~ lllllf;,~ -:§i ì ~ _..,. N&poll, agosto. ~ \POLI è la città deii pompieri. !l! ?'\on che ci siano due o tre incendi al giorno come a Costantinopoli; ma perché l:i città vive di quc5te emozioni : la sirena dei vigili del fuoco, il pa°''iaggio fulmineo dei ros'ii carri con le pompe, le scale, e i pompieri ~duti in due ranghi, con l'elmo, le corde a tracolla e gli \tivaloni. Que- 'itO arrestarsi e scostarsi di tutti gli altri veicoli, mentre il popolo fa siepe sui marciapiedi, per vedere i bolidi che vanno a spegnere qualche caminetto troppo combustibile, costituiscono un rito della giornata napoletana. Fuoco e amore vanno insieme. t la vecchia ingenua ~izione del sentimento popolare: l'illusione vale più d1 tutto. Solo la fanta-.ia agisce sui partenopei. I.....1 realtà non conta niente, costituisce anzi una dclusione. La realtà è la morte. e ;\apoli è la ~forte vestita di colori >, mi dice\'a un pittorc innamorato di questa città. ~entrc passa un funerale i bimbi dalle finestre lanciano confetti e coriandoli sulla bara del morto. Il lusso spagnolesco dei funerali, la m:i.cstà colossale del carro che traballa ,;;ul selciato impervio, coi suoi vetri lucidi e i suoi fanali pompo-.i e funebri, coi suoi valletti e il suo mirabolante cocchiere fanno fermare tutta la ~ente. Tirano lentamente il carro quattro. '-Ci, e fin otto cavalli, tutti neri come la pece, superbi, impennacchiati e quasi più grandi del vero, cavalli così qravaganti che fan pensare a un racconto straordinario di Edg,u .Poe. \'ita e ~•forte, questi due principi eternamente presenti, opposti e sempre attigui. informano il carattere di questa popolazione. fan la grandezza e l'umiltà di questa gente tanto sobria, docile, mite e tuttavia così pronta ad ogni sacrificio. E si può dire che Napoli ebbe gli artisti più geniali e modesti della terra. li Vesuvio, premuto dalle nubi, proietta il suo calore di fornello Q.Cro s;ulla città, esercitando su noi il suo ma"isaggio soffocante. Questa è ancora una delle rare città dove ci s;j aiuta a re5pirare per mezzo d'un ventaglio. Dappertutto ventagli ; un moto perpetuo di ventagli accarezza con l'aria le guance in fuoco. ~ ~rade, palazzi giganteschi e scalcinati. portoni immensi e cortili d'una grandezza fantastica, e tutto quel barocco fraca~sato, la sera si addobbano di una 01;curità illuminata. E non è il ga!I, ma l'elettricità, che confcri5ee quell'aspetto di grandio ..ità trist~ a questi luoghi che q-,mbrano ,;confinare fuori d'ogni realtà, in una ~pecie di dilatazione. Abbiamo assi.nito a una recita dell'Adriana di Cilea éll Teatro del Popolo, 'Cretto recentemente in una località chiamata l'Arenaccia, e pr<"ci~amente nd campo s;portivo militare, dove ebfxlu~o 1;edici anni fa la storica adunata fascista di Xapoli. L'aria umida, e l'elettricità di un temporale \O"ipe~ e immobile sulla citt.1, ~n buoni tras;mettitori di suoni. La rappre-.enta.zione non è ancora incominciata. Pochi fari modesti, drizzati Jlla ribalta contro il pubblico, vorrebbero abbagliarci e impedirci di vedrre la scena preparata del primo atto, chf' invece si vede beni~imo. Poca gente s'è accomodata qua r là. poca, ma sempre qualche mi~lia10 di per"°n':". In o~he ..tra stanno accordand0"11 • la tromba somm<'S5.lffif'nt~ fa volatine cromatiche per scaldarsi le labbra, qualche violino prova e riprov.1 a V>lo un passo difficolto'i-0, i flautini tubano has• ,ì, e I fiati in famiglia pigolano com<" una uccell,.rìa notturna vegliata da un lumr è subito comtatabile C"h,·c~ui I io si<·do lontano in g-radinata) anchr 1 rnoni 1.">0latie deboli arriv:.ino di~tintamf•nte: dunque l'.acuttica \'a. Intne compagnie di soldati orc_upano l"" gradinatf' più altr. Sotto no1J c'iuno sc1amr di marinai chf" tracannano col capo 11.'indi,.tro bottigJi,. di ~a~ sa, e r~1crhiano ..