Omnibus - anno II - n.29 - 16 luglio 1938

( PALCHETRTOI MAN) I 1 BIABI BARA ' l!l ~~liW.l~ ~ ONOSCE.VAMO una famiglia compo• t!...J sta del padre, della madre e d1 un figliolo. Benché forniti di nome e cognonu::, ,i facevano chiam::i.rc, lui Nane, lei Nana t il figlio Nanino. Pratica,ano qu Ila forma di scemenza comune a tanta ,ente, che con)istc nel deformare pucril1nt·ntc i nomi e le p.irolc. Né a questo si fnma, .ino quei tre, ma riducc\'ano .i. for. 1 ma puerile tutti gti atti dclla vita, e da- ,anti a quelli più g1a,i rnanift)ta,ano un e~1i:uno sorridcntc, con che \Ì pns11.i.dc- ' ano di t!'uerc tre tipi molto buffi e Buffo • era la meta suprt:ma delle loro a.spir.1.zioni A quc~to aggcui,•o da,ano signi6e;:u.ioni 1 ~,ariate, ma principalmente di colui che ri)O)\'e i problemi della "ita s<"nza fatica, ~cnz..i quegli irnptgni di lavoro, pcrsncranLi\ " « .eltre scocciature dd genere>, ai qu;.ili e si sobbarcano grimbecilli >. Dell':w;no1;.in13.e maleducazione del figlio, entrambe monumentali, Nane e N";ma si ~lo11.1\ .wo, auerendo essere più d\e sufficicnu ~(· l\,mino sapc-,a giocar'" a tennìs e a bndte. Dichi.i.ravano e barbola > qualunque fo1ma di si:rietà e e riposante :t la scemenLJ Parla,ano, come tra loro i c.1.rccrati, un 1:n~uaggio com·enzionale, cornpono di mono~ill.1.bi e onomatopee. Chiamavano « da > la sedia, e mu ,. il formaggio, e doHndo pronunc-iare l'odiata parola e la\'oro > dicev,u-io lrabajo. ~fovendosi o stando fermi, imita, ano gli .uteggiamenti e buffi » dei pup.i.z.i:i. Anche le operazioni più materiali perde, ano in quella casa la loro animalesca ,. {l:ravità, e il mangiare (espre>so con la locuzione • fare po pote>), il donnire (espres- ,o con l'onomatopea e nani-nani >) e il resto, si n·uot,wano di ogni necessità Da- ' anti all'in\1m;>ralismo e ai suoi rischi, si mantcnc,.ano prudenti come i visitatori del g·:udino zoologico da,anti al recinto dei koni ; ma l'immorati,mo couituendo appunto l'ideale dc-Ile loro animule borghesi, si erano foggiato di qut'sto e ideale,. un ".lccedant·o innocuo ~ incruento, equivalt'ntc delle sigaretti" denicotini:nat<" e del pane p.-r diabetici. :'\'ane, Nan.._ e Nanino erano tre, ma occorre dirlo'!, non erano S(" non gli e5emplari degl'innumcre,oli :-:a. ni, Nanc- e Nanini di cui è pieno l'univcno Il teatro è lo specchio della vita, ma poi- <'hé gli aspetti dcli.a , ìta wno 1an1i, si formano ahrettanti specchi, o~ia aluettante compagnie drammatiche, ciascuna delle quali ha il suo proprio pubblico. Chi vuol fare quattro ri1-ate va a sentire Casaleggio, chi .-ma le commedie pensose e recitate col naw ,a a ientire Ruggeri, chi ha sete di poesia aspetta che Gualtiero Tumiati riporti in 1tiro Cy,ano de Bu111ac, e quan- " to ai Sani, alle !'-Jane e ai Na11ini corrono come un sol uomo a sentire la compagnia TMano, sicuri di tro\are quelr.. spcuo futile, onomato~ico e pupane- ).