ANNO Il· N. 33 • ROMA 13 AGOSTO 1938.XVI lo - ,. ~ • •• :t'.{. - ..'!;J·~~ ..... ~ .. - ... 12 PAGINE UNA LIRA , •• -~ u ra □ SPEDIZIONE IN ABB. POSTAU SOLDATI NAZIONALI ORE FANNO PRIOIONIEBI I OOKUNISTI DI UN VILLAOOIO IN EBTB.E)UDURA i)) -\RTE per la Spagna una commissione, K' nominata da Londra, che dovrà occuparsi dei bombardamenti delle cosl dette città e apcnc >. Che cosa si deve intendere per città e aperte >, per città e: inCifcsc >? Chi non vede che, in qucuc definizioni, sopravvivono idee e valutazioni di un tempo in cui b, guerra obbediva ad esigenze diverse da quelle attuali? Oggi la guerra ha a.uunto un carattere e intt:gralc >, che rende impòssibilc una quahiasi definizione cuna e immutabile degli e obiettivi militari >. Se è legittimo il blocco che tenta di affamare la popolazione civile dd nemico, perché non ~cvc _cncrc lcgittim~ l'azione spiegata dagh aerei contro I(' navi contrabbandiere' I porti, i piroscafi eontrabbanèicri, i depositi di armi e di munizioni, le centrali t'lcttriche che azionano le Ca.bbriche di ar• mi, i campi di aviazione, i parchi automobilistici, i nodi ferroviari e cosl via, sono veri e propri obiettivi militui, che, disgra- :r.iatamcnte, si trovano in città e: indifese>, acc:anto ad opere e ad edifici di natura esdusivamentc civile, :-;cl pa,s:.ito erano al riparo da qualsia,! min.tccia perché non esist('va l'aviatione. L'impouibilità di colpirli truformò in una prcrogativa giuridica quella che era una pura e semplice iitua• zione c!i fatto. Altrettanto si deve o.uc-rvarc per i piro• scafi che ew:rciuno il contrabbando, tanto più che si annuncia una stconda commi1sione inuricata di inquisire sui bombardamenti di navi mercantili. La commù.sione, si legge nei giornali ingiesi, e: giudicherà rammontarc dei danni affinché la pane lesa pos1a ottenere il risarcimf'nto >. Si schiudono nuovi oriuonti al diritto intcrnazionalc. Si sa che gli .armatori lucrano visto- ,iuimi guadagni fornendo armi, muni:tioni e viveri ai ro~,i di Spagna, perché il rÌ• M:hio t (or~. Contro il pcricolo cui vanno con~pcvo)mfl!nte incontro chi dovrebbe difcndrrli? Eden, Duff Coopcr, lo Stl"SSO Cham~rlain, hanno ripctutamente dichiarato che la protnione dei piro~afi commerciali i quali esercitano il contrabbando non è: pouibile, a meno che non si voglia venir meno al principio del non inu-rvento il chr scatenerebbe la. !Ul"rTa europea Quando si trattò d,-j siluramenti n.-1 .\fedituran.-o, si ricorse alla dinin~ione fra e: mare libero > e < acque tl"rritoriali >, JH'r pcrmct''"' e alb flotta injif)est" di tu1.-lare i piroscafi battenti bandiera britannica in alto mare, all'infuori, cioè, delle acquc lerritoriali Fu l'espediente c.JCOgitato <!alla Conferenza di Nyon. Ma quando si tratta di bombardamenti aerei nelle acque tcrrito• riali? Qui non c'è via d'uscita: o buttare a mare il principio del non intervento, o lasciare affondare i piroscafi che si sono inoltrati a loro rischio e pericolo. .\1esso alle urette, il ~ovemo inglese ha preferito la ~conda. altt'rnaciva La verità è che il principio del non in• tervento, come è stato stabilito in occasione del conflitto spagnuolo, è un non u-nso. Si consideri la posirione, di fatto e di dintto, in cui l'Inghilterra e la Francia sono venute a trovarsi Non avendo e1sc ricon<>- sduto a Franco la qualità di belligerante, è evidente che per l'Jnghihcrra (si fa il caso dell'Inghilterra perché è il più srmplice; non esiste in Jspagna uno stato di guerra, ma e$iste soltanto un governo legittimo in lotta con alcuni ribelli, e in via di reprimerli. Ora, alcuni pirosc.2.fi battenti bandiera inglese ~no stati affondati nelle acque territoriali spagnole in 1eguito ad un'a.i.ionc di aeroplani appartenenti ai cosiddetti ribelli Poiché in hpagna non esiste, pf'r ringhilterra, su.to di gunra, i suoi piroscafi avevano p(:rietto diritto di trovar~i in quelle acque e di fare tulle le operazioni che cred,.vano {comprcst quellr di scaricare materiale di guerra/, poiché essi uano protetti dal diritto internazionale del umpo di paa Avviene J'aggreuione ,. l'affondamento dt'i piroscafi Ha c!iri1to l'In• ghiherra di lamentarsi' Certamcnt('. ~a contro chi deve lamentarsi e a chi domandare le dovute riparazioni? La riJposta non può esYre che una. Deve rivolgcni l" chic• d('re le riparazioni al goHmo di Barcellona, ci~ all'unico governo che l"Sistc in hpaicna e che non sa mantenere l'ordinl" nel proprio territorio. Son l"nt'ndo stato ricono"°iuto Franco, Ner.i:rin divrnta il rl"- spon1abile delll" a:r.ioni di F'r.anco ! Ecco a quali assurdi lor.i:ici e giuridici ci porta la po!..l.tione a.nunta dall'Jnghìlu-rra e dalla Francia con la loro ostinazione- a non voler riconOK'erf' a Franco la qualità di bellignante, con tutti i diritti e gli obblighi corri1pond,.nti. Si entrerà n('lla lrgali1l intrrna.zionale solo il giorno in cui ,arà aC'colta la te,i dl"I govt"rno italiano. S('n• za di ch,. le commiujoni innati" da Londra J)f'r compiacere all'oppo1izionr parlamenta• tf', ,i risolveranno in un prrditt"mpo. *** L iJ J (;ALCUNO potrebbe forse credere che l'Cnionc entra~se nel- - la nostra fabbrica per volere oc1 lavoratori. Ma nessuno ha mai raccontato come I' t:'nionc recluta i woi membri. Se i miei compagni c;j affiliarono <volontariamente>, vuol dire che il mio vocabolario è inesatto. A mc le Unioni andavano poco a genio. Avevo cominciato a capire di che si trattava qualche anno fa, nelle miniere di carbone e nelle acciairrie. Fui costretto a « comprare > un impiego da un mediatore, e a vcr.,argli una rata per non e,;.,crc licenziato. ~on ne capivo il perché, ma era così. Se il mediatore non \'e\tiva elegantemente e non fumava tabacco di prima qualità a mie spcc;e, a me non era pennc,;so la\'Orare. Non vede\'O, inoltre, la nece,;~ità di un'Unione nella nO"itra fabbrica. Ci davano il m~1<<imosalario, ottime condizioni di lavoro, eravamo asc;icurati a spese dell'azienda e dopo cinque anni ti spettavano vacan7.c paga• tC'. l nmtri capi non erano cattivi; erano troppo tolleranti, se mai. Mi spiego: ci ~no operai buoni e operai catti\'i. Uomini che badano ai fatti loro, andando d'accordo con tutti, ed altri sfaticati, disordinati, pronti .,c-mprc a far c.hia<\O, tipi che si fanno pre'itar denaro dai compagni e non lo rr~tituic;cono, e che fuori della fabbrica ,i;j ubriacano, litigano per donne e giocano. Quando fu fondata l'Unione, troppi di que'.\ti tipi <i affrettarono a iscrive-ni perché la cosa mi convince<~. Non ba<ta : un certo numero di o~rai prom~,i;i capic;quadra e poi re-trocr,,i;i nei ranghi perché non a11'altezza drll'incarico, erano i caporioni dell'lJ nione. Lo Kiopno, naturalmente, fu un incubo di dodici \ne~i. Non ho mai vic;to tanti forrc;tif'ri fra noi quanti in quei mesi. Da Wa!-hington arrivava non wlo il denaro, ma giungevano anche oratori, organizz.ttori chia'i~si. C~toro organizzavano riunioni in mac;-.a,parlavano di torti, di rivendkazioni, ci ,i;picgavano chr i diri2rnt: ddla società rrano canaglie. che si arricchivano col nostro sangur. facevano \tamparc sui giornali i loro ritratti f' una quantità di articoli; parlavano alla radio. Fecero venire dei minatori dalla \'irginia occidentale, raccoJ,.ero tutta la ~chiuma della città e la mi,;c-ro dirtro i cavalli di Fri,;ia. Non parliamo ctella W.P.A., che accor1cva ogni volt<l che c'era odor di ,;ominos,i;a. Non credo che ci fo,;scro più di 200 d<'i noc;tri uomini nella picAttJint intorno alla fabbrica. Ci tennero lontani dal lavoro e bloccarono l'intera strada. Dopo una quantità di C"hiacchicre,il ,;indaco mandò la polizi,l, m.