~. mi !ialau. ;'-""'Iv<1..to portare sull'erba c'è gc-nv· di ogni qualità; è t1 mov1mf>nto di un c1mpo dì COf',,t', L'aria è fresca, il luogo è aperto t- ~c·niale. l·n•e~plosione dietro una mu- •·•=·n:,,>c:1,r~~trt4t.t'i71iv 1 ;{E:~•: L~i•:,,l.1.1 1lbt··.;'\ t v~.._t;A~J✓q~: "\?, \< :}<'·,;:· ;:--;<;: :<:<::;;":·t·,_-·· raglia laggiù nel fondo di questo breve orizzontt.", un fumo bianco, e il balenio di fuochi d'artificio. l,; na girandola brucia e ferve là dietro. C'è festa a Piedigrotta. Dalla parte delle cmennc un'allegra fanfara !iUOna Facutta ntra. Tutto questo non gua'ita l'acustica del teatro, non crea conflitti, né di- '-Ordine sonoro : ,ono echeggiamenti i-.olati al largo, e non fanno parte di questa ..,fera, la cui ubicazione ci soddisfa completamente. t: n \'Cnticello dolce ci accarezza i capelli. Il nostro posto a sedere è larghi-.simo, ci si può coricare sulle tavole. Qui non c'è calca, né cattivo odore cittadino. Qui l'aoi;pcttare è un vero piacere. 11 primo atto è già cominciato. L'orchestra attacca e fila a dovere, ricamando argutamente disegni e melodie, \Otto l'agile e .,icura bacchetta del maestro Barone. I macchinisti. dietro le quinte, tirano colpi di m.u .lo alle impalcature, mt'ntre i cantanti riempiono la scena; t' l'opera è in pieno corso. :\desso è dietro la no.,tra testa che <:i fan .;cntire profondi colpi di cannone: fo~e una flotta stranicr.i entra in questo momento nel porto nuovo di Napoli. li primo atto è tutto un dialogato frivolo di s;ocietà e pieno di particolari strumentali. Disgraziatamente molti cittadini continuano ad affluire nel teatro, rumoreggiando sulle c:calette di legno. Spari dei mortaretti 'icoppiano vicini<:~imi e proprio su quei b<>lti la primadonna attacca la famosa aria del primo atto ed ecco, lament~a, la sirena dei pompieri, chiama.ti non si <:a di dove, e le campane d'una chiesa che ha voglia di dormire, echeggiare a mo' di protesta. E. domenica. oggi, e N'apoli, in questo dì, non si quieta al primo far della notte. Intanto, sulla nota finale dell'aria di Adriana, il cielo alla nostra destra si arricchisce all'improvviso di fiori meravigliosi. Tutta una artiglieria pirotecnica, puntata contro le nuvole, tappezza il ciclo di rose, di ,cintillanti cascate, mc-ntre due pipi,trelli "imarriti giravoltano dentro la 'iCcna a qualche metro dallt" parru<:.che dei cantanti. Una specie di dolor0<;0 -.coraggiamcnto annichilic:ce arti,ti e direttore d'orchc'ìtr.1, cht· tuttavia tengon duro spalleggiati dal pubblico, ..empre rispetto"O e ottimista Ci son poi lunghe pause tutt'intorno Ja città ,i tace, e ~mbra as;coltare. Da quel momento la recita si ~onfia org0glio:>amente di mmica e di acclamazioni. A sinistra, assai lontano. 'ii vedei una ..cala lucetc.a.nte che ,,le nel ciclo: è la funicolare che port~ fino su alle bocche del Vesuvio. C'è un piccofo;simo fuoco accc<-0 la<:- ,ù, come un caminetto ~speso, ch~ roc;.reggia, aumenta o \Cema d1 \'Olta in volta. Ora. la recita acqui<:ta man mano limpidezza, colore, cfficaci..1. I cantanti sono vtnuti alla ribalta le loro voci, le loro parole e il loro tono ~i dic;tin~ono chiari~c;imamcntt. Ecco un teatro all'apcrtoi più mode- ~to e familiare df'gli altri, dO\/C in condizioni di quirte un'opera lirica non ~ ,prc.