ANNO Il - N. 32 - ROMA 6 AGOSTO 1938-XVI d'i '.\A delle più scandalose ipocrisie deIY' gli ultimi tempi è la commozione degli Stati democratici per i pror ughi ebrei. A chi si deve il rincrudire della questione ebraica e la ripresa dell'antisemitismo su vasta scal::., se non alle plutocrazie anglosaswni, che hanno chiuso la porta a.ll'emigrazionc? I.'anti,cmiti,mo ideologico o puramente politico non ha mai recato gran danno agli ebrei, perché non ha mai dato luogo a provvedimenti di particolare gravità. L'antisemitismo che penetra in profondità e determina misure severe da parti.' degli Sta.ti, è quello che 1;i appoggia s~ larghe correnti di opinione pubblica, è quello che coinvolge problemi di natura economica e demografica. Quali sòno i paesi nei quali, dal dopoguerra ad o~gi, l'anti,;emiti,;mo ha a'-sunto le maggiori proporzioni? Sono quelli che davano ~ni anno una forte quota all'cmi~razione transoceanica: sono i pae~i dell'Europa centro.orientale come la Polonia, Ja Rumenia, la Jugoslavia, la stessa Ungheria. In questi p::iesi non solo è venuta a cc!)c;arc l'emigrazione, il che ha "~gravato no• tcv())mente le- condizioni di vita delle cla,;si popolari, ma si sono contempo• raneamente riversati buona p.trtc degli ebrei della Gennania e dell'Au'ìtria. Si è dctcnninato, così, uno squilibrio demografico cd economico, che ha avuto le ripcrcu,;;c;ioni politiche che ,;;appiamo, Altrettanto de\'e dirsi della Palc- ,;;tina, dove l'emig-razione araba oltre oceano variava dai venti ai trentamila uomini all'anno nei tempi immediatamente precedenti alla guerra mondiale. E non occorre dimostrare che in Palestina tale 'ìituazione pre,;;enta, anche dal punto di vista strettamente demo- ~rafico cd economico, una gravità che non trova riscontro altrove. Non 'ii fa del matcriali.,mo ,;torico a buon mercato quando si dice che in questi paesi l'antisemitismo è un aspetto rlella lotta di clac,,;;;e meglio, della lo.ta per la vita. Nel lento, faticoso, trapasso dall'economia agricola all'economia agricolo•industriale, gli ebrei costitu1c;cono una concorrenza nel mercato della mano d'opera, perché si adattano, et pour cause, a lavorare a salari inferiori e rappresentano. in pari tempo. il capitale minuto, la piccola banca. il piccolo commercio che ra il credito e vive di queo,to crrdito, non di r,1do u,;;urario. Tirate le somme e avrete ~li estremi di una situazione sen7.a. via d'uscita. Ora che cosa hanno fatto. nella recente conferenza di Evian. i delegati delle ~randi dcmocra7ic. i padroni del mondo? A incominciare d.ii r.1pprcsentanti dcll'Amcrica 1 che aveva prc!tO la iniziativa della conrcrenza stc,;sa, hanno concordemente dichiarato che nei loro pae,i non c'è posto per gli ebrei. L'America, si è detto, conta quattordici milioni di disoccup,1ti e non può modifirare le e quote > dell'immigrazione; la Francia ne ha fin troppi e pcnser<'bb<', piutt9~to1 al modo di liberarsi di un'infinità di c,tranieri non d<'c,iderabili; l'Inghilterra non ha posto e non vuole. soprattutto, dei professio• nisti 'i medici hanno minacciato lo ~iopcro di categoria qualora veni-,sero .1.pcrte le porte del Rrgno Unito ai concorrenti i.:.raeliti); i Domini, che potrebbero ~p1tarc un mondo di gente, non ne vogliono a-;<;()Jutanwnte,;apcre, perché l'Au,tralia, la ;'\uo\'a Zelanda, il Canadà fanno una politira di rar✓.a. Ecco i ric;ultati d<'lla ronfcrcnza di Evian. Pare incredibilr, e lo è, che ,;j siano riuniti moti dc•l(·t:,ttidi Stati umanitari. ,;otto l'ur~cn,.,1 dt•l1<1 pic-tà, per condudcrc con un catetorico rifiuto. Alla r<'\a dei conti. la conferenza ha votato dr(!li ordini drl ~iorno di c;impatia. di deplorazione e di commi ..erazionc; ha pcrme,;;c.o <ti rappreM:ntanti degli « oppressi ,. di ~ratli.1rsi contro i rrgirni autoritari, ma le co.,e o;ono rimao;te al punto di prima. La verità è che la conferenza di Evian è stata un mezzo. u11e,;;pc-•dientc un'occa,;ione, per fare della propaganda contro il na7iona!,rK·i.tli,rno r il fa. '3<"ismo. \Ile spalle dc·gli ehrl'i. che n<' avranno il danno e le b<-ffe. * *-:-:• ij ~ l ANDO, nel 64 a. C., Pompeo ) <'bbc conquistato la Siria in nome della repubblica romana, si af• I r('ttò a .,tipulare con i capi beduini del vicino dcc,crto una ,;;cricdi accordi, che, mediante compenso, li obbligavano a rispc-turc e, in ca,;;o di bisogno1 a difendere le frontiere siriache. Poi, ri\-olgendo,;;i ai nombili della nuova provincia, destinata a divenire una delle più floride e importanti zone dell'impero, trnne loro un discorso pre5.\'a poco di questo genere: e La sicurezza del vo'-tro paese è oramai as'ìicurata. Voi po.._edcte il genio del commercio. Attendc-t<', dunque, agli affari. Di po• litica non capite nulla; non ne fate! Roma penserà a farla per voi. Roma v1 porta la pace e, con la pace, il modo di arricchirvi. ~on avete bi,;;ogno di desiderare di più >. Per olue 'lette ..ecoli la Siria conobbe una prosperità inaudita, m,1i più con• seguita dopo. E dal 64 a. C. al 638 (fino. ciOC,al tc-mpo dell'invasione mu- ,;;ulmana: la Siria fu quello che la natur~t a\'c.-va"·oluto <'he fos..<': il grande corridoio attra\'erso il quale si riversano in Europa I prodotti favolo\i dell'A,;ia, <' i mcrranti d'Europa vanno a rag~iun~ere I mitici bacini dcll'Eufrat<' <' drll'lndo. Quando mai la Siria ritrO\Crà il go- \'erno ~apirnte che seppero t\ercitare l romani i Alla fine drlL.l guerra mondiale la Francia, come- ,i "a. otttnnr il mandato del L<'-vantc. &ppc-, e,,;a, come Pompeo, dire ai confinanti del deserto siriaco I<' c;avif parole del grande CJ• pitano: e Niente politica, tutto com• mercio,.? Gli avvenimenti provano il ront1 ario. D.11giorno dc-Iconfrrimcnto dr! mand.1to ad oggi quella tranquillità, che è la prima condi7ion<" dei traffici e drl loro incremento, la Siria 11011 l'ha mai cono~ciuta. Si può ricono,c,.re, a 'ICU'i:'.lntd<e' i france,i, rhr la Siri.t . .qualr era ,.:1ttrìbuita ad e\\i in mandato, non <'ra una Siria completa ,,·conde, I<' c..ig<•ru<'topografiche l' gli itirwra1-i del ven·hio territorio di pa~- ,aggio. Pn ig-noranza, più for,e, ehc p1·r drhoku.1, ii t·ra abbandonat.t \.Io•- sul all'Jnghilttrr.t \Cl<-nH'llC<'au non v<·,a nMi \Oluto "a~n1c· <', con~- 12 PAGINE UNA LIRA ' I I SPEDIZIONE IN ABB. POSTALE OAX.IIELLJEBI A ON POSTO DI OONFJNE NEL DESERTO 8IR1AOO guentemente, si erano 'ipogliati i porti della costa siriaca del traffico che per ,;ecoli a\'eh\ loro a\.,ic'trato la strada millenaria che unio;ce l'altopiano iranico al :Mediterraneo, Non era diffi~ cilc prevedere che gli inglesi, in pos- ..cs~o dì ~1m.sul e di 8,tgdad, avrebbero sfruttato a loro profitto la strada del Sud, inaridendo quella del ~ord. D'altra parte, era stata ceduta ai turchi la Cilicia, po:-.tanelle loro mani la pingue pianura di Adana, consegnato loro il porto di Mersina, e poc;to'IOtto il fuoco dt'i loro cannoni il porto di Al<',;sandretta. Amputato al nord e all'e,:;t, il territorio affid.tto in mandato finì con l'cs- 'lere anche ulteriormente ,membrato: Beirut di\'eni\'a la capitale dc-IGrande Lib.,no, gli Alauiti erano autoriu .1. .ti a co,tituire una regione autonoma, mentre il re,to ,·eniva ripartito fra lo St.uo di Al(•ppo e lo Stato di Dama,co. Tutto ,;;ommato, la Francia ha dovulo progrc ..