Verona., luglio. I 'ARENA è il più gros,;o, il più anJia ziano teatro di mas\C in funzione oggi in Italia. La 'iua ac:waica è considerevole. t un teatro stagionato : da venti secoli sotto il sole, la neve e le intemperie, le 'IUC pietre la sanno lunga; r ra gli interstizi respirano gli echi millenari; son pietre vive come quelle di un gran sepolcro. Questo enorme uovo di struzzo architcttor:ico fatto e depo,to ai piedi delle Alpi da Roma imperiale è capace di contenere trentamila spettatori. Di notte quando il pubblico la riempie, con tutte quelle teste l'Arena sembra una zuppiera colma di nero caviale. Venticinque anni or sono. in seguito a un esj>Crimcnto relicc, l'Arena diventò un gran teatro scoperto, il primo teatro di masse e il migliore : essendo la sua ampiezza, natura e forma, a?attc, anzi favorevoli, all'ordine, .dlc dissolvenze e alla succe~ione dei ,uoni. La mu,ica nasce là dentro in una profonda trasparenza e sciama liquida, chiara, contenuta, tomo torno; va :-,U, di gradino in gradino, e <aie fino all'estremo orlo che tocca il ciclo. Più in alto sei nei gironi del circo, più la senti. l veronesi ne son fieri, quasi gelosi. La concorrenza d'altri teatri estivi non li interessa. Ne ignoran qu:1,;i l'csi,tcnza, e forse hanno un po' ragione. E..,,i proclamano l'Arena l'unico posto al mondo che pos~a off rirc uno spettacolo mu,;,icale a tutto il popolo scn1.a frodare una nota: il primo cd anche- l'ultimo, se un giorno a Roma non ~i decida di utilizzare il Colos~co, se è possibile. Quest'anno, dunque. se-condo le direttive di S. E. Dino Alfieri ministro della Cultura Popolare, e interprete Nicola Dc Pirro, direttore generale del Teatro, l'Arena in:rngurò la sua venticinque,;ima stagione con il Nabucco di Vc-rdi, diretto e-concertato dal maestro Franco Capuana. Sovraintendente per gli spettacoli il maestro Pio Donati. Il giorno dell'inaugurazione ero a Vc-ron.,. Seduto in piazza Bra' davanti ad un bicchiere di birra os,;ervavo gli avv("nim('nti. Il dì prima c'era stato un tempaccio bruttissimo. E quel pomeriggio Verona sembrava ancora in lutto. Trattandosi di teatri all'aperto, o di carri di Tc'lpi eh(" girano la pcniwla, bi~.1 per forz.1 me,;colare la meteorologia alla lirica: cantanti e raffreddori, orchestre e polvc-re, fogli di mu- ~ica e \.·ento, mammalucchi, odalische e- ombrelli, contrabbas5i e imbarcazioni, trombe a schizzo d'acqua piovana e tamburi C' timpani, e casse di pelle d'asino che 'ICOppiano nel calore-. Tutto è pmsib1le all'aria aperta. La piar.c, Bra' di Veroni.\ ha la forma allungata di un piatto da pt'!iCe. Va,ti'l'lima, frammc:ntaria. e pur così bella. Po'lati qua e là i peni di~p.1rati d'o~ni epoca: l'Arena. monumento capitale dell'antichità, il .\funicipio in ,;tilt• neo-cla<1,ico, la statua ottocentesca di Vittorio Emanuele, le merlate e interrotte mura medievali, poi a mo' di verdura gli alberi ,;tmprcvcrdi di un giardinetto nordico, veri altx~ri da notte di Natale. [ntorno a wmicrrchio ci ,;ono gli innun;trC'\'oJi c.1ffè aperti (.• cento camrrieri in giacca bianca. 