-ca. BRUNO BAR.ILLI CONCORSO PERMANENTE DI "OMNIBUS" per la na.rras1onedi un fatto qua1,1a,1, realmente acca4uto a chi 1crtve L& narra.:done non deve ■uperare le i.re colonne del rlorDale, • deve enne 1.nvtata acrU.ta a macchlna, da una aola parte del forllo O,-n.l na.rrutone pubblicata, aecondo !"ordine di arrivo• d·aceet.ta1lont, verrà compensata con Lire 600 (cln.• quecento). • I dattUoacr1t.tlnon accet.- tatl non al rHUt.utacono. - Per la va.il• dtt.à della apedl.tone, ••nini del t&- ruando at&mpato qui sotto, Lncolla.t.o ,una buna. - DA TAO~l C0!IC0RS0 PERMA!IB!ITE Alla Direzione di OMNIBUS PIAZZA DELLA PIL0TTA N. 3 ROMA ' jl PPEN"A comincia l'cuatc le pcnsio- ~ nanti scendono m giardino per ripararsi dal caldo. C'è un bel cedro molto alto cd ombroso ai suoi p1cd1, su delle poltrone dt vimini, le vecchie 11gnorc discutono pacatamente. Gli umori bclhcos1 dell'inverno si sono calmati, e le vecchie stanno sedute senza dar fastidio a nessuno. Ogni tanto viene una suora a portare un decotto d'erbc o a far vedere I primi frutti dell'orto S1 tratta del • Pensionato Sacro Cuore •• per vecchie signore sole o troppo amanti di quella libertà che solo a sessant'anni sono riuscite :.1c1onquistarsi, L'entrata è per un rustico portone dip10tO di rosso ruggine e munito d1 un campanello a mano; si attraversa il giard10o, e ci si trova davanti ad una costruzione a due p1an1, non intonacata e con gli scuri d1 legno verde al posto delle solite persiane. Dentro, c'è sempre buio, e soltanto le vecchie e le monache sono capaci d1 agg1rarvis1 senza pencolo. La :asa è piena di corridoi ad angolo retto, di scale e di gradini invisibili. C'è un po' d1 luce soltanto nella sala da pranzo, con la tavola sempre apparecchiata, quadri e calendari sacri alle pareti e, m un angolo, una suora seduta su d1 una seggiola, che s1 fa vento con una salvietta, Dev'essere l'unica sfaucata del convento; ma le compagne la sopportano perché, a quanto dicono le vecchie signore, verso sera si riprende. Allora fa ridere con I suoi scherzi tutta la compagnia. Le altre sorelle lavorano tutto 11 giorno. Durante la giornata si tirano le maniche della tonaca fin 11opraal gonuto, ed hanno certe braccia ro!lse e robuste come lavandaie. Si radunano IO g1ard10o la sera verso le dicci, quando le pcns10nant1 s,:,no a letto, Pauegg1ano sulla ghiaia 11empre strette in un circolo, tanto che le prime debbono camminare all'indietro: fanno un chiuso d'inferno raccontandosi a ,.-iccnda I fattt della giornata. Le vecchie, chiuse nelle loro atanzc sotto le zanzariere, sbuffano e ai arrabb1:.11no enza poter dormire. lo credo che le monache i.trilhno cosl forte i capricci delle donne che hanno io custodia perché le colpevoli comprtndano i loro falli e &e ne pentano. Il 11abato 11craviene un con• fcssore e iucolta i peccati di tutte. :'\la poi, gran peccati le vecchie pensionanti non ne poi.sono avere. E, del reato, Ofilnuna conosce i difetti dell'altra: quci;ta è quasi una pubblica confett:1one. Una, per ucmpio 1 pur manc11ndo d1 vari denti, è vanitosa; un'altra TI rode dall'in\·1dia. Poi. cc n'è una molto maligna Quer.ta. veramente, è odiata da tutto il pensionato. f;:. una vecchia alta ed ossuta, che porta I pochi capelli raccolti da un fazzolettone bianco messo come un turbante. Sotto ha un viso molto magro e rinsecchito, ma con poche rughe. t un vero demonio incarnato: non si può passare per un corridoio, che subito la sua bazza sbuca fuori dai luoghi più impensati. Conosce tutti i misteri della ,.