("o,che è il rifleuo fedele della loro stessa .,,ita Aggiungiamo che essendo la vita pupazzeica e lieHmentc immoralista praticat;,. soprattutto dai beneuanti e dagli sfacn-ndati, si è formato il com incimento che ess.a. conituisce la somma di ogni fineua t-d eleganza, onde anche la <'ompagnia Tòfano, rifieuo teatrale di quella l"Sistenza fu1il• e sfaticata, è considerata la più elcga:.te dt"!le nostre compagnie di giro. A C"onfcrma di cib, noi troviamo ;ille recite della compagnia Tòfano quanto di meglio dà il nostro pubblico in fatto di capelli .i.Ila Garbo e di giacche bianchr con calwni :.curi Fr.1 i milioni di la"ori colati giù dalla penna di tutti i tragedi, drammaturghi, commediograf; di tutte le t'poche e di tutti i paesi, la compagnia Tòfano, com'è naturale, SCt"ttlie quelli che dànno maggiore affidamento di futilità, di balbettamento, di falsa deganza Non moho tempo fa par• lammo di una commediola inglese, St:uola di perfetionamtnro, t l'altro ieri CApitammo ai tre atti di un tale :\-lichel Duran, da\·anti a1 quali la nostra qualità di critici si dil"hiara impotente. Duran è cos:nome <'OSÌcomune in Francia, che Char• ,,., O-ir.rn. pinore fra i più pompicristi• <amente f.tmosi del secondo Ottocento, <enti il bisogno di l.1,tinizz.are il proprio nome in Carolus Duran. Col che non vorremmo dare infondate speranze al signor \li(hrl Duran, f' fargli credere c-he latiniz. zando il suo nome in 1fichaCI Durandus, riu<cirtbbc a wllevarsi da quella superficie ba,~issima sulla quale si giace e in eterno ii 1tiact'rà A dare un'idea della sua commt-di.i., diremo che in rua gli amorosi accrnti rle1,,rntcmen1c Sin1rccciano coi termini delle trauazioni cambiarie, e che il titolo suona cosl: Amore scadenta a tre mesi Qui pure Sergio e Roietta Tòfano pargolcggi.-rono da par loro. Lui si scrvl di una chiave a guisa di occhialino. poi muformò un asciugamani col quale ,i dc• t<"rgrva la fronte in turbante da ba,cià ; lei si presentò con una parrucca color carota t" due tondini rossi sulle gote, e ripetu1amente traversò la scena con passettini brevi, come per effeuo di una carica Insomma furono entrambi e molto buffi >. come udimmo commentare tra un .iitto e l'ahro nel caffè del teatro Elisco, solto quelle fi~ure a meno rilievo appiccic•tc al muro, C' che ci tengono l'animo 10speso pu l'incolumità della cristalleria che sta sotto Il carattere pupazzcsco della compagnia Tòfano si manife1ta, prima ancora che il \Ìpario si apra, nella sigla posta 1111e.up'.)~ lino del suggeritore, e nella quale la T d1 Tòfano forma due sopracciglia r un naso, mrntre la M di Maltagliati compone una bocca larghiuima e atteggiata a quella ~tessa amaritudine che ha pure la bocca, dt"I rt"stO belfasima t degna di una De• metra immalinconita di andar sposa al dio degl'inferi, della signorina Evelina Malta'(lia1i Siamo \paventati noi stessi della nostra ..udacia, ma non sappiamo resistere all:1 tentazione di rivel.re ciò che conoscemmo solo pochi giorni fa. ossia che il mistnioso Evi, che a tal prova mise la n~- \tr.1 curiosità, non è se non l'ap~ope, Il residuo, la dolcissima eco d1 Evehna Ora siamo tranquilli ALBERTO SAVTNIO '1IA DEL VA.lWTA.GGIO Oltre alla Roma artheolo11t:a, cht _i quella d,, 1attt 4 dts p,oftJsori, t:'è la Roma ba,oaa, la uua ciuà, abitala dal popolo , dai celi della mtdia , piuolo borthtJia. Purtroppo .f1 è dim,ntit:alo eh, Roma t:omineiò ad ou,,, uno Jua urbanistiea ntl Seit:ento: furono, infatti, i ba,oct:hi a uni{it:are le membra Jparse dt:Ua citlà tOfl tanlit pict:ole ca.u, con tanti pit:t:oli pala.e.ci, letando in.rieme i monumenti e tli edifit:i dell'antit:hità, del medioeuo, del rinast:imento. I capolauo,i fin111ano in tal modo di essere Joltanto Ottttlo di rist,etta curiosità