Omnibus - anno II - n.32 - 6 agosto 1938

Mila.no, agosto. I A FONT A 1 A luminosa, la torre &1: del Castello con i tralci di lampadine varicolori, tintinnanti di luce come sonagliera alle orecchie d'un c:t.vallo, e il tripudio festoso che c'è qui intorno, danno a questo luogo serale l'aspetto di ..un e Luna Park >. « Un biglietto da quattro lire », chiedo al botteghino. « Ingresso Nord >, mi .dice la ma- 'iChcra accennando col pollice dietro b. 'iUa spalla. Bi'\o~na fa.re il giro esterno del Castello, costeggiando il fossato verde che una volta cr-;:opaurosamente pieno di acqua, e ora è pieno d'erbetta fresca, di rnare;heritine e di luce elettrica. Il vecchio Castello sforze'icO, restaurato e sostenuto costantemente, dirci quasi incoraggiato a resistere, ha un'aria ormai ringiovanita e aggiornata, giovanile e benestante, un'aria molto a proposito nel potentissimo centro di questa grande i\Iibno. ~ell'intemo cortile di questo incrol1:lbile stabilimento di memorie, di cimeli, di quadri, di arazzi e di armature antiche che è il Castello sfonc- \C0 1 han costruito un ponte, colossale impalcatura di ferro e di legname, che porta fin sotto le stelle un pubblico di ventimila persone. Esattamente ventimila posti a sedere. Si tratta di una platea sospesa a venti metri da terra, dalla quale gli artisti della T o· sca si possono guardare dall'alto in ba,m. Li vedi rimpiccioliti rotolar qua e là sulla scena come tanti turaccioli, e ma~ari esplodere, mentre, sotto. l'ort.:hc,;;tra trabocca, e spumeggia a fiocchi. Comode scale di legno menano a zig-z:ig fino alla superficie di questa platea volante, che va giù nel mezzo, precipita, e s'eleva dall'altro lato come un'immensa ondata dell'oceano. Una gabbia foltissima di tubi cl'accfaio intricati, opera straordinaria di r,1lcolo e d'ingegneria, so,;;tiene tutto quc,;;to legnarne leggero e combustibile. A dir la verità questa terrazza so- ._pcr;a che tiene su tante migliaia di uomini mi fa venire i brividi, benché io non sia un pompiere. Quando giungo qui (un quarto d'ora in anticipo), l'aerea platea è coperta di popolo: tutta la razza umana, la raz7.a estiva e lunatica sembra essersi racco!', ,;;u questo sterminato osservatorio, <: non c'è più un posto a sedere. Le muraglie del Ca'itello ~ompaiono, fino alla cima merlata, sotto l'enorme folla; non ci son più che i torrioni e la torr<' campanaria che emergano salvi nel ciclo. Ci ">On operai, professioni,;;ti. donne di ca,a, ragazze, numero.se famiglie col pani(·rc della cena ; centinaia di venditori di grlati e di aranciate arrancano fra le panche, non han più fiato per gridare e squitti'>Cono come le civrtte: il commercio va a gonfie vele, ,.il vociare del pubblico corre come fuoco da un capo all'altro, crepita fu. rio'-amrnte, appena dominato ~ni tanto d:1 un altoparl.rnt(' fragoro<:e che 1ccrr'-C<' b confu.,ione. È un pandemonio {mmen~o. in attesa ddl'ecli,,i. Qui si può constatare la larga voca1innc ~ialc, la fisica c,;;ubcranza, la capacità di vivere, il gmto di diverti• mrnto, di pubblicità r di adunatr dei l:tborio.,j milanrsi. C na ~oddi.,fa7ionc genrro,a, qua,;;L ~frenata. ~pira dai volti di quro;te vrn• timila persone. L'orche.,tra ha già cominciato: lo si arguic.cc da una certa agitazione che ha pre'-0 all'improvvi'-O i violini e i cor,trabh:-1 .. ,i. Io wn troppo in alto e di'itante. Veri" tutto e non