\ quando ebbe "i5to l'importanza della picktt-lme la richiamò in fretta. Dopo di ciò, quelli dell'Unione pagarono i poliziotti e nesc;uno ,;;j fece più \WO. Quando finalmente i tribunali emi- "cro una citazione e lo c.ceriffo venne ad affiggere gli avvisi, gli unionisti cacciarono vfa lo sceriffo. Lo sceriffo parlò di legge marziale, minacciò di far venire la truppa, ma poi non fccr niente r la ~ietà e.idcci,;e infine a fare qualche concc..sionc- per comporre lo scioprro. Quando tornammo al lavoro, crrrlrvamo che i guai fo..,c;eroveramente finiti. Ci c;ba~liavamo. Non avevamo capi• to com<· funzioni oggi la racket <lf'llc Unioni; non ~pcvamo che una mano di organi11.,tori, c.o,;,tcnulldal govt.•rno federale e dai politicanti locali, può chiudere una fabbrica quando vuole, ""nza. che i datori di lavoro abbiano la minima po!-~ibilità di accomodare le coo;e. e unicamente questione di politica e di speculazione. 11 Governo vuole i voti degli operai, e l'Unione vuole il loro denaro. E quec;to lo chiamano il \'~w Deal del lavoro! Dopo lo '-C'iopcro,soltanto il venti per crnto drllr mar!ltranzc appartcnc·vano all'l.Jniont\ ma quei pochi divrnnero ~u• perbi makdettamentr. Xon avrvano for-e- ~,onfitto la ,ocirtà, la polizia, lo (C<'rifToe i tribunali' Il c;olovero vantaggio rhe l'Unionr ricavèi dallo .,ciopcro fu che i membri drl suo Comitato dirc-tttvo potevano laKiarc le macchine\ c~l penne· ~ degli i,;pettori, C' an• I dare a parlare con altri operai. Ma dopo un po' il permesso non lo chiesero più. Era stato uno scherzo. Per prima cosa incominciarono a pc1- <;('gu1tarcgli operai che parlavano contro l'Unione. Due giorni dopo lo ,;ciopcro, una mezza dozzina di unionisti fermarono il mio amico Lloyd. « Dcvi ic.criverti all'Vnione >, gli dissero. e Ah sì? > fece Lloyd. « Sì, altrimenti ... Questo vale anche per te>, dissero poi a Fenton che era con Lloyd. Tre giorni dopo dicci unioni,;;ti ag• gredirono Lloyd mcnt1e entrava nella fabbrica. Un poliziotto della 50Cietà accor,;,e, ma lo rcspin"Scro; qualcuno diede a Lloyd una mazzata sulla nuca con una sbarra di ferro, e un altro, quando cadde a terra, gli diede un calcio in faccia. La polizia lo liberò e lo portò all'ospedale. Il turno di Fenton arrivò qualche ,;,eradopo. :Aggredito mentre mciva da un ri,;torante, fu trac.cinato in un \ icolo e ba,;;tonato. Per questo fatto furono arrestati tre· uomini, e due operai, giudicati colprvoli c-condannati a trenta giorni e alle spese. furono so-.pc.,i dal lavoro. I giornali definirono l'inridcntc una «rissa>. ~1a nella fabbrica la e Banda dcli' Accetta>, come si C'ra d<·finita da .,é, pa~c;Òparola. « }vfcttrtc giudizio, raga:ai. o ve ne pentirctt' >, dicevano. Una quantità di uomini ,i ic;cric;seroper evitare guai. Alcuni giorni dopo aggrrdirono di nuovo Lloyd1 quc~t;1 volta drntro la fabbrica. L'ispettore di turno accoht. e: Cmtui deve u\C"iredalla fabbrica e non rirntrarci più! > gridò il membro del Comitato. « Nc:.c;uno lavortrà finché non sarà stato espulro quel vigliacco 1 \'i.a dalle macchine! >. Quelli del• la banda fecero il giro della sala, ,;pin- ~cndo gli \1omini via dalle macchine. Nc~._uno'iaocva a che oartito appi~liari. rJ mc-mhro del Comitato tol'-(_•la corrente. « Ad<''-\0 ~i vedrà>, disc;r, « thi t il padrone qui drntro >. Lloyd fu liccmiato. Il La -.econda vittima degli umoni,ti fu Cannon. Aggredito, c;irifugiò in un angolo. Afferrò una sbarra d'aC'ciaio. «Bene>, di-.scrogli altri. e: Ma t'iscri- \'erai all'Unione o ti bac;toncrcmo ~ c.angue >. Credendo di aver diritto alla protezione della legge, Gannon andò da un a\•vocato, e riuscl a far emettere un mandato di cattura per minacce. Il caso fu discuc;so due c;cttimane dopo nell'aula della polizia. Non solo nesc;uno volle testimoniare contro quelli dell'Unione, ma parecchi operai giurarono di esser stati presenti all'alterco e di non aver uditn minacce. L'i'-lrut• toria fu chiusa. Dopo questo, per vari giorni, cortei di quindici o venti automobili pas- "-arono c;u e giù davanti alla ca<a di Gannon, spaventando le donne e i bambini con 'itrilli di c;ircnc e imprecazioni. Episodi c;imili ,i wolgevano un po' dappertutto. Chiunque si metteva un poco in vista veniva minacciato in fabbrica e fuori, ,;chcrnito e imultato. ~kntrc girava per la fabbrica <,Ì ,·edrva arri\·arc addos,;o sa'-"-Ìc- utcn ..ili. I turni di notte erano ancora più pcricolmi. Di notte è più facile- intirr~idire un uomo. Capitò poi chr Joc \Vcbb fu fatto capo,quadra con un aumento d1 cinque centesimi di dollaro l'ora. L'mcarico rra '-lato tolto a Kerr, un unionista, per a,;;scm:cingiustificate e scar- ,;,orendimento. \\'ebb. uno dei migliori operai della ( abbrica, meritava quC'l µ<i,;;to,ma non era i.,critto all'Unio1:<". 11 capo del Comitato non poteva tollerare una CO\,l "-imilc. « Nt:•mmo lavornà >, dcci,;,c-,< finché il po-.to non 'iarà tolto a quel verme e rc,;,tituito a Kcrr +. Lo sciopero durò un'ora e meno; finalmrntc la società si arre~r e Kcrr riebbe il pq~to. Epi- ~odi di que,to genere procuravano nuovi iscritti all' Unione. Se la Direzione non ci protrggr, pcn\avano molti operai, forc;c è meglio umersi huona l'Unione. Finalm<•ntc una mattina arrivò ìl turno di Reynold,;. Rcynolds era stato il
capo <lei non-unionhti durante lo sciopero; ,tvcva tentato di ottenere la protl'zionc della polizia perché quelli che volevano potCS!->l'ro torn,uc a lavorare. Era un vecchio operaio, addetto al primo tu~no. Gli erano c;tate fatte non poche minacce, I.a i,,uacasa era sorvegliata e due poliz1ctti lo accompagnavano al lavoro. Fu ag~rcdito nella fabbrica stessa. Gli operai del turno di notte c'erano ancora quando Reynqlds entrò. « Diamogli addosso! ::t gridò uno. Venti uomini gli si slanciarono add<XSO;parecchi brandivano strumenti a foggia di accetta. Moon, che lavorava alla macchina vicina, tentò di proteggere il suo compagno, ma, buttato a terra, fu messo fuori a calci. Parlai con Reynolds più tardi, all'ospedale. Aveva la testa fasciata e il vi~ ir.o ferito e contu~o. e E. stato come un attacco alla baio• netta durante la guerra », mi spiegò. e Quei tipi sembravano invasi da una vera f urÌ:l. omicida 1 erano come anima. li. Ho capito ch'era inutile tentar di difendermi; ho cotninciato a correre, ma avevo fatto appena dicci passi quando qualcuno mi ha colpito per di dietro. Ero svenuto quando la polizia e gli ispettori mi hanno salvato :t. La '-OCic-tàmandò Reynolds fuori della città, dandogli un posto in un'altra sua fabbrica. Ma ne~uno fu arrestato per l'aggressione. Sarebbe stato inutile. t impossibile provare la colpevolcua d'un unionista. Di que..,tò dovemmo convincerci qualche tempo dopo. La vittima fu di nuovo Webb. Misero una nuova squadra nella sua !)CZione c1 come il più .mzia• no, gli toccò di nuovo d'essere capo- ~quadra. e Nient'affatto >, disse il capo del Comitato. e Non avrai il posto! ». Tolse di nuovo la corrente. e Amici ! » tuonò, e bisogna dare una lezione a questa società. Questa volta chiuderemo ad· dirittura la fabbrica. Portate in fondo alla sala gl 1ispcttori e i caposquadra e affidateli a una guardia>. Venti uomini si precipitarono a eseguire gli ordini. e Ora andate a interrompere il lavoro in tutta la fabb:ica. Raccogliete tutti i vermi non iscritti all'Unione e portateli qui; li chiuderemo al ~icuro >. I fili del telefono furono tagliati. A un ispettore che tentò di avvertire la polizia fu strappato di mano il ricevi• tore, e l'apparecchio fu staccato dal muro. Nella confusione, \Vebb riuscì a fuggire e a ra~giungcre l'ufficio del direttore generale. Quattro uommi si prc- "cntarono a reclamarlo; altri venti aspettavano fuori. Il direttore rifiutò di consegnare Wcbb. Allora arrivò Byers, il capo del Comitato. e Sentite », disse al direttore, < io non posso più impormi agli uomini. Tra poco verranno qui a prendere Webb, , se non me lo consegnate con le buone. • Se Webb mi segue, ora, tranquillamente, nessuno lo toccherà. Ci penso io. Mandate pure con lui un ispettore > Il direttore acconsentì. Arrivata l'ora del secondo turno, una delegazione di unionisti fu mandata ad ogni cancello. Le porte di sicurezza furono chiu~e e nessuno potè più entrare o u~ire dalla fabbrica. Finalmente cominciarono i e negoziati ». La società c::iarrese, come