Omnibus - anno II - n.32 - 6 agosto 1938

IL SOFM DELLE musE (LEmRA LDIRETTORE ) t~~-D~~[!Wl E A.1'IIC::I ~ \RO Direttore, i versi di C\IÌ ti ho par• ltQ lato appartens:ono alla tena satira del primo libro. Orazio si esprime molto chiaramente• « Come il padre col figlio, cosi noi non dobbiamo mostrarci severi con l'amico che abbia un difetto; un losco, il padre lo chiama sbircino; uno sconcio nano, c-omc quc11·aborto di Sisifo, lo chiama piccioncino Un amico \i\·r un po' tirato' diciamolo frugale. Un altro è imporiuno c petulante? passi pu scrvìxìcvolc con gli amici. t. duro e spr('giudicato più del giusto? ,ia tenuto per leale e coras:giaw. Troppo impcluo,o? sia dello vivact-, Pf'nso cht' questo ~ia il mezzo per ,tringcrc e tenere strctti gli amici. Noi, al c-ontrario, chiamiamo le virtù col nome dei vh.i opposti e smaniamo d'insudiciare il , a~o pulito >. Queste parole mi fanno ricordan· quello che L('opardi 05\ervava ,ul conto dei p~ti moderni che, al contrario d('gli antichi, tuui intenti ad ('saltare le cose, ne riducono il valore. Ceco,, in un piccolo sars:gio di est('tica, consigliava a un amico di non usare mai il tono di chi rimanga meravi- ~li:uo delle cose che de~crivc. Guai sc un novdlien• c"ad(' in esta~i davanti al ri1rovo e-legante in cui fa ,1,ccadcre un <pisodio dc-Ila sua no\'rlla: bisogna mantcnt.'ni rnpcriori alla propria materia Ora io mi domando: chi ha r.Ht;ione?Orazio, Leopardi, o Cccov' lo non mi sarei fatto qucua domanda, ~ da tre giorni non faccsst" parte della ~chicnt di Oraz.io una ,irs:nora molto ,io• lenta la qualr ieri mi ha di poco sba.1diato col tiro di una pantofola. Oesideu,a cht" 10 sc.ri\.f'\~iun roman70 o una no,·dla o una le1tNa alludendo a lei: io l'ho scriu:1, m.1. pare che abbia usato un < tono m:i.lcvolo >. L,1 sisnon, che è s<:app:u:i.due "·ohe con l'amante, :i.bbandonando i fil{li, ,ole•.-a es- ~ert" d,-,critta come un e carattere>, un e 1ipo t"nergico>, in una parola un'c aoina ~- Sembra che io < non abbia capito> il mio ani:omt"nto, o lo abbia 1rattato non proprio comc Omcro trattava Achille < ~hlil{no ! > mi ha gridato I.i signora < Ecro qut'llo chc ,icte ! Non sapete l"Strre umano, non s:t.petc ammirare nulla. non ~apete rispettare Il" cost più sacre, non l\\'de un cuori", un sangue ndlc \'Cllt",. I sentimenti!. L'.\morl" Il Grand('. Mi pcnsatt" dunque C'Oli, Una po\'cra donn.1. di\OCcupata chi" fu~ge di ca,a per 13 mania di aprire la porla la~:ando una le!t('ra sul comodino?.. Ah, ah, mio bd tipo! ... Qui avre~lc dovuto cune, nd momento in cui abbandona\'O i miei fo,cli.qui! •· E m'indi- ,a\'a il lato ,ini~tro d<-1proprio petto. A q11t"~tasignora si ,ono al{giun1i alcuni ,ignori, miei conoscenti. che non rmun~ono p('T nulla soddi~fotti di tal•me annota. :i.ioni, che io faccio, nl"i loro riçuardi. e Per. ché \-ol~e,e 1u110a !<"htTZO•? mi dicono Code,ta è mali~nità ! La \-i1a è una cosa ,eria 1 >. Qu.indo dicono: < La vita è una co~.i ~ria 1 >, vol{liono dirt ,oprattutlo e Noi ,iamo una cosa moho ~cria' •· E, :n N'altà, chi può dformare il contrario·' Prrò, quando ho ct"rcato di trauarli ~criamenll", mi hanno dttto, storcrndo il mu- ~: < Perché unta frtddcu:a, Scrivt>rt" è ::~ar l;n: 1 ;;.3:1:•nt: 1 ~:r;i~:Oa~:o s~r~~';:;~:';;~: <"Oni omi più 1quisiti r patemi, t"Mttamente rom,- \·uolr Orazio; ma an('he qucHa \"Olla non ho avuto la fortuna d1 ,cntirmi approvato. e Tu,, mi hanno drtto, < u,i un tono troppo confid,-nziale. N'oi non siamo ~raLio1ibambini, ma uomini 1 > Infine, ho capito• essi non volevano né \<'hrrz.iné \'eui, nl ironia ni amore volrvano un po· di ammiraz.