Omnibus - anno II - n.30 - 26 luglio 1938

~'":~ XCELSIOR >, scriv(.'va ,u La ~ Peruvuan{a Filippo Filippi, il critico teatrale, e il titolo del nuovo ballo del Manzotti dato ieri alla Scala: excelsior il succc-sso >. I.a ser.Ha ~kll't I gennaio 1881 costituì un grandissimo avv<·nimcnto. OJtni nha piacque e quando l'entusiasmo pareva calma~i era per dar luogo a un vivi~imo e raccolto intcres,c per le-scene mimiche-, le quali furono dcfinitt.· chiare succo)C, efficaci, c talora perfino commoventi. Il più fc~ter-v.iato cd ..1.cclamato fu naturalmcntr il Man.wui. il qu.1lc volle sempre wnirc a di, iderc gli applausi alla rib.1lta coi ,;uoi collaboratori, 'lpccialrnt•ntt.• col m.w,tro Romualdo Marcnco, clw avL·va composta una mu-.ica così lx·nC' ad.1t1a al pensiero, al gusto e alle 1wcei.,ità del coreografo. Tutti i mil,uu.'"'i ac(·or,<·ro al magico ,pcttacolo; poi vr•nnrro d..11- ~~u1r~~;~:,\:•. r~ut~~,l~~·rs<.,~:ll~i a~~ti~ lano. Il soggt·tto di qm:.,lo gr,mde h,lllo ;weva per ba,c il connitto fr.1 p1ogrc,- ~ e rcgrC!:tM)f,ra lt· tt..·nchn•(' l.1 luce, fra l'osc-uranti,mo, !.:i civilt:'i L' il progrt'..,-"<d>elle scicn✓.L', c-onn·tti ,1,tr;.itti che portavano già in ~{:l.t 111·u.·,~itid1i ..imboli, allegorie l' pr-r,011ifil';11,.ioni. Personificate erano lt- tt·1wbn·, l.t Iure, la civiltà, la cmt;m✓..t, l'invc:n1:ione, la concordi:l.1 la fama, il prodigio, la for- ~a t la gloria, mentrl· JX'h(HW rt·ali erano1 per esempio, Papin, Volla, Grattoni, Lesseps e Sommciller. M.1 fra un tempo e l'altro. fra una e l'al11 ,t a--!ionc, non vi era nes,un ne,..,o t• m·\Suna continuità, come anche nessun.i pa~:.iorte veramente umana, pt.T cui il b,1110 si riwlvcva in una serie di r1uadri1 di stile enfatico e gu~to 1>0mpo,;o.Ad ogni modo Luigi ~1anzotti fu prodam,Ho non Soltanto un vero creatotl', ma non ~i e~itò a dcono!.ccrgli il genio dell'ìnvenzione, « que.o;ta b<:ncdL'tta invenzio. ne divenuta oggi r nel 188 Il ro~ì rara, introvabile come il senso comune >; di più, gli si trovava un talento ~ingoiare, non solo nel creare cose nuove e belle con vero senso di arte, ma di renderne possibile l°l''>f.'n1zion1·,per quanto difficile e complicata, in modo talmente perfetto da far strahiliMc. L'editore Ricordi mis.e in vendita il li• brctto dalla copertina vi.o;tma,ma voleni fare un'idea dell':iziont' kggl•ndola a priori, era pcrfcttamentt' inutile. Non era possibile che scorrrndo quel• le p,,ginc prolisst· cd enfatiche uno immaJ('Ìnas'ie quale sarebbe ~rata la gran fe~ta degli ocrhi, e le gioie r le emozioni. 11 barocchh,mo rimaneva, è vero, nelle pagine del libretto. ma ,ulla scena appariva, in mobile trionfo, la più pittoresca delle oleografie. Il sipario si alzò ,;u una città in rovina, di notte. tutta ruderi. ;wanzi di forche. di roghi t di caldaie dell'inquisizione. Incominciava la letta fra il G('nio delle Trnrbrc (' qutllo dell;.i Luce. Quest'ultima. p<·r pcr,;uad,Tc ro. scurantismo che le .S?loriedcll'av\'f'Hin• -.arcbbcro quelle de-Ila civilrà, lo incitava a volgersi e a gu:irdare: in un attimo la città si sprofondava, le tenebre sparivano, cd ecco il regno della Luce, folgorante di ricchezz,l e di splendore. Lo spettacolo