capo <lei non-unionhti durante lo sciopero; ,tvcva tentato di ottenere la protl'zionc della polizia perché quelli che volevano potCS!->l'ro torn,uc a lavorare. Era un vecchio operaio, addetto al primo tu~no. Gli erano c;tate fatte non poche minacce, I.a i,,uacasa era sorvegliata e due poliz1ctti lo accompagnavano al lavoro. Fu ag~rcdito nella fabbrica stessa. Gli operai del turno di notte c'erano ancora quando Reynqlds entrò. « Diamogli addosso! ::t gridò uno. Venti uomini gli si slanciarono add<XSO;parecchi brandivano strumenti a foggia di accetta. Moon, che lavorava alla macchina vicina, tentò di proteggere il suo compagno, ma, buttato a terra, fu messo fuori a calci. Parlai con Reynolds più tardi, all'ospedale. Aveva la testa fasciata e il vi~ ir.o ferito e contu~o. e E. stato come un attacco alla baio• netta durante la guerra », mi spiegò. e Quei tipi sembravano invasi da una vera f urÌ:l. omicida 1 erano come anima. li. Ho capito ch'era inutile tentar di difendermi; ho cotninciato a correre, ma avevo fatto appena dicci passi quando qualcuno mi ha colpito per di dietro. Ero svenuto quando la polizia e gli ispettori mi hanno salvato :t. La '-OCic-tàmandò Reynolds fuori della città, dandogli un posto in un'altra sua fabbrica. Ma ne~uno fu arrestato per l'aggressione. Sarebbe stato inutile. t impossibile provare la colpevolcua d'un unionista. Di que..,tò dovemmo convincerci qualche tempo dopo. La vittima fu di nuovo Webb. Misero una nuova squadra nella sua !)CZione c1 come il più .mzia• no, gli toccò di nuovo d'essere capo- ~quadra. e Nient'affatto >, disse il capo del Comitato. e Non avrai il posto! ». Tolse di nuovo la corrente. e Amici ! » tuonò, e bisogna dare una lezione a questa società. Questa volta chiuderemo ad· dirittura la fabbrica. Portate in fondo alla sala gl 1ispcttori e i caposquadra e affidateli a una guardia>. Venti uomini si precipitarono a eseguire gli ordini. e Ora andate a interrompere il lavoro in tutta la fabb:ica. Raccogliete tutti i vermi non iscritti all'Unione e portateli qui; li chiuderemo al ~icuro >. I fili del telefono furono tagliati. A un ispettore che tentò di avvertire la polizia fu strappato di mano il ricevi• tore, e l'apparecchio fu staccato dal muro. Nella confusione, \Vebb riuscì a fuggire e a ra~giungcre l'ufficio del direttore generale. Quattro uommi si prc- "cntarono a reclamarlo; altri venti aspettavano fuori. Il direttore rifiutò di consegnare Wcbb. Allora arrivò Byers, il capo del Comitato. e Sentite », disse al direttore, < io non posso più impormi agli uomini. Tra poco verranno qui a prendere Webb, , se non me lo consegnate con le buone. • Se Webb mi segue, ora, tranquillamente, nessuno lo toccherà. Ci penso io. Mandate pure con lui un ispettore > Il direttore acconsentì. Arrivata l'ora del secondo turno, una delegazione di unionisti fu mandata ad ogni cancello. Le porte di sicurezza furono chiu~e e nessuno potè più entrare o u~ire dalla fabbrica. Finalmente cominciarono i e negoziati ». La società c::iarrese, come al solito, ver'O mezzo• giorno, e tolse il posto a Webb. Gli unionisti, allora, chiesero di es~ere pagati per il tempo perduto durante lo sciopero. Ci fu un'altra lunga discussione e la società s'impegnò a pagare una giornata in più come indennizzo. Finalmente alle due del pomerigi;tio (sedici ore di lavoro erano state perdute), l'ordine fu ristabilito. La società, questa volta, tentò di appHcare una certa giustizi:t.. Furono arrestati, per complotto, una ventina di uomini. Ma l'avvocato dell'Unione era astuto. Fece rimandare il proce<ii~o due o tre volte, pubblicò lunghi resoconti sui giornali 1 accuc::ando l:t. società e chiedendo un proce<liso davanti ai giu• rati. Finalmente il primo imputato, Gray, comparve in tribunale. Non