Ì.Qnr Ho c~pito eh~ il ,ignor Cu.scunà les:s;ercbbt- \·Oll"nUl"riuna Cuscunt:idt, e il ,isrno, f'ral{apanc una .Fra1apan,idt, ncllf' quah ,, parlas~ del pio eroe Cusc-unà I" dd pici ,·ror fra~apanf" col ma,~imo rispetto f. mi sono ancora domandato: pnch(' t:lì scri1tori modc-rni non sanno più, come t,li antichi, ,niHre dei pOt'mi? Pnchc\ Ceco" menr i novellieri su una ~trada così lontana da qul"'lla che battt"rono Omuo f' \."i~1tilio ~ Pcrcht', in<,omma, i poe1i mo<krni, al contrario dl"s;liantichi, che csahavano 11 v;i,lore dt>lle (OC(• t" in~randivano la terra, dchbono, come dicr Lf'op.ardi, ridurrf" c rimpicciolire t,1tto quanto, Cu,cunà ha impiantato una fabbrica, ha sparso filiali in tutto il mondo, ha bauuto Licciardcllo, ha ~-olato 1n ac·roplano pt"r ('1,.guirc un ucmendo s;iuoco di bona in \merica I Pt"fhé, dunque, non nasce la Cuuunàde, E n,Hcc invrte una piccola novella in cui Cuscunà fJ una fis;ura meschina? :\ofi son d.tto Ct'nto rispocte. La quarta ~ l,1 vs;utntt" \chillc non sape,a di e\Sl"reun C'rO<", era m()lto rozzo, i,tmti\ o, e non voleva poeti allf' calc-as:na ~ella sua ~mplicità, credi"• \·a chf' Il" sue nra1ti e i suoi combattimenti coi fiumi ,- ~li dèi fo\'St'ro piccoli fatti normali. I pMti, ai quali sembu affidato il compito di dare allr co1e dt"lla terra il loro )fiusto pr~o, in~rafldirono Achilie che si l"ra 1roppo rimpicC:nhto. Còscunà, invl"cc, ha (;;u10 ~li "t1di cla,,1('i, è mali:i.io~, ,a ch,- rsi,rono i ~·mi I" i posteri, vuole ,omigliarc ad .\chilk ,. vun!r un Omero. Quando imp;anta una filiale in E.~itto, fa capirr chr ha for1aco il rido, e si prcwnta a gruppi di poeti cam111inandosulla pun1a d(•i piedi prr ,embrur più ,1lto. I porti, eontinuando .id osw-n·an· l'antico dovere che aVl"\ano a lt>mpi di ,\('hilk, di dare cioè alle cose il loro ~:u1to pc-.o, l'impiccioli5cono Cuscunà "ie si è troppo ingrandito. In ~stanu, Om1"ro l.tvorò pn la nostra fl"rra chf', S('"nu csrinni dt"ll'ltiade, ,arcbbc q;ua troppo piccola, I" 1-laubtort e Cccov hanno u11;ualm('ntrl-avor.110 per questa terra cht", ~nza lt" loro ironit>, sarrbbc uata 1roppo 11;rand1e· g;ro,,a In tal modo, uh• bidrndo alla co~icnza, che ora comanda <1i e,altart-. ora di dcprimerr, csli sc-rittori con,,.nano inaltrrato e umprt- ucsuale il pew della vcritl C'.ordialmt"ntt". \'JTALJAI':'0 BRANCATf Dl80088IONE PER L'ASSEONAZION'EDEI PREKI LETTERARI • " ...11 u.pete 11 1toriel11 della *'"• ebe dlc• 11 ugmt&uo,., 11 I MIBAIIIII il '\'.\.'I FA, più ,t·g-ut·ndo inRegno~i l)l 1:tgion.1mcnti che ,econdo i font,l,mi d('ll.i propria imm.:i.ginazioll<', alcuni ,crittori it:tliani ,;i accinsero a comporre fa\'Olt·, o, come dicevano pretenzio.,amcnte. « miti moderni >. .