1\icntre 1.Crivo il ciclo è tutto coperto: piO\.C e non piove, chi ,;a: broncio, e c;pavrnto domenica I<". Un temporale brontola 'iU e giù dietro le nuvole; e le automobili, che qui J>OSM)nO impunemente 'ltromhazzare, ranno un pandemonio incrociato r rauco, ululando o ,;tridendo come uccrlli di malaugurio. Molti ttde\rhi e tcde<1chr in cappello di pa~lia ,icdono ai tavoli di qualche caffe. {Pa,!iatC' le Alpi è la loro prima ~<;ta in Italia, Verona). Le ragazze di qui pac;-.ano svelte sul largo marciapiede tenC'ndo ..i per mano. Ai balconi ci son fiori e piante, e tendoni rigati rigonfi d'aria. dietro cui liipia e si na111conde foNe la raccia di qualche Giulietta. Un ombrello <ii ;ipre, e poi du:•: qualche goccia bagna il 111clciato 1 e sotto i portici rimbomhano più stentoree lt· voci dei venditori di giornali e del lihrctto dell'opera. Vuol dire che l'ori,.zonte s'è raccorciato e chiu-.o, e l'acu..,tica ,j è fatta più cup,,. )I cirlo è tutto rappreso in una malinconia ferma che ,i spegne dolce• mente sulla mole dell'Arena romana. Ade,;so l'aria s'è rinfre\Cata, il calore vic-n su tutto dall'asfalto del pavimento. La gente che pa,;;:,.l ha fretta, ha paura di bagnani, guarda il ciclo e corre, ma ride: chi sa se lo spettacolo di questa sera potrà aver luogo? Chi !,:a ••• D'un tratto un colpo di vento molto baot.~ spazza. il lastrico : lo spirito folletto; un grido 'IÌ leva dalla folla è la diserzione generale. ' Le automobili attravcr-ano fuggendo la piazza in tutte le direzioni sull'asfalto già nero d'acqua; e gli alberi grandissimi ,;j mettono a ramcggiarc con le loro lunghe braccia, ,tentando a mantcnc,-...i in piedi. Sotto i portici, è la ressa, il clamore dei rifogiati; la piazza appare de:,erta. li tuono brontola e precipita, or qua or là, sulle sue ruote da carro di artiglieria, ;,cnza decidersi a scoppiare in fulmine, e i lampi silenziO'ìi balenano come tanti specchi fra le nuvole basse. Ecco, a rovesci la piog&:. .;omincia seriamente. Sull'asfalto son bollicine d'aria e veli d',\cqua che il vento so- :,pingc e insegue. Poi il diluvio vien gìù a piombo romoro-.o, a catinelle, ~cro'JCia; e gronda l'acqua dal nembo come da una spugna colossale. La recita di qur~ta ,era mi ~embra compromessa. Intanto la radio 111ottoi portici annunzia a gran voce l'arrivo da Roma del ministro Dino Alfieri. Ma l'uragano è breve. Di lì a poco cessò di piovere, il ciclo ~i raffermò, tutto di piombo più scuro r pili freddo che mai: quand'ecco in quel piombo inl·omlx-ntC' ,;puntare ad una ad una lr prime stelle della sera, l' .iprirsi un varco di sereno. I 11 quel punto il Padre Eterno nei cicli raccohc ~ul suo petto il rr,;;piro di ,ollicvo di tutti i ,·crone~i. B.l\ta, la recita di Nabucco ebbe luogo all'ora preci~-.. dinanzi ,t quindicimila pcoonc spar ..e nell'enorme \'i\~O del teatro splcndidi,'limo. E fin dal principio s'annunziò trionfale l'c~ito dcli.i ~rata Durante l'intervallo d,ll primo lll ,c. co11do atto, un .tltuparlantl" potcuti,.,irno, H\.Oito ~una p1a;r.za Bra·. chi,1,mò a raccolta la foll.., c~lt'rn.a, r i citt.,dini spar,.1 nelle ,,diaccnzc della piazza. Per di111posi7ìonedel minì,;tro Dino Alfieri, diceva la voce cavcrno(a, tutti da quc- ~to mom_cnto pm,\Ono entr,uc gratuitamente 1n Arena ... In un baleno altre quindicimila persone invadono i posi i vuoti, la buia ca\'Ca, e le \Calinate più eccelse dello ,pc-tucololiiO circo. li popolo, tutto il popolo grida là dt•ntro ormai, acclama in piedi r ~ventola i fazzoletti verso il rappresentante del gov.:·rno fascista : la dil'Ylostrazione indc~crivibilc non sembra aver più fi~ ne: e Vogliamo il Duce a Verona», !