sento ni<'ntc D~tll'orchestra non o;crnbra venir fuori più sonorità che da una crosta di form:ui~io grattata. Oìrig<' il maestro Pode'ità, del quale ,1 v,·dono le braccia in moto perpc-tuo, • lo ,parato gonfiar,;;i, minu,.colo come I rov<''-Cio d'una banana sbucciata. Laggiù ,i ,volge quaJco,;a dc-1 e;cnNc di un film muto. 0f"llt· voci, dl·gli archi e dei piffrri non ci giunge che la supposizione sonor.1, b("nché tutta la folla innu~rrevole abbia chiu,;;o il becco, recl1nandolo ,ul J){'ttO come gli uccelli che <;'addormentano ~hicrati a mil:tliaia ~ullr ,pi..ig-gr roccio--c del Sud Africa. Prr noi questa rappres~ntazione non è chr un .. rguito di gemiti, di tonfi e di echi molto lontani Ecco Cavaradossi; solo, su qursta e hilometrica scena : la tavolo1.za in una mano e il pennello nell'altra, fa dei gc,;ti che sottintendono il canto invf"'C"Pd-ella pittura. To..ca non ('ntra in hic-idC'tta ,;;u qu"• sta piattaforma immensa, ma a piedi, e con lo strascico, come il solito: ha un bel po' da camminare prima d'cs• sere alla ribalta. Adesso qua.lette violino che ha il volo più lungo de~li altri, giunge solo, privatamente, col suo canto fino a noi, e anche gli accenti belli di Tosca su una corrente propizia ci ra~~iungono debolissimi nel nostro angolo buio. T~ca è Sara Scuderi. Il tenore, Au- ~ust.o Ferranto: due egregi artisti allo sbaraglio. I grossi riflettori blu, ~ialli e violetti, attaccati alle quinte di destra, colpiscono i due protagonisti così forte che le loro ombre portate sulle tavole sono nere, cariche e nette; queste ombre naturalmente van dietro i due cantanti, non li lasciano e fanno i loro stessi gc~ti, preci,;;andoli, ingigantendoli: così che si direbbe che ci sono due Tosche e due Cavaradossi, l'un("I in piedi e l'altro nero allungato sul pav: ,cnto: ombre di un mulino a vento. L'effetto è tanto curioso, terribile e contrastante, senza tregua e senza pietà che non puoi fare a meno di se- ~uirlo con ~li occhi o~~s\ionati ,ino alla fin<' del duetto. O~ni battuta. una corona. ne-Ila quale il tenore ,;i vuota sulla penultima nota di tutta l'aria che c'è nei ,;uoi polmoni. Lancia avanti a sé il Si bem. come Pietro ~licca la torcia che dà fuoco alla polveriera. t'.. un tenore che può spendere. Ma ,;;i ,;;acrilica troppo. Tre recite come questa e il nostro tenore \Chiatta. JI pubblico però sembra es,;;c-r~lienc molto riconoscente. D'altra parte quando canta nel re- ~istro medio o ba~,;;o, sembra uno che 'ii metta a parlare dentro il proprio colletto. Co'iÌ succede di lui come de- ~li altri cantanti. Ba'ita, non ci rimarrebbe da sperare che nei cori, ma la Tosca è precisamente l'opera che non ha corali iinportanti. Il valoroso baritono Viglione Bort?hC• se nella parte di Scarpia, azzimato, imparruccato a dovere, appare quel sini,;;tro per~naggio in guanti bianchi che ha da essere: ma non canta coi -~uanti, e chi lo udirebbe. in questo areopago ccle~tc? Anche lui sfo17.a, apre braccia e bocca -smi~urate, mostra i denti e ,.; stru~e:e e si ,;;e:ola, 'ii Hrane:ola con mc-ravie:lio5a di\involtura, cri~tlltati C'Ccellcntr ~fa intanto addio elce:anza. Il Te Deum, in comp<-mo, fa ~andt· effetto ~u tutti; le comparse, la proCC'~'-ione in chie,;a, gli wiz:zcri ,·he entrano con alabarda e cora1..za a pa,.'io rom,,no; dietro i frati coi ceri, i cavalieri. i ramcrieri in cappa e spada, i chinici, il popolo