al solito, ver'O mezzo• giorno, e tolse il posto a Webb. Gli unionisti, allora, chiesero di es~ere pagati per il tempo perduto durante lo sciopero. Ci fu un'altra lunga discussione e la società s'impegnò a pagare una giornata in più come indennizzo. Finalmente alle due del pomerigi;tio (sedici ore di lavoro erano state perdute), l'ordine fu ristabilito. La società, questa volta, tentò di appHcare una certa giustizi:t.. Furono arrestati, per complotto, una ventina di uomini. Ma l'avvocato dell'Unione era astuto. Fece rimandare il proce<ii~o due o tre volte, pubblicò lunghi resoconti sui giornali 1 accuc::ando l:t. società e chiedendo un proce<liso davanti ai giu• rati. Finalmente il primo imputato, Gray, comparve in tribunale. Non fu facile trovare dei testimoni contro di lui: i pochi che furono mes~i insieme erano quasi tutti ispettori e l'Unione mandò il doppio di tc~timoni a giurare che Gray non c'entrava affatto. Gli e Comini dell'Accetta> non mancarono d'illu:-trare a tutti la ~orte di quei vermi che avrebbero testimoniato contro l'Unione. Un operaio che ebbe il coraggio di di~prezzarc queste min;"I.CCCdo\'ctte presto convincer'.'ii chr gli unioni~ti non scherzavano. Quella notte \te,ça, i ,uoi compa_gni di squ;"l.dra incrociarono le ANNOII. N. 33 • 13 AGOSTO1938-XVI MNIBUS 11 SETTIMA.NALEDIATTUALITA I POLITIOAE LETTERARIA :-==-- i I ESCE IL SABATO IN 12-1' PAGINE I ABBONAMENTI 1 Itallaelmpero:annoL,4lil,1tm11treL,2lil ! Euero: anno L, 701 semestre L, 36 OONl NUMERO UJfA LUU lhno1oriul, dltegnl e fotogra.fie,.t.nobt ae non pubblicati, non ,i re1titoi1cono, Dir1Dou: RGma- Piuu della Pilott.a, 3 Telefono N, 66.470 Amm.lnlstruiOH: Il Miluo • Piu1a Carlo Erba, 6 T,l,fo,o N, 2<.808 J PubbUdti: Pu millimetro di •. !iena, bue una ooloDDa: L. 3, Rholgfui all 1Aaeula O. Breaohl f~~~~ 16 :•R!~d~ 0 ,.!~n~: 1 \':f:i-i~!~ braccia e rifiut,1rono di lavor,trc con lui. La ,ocictà lo mandò in un'altra sezione; la « Banda dell'Accetta » lo seg:uì e interruppe anche qui il lavoro. Finalmente, la \OC1età lo mandò a ca• ...a. Non !.O come ~iJ. andato a finire. I giurati non ~i misero d'accordo e l'accut.a rimandò gli :t.ltri imputati dicendo che era impossibile ottenere una condanna. Il numero delle iscrizioni al• l' Unione continuò a c::alirc. Ormai, era inutile osteggiarla. Ottennero dal Labor Board di poter organizzare le eh.·1ioni in prima\'l'ra : organizzarono grandi riunioni e parate. I non-unio• nisti non erano organiuati 1 e la SO· cietà era impotente. Bisognava fare a pug:nì per arrivare alle urne. L' \Jnione contava ormai più del sessanta per cento degli operai. In quanto a IO(', per un pezzo tirai innam:i alla mC'glio. Quando vidi come anda\'ano le co,c deci,i di non par• lare e di badare ai casi miei. Ero insultato, .spesso, ma fingevo di non accorgermene. Una volta un utensile mi sfiorò l'orecchio, lanciato da un,1 finestra al piano di sopra i un'altra volta qualcuno rni buttò una di quelle « ac. n·tte ». Appena mi allontanavo dalla macchina, mi 11<-l'•conde,·ano gli utensili, o se li pa..,..a. \'ano di mano in mano, cd io pcrdC\'O una quantità di tempo a cercarli. Dirigevano il gnto del vapore sulla mia maechina t.' ro\'inavano una quantità di materiale. Ma siccome peso ct·nto chili circa e ho fatto un po' di pugilato ai miei tempi, .spiegai che, ~e qualcuno ci te• ne\'a a misurarsi con mc, non se la S.l· rebbe ca\'ata liscia. Anda\'o e venivo dal la\'oro con un operaio della mia sezione che abitava ndla mia \trada. Si adoperava una settimana la mia automobile, una settimana la sua. Anche lui cm indignato contro l'Unione, e non era un vigliacco; così, ci )ac;ciavano abba~tanza in p.in•. Presto il mio amjco incominciò a rabbuiar,;i l' a brontolare. Perdeva una. giornata l;"I.sl'ttimana per "ia delle interruzioni di lavoro che capitavano qua,i ogni giorno. Sapevo che non po• tcva permettersi il Jm.. o di vedei'\} diminui1c il '.'iettimanale: ;.n-cva un figlio malato e ')pendeva una quantità di denaro per medici e medicine. L,;n giorno lo vidi buttar,,i a capofitto nel lavoro, e capii che avrebbe superato il limite im'po'-to dall'Unione. Cercava di fare un po' di straordinario. ).{i domandai che cosa gli sarebbe capitato. Fu denunziato al Comitato direttivo dcli' Unione, naturalmente, e la sua -,czionc fu chiu,a. Cercai di fargli coi aggio, gli racco• mandai di non avvilin.i. Ma qu,.lla sera tro\':t.mmo i copertoni della \lW, au• tomobilc tagliati in modo che era impossibile ripar,uli. Il mio amico dovè ricomprarseli tutti e quattro. La mattina seguente, non \'Cdcndolo arrivare a prendermi, telefonai a casa sua. La moglie m1 diçse che l'ra u~cito da un quarto d'ora. Immaginando quello che era succc,:;so, andai in fabbrica con la niia automobile. Lui c'era già, naturalmente. Non mi ~aiutò e da quel giorno non ci siamo più parlati. Si era arreso: e si era iscritto e spontaneamente> all'Unione. A casa mia le co~e andavano molto male. Le donne. in queçti frangenti, hanno \Cmprc meno coraggio degli uomini. Mia moF{lie ed io non potevamo andare nemmeno in chie.-.a senza e,~ere int,,ultati. Ncssuno c'invita\'a pili. Ai bambini capitava lo ste™> cd erano molto avviliti Abitavamo in un qu~u• ticrc quasi tutto occupato da operai della ~ocietà, e quelli che erano contrari all'Unione non O<iia,·ano dirlo. :\{ia moglie ,coppiava a piang<:rc ~cnza motivo. Una notte si svegliò gridando i~tcri• camente, e ci volle più di un'ora per calmarla. Finalmente mi di,\C quel che era succec::.~o: durante la mia assenza. da qualche tempo, dC'gli ignoti le telefonavano minacciando di prender-eia con i bambini <lienon m'i~rivevo all'Unione. Per la prc-occupazione e l'an- ~ia, mia moglie era <iul limite dell'esaurimento nC'rvo~o. Quella notte non chiuçi occhio ed ebbi il tempo di riflctterc. La mattina dopo andai in cerca del capo del Comitato. e Datemi una di quelle tessere>. gli dissi. Sghignazzando, mi tc\e un modulo. Lo firmai C' tirai fuori il port.ifoglio. « Hai messo giudizio, eh?> mi chiese. « Sì ,, ri,po'ii. e ).li i(.crivo pn C\SC'rC protetto. ).!i a\'ctc ricattato: pago :t. Udendo la dic;cus..,ionC' du<' o tn• •degli unionisti più attaccabrigh<' si avvicinarono. e Si sta finalmente per ,·cnire alle mani >, pensai; Jlon ne pote\'O più. ).fa il caporione fu abile. « I lai altro d:t. dire? • mi chie~e. e Sì. &· capiterà qu.1.lche to~a a mia moglir o ai miei bambini, alla mia au• tomohile, alla mia cac::a o a m(•, me la pn.·nderò con 1,,oi ! Xon m'import.i chì ne avrà colpa, né \e voi ,ar<'tc o no al corrcntl'. Sr mi capita qu,ikhe co,a. mc la pagherete voi, badate! >. Dopo di questo, mi Ja..,ciarono in p,\- cc .. ·he\'ano ottenuto quel dw \-olrvano: il mio denaro. Ed io av('\'O avu• to quel che di>ider.ivo. che fo,scro protetti i miei. ~la, non mi fraintendete I Tutto quel che ho (Offerto nella fabbrica non c'entra affatto con i diritti dei la\'oratori, o con le migliorate condi1ioni del la- \'0ro, o con l'aumento dei ,alari, o con un a\'vcnire più sicuro. La soluzione di questi problemi è ,cmprc rimandata a un giorno a venire : quando datori di lavoro e l.1vor,1tori potranno seder~i tranquillamente e onestamente a discuten·. Qurl che accaddc o~gi è una rarAet. e le Cnioni 11c raccolgono i profitti enormi. J. K. OMNIBIIS PAGfNA Z NEW JERSEY (0, 8. A,). Il capo ■ociallsta Normau Thoinu aotto nna umpe11a di nou marce dn:aui. nu C<lmiJio te :i.dottato in tutto il mondo civile Vcd:ui l'Enciclop~dia italiana, volume Xlii pag. 739. < Un fenomeno di questo tipo (come quello studiato da\l'Oersted), a vero dire, er.r. già stato osservato, per qu.r.nL'on .. irtcmio Fnrarro ci prtta &iiva.,nen- to incomplc1amente e panialmente, da C. u di pubblicare quuta sua rtplica alle cn- D. Romagnosi di Tren10 nd 1802, ma nel tich, del prof. Timpanaro. Lo aaonunt1a- mondo scientifico era passato inosservato>. mo P._trcorrtlttu.a giornalistica, chiudendo Tutti sanno, del resto, che a Trento, in via la di;c,nsione. I lt-ttori che· abbiano uguito Belenuni 16-18, una grande lapide, mulo polemica sono in ,,odo di farsi un'opi. rata 1ulla facciata di una vecchia casa, dice nione su ciascuna delle q1u1tioni trattate t lcSlualmcnte cosl: Ciondomcmco Roma• di giudieo,~ da quale parte sia la rationc 1nosi . maeist,ato sapiente - illustre scrùt da quale il torto. 