-,ivamente acconciarsi a veder-i c,fuggir<' il mandato attravc-no una serie di conccs,;;ioni forzate, che hanno rapprc,;;cntato v<'re e proprie ,confitte diplomatiche. Incominciò la Turchia, l'indomani stC"50 dal conferimento del mandato clrl LC'vante alla Fr.tncia, domandando per il Sangiaccato di Alc,;sandretta (il qualr co~titui..cC' di tutto il territorio c,iriaro l~ 70na pili dc·lirata, c.:.,cndo il porto cli Ale,;<"andr<'tta l'unico porto naturale della Siria) un rc~iin<' speciale che doveva salvaguardare il carattere turco. L~t Francia andb incontro alle aspirazioni turche con l'accordo 'ìtipulato a Londra il 9 mar10 192r. L'articolo 7 di tal<' accordo c,uonava tr~tualmcnt<' coc;Ì: < Per il Sangiaccato di Al<''ì,andrrtta .:.arà istituito un si- ~trma ammini,trati\'o sprci~tle e tutti i suoi abitanti dit originr turca ott<-r• ranno facilitazioni allo ,;c-opo di con- ,,-rvan~ r .:.\:ilupparc la loro cultura. Il turco .:.,1ràcon-.idrrato lingua ufficiale>. Data que,ta c;oddi.sfa1ionCa' lla Turchia, la Franria ne dovrttr dar<' un'altr.1, ben più important<', ai siriani, in:'~ pa7irnti di ottc-nere qu<'lla autonomia che rra contemplata nrl conferimento stesso del mandato, qualora i popoli rottoposti a mandato fossero stati ritenuti maturi per un proprio governo. La Gr.m Bretagna :l\·na dato l'autonomia ali' Iraq e aveva concimo con esso un trattato di amicizia, il 20 giugno 1930. Qu,tlcosa di c,imile clovc\'a attuar,i in Siria. Anche qui al regime del mandato i siriani chi devano che succedcs• se il regime dell'alleanza. 11 g ,;cttembrc 1936 I,, Francia c;tipulava appunto il trattato di amici1ia e di alleama con la Siria, <' il 13 novcmhr<' nr stipulava un altro col Libano. Sulla ba'le di questi accordi la n'pubhlica ,irian.1 e l,t rC'pubblica libanese erano riconosciute come Stati so\ rani e indipendenti. La potenza mandataria cc-~"ava di e.,.'-C-trale per diventare poten1a .illeat~t. Trattava quindi alla pari le due r<'puhblirhc-. ri'ìC'rvanclosi,per altro, alcuni privil<·gi ~ui loro ri~pcttivi t<'rritori. li trattato (u salutato favorevolment(' d:i;i nazionalisti arabi. In una convcNa7ione col T tmps, pubblicata il 4 novembre 1936, l'emiro Arslam dichiarava : < Il tr.lltato franco•siriaco è buono. ~ette fine ad un periodo di so-.;prtti, di lotte, di agitazioni e crea un'amici;,ia che sarà. e bisogna che c;ia, ugualmente utile alla Francia e alla Siria Per permettere al trattato di portare- tutti i suoi frutti, bi,ogncrà. che, da una parte e dall'altra, l'applica1ione dei testi avvcn~a in una atmo'lfera di reciproca fiducia e di buona volontà. Non ,;i può dire che il tratt,110 che ci riguarda consacri una amicizia. Diremo, piuttosto, che la crea. Non rapprcc;enta il frutto di una diuturna collabora1ione svoltasi in una serena atmosfrra di comprcmione. Lo si direbbe, piuttmto, il risultato di una lunga loua fra la Francia mandataria e la Siria che non voleva ricono,;cerc il mandato>, Bisogna ec;'ìCrcdi facil<' contrntatura per '-Corger<'in qu<'ste parolC' dell'e,miro un qualsiasi accenno di gratitudineper il man<Jato franc-ec;c. Il trattato era '-lato app<'na appro• vato, eh<' J}<'r la Francia incominc-ia• vano le maggiori difficoltà, La Turchia non tardava un istante a dichiarare che il trattato franco•siriaco modificava le condizioni di fatto sulle quali era fondato l'accordo franco-turco del 1921. Si imponeva, quindi, secondo la Turchia, un nuovo esame della situazione. Seguiva un'ardente campagna di stampa, volta a preparare l'opinione pubblica internazionale. E quando questo scopo preliminare parve raggiunto, il governo turco poc;e in via ufficiale la questione alle Cancellerie europee. Questa volta la Francia si avviava alla capitolazione verso l'altra parte. Dopo un nu11;to scambio di note diplomatiche, la questione del Sangi,,c,:,tW \'eniva deferita alla Società delle Nazioni, che se ne occupava nella c;cduta comiliare del 14 dicembre 1936. Come ..cmpre, il dib<tttito si concludeva con L.t nomina di una Commis•-ionc-, che ~i sarebbe recata nel territorio ciel Sangiaccato e avrebbe poi riferito all.t f11w <ld g<'1:11aio'37. Si vc-nnc, CO'-Ì, a c1ucl di'ìegno di c;i• stemazionc del Sangiaccato, che dove• va ~contentare tutt1.: le pani intere'ìc;atC'.Si rìcono,ceva l'autonomia ,!d Sangia<·c,\to, m~t a parole. A fatti, le rrb1:ioni con l'cc;trro venivano affidate al goH·rno siriaco, m('ntrc per le questioni interne (per quelle, cioè, che si rifrri\·,1no dirc-ttaml·Jllc alla \'ita ..,lC-'1· sa del Sangiaccato), il governo di Dama<;;C0 ;n rcbbe dovuto pre\·cntivamente accordarsi col Consiglio della Società dcllr l\azioni, cui spettava. il 'èontrollo ,ul I ic;petto dc-I nuovo statuto: controllo, nella fatti,p<'cie, affidato a un delegato permanente di nazionalità france.,c. La Fr,1ncia cede-va di fronte alle rivendic,17ioni turche. Com'l'r::i. facile prC'vrdci-c·,seguivano immediatamente le 1imo•-tr,m1c dei \iriani, per placare le quali nuovi rc·golamenti venivano ec;cogitati per regolare la situ::i1ionc del Sangianato di fronte alla Siria e di fronte alla Turchia. I siri.rni ne- furono tutt'altro eh<' ~oddi ..fatti. Quando, il 2() novembre '37, ,;j trattò di proclamare sul posto lo ,tatuto di Alcc;.,andretta, la cerimonia, cll<' i\\ n·blw dovuto riu..d. rc p;lrticol:.rmcnte ,olrnnr, 1-ilimitò alla lt:ttura del documento alla presenza di uno spa• ruto manipolo di notabili. Per conto mo, il popolo demoliva gli archi di trionfo e, nel giorno stesso, la Camera siriana, riunita a Damasco, proclamava più solennemente che mai il caratt<.•1earabo di Alessandrctt<t. Le tribolazioni della Francia non erano ,:d loro epilogo. Non si accettano e non .:.i esercitano impunemente mandati in Levante. La Turchia tro- \'ava con,·enicnte addo'ì~arc :i.Ila Francia le r<''ipOn'-abilitàdelle resistc-nze siriane agli accordi del '371 e il 7 dicembre Ank.1ra denunciava il trattato di amicizia e di buon vicinato concluso il 30 maggio ,926 con la Siria o, diciamo meglio, con la Francia, in vc- ..,tc di potenza mandataria. Frattanto la propaganda kemali.sta si faceva !)empre più forte ai confini ste,;si del Sangi;Jccato. La :-.ituazionc si delineava estremamente propizia alle pressioni di At.1turk. La composizione etnica del vcrchio territorio di confine fra la Siria e l'Anatolia è dc-Ilepiù complesse. La popola7ionc della circo,;;crizione amministrativa di Alev1andrctta, che nel \ ccchio impero ottomano co.,tituiva, con altri due cli,;;trctti, il vilayet di Aleppo, si compone di circa 200,000 abitanti. di cui 80.000 turchi, 50.000 cri,tiani di \'ario rito e circa 70.000 musulmani sciiti, irriducibil• mentt· a,·versì ai <,unniti di Damasco. Forte di tale complicata ,;ituazione, la Turchia non si pcritava di minacciare la Francia delle più gravi rappresaglie qualora non fossero ~tati garantiti ad Ale,;sandrett:1 i diritti della prevalente popolazione turca e dei mmulmani in di,-;rn,o rcligioc,o con i siriani. Ne-Imaggio scor-10 1 mentre- l'atten1io• ne dd morido era tutta ri\·olta alle vi• cenck dell'Europa e-entrale e 'ii parla \'a, perfino, di po,;;,;;ibilimobilitazioni la Turchia min,teciava di pa"are ~te a1ioni armate. Il 22 m;tg~io un gioi nale di Oama...co, l'Echo de S;-rit, pubblicava in ma11chettt quc~te parole e La Tmrhia sta for,_e preparando u1 colpo di forza ~u Ales~andrf'tta? >, Contemporaneamente, il corri.:.pon• dente del Dai/;- Tclrgraph da Ankar.l inviava al ,uo giornale un'infonna1io• ne co,ì concepita: e All'indomani eh-Ila nota con la quale la Turchia faceva c;ap<'rr alla Francia eh(', qualora qul'• ~ta non ;wr,1,c rinu01io.to al controlk dC'l San~iaccatò, e,~,,. ancbhc fatte man·ian· lr \lll' truppe ,ul S.rn~iarcato ,t<'N> nota dw l'hhe, i11 r<'ah1\. \llt• to il c;1rattC'rr di un ullimatum). fu in•