dell'Urbe, e tutta la ciociaria pro-.temata ,otto folte nubi di incC"n'iiOal pas,ag~io del Corpus Donllni. costitui~cono un finalonc altrett.1nto visivo che sonoro che manda in vi- ,ibilio il pubblico mentre fini,ce l'atto, (' più vicina ricomincia la ,;;jnfonia dei e:rlati. delle aranciate e delle caramC'lle Que,;;ta rapprcscntazionC' è il trionfo di Puccini, uomo teatral<', poiché tanto la mu,;;ica si 'lente poco o niente. Per meglio dire ~i ,;;ente ciuakhe parctlla di T oua, da QUC'itOpo-.to eccelso che domina tutta ~(ilano. come ,;;j ,;;cntono anche gli arrivi e le partenze della Sta7ionc Centrale. Sarà bene ag~iungere eh<' non tutte lr ~nl' lr co,C' vanno CO'iÌ; tutto, anc-h<· qui. diprnd<" d.1llc condi7io111 atmo- \frrichc Ne-gli intervalli fra gli atti cra stata abolit., la cortina luminosa dc-i fari co,ì che ~li spettatori potnono as~i~tc• re alla drmolizione e alla rico,;truzionr drllc ,;cen<' compiute in pirna luce· manovali, carJJ('ntieri, macC'hinisti in e:rrmbiule invadono il palco,;ccnico, con cordr, martelli e trnaglir. o guidando trattrici a motore-; lo ~gombcro è una co,a fanta,;;tica: colonne che- crollano, nav<1te che ,.,'aprono, altari che rrtro• rf"dono e ..compaiono, fiancate che scivolano nel buio, e ac-qua\antierc chr ~•involano. Il pubblico, composto principalmrn• tt di oprrai, si diwrte un mondo a guarclarr come qu<'lli lavorano. Quando u~ciamo sulla piazn drl Ca,u·llo ~fort:C'-.CO,troviamo i tr,tm stipati fino all'invrro~imile, la folla interminabile, ~l'duta ai tavolini dei caff~. dei ric.toranti. Questa è una città ~mpr<" in piedi, e qui tutto è « dC'i ventimila » : i t1·atri. lC' gallcrif', lr ,ta?ioni, Jr pi,cinr. \"l'ntimila: rcto l.1 mi ..ura milanr,r. BRt:NO BARILLI .,,-.._ il ...-,.::- j;.c .l' ... '--." ;... ;, ... _ · .: ( PAL CHETTI RO MAH I ) (tt ~(!)~~ìl1l ~ JAMO tornati ai primi tempi del cri• ~ stiancsimo: tale la sorte di noi cronisti teatrali. Mentre Bariili rinfresca l'anguicrinita testa ai venti che dall'Alpe calano su l'Arena ·di Verona; mentre Pan• nunzio mira con l'occhio di gazzella lo schermo del Kursaal di Viareggio e ~on l'orecchio a chiocciola ode fru!ciarc l'onda sul lido della Vcnilia, noi, ceri ridotti agli ultimi sgocciolamenti, saliamo lemme lemme lo scalone dell'Elisco, e ci raccogliamo nella sala di questo teatro antichissimo e restaurato, come i catecumeni si raccoglievano nelle catacombe, e scaldavano l'anima alla fiamma dell'altare. C'è poco da scegliere: l'Elisco è il ~lo teatro che anche nel cuore della canicola continua a respirare, e la misteriosa sigla Elle, di cui finora non siamo riusciti a scoprire il s.ignificato, non è probabilmente se non una parola magica, collocata sulla testata della compagnia diretta da Annibale Bctronc, per mitigare i morsi del cane Sirio. Un negro pano lega tra loro gli spct• tatori superstiti, mollemente rovesciati sulle poltrone come sogliole morte. Stagnano nella sala fiati primordiali, resi anche più densi dagl'influui dell'adiacente bar chiamalo e il mito di Orfeo >, e nel quale iridescenti mantecati disposti sulle tovaglit bianche come tombe aspettano di nutrire tra atto e atto i mani di passaggio. Quando il pri~o proprietario diede a qu("sto 1eatro il nome Elisco, certo non prevedeva che il destino un giorno lo avrebbe preso in parola. Gli spettatori qui dentro sono naufrag-hi scampati a un