Omnibus - anno II - n.32 - 6 agosto 1938

destato in lui una indefinita ma grave p1eoccupazione. Nella sua voce c'era un così sincero accento, che 11 Lera ebbe un'idea quasi assurda: che quella gente da\ \'Cro non conoscesse 11giorno o se lo fos_sc dimenticato? che fossero gli spiriti dei carne\ 1ali da Ju1 perduti, accumulatisi d'anno m anno? e che ogni inverno, sempre piì.1 numerosi, lo avessero atteso, fino a che, stanchi, si erano scatenati d'un colpo? (ma troppo tardi era, lui più non "\! ne poteva servire). l_;na \'Olta •• insisteva la maschera, giÀ un'altra volta, moltissimo tempo fa, ne ho sentito accennare da qualcuno. E tu da\·vero lo sai?•· Si, 11governatore lo sapeva e gli fu di 1.:onforto questa coscienza: di ricordare am:ora in pieno quei cardini ddla vita e che altri desiderassero impararli da lui. Tempo di godimento e di particolare sollazzo•, pensò intanto ricordando il vocabolario (ecco un altro segno che la sua memoria non era del tutto spenta). SI, le maschere forse si facevano beffe, per sollaz1.0, di lui - lo sapeva bene, - ma forse anche no. Probabilmente non erano del paese, né avevano contro di lui intenti mah·agi. Potevano essere realmente sfortunate creature, poveri fantasmi aggiogati 1tl carro della notte e così costretti alla fuga man mano che l'alba si avvicinava, eterna fuga in g,ro alla terra. \la soprattutto 1l Lera sent1\'a 11bisogno di assicurare se stes~o, di trovare un punlo d'appoggio nelle proprie parole. li • giorno•• questo concetto cosl elementare, che è Jq:tlt uomini fin dalle prime settimane d1 \."Ìta, gli recava, a pensarci, una fresi.:hezza come d'acqua; impro,,visamentc ne scopriva la bellezza, quasi impai;l'.abilc bene, che forse non sarebbe potuto mai più ritornare. Oh, parlarne almeno. Fra qualche ora•, cominciò il governatore, svuotato dì collera, • fra qualche ora dalla parte del castello il cielo comincerà a farsi chiaro, i pipistrelli fuggiranno entro le grotte, i campanili cominceranno a suonare •. Senti, senti cosa dice!• commentò la ma<,<.:hcragrassa riscuotendo la donna, as- ,;;opita,;i sopra un divano. "Poi si alzerà lentamente il sole•, continuò il Lera, che parlava oramai unicamente per sé, commosso da una accorata pl{'tt\ per il proprio destino, pietÀ come di mamma per il bambino ammalato. Un sentimento nuovo e amarissimo gli era entrato nel cuore, gli pareva di capire solo adesso, dopo troppo lunga attesa, la bontà della vita, si ricordava, oh con quanta inesorabile precisione, tutte le serene giornate perdute, e le verdi campagne, le notti di luna, le nuvole naviganti nel cielo, le cose belle di questo mondo che aveva lasciato andare. E le maschere lo scavano mute a sentire, anch'esse dunque non se ne erano mai accorte. Loro però facevano ancora in tempo a rimediare! Lui invece no, era vecchio e svanito, fra poco sarebbe giunta la sua ora. • Poi si alzerà lentamente il sole•, continuò il I.era, • e prima si vedrà un disco rosso, poi non si resisterà più a fissarlo, tanta è la sua luce. I suoi raggi entreranno nelle case degli uomini addormentati, e M:li uccelli si metteranno a cantare•. Strettc m circolo attorno al governatore, ,:;otto una gialla lampada da venticinque ,·andcle, le scellerate maschere stavano 1mm11bili ad ascoltare. Quella vestita di ro~so si tolse in silenzio il mostruoso naso e restò una piccola faccia sciupata e pallida. con due bdfetti grigi. E poi? .. Racconta. E poi che cosa sucnde? • domandò la donna. E poi il mondo viene illuminato dal ,;;olt·, capite?