-ecch1a casa e sembra dotata di uno spinto fo(. h:uo che la fa essere presente, contemporaneamente, in due o tre luoghi. N"on ama affatto starsene al fresco 1-0tto il ce~ dro: gira per le cantine e le soffitte; forse ai è fatta fabbricare delle chiavi false per potere entrare dovunque. Ogni t:.11ntosi arfacc1a da una finestrella, per paura che le altre pensionanti dicano male d1 lei, a sorveghare i loro d1scors1. Tutte \'OI• taino la sch1C'na non appena 11 turb:.11nte bianco fa capolino dietro agli scuri. L'unica che la 11opporti t una CC'rta signora ~tono. Questa è il capo riconosciuto di tutto il gruppo. La sua leggera pm~cdme che, specialmente quando porta il cappello, la fa rassomigliare a )Japolcone a Sant'Elcna, l'aiuta in questa funzione. Pare, inoltre, che abbia una grande esperienza del mondo: gestisce con molta gentilczz.a, compresa della parre che de\'c sostenere, e mutica sempre qualche cosa: confetti, caramelle d1 ribes cd altre ghiottonerie. Da giovane, ha v1agA;iatoper tutta l'i::uropa e ne ha riportato un gran numero dt ricordi che conserva ancora gelosamente. Suo compito ~ pure quello di ~egnalare I cambiamenti di stagione: alla prima giornata d'estate mette fuori un gran ventaglio rou con scritto, fra le stecche, Ruuerdo d~ Espa,la •; al1'10izio dcll'mvcmo si ripone in capo il suo tricorno napoleonico. Una volta !.Ono entrato in camera sua. Ero stato, come al solito, a far v1s1ta a mia nonna, e 18 s1~nora \.1onti offriva un tè. Era una 11tanzacunosissuna, senza 1mma'(m1 sacre e per soli moh1lt, oltre 11 letto, un tavolo e qualche sedia, due vctr10c che occupan11no tutta la parete, Era il reliquiario della si,i:nora '.\lonu e, a guardarlo, c'era da rimanere stupiti, Accanto a meraviglie della natura, come uova d1 struzz.o e penne d1 pavone, c'erano I capolavori dell'uomo: J;?ondole in filigrana d'argento, 11 Cnstal Palacc attraverso un blocco dt vetro, la baia di Rio dc Janeiro in ah d1 farfalle, 11 ,antuano di San Luca vi•ub1lc pel forellino d1 una penna d'avorio. Sulla porta della stanza pendeva, lungo circa me;zzo metro, un alligatore impagliato. S1 \·cdeva che quella era la stanza di una vera signora. '.\11 offri un tè molto acquoso e poco zucchrrato. Le altre camere da letto, invece, sono tutte molto 11m1h. li Sacro Cuore pieno di raJU(ae di fiamme alla parete, la nc~ha, un vaso da ti.on e qualche libro: Quo 1:adis!, Fabiola. La t·lta di Fratt L01o da Parma. Però, l'ambiente non è tanto triste come sembra a prima ,.-ista. La monaca sfaticata e la signora Monti fanno ridere, anche la ,.-ecchia col turbante è una ragione d1 mo,.·1mento. Poi, ci sono da scoprire le bugie sempre nuo\C d1 una terza pensionante, gottosa e quasi unmob1lizzata dai reumi, che esce sempre alle due del pomeriggio•per ritomare soltanto alle otto d1 sera. Sono bugie che non fanno male a nessuno: racconta che, IO quelle sue ore d1 libertà, gira per tutta Roma, da San Pietro alla Città Giardino, magari, con una spudoratezza e una noncuranza straordinarie. Le compagne sono giunte perfino a pedinarla, per scopnre dove passi quelle ore pomeridiane. Si vide che andava a dormire su di una panchina del più vicino giardino o che scompari,.