10,~ cittadino integerrimo . nel 180:l abitò qu~sta casa . e f~ct suoi studi t scoperu il1'j(' ELLA sua < Riip( a a Fer:-.1ri , l!J di dctt,omo_gnttismo. Po~ché la.. lapide è ~ Timpanaro avrebbe dovuto distrugge- s1a1a murata Ml . 18~9, ~1 può ...mmetterc re Je mie affermazioni circa le Conti che, dopo 80 anm (d, cui sessanta sono la alle quali ho attinto le notitic conieslatc do~inar.ione auslriaca}, questa a~s~rzione da Jui. (o mi ritengo pago dì dimosirare abb1_a_qual~ht' fo.ndament~, e non sia una che tutte le dichiarazioni contenute nel mio < spmtosa mven:uonc > mia. libro, tutte Jc indicazioni e rivendicatloni O~a viene 1:epuodi~ della .r~na ~i ~al. traggono la loro ragione di essere da fonti vam. Dalla mia concisa cspos121_onc11T1m: e ricerche fatte accuraiamente e scrupolo- pan.aro deve a:cr crt"duto eh~ 10 a~ermass1 samentc che Volta ha mvcnta10 la pila, prima che E ricominciamo: il pendolo d: Foucauh. C:'alvani ~opri,ssc l'elettricità anìma_le•. No~ Riassumo i termini del dissenso: gli Ac- e è nel mio libro. un passo che g1ust1fich1 cadcmici del Cimento fanno, verso l'an- u~a ta!"• affcrmauone. lnvcce gu,\C addeno i 66o, esperienze diverse su pendoli 0 b!to mi . si fa per aver par~ato di q~cll'arc~ <dondoli>. Si accorgono che il pendolo uni. bimetallico eh~, come. tu1t1 sa~no,. e clau1~ filare devia e dalla sua prima ,;ila >. Lo ~o nelle cspcnt'nzc d1 Gal.vani. S1 con~ult1 rilevano e mettono agli atti questa cspc- il volume XVI d,cll.a ~nc1clope_d•.a 1t~lian~ rienza. Circa du.c scco~i do~ il fisico f~an- t:~:\.:rt~::c~:: 11 ~~:;• l~e:'!:r~;;;eni!à ...~; ce~ Foucault n.pett' 1esperienza, e, po~ché Galvani ebbe ad accorgersi che analoghe ~::,:~:~:~~p~e sid:r:n~:~c;:ct~:i:~;a~:~ contrazioni Nano ottenibili senza il con- : 1 ~%') ";~;~:~:::~;~i : 1 :~:~f l :~{ ::"1: d;,~ 1::1;:i';:::1~:~~:,:::n~~; ;:1: 11 ~: n2E:t~:~!.•P~:~,;:i,:~:i°f:6i~ ~:::~{cJ{~:~~,;~,]!~ ::~!~i:'cE\t~ ,:alotti (1666), in inglese del Walter (1684) ;:;:~/:: ;:~,i 1 ;i~~rit:~al:;;;vv!~a r:i~: ed in l:1.tinodel van Musschcnbroeck ( I 73 I). rattrarre i nervi e provato avvenire nella ~~=i~:·•;:iii~:~:;:~:1.'.f: ; :.:: ::;?i~~; ~~" ,~~=~r:~i~f :; 1i,! :'!i~, :~·1· 1 ~:;r.~:~~ tribuzionc all'intcrpretatorc della paternità cora di due lamine di metallo fra un mudi tuno il fenomeno e degli strumenti che lo realizzano? Oppure si può separare il merito di aver studiato la rcnomenologia da quello di :i.vcrfa interpretala" lo non lo crt'do, e vi sono persone d':i.ha autorità c-hc la pcn~ano come me, tanto è vero che SI accin~ono a presentare JX"r iniziali• va dl"I prof. Lo Surdo e dell'on. ViKo il ramoso pendolo alla Esposizione del '4-2, e non comt' una gloria francese. Vi è poi una 1estimonianza che chiamerei deci~iva ln una conferenza del compianto senatore Antonio Garbauo dt"lla Università di Fircnu, dal titolo: Il contributo d~tli italiani alla fisica, raccolta nel volume L'/1alia e fa Sòen.i:o, compilato da Gino Bargagli Petrucci, a pagina 83 chiunque può trova• re il seguente pas~o: e Non po~so però tal"'rrt' cht' nei Diari (degli ,\ccademici del Cimento) si trova btn chiara la nozione del calore specifico <' vi si 1ro,.,a chiarissima la cspcricnn del pendolo di Foucault, anticipata di due- secoli >. Debbo dire che proprio a questo pro• po~ito, e per analogia, io ho ricordato il caJO identico di Calzccchi Oncsli. Questo !{rande scienziato è fuori discu~~ionr1 siamo d'accordo. )f:l il Timpannro non dice tut· 10, quando cita il telegramma del 28 marzo 1899 di Marconi :i.I Brani>· Si deve a~- "iungt'rc che il 7 mag~io 1903 il Marconi ~1cs\o, in una sua confc-ren:za tt'nuta in Campidoglio alla presenta dri sovrani d'Italia, ha citato il Cal:r:ecchi prima di Brani~, rendt'ndogli giustizia anche pc-r quanto n- (1:uardava la priorità del cohncr. La qut'stionc di Romagnosi è più semplice. cd ancor meno dhcutibilc. Il Timpanaro gli nega anche la più piccola parte di merilo, ma la sua opinione è quasi univcrc::almentc negata A parte il Rambclli, la cui :i.utori1à egli mette in dubbio, vediamo quanto scrive uno scienziato di sicur:i. fama quale è Giovanni Ciorgi, profcuore alrUnìvcrsità di Roma, il cui sistema di misure t'lettrichc è stato, come è noto, recc-ntemen. scolo, od un nervo ... >. Ed infine consulti anche, it' crede, un bellissimo articolo di < Electron > (al secolo in,:. Carlo Ro~~i di )filano) su Sapere, voi. 111, pag. '277, dove è detto più sinteticamente < Le sue espeTienzc (di Gah-ani) sulle rane, sia col con• corso dì una macchina elettrica, sia col srmplicc contalto di un aTC0 bimetallico, ebbero risonanza mondiale >. Ed ora poche rapide notizie su altri particolari. Non i newtoniani, ma ~ewton ha fatto l'errort' del calcolo della portanza alare ed ha sbagliato l'interpretazione del fenomeno meccanico del volo. 11 pas~o da mc già citato su Men'diano di Roma parla proprio di Newton e non dei suoi ~cguaci o discepoli. .\"giungo però che gli autori della voce <Aeronautica> su l'Enciclop~- dia italiana, la quale reca rilie\·Ì co~l irriverenti ~ui calcoli aerodinamici di l'\cwton, sono: i generali Fc\ìce Porro e Gian Mario 81"1trami, J'ammira<i;lio Giulio Valli e l'ingegner generale Giulio Costantl. Quanto a Grimaldi, pare che il Timpanaro mi dia atto del valore scientifico dell'opera di questo sperimentatore. Infine c'è la asserzione che io non ho capito la differenza che pana fra tt'lefono e microfono. Il mio cri1ico non dice preci- ~amcntc su che co5a ba,i questa sua afft'rmatione. Fouc pt'rChé ho parlato separatamente del < circuito telefonico di Mcuc. ci > e del < microfono di Righi>. Veramente l'avevo fatto appo~ta per far capire anche ai non iniziali che il mic-rofono è una parte del telefono. Concludo: il mio libro è frutto di qualche- anno di lavoro. La cri1ica del Timpanaro ha colpìto, e non a proposito, solo tre o quattro pagine delle 53 7 che lo compongono. lo 5.0no pronto oggi, come domani e ,empre, a difenderlo, perché mai il mio spirito e la pauionc per gli studi mi hanno indotto a sopraffare la verità. ARTEMIO FERRAR!O ANTROPOLOGIA,ROHEOLOGIA, LINGUISTIOA Ci;rj RE CATEGORIE di studiosi la\'orano U nel dominio dc-Ila preistoria: gli .antropologi, gli archeologi e i lingu1111 I primi ricercano e studiano crani, ossa, 5Chclt'tri umani. l S('C0ndi, oggetti di civiltà; anni, ornamenti, vasi, utensili di forme "' di materie svariate, ccc. I linguir.ti paragonano suoni, parole, forme grammaticali. Tuui e trt' cercano di raggruppare metodicamente i fatti, cht' studiano, nabili5Cono dl'IIC"Sf'ric t-, ciascuno nel suo campo, istituiscono rapporti di cronologia e di diJ)('ndenza. Ma, finora, nt'mma delle tn: scienze è riuscita a far coincidere le proprie \l"ric con quelle dell'altra Non vi è misura comune. 2- un linguista, il Vcndryes, che ha cosl descritto i rapporti fra le tre scienze Un antropologo trova un cranio: lo studia, Jo misura in tulti i sensi, prende nota dc-Ile particolarit.à, che eventualmente ptt• senta , dallo strato del terreno, in cui lo ha rinvenuto, deduce a quale periodo geologico debba assegnarlo; lo confronta con altri rinvenimenti analoghi ; ricostruisce o tenta di ricostruire l'intero uomo, cui quel uanio appartenne, e di detC'nninarnc la <razza>. rvcdrcmo poi che cosa si debba intendere per < razza >). Fatto questo, J'an- •1ropologo non può fare di più e non può sapere di più: può stabilire l'indice f.r.ccialc e l'indice nasale di quel cranio, può stabilire se esso fosse di un brachicefalo o di un dolicocefalo; ma non potr.