• spiegava il vecchio, • e si \ cdrà che durante la notte dagli alberi secchi sono venute fuori tante piccole foci:lie nume, segno che l:- arrivata la pri1navcra •. E<·co: la primavera•. approvò l'uomo Sl'.iupato e pallido. come se trovasse una .attesa conferma a cosa dimenticata, e ripetè: Primavera•. Il suono della parola 1otlidava evidentemente un certo piacere, • Eh, eh!• ridacchiò a questo punto una delle maschere, che portava un elmo 1n testa. 11 l#era chiese: • Che cosa hai, da ridere?•. ~ Niente, pensavo a una cosa•• rispose la ma,chcra scuotendo tristemente il caro, Tacquero per qualche istante, cosicché i;i:1un-.edalla via il vocio delle turbe, risa, pifferi e spari, un po' meno spavaldi di prima però, per un vago tremito di stanchezza. :\la continua, bel vecchio!• fece la donna. Dimmi: e poi che cosa succede?•· Ah, già•• riprese il governatore, rimasto anche lui assorto in lontani pensieri. , Poi il sole tramonta dall'altra parte della terra e torna la notte; cosi come quesia che sta per finire, capite? E poi di nuovo viene ,l giorno col suo sole e poi ancora la notte, sempre più lunghi i giorni, sempre più brevi le notti per via del moto di r1Yoluzione, fino 11 che tutti gli alberi saranno \'Crdi e il grano alto a mezza gamba. \llora sarà l'estate•· L'estate?• chiese la maschera rossa. Sì, l'estate•. E le lucertole?• fece un altro tipo allampanato, travestito da morte, che fino allora aveva taciuto . .,.I lo sentito dire una ,olta. mi pare: è vero che le lucertole se ne stanno ferme sulle pietre a prendere quello che tu chiami sole?•. Si. ~i•, rispose il vecchio, un po' impazientito per l'interru1.ione, come se il particolare lo avesse distrauo dal corso dt.·1 pensieri e ci fossero ancora molte altre cose bcn più importanti da raccontare. :Si, rcst:mo sulle pietre e sui muri a ~1.:aldar'ìi, immobili per ore e ore, capite?•. Oh, fosse vero!• esclamò con timido desiderio la donna dalla bocca ros'ìa. E la ma'ìchcra vestila da gufo gettò una piemia rnpida occhiata alla finestra (scn1,a muovere il capo, che i compagni non si accorgessero). una piccola occhiac.a per vedere se il cielo alle volte non si facesse d,iaro, come aveva detto il Lera; ma for$c aa prc'ìto perché le nere ali della notte erano ancora -.tese sul mondo. GIOVANNI DROGO I I , ~· , ' • ~ti) ,•-•14._f:', ;,~:11, ... ~"-· I -<, ! . ,. -~ ~ 18801 PAOINOTTI IN DIVISA DI VOLONTARIO DEL OENJO TOSCANO ~?F.GLI. ultimi anni della sua vita, a ~ f quanto dicono, Antonio Pacinotti - ., cominciava la !et.ione puntua\m('ntt:, 11,a, panata \'ora, continuava a parlare con la sua famosa lcntez:z.a, come se non dove.ssc Anir più. Gli allievi, approfittando dei momenti in cui il Maestro ~riveva una formola o disegnava un apparecchio, se la !quagliavano a piccoli gruppi. Quando Pa• cinotti si accorgeva di es.ser rimuto solo, senz:a scomporsi andava via anche lui. Un giorno gli studenti, per vedere che cosa succedeva, presc-ro la strana risoluz:ione di rimaner ftrmi ad ogni coSlo. Pacinotti, davanti all'aula rigurgitante e si., lemiosa, divenne più cloqutnte, più entusialita dtl solito; e chi sa quando si sarebbe fermato st qualcuno non bisbigliava un e si salvi chi può! >. Allora tirò fuori di scatto l'orologio e, vedendo che era già mez.. zogiorno (c-ran pau3.tc, a quanto sembra, due ore), aprendo le braccia ptr significare che l'aveva faua grossa, di»e lentamente· e Ebbene! Andiamo a dc.sinart >. Naturalmente io non c'tro e non vi ga. rantisco tulli i particolari. Può darsi che, senza volerlo, abbia anch'io un po' ricamato. La s1oriella però esprime b<'ne il carattere del e gigante fanciullo>, il suo amore per la scuola e- per la scienza e il piacert di vivere ira i giovani. t assurdo vederci, come qualcuno