viato al' frontiera un corpo d'armata ture-o d1 trentamila uomini >. La notizia fu genericamente smentita da Bonnct, ma fu indirettamente confermata ad I~tanbul, dove la Républiqut, organo df'I deputato Yunus Nadi, ami- ~o personale di Ataturk, riproduceva mtegralmente l'informazione del Daily T,l,graph. Ncc:~unopuò stupirsi di questa energica pre~a di posi:iionc della Turchia. La. Francia era impegnata nelle cose della Cecoslovacchia, mentre l'Inghilterra, c:pccic dopo I' Anschlilss, viveva sott? l'in~ubo dell'espansione germanica in Oriente. Che cosa aveva combinato von Papen ad Ankara? Forse che si profilava ancora una volta il vecchio dist.·gno della linea di comunicazione da Amburgo ad Aleppo? Senza perdere trrnpo, l'Inghilterra stipulava un accordo finanziario con la Turchia. Un grosso credito era accordato dalla City al gowrno di Ankara e, in contraccambio, la Turchia passava all'Inghilterra cospicue ordinazioni di materiale. La Francia non poteva abbandonarsi ad esitazioni e si accodava senz'altro all'Inghilterra. Per non perdere (mC'glio,per guadagnare, sia pure a costo di qualsiasi rinuncia) l'amicizia della Turchia, la Francia dimenticava le proteste e le rivendicazioni siriane. Dimenticava tutto il suo antico prestigio di potenza cristiana in Levante, e si avviava a stipulare un nuovo trattato di amicizia col governo di Ankara. Quc-,ta l'origine del trattato di amicizia firmato il 3 luglio 1938. Questo trattato contiene clausole straordinariamente impegnative per l'av- \ienirc. L'articolo 3, ad esempio, stahi• li<ice che per il mantenimento della pace generale e per la sicurczz..i. nel Mediterraneo orientale, le alte parti contraenti, Francia e Tùrchia 1 si concerteranno ogni qualvolta si delinei una situazione capace di minacciare l'integrità territoriale del Sangiaccato. E nella dichiarazione comune, che accompagna il trattato, la Turchia di• chiara cht\ data la legge fondamentale adottata d!l.l consiglio della Società dcllt· Nazioni per Alc~c:andrctta, csrn, per -.uo conto, riconosce che la quc• 3t1onc del s~tngiaccato non è, per lei, una que3t1one territoriale. Avendo vinto, la Turchia ha fatto il bel gesto di non volere stravincC're. Ma chi:- diranno, i 'liriarii, della di,in• voltura con la quale la Francia ha sa• crific:ltO quelle loro rivendicazioni, che es..a a\"cva ripctutdmentc e solenne• mente garantito contro la pesante mi• naccia di Ankara? Chi non vede che l'abbandono dei siriani è stato imposto alla Francia dall'Inghilterra, impaziente di avere la Turchia nella propria orbita mediterranea orientale? Chi non vede che la posta vera non era l'amicizia franco-turca, ma anglo-turca? Che co~ ha ottcniltO in cambio la Francia? For<:ele ultime dichiarazioni dÌ Halirax? Come nei lontani secoli, in cui l'altopiano palestinese e le grandi vie di comunicazione siriache costituirono il teatro predestinato delle lotte irriconcili:lbili fra l'impero egiziano e l'impero assiro, laggiù, nel vicino Oriente, fra le gole del Tauro e jl porto di Caifa, c:i combatte un duello di cui non si può ancora prevedere l'epilogo. Le improvvide decisioni diplomatiche, adottate alla fine dC'lla grande guerra, h;inno fatto a pezzi il territorio la cui uni, è comandata dalle leggi stesse del affico mercantile, che da millenni h.t là le sue vie fra l'Europa e l'Asia. Quelle vie non hanno perduto il loro valore. Lo hanno, forse, decuplicato dal giorno della scopçrta dei pozzi di petrolio a Mossul e dal giorno della instaurazi6nc delle grandi lince :wiatorie. Non diversamente dai tempi di Pom• pc.o, le popolazioni limitrofe del dc• ~erte, siriano, use al commercio delle grandi vie carovaniere della Me,..vpO· tami;.t verso l'Anatolia e verso il Mediterraneo, troverebbero la pro~pt'rità e la pace in un commercio ordinato, condi:,ione prima per la. loro elevazione src iale. Ma la parola d'ordine del• la di cnnata diplomazia dei mandati sembra mirare esclusivamente al loro impo\'trimcnto, a fomentare le di5Cordic interne, ad esasperare le rivalità e tutti i rancori, nell'illusione di perpetuare un dominio sfrutt:nore sotto le parvenze dell'autonomia. Naturalmente-, in questa lotta di supremazia, i clic-nti debbono cedere il passo ai lords protettori. GIULIO VENTURI ARNOII ••. 32 • 6 AGOSTO1938-IVI Il IINIBUS SETTilr1AllALDEI ATTUALITÀ POLITIOAE LETTERARIA ESCE IL SABATO IN 1~18 PAGINE ABBONAMENTI lt•~~:~~~llr:~ ·1~~k; :~~-~~·r ~6 22 0GWt NUMERO DXA LIRA )h11.01orittl, dlngnl e fotogtt.61, anche •• non pnbbUcatl, non 11 N11tltul1coco, Dlrn.lou: Rama . Pi111adella l'llona, 3 Telefono N. 66.470 .l.:aln.llllttruloae: MIIHo • Piana 0arlo Erba, 6 Telefono :N, 24,808 hbbliclti: l'er millimetrodi alteua, bue unacoloncaJ L. 3, Rlnlgeul all'Agenda O. Bruchi .llilaco, Via Sah·lnjll10, Telefo!3020-907 Parlfl, 561 Ra.eda 1t1bo11rg 811nt-HonoN1 T. C. ....... , /4,A~# _....I.. .., I I ,, . , ,. ;-1, ,,_,,-r,/ rimi"~ ""'·-.. /;/_jf;,_~,, _ .. ( (,1Uh'f _. ;, /, ,. ,,/, ~ .... · 2 ~t';N/7' l.,,-~tltl~ /Jj, Mo. n1•114 a ■. IL PA88J.P0BT0 DI XEJUL 00L NUOVO TITOLO DI AT!TOBI XEKAL PJ.B01! AL TEMPO DELLA BOA VITTORIA CONTRO I GRECI QUATTRO ESPRESSIONI DI l'.EMAL ATATOBX C&A~Al' I :.rJ:11:.L..L12/1.S.i'.r.!'Jl~• Oeogratla Tempo fa, una grande fabbrica di lapis americana - la Eatle PenCll Compan1 mise in commtrcio delle scatole di matite per bambini, con annessa, per ,lclame, una carta gtografica di tulio il mondo. Questa carta, come meglio vedrtmo fra poco, non cr3. un modello di csatttzza, fra altri errori, sopprimeva dalla faccia della tura la Rcpubblic3. del Salvador. La detta repubblica ha un ufficio naz.ionale del turismo ed ha un ministro a Washington, rcgolarmrntr accrtdiu.to prcs. so il governo degli Stati Uniti. L'ufficio nazionale del turismo dtlla repubblica del Salvador si affrettò a inviare al ministro a Washington un'energica protesta contro la inesplicabile soppressione e il ministro {IOn avrebbe certo esitato a fare proteste non meno energiche presso il Governo degli Stati Uniti, se la ditta, accortasi dell'cr- ~:rtdi;t~a~~o a;t~ccg~:~:~ ~~:~~~~a::menc La Ea1le Pencil Compan1 di New York ignorava che El Salv.ador fosse stato omcs-. so in una carta geografica del mondo, che è staia inclusa in !catole di matite per bambini, finché l'Umted PreJS non ha r:- chiamato la sua attenzione sulla protesta fatta dall'ufficio nazionale del turismo di El Salvador al ministro ,alvadoreano in Washington e La Ea1le Pencil C~pan1 è dolente dell'incidente, che è avvenuto del tutto fuori delle sue inten:i:ioni. Ess.a non prepa• rò, né stampò la detta carta, ma la com• prò da una ditta, che è fra le più note nel commercio tipografico. e L'errore s.arl. cor~tto in avvenire>. Apriamo il piccolo calendario--3tlante Oc ,\gostini. Non ne abbiamo sottomano che una edizione un po' vecchia, quella del 1 935 ; ma dal 1935 non saranno avvenuti grandi mutamenti ntlla repubblica del Salvador. Apriamo, dunque, il \·olumctto a pag. 3o8 e leggiamo: e !alvador • R1:pllbl1ca de El Saluador • Repubblica indipendcntc dalla Spagna dal 18·21 ~, ccc. Ci sia permes,o fare una piccola rettifica. Il Sah-ador face\·a parte del Guaumala e nel 1821 fu il Guatemala che si resc indipendente dalla Spa~na Poi il Guatemala entrò a far parte del ~lessico; il Salvador si ribellò e fu domato con le armi. Nel 1823 fu costituita la repubblica delle provincie unite dell'America centrale e il $3\vador ne !tee parte. 