à mai sapere quali idee in uso sorgessero, quali associazioni di idee, quali immagini \'erbati vi si formassero: più brc\cmentc, non saprà mai quale lingua parlasse l'uomo cui appartenne quella tes1a. Col cranio in mano, egli è, preu'a poco, nella posizione di Amleto al cimitero: That skull had a to111u< in il, and could sint ona (Quel te· schio &\'cv.a dt'ntro una lin<i;ua, e potC'\·.:i. (antarC', una volta C3nta\'a e parla\•a, una volta; ma per l'antropologo è muto. Lo stfsso, all'incirca, si dica dell'archeologo. Egli trova ,.,asi o spade di un ca10 t.ipo, li studia, li clas~ifica, uabilisce l'arca fCO<i;rafica nella quale ~i rim·cngono vasi o spade di quel tipo. 11a sar.à molto imbarazz:no se vorrà stabilire a che razza appartent"ncro gli uomini che usavano quei vasi, C' che lingua parlassero. A meno che il suolo stCS\Onon risponda a ques1i intC'r• rogativi ; ciò accade quando si 1ro\'ano Khclctri e utt"n\j!j in\icmr E veniamo al linguista. Egli è il più for. tuna10 dei ire perché ha a sua disposi:r..ionc il materiale più ricco: intere linR:uc \'Ìve o morte, con i loro vocabolari e con le loro grammatiche. < La grammatica compa.- ra1a offre un sistema in cui le lingue sono clauificate secondo i loro risJ)('tti\·j carat• teri e dis1ribui1c in famiglie. Attraverso la comparazione dei suoni e delle forme, le inno\·atloni di ciascuna lingua appaiono in piena luce, in oppoi;izione alle sopra\'vivenze di uno stato più antico». Attra\·erso un lavoro siffatto, i linguisti, nel secolo ~corso, riuscirono a fissare la preis1oria delle lingue indo-europcc '.\fa cui non potevano sapere chi fossero o come fos~ro fatti gli uomini che parlavano la lingua o le- lingue anteriori al latino, al ~rC'COo al sanscrito. Soprattutto non potev:i.no sapere a che < ruza > appartcncuero. Invece p~tesero saperlo. Furono definite le e razze > in ba~C'alle lint:ue. Individuata una lingua, si ammise che appartenusero alla ste~i:I e razza > gli uomini che la parJa,.,ano o che la a\·c,,.·ano p:1rlata Solo dopo ulteriori e lunghi studi si riconobbe l'errore- e si ammi~ quella che era una \'t'rità lapaliniana: che razze dhcrsc possono parbre la stt',~a lingua e che la stessa razza può parlare più lingue. Del che Ji a\:e\·.i.no provC' nidenti anche nC'll'ambito della noria ,i pensi quante razze divC'r~I",otto Roma parlarono la stcua lingua. Il pro~ndirc dct:li ,tudi chiarì l'equivoco C' ribadì la ~cparazionc dt'll'antropolo.-ia e della linguistica ARIANESIMOE LINGUISTIOA ,1 \ DOTTRJ:-.A dcl\'arianeJimo traHe oril!} gine appunto dai grandi ,tudi di hnguiS1ica del secolo scono. Quando si cons1atò l'c$istenu di tutta una ,crit' di somifl;lianze fra il sanscrito, il greco, il latino, il • . ..:o, l'inglese, ecc., si ammise che i popoli, i quali parlavano o avevano parlato quelle lin~uc, discendc~scro lutli da un unico ceppo comune. Alla fine del secolo X\'111, Sir William Joncs pubblicò il suo Trattato della potsia oritnlalt e poi la sua Crammalica pcrsia• na, che si possono comiderare come- il punto di partenza degli studi orientali moderni Egli fu il primo ad attirare in modo ,istematico l'attenzione- degli ,tudio,i occidentali sui punti di ,omif{lianza fra il per. ,i.ano e le lin~uc europee: quc~to nel 1 788 E\attamcnte ven1i :i.nni dopo, nel 1808, Fricdrich Schle~cl pubblicò uno swdio pro• fondo sulla < sa!l;gezza t' la lingua drgli indù> (Utbcr dì~ Sp,ache und dii U'rish~it der lndicr), e sostenne, fra l'altro, la tcO• ria che il ,anscrito fosse la lingua madrr, da cui sattbbcro dtriva1e lt' lini.:uc europee opinionf' che, più tardi, risultò del t11t10 erronea. Per la prima ,·olta, nel 18131 fu adopt'- rato il tenninc < indo•curopeo > ; e chi lo u~ò fu il doti Thomas Young, nella Qua,- tcrlJ Rt&iieu·, ma in un ,cn,o più lar~o dell'attuai<". Chi gcllÒ le basi dt·finitÌ\'(' dc• gli ,studi moderni di linll;uiuica fu il filologo Frant Bopp1 dcll'L'niver<iiilà di Ber. lino, che nel 1816 pubblicò la sua opera fondam<"ntale C~brr dar Conjugati<HWJ• sum der Sansl.ritJsp,achr in t'<r.(ltichun( mit irntm der trìuhisch~n, lau1nischtn, persiuhtn 1,md germa11isch~n Sprochtn e nel 183'.:i la Cf'lcbre l'trRltichendr Crammat1A. der Jan.(knt, t.tnd, _,:,iuhischtn, laltinisch<n, gotuchtn und dtutuhtn Sprnrhr,1. Nrl fratlcmpo, J. von Klaproth avtva introdotto il termine < indo-<i;nmanico >, che poi in Germania fu co~tan1cmc-n1eadoperato al posto di quello più comprensivo di e indo-europco >. LINGUISTIOAE ANTROPOLOGIA ~ ti L'l~CECXO brillante di )fa,c )·IUl- <J" lcr che portò alla perfezione la dotttina dcll'arianc~imo sul ter'Tf'no della lingui~tica e, an7i, fu lui che nei cor$i di filolo'(ia comparata, tt'nuti a Oxford fra il 1861 e il 1863, prc~t>ntò ii;li ar~omen1i per cui il nuovo termine di an o < ariani > do,.,eva C'ntrare nell'uso in sostitu1ione dt'i tc-rmmi antichi più lunghi r incomodi di e indo-europei • e di e 1ndo-,•,·rmanici >. e l'argomento principale fu chi' il popo~o di lingua sanscrita, il quale invuc I' Jnd1a, s1 chiamava e Ar;a >. Dalla affinità d<"llt: lingue ariane, Max ~iillcr d~uceva che < pri: m:i. delle ctrugraz1om dt>irh antenati dcgh indt e dei ptn:iani \Crso il sud e prima che i fondatori delle colonie f!:rt'chr, romane, celtiche, teutoniche e davi' ~i. mt'ltcs~ro .in marcia verso i lidi "'uropei, t'JJste\a un piccolo clan di ariani, innallato probabilmt"n• te in cima alle montattnt" ddl' . \~ia centrale e parlante una lingu3, la qualr non rra ancora il samcrito1 né il grtco, né il trrlcsco, ma contfnc\·a i germi di tutti" quc~tt' lingue. Ci fu 11n tempo in cui i pr_imi antenati degli indi, dei prr~ia~i, dl".1 ~ree:: dei romani e degli slavi, dei celti e dei germani .,,j\'evano in)il"mt', nella n•ua rt'g10• ne: meglio ancora, sotto lo suuo t~!to > La dottrina della identità dell• ru.za e dd1.a lingua Na, così, nettamente affermata. )fa un quarto di ,ecolo dopo ~iax ~iUller la rinnegb con t'ner~ia. Le prove che la filologia comparata da una partt', l'antropologia dall'altra a\"evano accu-nulate non lasciavano suuinerl" alcun dubbio. :--"cll'alh:ma \.·iccnda delle sorti umane, a volce .i conqoi\tatori si erano appropriata la lin- §Ua dei vinti, a_ \.·ohe a,·evano imposto . la loro lingua ai vinti. Do\·c and;l\'a a finire il postulato che alla lingua corri,pondcsSt' la razza) < Cli " ,\r)a., >, disse ~tax ){Uller, e sono coloro che parlano lingue ariane, quale cht' sia il colore della loro pelle o ìl loro san~ue. Tutto quello cht' abbiamo affrrmalo a loro riguardo, nel dar loro il nome di Ariani, è che la grammatica della loro lingua è ariana > E ancora; < Io non ho ~mc~rodi affcrmart' che, quando adopt"ro il 1crmine "ariani ", non intendo parlare del sangue, né ddle os~a, né del cel"\'ello, né del cranio; intendo scmpliccmen1c: coloro cht" parlano la lingua ariana. t lo nc~so quando parlo degli indi, dei greci, dei romani, dei tedeschi, dt'i celti e dt'gli sla\'i. Io non faccio alcuna allusione alle particolarità della loro anatomia t po,si• bilr che gli \Candinavi dagli occhi blu e dai c.1,pelli biondi sia.no stati dei conquistatori, come è possibile che siano stati dei vin1i: non ha impor12nza SI" es.si abbiano adouato la lin~ua dei loro conquistatori dalla pelle bruna o <C'abbia avuto luogo il conirario ... A mio aniso, l'etnologo che parli di rana ariana, di ~an<;ue ar:anC" di occhi o di cap«""lli ariani ~i rende colpt"- \Ole di un peccato altrettanto gra,·c, quan• to quello che commt'ttereb~ un linguista il quale parlas~c di un vocabolario dolicocefalico o d'una grammatica brachict'fAlica >, Con questo, la linl"a di separazione fr;1 la linguistica e l'antropologia fisica t'ra correttamente \et:nata. La linguistica, dopc, avere presunto troppo di sé e delle pro• pric po~,ibilitl, rit'ntrava nfi suoi confini. RAZZAED EREDITÀ ffO STt:DIO delle raue tornò, come di L!::) diri.tto,. all'ant~polo~i~. ),fa l'antro?O: l0~1a s1 trovò m cns1: per quanto 1 suoi metodi, SJ>t'Cialmcntc nella descrizione "' nella mi,uraziont" dei \ingoli cara11eri ~ornatici, si fo,Sf'ro molto perfc:r:ionati1 pure c<ia non riusciva a inquadrare la mohitlldine varia degli uomini in gruppi ben delimitati e universalmente acrrt1ati; e, se pure vi fos,c- riuscita, o"ni sua <"onclusione a\·rebbc avuto ••alore §O)o prr il prf'sente e p,:,r qualche decennio pas5ato. Furono le indagini p:rniali sull'rrcditariet.