a,- t:lieolotit:a e venntro a fare pa,t1: d'una città moderna NtUuvano l, uie e le pìau.e. Roma cusava di ,uere il 111010delle auven111,e, d(llt ,iue, detli omit:idi cinquecenteuhi, e diuen1auo la t:ittà riposata e modesta, dou, , ,omani dormit.iano tranquilli sonni ba,ot:t:hi. L'architettura era UJtimone di uno vita bor1heu ,omana cltt mai prima s'ua auula, e le 1randi ombre dell'illuJtrt paJSato non erano ormai più un 11-npot:cioallo 1uolter1i natural, d'una t:1Uà moderna Pu la prima uolta, in Eu,opa, appa,uero i « 1rattat:ieli >, cioè i primi po,. laui a sei e utte piani, e 11motivo dell'arte borrominiona delle fineJtre t:ht, dalla porta del pianterr,no, si alcano una sult'~ltra, le1ate t:om, not, mu1ieali, diuenne tomun,. Otni palouetto ebbe questo tiv1le det:oro. Le porte, i terrou.i, le finestre furono uniti in.rieme ,on arte sapiente_; un'arte dt'tra alla portata d; tutti i capomaJtri della città, diffusa t:ome otti può e11erlo il 1usto pu i brutti , 1fae• nati terrawni a ba1narola, e per le /at:ciare t:olo, 1Ja1ni1lia, arancio e t:annella. La foto1,afia qui 1opro ,noJ,ra le finutr, d'un palauetto di pia«a della Maddalena, t:olle1ate fra loro 4 alla porta sotto1tante ton puida che 01Ki ci Jorprende e t:1 appare ,a,a. e l'ora che se1ue il meuo,iorno. la t:a1a appa,1: t:O• me un rlfutio a1li ot:tlti stant:lti per la troppa llltt e alle membra fiaalt, pu il 1rande t:aldo romano. Perthé, proprio dall'armonia delle linu t dal letame f,a le rue pa,t,, un ,difit:io può dare a t:h1 tuardo un.'impreuione di uita 1,anquilla e di ristoro. MASSIMINO 'f-) I AVEVAN detto tante volte che i sa- !!.J lotti intellettuali non esistono più, che lo sport, la radio, le t:ock1ailparti,s hann<, ucci~ la vera conversazione letteraria, ma un giorno un noSlro ainico disse che conoscc,·a un signore intelligentinimo, autore di librì storici molto importanti, il quale radunava in casa sua le vere intelligenze della città: e il nostro amico offrì di portarci a tro\·are questo barone. Un giovedl dunque ci and.immo. Il barone occupa,·•• in un grande edificio quasi popolar~•, tre appartamentini contigui e co• municanti, di cui due avrebbtro do,ulo essere dcs1inati all'alloggio, cd uno alla biblioteca, però i libri a,e\-ano straripato, c- nell'ingresso inciampammo subito in una pila di groasi volumi rilegati, appoggiati alla parete. Si capiva subilo di t'nere nella <"asa di una persona importante; c'erano panoplie, drappeggi, molti ritraui con dediche, e ricordi, certamente illustri, apj;esì agli angoli Ed anche il baron<", \<"nendoci incontro, rivelò la sua qualità superiore sven1olando due grandi baffi ed i pochi capelli lunghi e grigi 1 suoi \'Cstiti :1,·evano qualcosa di genialmente tras.andato, cd il suo baciamano ci lasciò un ccrchiolino rotondo di sdliva, che asciugammo di nascosto pauando vicino ad una portiera di damasco di cotone. Tan1c erano le portiere e tanti i 1cnd.1ggi nel salotto che quasi non ci si \'t'deva. Il gran 1-0le estivo fihrava aura.verso i ,,el. luti verdi un caldo appiccicoso, ed un di- \.i.no di cuoio, in un angolo, lasciava un odore di scuderia riscaldata. Una diecina di persone, per lo più vecchie, o almeno di mezza età, sedevano su certe pohrone basse, su certi divanetti qu.i.si orientali, oppure su poltrone dette « Savonarola >, or• nate di cuscini