fu facile trovare dei testimoni contro di lui: i pochi che furono mes~i insieme erano quasi tutti ispettori e l'Unione mandò il doppio di tc~timoni a giurare che Gray non c'entrava affatto. Gli e Comini dell'Accetta> non mancarono d'illu:-trare a tutti la ~orte di quei vermi che avrebbero testimoniato contro l'Unione. Un operaio che ebbe il coraggio di di~prezzarc queste min;"I.CCCdo\'ctte presto convincer'.'ii chr gli unioni~ti non scherzavano. Quella notte \te,ça, i ,uoi compa_gni di squ;"l.dra incrociarono le ANNOII. N. 33 • 13 AGOSTO1938-XVI MNIBUS 11 SETTIMA.NALEDIATTUALITA I POLITIOAE LETTERARIA :-==-- i I ESCE IL SABATO IN 12-1' PAGINE I ABBONAMENTI 1 Itallaelmpero:annoL,4lil,1tm11treL,2lil ! Euero: anno L, 701 semestre L, 36 OONl NUMERO UJfA LUU lhno1oriul, dltegnl e fotogra.fie,.t.nobt ae non pubblicati, non ,i re1titoi1cono, Dir1Dou: RGma- Piuu della Pilott.a, 3 Telefono N, 66.470 Amm.lnlstruiOH: Il Miluo • Piu1a Carlo Erba, 6 T,l,fo,o N, 2<.808 J PubbUdti: Pu millimetro di •. !iena, bue una ooloDDa: L. 3, Rholgfui all 1Aaeula O. Breaohl f~~~~ 16 :•R!~d~ 0 ,.!~n~: 1 \':f:i-i~!~ braccia e rifiut,1rono di lavor,trc con lui. La ,ocictà lo mandò in un'altra sezione; la « Banda dell'Accetta » lo seg:uì e interruppe anche qui il lavoro. Finalmente, la \OC1età lo mandò a ca• ...a. Non !.O come ~iJ. andato a finire. I giurati non ~i misero d'accordo e l'accut.a rimandò gli :t.ltri imputati dicendo che era impossibile ottenere una condanna. Il numero delle iscrizioni al• l' Unione continuò a c::alirc. Ormai, era inutile osteggiarla. Ottennero dal Labor Board di poter organizzare le eh.·1ioni in prima\'l'ra : organizzarono grandi riunioni e parate. I non-unio• nisti non erano organiuati 1 e la SO· cietà era impotente. Bisognava fare a pug:nì per arrivare alle urne. L' \Jnione contava ormai più del sessanta per cento degli operai. In quanto a IO(', per un pezzo tirai innam:i alla mC'glio. Quando vidi come anda\'ano le co,c deci,i di non par• lare e di badare ai casi miei. Ero insultato, .spesso, ma fingevo di non accorgermene. Una volta un utensile mi sfiorò l'orecchio, lanciato da un,1 finestra al piano di sopra i un'altra volta qualcuno rni buttò una di quelle « ac. n·tte ». Appena mi allontanavo dalla macchina, mi 11<-l'•conde,·ano gli utensili, o se li pa..,..a. \'ano di mano in mano, cd io pcrdC\'O una quantità di tempo a cercarli. Dirigevano il gnto del vapore sulla mia maechina t.' ro\'inavano una quantità di materiale. Ma siccome peso ct·nto chili circa e ho fatto un po' di pugilato ai miei tempi, .spiegai che, ~e qualcuno ci te• ne\'a a misurarsi con mc, non se la S.l· rebbe ca\'ata liscia. Anda\'o e venivo dal la\'oro con un operaio della mia sezione che abitava ndla mia \trada. Si adoperava una settimana la mia automobile, una settimana la sua. Anche lui cm indignato contro l'Unione, e non era un vigliacco; così, ci )ac;ciavano abba~tanza in p.in•. Presto il mio amjco incominciò a rabbuiar,;i l' a brontolare. Perdeva una. giornata l;"I.sl'ttimana per "ia delle interruzioni di lavoro che capitavano qua,i ogni giorno. Sapevo che non po• tcva permettersi il Jm.. o di vedei'\} diminui1c il '.'iettimanale: ;.n-cva un figlio malato e ')pendeva una quantità di denaro per medici e medicine. L,;n giorno lo vidi buttar,,i a capofitto nel lavoro, e capii che avrebbe superato il limite im'po'-to dall'Unione. Cercava di fare un po' di straordinario. ).