ha fatto, un indizio di decadenza. In Pacinolti non ci fu deeadcnz:a Egli rimase giovant fino alla ,none. La sua fisonomia aperta e intelligente di\'cnne con ~li .:::innisempre più spirituale. Non ~ nemmcn9 vero che la dinamo sia stata come lo straordinario accidente di una vita borghese. La dinamo è senz:a dubbio il suo capolavoro, la sua gloria, ma è stata anche un po' la sua disdetta! e non solo per il furto di Grammc. La dinamo oscurò tutti gli altri suoi lavori, alcuni dei quali sono assai belli. Giudicando col criterio dell'albero che si conosce dai frutti, s.i possono commettere gravi errori. li capolavoro di Edison diverrebbt cosi la scoperta del· l'dfctto termoionico, che egli fece per caso e a cui non diede impor1an:u1.. Quando Pacinotti inventò la dinamo era un ragazzo. Si potrebbe dunque pensare, e molti lo Cl"cdono, che l'invenzione sia un colpo di fulmine geniale: avremmo l'analogo scicntifico-1ccnico del caso Rimbaud. Invece è il frutto di una lunga serie di ptn;ieri e di perfezionamenti. Nell'Università di Pisa, dove Pacinotti Slu• dia\·a, c'erano allora maestri insigni come Betti, Mouotti e Felici. Non cito Carlo Ylattcucci perché in quel periodo aveva lasciato la .scienza per la politica. La cat· tcdra di fisica tecnica era occupata da Luigi Paeinotti, padre di Antonio. Qut:sti scienziati esercitarono tutti grande influenza sul nostro Pacinotti e in particolare Rie• cardo Felici e il padre. Pacinotti lesse anche avidamente il trattato di fisica del Dc La Rive. Luigi Pacìnotti non amava la scienza as1ratta e aveva anche inventato una macchina magncto-clcttrica, di poca importan- ~~ 0co;:p;:~~ett:.ltr~e~~e 5:~lo~anl;~;;;:t:; ,Jila Fùiui tecnologitale e olla Meccanica sperimentlll1 (1845) egli scrive: e Diciamolo pur francamente, non sono i meccanici scienziati, né gli scicnt.ia1i meccanici; vi è bisogno di avvicinare !'arie alla scienza speci:-\lmente fra noi, e questo è lo scopo che ci dobbiamo proporre>. Con rin~emione della dinamo, con le ricerche sull'utilinazionc del calore solare. con gli scritti di agraria, :\ntonio Pacinotti dimostrò di aver capito profonda• mente queste parole del padre. Egli pero rima.se sempre uno scienziato. I suoi due primi quadcmetti scientifici s'intitolano So1ni, ma non bisogna credere che trattino di scienza romanz:ata o che abbiano un qualsiasi c.:::iraucrc letterario e Sogni - luglio 1858. - Sul magnetismo terrestre. • Supponiamo di avere nel piano del meridiano magnetico un circolo che possa girare sul suo centro e che due cilindri di legno .. >. I quaderni sono tutt'e due su questo tono. e Ero giovane allora cd cntusiuta >, spiegò più tardi Pacinotti, e sognavo ... > Eran progetti di espe-ricnze talmente seri che non ci si può trovar null:i. da ridire; ma Pacinotti vi si abbandona\a con disintere»e e con gioia, come a sogni Per lui non erano che sogni. Leggendo il primo quaderno si vede come Pacinolti arrh1ò alla dinamo. Egli aveva ideato un apparecchio che doveva servire a misurare le corrcn1i clettl"ichc, indiptndentemtntc dal c:i.mpo magnetico terrestre. Costruito l'apparecchio, si accorse subito che non potc\'a servire allo scopo ma che poteva tsscre il punto di partenz:a per la costruz:ione di una macchina elettromagnetica. Ebbe così la prima ideo., della dinamo. Mi dispiace che l'indole di questo giornale non consenta di riportare la figurina e la relativa descrizione. Il dispositivo è cosi semplice che anche oggi i professori di fisica se ne SCT"VOnoS.i tratta di una spirale piegata a cerchio. Agli estremi di un suo diametro si appoggiano due molle1tr che si mettono in comunicazione coi poli