1\lla fine, nel 1839, la Federa:tione si sciolse, spe21.andosi in cinque repubbliche indiptndenti • Guatemala, Salvador, Honduras, Nicaragua e Costa Rica. Il Salvador è il più piccolo dt~li Stati dell'America centrale, ma anche il pi\l den,amente popolato. Il detto calendario• atlante indica una superficie di kmq. 20.948, ma a(l:~iunge: e secondo altrt' fonti, kmq 34 216 >. Il di\~Uio sembra un po' forte. Che la geografia del Salv:idor sia destinata a esser 1cmprf' circonda1:1 di mistero? Co• munque, ~cnza pretendere minimament(' di contribuire a svelare il detto mistero, ci permettiamo di srgna\are che le fonti americanr indicano una superficie di mi!lia quadratr 13.176. Un miglio quadrato inglese è pari a kmq 2,589. Siamo, perciò, vicinissimi ai 34.000 kmq. La popolazione è di 1 .500.000 abitanti (pare che sia .au• mcntata a 1.6oo.ooo): il 50 pc-r ctnto meticci, il 15 indiani e il resto creoli. Il principale prodotto. del paese ~ il mais, che si con~uma tutto all'interno; poi il caffè, che forma i nove decimi dell'esportazione. :"Jella capìtalt, San Sal\lador, prosperano circa I oo mila abitanti, fra i quali il presid<-ntc della repubblica, Sua Eccellenza il generale ~faximiliano llernandez Martinez.. Chiamata. al telefono di notte Tempo fa, il visconte Ha\ifa:'( raccontò alla Camera dei Lords quanto segue: e Una notte fui chiamato al telefono da una privata e patriottica persona, la quale mi disse che la Germania, l'Italia e il Giappone erano sul punto di fare una di. chiarazione congiunta di,, guerra alla Gran Bretagna; che i detti paesi avevano stabilito un piano per dividersi la maggior par . te dei nostri domini, e che tutto questo era qut"stione non già di settimane, ma di giorni. < Oo.,.etti assicurare il mio interlocutore che la guerra non sarebbe potuta cominciare prima della pros5ima mattina. E ,olo quando gli ebbi detto questo, egli si rassegnò a tornare a Ictio>. A. G. ITALIA, INGHILTERRA, ETIOPIA ffiEL numero del 27 luglio di The Dail1 l)J Teletraph and Mo,mn1 Post, Lloyd Ccorgc, dopo aver r1fatto la storia della contesa, chr-, alla Conferenza di Ver, sailles, si accese fra il presidente W1l'°n e la ddcgnione italiana per Fiume e la Dalmazia, e dopo aver ric6rdato co~e, alla fine, l'Italia e la Jugoslavia riuscissero. a mettersi d'accordo dircttamcnt~, e definissero, col trattato di Rapallo, il confine CO• mune ha brevemente accennato al modo, molto' sommario in cui la questione dei compcmi coloni~li, ~a assegnare all'!talia a norma del patto d1 Londra, fu liquidata o, per dir meglio, seppellita a Versaill~s. Quando alla Conferenza si proced~t~e ~Ila spartizione dei possedimenti gcrman1c1 do!• tremare, l'Italia fu lasciata del tutto fuon Era questa l'ipotesi prevista dall'art 13 del trattato di Londr.i: e Nel caso che la Francia e la Gran Bretagna accrescano i loro territori coloniali in Africa a spese della Germania, I~ dette due potenze: convcn- ~ono in principio che l'Italia possa pretendere equi eompen1i particolarmente per quel che riguarda la decisione a suo favore delle questioni relative ali~ frontiere fra le. colonie i1aliane dell'Eritrea, della Somalia e della Libia e le colonie vicinr appartenenti alla Francia e alla Gran Brttagna >. Pat• tuirione difettosissima per la sua indetcrmi..- natezza ~.fa, per quanto difettosa, ena significava pur sempre che qualche cosa all'Italia si dovc\'a dare. e Nel corso della discussione sui man• dati > racconta Uoyd Georgc, e i rapprc~ scnta~ti dell'Italia non fecero alcuna richie• sta per ottenere l'auegnazionc di qualch': colonia ex-gtrmanica, ma domandarono • com~nsi •· previsti dall'art. 13. Personalmente io ero pronto a concc-dere la Somalia 'britannica e il Giubaland, pufché la Francia a,css'", da pari(' sua, adempiuto il trattato di Londra facendo analoghe concc-»ioni >. t noto che, per allora, né ringhilter~a, né la Francia ci cedettero niente. Solo cm• qut' anni più tardi, e cioè col trattato del 15 luglio 19~4, l'Inghilterra ci cedette 1'01tregiuba La Francia fu ancora più sollecita: non ritardò che sedici anni ad esc• guirc l'obbligo contratto con l'art. 13 del trattato di Londra i lo eseguì conc<'dcndoci un'ampia zona di deserto nd sud libico e pretese drlle contropartite. Della Somalia francese (che Lloyd Gcorge, nel 1919, attendeva ci v('nissr crduta dalla Francia per potere, subito dopo, offrirci, lui, la britannica) non si parlò più. Conseguentemente, si parlò ancora mtno della Somalia britannica Fu un inglese, se mal non ricordiamo, che dcfinl la guerra mondiale e la guerra delle occasioni perdute >. La pace di Vcrsai 1lcs fu qualcosa di analogo: la pace delle OC• casioni perdute. La ques1ione degli e equi compensi > all'Italia fu una bella occasione per Lloyd Georgc, nonché di dimostrare la sua generosità, di fare onore a un trattato, che il govcnio del si.io pac$f" aveva firmato. E anche questa occasione andò pcrduta :-.'on varrebbe la pena di occuparsi di questa pubblic.u:ione di Lloyd Georg~, se non vi fosse inserito un documento che ci scmbr.a della più alta importanza: una lettera di Lord Milncr, in data 16 mag• gio 19191 in cui vcng?no esposte, nel chi~- ro, franco e brutale lmgu.agg10 del vecchio imperiali,mo britannico, le ragioni per le quali l'Inghilterra do\'eva opporsi a una espansione dell'Italia nell'Africa orientale. Questo documento getta una crud2. luce sulla politica che, sedici anni più tardi, l'Jnghihtrra seguì di frontc all'Italia, e in• duce più che mai a dubitare della sincerità di Ct'rti ideali che il go,<'rno di Baldwin allora proclamò con ostentazione Lloyd Georfj:c, dunque, , oleva cedere all'Italia il Giubaland e la Somalia bri1annica ; ma, e per qucl chr riguarda la Somalia britannica•, così egli continua, .