{i domandai che cosa gli sarebbe capitato. Fu denunziato al Comitato direttivo dcli' Unione, naturalmente, e la sua -,czionc fu chiu,a. Cercai di fargli coi aggio, gli racco• mandai di non avvilin.i. Ma qu,.lla sera tro\':t.mmo i copertoni della \lW, au• tomobilc tagliati in modo che era impossibile ripar,uli. Il mio amico dovè ricomprarseli tutti e quattro. La mattina seguente, non \'Cdcndolo arrivare a prendermi, telefonai a casa sua. La moglie m1 diçse che l'ra u~cito da un quarto d'ora. Immaginando quello che era succc,:;so, andai in fabbrica con la niia automobile. Lui c'era già, naturalmente. Non mi ~aiutò e da quel giorno non ci siamo più parlati. Si era arreso: e si era iscritto e spontaneamente> all'Unione. A casa mia le co~e andavano molto male. Le donne. in queçti frangenti, hanno \Cmprc meno coraggio degli uomini. Mia moF{lie ed io non potevamo andare nemmeno in chie.-.a senza e,~ere int,,ultati. Ncssuno c'invita\'a pili. Ai bambini capitava lo ste™> cd erano molto avviliti Abitavamo in un qu~u• ticrc quasi tutto occupato da operai della ~ocietà, e quelli che erano contrari all'Unione non O<iia,·ano dirlo. :\{ia moglie ,coppiava a piang<:rc ~cnza motivo. Una notte si svegliò gridando i~tcri• camente, e ci volle più di un'ora per calmarla. Finalmente mi di,\C quel che era succec::.~o: durante la mia assenza. da qualche tempo, dC'gli ignoti le telefonavano minacciando di prender-eia con i bambini <lienon m'i~rivevo all'Unione. Per la prc-occupazione e l'an- ~ia, mia moglie era <iul limite dell'esaurimento nC'rvo~o. Quella notte non chiuçi occhio ed ebbi il tempo di riflctterc. La mattina dopo andai in cerca del capo del Comitato. e Datemi una di quelle tessere>. gli dissi. Sghignazzando, mi tc\e un modulo. Lo firmai C' tirai fuori il port.ifoglio. « Hai messo giudizio, eh?> mi chiese. « Sì ,, ri,po'ii. e ).li i(.crivo pn C\SC'rC protetto. ).!i a\'ctc ricattato: pago :t. Udendo la dic;cus..,ionC' du<' o tn• •degli unionisti più attaccabrigh<' si avvicinarono. e Si sta finalmente per ,·cnire alle mani >, pensai; Jlon ne pote\'O più. ).fa il caporione fu abile. « I lai altro d:t. dire? • mi chie~e. e Sì. &· capiterà qu.1.lche to~a a mia moglir o ai miei bambini, alla mia au• tomohile, alla mia cac::a o a m(•, me la pn.·nderò con 1,,oi ! Xon m'import.i chì ne avrà colpa, né \e voi ,ar<'tc o no al corrcntl'. Sr mi capita qu,ikhe co,a. mc la pagherete voi, badate! >. Dopo di questo, mi Ja..,ciarono in p,\- cc .. ·he\'ano ottenuto quel dw \-olrvano: il mio denaro. Ed io av('\'O avu• to quel che di>ider.ivo. che fo,scro protetti i miei. ~la, non mi fraintendete I Tutto quel che ho (Offerto nella fabbrica non c'entra affatto con i diritti dei la\'oratori, o con le migliorate condi1ioni del la- \'0ro, o con l'aumento dei ,alari, o con un a\'vcnire più sicuro. La soluzione di questi problemi è ,cmprc rimandata a un giorno a venire : quando datori di lavoro e l.1vor,1tori potranno seder~i tranquillamente e onestamente a discuten·. Qurl che accaddc o~gi è una rarAet. e le Cnioni 11c raccolgono i profitti enormi. J. K. OMNIBIIS PAGfNA Z NEW JERSEY (0, 8. A,). Il capo ■ociallsta Normau Thoinu aotto nna umpe11a di nou marce dn:aui. nu C<lmiJio te :i.dottato in tutto il mondo civile Vcd:ui l'Enciclop~dia italiana, volume Xlii pag. 739. < Un fenomeno di questo tipo (come quello studiato da\l'Oersted), a vero dire, er.r. già stato osservato, per qu.r.nL'on .. irtcmio Fnrarro ci prtta &iiva.,nen- to incomplc1amente e panialmente, da C. u di pubblicare quuta sua rtplica alle cn- D. Romagnosi di Tren10 nd 1802, ma nel tich, del prof. Timpanaro. Lo aaonunt1a- mondo scientifico era passato inosservato>. mo P._trcorrtlttu.a giornalistica, chiudendo Tutti sanno, del resto, che a Trento, in via la di;c,nsione. I lt-ttori che· abbiano uguito Belenuni 16-18, una grande lapide, mulo polemica sono in ,,odo di farsi un'opi. rata 1ulla facciata di una vecchia casa, dice nione su ciascuna delle q1u1tioni trattate t lcSlualmcnte cosl: Ciondomcmco Roma• di giudieo,~ da quale parte sia la rationc 1nosi . maeist,ato sapiente - illustre scrùt da quale il torto. 