·a in un caffè per scrivere delle lettere o leggere il giornale. Altre giornate movimentate vennero quando, alla morte di una signora che nessuna delle compagne aveva mai preso m considerazione, si venne a sapere che fra le sue carte era stato trovato un diario contenente le cons1deraz1oni della povera donna su tutte quelle che le erano state intorno negli ultimi anni Lo conservava la Superiora nel suo studio. Successe 11 finimondo. Le vecchie signore s1 misero in nvolw:ionc: una parte si lasciò tra~cinarc dalla vecchia maligna dt cui abbiamo parlato, che voleva impadronirsi del documento ad ogni co~to. S1 ,._enne a1 ferri coni, con assembramenti d1 vecchie eccitate davanti alla camera della Superiora. Finalmente, ,I diario fu bruciato alla pre,enza di tutte, IO cuc10a. D'estate, invece, c1 sono ore d1 calma. Specialmente la sera, quando c'è ombra. II giardino del pensionato confina con un campo di tennis. A una ccrt'ora giungono, su luctnti automobili, dei ra~azz1 vestiti di bianco e delle s1grtorine clc,llant1, e si mettono a giocare. Le vecchie salgono alle loro stanze e s1 affacciano dalle finestre a guardare: commentano I colpi più riusciti e l'eleganza de, giovani. Si scambiano le loro impressioni da finestra a finestra e ridono a1 gridett1 delle ragaz~ e agli 11cherz1che intravedono da lontano. Si compiacciono della cameratcna che regna fra I giocatori, delle loro mosse eleganti. L'unica che non guarda è la ,.-ecchia cattt\'a. A que1t'ora, sta d1~cgnando, su un pezzo d1 carta da pacchi, feroci caricature delle SU<" amiche. Oppure protesta per il nno annacquato. Se le- i-1consiglia di guardare il gioco, 1·isponde che è una stup1dag5-1:·ne. MARCO CESARINI ~ \{MENSO, il palcoscenico dell'Arena !1 delle Feste, e lo squallore novecentesc.o accruce la sua immensità. Folle di mimi, battaglioni di ballerine, legioni di acrob:ui, giocolieri, equilib1isti manovrano senz.a posa su questa pian.'\ d'anni delle illusioni, e dal golfo miscico un'orchestra fitt~ come la ciurma di una galera a tre ponu li avvolge di soffi sonori. Ma questo lo vrde l'occhio della nostra fantasia; nella realtà, è quasi sempre un personaggio solo che dà la misura di quesca inutile grandezza, puntino nero in mezzo a tanta va• stità, esempio di quanto piccolo è l"u~ mo di fronte alla natura Nelle SCt'ne più popolate, otto ballerine in tutto, quauro da una parte e quattro dall'altra, si agitano rincorse dai rifiettori, e tutte per di più di una magrezza che mal depone delle vir• tù alimentari del ris1orante notturno ove dopo lo spettacolo akuni membri della giovcn1ù dorata offrono da cena a quelle ucerdotesse di Tersicore. Quello che noi pcnsiamo del Novecento i nostri lettori lo sanno già, specie del NoH'C-cntotrasportato con la sua triste nudez... z.a e la sua stupida austtrità su una scena di arte varia, sede del Super-fluo e delle sue gra:r:ie. E non solo noi la pensiamo così Odia incompatibilità tra arte varia e Novecento gli stessi dirigenti dcli' Arena delle Feste si saranno accorti, perché quel• le placche blindate che- fungono da q~inte (' che finora erano nude come quadn da tiro a segno, l'ultima volta le abbiamo v~- ste decorate di archetti v.lriopinti e fih• formi, con questo difNto però, di sembrar dipinti da un Raoul Dufy defraud~to anche di quel poco di talento che gh cono- \CCvamo. Un filosofo contemporaneo ha dt-tto che: questa è l'epoca dell'autista Doveva aggiungere: e c1cl mimetismo La parola • autista> crea .in noi una auociuionc d'idee. Pochi giorni fa, riuniti i nostri ultimi risparmi, ci siamo comprati una Topolino di seconda mano e e.i .siamo messi a circolare per Roma Ma la nostra Topolino e manca di ripresa>, e: ogni tanto, souo focchio feroce dri metropoli1ani, ci tocca spingerla a mano den• 1ro vicoli di poco traffico. La sola consolazione che ci rirr;•ne