naufragio. Sarebbe istruttivo interrogarli, prscare i loro pensieri, sondare la loro psiche. Quali idee passano sollo queste pettinature a lumaca, sotto queste smaglianti calvizie? Pensano di rifarsi una nuova vita, il ricordo li opprime di ciò che non potranno rivedere mai più? ... Ma l'Elisco è un teatro troppo scrio per invertire la posizione dello spettacolo, e dalla contemplazione di questi naufraghi sudati e che ansano c!olccmcntc, ci tocca passare a quella del gabinetto del dottor Klitter, che ci appare sulla scena col suo bi.:inco lettuccio articolato, e gli armadict• ti a vetro nei quali luccicano gli strumenti di tortura. ROllA . PA&TIOOLARE DELLA CHIESA DEI 88. DOll:Ell'ICO E SISTO Non cc ne dorremo. Nel romanticismo dtl delitto e della drlinqueou, gli anglos.assoni trovano un nero surrogato della poesia. Nei momenti di magra, la Morte si trasforma in musa. Via.reggio, agosto. 'iU ELLA nostra cittadi.na provinciale noi !l!! seguiamo sempre con profondo inte• resse le vicende dei Premi Letterari: e questo non soltanto perché ci illudiamo cosl di tenerci al corrente delle novità libra. rie, ma perché l'auegnazionc dei premi rapprt"scnta per noi qualcosa di avventuroso e raffinato, assolutamente eccezionale- Quando lc15giamosui giornali e Ct'rvia > o e Galante> o e Baguua > o e Firentt >, imme• diatamenlt' immaginiamo ,aie affollate, le,;- ,;ermcnte fumose, colme di intelligenza e r.:iffinate-zza,oppure pint"tc illuminate dalla luna in un posto come nell'altro ,i de,·ono nt"Ct"ssariamcntc aggirare uomini illustri e donne bl-llissime, preoccupati tutti degli ag9,'.t'ltivie delle virgolt", ansiosi di attribuire il p~mio al più degno arriviamo ancht' ad immaginare con(!:iure c camarille, ml\ causate K"mpre da vera, e ma~ari parzia.- lt", panione per le cost" letterarie. Allora, quando domenica scona ci offrirono di portare.i a Viareggio, per a.ssistere alla distribuz.ione dei Premi, ne fommo felici, non K>nza commozione• speravamo di pott"r entrare nel mistt"rioso mondo dei letterati, di prender forse parte a discu.uioni, a lotte, di poter applaudire o disapprova• re, insit"mc ad una folla appassionata e compatta, quale solo in simili occasioni si può trovar riunita Purtroppo, e mal11rado tutta Il\ nostra buona volontà, arrivammo un poco tardi, quando cioè i Fremi erano già stati asse• gnati, e nel grande giardino, che ricorda, più che altro, i giardini delle birrerie IC· dcschc, già si riprendev.:i a ballare. Qavanti a noi, però, una ragau.a, appuntandosi i riccioli alti, e strìnf(cndo fra le labbra al~ cune forcelle, domanda,a frbbrilt" all'uomo chr l'accompagna\'a se fone risultato ,·incitorc Saponaro o Pca E lei sperava che fo11c Cotta e Gotta è vrramcntc bravo > ; lt" avt"va anchc mandato una cartolina-fotogr.:ifia con autografo; e un signore, si capisce rnbito, e anche un brll'uomo >. Le pa. role le usci"an smozzicate di bocca, vuoi per l'rmo:zionc t" vuoi per le forcine; il suo compa~no l'iucoltava con pazienza, ripctendolr che Pea aveva scritto Oceano, Saponaro I.a Mt1rt'mmana, cd un certo Roui la vita di Foscolo. Ma lei non era con• vinta Quando, dopo aver violcntemt"nt<" «-osso la te.sta, fu capace di parlare, dichiarò chr qu<"I Ro»i doveva aver scritto Oceano, perché si rammrnu.va benissimo di aver veduto un giorno una rhÌamr, dovt" appariva con un cappello cerato in testa. Quando