10,~ cittadino integerrimo . nel 180:l abitò qu~sta casa . e f~ct suoi studi t scoperu il1'j(' ELLA sua < Riip( a a Fer:-.1ri , l!J di dctt,omo_gnttismo. Po~ché la.. lapide è ~ Timpanaro avrebbe dovuto distrugge- s1a1a murata Ml . 18~9, ~1 può ...mmetterc re Je mie affermazioni circa le Conti che, dopo 80 anm (d, cui sessanta sono la alle quali ho attinto le notitic conieslatc do~inar.ione auslriaca}, questa a~s~rzione da Jui. (o mi ritengo pago dì dimosirare abb1_a_qual~ht' fo.ndament~, e non sia una che tutte le dichiarazioni contenute nel mio < spmtosa mven:uonc > mia. libro, tutte Jc indicazioni e rivendicatloni O~a viene 1:epuodi~ della .r~na ~i ~al. traggono la loro ragione di essere da fonti vam. Dalla mia concisa cspos121_onc11T1m: e ricerche fatte accuraiamente e scrupolo- pan.aro deve a:cr crt"duto eh~ 10 a~ermass1 samentc che Volta ha mvcnta10 la pila, prima che E ricominciamo: il pendolo d: Foucauh. C:'alvani ~opri,ssc l'elettricità anìma_le•. No~ Riassumo i termini del dissenso: gli Ac- e è nel mio libro. un passo che g1ust1fich1 cadcmici del Cimento fanno, verso l'an- u~a ta!"• affcrmauone. lnvcce gu,\C addeno i 66o, esperienze diverse su pendoli 0 b!to mi . si fa per aver par~ato di q~cll'arc~ <dondoli>. Si accorgono che il pendolo uni. bimetallico eh~, come. tu1t1 sa~no,. e clau1~ filare devia e dalla sua prima ,;ila >. Lo ~o nelle cspcnt'nzc d1 Gal.vani. S1 con~ult1 rilevano e mettono agli atti questa cspc- il volume XVI d,cll.a ~nc1clope_d•.a 1t~lian~ rienza. Circa du.c scco~i do~ il fisico f~an- t:~:\.:rt~::c~:: 11 ~~:;• l~e:'!:r~;;;eni!à ...~; ce~ Foucault n.pett' 1esperienza, e, po~ché Galvani ebbe ad accorgersi che analoghe ~::,:~:~:~~p~e sid:r:n~:~c;:ct~:i:~;a~:~ contrazioni Nano ottenibili senza il con- : 1 ~%') ";~;~:~:::~;~i : 1 :~:~f l :~{ ::"1: d;,~ 1::1;:i';:::1~:~~:,:::n~~; ;:1: 11 ~: n2E:t~:~!.•P~:~,;:i,:~:i°f:6i~ ~:::~{cJ{~:~~,;~,]!~ ::~!~i:'cE\t~ ,:alotti (1666), in inglese del Walter (1684) ;:;:~/:: ;:~,i 1 ;i~~rit:~al:;;;vv!~a r:i~: ed in l:1.tinodel van Musschcnbroeck ( I 73 I). rattrarre i nervi e provato avvenire nella ~~=i~:·•;:iii~:~:;:~:1.'.f: ; :.:: ::;?i~~; ~~" ,~~=~r:~i~f :; 1i,! :'!i~, :~·1· 1 ~:;r.~:~~ tribuzionc all'intcrpretatorc della paternità cora di due lamine di metallo fra un mudi tuno il fenomeno e degli strumenti che lo realizzano? Oppure si può separare il merito di aver studiato la rcnomenologia da quello di :i.vcrfa interpretala" lo non lo crt'do, e vi sono persone d':i.ha autorità c-hc la pcn~ano come me, tanto è vero che SI accin~ono a presentare JX"r iniziali• va dl"I prof. Lo Surdo e dell'on. ViKo il ramoso pendolo alla Esposizione del '4-2, e non comt' una gloria francese. Vi è poi una 1estimonianza che chiamerei deci~iva ln una conferenza del compianto senatore Antonio Garbauo dt"lla Università di Fircnu, dal titolo: Il contributo d~tli italiani alla fisica, raccolta nel volume L'/1alia e fa Sòen.i:o, compilato da Gino Bargagli Petrucci, a pagina 83 chiunque può trova• re il seguente pas~o: e Non po~so però tal"'rrt' cht' nei Diari (degli ,\ccademici del Cimento) si trova btn chiara la nozione del calore specifico <' vi si 1ro,.,a chiarissima la cspcricnn del pendolo di Foucault, anticipata di due- secoli >. Debbo dire che proprio a questo pro• po~ito, e per analogia, io ho ricordato il caJO identico di Calzccchi Oncsli. Questo !