di una pila con\•enicntc. Se la spirale è messa in un campo magnetico a.bbastanz:a intc-nso, essa niota: è un motore Pacinotti Occorre sottolinr'are una circostanz:a su cui né Pacinotti né ahri richiameranno in seguito l'attenz:ionc. Il campo magnetico è qui creato con d1..1ecalamite a ferro di cavallo e quindi la macchinetta è a quattro poli magnetici. Sempre nel primo quadernetto dei Sotni, Pacinotti dice che se, imecc di man• dare nell'anello una corrente, lo facciamo rotare e a forz:a dinanz:i a due calamite o permanenti o temporarie si avrà una corl"Cntc indotta continuamente nello stc~ro senso>. L'apparr'cchio è dunque, come si dice, reversibile: è insic-mc motore e di. namo. Quc5te parole sono della Ane del 1858 Poiché Pacinotti era nato il 1 7 giugno 184 1, aveva diciasseue anni e meno e aveva capito la dinamo con una lucidità eh,. su- .scit.:::aincon la no.stra rner;niglia. Pacinotti continua dicendo che, invece di adoperare una spirale, se ne potrebbero adoptrare parc-cchie so\·rappos1c, e spitga come si potrebbe fare. Ma invece di insistere nei progetti, crede opportuno di passare alle espcrienz:e e costruisce una macchinetta nella sua forma più semplice. Sotto la data del 10 t del ,_, gennaio 1859, rrgi• stra nel primo qu:.derno i risultati di diverse t.sperienze che son tutte d'accordo con quanto aveva previsto. Si mette allora a couruire una macchina più grande. Appena inizia1a la costrut.ione gli viene l'idea del commutatore. La mac. china è così virtualmente compiula Il lavoro viene però interrotto dalla guc-rra, alla quale egli prende parte corneo sergente Volontario ntlla seconda compagnia della divi.sione toscana d('l g('nio militare. Ulb PAOINOTTl CON LA lUCCHINETTA ELETTROIUONETIO! Duranle la guerra Pacino1ti ebbe l'idea dell'ultimo pcrfez.ionamcn10 della sua macchina Qualcuno anz:i, molti anni dopo, disse che era stato in una notte di luna mentre combal!tva. Pacinoui dichiarò che non a\~Va mai combattuto, e ciò gli faceva piacere perché era sicuro di non a\'tr mai ucciso nessuno. Non aveva combattulo, perché faceva parte del quinto corpo d'armala, che fo detto la quinta ruota del c.1.rro, esSt'ndo rimasto sempre di riscT"Va A Coito, una s-cra, mc-ntre era seduto sopra un ciglio vicino ai fuci dei fucili, pensò per la pl"ima volta al modo d'intensificare l'at:ionc delle calamite o elettrocalamite fis• se (riduzione al minimo dell'intraftrro mc• diantc- denti sutranello). Doveva essere il 5 o 6 luglio. Pacinotti ricordava benissimo che quella scl"a c'era 11ato un po' di tram• bu1101 tanto che si era pensato a un'infihrazione nemica. Era invece la bella , ivandiera, che correva strillando per ,fuggi• re a un assalto. Come si vede, la dinamo fo compiuta in una serata allegra Congedatosi, tornò a Pisa e, dopo superati alcuni esami univtrsitari, valendosi di Giuseppc- Poggiali, meccanico dcll'lsti1uto di fisica tecnica, costrul la prima macchinetta Nel quadernetto dl"I 1858 scrisse allol"a questo po-.critto: e 1800, aprile. La macchina elettromagnetica, della quale le prime idt'e si tro\·ano qui sopra registrate, è stata da mc conruita in piccolo modellino Questa macchina ha una sola dcttrocalamita fissa, agisce bene assai come macchina magncto-cleurica, giacché dà una corrente continua sempre- in un sen50, e molto intensa >. t significativa la frase del piccolo modellino. Evidc-ntcmente, Pacinotti pcnJava che la macchina andasse costruita in grande modello Con la nuova macchinetta Pacinotti fece mohe esperienze e nel settembre (186o}, mentre si trovava con la famiglia in vii• lcggiatura, scriue una memoria intitolata: e Elcttrocalamile