gr,ndioso, la rapida trasformazione, l'effetto abbagliante, provocava nel pubblico un vero senso di sbalordimento: centinaia di persone, di geni, di ::.imboli, di Fame dalle grandi ali dorate, di ahiti scintillanti disposti in gruppi dal vertice dcli:, scena fino alla rihalta, d.wano un3. impressione soprannnturalc, quasi apocalittica. Poi i gruppi si snodavano con una danza che fu definita policon_•ografica, perché non ,;i trattava di una danza sola. ma di due e spe)::.otre \0vrnpposte l'una sull'altra. Era un qu.1dro lunghi.o;,imo que)tO, con una t.ilc varietà di figura.tioni, e un CO)Ìco11tinl!O )volger">idi gruppi e di linet', quali non si erano mai visti creare dai famosi maestri dell'arte. All'effetto contribuivano anche i colori, le luci, i co~turni clegantis,;irni ideati dall'Edtl. e la musica, naturalmente; ma quell:i -.cra -.i guardava più che a,colt,1re. Veniva poi la :.filata delle grandi ,copc:rtc, contro lo sviluppo delle quali. lo Spirito delle Tcnrbre lottava, ma 111vano. La o;Ctna ,;i svolgtva in Gcrm.1nì.1, :,ulll' rive del Weser, dove pmti• glioni e forosette ball:wano una St)'- rierw,·, dopo di thc ,wev.1 luogo la gara dl'i battellieri, ,tguita dal ,opraggiungcrc di Papin. il primo, com(· tutti ,,mno, ad aver avuto l'idea del battdlo a vapore pcrfozionato poi d.1 Fulton. Arriva dunque Papin, sopra un piccolo pirmcafo ilbba~tanz.1 primitivo, sufficiente tuttavia a smcirnrc l.t gdmia e l'ira comcgucntc dei battellieri, i qu,\li, ~obi!IJ.ti dall'incvit.ibilc O,rur,lntismo. si precipitano ,;;ull'irn• barca.tionc ; ma 1,i Luce sorge allora dalle acque e conforta Papin. facendogli vedere l'.impio mare ~oleato in lontananz.1 da un piro,;cafo, e un lungo ponte di ferro, ,ospe~ a un'alt~zz.1 vertigino~a. q1J qualr p.t'!),l rapidamente un convoglio ferroviario. Di fattur,t a'>~,tisommari.i, in contr.1lìto col ponte che cmtituiva un vero capolavoro di macchinismo teatrale, locomoO ■ NIBIJS PAGINA 1, VUI.EOOIO, PBJ. Ull TBENO E L'ALTBO tiva e vagoni parevano giocattoli, tinti di un color troppo chiaro, cd il battello a vapore, quello di Papin, munito di una ruota inverosimile, aveva tutto l'aspetto di una comune barca alla quale avessero per burla attaccato un kimaiolo e una ruota. Mutamento di scena, e siamo nel gabinetto di Volta, che per la verità aveva piuttosto l'aria del laboratorio di Nostradamus o di Faust prima dell'arrivo di Mcfistofrlc. Per fortuna dai finc~troni del fondo si scorgeva un ramo del lago di Como, e questo particolare bastava ;.i rimettere ogni cosa a posto facendo capire che si era nella casa di un uomo di scienza e non di un negromante. Alessandro Volta cere.i le combinazioni della pila e le trova, ma il Genio delle Tenebre vuole ~convolgerlc, e vi riuscirebbe se la solita Luce non sorges,c a un tratto facendo scattare una miriade di scintille, mentre si ode un trillare di campanelli e 'ìulla scena che si apre sorge la ;Jiazz."ldel telegrafo elettrico di \\'a- ,;hington. dove una folla di fattorini ,;opraggiunge di corsa ad eseguire un vertigino.o;o galop, tutto a linee ricorrenti, a quadrati, a giri. Ma non è finito: il sipario si alz~l lentamente sulla scena della quarta pnrte