à dcll'at;os1iniano GrcJi;orio Mendrl eh<' apri• Tono ad c,~a nuove ,if'. Dopo eh<" una schiera di biolo'C"ie di antropoloG:'Ì insi"ni ebbe CSlt'SOall'uomo lf ric,..r<"hc~idl'f'rrditarie1à, ~i ritt'nne che ormai ~i ro~,c trovato il mcuo < prr fi•~MC'11;liclementi p:ù dura1u1 i e ~icuri nel e;rovi"lio, altrimt"nti ine- \tricabilc-, ddle variazioni del corpo umano, pt'r e;iungerc CO\Ì ,l un'utile da~\ifica1:ione dell'umani1à •e<:ondo i caratteri somatici> (Schmid1', Il concetto di rana fu ricostruito su basi ri~oro~amC'nt,:, sci<"ntifi. che e l'antropoloi;i:ia ~i andò \\·iluppando parallrlani,:,nte agli <,tudi di 11:cnrtica Si è di- • ~cuno \C" esistano carattrri razziali a~,oh1• i.amenti fiui o se anche su quelli rÌlt'nuti tali a'!:isca qut'l complcsw di condizioni c~tcrne, che si de ..igna con la denominazione "cncrica di e ambit'ntc >. Fra raltro, il cambiamento d,.lla confonna7jont' cranica di tutta la rana nordica in Europa, e cio~ di uno dei caratt<"ri chr ~i ritent', ano immutabili, ha co•treuo l'antropolo~ia a una rnisionc dei i.uoi po~tulali. Si è ricono?tCiuto che- i tf'nt.llivi f.uti p<"rmt'ttf"rç in rclationf' l'ambientr <' i caratteri fi~iri dt"!- l'uomo erano falliti p,..rché •i era scituita una via erronea: e cioè si era ritt·nuto rhf' i fattori e~tcrni ae;is,cro dirNtamf'ntc \,11la forma e- sulla ~tn1ttura dr\ c-01po. lnn·cr •rmbra, ora. rcno chr l'amhirnte 31:!,,;ca•ul chimi~mo d,:,lrc~scre e chc- lf' modific,uioni chimicht' po~~ano dct<"nninarf' mutamenli di form:i. f' di s1ru1rnra ddlt" di\er~c p.uti dt"I corpo. e Q11anti esempi si hanno di altc1a1ioni di•lla forma di. un or11:ani~mopN <"fretto di ana lt"i;i::<i;rr\aMia,ionl" chimica, \,•condo 1ana loi;i::ìcache cì <fUll:'t'<c'omplc-- tamrntl" 1 Che ,i accrc\ca o !Ì diminui\ca il tenorl" in ~ale marino ddl'acqua in cui , ivc- un piccolo cro~tano. l'artenio salina, e il ~uo addomt' \i alh,nghfrà o si anor• C<"rà. Che ,i irrori di \ali di magnf'1io 1.1n ro~aio inva\o dii afidi, C' un 11:rannuml"ro di 4.:.1e~tcbc-~tiolc ~i trasformeranno r mt't• tt'ranno lt- ali. Che un fanorr qua\un• quc ai;i::cnte sul mctaboli\mO di un c~,,:rc umano \'l"n~a a turbare in un cc-rto modo il r 1mzionam<"nto dt'lla ~ua e;landola ipoti- \aria, e ~i vedrà aumentar(' la ,ua statura, il SltO na\O e il mo mento irrobu"ir~i e di- \'<"ntarc più prominenti> )lillotl, Si dcvc, dunque-, ammNtcre col Sallc:r 111, concetto dìnamico td c\·oluti\'O di rana, in contr:tppo\t0 a quello \l3tico e rigido, chf" la seif'nza vagheggiò un 1empo. < Questo è rnto >, ha detto \On Eick~tt"dt, < che una i,;ran parte delle inftuen7e ambitntali, che 3g;i,cono lentamente, ~i fh~a nel p!Mma c,c. ditario e di\'Cnta co~ì tra\miJ,ibile >. In <"Onclu~ione, la raz.za de\'I" c\~('re f'oncepita comt' in continuo di\'rnirt' ,ouo l'azione di qucqli stCS(Ì fattori che la hanno prodot• 1a: l't're<lità e l'ambiente. E si può dire che ~ia una creazione conunua RlCCtAROETTO
I. IL PRIMO letterato che abbia eo- }t. nosciuto è stato mio padre. ~ Veramente mio padre era prefetto, ma, uomo d'una bella coltura umanistica, portava con sé, di residenza in rC'Sidcnza, una biblioteca; t: questo spargeva la fama che fosse un letterato, che si confermava appena si veniva a sapere la sua amicizia con Giosue Carducci, nata negli anni di scuola che avevano pas,ato insieme dagli Scolopi di Firenze, e con altri scrittori. Non so 'ie ai dì d'oggi, ma ai tempi di Crispi e di Giolitti un prefetto che ,;apcsse di lettere era CO<ia rara. Nei cataloghi delle biblioteche pubbliche e sui biroccini di Firenze, che vendono libri U'-ati, si trovano ancora oggi libri di un Prczzolini, che scrisse la Storia religiosa drl Popolo Fiorentino cd altre opcruccc cd~ operone ; ma costui era un prete, zio di mio padre, e pare avesse la mania di pubblicare. Invece la letteratura ebbe da mio padre un culto così sentito e casto, che non pubblicò nulla ; né lasciò scartafacci di memorie o di studi inediti da dare alla luce; e tra le lettere da lui ricevute ho trovato soltanto congratulazioni per un libro che forse compilò per altri, ma non M> quale, né per chi. Naturalmente, in ogni residenza di- \'Cnta\'a cliente della libreria, quasi sempre l'unica della città, e vi ~i fermava a !)Cartabcllare i recenti arrivi; e talora vi teneva un po' circolo, come il Carducci da Zanichelli, cogli eruditi e i professori più colti del luogo. La sera li invitava a cena, o a prendere il caffè, e d'inverno, davanti al caminetto. era un gran discutere dei problemi del momento, e di letteratura e di storia, o degli articoli chC"uscivano nella N uoi•a Antologia e nella Reviu dr.s Deux .\londes, che acqui- -,tava regolarmente. Lo vedo ancora riscaldar<.i le mani unite sul di dietro rialzando le falde dell'abito, mentre si accalorava nella discu'i.sionc, perché, come molti toscani, aveva un tono di "oce alto, la parola facile e grande calore di convinzioni e ,.chicttczza d'espressione. A quel tempo i prefetti avevano diritto d'alloggio gratuito. La provincia doveva fomirlo. Devo a questa dispo- ,izione d'aver abitato in appartamenti che- cran stati di sovrani, in pal::tzzi di !ZOvernatori veneti, papali, estensi, con molte e nobili stanze, alte di soffitto, _ con affre~hi o tappezzerie, ma per me ragazzo, care af ricordo soprattutto di tanti soppalchi e cantine, scale di servizio e sottoscale. giardini e cortili, rifugio delle mie birichinate e campo di t.mti divertimenti immaginativi e romanze,.chi. Uno di questi pabzzi aveva persino un oratorio con una galleria torno tomo dalla quale si poteva ascoltare la mc~sa, ma che, per certi ,uoi finestroni allungati fino al pian terreno, offriva una via segreta per entrare nella stanza di Marictta. una delle bimbe del portiere. Un altro era. mun_jto .di torre ~on ~rologio, che Vl'n' ~a r1cancato ogm settimana, operal:ione che ottenevo di poter vrdcrc eseguire ogni tanto e che consideravo con l'ammirazione che desta una strc- ~oncria. \'ivcvano in quei palazzi gatti. sorci, lucertole, piccioni e passerotti che furono miei amici e mie vittime, c mi dettero pa""atempo f'd esperienze infinite, e mi pro,·vidcro d'allcgrie e di mc-,tiziC" e d'interprctazioni avventurose che mi conducevano lontano, in regni di,;poc;ti dalla mja fanta ..ia incontentabile. Ora, tra la dorata e incomoda mobilia che ci veniva destinata, mancava "empre un mobile nece..sario per mio padre. lo scaffale i e fra tante belle sale da rice\.·cre. che prrndcvano nome dal colore delle ,;toffc che le adorna- \.·ano, la 'i.ala gialla, la ro-,sa. la blu, mancava il locale per la biblioteca. In tante prcfctturr fu dec;tino a mio padre d'entrare, ed m altrettanto trovò lo stc"'iOproblema da risolvere. Aveva finito per port.:ire con "é alcuni <;caffali che, insieme con le ca<;\e dei libri e pochi o)'.?'gcttipcr-.on:ili, lo -.cguirono di città in città. fino a quel~ la dc-I ,m ripo,o. F.rano ,emplici e d1 lt>gno c"munc, appena coperto di una Hlatur<l di vernice, ed ~1 forza di gir,tre e di venir !.mont..1.tie rimontati, inchiodati e schiodati, i peducci davanti erano di\'ent<lti zonolacci contU'-Ì e consumati, mentre il cornicione mancava qui e là. o non combinava più tra uno '-Caffalc e l'altro. lo davo ,.r-mpn' una mano a "gomitolarli dal!<· fo~riJ.ture <·ntro le quali viaggiavano a pkcola \'docità. arri":ando pa~ccchi giorni dopo di noi, e r'()I a riempirli di lihri, r prima ancora di .1v<·rletto part·r,hì di que\ti, ave\'O imparato a disporli -.t>condo la lf>I o m,nrria. .