{rande scienziato è fuori discu~~ionr1 siamo d'accordo. )f:l il Timpannro non dice tut· 10, quando cita il telegramma del 28 marzo 1899 di Marconi :i.I Brani>· Si deve a~- "iungt'rc che il 7 mag~io 1903 il Marconi ~1cs\o, in una sua confc-ren:za tt'nuta in Campidoglio alla presenta dri sovrani d'Italia, ha citato il Cal:r:ecchi prima di Brani~, rendt'ndogli giustizia anche pc-r quanto n- (1:uardava la priorità del cohncr. La qut'stionc di Romagnosi è più semplice. cd ancor meno dhcutibilc. Il Timpanaro gli nega anche la più piccola parte di merilo, ma la sua opinione è quasi univcrc::almentc negata A parte il Rambclli, la cui :i.utori1à egli mette in dubbio, vediamo quanto scrive uno scienziato di sicur:i. fama quale è Giovanni Ciorgi, profcuore alrUnìvcrsità di Roma, il cui sistema di misure t'lettrichc è stato, come è noto, recc-ntemen. scolo, od un nervo ... >. Ed infine consulti anche, it' crede, un bellissimo articolo di < Electron > (al secolo in,:. Carlo Ro~~i di )filano) su Sapere, voi. 111, pag. '277, dove è detto più sinteticamente < Le sue espeTienzc (di Gah-ani) sulle rane, sia col con• corso dì una macchina elettrica, sia col srmplicc contalto di un aTC0 bimetallico, ebbero risonanza mondiale >. Ed ora poche rapide notizie su altri particolari. Non i newtoniani, ma ~ewton ha fatto l'errort' del calcolo della portanza alare ed ha sbagliato l'interpretazione del fenomeno meccanico del volo. 11 pas~o da mc già citato su Men'diano di Roma parla proprio di Newton e non dei suoi ~cguaci o discepoli. .\"giungo però che gli autori della voce <Aeronautica> su l'Enciclop~- dia italiana, la quale reca rilie\·Ì co~l irriverenti ~ui calcoli aerodinamici di l'\cwton, sono: i generali Fc\ìce Porro e Gian Mario 81"1trami, J'ammira<i;lio Giulio Valli e l'ingegner generale Giulio Costantl. Quanto a Grimaldi, pare che il Timpanaro mi dia atto del valore scientifico dell'opera di questo sperimentatore. Infine c'è la asserzione che io non ho capito la differenza che pana fra tt'lefono e microfono. Il mio cri1ico non dice preci- ~amcntc su che co5a ba,i questa sua afft'rmatione. Fouc pt'rChé ho parlato separatamente del < circuito telefonico di Mcuc. ci > e del < microfono di Righi>. Veramente l'avevo fatto appo~ta per far capire anche ai non iniziali che il mic-rofono è una parte del telefono. Concludo: il mio libro è frutto di qualche- anno di lavoro. La cri1ica del Timpanaro ha colpìto, e non a proposito, solo tre o quattro pagine delle 53 7 che lo compongono. lo 5.0no pronto oggi, come domani e ,empre, a difenderlo, perché mai il mio spirito e la pauionc per gli studi mi hanno indotto a sopraffare la verità. ARTEMIO FERRAR!O ANTROPOLOGIA,ROHEOLOGIA, LINGUISTIOA Ci;rj RE CATEGORIE di studiosi la\'orano U nel dominio dc-Ila preistoria: gli .antropologi, gli archeologi e i lingu1111 I primi ricercano e studiano crani, ossa, 5Chclt'tri umani. l S('C0ndi, oggetti di civiltà; anni, ornamenti, vasi, utensili di forme "' di materie svariate, ccc. I linguir.ti paragonano suoni, parole, forme grammaticali. Tuui e trt' cercano di raggruppare metodicamente i fatti, cht' studiano, nabili5Cono dl'IIC"Sf'ric t-, ciascuno nel suo campo, istituiscono rapporti di cronologia e di diJ)('ndenza. Ma, finora, nt'mma delle tn: scienze è riuscita a far coincidere le proprie \l"ric con quelle dell'altra Non vi è misura comune. 2- un linguista, il Vcndryes, che ha cosl descritto i rapporti fra le tre scienze Un antropologo trova un cranio: lo studia, Jo misura in tulti i sensi, prende nota dc-Ile particolarit.à, che eventualmente ptt• senta , dallo strato del terreno, in cui lo ha rinvenuto, deduce a quale periodo geologico debba assegnarlo; lo confronta con altri rinvenimenti analoghi ; ricostruisce o tenta di ricostruire l'intero uomo, cui quel uanio appartenne, e di detC'nninarnc la <razza>. rvcdrcmo poi che cosa si debba intendere per < razza >). Fatto questo, J'an- •1ropologo non può fare di più e non può sapere di più: può stabilire l'indice f.r.ccialc e l'indice nasale di quel cranio, può stabilire se esso fosse di un brachicefalo o di un dolicocefalo; ma non potr.