>iurla da ogni parte. JI ministro fiancheggiato cl.ill'animo,o podc~tà di Verona, on. Alberto Donclla, cava foori il suo fau:oletto e lo agit.1 nell'aria per ,aiutare i veronc~i. L'Arrna è diventata un cratere, erutta giubilo. entu(ia111mo, patriotti,;mo e pullula di pezzuole bianche. Soltanto la mu\iça può C.l.lmarr qul'I delirio, sc-- c1~1requegli entu~ia,;ti, farli t.iccrc. La b.1cchcna IC\'ata del direttore li ammutoli-.ce d'un tratto, e il (econdo atto comincia, non prima però che una voce acuti<'lima ahhi:-t lanciato l'ultimo grido impcrio..,o: e Viva il mac,tro Capuana ! ,. E \'eniamo al grande inno nazionale dell'opera: e Va pensiero sull'ali dorale» : ,;i lc\'ano i c-;rnti contemplativi dcli'" adunanze corali. La melodia "mpirantc cd armoniO'ìa ,.j ntinguc e ..,i chiude delicatamente, <.,otto una tcmpc'lta di battimani. Dobhiamo notare che anche il rcgi- "ita f;<.•mbra :i.vC'r seguito con particolart.. predilezione e amorevoli tocchi l'(•pi-.odio -.oave di qUl·~ta S('C'na unita e fluente. Durante la 1ecita ammirammo le colm~a!i e scmplid arC'hitctture ,;cc-nichrdcll'A'IC"hieri, il movimento proce~.,iona1(' grandio~ e interminabile dei figuranti d'ogni specie, la giustezza delle luci, ma soprattutto J'e'it'Cuzione mu,;icalc dovuta alla b.1cchctta del giovane mar'iitro Fr,mco Capuana. che ha ~aputo riunire i migliori arti"iti della <;eena, e guidarli con fede incrollabile alla vittoria più pura. Interpretato in questo modo, il Nabucco diventa la meraviglia delle meraviglie. Capuana ha vcr,ato in que- 'lta rse-cuzione mC'morabilc il ,uo vigore e il suo 111angucardente. NC'.!.Sunmaggior pi,\ccrc per noi che qu<·llo di vederlo qui nd 'IUO regno, portato alle st<~lle, fra l'C'<iultanza dr! trionfo. Anche gli altri art1'lti cantanti, come il haritono Tagliabue, la Ebc Stignani, il tC'norc Voycr, la Iacobo, e liipecialmente il ba111soPasero, contribuirono insieme all'orchc..,tra al lirtissimo 'iuCCC''l'IOdella recita. BRUNO BARlLLI ~-t ;.E~~~~:Ir~lo~:n~;s:~~;P::~ ~le strade, con le loro tonache svolazzanti e il cappello sulla nuca. Portano delle borse di cuoio sotto al braccio; qualcuno porca una racchetta da tenms. Ne ho visto perfino con un pallone da rugb)': è difficile imm<tginarseh in pantaloncini sportivi e calzettoni rossi e gialli. Eppure, nelle ore di libertà, vanno su certi loro campi chiusi al resto del pubblico e si mettono a far ginnastica. Qualcuno tiene la tonaca nera e, con quella S\'olau.ante intorno alle gambe, si mette a saltare e a correre. Sono gio\ani anche foro. Appena tornati al seminario, s1 levano le scarpe e le mettono sul davanzale della finestra. Per le camerate, aspettando l'ora della cena, girano in pedalim. Le scarpe sul davanzale della finestra sono il sintomo più sicuro del seminario. Un palazzone isolato, a cinque piani: se c1 sono le scarpe nere alle finestre è un seminario, altrimenti no. Le scarpe ci sarebbero anche alle finestre delle caserme; ma le autorità milnari vietano l'espos1zmne. Cosi, con lo sport, 1 seminaristi hanno un altro argomento per i loro discorsi. Poiché io mi sono sempre molto meravigliato nel vederli chiacchierare. Secondo me, dovrebbero star sempre zitti: molti argomenti, per loro. sono impossibili. E invece parlano sempre. Fanno gruppi di tre o quattro e non s1 zutano un momento. Del resto, oltre che dei loro giochi sportivi, i seminaristi possono parlare dei loro studi: dei Padri della Chiesa, d1 San Tomaso e della