\'on uano molti. ma fondanwnt.:,li cla~~ici latini. cl.1~'-ÌCi italiani, molta ~toria, antira r moderna, i p,ù 'iOlidi trattati di t'Conomia politica, pochi rom;1nzi 1t.iliani. franc;·t·,i. inglr"i ,. rw,- <;j, un b('ll'atlantr mod,·mo C'd uno di \tori;,; r poi una ,<·ia di optrucn· ccl opu"<·oli n·~alati da c;crittori di pro, ineia al prC'frtto eh(• -.ap<"vadi lrttere ,·d t'fa ,nniro di C,1rdurci, o puhhlira7ioni di pol('mica e di attualità acqui,tatC' via , i.1 <h<: ,j wolgcvano nuovi C"vt·nti. Le ,·dizioni, non rare né--antiche se non p<"r ec:cczjonC',mo\travano d'c-...,.r \tate <t<qui-,tatf' prr il loro ronv•nuto, e non per bellezza; ma con ma'!'~ior cura mio padre ne teneva CC'rtcdi c;cuola, l'Orazio col commento Biondi edito a Prato, per esempio, sul quale aveva studiato. o quelle Zanichdli, "milze e larghe, do\.lCCarducci pubblicò la prima volta certe sue poesie ed orazioni, che gli inviava fre,;chc fresche. I..'in...icme era caratteri.-..tico d'una cultura prettamente umanistica, rivi'\'iUt<• da un liberale conser\'atore dcli' '8oo. \ 'itc religiose, scritti di mi'i.tici, opere di filosofia e di scienze C'.'iiattck, tteratura tedesca non vi figuravano, c;c non per CCC("z.ione. allora <omc tf''iti di lingua. D'Annunzio non ci <;tette a lun• i;o. e Dc Sanctis non cc lo' incontr.u. \'i teneva un buon po-,to ?\apolconc, ~{io padre ammirava molto Xapok-one. Gli piaceva fare i-,pezioni, che, ,;chcrzando con noi. chiamava napolconirhe, cioè arrivarl' all'improv\'i~o in uno dei paesi della provincia, recandosi al municipio. dove chiedeva del sindaco 1 del segretario comunale, dei membri della Giunta, del direttore ddle scuole, del medico condotto. Quando li aveva davanti faceva domandcpreci\t'. ine,;orabili • « Quanti impiegati? quanti malati? quanti scolari? quanto ,pende? ». E poi \'i~itava le istituzioni di beneficenza, o le <;Cuok, dove gli piaceva entrare e chieder ragione agli ,tudenti di un \'er-.o latino che sta.van traducC'ndo, o ri,;po,;ta. ad una domanda di gf'O({rafia, o di 'i.toria; (" il profc,...ore atterrito s'accorgeva che il prc-frtto conoc;ccva la R" tia ParnaHÌ. X elle aule di matematica e-di fi(ira non crrdo che s'avventura~se. Alle volte penetra\'a, sc-m:a prC"avvi- ~o, dalla porta 'di c;c-rviz10di qualche ospedale o ricovero di vecchi, e si recava n('llc curinr o m.·1 dormitori faC"endo"icono,;;c('re com(' il prrfetto. con ri,ultati. c<1me ci si puù immai:;-inarc, inaspettati. r\lle \'Olte questa tattica. invrcc di sorprendere ,:?li altri, sorprcnd1Ta lui ,te'io'i.O. Sicconw C'ra "Olito condurmi con c..~, fui tt>,timonio d'una di qur-.tc• ,or1>n•,r. Vn;i volta arrivammo all'improvvi"o in un comunC', e trovammo lf' --trad,. t· lt> pi,171P in~olitam{'nt(• afTollat,.: i r<.'pubblicani ~ta\'ano cekbrando Au relio Saffi. Il pn·frtto fu riconmciuw, il ..,ind.1fO lo volle .:dia rr-rimonia. Quanta genu· c·l"r,1 nrl "alonr df'i muniripio. F..r.111t0utti rrpubblic:mi, o crrde\·ano d'e"H·1lo. (:'na ri..,chio pn un prC'frtto ddla monarchia pn·..,,·n1iare FIRENZE 1887 • 11 NELL'ANTIOA.liEBA DEL DENTISTA" (Qua.dro di P, Saltlnl) una cerimonìa repubblicana. ~io padre non ,.i pcr(C di "Pirito e free un di'-Cor...oinncggì~mdo a Saffi. pa ..,;ando d.1 lui a. ~fazzini, da que,to 3 Garibaldi, per finire con Cavour e Vittorio Emanuele I I. AnchC" i repubblicani furon tra<;Cin.11iad applaudire il Re Galantuomo e Casa S.woi.,, cosicché tutto finì brm·. ;\lio padre ,idcva nel fondo del landau in moto, tirato da due cavalli, quando fu libero dagli os• s<'qui delk autorità locali. In mancam.a d'un locale adatto, i libri venìvan collocati in qualche <;tan2., più grande, o salone abbandonato, e non ne m;rncavano mai in qu('i vece hi palazzi di cerimonia dcli' It.1li.t del Ri•orgimc-nto, che avC'va do\'uto adattar•i nelle ahit;l7ioni dei regimi precedenti, tra,.fonnando i pala:ui dei go- \'Crnatori in prefetture, i conventi in (Cuolc (' bibliot<"ch<". e le 'i.Cudrrit~del Granduca in un i,tituto di studii ">Uperiori. Lo \tamonc dei libri divenne presto meta d<·i miei viaggi d'av\'entura nelle vaste ca,;e prefetti.zie. In teoria non avrC"i dovuto l<"ggC'n::l-ibri, che non ro~,cro 'i.lati approvati dal geni• ton·; ma lui ..t\Tva troppo da f.trC', ed io troppo poco; e imomma non ~li piireva \·ero che ,,Imeno quando a\'('- vo un lihro- in mano mc ne MC~sitr:inquillo. I fanta,mi attraenti della di,obbcdirnza. del pc<"cato, del di\'Crtimcnto .dc-ggi,n·ano in qudlo ~tanzonc e parr\'an ,aiir "li, come ,·ampc, dai palrhnti ba<;,i, pii', fa(·ilmrnte frugati. fino a quelli :ilti, dov<: mi ci \'olcva. un tavolo p("f arrivar('. Tratto tratto tro\."avo qu;dchc ;1mico che provava lo '-tc<,o pi<K<-rccd era dic..po.-..toa corrcn· ~li stc,"i rischi. Ero pn() oram.:ii arri\'3to a.ll'<·p0<·.:d•ella piena libntà, nr...o i diciott'anni, qu,indo ci frugò an<he un giovane della mia c-tà, che ~i chiarn,1\'a Gio\'anni Papini. ~{io padn· <-ra oram:ti a riJXi,o <· già un poc'l malato, d,·1 mak che do\"('va condurlo .,ll~l fine; e gli pan:l" di trovarr in lui una 'i.OmiglianzJ. con un filo,.;ofo italiano, rr1.1 la mcmori;1 non gli ,rrviv;1 più brrw e chi ro.... l' non riu,<i a dirr nr' h"' mai potuto io congt:tturare. ).1io padre non trmrva chl· legge<~i libri irri\'<·r<·nti ot di<;turb;ltori della ,frde. Con una di quelle di ..,1vvertn11e, prnpri<· della m,·ntr lilx-rak, io dovetti a un n·rto momento fan• la prc·para-- ;,itmC"n•ligir,\,'l. prr la <n·..ima e la comunion<", mrntre nrllo ,tr~,o t1·mpo, l('gg:1·\'o Candide e il D1c1ionu.1i,, fihilorof 1hiqur. li prctC"che m'i•tiui\a <·r,i arido, 'i.C'aNOd'intelligcn1.a e di buon ~e-mo, sicché "i pos~n intravedere le COll'i.C"gu<"nzLe.a saggcz7.a incredula e lx-ffarda dello c;crittore francese, cspre~'-a in una lingua che non intendevo perfettamente, e che for,;e perciò m'attrac-va di più, comC" "Coperta che ne \'eni\'o fac<"ndo. parc\"a pro\'enire da una fonte di luce lont.rna e celc~tc ; le parole del (acerdote, noiose come quelle d'un ammini\tratorc, JMtc-vano trattare di affari terrestri. Le p0',i7ioni erano rnvcrtitC'. Mi ricordo "Cmprc di quel Voltaire, e ne<lo "ia impo,~il)ilr dimt·nticarc il modo col quale ,;j è letto la prim:i volta un libro, che ci ha Ja..ciato una cert.1 impr<'""ione; ,·oglio dire che un libro prende quakhc co,,, dal fatto che lo ,i è leuo la pri·11a volta in tram·ai, o c;opra un altx·ro, o in una biblio1eca, o in compagnia di un nmico o d'una innamorata, con un maestro, in un ,11nbiC'11tsctraniero, m prigione. lo non p<h-.o <;tacc.:aremai interamente il ricordo del luogo d1 cene 1::-ttur<',fotte a c.a,accio e di "oppiano negli c;caff.1li di mio padre, ora curvo e di'itt'"° prr trrra ,correndo i paldwtti più b.1~-.i, or:i in bilico -.opra una '-Cg~iola pt-r rn~giungl'r<' i pili alti, dal ,·,tlon: di 1•,,f' Son di\'entato pili t.ffdi, l'd a fo1za di volontà, un i<·tton.· ordinato, di qudli che adop<·rano il l.1pi/ p<:r -.cgnar(· i brani pili import.tnti e che prendono note c..uquaderni e <;u~chedc; ma ,ollanto un freno d'cduta7ione mi trat1i,·11(' dallo c;cartalx-lbr<· i libri che- tr<WOc;ul tavolo di altre pc~onc, r non ?O'--.O f.1n· a meno cli lq:;gt'rc nel libro dd \'Ìcino di fcrro\'ia; e dcvon t'--.Cr<' rC",ti di qudl'C'poca di nuio ..i.tà "oddi,f.1tte male (' di ~oddi-.fa;,ioni fil· p1tr. L'amorr pn i libri non rra in mio p,1drc una manifc-.ta1iorw <"'>t<·rior<· Ja kttcr,1tura rra per lui culto d'umanità <' con,uetudint• ci\'ile. Il ricordo cla~..iro, l'anrddoto -.torico, il ricor"o al di;,ionario. le ore dedicate di nott<' ali~~lt·ttur;:i. ,.,, rirordo ~C"mpreche lc~- ({n,t a lume di r,ind('la o con un,t lu• <<Tnetta ad olio to,cana, e una volta porte\ da Roma, do, r il mini~tm l'.\n·- va chiam,Ho, un paralumino rn,a con una fi'(un·1ta di lMllcrina l' cci tt· ridìcolt• ca.mp,mdluuc- di otton(", p<·r rip:narmi dalla luce-, n1<"ntreio, pin 1no, dormivo accanto a lui), davano un tono ;dia .-..ua\'Ìt,1 e non a\."c:,·a.nonulla di profr,.,ionali· e- di p<-dantc·. li \UO ri~p<'lto per l'artr lo pona,.1 alla caHit.