à mai sapere quali idee in uso sorgessero, quali associazioni di idee, quali immagini \'erbati vi si formassero: più brc\cmentc, non saprà mai quale lingua parlasse l'uomo cui appartenne quella tes1a. Col cranio in mano, egli è, preu'a poco, nella posizione di Amleto al cimitero: That skull had a to111u< in il, and could sint ona (Quel te· schio &\'cv.a dt'ntro una lin<i;ua, e potC'\·.:i. (antarC', una volta C3nta\'a e parla\•a, una volta; ma per l'antropologo è muto. Lo stfsso, all'incirca, si dica dell'archeologo. Egli trova ,.,asi o spade di un ca10 t.ipo, li studia, li clas~ifica, uabilisce l'arca fCO<i;rafica nella quale ~i rim·cngono vasi o spade di quel tipo. 11a sar.à molto imbarazz:no se vorrà stabilire a che razza appartent"ncro gli uomini che usavano quei vasi, C' che lingua parlassero. A meno che il suolo stCS\Onon risponda a ques1i intC'r• rogativi ; ciò accade quando si 1ro\'ano Khclctri e utt"n\j!j in\icmr E veniamo al linguista. Egli è il più for. tuna10 dei ire perché ha a sua disposi:r..ionc il materiale più ricco: intere linR:uc \'Ìve o morte, con i loro vocabolari e con le loro grammatiche. < La grammatica compa.- ra1a offre un sistema in cui le lingue sono clauificate secondo i loro risJ)('tti\·j carat• teri e dis1ribui1c in famiglie. Attraverso la comparazione dei suoni e delle forme, le inno\·atloni di ciascuna lingua appaiono in piena luce, in oppoi;izione alle sopra\'vivenze di uno stato più antico». Attra\·erso un lavoro siffatto, i linguisti, nel secolo ~corso, riuscirono a fissare la preis1oria delle lingue indo-europcc '.\fa cui non potevano sapere chi fossero o come fos~ro fatti gli uomini che parlavano la lingua o le- lingue anteriori al latino, al ~rC'COo al sanscrito. Soprattutto non potev:i.no sapere a che < ruza > appartcncuero. Invece p~tesero saperlo. Furono definite le e razze > in ba~C'alle lint:ue. Individuata una lingua, si ammise che appartenusero alla ste~i:I e razza > gli uomini che la parJa,.,ano o che la a\·c,,.·ano p:1rlata Solo dopo ulteriori e lunghi studi si riconobbe l'errore- e si ammi~ quella che era una \'t'rità lapaliniana: che razze dhcrsc possono parbre la stt',~a lingua e che la stessa razza può parlare più lingue. Del che Ji a\:e\·.i.no provC' nidenti anche nC'll'ambito della noria ,i pensi quante razze divC'r~I",otto Roma parlarono la stcua lingua. Il pro~ndirc dct:li ,tudi chiarì l'equivoco C' ribadì la ~cparazionc dt'll'antropolo.-ia e della linguistica ARIANESIMOE LINGUISTIOA ,1 \ DOTTRJ:-.A dcl\'arianeJimo traHe oril!} gine appunto dai grandi ,tudi di hnguiS1ica del secolo scono. Quando si cons1atò l'c$istenu di tutta una ,crit' di somifl;lianze fra il sanscrito, il greco, il latino, il • . ..:o, l'inglese, ecc., si ammise che i popoli, i quali parlavano o avevano parlato quelle lin~uc, discendc~scro lutli da un unico ceppo comune. Alla fine del secolo X\'111, Sir William Joncs pubblicò il suo Trattato della potsia oritnlalt e poi la sua Crammalica pcrsia• na, che si possono comiderare come- il punto di partenza degli studi orientali moderni Egli fu il primo ad attirare in modo ,istematico l'attenzione- degli ,tudio,i occidentali sui punti di ,omif{lianza fra il per. ,i.ano e le lin~uc europee: quc~to nel 1 788 E\attamcnte ven1i :i.nni dopo, nel 1808, Fricdrich Schle~cl pubblicò uno swdio pro• fondo sulla < sa!l;gezza t' la lingua drgli indù> (Utbcr dì~ Sp,ache und dii U'rish~it der lndicr), e sostenne, fra l'altro, la tcO• ria che il ,anscrito fosse la lingua madrr, da cui sattbbcro dtriva1e lt' lini.:uc europee opinionf' che, più tardi, risultò del t11t10 erronea. Per la prima ,·olta, nel 18131 fu adopt'- rato il tenninc < indo•curopeo > ; e chi lo u~ò fu il doti Thomas Young, nella Qua,- tcrlJ Rt&iieu·, ma in un ,cn,o più lar~o dell'attuai<". Chi gcllÒ le basi dt·finitÌ\'(' dc• gli ,studi moderni di linll;uiuica fu il filologo Frant Bopp1 dcll'L'niver<iiilà di Ber. lino, che nel 1816 pubblicò la sua opera fondam<"ntale C~brr dar Conjugati<HWJ• sum der Sansl.ritJsp,achr in t'<r.