in falso broccato giallo L'arredam<"nto teuimoniava i gusti ecleuici, ma sempre raffinati, del barone, come lf" tante fotografie testimoniavano le sue illustri aderenze. Sulle prime, credc-vamo che si tra1tasie di una tappeU('ria speciale, tanto crann fitte, e perfino le porte erano decorate da cima a fondo di signore con scollature opulente, attraversale da giri di perle o da fasce di ordini cavalle.reschi, di modo che, quando qualcuno entrava, si ,edevano tremare minacciosamente le spalle e le collane della granduchessa del Liechtenstein. C'era un'assoluta preponderanza di Napoleonidi, vecchi, gio"ani, maschi, femmine, di rami principali e minori, dia• de1nì in teata o alti cilindri, firme impe• riose o minute; ci ricordammo, infaui, che il barone a\·c\·a scritto tanti trattati storici su qucuo particolare argomento. t. bello tro\'arsi in casa di gente impor• lante, ed anche gli altri ospitì, che via via il barone ci facc\'a conoscere, dovevano <-sKre gente veramente illustre. e Lei certamente conosce di fama il nostro professore chiarissimo, mi pennetta di dirlo, chiarissimo>; oppure anche: e Ecco qui la nostra donna Bella, bella di nome e di fatto!>, o anche: e Inutile sp1cga•le chi è il dottor Bartoli, ~ un nome che p:iarla da ~ >, e cosl via EstremJ.mrnte int11nidi1i ci mettemmo dunque a sedere sull'orlo di un divanetto medioevale, decisi ad ascoltare religiosamente quel che le persone di riguardo avrebbero detto. Il barone, con gesti graziosi che agitanno ora le frange del paralume, ed ora il ventaglio della principessa Gerolamo Napoleone, sen,i"a del tè freddo nelle tazzine giapponesi, mentrt'. donna Bella offriva m:.csto1a un piattino di biscotti, cd un uomo anriano, corto e corpulento, passava le fettine del limone. Tutti sorride- ,·i,no, " d1ce,ano: e Oh, che graziosa giovineua, come fa bene gli onori di c.1.sa>, e quC"llo burlesco si mett{'Va un dito in bocca: e :\,fi vergc·,.no, mi confondete>. Subito dopo ci fu un momento di pausa: non si sapeva a chi toccasse la parola, quindi non si osa,•a incominciare il discorso, per rispettare I turni e le prece• dente. A un 1ratto, cominciarono tutti insieme, poi s'interruppero bruscamente. Ci rendemmo conto, infatti, che vigcv.l nel salotto un sistema di conferenLe alternate: ognuno avna il suo pezi.etto di bravura da spieg.1re, che gli altri ucol1avano con sorrisi falsi cd nclamarioni ammirative, me"• rs·:Z~ ';..?!--- " >:.· - tre il barone stesso s.i era riservato funzioni, diremo coll, di direttore d'orchestra, ed anche di dominatore della situazione, pere.hl ogni tanto interrompeva con qualche dihertazione sulla casa natale di Napoleone o sulla moglie di Luciano Bonaparte Uno ,n,dioso di Omero cominciò la serie-, raccontandoci certe graziose quisquilie, e che forse possono interessare queste signore >, e fece un inchino a mezzo busto verso donna Bella e verso mc, e si mise a raccontare che flan, - e spiegò trattarsi di uno sformato, deriva dal basw latino, perché flado significa focaccia, e seguitò su quesio al"gomento una ventina di minuti, mentre donna Bella dolcemente assentiva con la testa, mostrando interesse e curiosi1à, cd io la imitavo coscientiosamente. i\ un certo punto però, il barone,_ con il gesto di chi, nei giochi di società, toglie il faa:oh•tto all'uno, e lo getta all'altro