trasversali. Applicaz:ione di quc-sto nuovo sistema di calamite alla costruz:ionc di una macchina elettro-magnetica e magncto-clcttrica >. Il precedente di questa m<"moria è il secondo quaderno dei Sotni. La memoria rimase incdi1a perché Pacinotti \'Olcva continual"c le ricerche. Una parte di essa fu pubblicata più tardi, nel Jluouo Cimi!nto (fa.scicolo di giugno 1864, pubblica10 il 3 maggio 1865). Nell'autunno del '6o, a Pisa, Pacino1ti introduut un ultimo miglioramento nella macchinr'tt3: vi aggiunse le armature polari e poi le ingrandì. Il p1imo luglìo del 1861 prese la laurea <' divenne assi,tente del padre. Come si capiJCc, continuò le- ricerche sperimentali con la macchinetta ~fa nel maggio del '6-,, non si 53 bene perché (forse per dissidi col padre), andò a Firenze come aiuto dcll'a. stronomo Giambauista Donati, rimanendovi per poco più di due anni. Nel 1864, in seguito a concorso, passò come professore di fisica al\1is1ituto tecnico di Bologna; e allora, per prender data, si decise a pubblicare ntl Nuo1Jo Cimerito la memorietta sulla dinamo. A proposito: si è detto che in questa mcmorictt:l Pacinotti si sia espresso in forma sibillina, quasi volesse mantenere il segreto senza perdere il diritto di priorità, A me non pare. Chi legga con nttc-nzionc- il testo e tenga ~1;,t1'occhio la tavola ivi riprodotta, si pub forc un'idea chiarissima della macchina. Nel luglio del 1865 Pacinotti, accompagnato dal fratello Giacinto, fece un giro per l'Europa con l'incarico, datogli dal ~b1tcucci, di raccogliere informuioni sul st:rvizio meteorologico. A Parigi, verso il 25 agosto dtl 165, distribuì varie copie dt:1la mtmoriena del Nuovo Cimento cd ('bbe il colloquio con Dumoulin in prewm:a dd capo-officina Zenobio Gramme. Anche jamin ebbe una copia della memoric-tta e diverse spitgazioni sul disegno e sulle cspc• rienzc Non pouiamo fermarci sulle nuove ricerche e le nuove invenz:ioni di Antonio Pacinoui, sulla sua nomina all'Università di Cagliari (1873, e sul successivo passaggio alla c:uttdra del padre (fine del 1881), né sui lunghi anni di dolort e d'isolamento in seguito alla mortt della prima moglie Poiché ci siamo proposti di occuparci solo della dinamo, ci limiteremo a dire che i suoi mrriti furono plenamc-ntc riconosciuti Ebbe onorificcnz.e, nomine accadtmichc, diplomi di onort:, la nomina a S('natore ( 19051, grandios" onoranze (1911 ~ori a Pisa, ne-Ila stan7a. do\·'cra nato, il 'l5 marz:o dtl 1912 Quanto alla dinamo, dato che Pacinotti non aveva preso brevetti, gli si poteva bcnist .J nconoKel"e la priorità. ~{a Gramme era un induscrialc deciso a fare i milioni, non un sognatore, e il 2'l novembre 1869, quattr'anni e mezzo dopo la pubblicazione di Pacinotti, brnettò la macchina di Pacinotti e altre macchine proprie ma che non funz:ionano. Il 30 luglio del '70 prese il brevetto, a nome proprio e di d'lvernois, anche in Italia! Finalmente il '7 luglio 187r fece presentare d:i. jamin all'Accademia delle Sciente di Parigi una nota in cui descriveva come sua la macchina di Pacinotti. Appena letta la nota di Grammc, Pacinotti rivendicò la sua priori1à, scrivendo all'Accade-mia e a jamin. Il suo reclamo fu pubblicato nei Compte1 rendus del 28 agosto 187 1. Pacinot1i diceva che la macchina di Grammc era stata costruita in base al principio pacinottìano dell'elettrocalamita tra.sversale, ma non contestava a Gramme il merito di avere cs1eso quel principio, mettendo intorno all'anello più di due poli magnc1ici. Forse aveva dimenticato (e, co.sa curiosissima, né lui né altri se ne son più ricordali in seguito), che la prima macchinetta era a quattro e non