liturgia romana. Uno ripeterà ad alta voce la lezione e gli altri staranno a sentire. Poi, i d1scors1si svieranno e si andrà a parlare. magari, della cucina del seminario. I pranzi, Il dentro, non sono cosi tristi come si potrebbe pensare. Il refettorio è un grande stanzone nudo con le pareti bianche e pulite, ma intorno alle tavole c'è allegria. Sono tavole lunghissime con le tovaglie di tela cerata lucida e delle file dt sedie tutte uguali. Le finestre, con i vetri bassi smerigliati, guardano nel cortile. Questi cortili dei seminari, naturalmente, sono molto tristi. Ci s1 affacciano cento finestre: stanno metà all'ombra e metà al sole. C'è un orologio che conta le ore della giornata. Gli alberi sono polverosi, come nelle caserme. Invece del monumento ai caduti del reggimento, con i geranii intorno, c'è una statua d'un santo. Non ci si può nemmeno sedere, e 1 seminaristi girano con un libro fra le mani, prendendo 3 calci la ghiaia. Qualcuno nde alle finestre dei piani superiori. !I. il bel tempo della gioventù anche per I futuri preti. Anche loro, m fondo, penseranno a quando avevano venti anni. Gli anni che si considerano, a torto o a ragione, 1 mJgliori, loro li passano lì dentro. Sono lunghe file d1 mesi: 1 candidati e"ltrano in seminano fra i d1ec1 e i quindici anni. tlsciranno a venticinque, per lo meno. Imparano 11latino, il greco, la filosofia e la teologia. Lavorano coscienziosamente e studiano. Studiano come 1 collegiali, tutti insieme, v1gilau da un anziano. Hanno I banchi davanti alle finestre; si d1straggllno a veder volare le mosche intorno alla testa di un compagno. In quelle ore stanno molto seri. La pri0I000BJ IN SEXINARI0 I I ma disciplina che imparano in semmano è che ogni cosa va fatta a suo tempo. S1 può essere lieti, ma non nelle ore d1 studio o di eserclZI spirituali. S1 può correre e dar manate sulle spalle dei compagni sole>durante le passeggiate. Alla matcma, po1, c'è la messa e la col"''ll';one. "o bene come !Ì svolgono queste ccnmon1e. Sono stato collegiale anch'io: si scende in cappella Vl'StÌtl piuttosto in fretta e con la bocca che sa ancora d1 dentifrici(). Si penso al caffè e latte come ad una cosa prelibata. Qualcuno non ha fatto 111 tempo a l:wars1 la facCld. Le candele. al mattino, non fanno una bclln luce. E poi, lo scalpiccio; tutti si mettono in ginocchio e si alzano contemporaneamente. La voce del prete officiante pare fortissima. Vengono dei poderosi languori d1 stomaco, specialmente se si canta. S1 sta scn finché si è dentro la chiesa; poi, fuon dalla porta, tutti s1mettono a chiacchierare. La colazione in refettorio è allegra, anche con quella luce bianca che entra dalle finestre. C'è sempre uno che fa il \'ÌSO lungo perché nel caffè e latte, a sua insaputa, gli hanno messo una purga. I seminaristi salgono le scale e vanno a lezione. Sono le prime selezioni. Certi diventeranno vescovi, o magari ancora di più, altri mnarranno parroci. Ce n'è di quelli che sognano di poter girare in automohilc o in motocicletta e quelli che vorrebbero una piccola parrocchia fra città e campagna, da potersela girare a piedi. Ma, naturalmente, i seminaristi sono più interessanti m libertà. Ho detto che non s1 sa che cosa possano dirsi: in realtà basta stare un giorno con loro per scoprire tutti i segreti de, loro discorsi. Parlano molto dei paesi da dove provengono, di quello che dovranno