\utori di racconti popolari e di'<:rctamc-nte fa\olo,i ,·e ne furono in ogni tc·mpo. ,pc~~ con inttnti did,\o;calici, didauici. edificanti; mentre. que,;ti, qua,i \Ì proponc:-vano con candore di trovare i "'l'~ni ddb fanta\ia del ,;e. colo. Furono e,,i ad tn\'CntJrl' e vol- ~arizz,tn· la hrutta parol.l « novecrnto :. influendo ,;ulla mocfa, ~ue:;liu,;i dircttam('ntL'. e-on prtpotenza. dirrmmo, dinwntichi dw .lll'.trt<" non è mai conCC'"''-0 di con'-<·n.ar._i quando troppo ,i m1·,cola alle piccolezzl' di umi i giorni. E \'Cramcnv· il movimento dei no- \·eu·nti<:,t1 ehlx• la dcholcz,,..;1della 1110da: d.t a\·('rt• ... crittnri che onnai ,er- \·ono pii\ dw a un c,:1me letterario a un,\ piccob totoria del co~tum(". Og~i. ~lond.1dori riqamp,'l i r:icconti d<·llo ,cnttorl· nov('Ct·nti~ta che di più c che m<·glio ..,j r: adoperato nell'invrmione dei « miti >. Af1racoli di ~1a"imo Bontcmpelli contiene rom,rn- ,.j 1• r:.cconti ~ritti e pubblicati fr:. il 1~p3 l' il 1929. Se dove ..,imo ,;ctglit·rt' per nmtra let1ur:. un'opera di que,;to autore for,e la ccrch<'rcmmo fra qut"llc- dc-g-li anni più vicini. Aiutato più da ingc~no,a opt·ro,ità di mcntr che dd nati\ o taknto. Bontempclli è mee:;lio raffie:;urahile in romanzi come Il figlto di di.e madrt t Gtnlt nel tempo, opere- do\·<· il divertimento dC'llo c.tilr <' d,•l!'inH·llttto qanno più in equilibrio, .,,.n1..1la \Inani,\ di dipinger<" il mondo num o di zC'cC'ad<'IICuhimr invenzioni o ddlc ultime comodità. ,Htracoli racco~lie r.,cconti e brevi t0m,mzi (già appar.i in pn--crdrnti raccolte quali La donna dt>1 mil'i sogm. Donna nel sol~, .\lia i·ita morte e m1- ,acoli) cht: ,ervono a darci la trama d'un ~'ioco letterario durato molti anni. T.tnte le novrllc di que,t'ultima e complc\,i\'a raaolta che rammt'nt.ino i 1rmpi andati drlla kttcratura d'armi- \tizio pN la futilità di certe acutezze. E i lettori. allora. (i arrt"ndcvano sorprec.i: conttnti forc;e d'cç'\C're partecipi d'un rOv('c;('iamentO delle cose del mondo. Quel che rra bi<.1nC'odivcnt.tva nero; i letti di ferro apparivano inadatti ai <,ogni moderni, come ~e la vita p<'r quattro anni di ~uerra avesse prc~o sul çefio ,tradc div('NC. A dirla nella maniera pili pittorc:-(ca, la letteratura di Bont('mpelli, fra il dopoiz-ucrra r il 1910, fu la bandiera d'una baua~liJ. contro i nonni <' lr nonne ... Addio Manzoni. pareva ~ridarsi do- \:unque, e addio perfino Fogazzaro, co- ._ì capace d'in,idiare ~li animi di chi ne aveva avuto i ~gni turbati durante la prima giovinezza. Si odiarono in1provvic;amcntr le ca~alinghe invtm:ioni degli c;crittori. da derivarne una letteratura di,pcr~iva quanto immodesta. ;\on 'li ~cguivano inclinazioni fantastiche, ma (()ltanto piccoli ri~entimrnti drl momento. Ma, 'li frct tanto ~prcco della parola « <;,toria>, mai $i desiderò tanto c.entir"li nel vol~ere, nel nasc("rc " nc:-1decade-re delle civiltà e delle epoche. Motivi quc~ti che potevano for,,.c dare l'avvio alla fantasia d'un poeta i ma il ~ioco invece rec;tava arido, strrtto fin troppo d,,lla piccola polemica dri nipoti contro gli anziani. Bontcmpclli, fra gli altri, <;,enon il meglio ispirato fu quello chr più sapC'va equilibrar'ii con l'aiuto d'una educa:1ionc da'l~ica, ch'egli ha sempre mostrato in ogni ~ua pagina. 1 suoi programmi e le sue trovate, pur mai eccitandogli la fantao;ia, lo hanno condotto talvolta a pregevoli e~rcizi di \tilc. La parola gli ha sempre obbedito. Quanti aggettivi azzeccati, pronti, docili. ma detti pili per virtuosità che per bi~o~no. Si direbbe che Bontemp<>lliserva le parole invece che la~ci,1r- ~ene c;crvire. Quel sentirsi tutto d'un -.ecolo nuovo, quel cercare nuovr pieghe dell'immaginazione lo inebrìano. Però ~li .,ccadcva e gli acc:.de come a tanti mu,icisti d'og~i, che accoppiano con no\'ità incr<·dibilc le vccchir note della 11:calad. a cav.1mc nuovi dktti ma non nuovi motivi. L'arte div<•nta come