- urtai contro l'insormontabile opposizione dei miei collea;hi >. Il loro punto di ,-ista fu cspo~to da Lord ~lilncr in una lettera, che pr<"sen -.gii;i uno speciale intcre~sc in con• sidera1.1one del::li sviluppi eh<' poi ha 3\ uto la qucstione abit.sina Qu<-sta lettera porta ):'I data del 16 maggio 1919 e fu ~ritta a Pari~i: e ~.fio caro Primo ~finit.tro, e la nostra conversazione di. ieri ha la• t.ciato nel mio animo una spiace-vole impn·,,ione. lo non crt"do ('he voi vi rrn• diate conto della gravità chr 3.Hf'bbc !;1 concrt.t.ione agli it;'lliani di tutto o quasi tutto qutllo che Ct.t.ici chitdono in Africa. e Anche sr la Francia concedesse la So-- malia francrsc, la quale altro non è cht una sottilissima striscia di tnritorio in con. fronto con la Somalia britannica (8.ooo mi• glia quadrate con1ro le 68.ooo della nonra·., il nostro contributo a!li •• tqui compcMi •• all'Italia t.arebbe sproporzionato a quello della Francia. e Sembra una cattka idea considerare gli attuali possedimenti britannici, che sono sotto il not.tro diretto controllo, e sono tutto quello che noi realmente possedia• mo e siamo ragio11cvolmente certi di con• serva.re, com<' qualche co~a c:he pQssiamo a cuor !t"ggcro dividrre con qualcun altro. e t un consid<-rcvole sacrificio cedere jl Giubaland, che è una j:>artc realmen1c di valore del no,tro Protettorato dell'Africa orientale. Ci t.aranno certamcntt" grandi protet.tc sia da parte dc-i coloni dell'Africa or:cntale, t.ia da parte dell'At.rocia1:one dei coltivatori di cotone. Ma il Giubaland, con le sue 30 mila miglia quadrate di buon terreno, h:1 solo importanza economica La transazione comincia e finisce con la cessione del territorio. Non ha alcuna grave conseguenza ulteriore. e ;,;on cosl la cessione della Somalia bri. tannica. Questa cc~s.ione implica un indebolimento della nostra posizione strategica in uno dei "punti nodali" dell'Impero e a\•rà conseguente di lunga portata sull'avvenire così dc-ll'Abissinia, come dell'i\rabia. e Noi non pouiamo ~rmcttcrci di disinteressarci dell'Abissinia. Lo scopo ultimo che gli it.aliani evidentemente t.i propongono, e, di fauo, confessano cui stessi di pro• por~elo, nel t('ntare di tenere in pugno tutti gli sbocchi al marr dell'Abissinia, è l'assorbimento di quel paese. Basta guardare la carta per v('dcrc che cosa t.<"riasarebbe J'im. piantar,i di un impero italiano, \'at.to quan• to una metà drll'lndia britannica, nell'an• gol o nord.orientale dcli' Africa Esso spaccher('bbc diritto il cuore di quella grande srera d'influenza britannica, c.he si stende dal centro dell'Africa orientale, attraverso il Sudan, l'Egitto, l'Arabia e il Golfo Persico, afflndia, e che, prescindendo dai Domini, è il vero impero britannico. e Le strisce di terri1orio che attualmente l'Italia pos.siede lungo le coste del ~far Rosso e dell'Oceano Indiano non hanno grande importanza e un ampliamento di es~ non sarebbe cosa di gran peso. Ma il formarsi di un vasto blocco italiano sul fianco della nostra principale \/Ìa per le Indie, e c.he metterebbe l'Italia in stretti rapporti con l'Arabia e col Sudan, sarebbe cosa molto diversa. E sarebbe per noi, nelravvenirc, ragione di gravi inquietudini per ~ntrambi qud paesi .. e Ma anche ammettendo che fossimo disposti a cop.sidcrare con indifferenza lo sta• bilimen10 dell'autorità italiana sull'Abiss.i• nia, avremmo sempre interessi vitali in quel paese, che dovremmo salvaguardare. '.\ii riferisco specialmente alle sorgenti del Nilo Azzurro, da cui dipende in modo assoluto )a coltivazione del cotone nel Suda.n, cssenzìale, come è, ai nostri maggiori interessi nazionali. e Se cediamo la Somalia, abbandoniamo la sola leva che abbiamo, per assicurare la protezione di quegli interessi, quando gli italiani andassero avanti nella penetrazione dell'Abissinia ; il che ccrtarDentc farebbero, quando avessero ottenuto il poucsso di lutti gli sbocchi al mare ... e Il limite massimo, cui possono giungere le nostre concessioni all'Italia, senza che la nostra sicurezza ne sia pregiudicata, è di offrire loro la parte. orientalt della Somalia britannica, che si aggiungerebbe alla Somalia italiana Questa concc ..,lonc sarebbe rc-prcnsibile, ma non vitale. e Sinct"rissimamcntc vostro Milner •· Sedici anni dopo, q\iando l'Italia si lanciò alla conquista dcll'E1iopia t l'Inghilterra tentò di sbarrarle la strada, gJi italiani, fu detto, ebbero il torto di credere e di proclamare che il govuno di Baldwm difen• desse non già la causa dell'Etiopia, né quella di Gintvra, né altre ra~ioni così dette ideali, ma semplicemente i s.uoi interessi imptriali La lettera di Lord ~ 1lncr dimostra che il pubblico britannico aveva tono di crtdersi diff2.mato o di mo,trarsi offuo. Cli italiani, negli anni 1935 e 1936, attribuivano alla politica etiopica dt>lla Gran Bretagna quegli stessi obietti\•i, qucgli stessi interessi, quelle stesw- finalità, che ad essa aveva attribuite S<'dici anni prima Lord Milner. Né si dica che nel 1919 non era ancora nata la Lega. Sarebbe come dire che l'Inghilterra apprese che esistono degli idc-ali nella vita solo il 10 gennaio 1920, giorno in cui entrarono in vigore il tuttato di Versailles e il Covenattt, con sincronismo mai abbastan~ lodato. Certo, n!"I 1919 ;,1 Lega non tra ancora nata; e mai come in questo caso si potrebbe dirt con !'Ecclesiaste: « Beati coloro che non sono ancora nati>. Lord Milncr, quindi, non poteva invocare la Lega, né il Cor;enant, né l'art 16. Ma ben poteva in- \/OCare l'intcrcue ideale, cht l'Inghilterra doveva avere fin da allora, che un paese debole non venisse aggr<'dito da un \'ÌCino potente. Ben poteva invocare il diritto mtcrna:~.ionale, la l".iustizia internazionale, rcc Queste cose non sono nate il , o gennaio 1920. 01 tutte queste nobili ralfioni, di cui sedici anni pili tardi si farà tanto uso ed abuso, nessuna fa un'apparizione, sia pure fua;gevolc, nella lrttera di Lord ~f,lner. E~li parla del e chiaro e confe~.sato obicttÌ\'O > della politica etiopica dell'Italia, che .sarebbt-, a suo av,•iso, l'< assorbimento> di lutta rE1iopia, come della cou più naturale drl mondo. ~on se ne indigna, non prott"sta: e, for1e, non vi si opporr('bbe neppure, se l'Etiopia fo,~e in altra parte della terra, t' non proprio là do,·'è, ntl cuore del mondo coloniale britannico. La sorte dell'Etiopia, che: sedici anni più tardi commuoverà. lame anime ben nate, gli è per. fc-ttamc-ntc indifferente. Ne discorre .alla maniera semplice e schietta dei vecchi im. pcrialiHi bri1annici, per i quali era in1cro che il ntgro doH,,e euer ~overnato dal bianco, e su que,ta elementare prcmes,a non \•alc"a la pena di tornare E notiamo per 1ncidenJ che la lcucra ~ stata amputata in due punti Come mai, dunque, tanta diversi1à di lingua~~io fra l'Inghilterra del 1919 e l'lna;hilterra del 1935-36 > Fra la lettera di Lord ~lilncr e i di,corsi di Mr Eden o del visconte Cccii? Come si ,pie~a questa con- \'Crsione dt"ll.Inghilterra dall'imperialismo all'idealismo? Nel modo più scmplict. Lord ~filner seri. veva al suo Primo .\1inistro in \·ia. confiden- :tialc. Mr Edtn parla\a in pubblico: par. la,•a alla galleria di Ginevra, alle demo-- cu1.ie e, am;i, ~rché no?, alla postnità. Se Lord .\filncr avene parlato in pubblico anebbe parlato come Eden: e cioè aHebbe mc-sso innanti anche lui le ragioni ideali, le quali allora si chiama\'ano per esempio < l'autodeterminazione dei popoli >, come faceva proprio in quei giorni Wibon per opponi alle nostre rivendicazioni adriatiche E se-Mr Eden nel 193~ avrà scritto al suo Primo .\I inisrro in via confidenziale, avrà 8critto come Lord Milner, e cio~ avrà parlato dì interessi imperiali, di vie imperiali, di sor~enti del Nilo, di piantagioni di cotone e simili. Se fra venti anni Lord B:ildwin pubblich('rl. le lettere che avrà scritte o riCe\'Ute durante la crisi etiopica, chi sa se non verranno fuori scritti di ~fr Eden del tutto analol::hi alla lt-ttcra di Lord Milncr? In conclusione, ci sembra che la diffe• renza non sia fra l'Inghilterra del 1919 e quella del 1935 e: neppure fra il ministro tale e il ministro talaltro. La diffrrenza è fra ministri che parlano in pubblico e mi. nistri che parlano in privato. La prt'<:enta del pubblico impone l'ouer.anza di certe forme: ecco tutto. t questione di etichetta Cambacérès, il ministro di Napoleone era all'incirca dello stesso avviso quando 'ordinava ai suoi. familiari di chiamarlo Altezza Serenissima in pubblico; mentre e rntre nou1 Monuign.eur suffit •· RICCIARDETTO