ancora fare e studiare, dei maestri. Non parlano di vocazione in seminario. Forse è questa l'unica cosa che tengano per loro: il resto lo raccontano tutto, almeno agli amici più int1m1. Vengono quasi tutti dalla campagna, ed hanno bellissime cose da raccontare. Uno parla e gli altri pazientemente ascoltano; poi cot'nmcia un altro, a turno. Dicono d 1 quando erano ragazzetti ed anda\'ano a servir messa dal prete del paese. Raccontano della loro casa, della prima volta che \1dero il vescovo e gli baciarono l'anello, delle processioni. Loro reggevano il piviale dell'arciprete. Si ricordano anche della scuola d1 catechismo. Alle due del pomeriggio, di domenica, nella chiesa deserta. Poi sono entrati nel seminario diocesano. Era come un cotiegio d1 ragazzetti con la tonaca invece che con la divisa blu. Dopo, hanno fatto 11 loro ingresso nel seminario regionale. Hanno quasi passato gli anni peggiori: sono nmast1 m pochi, chi!: non tutti hanno perdurato nella vocazione. E Il dentro, liceo, filosofia e teologia. Una serie di giornate tutte uguali. Ogni ttnno viene il vescovo o un cardinale a visitare gli allievi. Sono giornate memorande, come quelle m cui ci si fa la fotografia in gruppo. Il cardinale sembra un essere più che umano. Fiori, incenso, battimani al rettore cd al visitatore. Poi, cori solenni nella cappella. Cominciano quindi le iniziazioni ai varì I ( PALCHETTI ROMANI ) la[t[l~~(Sat ~ uar.11.& '1'84QEDIA ilY ON prr tutti le uagioni hanno il mcl! desimo valore. Dal chiuso inverno si pa.ua alla primavera, che i grrei chiamavano e apertura>, e quindi all'rstatc, che delle quattro è la stagione più distesa. Cosl per tuui meno che per il cronista drammatico, cui l'estate è una poru chiu• sa, un pouo asciutto, un vicolo scn:r.asbocp co. Mentre le membra si scìolgono e I" vita si allarga ; mentre la maglietta sostitui• sce il colletto, il sandalo di corda prendeil posto della c-altaiura di vacche11a e i pantaloni cedono il passo agli sliorts; mentre dall'u(ficio, dalla macchina da scrive• re e dalla sedia con la ciamh(-lla r:\ganc e giovanoui passano alla vita pànica del mare r dt'i campi, noi ,iamo nella condi- :iione di quel monaco che continua a scrivere la sua cronaca nel convento usaltato dai vandali, e in ultimo si riduce col calamo e la pergamena sul ciglio di un mu• ro pencolante, e infine cade egli pure mor• to ~ul cumulo delle macerie. Ci hanno chiuso l'« ,\rgentina >, ci hanno chiuso il e Valle>, ci hanno chiuso il e Quirino >. Cadremo morii noi purr su questo cumulo di macerie teatrali?... No! E con un supremo sfor:io di volontà siamo saliti su una botticella, e ci siamo fatti trasportare ali'« Arena delle Feste•· Contr.niarnente a quanto si pub credere, il nostro atto non. era un atto dispernto. Al• l'c Arena delle Feste • opera tutte le &e· re una compagnia di varietà, e nell'attuale morte della tragedia, nell'attualr dec:v1imento del dramma, nell'attuale avvilim,"1to della commedia, il teatro di variNà è l'unico asilo nel quale il destino del teatro si pub onc,tamentc rifugian:. Immune dai vizi e dagli errori che hanno ridotto in cosl grame condiz:ioni il teatro dra:nma1ico, il teatro di varietà costituisce in comparazione un'oasi di purrua e di salute. Chi ha detto che il teatro ris~cchia la vita? L'assurdità di una simile affermazione non ha bisogno di essere dimostrata. Il teatro nasconde la vita, la fa dimenticare. t il premio 1eralr che l'uomo dà alla sua fatica diurna. Pagate sempre il vostro biglietto a teatro: !"ingresso • a sbafo> annulla l'effetto del premio. Il tea• tro mostra all'uomo ciii che l'uomo desi(lt•ra ordmi sacri. \...