rov('~iare una calza. Chi a11:coltao chi lcRge. ~eguc il musici~ta o lo ~crittorc come in contraddittorio. E con l'andare del tempo come non ,i dimcntichtranno i termini che dav:ino luo~o a quel contraddire? :\.folte pagine che fino a ieri hanno brillato resteranno, così, op.iC'he e di difficile ~cnso. Nelle novelle di Afiracoli ,ono chiari i SC'{ni d'una alacrità intcllettualt le• ~ata agli umori dei no,.tri anni. pili che una vocazione' fanta-.tica. La raccolta è come un campionario di vita moderna. ( pcrsona~~i vanno da un canto all'altro dell'Europa con eqrc• ma O'litentazionc ma senza disinvoltura. Non oblx-di,;cono a un forte immagi• nare ma a una \pictata ambizione di mo,trarc ai lettori, ogni momento. !a novità dC'I -.ecolo. Es<'rcitano i mt11:ticri più strani: il protat;onista di i\,fia uita morte ~ mirato/: è !itato in"<'p;nantc di lingua albanc~e, ripetitore di pianoforte. aiuto imbaharnatorc. com<· le macchieuc dei giornali umori<,tici. Veramente tutto prOC<"de "<'C'Ondo una dic;rx>,.i,ionc all::l rurio~ità e allt.· co,r aç,,.urdt·. In Alia vtla morte e miracoli la c;toria dell'eco. C' l'altra macabra d('I vedoYo <Ono ,coinme,.,,c- d'uno "crittorc eh(' vuol(' narrare co-.c mai prima narrate. Si lc~ga. d'alt~a parte, in quc<to racconto non autobiografico e- non fanta<,tico. una confr!-,;ionc lct1eraria: < Vorrei <criver(", non copiare umilmente la vita, e ,p('cialmcntc la mi.1 vita. d'ogni _e:;iomo,come ho fatto 11:inqui; ma ocr inventarne una nuova ... >. l,;n ricreare, in~mma, che è d'ogni grande arte, a condizione che la nuova vita ,.ia v:l~he~j:!;iata dalla fan• tasia e non combinat~ con l'arbitrio ddl'im~c~no. E infatti Bontcmpclli. <e• condo le sue inclina:rioni più ingrgnose chr poctich<'. ccnclude: « '¼'rvirmi degli clementi immutabili della vita umana per costruire cac;i immae:;inati. per11:onag~i,cmplificati, costru:rioni tra inquietanti e ameni, in cui la no~tra e,;itotenza vera appaia come una favola o una fiaba>. Miracolt segnano un momento letterario forse ormai lontano dalla lette• ratura di Massimo Bontcmpclli. Certi inizi di racconto e certo facile umori~mo rammentano la letteratura ferroviaria del dopoguerra, ma sono incontri c.uuali. La ragione delle figurazioni e delle « fanta,;ie > di Bont<·mpclli riguarda oltre alla lttteratura il costume. C'è in es5e diffusa una volontà più che un gusto di C05C nuove che serve a spiegare la na'iCita d'una maniera rtcente di vestir(", di parlare, e anche di scrivere che è andata voliz-arizzando,;i miqoramcnt<' sotto il nome di < novcccnti'imo >. Di questa maniera, che la.M:iata l'arte ha trovato camPo libero c.ulle spiagRC e nei salotti, Bontempclli è stato il teorico. li teorico d'una vita moderna nei limiti del ccmrnto armato 1 dei viaRRi in aereo, dei treni aerodinamicf, e delle tant'altre comodità che domani Potranno facilmente dare ragione a facile, a piacevole ironia, come .sempre accade per le cose che si afTerma no troppo presto. ARRIGO DENEDETTI I IIGBITI 'i\ \ TA(\TJ AN.\.'I ,i :.erivono e si U pubblicano con successo nel no- ~tro paese libri scritti dal « servitore di Cc-sare ». JI genere lettcrnrio ddle vite a c;candalo ha ..l\'Uto fortuna. Piac:t vedere contradd("ttc le com.uct(" a.pparc-nze di certi personaggi: attitudine qutsta non danno~a, ma proficua come quella che, mettendo in dubbio cose ormai accettate ciecamente, le pone a prova difficile, per ravvivarle o pn ,pegnerlc definitivamente. Ma conta tuttavia l'animo con cui ci çj propongono certe walutazioni ~ rivalutazioni. Se l'animo è pettegolo, <,trctto d.:t mi<.eri ri,.tntimenti. non \·('diamo quale po'-.