mai, per scriHr la vita di Foscolo, ,i ha bisogno del cappello arato? La pronta comprrnsione d('lla ra!Jana Ott<"nnr, nel st10 gruppo, una sincera approvationc, r per il momento non d fu po~,ibile saper altro, perché i camerieri ci 1ballottaY!lno da un tavolo all'altro, SCO• prendo dappcrtuttcf i cartellini del e riJCrvato >, poi le luci pa»avano dal vt"rde al rono, l'orchestra suonava un valu:r tirolrSt', e, a '"hi non ave~ saputo del Premio, ,uebbc parsa una festa qualunque. Jn1.ecc non era; difatti, ohrt" al vcnditort" di ,i~ (!:atNtr ,. .sigari, alla fioraia r all'omino dri proq:rammi, akoni ra~az1ini "·ola:zrava.no in giro, offrendo a gran voce le ultime copie dei libri premiati, anolutamcnte le. ultime, affrettarsi, affrettarsi, firma e dedica dell'autore, favorire eventualmente al banco, ma soprattutto affrettarsi. Restammo incaqta.ti ad ammirare non soltanto il fiore della letteratura italiana, ma anche gli oscuri, eppur cosl nobih, intellettuali, che non potevano mancart:: a tale fnta. di spiritualità: e difatti, di lì a poco, scoprimmo tra le giacche bianche o turchi ne dc,i-li uomini clc~anti, tra gli abiti luccicanti delle si~nore d1 mondo, un certo numero di smok1nx1, vecchi, ma tt'rribilmcnte decenti t'd in ottimo stato, accompagnali da 3biti svolauanti, in stoffe stampatt', chr dove\'ano .:ippartcnerc a questa claur- superiore. Loro, c. loro wltanto, ebbero b. no~lra curiosità, ballando riuscimmo ad accostarli in modo da ascoltare i loro disrot'i Ma purtroppo gli intrllcltul\• li, for~ influenzali dall'ambiente, e forse "0,11"!1od~ii mostrarsi all'altezza della situa1.ionr. rhiacchieravano con faticosa volubilità di argomenti ~rivoli, quali bibite, con- ~::~:n~o;~s:ir~:o t~e c:~i~; 0 ,::~ima ai bagni, "- questo punto una grossa signora, lc~- germt"ntc collerica, suscitò un incidente cercando il tavolo dell'avvocato Ca1ani, t" lo diceva cosi impcrio,;;amcntc da rarci sperare, che quello fos~c un arbitro del ro• manm, (' ch't"lla volesse consigli da lui. Ma sba~liavamo; l'avvocato stesso seguiva la signnra, che na poi sua moglie, rassegnatamente, t'"d il loro tavolo era uno d~i famo\i e riservati >. Ci ,,.dt"ttrro vicino, e pre,,.ro a parlarr, con \'OCe bass-' e sti1.zos.1, di cattiva di,estionc e bicarbonato di ,od, [ ral!'.atzinì ~('gui1avano ad annunciare le ultime, poi lr ultimiuime copie, nella pi• sta lr roppir ballavano 1ranquillamcnte, il conte Boni organina\,1 rotillons, e l'orchestra ,uo~.wa Bolero. Noi decidf"mmo di c-crcarr altrove l"cmoz.ionr della ~erata. e ci av,iammo ai banchi, dove gli autori snivcvano dediche-. Enri'"o P('a " Vittorio Roni ,edevano ac• canto, sorridevano molto, si vedeva che erano proprio felici ; solo Pca appariva pre<'ccuJ1,lti,,imo pu un errore che si t"U infilato in una data pa~ina d<'lla Martmma~ na, t" lo c-orref(~e\.aa p<"nna, 011;:nviolta cht dtdiCa\'a un volume. Prrò cambiava la fraM', e per c~rmpio diceva: e Mi pcrmcua, ad una brlla $ignora come lei dovrei consegnarr un volume pt"rfetto, \a1c-i dunque che tol1p, qurua imperfczionr. >, oppurt": e No, caro 1icnorc, non sia mai che io le cons'"~ni 1imili scorrr11czze, un attimo di pazirn:ra rd ccc.o fatto. >. e Per Id, si~norin.:i, dno togliere una bruttura che .. >. L'acrnrdo era ne~li occhi dei due premiati. Se poi ogni tanto gli acquirenti domandav3no di avere, fra i due, il volume che costava meno, poiché questo 1ignificava un 1:i1uf7io a favorr di nessuno, i due scrittori allargavano lr hraccia Pca si carez. zava la barba; Rossi il petto gonfio della camicia Quando la si~nora Kocher chiese Oaano, annunciando di avere un nome diffirili,1imo, con il particolare orgol!'