è il giorno della tonsura, e la vita non gli dà li teatro è un soirno. il primo gradino. Viene un parrucchiere, Un drsidt"rio attuato diversamente che rielsempre lo stesso da moltissimi anni, e la rraltà. t in questo senso che il tr 1ro fa duecento chieriche. In seguito, pren- è ,pcttllCOlo. Ora, del teatro di pro,, o dernnno gli ordini minori: lettorato, ostia- del \'arietà, quale dei due è più spettac,,_lo? riato, accol11a10,esorcistato. Ad ognuno d1 ti varietà ; beninteso, non qualr è prattc:aquesti nomi corrisponde un gradino della to oggi: povera scimmia dc-ll'americanismo, scala che op;ni seminari.sta de\·c compiere. col <1assofo~osinc-opato, le ragui-e nudt" Sempre si acquista una nuova diitnità. J c-hc ,gambcttano in ordine chiuso, e quel seminaristi potranno prima leggere in poveretto abbagliato dal riflettort" che .alta pubblico la sacra scrittura, poi aprire le sulle cloqudtes, ma quale teatro che allo porte della chiesa e suonare le campane. :rt~; 0 :.:ua;~i:~: ud~ovs;:~tt:co~o t ~::::: L'accolito può portare i candelieri nelle s.ia e di varietà Oif6cilmcntc \a gente rifunz,oni solenni e servir messa. L'csor- nuncia alle proprie convinzioni, soprattuuo cista può fare esorcismi agli indcmo- se sbagliate, ma se colui che ci lc~gc"110n niat1. facesSC'rf'listt'nz:a all'idea che La dodias1Questi sono gli ordini minori. Si può ma notu, Il rocconto d'inverno e Come tornare indietro senza scandalo. In .se- vi ga,ba sono e spc11acoli di varictà •• ;.l mmario ci sarà un po' di sussurro e qual- no~tra intesa riu,cìrcbbe tanto più rapida. cuno pregherà per l'anima di chi si è ri- • • • tirato _davanti ai voti ma~giori ed impe- Eravanlo arrivati intanto al botteghino gnat1v1. I scmmansu .s1 ncorderanno fin- , dcli'« Arena >, e S("bbcnc l'aumento dri ché avranno _vua dei compagni .perduti preni ci avesse a tutta pmna penosam<"nte per strada .. Ricorderanno le funz1on1 so- .\Orprrsi, la tpcianza indi a poco a poco lenni, 11 giorno dellu visita al papa e ci raceonsolb che in rgual mi!ura fosse qualche ora d1 medirnzione all"abbaino più aumentato anche il valon- dello spcttac:olo. alto sul tetto della loro casa. Ognuno di Mentre ci avviavamo all'ingr<'UO, ahi eia• loro almeno una volta si è spinto fin lassù mori salirono dall'c Arena> nel ciclo spar• e si è affacciato a guardare 11cielo azzur- so di stelle, r n_ell'udirli noi ptnsammo: ro, la cima degli alberi e le strade. e l..a folla pAT~ec1p_aal~osptttacolo. Buon Ma poi le malinconie passano. Si scor- segno. C~sl gh atemeu urla~ano la. predano molte cose !mportanti. f:: necessario :i:i:i P~:~:e 1: 1 ~:n~:~,P:~~;:~: 0 ;ì:a:~ ~:~: trovare un. equ1libr10 ~on_ sempre, fac_iJ- le proprie ceneri> La masch<"raintanto ci mente ragg1ung1b1le. L unica vrn d uscita rt•stitul la metà del b;glietto stracciato, e è lo studio. avrndo sollevato a nostra comodità la tcn• Vengono finalmente gli ordini maggiori. da delringresso, ci trovammo improvvisa. Ogni volta è invitato il parroco che ha mente davanti a uno spcuacolo di pugireclutato il nuovo sacerdote e lo ha indi- lato. Distratti da altri pcm.icri, non ci eranzuito al seminario. ti; il suo