(ltichun( mit irntm der trìuhisch~n, lau1nischtn, persiuhtn 1,md germa11isch~n Sprochtn e nel 183'.:i la Cf'lcbre l'trRltichendr Crammat1A. der Jan.(knt, t.tnd, _,:,iuhischtn, laltinisch<n, gotuchtn und dtutuhtn Sprnrhr,1. Nrl fratlcmpo, J. von Klaproth avtva introdotto il termine < indo-<i;nmanico >, che poi in Germania fu co~tan1cmc-n1eadoperato al posto di quello più comprensivo di e indo-europco >. LINGUISTIOAE ANTROPOLOGIA ~ ti L'l~CECXO brillante di )fa,c )·IUl- <J" lcr che portò alla perfezione la dotttina dcll'arianc~imo sul ter'Tf'no della lingui~tica e, an7i, fu lui che nei cor$i di filolo'(ia comparata, tt'nuti a Oxford fra il 1861 e il 1863, prc~t>ntò ii;li ar~omen1i per cui il nuovo termine di an o < ariani > do,.,eva C'ntrare nell'uso in sostitu1ione dt'i tc-rmmi antichi più lunghi r incomodi di e indo-europei • e di e 1ndo-,•,·rmanici >. e l'argomento principale fu chi' il popo~o di lingua sanscrita, il quale invuc I' Jnd1a, s1 chiamava e Ar;a >. Dalla affinità d<"llt: lingue ariane, Max ~iillcr d~uceva che < pri: m:i. delle ctrugraz1om dt>irh antenati dcgh indt e dei ptn:iani \Crso il sud e prima che i fondatori delle colonie f!:rt'chr, romane, celtiche, teutoniche e davi' ~i. mt'ltcs~ro .in marcia verso i lidi "'uropei, t'JJste\a un piccolo clan di ariani, innallato probabilmt"n• te in cima alle montattnt" ddl' . \~ia centrale e parlante una lingu3, la qualr non rra ancora il samcrito1 né il grtco, né il trrlcsco, ma contfnc\·a i germi di tutti" quc~tt' lingue. Ci fu 11n tempo in cui i pr_imi antenati degli indi, dei prr~ia~i, dl".1 ~ree:: dei romani e degli slavi, dei celti e dei germani .,,j\'evano in)il"mt', nella n•ua rt'g10• ne: meglio ancora, sotto lo suuo t~!to > La dottrina della identità dell• ru.za e dd1.a lingua Na, così, nettamente affermata. )fa un quarto di ,ecolo dopo ~iax ~iUller la rinnegb con t'ner~ia. Le prove che la filologia comparata da una partt', l'antropologia dall'altra a\"evano accu-nulate non lasciavano suuinerl" alcun dubbio. :--"cll'alh:ma \.·iccnda delle sorti umane, a volce .i conqoi\tatori si erano appropriata la lin- §Ua dei vinti, a_ \.·ohe a,·evano imposto . la loro lingua ai vinti. Do\·c and;l\'a a finire il postulato che alla lingua corri,pondcsSt' la razza) < Cli " ,\r)a., >, disse ~tax ){Uller, e sono coloro che parlano lingue ariane, quale cht' sia il colore della loro pelle o ìl loro san~ue. Tutto quello cht' abbiamo affrrmalo a loro riguardo, nel dar loro il nome di Ariani, è che la grammatica della loro lingua è ariana > E ancora; < Io non ho ~mc~rodi affcrmart' che, quando adopt"ro il 1crmine "ariani ", non intendo parlare del sangue, né ddle os~a, né del cel"\'ello, né del cranio; intendo scmpliccmen1c: coloro cht" parlano la lingua ariana. t lo nc~so quando parlo degli indi, dei greci, dei romani, dei tedeschi, dt'i celti e dt'gli sla\'i. Io non faccio alcuna allusione alle particolarità della loro anatomia t po,si• bilr che gli \Candinavi dagli occhi blu e dai c.1,pelli biondi sia.no stati dei conquistatori, come è possibile che siano stati dei vin1i: non ha impor12nza SI" es.si abbiano adouato la lin~ua dei loro conquistatori dalla pelle bruna o <C'abbia avuto luogo il conirario ... A mio aniso, l'etnologo che parli di rana ariana, di ~an<;ue ar:anC" di occhi o di cap«""lli ariani ~i rende colpt"- \Ole di un peccato altrettanto gra,·c, quan• to quello che commt'ttereb~ un linguista il quale parlas~c di un vocabolario dolicocefalico o d'una grammatica brachict'fAlica >, Con questo, la linl"a