dt•l ballo, dove il deserto distende il ,uo « ,;abbioso piano>. Passa un~\ c,trov:rna in cui una dozzina di cavalli magri fan le veci di cammelli, ma ecco il sinum col mo <,offiovioknto, e i l.1droni Jpprofittano dell'imperversare della bufera per attaccare i viaggiatori. « Il quadro>, notarono i critici. « è aggrnppato bene. con molta intuizione artistica, ma all'effetto nuociono quei veli che dapprincipio dànno una idea dell'aria annebbiata dall4 tromba di sabbia. ma poi il J)J.Ssaggioalla demità completa non è felice, anzi è addirittura goffo e puerile ». Nessun .tltro chiarimento a quc,ti aggettivi è dato per la ,101 i.,, ad ogni modo il sip,\rio di nebbie era necessario per preparan· la tra,;formazione del deserto nella g.1ia veduta del Canale di Suez, ,ulle rivt di lsmailia, ove si trovano raccolti i tipi di tutte le nazioni presi ntlb loro raffigurazione più convenzionale, naturalmente, per non creare confusioni: turchi obc)i e nasuti, inglc- ,i allampanati, bra'ìiliani agitati~simi e greci dal gonnellino bianco. La scena .,j pre:)('nt..wa parata a festa per l'inau• gurazione del canale, con pilastri egitiani l' fc~toni ro~rnstri di gusto a~,;ai dubbio, e c1ui avveniva il « pas~ a due :., ine,itabile allora in ogni ballo degno di rispetto. Ma qui il genio del Manzot1i si rivelava ancora in tutta la sua originalità, rendendolo più sopportabile, facendone cioè, Jnziché uno dei soliti « adagi >, un intereS:.ante « passo di azione • nel quale il primo ballerino era uno schiavo che il truce padrone voleva costringere alle catene, e che la Luce liberava al momento buono, a dispetto dell'Oscurantismo. Ma prima di questo « pa~o a due », che poi a conti fatti finiva per essere un passo a cinque, vi er J la danza caratteristica, l'« Indiana>, e'ieguita da una 'ipecie, di almea che danzava voluttuosamente circondata da negretti i quali l'accompagnavano al suono del tamburello o tarabuck. Yla il prodigio coreografico veniva soltanto adesso, col gran ballabile caratteristico dei giocolieri e delle danzatrici delle diverse parti dell'Egitto, cui concorreva l'intero corpo di ballo. Non è pos)ibile dc.o;crivcre questa danza, tanti erano gli sviluppi e le figurazioni, e poi tutti i movimenti e le strisce di tela rigata che ,i intrecciavano e snodavano con mille effetti nuovi. La gran trovat;.1 era il )Opraggiungcrc della scra1 con l'illuminazione del canale e il corpo di ballo che si proiarava in preghiera ad Allah. L'1dca del ballo E:"celsior pa1e fo3sc \enuta a Manzotti vedendo a Torino il monumento al traforo del Fréju), perciò l'ultima parte era dedicata a questo tu11nel, detto anche del Moncenhio. L'azione incominciava col presentare l'angoscia degli ingegneri che tC'mevano di aver sbagliato il punto di incontro delle due squadre di operai, ma, forato il monte, caduto l'ultimo diaframma, si apriva finalmente il tunnel. Oi..cende\'a allora sulla scerl.