vero padre. vamo accorti che lo spettacolo di varietà Prima di tutto, il candidato deve fare era costituito da una riunione pugilistica una dichiarazione, firmata e giurata, nella ~r: di~:~t:~at: 0 ì:al~a,~~~i~~aa:c:::i ~:I ~u~~~: quale dice dt abbracciare spontaneamente dine saltellavano come ballf'rine, soffiavalo stato sacerdotale. Con questa il giovane no come foche e cor, le manone gonfie si sarà legato. Comincia, con il suddiaco- 1c;1mbiavano pugni che facevano pla/. nato, la vera carriera religiosa. Il suddia- Quando, alla fine della prima parte, i ricono è quello che legge l'epistola nelle flf'ttori illuminarono la u.la, riconoscemino messe cantate. Ha anche altre facoltà: può tra gli spettatori molli uomini gravi e no• vestire I paramenti sacri nelle funzioni toriamente dediti agli studi solenni e mettersi al braccio sinistro il La seconda parte del programma era ocmanipolo. ~~P~::li::~~•;:~on~;?cn~~ ~err~~::\:~;roi;~ L'anno dopo 11suddiacono diventa dia- di Marsi~lia. Nonché pesi mosca, questi cono. La differenza fra i due ordini sta due pugili sono cosi piccoli di statura, che nei paramenti che gh appartenenti ad avremmo desiderato seguire il loro combatessi possono indossare. Il diacono può timento con una li=nte d'ingrandimento, mettere la stola: la deve mettere appog- come usa nei combattimenti di pulci. P1 r giata alla spalla sinistra, incrociata e pen- non far sfigurare i minuscoli atle1i, era st.\- dente sul fianco destro. Inoltre canta il to scelto un arbitro di statura rguale, il vangelo nella messa solenne, insieme al ~~a~~st:n:eict~o,r:; 11 :i:c~;~~a n:~n:i:~~~:;;,~ coro dei prelati. f:: quasi capace di osini è garzone in una macelleria di piana v1 ,. cerimonia sacra. torio. Benché profani nt'lla nobile arte dclFinalmcnte, il ragazzetto che è entrato la boxr, la parità di fone e di destreua in seminario dieci anni prima può rag- tra i due maneschi campioni era cmi e\'·- giungere la meta. La festn è molto so- dente, che la notammo anche noi. Tuua, 1--1 !enne: vengono da fuori organisti e can- l'arbitro, i giudici, la folla, gli stessi na,· ton. C'è un rinfresco per tutti, nel refet- sicanti che ai piedi del palco~enico aspr-t• torio adorno di piante e di quadn sacri. tavano il momento di sonarci il galoppo • Gli studi sono terminati e il sacerdozio è nale, avcva'no decretato la vittoria di Urconquistato. Di- quel giorno parlano i seminaristi nelle loro passeggiate. Basta andar fuori d1 città, la domenica, per incontrarne lunghe file. Si levano 1I cappello e camminano a lunghi passi, rossi in viso e sudati: passano per quelle strade solitarie dove non dovrebbero passare. Qualche volta fanno persino merenda c colgono i fiori. Per tornare al seminario non prendono mai il tram. Fanno a piedi delle camminate lunghissime, parlando di teologia. MARCO CESARINI binati, e cosi fu. Onde noi assistemmo alla lolla vana, disperata dcli' uomo (Fcrrcw) contro il destino (Urbinati). Lotta dell'uomo contro il destino non è forse la storia di OrC$1C,il movente della tragedia? Capitati per sbaglio a un incontro di boxe, avevamo assistito alla rinasc11a dtlla tragedia. ALBERTO SAVINIO LEO LONCANESl • Direttore responsabile Rl7.7.Ot.t & C.• An, pn l"Arle del\, Sitmp• . \lllu", RIPROl>L'7.IO'il F-'iF.CUITlì: COS \IAH'.M.IALI-: t"OTO<.,k,'1-'ICO • 1-"liRRASIA •.
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