<,a c~sere l'utile del dimo- ~trarc che Dante. :\-fichdangelo. Napoleone, o qualunque altro eroe della \(Oria letteraria. ani~tica, politica d'un popolo. furono piccoli uomini. Eppure il succc~it0 continua. ~pccialmentc quando 1 come nel caso di G.ibrielc d'Annunzio, la biografia è do• \'Ut:\. ad uno che e vide da vicino>, che fu a parte dei segreti, che tenne le chiavi del cuore. « Tra gli amici d'un grand'uomo >1 ha detto Oscar Wilde, < c~iste sempre, come fra gli Apostoli, un Giuda, cd è colui che ne 11:cri\'Cla vita >. Co,ì affcnna Antongini nella prefazione all.1 .-.ua 1'1ta se• grtta di Gabriele d'A11nu,1ào (Mondadori. i\lilano). dichiarando,;;i pronto. a fine di bene, alla parte del e traditore>. Ma la biografia di Antongini non dovrebbe e,;<:,(_•irnctitolata al « ;;.egreto >; i ~greti d'un poeta non sono infaui qudli che in CÌ\'-a si wclano. Questa I 'lta segreta resta !'i()ltanto una raccolta di appunti sulla vita di Gabriele d'Annunzio, ad opera d'uno che per tanti anni ebbe occa..,ione di vivere con lui nella familiarità più che nell'intimità. Se Antongini aveo;se dipinto modeHamente nel ._uo libro di ricordi un d'Annunzio familiare avrcblx· certamente fatto opera più onorevole e più meritoria. Al contrario. quella prome~sa di 'iegrcti da rivelare attira troppo l'attenzione pettegola dei lettori, troppo li persuade a credere che la vita d'un poeta ~ia tutta nelle c;uc abitudini 1 nei suoi vizi, nelle c;uc manie, nei suoi peccati. Abitudini, vizi. manie, peccati possono sempre \Crvirc alla comprensione d'un uomo d'in~e- ~no, ma quando raccontati con bonaria semplicità, così come cose che pm- .-.onoincuriosire, ma non '!piegare tutto. Antongini aveva avuto la mi~liore occaçionc che po~sa capitare a un biografo. E l'ha persa. Accintosi a raccontare i c;.\'li del ~uo amico e padrone, non ha voluto allettare i suoi lettori col racconto disteso di tanti anni di sodalizio e di collaborazione. Gn qual- .-.ia,i ._crittore poteva cavare dal racconto in questi termini gli effetti più int{'rc~canti. E for~c non c'c-ra bi\ogno nemmrno d'uno ,crittorc, ma d'un .-.emplice mc-morialista, d'uno che, morta la pcrwn,1 che ha avuto lungamente l'uni\Cn•ale intcrc'lse, si accinge a dipingercela nei suoi as;pctti dic;cretamente familiari. C'n d'Annunzio fa. miliare certo e<istette, ma, ora più che mai, dopo il libro di Antongini rimane na,costo. Antongini ha voluto scrivere qua.-.i un trattato. Le sue non c;ono mc-morie, ma piuttosto le « radiografie > d'una vita. Quando Antongini riferi.-.ce l'a• n("ddoto dell'attendente che raccoglieva le unghie del poeta pc:-rconsegnarle poi alle ammiratrici, quasi ci mette sulla strada d'un paragone. Anche Antongini raccoglie le unghie di d'Annunzio per il divertimento e la curiosità degli abbonati alle .- Scie > di Mondadori. Strad,t ottima, for11:e. per a\•vinc<:re morbosamente l'animo dei lettori più ozio~i, ma pessima qualora (j voglia andare fino al ritratto d'un poeta. Tom Ant0nc;ini non ha voluto raccontarci la storia d'una amicizia e d'una collabora1ione. :\(orto il poeta, mentre biografi e critici c.i affaccendavano per fare un po' di luce intorno a un nome che è stato ragione di tanti contra-.tanti giudizi, Antongini si è fatto avan1i. Sprezzante d'una folla d'intrmi, ha avuto l'aria di disperdere a spinte e a colpi di mano ~ulle 'lpalle chiunque volesse dir<' la sua. Come nei gr.indi processi, le prove di scarso rilievo tacciono e ._'avanza il te5timone oculare, quello che aç,istctte al delitto dal buco della serratura, e che alla fine si dichiara dispo.