ì una tela che rappre~ntava il monumento di Torino circondato d.1 una :ipoteo~i. pittura di figure allegoriche « alla Tiepolo, di non i')prcgc\'ole fattura >. Poi veniva il trionfo finale: rialzatasi la tela, appare un soggiorno fanta,tico, con una prospettiva lunga, infinita, in cui i popoli « fraternamente riuniti • ballano la cosiddetta qua• driglia allegorico-fan1,1stica delle nazioni, un ballabile impetuoso, di slancio, di effetto, nei costumi di tutte le parti del mondo e wentolando le bandiere. Indi la lontana parete di fondo cade, e si vede il mondo circondato da Fame alate, con le trombe che intonano uru marcia trionfale. t chi.1ro che tutti si occupavano pochi)simo del bravo Romualdo Marcnco, il quale pure aveva faticato non poco p<:r fornire musica adatta al grande ballo: certamente il Manzotti, chiamato più volte alla ribalta, aveva sempre voluto al suo fianco, con un ge- )lO llll'tà indulgl'flh: l' IIH'là gcru-fo,o, il 111od(·-,10 tollahoratore pcn.hé pn-ndn,.o;e la ,ua parH• di ilpplJ.u\i. r.. n\ n('ll'._11nb1tntf•teatrale ,i p,1.rlò -.emprc di una sorta di tirannia t·,crc-itat,1 dal M.u1zotti ~ul mw,ici'it,1, tirannia rhc pi1'1spc~!"IOprl'11dcva'il nome di 'ifiuttam<:nto. In questo c..,,o, la Luce ,i rifiutav,1 di dcbell..1rc il Genio ciel ~Ldc che opprimeva, ~enz..t troppo JMll'll', il M,i.renro. Eppure per l'Exce/Jior qm·- ,t1 avcv.1 compmta un.i dc:llt• su(• mi gliori rnu!.iche coreogr.ìfi<·he in cui n.1 ~JX·C1almtnteuna l"randt· for,a ritmica. qu."i <rt.·mprccarattt·ri e tolorc ad.ttti, e -.cmpre l'C'ccdlente fatturi\ C' l'ing(·gno,,t « i,tromc:ntaziont >. J b.tll.1. bili del ~lanwtti richiC'dl'\,1110u1u mla...i<·ache -,cgui,~· le danze paw> p<'r IM)~o, movimento per movirncnto, <'d egli potna rcput.1r,i forllu1,1to di .1- \l'r trovato 11<"~11.trerKO il ,uo romplr·rnt·nto id1·alt. A parte riò, nl'lla 11111- ~ica molte e-o~ erano buone, e al critico Filippo filippi per c~mpio pi,1cqul· oltre ogni dir<' l'inne-, ..o. lt·111wdd « :.<1ggiomo del Genio e dcli., Scil'n- ,1.J, ». ton qut·~li squilli alternati delle lunghe <rombe vibrate. Gli pi,1rque .1nche, perché piena di colore orientale. I'« Indiana>, fatt.t com'era con 1notivi ar.1bi dei più autt.•1\lici, <' l.1 e quadriglia ddlt· nMioni >, piena di ,tric nazionali e popol.1ri, ma~chl'1.1H• bene, intrccci.tte l'una all'altra. 11"., il primo po~to nell'ammirMiont• univcr,,1le lo tl·ne\ a pur 'ICmpn: il M.rnzolti; non si finiva di comiderare le difficoltà da lui sonnontatc per mettere a po)tO e istruire tante centin.1ia di JX'~one, con intrecci cmi complicati che al \Olo pensarci veniva il c:ipog-iro, cornr ,1ll'idca del mondo tratto dal <,,o,. O.-,,1caos, ~,mzotti aveva s.aputo tr,1rrc una c~cuLione di una c~aw·u...1 a.o;:,,olut.ei di una prcci,iom· inappuntabile, nwntre nello ,te\50 tempo in tutta l'opcr,t correva un brio, uno sl:u1cio. un moto continuo e tn:l\'olgente. lfoogna dire anche che, in qud momento, il corpo di ballo dtlla Scala potev.1 dini il primo del mondo, CO\tituito d.1 d.tn✓.atrici bdh:, vi'llentis:-.ime e animate di una grande p.1s.o;ioncper l.1 loro .1rtc. Nell' Exalsior era p1irn.1 h.illcrina Ro,ina Viale1 la quale, quando Vittorio Emanuele II avc,·a. fatto il \UO ingre\so in Roma, durante i fc- 'iteggiamenti aveva danzato davanti .ti rt nel ballo intitolato La bersagliera. Era nata ..1. Monralicri nel 1847, cd è morta no\·antennc l'anno ~cor-;o. il ~7 febbraio, a Torino. Dc.o;ign:itanel gl·rgo