è che anche lo spct· tacolo dell'Arena ddle Fes1e • manca di ripresa>. E: forse per sopperire a ques1a e anemia > che tra numero e numero continuan.o ad .iccecarc lo spettatore con la luce vfrult"nta della ribaha? Lo scarso risultato ottrnuto a ques10 propoiito da una noitra recente nota non ci sorprende affatto, per• eh~ tra molte qualità abbiamo anche quella di non lasc:iarci cullare dalle illusioni. ~ieui in guardia dall'esperienza, ci navamo muniti di quegli stessi occhiali neri che tra mezzogiorno t' tocco, ci aiutano a tra~ersarc piaua Colonna e altri punti e scoperti> ddla capitale, e al momento di usarli ci accorgemmo con lieta sorpre- ,a che molti spettatori avevano fauo eo: mc noi. Quanto a quei pochi imprevi·'rnt1 che erano vrnuti scnu occhiali neri, usi, tra un numero e l'altro aliav,mo il bue:" e-io davanti agli occhi, con gesto di tragico orrore. Felice 1spin.t?onc 1 Cli occhiali neri non ci servirono soltanto contro la luce dtUa ribalta, ma ancht per guardare, senza _o• sere ac<-ccati, le formi:" della signorina Odeue Athos t' della signorina Jaen Rai, vestite unicamente, quella di un pa:o di maniche .nere, questa di un collare a spun: zoni, a !l.1mii;;-lian:dr:eal mastino Mtdoro _di cui si parla nelll:" Auu,-nlur1 di P1noccl110. Rivive in noi l'anima di Gioffredo Rude!? !\ vedere sulla scena una fanciulla sola, sptrduta, frugata da quattro spietati riflettori e così poco vtstita, un furore cavalleresco c'infiamf]la, e \·orrcmmo sc.hiuare ml palcoscenico, coprire 1•:gnuda fanciulla col nostro mantello e por1arla su su, in un cielo di purezza e di redentione. All'apparirt' di ~facario piccolo piccolo in mezzo al palcoscenico .smiiurato, le nostre pent- dileguarono di colpo. La solidarietà umana è fatta di parentele ideali Se Titina Dc Filippo è una cugina cui avremmo affidato i nostri risparmi 5t non li avessimo spesi ptr comprare la Topolino senza riprl."$3, i sentimenti che ~a<-ario i,pira a noi sono quelli di un padre per il proprio figlio. Tombolotto, occhi 1onGi, ;-uancctte rosst- e casacchino da Tunìn figlio <!i Gianduja, questo torint-se allt'vato nel teatro Rossini di via Po e rivelato alle folle da ha Bluette noi \"Orri·mmo vestirlo da marinatct10, condurlo a scuola per mano, aiutarlo a fare il compito, educarlo ,1. riporrt' per benino la ~ra il suo abituc1cio ~ulla sedia t' rincalurgli le coperte. Quello c-~e Macario fa non è molto, m~ ~ s.aporito e CMalin'CO.Che più? Non c1 ~ono azzimature in lui, t-leganze, novec('n• t ;mi t un soldato cht' mangia alla gavetta, e coi ~!dati noi ci ~<"ntiamo in confidc-nza La specialità di \,lacario è di fare lo stupido, cc,mr replica all'intdligenu. di un compare in frac. Perché l' jnt('l\i~entt- in ques1i ca~i 1isulta Mupido (' lo ~tupido in tl:"lligenle? =--:ella no!tal~ia chf' iipira b. stupidità, si cela forse il ricordo d('I paradiM> perduto. Ct1ta1a fuori la freddura, la faccia di M°J1cario,i atonizza comt la Boc('a della Verità: quest,.> il fiore drlla sua mimica Il figlio alla fint- diventa figlio prodigo .• Invano Rii p:ridiamo: e Resia coi 1uoi genitori! Ti comprcrt-mo i gianduiotti e un ca\"alluccio a dondolo! >. Crudclt', lui ci saluta v-mprt' più di lontano, iollevando il c-appclluccio sul capo tondo. e Macario> in greco si.R:nificabeato. Mac-ario durrq11e, o Macario, anche chi ti a'(olta ALBERTO SAVINIO LEO LONGANESt - Direttore responsabile R!PRO()l,7.ICJ.,_I E'H•;(,Ul!F. Co-... \IATF.RIALI'. ►-OTO(~RAFlt·o •FERRA, IA •·
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