.lio che \i _prova in simili _casi, Rossi lo compitò, po, lo ,ugl!'.rrl pa11cntrmcn1c a Pea, che COTTI-po1seul frontespizio della Martmmana •Jn» dedica foha di galanterie quali disgn.- zia1amentc non se ne fanno più. La gente camminava per i vialetti, si avvìcinava al bancone del bar, indolentemcn• te si fermava a sfogliare libri: ma tutti parevano scettici, qua.si .si trovassero davanti ai venditori ambulanti di lamette per rasoio. Cercammo anche noi di passeggiare nei viali, pr-r trovar altre tracce di turbamenti spirituali, di legami che unissero il mondo elegante a quello artistico, ma non ne t~\~mmo. La foll~ diradava; ora, davanu a1 banchi stavano solo quei giovano11i ben vestiti e sprezzanti che fanno p~rtt', misteriosamente, di librerie, case cdi• tr1ci e giornali, ma potrebbero anche dedicarsi .lll'industria della gomma, o all'automobilismo. Pea sbadigliava nella sua, gran barba, contento di mostrani annoiato; Ros- :m;;;j!~~a a c:: J:i;~~;t:a•d:a:::!f~a:~: minora 1n abito da sera srdcva, dietro a :?:~~ 5 :ia:c:a l~~t~ 1 ~:a i !iu:e::~~tocri a;:;i~ scro di andar via; firmate ancora qualche Maremmana e qualche Oceano con la mano ~tanca (Pt"a con I larghi caratteri da mcrc_antc, Roui con raffinatene dannunziane) u allontanarono nt"I via!c110. Nruuno li riconosceva, parevan proprio due uomini qualuqur Ritrovammo al ta\'olo di prima ì due- compt'~cnti, t" dicevano ancora, con voci fatte !ilridulc: e Quel certo non so che, quella robum::ul\, quella grazia >, ma davanti a loro stavano due camerieri uno teneva in mano la bottiglia di wl11sk1 e Johnny Walke-r>, l'altro di e Canadian >, cd aspettavano pazientemente che i signori dccides~cro Guale qualità avesse ma'!'.(!:iorpotenZA, ele- '!'.anza, <ignorilitl. Fuori dal cancello, pendevano tristi le sc-rittt" che annuncia\·ano e Premio di Viart'~(!:io>. !RENE BRIN Il premio Viaret.rio di qiust'anno è staio diviso fra Enrico Pta, ptr i due ramanti Il F~rt"sticro e La Maremmana, e Vittorio Rorn per il raramto Ocrano / tiudki del e RoJ(J/ > hanno rolto qiulla catena con la qualr eJSi suui avevano pensato di lr1arsi alle rt.(ole Un premio t:0mt qutlfo di Viar,11io, tli.r t:OJtrintt gli ·,crittori a /are buon viso alla bonaria ultttit:ità dei tiudici e alla distraàonr mondana dri ballerini, uale Jt'nta .dubbio più per il denaro che Ptr il tiuditro ddla ,riuria Foru i 1iudit:i steui fo hanno riconouiuto per primi, Untando d1 aumtntare d'anno in anno l'entità della cifra Non si comprende cosi per quale t1midrua q1u1t'anno esJi siano giunti all'tspediente della divisione. Trenta mila lire paiono troppe ptr uno scrittore, e ma1a11 lo sarebbero, quando un premio lttlerario comJ1ortasse un rit:onoscimrnto indiscutibile. Non ci sembra che le cast a Viarettio stiano in que;to modo. Per i ballerini dtl •· Ro1al >, per i nottambuli che vanno a mantia,e i ravioli da Gonnella, i due J1re• m1ati di quest'anno sono come due boaio1i, rhe . all'ultimo momento 01ten1ono la pro• motione col cinque Se i tiudit:i non hanno creduto di assetnare il premio integrale a nessuno dei due, per if