di separazione fr;1 la linguistica e l'antropologia fisica t'ra correttamente \et:nata. La linguistica, dopc, avere presunto troppo di sé e delle pro• pric po~,ibilitl, rit'ntrava nfi suoi confini. RAZZAED EREDITÀ ffO STt:DIO delle raue tornò, come di L!::) diri.tto,. all'ant~polo~i~. ),fa l'antro?O: l0~1a s1 trovò m cns1: per quanto 1 suoi metodi, SJ>t'Cialmcntc nella descrizione "' nella mi,uraziont" dei \ingoli cara11eri ~ornatici, si fo,Sf'ro molto perfc:r:ionati1 pure c<ia non riusciva a inquadrare la mohitlldine varia degli uomini in gruppi ben delimitati e universalmente acrrt1ati; e, se pure vi fos,c- riuscita, o"ni sua <"onclusione a\·rebbc avuto ••alore §O)o prr il prf'sente e p,:,r qualche decennio pas5ato. Furono le indagini p:rniali sull'rrcditariet.à dcll'at;os1iniano GrcJi;orio Mendrl eh<' apri• Tono ad c,~a nuove ,if'. Dopo eh<" una schiera di biolo'C"ie di antropoloG:'Ì insi"ni ebbe CSlt'SOall'uomo lf ric,..r<"hc~idl'f'rrditarie1à, ~i ritt'nne che ormai ~i ro~,c trovato il mcuo < prr fi•~MC'11;liclementi p:ù dura1u1 i e ~icuri nel e;rovi"lio, altrimt"nti ine- \tricabilc-, ddle variazioni del corpo umano, pt'r e;iungerc CO\Ì ,l un'utile da~\ifica1:ione dell'umani1à •e<:ondo i caratteri somatici> (Schmid1', Il concetto di rana fu ricostruito su basi ri~oro~amC'nt,:, sci<"ntifi. che e l'antropoloi;i:ia ~i andò \\·iluppando parallrlani,:,nte agli <,tudi di 11:cnrtica Si è di- • ~cuno \C" esistano carattrri razziali a~,oh1• i.amenti fiui o se anche su quelli rÌlt'nuti tali a'!:isca qut'l complcsw di condizioni c~tcrne, che si de ..igna con la denominazione "cncrica di e ambit'ntc >. Fra raltro, il cambiamento d,.lla confonna7jont' cranica di tutta la rana nordica in Europa, e cio~ di uno dei caratt<"ri chr ~i ritent', ano immutabili, ha co•treuo l'antropolo~ia a una rnisionc dei i.uoi po~tulali. Si è ricono?tCiuto che- i tf'nt.llivi f.uti p<"rmt'ttf"rç in rclationf' l'ambientr <' i caratteri fi~iri dt"!- l'uomo erano falliti p,..rché •i era scituita una via erronea: e cioè si era ritt·nuto rhf' i fattori e~tcrni ae;is,cro dirNtamf'ntc \,11la forma e- sulla ~tn1ttura dr\ c-01po. lnn·cr •rmbra, ora. rcno chr l'amhirnte 31:!,,;ca•ul chimi~mo d,:,lrc~scre e chc- lf' modific,uioni chimicht' po~~ano dct<"nninarf' mutamenli di form:i. f' di s1ru1rnra ddlt" di\er~c p.uti dt"I corpo. e Q11anti esempi si hanno di altc1a1ioni di•lla forma di. un or11:ani~mopN <"fretto di ana lt"i;i::<i;rr\aMia,ionl" chimica, \,•condo 1ana loi;i::ìcache cì <fUll:'t'<c'omplc-- tamrntl" 1 Che ,i accrc\ca o !Ì diminui\ca il tenorl" in ~ale marino ddl'acqua in cui , ivc- un piccolo cro~tano. l'artenio salina, e il ~uo addomt' \i alh,nghfrà o si anor• C<"rà. Che ,i irrori di \ali di magnf'1io 1.1n ro~aio inva\o dii afidi, C' un 11:rannuml"ro di 4.:.1e~tcbc-~tiolc ~i trasformeranno r mt't• tt'ranno lt- ali. Che un fanorr qua\un• quc ai;i::cnte sul mctaboli\mO di un c~,,:rc umano \'l"n~a a turbare in un cc-rto modo il r 1mzionam<"nto dt'lla ~ua e;landola ipoti- \aria, e ~i vedrà aumentar(' la ,ua statura, il SltO na\O e il mo mento irrobu"ir~i e di- \'<"ntarc più prominenti> )lillotl, Si dcvc, dunque-, ammNtcre col Sallc:r 111, concetto dìnamico td c\·oluti\'O di rana, in contr:tppo\t0 a quello \l3tico e rigido, chf" la seif'nza vagheggiò un 1empo. < Questo è rnto >, ha detto \On Eick~tt"dt, < che una i,;ran parte delle inftuen7e ambitntali, che 3g;i,cono lentamente, ~i fh~a nel p!Mma c,c. ditario e di\'Cnta co~ì tra\miJ,ibile >. In <"Onclu~ione, la raz.za de\'I" c\~('re f'oncepita comt' in continuo di\'rnirt' ,ouo l'azione di qucqli stCS(Ì fattori che la hanno prodot• 1a: l't're<lità e l'ambiente. E si può dire che ~ia una creazione conunua RlCCtAROETTO
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