-.10 a dir tutto, così Antongini de\·e avere immaginato di giunge-re ultimo e definitivo biografo e critico. Ha mirato al colpo di scena: e mentre ~i dichiarava pronto a far svanire come nebbia al ~ole le varie e ~iocchc kggendc dannunziane, ha contribuito a crearn<' una nuova : for- \e la più infida delle ltggende, perché non 'iOrtita dagli umori, dalle curiosità d'un tempo che trovò in d' Annunzio il çegno delle sue ìllu,ioni e dclu;;ioni, ma da foui di pochissimo conto e di generico carattere. Antongini ha di1-tribuito la materia della 11:uabiografia come uno ~ienziato quella dc·lle ~ue ricerche. D'Annunzio fi~ico. poi morale, poi va~ahondo, poi combattc-n1e, poi politico. uomo di ttatro. affarista. diplomatico, eremita e co~ì via. Poe-o è mancato che non ..i giungcs;;e a un dizion.uio dannunziano, e non riguardante il poeta, ma l'uomo vi5\Uto :tccanto ad Antongini. Se d'Annunzio fo5\e 5tato in\'eCC' à'un pO<"ta un famo\O attore del ci11<'matogr,1fo. o un boXt'ur, le cose- non \,1feb1X'ro andJ:tc- divt•r-.amcntl'. ~1utati i particolari, ceno; ma forse non molto divrf"',a la maniera del rAcconto. L'occa,ione che Antongini aveva era la migliore che potesst capitare a un uomo di eu,to. Narrare il suo -.odahzio con u~ uomo, \'Oltri- o no. d'eccezione. Che poi d'Annunzio dalle memori<· del ~uo '\C'grctario dO\'C'-.'-eapparire in una luce più mode,ta e discreta di quella in cui lo a\'eva mesc;o con l'andare del tempo il ,;uccc~~o (e il clamore d'un ~ucccs(O vario e discordante), sarebbe' \tato umano e aC(Cttabilc. Tanti sono i lettori che attendono il racconto veramf'nte « ,cgreto > d'un poeta che ha attirati e respinti con le ,uc parok e con i c;uoi gesti. L'occasione di Antongini invee(" non può che dirsi mancata, del tutto mancata. Un lettore avveduto di qucc;ta Vita segreta intrawderà <.'C'rtamentc al di là delle pagine quello cht• era il \'ero volto del poeta. con il ~uo provincialismo, l' in11:iemt col candore dell'ingegno raro i ma non c;aranno che lontani indizi. La manic:ra troppo ,aput,t di Antongini finirà <,emprc col distrarlo nel raccontc, di an·«·nirr.t"nti gtnerici. CARLO DADDI STORIA Nel numero del 23 luglio, rect'nscndo il volume L'Eur<>pa nel conflitto 1dra(t' di A G. Castellani, scrivemmo. Un mtrito tuttavia il libro a l'ha, ed ; qiusta, chtt parlando di Europa, di demo. aaòa, di Cinrvra tt di bolrceviJmo, si riri;parmia l'lntanQ.{1onaltt tbraico e , protocoll1 di Sion. Ptrò, dato cl1r l'autort' 11 chiama CaJtcllani L'autore ticnt" chc si sappia che e sotto l'onoratiuiino nome di Castellani, portato da Famiglia schiettamente italiana e catto• lica da lontane gcnernrioni, hanno ,issuto e vivono anche illustrazioni della scienza e del ca1tolict"~imo>. Glicn(' diamo Jralmcn. te atto SAGGI IGNAZIO CALANORJE',,"O: RapiJord, (lnttlisano, ~filano, 1938. L. 11). Biografia che rivrndica la grande:r.za dell'arte di ~brio Rapisardi Calandrino scrive, a pag. 15: < Non sì demolisce racilmcntc Mario Rapisardi ! >; e .l'opera di M. Rapisardi aspetta