0ONO pa."'iati vent'anni da quella c:cra di marzo in cui l'ultimo zar. );'icob II, compì la sua rinuncìa in un vagone ferroviario nella stazione della \"Ccchia città di Plc.skau, a sud del lago Pcipus. Al momento del crollo rusro, nel 1917, ci trovavamo a poca dii.tanza da Plc,kau, nella nostra vecchia Dorpat, nel CC'ntro della Livonia, piatta e ancora coperta di gelo. Era un posto singobrc e pericoloso: ::i. sud il dorso del Ducna, quel muro insuperabile che ci divideva dalla Germania e dal mondo, di cui penetrava fino a noi soltanto un'eco lontana e indistinta; a nord, alla distanz..1. di appena un paio di verste, giaceva Pictrogrado, dove divampava la rivoluzione, del cui corso cra,·amo bene informati dalle notizie dei giornali. Già da alcune rettimanc )(' agitazioni rivoluzionarie erano aumentate. l ru,.~i nrlle zone a noi \"Ìcine spcra\"ano da es,;c la e Libertà ». li 3 marzo 1y17 (secondo il ,·ccchio calrndario), quando la notizia dell'abdicazione dello zar ,i propagò rapida, noi, ::igi1ati da ~cntimenti contrastant? 1 innalzammo sul nostro tetto, per ordine superiore, la bandiera rossa, che vi rimase a sventolare fino all'anno dopo (24 febbraio 1918) quando Riun--cro le ~u~sc~:1~~~he a liberarci dal terroIn fondo ai miei bagagli porto sempre con mc una cassettina su cuì sta scritto : e Ricordi di guerra •· Vi è un piccolo pacco di giornali russi, ingialliti, che vanno dal 4 all'11 mano 1917. Non rispecchiano che una settimana di storia russa, eppure da quei brevi e sobri articoli le figure dei principali attori di quella tragedia sorgono con grande chiarezza. i Nicola II, sua madre, suo fratello, ~ua moglie, - tutti con aspetto degno e imponente, - i generali e i dignitari zaristi infedeli, i membri della Duma e del regime provvisorio, Ke-rcmki, i $randuchi, i! popolo in rivolta, i soldati e ì marinai ammutinati, i primi Sòvieti. Sugli avvenimenti svoltisi in Russia durante la guerra mondiale molto si è scritto e pubblicato. Molti libri di memorie hanno cercato di attener~i alla verità. Io ho raccolto, qui, relazioni di testimoni oculari, proclami, disposizioni, descrizioni di stati d'animo, che hanno invece il merito di esrerc documenti autentici di c1uei giorni. Li ho tradotti, dal russo, letteralmente; vi ho aggiunto ,;,oltanto alcune osservazioni, frutto dei miei ricordi e delle mie letture- FoNe c,;si permetteranno al lette-. I! di fani un quadro fedele di quei giorni fatali. Il primo dei miei vecchi giornali russi ha uno strano aspetto; delle sue sl't• te lunghe colonne, tre sono interamente in bianco, le altre quattro mostrano qua e là brani di testo isolati : documento dell'attività della cemura zan~ta prima del crollo. Que~to giornale (un numero d<'I De11j del 4 novembre 1916, vecchio calendario, corrispondente al J 7 no\'embre del nuovo) contiene principalmente la relazione di una seduta ddl.:.t Duma, la rappresentanza del popolo ru,;,;o, che, riunitasi trt giorni prima, come espressione dcll'opposiziont contro il governo degli zar, era divenuta ben presto il sostegno de-lla ri\'oluzionc. Anche quella ,;torica seduta si aprì con l'invio di telegrammi di ~aiuto allo zar, in cui ~i parlava di e giungc-rr- ad una fine vittoriosa della guerra nmtro l'impudente nemico, grazie all'croi(tnO dei nostri glorio,;i c~r• citi, e C"On l'aiuto di Dio>. li prc,idcntc della Ouma, Rodzianko, invocò ancora u11;1volta, come il giorno dC'IJa dichiaraz:iC1nedella guerra, la concordia e l'oblio di tutte le cont<''iCdi parte j ma sc-guirono pre\to le più severe accuse contro il go\'Crno. Erano stampate lì, dove ora appare, nel giornale, lo 'ipazio bianco; ma le poche- frasi che la censura ha lasciato pa'isare "-◊no tanto più eloquenti. Si leg~c innanzi tutto una de~rizione della ,;ala bianca del palano della Tauride a Pictrogrado, dove avevano luogo le ,edute. E: il solito q~1adro dei parlamenti: e: Nella Duma ~1 è intro• dotta la cattiva abitudine di aiq:oJtare soltanto quegli oratori che godono grande fama. Durante i discorsi usuali i de putati convcr,;ano, si raccontano 'itoriclle, leggo~o i giornali. La. (a.la è J?i<'.n~ di rumon e dal palco dei g1ornafi\t1 e impossibile udire gli ora ton, specialmente quando non h,rnno una voce molto forte ». Quindi vengono de~ritti ~li a'ipctti particolari di ogni orat0re. Le poche fra(i dei loro di-.coni ri,;parmiate dalla censura (c-hc, naturalmente, (Ono le più blande: ri~pccchiano tuttavia le enormi difficoltà contro cui il gigantesco impero dovcv~ lottare. ~!10 lamentava le difficoltà d, appro\'v1gio• namento, chr andavano <;("mprcaum,·ntando, e rh1rdev;i una dittatura economica per la lotta rontro il rincaro j un altro chi("d<',a e la lilx·rtà di dire la verità > ; un terzo voleva un ministero re.')pomabilc ; un altro ancora si lamentava che, con l'autonomia della Polonia russa, proclamata una settimana addietro dagli imperatori di Germania e d'Austria, for,;e ~tata e strappata di te~ta allo zar la corona di Polonia >. Il di~orso più impressionante, però, resta quello dcl deputato di Mosca, ~{aklakov, che fu ascoltato con insolìta attenzione. .t molto ,;ignificativo cht il discoNO, lungo più di tre colonne, ,;ia stato quasi tutto e imbiancato>; C(W offriva sicuramente un limpido quadro della situazione di allora e dello ,;tato d'animo della Russia ~ulla <,0- ~lia della rivoluzione, come appare da queste fra,;i : e Quantunque appaia rvidente che la Germania è ,;tanca della guerra, pure non è un ~grNo per nes;,;uno che noi ci troviamo di fronte a un nuovo pc1icolo, il quale non consiste nella cri,;i degli approvvigionamenti, che sup<"rcremo unendo le nostre forze, bcn- (Ì ne-I fatto che in Russia avviene qualche CO(a, che lo ~pirito ru~~ è in qualche modo cambiato. che \Orgono talune correnti, le qoali ~ià di\'Cnl{ono visibili.. Sentiamo che alcuni già o,;ano parlare di pace, che altri, vi'ile crollare le loro speranze, tornano ai vecchi modi di dire, perfino in pre(('nza del nemico, C"cominciano a ripcterC": tanto peggio. tanto meglio ... >. La Duma, co~ì fermata, continuò indì~turbata la (ua attività fino al 26 fehhraio 1917. In que,to giorno lo zar, spinto dal partito rea1.:ionario, fim1ò il dC"treto di ,;cioglimc-nto ddla Duma. ma l'alt.1 ,n,.<:mblca, di propri,\ autorità, si dichiarb in p<'rmam.