del corpo di ballo come « prima ballerina di rango francese >, accanto a lei si alternavano la mima Bice Vergani, una Luce bionda, bi.mc,1. pla~tica. che p.1reva d,1 sola illumin..t.rc la scena, la « prima ballerina italiana. >1 che vice\C>r.oa;.v.1e.va un nome straniero, Giulia 1losschiillcr, « la brava ~ignora Gild.1 May, "sc111prebella">, e il mimo Carlo Montanara, che seppe far apprczzart i suoi molti meriti pur nell'ingrata p.irte ckll'Oscuranthmo ... E dalh\ Scala, il gran ballo Excelllor sce~ e calcò lt ,l:cne di tuui i t(.'atri d'lt:\li,L Ma col passare degli anni bisognava aggiorn;:1rlo, C'!:.!)Cndo!J. ,u.l. materia come abbiamo detto ll"gatJ. al progre::.~ delle ,cit·nze. Si dovcw·ro dunque. in tempi ~U~)cgucnti,f.1r veni• re in scena vetture tra1wiarie, automobili e Jeropbni, mentre per (.'Ontro \'enivano eliminati (·pi~di, come quello dcli.i ,cintill~1elettrica. che non etano più la novità dei primi tempi. Dur,1ntc la guerra. il 6 n1.1r.l0 1916, in una llUO\"a rapprc,entazionC' alla Scala, curata da Renato Simoni, e con co- \lmni del « mago Car,unba >, l'O,cu1anti,mo cr.\ ,mtituito da un condottiero barh,1rico cht anna\·a l,1 violenta d('lle popolazioni germaniche lanciandole a,sc.-tatc di di~truzionc alla rnnqui,t,1 dtlla terra, e invano il mondo latino irradiava la serenità ddb bellezza immortale: l'officina militare, nella qu,lle 'ii claborav,mo i nuovi ordigni di morte . .iveva il predominio. Crollavano allorJ. le c~lttedrali, le città si inabissavano, nubi di gas ,hfis- )idnti pr('mevano le popolazioni alle calcagna, il Genio della \'iolenza ~'inn:ilzava sulle rovine fumiganti protcndrndo le mani insanguinate. ~fa la Giusti.da, chiam,tti d raccolta i popoli della terr.,, pn.,1de\'a il sopra\·vcnto, finché la Pace, coronata di alloro e di spighe, tornava a brillare incontrastata •ml mondo libtrato, in vista di un t(·mpio romano. Fu l'ultimo trionfo, dopo di che I' Excrlsior trovò la sua sis1e111a1ionenel te.uro dei bur.1ttini, per la gioia dc:i piccoli, ai quali piace stmpre. Un tC"ntati\·o cinematografico era stato fatto intorno al 1912, ma non possiamo dire con quanta fortuna. Noi cnuammo a contatto con il gran ballo E:aelsior quando no~tro padre, tornando da un viag~io. ce ne portò lo -.partito dalia bella copertina rossa, az1.u,r.1 e oro. Le nm.trc m,rni si muovevano ,rncora male sulla tastiera. 1ultavia ci accingemmo a decifrare il librone con il rispetto che anemmo potuto port.ll'e .1lla musica di Bach, e a un tratto tutto divenne facile, fummo tra- ,cinati da Dio sa qua.le sciolten,t di o\rticolazioni che ci faceva affrontare, "°rmontarr SC'nzafatica, marce e galoppi. Suonare al pianoforte il gran ballo Exul.nor fu ragione di una esai:;:eratafiducia nei nostri mezzi, mentre la fanta,.ia trovava da sola, fra i suoni, i movimenti di danza dei per)onaggi e delle allegorie mai vi!iti. Poi lo spartito andò perduto, m:1 a.ncora oggi in molti cintm:nografi e teatrini di paese, fedele cert:imente a una lunga tradizione, l'orchestra ,u\nuncia al pubhlico il tennine dello spettacolo attaccando il motivo del galop finale del gran ballo Excelsior. L'ADDETTO ALLE SCHEDE U•'llhuln~looe del leno Yolumo,. Ko<P•. I• f.