ì. l,·1te1.1ria; <;li ha ..uva di -.rntin· clw la roltura gli ,1\'eva cl.tto ul"'intnna ç.oddisfazionc ed un C0<;Lum1·U. na fort(' do"<!di realismo e di to'i.cana ironia lo tenne 'i.('mpre lontano dal fare l'e\leta. Ad un parente, chc s'cntusia- "ma,·a per qualche signora, .-..olc·varij><'l<'r:e « Ricòrda.ti che Laura r Bcatric<"and:1\'ano al cc,;<;0» (e non "apcva. di certo. di copiare il ritornello d("i So11etti a Stella di Swift). :'\on c'era che un solo tocco di pcda1w·ri.1, nC'l quale 1,j mC',;colava, per altro, la sua ammirazione per Carducci: <·d er.1 la cura con la qual(' compib,·a I<: circolari del c;uo ufficio e \'Ok\'.t che fo'.'ii"-<'r"oenza francesismi e vi u..,a, ;.t le prepo~izioni articol;1te ">taccat<', c-omc il ~uo grand<.· amico, (Cri- \C'ndo. ,l mo' d'<.',empio, de la S. I'. Ili.ma, anziché della, con gra.nde mera,·ì1Zlia degli impicgati, abitu~ltl al itrrgo d'ufficio. Letti•rntura t' patria si confondevano in lui in un solo amore e do\'trc-; l'ho vi..t.o piangc-rt' dur sole volt(·: per la mmt<' dt"ll'amico Enrico ?\(•n,·ioni <' prr la battagli,\ di Adua. Sul ban:ile C,l'-'><'ltorwdi nocino coperto da una la,11,1 di marmo v.iri<·gato rr:i aperto un tdq?;ramma dccifr:ito. Fra una rig,1 f• l',ltra di numeri ,.j kggc,-.1 l'.mnun1'.ÌO dl'll,t '-Confiua, e• l1in\'ito ai pn·frtti di m,uit(•nrrc rordine puhbli<-o. ).fio padre C"r,t carducci,rno, C'Ji-,pino c africuii,ta l'idea chr 1'lt.1lia fo-,,r ">tata hattut,l da ~fcndik non gli capiva m•lla lll('llH' l' traboc-r;w,1 p<.·r b vi,1 dd cuon·. La lt·ttC'r~Huraqui non ,('l"\'ÌvJ. L'ordin(' fu m;mtcnuto nella pro\'inua ,hc C'r.1,tata fra I<.· prim<• ad e,- ,,·re ,·0<;(' dal \O(iali,mo e d:tlll" dottrim• cl(•J « pirdt di C',t,a, ca1C' puri· ai mode1;lti. 1110 p,tdrc- pa,,ò per un pn·frtto !(·azionario, come· ,i dice\'il allora, m.1 fone fu uno dei primi a qudian· il mo\'Ìm<.·nto ,ocialr di quel trmpo. C'd acC'anto ;1i t<·,t1 di Smith r di Ferrara. a,·<·,a. e ù·ra lt:tto. il Capitale di :\far-..:, cht> molti..,,in11 tap, •0<·i,11i,tico:,o~n·\'ano ""''!tanto di copntina. Scioh,· le prinw lc·~hedi r<.'-.i,t<·n✓a di opt-r.ii <' di contadini. u,ando il pn·- tl',to d'una kgg1· dw k J)(H('\';\ far con- \Ìdt>rar<' come a"'oci,l7ioni ,1 d<'linriue- • r(', ma abolì nc·lla pronncia il rc,iduo nwdi<·, aie dcli(' « con ,llt' », pq n1i i cont.1dini n:in r<htrrtti a farC' on· di 1.wrno ,rnz .a. compen"o per tt'nt•r pulit<' lr vie padronali; C"a,·c\'a ,,·mpn· R""iudi<"atcnome· rnon· {'d orrnr<· 1 -.a. J.1ri di famr• C'ht•i proprirtari d1 tern• ,. cli indu,trie agricoi<· davano a brac- ( iauti 1·cl a la\'or,ltori. In llll.l lotta politi,a frn.· chiam,11(• rom<" oro1torr un ~io\'an1•. ,h,· allnra <·ra alle priml' ;1rmi, e che si slanciò con una carica a fondo contro il vecchio moderatumc, incapace di intendere i tempi nuovi; carica intempestiva per la lotta di quel momento, ma che rivela dove and~ssero le simpatie di mio padre: il giovane si chiamava Giovanni Borelli, era alto, potente di voce, simpatico, ma quella fu una delle prime e non delle ultime volte in cui fece perde1e_, per inabilità e soverchia sincerità, una battaglia politica. La letteratura e l'amor di patria combinati in un veno di una canzone che pareva bella alle generazioni carduccianc, furono fatali alla carriera di mio padre, quando stava per compiere normalmente i quarant'anni di scn-;zio, computata la campagna di guerra del 1859, dove andò volontario dalla Toscana. Si inaugurava una celebre galleria a traverso le Alpi e, quale prefetto della provincia, fu invitato a fare un discorso. Se avesse avuto meno lettere, se la sarebbe cavata senza scalfittura; ma gli ,;o,-vcnnc il Petrarca e !'Alpi che « fan schermo alla tedesca rabbia,, e il verso gli par\'C' fatto <tf·;><>- sta e volle citarlo. Er.1 presente un deputato clericale, amico personale dell'impcr.uore di Germania, cui la citaziont parve forse uno sgarbo perronale e Ct'rto un'offesa alla Triplice Alleanza; e perciò chic~e la testa di mio padre a Giolitti, e l'ottenne. Fu messo .a riposo, poco prima di chiederlo per aver compiuto il periodo di .;;crvizio che gli dava diritto alla pcmione completa. Jlaccontava poi d'<.'s"crsi recato a Roma dall'onnipotente mini!.tro, e di avc·rgli domandato ~e cred<"va di 1vcre tanti galantuomim al M.:rvizio lello Stato. da potc-rsj di'tfarc di uno d. essi co'i.Ì facilmente; 111.1 Giolitti era burocratico e gelido, cd obiettò le ragioni di ~t•n·izio, soltanto quelle. Più tardi Crispi, già mezzo cieco, ritrovò mio padre a Firenze e, sentitone il nome, gli disse: « Vi hanno mandato \'ia perché eravate mio amico». In realtà c'era in quel tempo una politica generale di acquietamento sociale, per cui il governo riteneva nece,sario, contro il socialismo che cresce-va, acquistare il voto dei cattolici ; e mio padre non se ne rese conto. Egli ave".1 ragione; ma. anche Giolitti aveva ragione. E il doloroso delle co~<'di que,;to mondo è d'essere in due ed in contra.sto ad avere ragione. Ed ha ragione anche chi dice che questo è impo~"ibilc, come ,;j può leggere in un famoso aneddoto dtl Manzoni. L'unico ad aver torto era Crispi, che giudicò la co,a da un punto di vista troppo p<:rsonale, perché le ingiustizie '-ubite gli faccvan, da vecchio, vedere penccuzioni anche dove non c'erano. lo ho raccontato l'aneddoto, perch~ fa parte della vita letteraria di mio padre: la letteratura gli fece p<.·rdere il posto. E io dovrei star molto attento. con quc,to C!>Cmpioin ca,;a, ma, comt• "apetr, ci ho preso troppa familiarità e ',() che per una grana che eviterei con molto studio, mt ne capiterebbero dicci altre; e quindi non vale la pena, CO'i.sÌpero mc le perdonino tutte e undici 1micmc. ).{1 accorgo ora di aver parlato di mio p,1drc prefetto e letterato, (' non del babbo; ma que'ito non ('ntra in un. Gl.pitofo di tnC'morir di nla lcttcran,1. ·continua GIUSEPPE PREZZOLlNI STORIE BREVI tiN SIGNIFICATIVO esempio d('ll'autenticità di certe informazioni '{iornolistichc, lo troviamo riftrito nd libro di Fio• rcnct- Boeckd • The Pou.n o/ the Prus /or Peoce ond rVor. Durantt' la guerra, dopo l'occupaz1on(' di Annrsa da parte delle truppe tcduchc, la KOlnlJche f<.eitur.1 ~aivt',a La notizia df"lla caduta di Anvcna è ,tata accolta dal ~uono ddlc campar.e di tutte le chit'\e > c vole,·; dire in Germania. Ed ecco CQme invt'cc la notizia free il ,i:i10 dellt" rapitalì ('uropC'I', diventando ogni voha « più intt>r('~sante > da ,un giornale all'altro. Sul Motin « Come la stes~a KOlniuJae ;:,aung riferisce, il borgoma~tro di Anversa è \lato costrt'tt(l a far ~uon:>r<' le campane di tutte le chitsc per salutar(' J'ing!'f's~o ddlt trupp" tede\che > Sul Timrr: « Apprendiamo dal Matin, cht 1iporta la notizia dalla KOlniscJarZ<itunl, <'hl' i p1('ti belgi i quali, alla cad\tta di •\1wl"na, si sono rifiutati di far suon art !(' campane, sono stati rostrl"tti ad abbandonar" le I• o chì('se > Sul Corrine dello Sua: « Riferisce il Times, '"he apprend, la notizia da Colonia, ,ia Pariti:i, rht i po\Cri pr('ti belgi, i quali, alla ('aduta di Anvcrsa, ~i erano rifiutati di far suonare lc campane, sono ttati in- \'lati in cairpi di conc<'ntram<'nlo >. F di nuovo sul A1 olin: ~ t: n'infonnazione del Cor,iue dtlla Sua rifr-rhcc che i b.irb.1ri conquistatori di Am·('na hanno punito gli ,fortunati prt"ti belgi, eh<' si sono rifiutati di suonare le campane alJ'ingreHo d('l1<' tnippt·, :"lpp('ndendoli comr hattai;;li allt' ,tl"\~e campan(' >. H; CHIESTO una volta a Davide Humc il pl"rché della \U:\ a,,iduità alla Camt"r;\ c!ri Comunì ogni volta eh<' doV1•va prend(•rt' fa parola il mini\tro S<'One,e John Brown, di cui pure non ave,·a nl"\~una s1ima. Io>, ri<po,t, e J><'I' parte mi:\ non <rr-do in niente di quello rh(' Bro,\t1 dir(· m,1 lui ri Crt'dt'. E mi piarr-, almeno 11na ,oh.1 la v·ttimana, ~cntir pa.darC' un Homo rht' n1·dc in quello ,he dicl" >
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