a due poli .. '\ll'incontro con Gramme nella officina Fromcnt diretta da Dumoulin, non accennava nemmeno: e si può indovinare facilmente perché. Dumoulin aveva presentato Grammc col nomignolo di ~t. Kenellc, che Pacinotti ricorda,•a perché era staio ripetuto, mentre non ricordava più il cognome Grammc. Quando lette la nota dei Comptes rtndus, Pacinotti non pensò che Grammc fosse f'antico capo-officina della Casa Froment ; e del resto lui dcsider:n-a solamente che si riconoscessr' la sua priorità a titolo di giuuizia e non per ragioni di lucro, tanto più che l'invenzione era di dominio pubblico. Grammc non rispose a Pacinotti né allora né mai e fece malissimo; ma in una s.cconda comunicazione (Compti!s rt!ndus, 2 dicembre 187'l) dichiarava che la cosa più notevole della sua invenz:ione era la possibilità di u.,bilire un numc-ro qualunque di poli. Pacinotti ri.spose giustamente l'anno dopo nel /'luo1.:oCimerlto rhe poiché Gram• mc aggiange\ a t'hc le macchine da lui c>o• struite a\.evano sohanto due poli, quella dichiarazione era un implicito riconoscimcrilO della sua priorità A mc pare inverosimile- che ntl colloquio dtll'officina Fl"omrnt Pacinotti, parlandd dei vari migli~ ramcnti da fare alla macchina, abbia dimenticato 1•aumento del numero dei poli e che invece a questo mi~liorarnento abbia pcn1<1to il meccanico belga, che nel 187, avcv3 ancora idee moho incomplete e molto confu5e ,ulla dinamo. C"è da credere che Cr 3 mml" fo1.st non solo un abile aomo d'affari, ma un umorist.i Egli si pnmrtlt\·a il lusso di prrnderc in giro una seconda volta. Pacinoui, che sembrava avU\/" dimenticato 1utti i pa, ticolari del colloquio pariipno. Nel 1881, in occa.sione del primo congrcuo internazionale ~i eleuricit~, Pac:. notti per consiglio dei suoi ammiratori t del 'ministro dell'Industria e Commercio, mandò a Parigi la macchinetta e altre macchine di sua invenzione. Delegato dcll'[ta• lia al congrrno era G'lbcrto Govi, fisico, storico della scienz.a, patrioua, uomo di carattuc, il quale ,voli-e un'opera attivissi: ma in favore di Pacinott1. Per opera d1 Covi la macchinetta ebbe 1anto successo che il nostro ministro dell'Industria e Commercio credette opportuno di fare andare Pacinotti a Parigi. li 'l4 settembre 1881, il Covi tenne una conferenza sulla macchincua in presenza di Pacinotti e di molti elettrotecnici di tutto il mondo. Alla fine della eonftrcnz:a, Pacinot1i miv irt azione la macchinetta e fece vedere che eu.a poteva trasme11tre il movimento a un"altra macchina di sua invcnz:ionr (la macchina a gomitolo, 1873), ottenendo un successo memorabile Gramme non intervenne alla conftrcnz:a e con vari prcttsti evitò sempre d'incontrare Pacinotti. lin giorno però, a)rEsposi?Jonc, Pacinotti vide entrare ntllo stand della Socictl Gramme un signore dalla barba bianca e riconobbe subito ~ Ke• ndle. Gli andò incon1ro per salutarlo, ma Grammc, vista la moua, gli voltò le spallt e- si allontanò ,apidamentt. Uno di quei giorni, in un omnibus, si alzò dal sedile opposto una donna che era la signora Ortens.ia Nysten, prima moglie di GTammc-, e si prestntò dictndogli e Voi siele l'inventore della dinamo>; e accennò a signori canivi (i finanziatori di Gram• mc, forse). Pacinotti. e Non, non, Afadame >, rispo~, c. ils 11esont pas dn miehants ,- salue{ Afonsieur Cramm1 de ma pa,t >. Come si vede, Pacinoui sognava ancora ~fa quel Kenelle che fuggi\a e non era ahro che Crarnmc ~li do\·c-tte far com• prtnderc tante cose e gli do"ette far ricordare tutti i particolari dimenticati del < .