pubblico sitnifit:a che il premio Viare11io non i andato bene Mtnlre l'importanta dei prtmi 1ta lut• ta nd ,o,atzio con cui una commissione si moJtra pronta nella scelta. Se. nei drammi gialli un certo valore c'è, esso non è quello c.he apprezuno gli apoctici e i semplicioni, della matassa .imbrogliatissima che un genio dcll'inves1iuzione riesce a dipanare, ma del Male diventato pusonaggio e promosso a protagonista, e della sua ossessiva presenza nelle camere, sotto le tavole, dietro le porte. Al tema della onnipresenza del Male, Barré Lyndon, autore della commedia in ire atti e iei quadri II sorJ1rendente dottor Klittcr, aggiunge un altro tema, esso pure squisitamente anglosassone, del medico co• mc delinquentr superiore. Non daremo torto a Barré Lyndon. Per meritarsi il titolo di e sanatore > e it-iustificare k virtù raccolte nel giuramento di Ippocrate, il medico deve associare alle qualità dt'I medico quelle del filosofo e quelle del sacerdote. Nel medico uomo comune, la porla aperta sui segreti del nostro organismo e della nostra psiche costituisce. una trn1uione costante di « itiocarc > coi nostri segreti, un invito alla dclinqucnz.a. Durante la guerra, abbiamo visto i ,anitari di un neurocomio trattare come oggetto di ,passo un diSgraziato degradato da una fnita alla spina dorsale alla condizione di u_omo-tacchino (cammina.va a scatti, impct• lito, e fac:cva 1lu-1lw-1lu) cd esibirlo come u~a comica curiosità ai colleghi di panagg10. E quando ci càpita di doverci mettere nelle mani di un medico, la cui intellìg~n:za e il cui senso morale rion ci dànno p~eno affida~ento, il ribrezzo ci opprime d1 quella curiosità Sl\dìca china su di noi: prggio, il suo scetticismo. Nel SorJ1rendenle dottor Klitter il caso del m('diro delinquente che s"im~crgc nel mondo della d(")inqut"nza credendo di ob- ~dirr all'aha voce della scienza è re,o con efficacia. • Alla fine, il dottor Klittrr si rivela pt"r qurllo chr è: un pazzo. Ma la pania non è fo~st" ~a conclusione della dclinquc-nza' ,:'~1mat~ c~mc sempre dal più profondo spmto d1 g1ustiz1a, diremo che Annibale lk-tronc ci è piaciuto nella pane del medico dcli~quen1c, e ci sarebbe piaciuto antht' di più, se questo attore non av<"uc il v~z.io di « ~are boccuccia > e di raggrin. z1rc la faccia come coloro che si mettono al sole per l'istantanea. Nella parte di Daisy (l'c amante dt"ll"as. sassino >, diceva un uomo troppo esaltato l\ltrc \'Oltc e ora troppo dispreu:ato: Cc- ~a~e LombroS?) la signorina Fanny Marchiò fu debuamcntc umilil\ta e offesa. Gu~rd~ndo I~ sue brune dovizie cmtrgere dall abno vanel!'.ato, e all'Mtaccatura delle gambe incrcspato a seggiolino, l'anima St"n• tim~o rivi\'c-rc in noi del focoso Marcanto~io, tanto. riviveva nella signorina Mar. ch1ò lo sionco fa.scino di Cleopatra. Q~1anto alla signora Anna Magnani, lt" paru modeste non le si affanno. Dov'era la curva ad arco della sua bocca di Melc~gro, dov~ la fulva fierezza della sua chioma lconma? ... Sotto la bianca scuffia ?ell'infcrmiera, Anna la leonessa sembrava 11 sole che, prima di andare a lcuo si fo~se nascosto i raggi sotto la papalina. ALBERTO SAVTNIO LEO LONCANESI - Direttore re!lponublle Rl7.7.01.I & C. • Aro. ptr L"Art,c, d"'ll• S1,mp 1 . Mll,n-, RIPROIH.i7.IOSI F.~r.uÌ1 J'E CO~ \1ATl,:R1A1.I· ~-OTOl,RAFICO • H•:RR \'-:JA ...

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