·n1.:aE. ra la ri\'olu1ione. La monarchia fu molto danneggiata dalle voci che "enivano ,pane iulla zarina e ~ul ,uo ~eguito. La zarina, « la nraniera m.ilinconica », la 1iua amica Anna Virubova, Crigori Rasputin, e il il monaco di,soluto >, i due mini~tri da lui protetti (Sturmer e Protopopov} rrano violentemente odiati dalla maggioran1.a. Si ,;a che Ra,putin fu ucciso ndla notte dal 16 al 17 dicembre (vecchio calendario). A <1ueltempo i particolari ddl'an:enimento non poterono ,-s\C'rc rc~i pubblici. Ma ~uhito dopo il crollo del regimo comparve nel P~. trogradski Listok _ la 5(.'g'U~ntedeK.ri• zione dt'I c.cppell1mrnto d1 Ra,putm, dettata dall'odio e dal di~prrzzo; e Dopo che- fu noto l'as..;.a~,iniod1 Grigori Rasputin, Ale('iandra Frodo-- rovna (la zarina) comparve in casa drllo slarrt;:. Era costrmata e non faceva che ripeter<': "Siamo tutti )>{'rduti ! ". « Qu:1ndo il corpo fu ritrovato (è noto che rra ~t,lto gettato nel~;, Neva) un'automobilr cli Cort<', in cui c,cdevano \'ojeikov fcomandant<• di palano) <' Protopopov (mini,;tro dl'll'Tntemo) LO ZAR E LA ZARINA ALL'APEB.TORA DELLA DOMA andò a prenderlo. Il cadavere fu portato a Zar:;koje Scio, nel .salottino di Ales,andra. Que'!ìta vi si gettò sopr.i e fu assalita da un attacco isterico. e La \alma fu ìmbal'i..'lmata. Per non eccitare il risentimento del popolo fu consigliato allo zar di far trasportare il cada\'ere al suo paese e di farlo seppellire nel vìllaggio di Prokovskoje (Siberia). Ma Alessandra vi ~i oppme: "Me lo hanno tolto, vivo! N'on me lo prenderanno morto!". e Fu convenuto di seppellirlo a Zarskoje. Fu nece1;;sariauna ca.ssa di altezza ecct"zionalc. Il corpo di Rasputin era contratto, le ginocchia raggiungevano il mento. Non fu pos'iihilc di,;tcndere il cadaverc. Per riu,;cirvi sarebbe stato neces;,;ariopraticare dei tagli, ma Alessandra si oppose a questo oltraggio. e: Le campane cominciarono a sonare a morto. li corteo uscì dalla chie1;;a di Corte. Il feretro er.1 portato dallo zar, da Vojeikov1 da Protopopov e da Fredcrick,; (il vecchio. frdclc mini,tro di Corte). e Il frrctro era d'argen<o. Dietro di e~'iOveniva Alessandra, in lutto profondo: i Rasputma :gli adrrenti al partito di Ra~putin) cominciarono a gC"mc.:rcL. a tomba fu coperta di fiori colti nella ,;erra di Corte. Poi si allontanarono tutti, tranne Alcis.andra. Queqa ,i gettò a terra, a\', irinò l'orecchio alla tomba e udì la sua voce. e Poi cominciarono 1 prodigi. Nella nottr i fiori ,;p,uirono, e la tomba fu tro,·.1ta coperta d'un fitto strato di sudiriumc gialliccio. La mattina., il sudiriumc m· fu tolto e vi fu di nu0\'O me,(a una grande quantità di fiori. Poi arri\'Ò la 1arina. Si getti> a terr,l, ,;tette in a,colto. e: Per impedire nuovi oltraggi, furono p<>Hidi guardia alla tomba dei soldati drlla guardia del corpo. ~fa i miracoli ,;j ripeterono: il mn.ttino ..cguente, 'ii trovò di nuovo del ~udiciume invece delle roc;e. E così per parecchi giorni. La lotta contro i prodigi ,;ulla tomba non ottcnn(· alcun risult.\to. Si ritennr quindi opportuno di di,;~cppellire il corpo e tra~portarlo nella patria di Rasputin. cioè nrl governatorato di Tobol,k >. ~1a questo tra,;porto era una voce ,pa.~a dalla Poli.ria Politica. Soltanto dopo il crollo del regime, alcuni ,;oldati in rivolta tohero la salma dalla cappella di Zar(koje 1 e la bruciarono in un bo(COa nord di Pietrogrado. I.A'ceneri furono \Cpolte c;otto la neve. L'orrore di questo fatto fu i11srguito superato da un ;wvcnimento ancora più orribile·, qu:mdo le ,;alme dt'll'a,;~as~inata famiglia drllo zar furono bt uciate in un ho<;COdella Siberia. Dopo il crollo dello 2ari1;;mo,i scguari di Ra,;putin furono rnbito espuhi dal clr-ro nmo. Il clero ortodo,;so ru,1,Qsi affrt>ttÒ a e dichiarare la propria solidarir-tà indi,;c;olubile col grande e lib<-- ro pnpolo nmo ». Il 26 febbraio 1917 il Consiglio degli Anziani della Durna si riunì in sessione ,.,raordinaria, prese conoscenw del decreto di scioglimento e chiese ai depJtati di non allontanarsi, ma di restare ai propri po,;ti. All'una del pomeriggio si prc\Cntò alla Duma una delegazione in nome di 250.000 soldati rivoltosi, per informarsi circa Patteggiamento dei rappre,;cntanti del popolo. Il prc,;idcnte della Duma, Rodzianko, conc;,cgnòa questa delegazione una delibcraiionc pre(a all'unanimità dal Consiglio degli Anziani, che era del seguente tenore : -r Il pro\,vedimento fondamentale che l'attuale ,;ituazìone richiede è la sopprl·ssionc del ,·eethio 1egime e la sostitu:tionc di uno nuovo. LJ Duma prende la più attiva parte alla realizzazione di que'>ta neces,;ità e a tal uopo desidera, innanii tutto, pace e ordine». Nello Messo giorno Rodzianko spedì il ~gucntc telegramma allo zar che, nella sua qualità di comandante supremo di tutte le forte militari rm,;e, ,i trovava al Q1..articr Generale (Stavka} a Mohilev: e La situaiione è grave. Ncll" capitale rcgn,1 l'anarchia. Il governo è paralizzato. I tra~porti, l'approvvigionamento di viveri t di combustibile, sono completamente ~convolti. Il malcontento generale aumenta. Nelle ~tracie hanno luogo tumulti e scontri. Le truppe ;,;pa1;ino, le une contro le altre. E. necessità urgente dare incarico di formare lin nuovo governo ad \ma personalità che poc;,;egga la fiducia del po· polo. ~on è possibile alcuna dilazione. Qual,;ia~i indugio equivarrebbe alla morte. _Io prego Dio che la responsabilità di que,;t'ora non ricada ~ulla tc- (ta che porta la corona>. Que'>tO energico telegramma fu na- ,;costo allo zar da coloro che lo circondavano, o per un malinte~o riguardo, o perché \.'Cdevano in lui 'IOltanto un pezzo del gioco degli scacchi con cui ~i poteva giuocare a piacere. Lo stato d'animo rivoluzionario a Pietroburgo in quei giorni trova eloquente esprcs,;ione in un bozzetto: Il cavallo ,uro - un 1imbolo. « In questi tempi mi sono tanto abituato agli spari isolati che non vi presto più ne,;,;una attenzione. :\1a quando (Cnto il tambureggiare di una mitragliatrice cerco di ~tabilire da quale direzione, da quale tetto es(O venga, per correre dal lato oppmto. Le mitragliatrici non sono evidentemente fatte per 'ìparMc dall'alto in basso, e perciò il loro fuoco non è tanto pericoloso quanto si crede. e: Vado dalla Prospettiva Nevski alla stazione Nicola. Fa già notte, e la ~mania di attività delle mitragliatrici aumenta I mprovvi(amente, ,;cmo il campanello e la sirena di un carro• pompieri che mi pa'i,;a davanti. Alla ~t.wionc è ~coppiato un incendio. Un ro,;o;obagliore si diffonde per l'aria. « Qualcuno grida : "All'albergo Bai~ binski si sono annidate delle mitra• gliatrici ! Dobbiamo toglierle di mezzo!". Un altro: "Il posto di guardia della polizia! Oggi si deve dar fuoco a tutti i posti di guardia della polizia!". Un terzo: "I maga:zzini della Borsa vanno a fuoco". e Il bagliore del fuoco aumenta. !. un inferno. Io corro dall'angolo della Sadovaja verso l'incendio. Il bagliore del fuoco si avvicina sempre più, diviene sempre più minaccioso. Ma che cos'è quell'ombra nera sullo sfondo ardente? E un cavallo nero. Su di esso sta un cavaliere; un cavaliere nero. i:. alto, infonnei minaccioso. Ancora pochi passi, C" dinanzi a mc si innalza nitido il nero profilo del monumento a .Alessandro I II (il padre e predecessore di Nicola II, che ebbe fama di reazionario e di oppressore del popolo). e II cavallo, scuro e tetro, pare qua- ~i sorto dalla terra. Il cavaliere è stato fuso in pesantis~imo bronzo. Un'cspres• sione