ancora il suo criticogcnio, il criti~o•creatore >; a pag 19: < Nell'Era Fascuta, pt"rtan10, in questo cli- ~: ::o~i~ 0 tu~1i :~:::at~lt:::~~:p:1cr~~ st~f~~ come una milizia intesa al servizio dell'Ideale, ha pieno diri110 di rivivere e di a~nm:u:~traree d'ammonire una co,ì grand1o~a figura, tutta d'un pezzo, questo mo. 1,olito del pensiero I" dell'arte, questo uomostatua il cui aueg~iamento e il cui acctnto ricorda[no] quello dei patriarchi e dei pro• rt"ti pieni di spirito divino... >; a pag. 177: < Troppa astrattezza, troppa idealità troppa aerità Si può dire che il Rapisardi, come I?antc Alighieri, abbia rappresentato poe11camente un mondo che non t"sisteva che nella sua fanta~ia crcatrict".. >; a pag 201: e Son,•i in ogni lettt"ratura dei pt'danti i quali si fìgurano di abbassare alla lor propria statura i poeti creatori .. >. Dalla bibliografia, ,i apprf"nde che il Calandrino è autore altre.sì di veni, di poemi passio• nali, di orazioni, di saggi. In appendice, i giudizi della critica-creatrice, cioè di quella critica che, costruttiva, non demolisce, a firma di Sebamano Munzone, Il popola d1 Roma, Cro"aco prealpina, La FoUia, L'ltolio che scrive, Carlo Dc Martino, Angiolo :Moretti, Diego Valeri, Giuseppe Lipparini, Bice Polli, Giuseppe Vìllarocl. SISTO a~ ~ij~,r~~[! DEIU BAILI.EBffll ~ o:,.: HO una grande opinione delle !t!J' biografie, il che prova solamente come io non sia fatto per scriverne•. Questo l'avvertimento di Paul Valéry nel corso del suo ultimo libro (D~gas /)a,iu Dnsin, K. R. F.). E infatti non di una biografia si tratta, benché alcuni dettagli ch'egli si compiace di descrivere della vita e del carattere di Degas facciano pensare a frammenti d1 una biografia che poteva essere senz'altro assai bella. :'via poi Valéry si distrae e spesso si astrae volentieri, inseguendo certe sue inclinazioni e smanie estetiche, d'una sottigliezza che ha ben poco a che fare con la logica, e p1Uttosto si appagano di ipotesi e immagini della fantasia. Il feroce disprezzo di Degas per gli uomim di lettere non impedì a Valéry di diventargli amico; e la sua fu un'amicizia che aveva della venerazione. Eppure Dcgas aveva fatto studi classici, era nourri d~ Racìn~ ed' anciemu musìqru •. Un giorno si trovava a tavola con Goncourt, Zola e Daudet; mentre questi parlavano dei loro affari, Degas rimaneva silenzioso. ~Ebbene•, gli disse Daudet, • voi ci disprezzate!•· Oegas rispose: Vi disprezzo come pittore!•. È difficile spiegare le sue battute crudeli e amare, le sue collere e i suoi bruschi atteggiamenti sarcastici senza giustificarli <:on un po' di civetteria. • Il at•a1t et af• f~ctait il' plus mauvais caractère du mo,zde •. dice infatti Valéry. Tutti conoscono l'occhio severo che Degas teneva fisso su se stesso; quale dub• bio e scontentezza continua fossero nel suo cuore riguardo al proprio lavoro; con quanta serietà considerasse l'esercizio dl'ane; tanto che all'operare di Delil. lìi pensa come a un modello di onestà t' di rigore. Tuttavia nel suo carattere c'era qualcosa di comico e ingrato che solo l'arguzia spiritosa e <:erti umori imprevisti e felici rendevano piacevole. • O1verti\·a, allora; affncinava per un insieme di cose che avevano della spacconata, della farsa e della familiarità. in cui entravano i modi degli imbianchini d'un tempo e non so che ingrediente venuto da Napoli•. Edgar Degas aveva un po' di sangue italiano in