•lll•.I• ç,.,..._.ol• e I• !ll•Yool• r.eodooo •••s81o •ll'lmpe.rolore Onooe 1111 .,)ololu.-o dall'eY&.11ft:llarlo del medNI•• lo >lo•-• di Bo-.l"'n STORIA D'ITALIA ILLUSTRATA CO,\ l ,V I INTRODI l/ONE GENERALE DI S. E. PIETRO FEDELE I CURA E OPf.RA DL l'ERICLE DL'CATJ, ALBERTO .Il. Glll>AL· IJE:RTI. GIORGIO FALCO. ROIJERrD PALlfAROCCHI, S. E. ROIJE:RTOPAR/BE,\'/, ERNESTO PONT/t'RI, LUIGI SALVATOREL/.I Non si tratt.1 di una delle solite Storie a carattere popolure in cui la trattaLione è un più o meno esteso ri[acimento di tc1:tti del genere t: la parie illustra1iva una più o meno felice ripro• duzione di figure note e già sfruttate in ogni volume corrente; si tratta invece di un'opera lungamente meditata e paziente• mente curata nei più minuti particol.iri, in modo da soddisfare le esigt:ul.e degli studiosi, e insieme interessare e attrarre per limpideu.a di narrazione e di documentazione iconografica le categorie più disparate di lettori. l'opua i dù,uo lii 8 groui 1.oWmi i/kuiroti, di circa 800 pagine ciascuno w-80 grandt'. 01<ni volurTU. i compilaUJ da uno storico clic (!Odt' fama par• 1icolart'di spt'ciali&tadi q1ul dt"lerminaio J)"riodo uaHato. t' illustrato da circa 450 riprodu:io,u in M.romd tt'~to, 16 taWJle 1n roux:akografia t' 10 ta• ,-of,e a colori fuori testo.· Jocumt'ntazione LeramenU! t'cce:ionale elle 10 dai pcrson08JI1 alle scene s1ori.clic, dalU: t'pigrafi alle Jlam~. dai sig,ll, alU: monele, dulU: minialure alle armi, ecc. ccc. ;o \'O USCITI. l'lll.\1O \'OLUM~ PEHICLE OIJCATI L'ITALIA ANTICA IJ,U,LI-. PHIUE (.1' ILT.i ALL~ W(JHH, DI t:,HQ t;ILLIQ CESARE 'w111ma110: lntrodu..:wnc: I.a formaiio11" gt"olottita ddl'halia ed il nome •li Italia• Lt"origini e la pre1~roria • La C"n·iltàdel ferro; i p<ipoli itall(·i • ' Fenici e GreC"i 10 halia • Cli Etruschi. Dagli ultimi tempidel secolo lii ai 1aimi del ~ecolo I\' • L'imuione gallica; i Greci d'llolia "ino all'ar• ri\'O d1 Pirro • Homadagli anni della bufera gallica 11glianni dopo la preu di Tua1110• Homae Car-t.gine - La formazione dell'Impero me• di1errane<•.1 Maleì~eri tCK'ialie crisi 1otat:1\i; torbidi e ri,·olte. La ch1IIA 1n halia dalla gucrra di Pirro agli anni poaHillaoi • Caio Giulio Ce!are. J\OJ'J1'À TEHZO \OLU\IE LUIGI SAL\ATORELLJ L'ITALIA MEDIOEVALE IJIU.l-.1\I 1,1(1\I IUHll~Hl(ll!.ACLI /\I.li IJl.l,~l>tUUJ .\I '>Omma,10: I.a di••olu,wn,· del1·1mpero• Hi<·i111er1o·OJoa1r~ • l.u ,-tatu d1 'lt'oth,ril'u - I .i ricon11ui,.t.1 i1111icrialt' L'inva•tune lonj,toLard•aItalia greca t' lt11.b11lu.ngolu1nl11 Il poh•rt" 11:>mporale • l'impero carnhugio - Heguo i1alicu e pot<·ri loc.1\i • L'11npero romano•germamc(I. IJ/ l1f\ll\H\/J,.' Pl/JJIUCAL/O.\E. ~l::.COi\tJO \ 01.UM E HOIJEHTO P\HIIIE\I L'ITALIA IMPE.RlALE Ogm 1olum<' n1llf/ut'ndr nt'I tt-JI<,. 1m /m/1,·r della 111,1tniu. u11 lmlut ,In nomi. 1m lruJ.1,-cl,-l/,-1/l11slr11:iont1. 1n lrulil'r d,-llt' cmlwt",. pWntt', 111w ta t:ola crono/ojliW drt.:11 anrmmrnll r luwlr /lt'flt'alo1:i<·ht't' d1 ~Ut:t."ruiunr. CIASCt,, J OLLMI-; SOl./1),l\lE,,Tf: ll/Ll:.'GATO Il\ Tl:,'L.I CO,\ /1/J'IIESSJONI Il\ OUO. Llllf; 140. A.1VlONDADORMI, ILANO

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