di caparbietà trasparisce dalla sua fisionomia, dal portamento: una espressione cupa, foriera di sventure, disperata. Lo scultore geniale ha rappresentato in questa figura tutto il goffo dispotismo, l'orrore sinistro delle tirannie passate. Non ~ soltanto il monumento ad Alcs,andro 11I, è il simbolo dell'autocrazia. Altrettanto duro, pesante, informe, sinistro doveva esse• re il dominio degli zar sulla Russia. provata dalla sventura. e L'ardore dcli' incendio divampa ,;cmpre più. J 1 calore circonda il monumento. Tra il fumo appaiono confu1;amente i contorni di quell'emblema dell'autocrazia. Sulla figura del despota appaiono qua e là macchie ro,;se, uno splendore sanguigno, che dà al cavaliere un aspetto ancora più cupo, più sinistro. e Tre giorni dopo un gruppo di popolani esultanti metteva sul petto del despota una bandiera rossa: il simbolo della rivoluzione>. Intanto la Duma era riuscita, attraverso violente discussioni, a mettere insieme un governo provvi,;orio1 che c;i comp~meva soprattutto di deputati dei partiti moderati. Soltanto il ministero della Giustizia era nelle mani del fa. moso deputato dei « lavor::itori > Kerenski, appartenente al partito socialrivoluzionario, che si dimostrò subito esponente dei Sòvicti. La parola Sovitt non significa altro che e Consiglio», e si voleva con essa designare i Comitati esecutivi del Consiglio dei delegati dei lavoratori e dei soldati. Kercnski, un uomo di trentacinque anni circa, dotato di un grande talc.n- • to oratorio 1 era la personalità più spiccata fra I membri del nuovo governo, e presto si comprese ch'era destinato a riunire in sé tutti i poteri. A quanto narrano i testimoni oculari, nel palano della Tauride (sede della Duma) pareva di e~1;;ercin un manicomio. Tutti davano ordini, nessuno li eseguiva. e: Controrivolu~ionari > a~r~- stati arbitrariamente venivano messi 1n carcere. Persone che avevano di recente acquistato potere, grazi.e alla ri.vo~uzione si mettevano avanti e cominciavano 1 subito a intrigare l'una .contro l'altra. Delegati di tutti i ~eh della popolazione si riuni".ano, ag1tando . la bandiera ro.ssa, per dimostrare che rinnegavano il vecch\o re~im.e e ~er a~- testarc i loro sentimenti nvoluz1onan. I delegati delle truppe di stanza. a ~ic: trogrado e nei dintorni furono I primi a rompere il loro giuramc~lto allo. zar. Non si sarebbe creduto a1 propn oc• chi quando si leggeva che i reggimenti scelti della Guardia, del Konvoi e dell'Ocrana (Gendanneria del Corpo) a cui incombeva la sorveglianza della famiglia dello zar, i Cosa~c~i della Guardia del Corpo e la polma ?cl pala~o imperiale si erano affrettati a .!iegu1~e l'esempio dei delegati. Questo tradimento strappò perfino al mini~tro. della Guerra del governo provv1sono le seguenti amare parole: e E questa è la Guardia svizzera! >. Alludeva con ciò alla Guardia svizzera di Luigi XVI, che durante la rivoluzione, nel 1792, si fece uccidere sulle scale delle Tuilcries per difendere il re. Ancora più incomprensibile appare il fatto che anche numerosi membri della famiglia imperiale rivelarono immediatamente sentimenti rivoluzionari e inalberJ.rono la coccarda rossa i per esempio, il granduca Cirillo, poi pretendente al trono, chei alla testa dell'equipaggio di guardia dello yacht imperiale, intervenne alla Duma : e lo zio dello zar, il vecchio granduca Nicola ~ico• lajevic, che dal Caucaso supplicava il nipote di abdicare. Osservata alla pallida luce degli avvenimenti che seguirono, questa gara di infedeltà ver• so lo zar appare assai strana. Ci porterebbe troppo lontano deKriverc la lotta disperata che allora cominciò da parte del governo provvisorio contro lo zarismo, e la rapida rovina in tutti i campi della vita pubblica. I ministri, stanchissimi, (da molte notti non si spogliavano) dovevano fa. re concessioni da tutte le parti, ma specialmente a sinistra, per allontanare il disordine e la rovina. Il pericolo maggiore consisteva nel11annientamento della disciplina nelle armate che stavano di fronte al nemico, annientamento che si compì con la formazione di Con- ~~:dt~e so!~f1~' ~r~~~u!~:cu~v: e~;~;: ai palazzi! Pace nelle capanne! ». Gli avvenimenti, intanto, avevano progredito in modo tale che la depo- ,izione dello zar non era più che una formalità. Mentre lo zar si tratteneva nella Stravka (Gran Quartiere Generale) a Mohilev1 Ta zarina stava con i figliuoli malati di morbillo, ed abitava come al solito il palazzo di Alessandro a Zarkoje Scio, a mezz'ora di ferrovia da Pietrogrado. Pareva che la primavera non volesse più arrivare; talvolta nevicava. In seguito alle preghiere insistenti della zarina, lo zar decise di tornare dalla sua famiglia a Zarskoje Scio, il 28 febbraio (antico calendario). Fu lo storico viaggio durttnte il quale avvenne l'abdicazione. Riporto qui il resoconto: e: Lo zar era partito il , 0 mano, la mattina presto, da Mohilev. Precedeva il treno .!itaffetta Lit. B. sotto gli ordini del comandante del reggimento dei ferrovieri maggior generale Zebcl. Nel treno si trovavano in tutto mezza compagnia del re~gimento dei ferro. vieri e venti uomini della gendarmeria del corpo. Il resto del seguito si era dileguato. Seguiva poi il treno d, Nicola Il, Lit. A. « Dalla conversazione con alcune pcr- ,;one del seguito ri~ultò quanto srgur : e Il '2 man.o alle tre del mattino questi due treni, che avevano ognuno due grandi locomotive americane, erano arrivati a grande velocità alla stazione di Vischera. Lo zar era stato chiamato dalla zarina a Zarskoje Selo. e: E: stato dimostrato che allo z.ar non era stato pre~ntato nc~uno dei telegram:' 1i dd presidente della Duma, • Rodz1ankoi e che non aveva neandv_ conoscenza dei telegrammi degli altri comandanti. Al suo seguito si trovavano soltanto il vecchio e cadente conte Frcdericks (ministro della Corte}, il famoso ammiraglio Nilov, prima comandante dell'equipaggìo della guardia, e In seguito aiutante di Sua Maestà, e il comandante del Palazzo, Vojeikov, che era anche comandante del treno imperiale. Il seguito dello zar beveva molto, e l'ammiraglio Nilov si ostinava a voler persuadere anche lo zar a bere. e Vojeikov e Nilov temevano soprat• tutto che lo zar venisse a sapere la verità sugli avvenimenti della capitai~. Ma lo zar nulla sapeva. li 1° marzo, all'una del mattino, il generale Zabcl dichia;ò a Vo~eikov di ritenere imperdonabile che H tenesse lo zar nell'ignoran1.a degli avvenimenti. Se essi non volevano andare dallo zar e metterlo al corrente di tutto, egli stesso li avrebbe messi d:1. parte con la forza e ~arebbc andato dallo zar a informarlo. Vojeikov si dichiarò pronto a incaricar,;i della missione. Seppero che lo zar dormiva : era molto stanco. Fu deci- ~o _di co_muni~arg_liche a. Pietrogrado 1 nv~luz1onan, gli studenti ed i vaga• i>?nd1 av~v~no fa_uo.sollevare i giovani soldati, 1 quah s1 erano recati alla Du_ma cd avev~no terrori7.zato i depu• ~at1: che Rodz1anko aveva seguito lo impulso di T eschcschidsc e di Kcrenski, e che la città era nelle mani del~ la plebaglia e dei soldati rivoltosi. ~•fa quattro buone compagnie c;arebbcro ba.state per ristabilire l'ordine. (continua) UNA TEDESCA
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