paralumino rn,a con una fi'(un·1ta di lMllcrina l' cci tt· ridìcolt• ca.mp,mdluuc- di otton(", p<·r rip:narmi dalla luce-, n1<"ntreio, pin 1no, dormivo accanto a lui), davano un tono ;dia .-..ua\'Ìt,1 e non a\."c:,·a.nonulla di profr,.,ionali· e- di p<-dantc·. li \UO ri~p<'lto per l'artr lo pona,.1 alla caHit.ì. l,·1te1.1ria; <;li ha ..uva di -.rntin· clw la roltura gli ,1\'eva cl.tto ul"'intnna ç.oddisfazionc ed un C0<;Lum1·U. na fort(' do"<!di realismo e di to'i.cana ironia lo tenne 'i.('mpre lontano dal fare l'e\leta. Ad un parente, chc s'cntusia- "ma,·a per qualche signora, .-..olc·varij><'l<'r:e « Ricòrda.ti che Laura r Bcatric<"and:1\'ano al cc,;<;0» (e non "apcva. di certo. di copiare il ritornello d("i So11etti a Stella di Swift). :'\on c'era che un solo tocco di pcda1w·ri.1, nC'l quale 1,j mC',;colava, per altro, la sua ammirazione per Carducci: <·d er.1 la cura con la qual(' compib,·a I<: circolari del c;uo ufficio e \'Ok\'.t che fo'.'ii"-<'r"oenza francesismi e vi u..,a, ;.t le prepo~izioni articol;1te ">taccat<', c-omc il ~uo grand<.· amico, (Cri- \C'ndo. ,l mo' d'<.',empio, de la S. I'. Ili.ma, anziché della, con gra.nde mera,·ì1Zlia degli impicgati, abitu~ltl al itrrgo d'ufficio. Letti•rntura t' patria si confondevano in lui in un solo amore e do\'trc-; l'ho vi..t.o piangc-rt' dur sole volt(·: per la mmt<' dt"ll'amico Enrico ?\(•n,·ioni <' prr la battagli,\ di Adua. Sul ban:ile C,l'-'><'ltorwdi nocino coperto da una la,11,1 di marmo v.iri<·gato rr:i aperto un tdq?;ramma dccifr:ito. Fra una rig,1 f• l',ltra di numeri ,.j kggc,-.1 l'.mnun1'.ÌO dl'll,t '-Confiua, e• l1in\'ito ai pn·frtti di m,uit(•nrrc rordine puhbli<-o. ).fio padre C"r,t carducci,rno, C'Ji-,pino c africuii,ta l'idea chr 1'lt.1lia fo-,,r ">tata hattut,l da ~fcndik non gli capiva m•lla lll('llH' l' traboc-r;w,1 p<.·r b vi,1 dd cuon·. La lt·ttC'r~Huraqui non ,('l"\'ÌvJ. L'ordin(' fu m;mtcnuto nella pro\'inua ,hc C'r.1,tata fra I<.· prim<• ad e,- ,,·re ,·0<;(' dal \O(iali,mo e d:tlll" dottrim• cl(•J « pirdt di C',t,a, ca1C' puri· ai mode1;lti. 1110 p,tdrc- pa,,ò per un pn·frtto !(·azionario, come· ,i dice\'il allora, m.1 fone fu uno dei primi a qudian· il mo\'Ìm<.·nto ,ocialr di quel trmpo. C'd acC'anto ;1i t<·,t1 di Smith r di Ferrara. a,·<·,a. e ù·ra lt:tto. il Capitale di :\far-..:, cht> molti..,,in11 tap, •0<·i,11i,tico:,o~n·\'ano ""''!tanto di copntina. Scioh,· le prinw lc·~hedi r<.'-.i,t<·n✓a di opt-r.ii <' di contadini. u,ando il pn·- tl',to d'una kgg1· dw k J)(H('\';\ far con- \Ìdt>rar<' come a"'oci,l7ioni ,1 d<'linriue- • r(', ma abolì nc·lla pronncia il rc,iduo nwdi<·, aie dcli(' « con ,llt' », pq n1i i cont.1dini n:in r<htrrtti a farC' on· di 1.wrno ,rnz .a. compen"o per tt'nt•r pulit<' lr vie padronali; C"a,·c\'a ,,·mpn· R""iudi<"atcnome· rnon· {'d orrnr<· 1 -.a. J.1ri di famr• C'ht•i proprirtari d1 tern• ,. cli indu,trie agricoi<· davano a brac- ( iauti 1·cl a la\'or,ltori. In llll.l lotta politi,a frn.· chiam,11(• rom<" oro1torr un ~io\'an1•. ,h,· allnra <·ra alle priml' ;1rmi, e che si slanciò con una carica a fondo contro il vecchio moderatumc, incapace di intendere i tempi nuovi; carica intempestiva per la lotta di quel momento, ma che rivela dove and~ssero le simpatie di mio padre: il giovane si chiamava Giovanni Borelli, era alto, potente di voce, simpatico, ma quella fu una delle prime e non delle ultime volte in cui fece perde1e_, per inabilità e soverchia sincerità, una battaglia politica. La letteratura e l'amor di patria combinati in un veno di una canzone che pareva bella alle generazioni carduccianc, furono fatali alla carriera di mio padre, quando stava per compiere normalmente i quarant'anni di scn-;zio, computata la campagna di guerra del 1859, dove andò volontario dalla Toscana. Si inaugurava una celebre galleria a traverso le Alpi e, quale prefetto della provincia, fu invitato a fare un discorso. Se avesse avuto meno lettere, se la sarebbe cavata senza scalfittura; ma gli ,;o,-vcnnc il Petrarca e !'Alpi che « fan schermo alla tedesca rabbia,, e il verso gli par\'C' fatto <tf·;><>- sta e volle citarlo. Er.1 presente un deputato clericale, amico personale dell'impcr.uore di Germania, cui la citaziont parve forse uno sgarbo perronale e Ct'rto un'offesa alla Triplice Alleanza; e perciò chic~e la testa di mio padre a Giolitti, e l'ottenne. Fu messo .a riposo, poco prima di chiederlo per aver compiuto il periodo di .;;crvizio che gli dava diritto alla pcmione completa. Jlaccontava poi d'<.'s"crsi recato a Roma dall'onnipotente mini!.tro, e di avc·rgli domandato ~e cred<"va di 1vcre tanti galantuomim al M.:rvizio lello Stato. da potc-rsj di'tfarc di uno d. essi co'i.