corpo. A Parigi il nonno d1 lui , agiotait sur In blls • durante la Rivoluzione. • Un giorno, nel 1793, mentrC' era alla borsa dei grani, che allora si tene,-a al Palais•Royal, un amico passa alle sue s;,alle e gli sussurra: "F ... s le campi ... Sauu-toi! 011 nt d1ez toi! ... " •. Il nonno di LL~as non perde un minuto. La sua fuga ,<!rmina a Napoli, ove si stabilisce. E alcuni anni dopo sposa una nobile genovese, una Frappa. Il pittore delle ballerine si recò a Napoli qualche \'Olta a trovare i parenti; in uno di questi viaggi gli rubarono il portafogli; ma dell'Italia e di Napoli egli consen·ava ugualmente impressioni e ricordi che spesso ama\'a raccontare. Parla\'& il nap, -!etano con la volubilità e l'accento più autentici, qualche volta cantava arie di canzoni popolari come càpita d1 ascoltarne laggiù, all'angolo d'una via•. Dalle tracce che Napoli lasciò nel sangue di Degas deriverebbe, secondo Valéry, la sensibilità mimica• del grande pittore; ossia quella sua maniera di ritrarre le figure nei loro atteggiamenti più tipici e istantanei: che non è una ipotesi pri\·a d1 fondatezza , La mimica {delle opere di Oegas) è di Napoli. ove non sono parole senza gesti. racconti senze imitaz1ont, persone senza la loro moltitudine di personaggi•. Certo, grande e acuto osservatore Oegas lo era. DivenutO sempre più solitario, non sapendo come meglio passare le sue mahncomche serate, aveva trovato un suo d1ver1imcnto, durante la bella stagione, nel trascorrerle su~di • imperiali• dei tram e degli omnibus. Saliva; s1 lasciava condurre fino al termine della corsa; e, d1 là, ricondurre al punto più vicino a casa sua•. In quei \iaggi, Degas distraeva la propria tristezza osservando I passeggeri. Ma so~ prattutto i passej?geri femminili att1ranno la sua attenzione. Gli capitava per esempio d1mettere gli occhi su una signora e di seg.iirne tulle le più piccole mosse. :'\on un battito di ciglia gli i.fuggi,·a. E in quel suo accanimento c'era un che di cinico e crudele. Degas raccontava poi ciò che aveva osservato, imitando i gesti, gli sguardi e gli atlej\giamcnti di quelle persone come in una pantomima: li ltait rat'i.11 u mflait à son contl't1/n,in1t quelque misogynie•. Degas non s'è quasi mai curalo d1agct·n tilirc le donne che dipingeva; sako qu.dche eccezione, esse appaiono senza \C:11 d1 p..idorc, di ipocrisia o di raffinateZ7a I luy~- mans arrivò a dire perfino che le ballerine sono dipinte con orrore. A parte l'esagerazione piuttosto grossolana, l'orrore di Dcgas non è che una crudezza spietata d1 \·erità, che la forza e la grazia dello stile intensificano e rendono definuiva. Gli ultimi anni di vita di questo grande p1t1ore, di quest'uomo eccezionale, sono bui e angosciosi; e Valéry li descrive in un paio di paginette con parole di semplice umanità in cui è vivo un affetto dei più alti. Quasi cieco, amareggiato da disturbi intestinali, Degas vaga per casa con i pantaloni cadenti e sbottonati, vestito come un miserabile; la vecchia scn•a Zoe gli prepara i maccheroni in bianco e senza sale. Valfry cosi lo vedeva nel suo appartamento di via Victor-Massé, ove spesso fu a tavola con lui: si trovava allora • seduto d1 fronte a un vecchio disperatamente solitario, abbandonato a lugubri pensieri, privato, a causa della sua vista, del lavoro che fu tutta la sua esistenza •. GINO VISENTINI

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