>lloquio all'officina Fromcnt Anche allora però ,tette z:itto e nemmeno nel 1 884 -parlò. L" n bollettino francese aveva pubblicato, nel 1 884, due articoli troppo favorevoli a Grammc e troppo ingiusti nei l"iguardi di Pacinotti. Il nostro scienz:iato non fece rivelaz.ioni, ma im·iò ai giurati dcJresposiz:ione inttrnazionalt d'clcuricità in Torino una stroncatura di Gramme che merittrebbe da sola un articolo li 7 ottobre 1905 il professor Eric Gérard, inaugurando a Liegi un monumento a Grammc, accc-nnò a Pacinoui con parole s1onatinimc, tanto che gli nudcnti ita• Jiani dell'Istituto ~fontefiore e altri italiani che \'i erano intervenuti, si ritirarono protestando. l'ra !"altro, il Gérard a\eva chiesto. e Comt mai Gramme che era così lontano dal mondo sc1t:nlifico naliano potè a,c-r notizia dei lavori del professor Pacinotti' >. Allora Pacinotti scrine la lettera aperta a.I direttore dell'Elettric114, professor Angelo Santi, in cui risponde\ a a qul"lla cd altre domande- In quella lettera Pacinotti fc-ce la storia della sua Ìn\·cnzione e dei rnoi rapporti con Gramme, senza. però nominare Gramme. Il nome fu fatto ne-Ile inter\'ÌSte concesse in occasione delle onoranz:c del 1911. La pagina della visita all'officina Froment è bella. Pacinottì cercava di pcnuadcre Dumoulin a costruire la dinamo in grandi dimensioni e gli spiega\•a la mcmoricua Gli disse che sarebbe convenuto mettere l'asse di rotaz.ionc in posizione oriuontale e gli parlò di altre modificazioni utili. Pacino1u esprtsse poi il desiderio di \·isitarc l'officina e Dumoulin, acconsentendo, gli aCCt"nnò a Grammc. Pacinotti rispose: « Non desidero parluc con cotesto signore che non conosco affatto>; m.a Dumoulin ~li disse che si trattava di una bra\ a persona, che li pote\·a aiutare. e lo faccio molto conto dei suoi consigli ; è bene che lo informiate >. Era l'ora della rcfcrione t non c'era nessuno nell'officina, sah-o Gnmme, che lavon,·a al primo 1ornio. Dumoulin, eh<' aveva in mano la mr'mOl"ietta, tornò a chiedere spiegazioni sulle figure, e si mostrava scettico e insisteva su difficoltà insussistenti. A un certo punto, mentre Dumoulin rimane,·a riscr\alo, Grammc, con un sorriso che a Pacinotti parve benc\'olo, diue: e Sì, sì >. E Pacinotti tornò a parlare della dinamo, dd suo rendimento, dtlla ri. versibilità, della grande importanza della corrente indoua continua ad alto potenzi:i.lc. Qud capo officina >, conclude Pacinoui, e non era giovinetto, era uomo più alto e più bello del si~nor Dumoulin, :wna b. faccia regolare e rosea, gli occhi cenerini cd i baffi castani. lndoua,·a una quasi tlegante giacca briuolata, con sotto- ,cste- dc-Ila medesima roba adornata da una cat<'na da orologio a lunghe madie d'argento. ~1entre mi allontana\'o da quella officina, ccrca"o di consolarmi del probabile inrnccesso, dicendomi: la pubblicaz:ionc già fatta qualcosa potrà valere, anche perché l'ho fatta conoscere; sono liberale, non ho cercato privati\e; e se non potrò conseguire io gli tffctti utili della mia macchina, almeno ~aprò di avr'r fatto qualcosa onde vengano conseguiti. Qualche giorno dopo rividì il .signor Dumoulin per la via : lo salutai di lontano per potergli parlare nuovamente, ma esso voltò strada>. li nostro racconto non 1:i..sciadubbi La macchina costruita da Gramme è una di• namo Pacinotti. Cramme non ha idee nuovr; non ha che meriti industriali. Antonio Pacinotti, d'altra parte, non era un industriale. Se fosse stato un industriale avrebbe trovato i denari, se non nel '60, alme-no nel!' ·9 1 o nel!' '84 Era un idealista, come Galileo Ferraris e Augus10 Righi: una delle fi~urc più si,;npatiche dell'Ottocento. SED. TIMPANARO

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