Ì facilmente; 111.1 Giolitti era burocratico e gelido, cd obiettò le ragioni di ~t•n·izio, soltanto quelle. Più tardi Crispi, già mezzo cieco, ritrovò mio padre a Firenze e, sentitone il nome, gli disse: « Vi hanno mandato \'ia perché eravate mio amico». In realtà c'era in quel tempo una politica generale di acquietamento sociale, per cui il governo riteneva nece,sario, contro il socialismo che cresce-va, acquistare il voto dei cattolici ; e mio padre non se ne rese conto. Egli ave".1 ragione; ma. anche Giolitti aveva ragione. E il doloroso delle co~<'di que,;to mondo è d'essere in due ed in contra.sto ad avere ragione. Ed ha ragione anche chi dice che questo è impo~"ibilc, come ,;j può leggere in un famoso aneddoto dtl Manzoni. L'unico ad aver torto era Crispi, che giudicò la co,a da un punto di vista troppo p<:rsonale, perché le ingiustizie '-ubite gli faccvan, da vecchio, vedere penccuzioni anche dove non c'erano. lo ho raccontato l'aneddoto, perch~ fa parte della vita letteraria di mio padre: la letteratura gli fece p<.·rdere il posto. E io dovrei star molto attento. con quc,to C!>Cmpioin ca,;a, ma, comt• "apetr, ci ho preso troppa familiarità e ',() che per una grana che eviterei con molto studio, mt ne capiterebbero dicci altre; e quindi non vale la pena, CO'i.sÌpero mc le perdonino tutte e undici 1micmc. ).{1 accorgo ora di aver parlato di mio p,1drc prefetto e letterato, (' non del babbo; ma que'ito non ('ntra in un. Gl.pitofo di tnC'morir di nla lcttcran,1. ·continua GIUSEPPE PREZZOLlNI STORIE BREVI tiN SIGNIFICATIVO esempio d('ll'autenticità di certe informazioni '{iornolistichc, lo troviamo riftrito nd libro di Fio• rcnct- Boeckd • The Pou.n o/ the Prus /or Peoce ond rVor. Durantt' la guerra, dopo l'occupaz1on(' di Annrsa da parte delle truppe tcduchc, la KOlnlJche f<.eitur.1 ~aivt',a La notizia df"lla caduta di Anvcna è ,tata accolta dal ~uono ddlc campar.e di tutte le chit'\e > c vole,·; dire in Germania. Ed ecco CQme invt'cc la notizia free il ,i:i10 dellt" rapitalì ('uropC'I', diventando ogni voha « più intt>r('~sante > da ,un giornale all'altro. Sul Motin « Come la stes~a KOlniuJae ;:,aung riferisce, il borgoma~tro di Anversa è \lato costrt'tt(l a far ~uon:>r<' le campane di tutte le chitsc per salutar(' J'ing!'f's~o ddlt trupp" tede\che > Sul Timrr: « Apprendiamo dal Matin, cht 1iporta la notizia dalla KOlniscJarZ<itunl, <'hl' i p1('ti belgi i quali, alla cad\tta di •\1wl"na, si sono rifiutati di far suon art !(' campane, sono stati rostrl"tti ad abbandonar" le I• o chì('se > Sul Corrine dello Sua: « Riferisce il Times, '"he apprend, la notizia da Colonia, ,ia Pariti:i, rht i po\Cri pr('ti belgi, i quali, alla ('aduta di Anvcrsa, ~i erano rifiutati di far suonare lc campane, sono ttati in- \'lati in cairpi di conc<'ntram<'nlo >. F di nuovo sul A1 olin: ~ t: n'infonnazione del Cor,iue dtlla Sua rifr-rhcc che i b.irb.1ri conquistatori di Am·('na hanno punito gli ,fortunati prt"ti belgi, eh<' si sono rifiutati di suonare le campane alJ'ingreHo d('l1<' tnippt·, :"lpp('ndendoli comr hattai;;li allt' ,tl"\~e campan(' >. H; CHIESTO una volta a Davide Humc il pl"rché della \U:\ a,,iduità alla Camt"r;\ c!ri Comunì ogni volta eh<' doV1•va prend(•rt' fa parola il mini\tro S<'One,e John Brown, di cui pure non ave,·a nl"\~una s1ima. Io>, ri<po,t, e J><'I' parte mi:\ non <rr-do in niente di quello rh(' Bro,\t1 dir(· m,1 lui ri Crt'dt'. E mi piarr-, almeno 11na ,oh.1 la v·ttimana, ~cntir pa.darC' un Homo rht' n1·dc in quello ,he dicl" >
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