che ,·iene autorizzato a seguitare il gio<"o, di.1se: ,, Caro av\'oca10, ptnsavo a lei, legri:cndo oggi di un certo procesM> americano: percht' non ei dice la sua opinione in proposito? > L'a, \·ocato, che era relativamente giovane, un poco ca!,o, ma con alcuni riccioli nerissimi e grossi, ci disse, purtroppo, la sua opinione Poi fu la volta di donna Bella, che ci parlò a1gutamcnte del suo primo ballo, senza pn·C"isarne l'epoca, ma tutti noi face• varno sfor-z.i per capire, attraverso storie di 1tuanti, strascichi e penne in testa, se si trattava del 'go oppure del 1901, e certo a, rebl>t· ~guita10 per l'intero pomC'riggio SI"' il barone, a bruciapelo, non a\·essc of. ferio di leggerci alcune pagine del suo nuO\O lib10. Ce le lesse; ciascuno si compost' un sorriso deferente e raccolto, e se lo com<-nò sulla faccia. C'erano molte moschr, e qu.ikhe macchia di sol<"per terra ch1; ci licorda, a le lei.ioni pomeridiane del ginna~io, quando avevamo sonno, e la voce del professore ci faceva pensare a un rubim·1tt> dimcn1icato aperto. Alla fine tutti applaudimmo. Solo il profl'nor 8.1rtoli tradi la sua impazicnu, perché, ;\v\icin.1.ndosi al pianoforte, fece scorrere lf' dita lungo i tasti, dicendo di aver 1eoper10 la bellezza di un valzer composto da BecthovC"n, che .. ti ba1one, seccato, diede la preferc-nza al grassone che ave\'a fa110 la padroncina di ca~a, e In incitò a dirci alcune poesie dialct1:1li. Era un 1ipo che conosceva parec• chi dialetti, e passava con disim·oltura dal ,cneto al gcnoveie. Donna Bella rideva forte e batte,,a le mani. Era arrivato intanto un signore sulla cinquantina, con una canella da disegno sotto il braccio, accolto da molte feste: affettava i modi bruschi, semplici e nobilmente impacciati df'I grande artista ehe fa una ,•i1-ita alla principeua, poniamo, di Polignac. Portn;1 colletto aperto. f"hiomc lunghe, e, ai piedi, strani sandali di forma quasi monacale. Parlava gettando il capo all'indietro t gesùcolando imperiosamente. Dopo molte preghiere generali, accon~ntl a mo- )tr.Uci le )JC ultime acqueforti, che rapprcscnt,nano paesaggi marini e nudi femminili molto contorti. li barone, lo ,edn:iamo, avrebbe voluto che finalmente anche noi ci decidc<\iino a parlare, contribuendo in qualche modo alla riuscita di una riunione tanto brillante, ma proprio non anemmo 1aputo cosa dire. Intanto il professor Bartoli ave,·a attac- <'ato il valzer di Beethoven, e lo suonava con molto entusiasmo e molto pedale Poi, mcntrt ancora duravano gli applausi, at13ccò una sonata di Berlioz, e seguitò, con irnpcto tra,olgente, forse perché tcmev.a, in una pausa prolungata, che qualcuno prendesse conl(cdo e partisse. Però partirono lo stc»o in punta di piedi, e con la mimica di <"hi si strappa ad un godimento finissimo. Era molto tardi ; il barone, con grazia di farfalla, a\'eva acceso negli angoli lumi \'{'latissimi, cd infine, silenziosissimo, na paoato nella stanza attigua, non iap• piuno per quali r.i.gioni: forse a\'eva sonno Così nel salotto eravamo rimasti solo noi, d1e non abbiamo disinvoltura mondana, e quando il professor Bartoli, strappando un ultimo accordo, stanco, spettinato ed ebbro di suoni, si voltò sul scgsiolino girevole, non vide che noi, t r.-.babilmente ne fu deluso. Tunavia, sospira,1do estatico, ci regalò l'espressione della sua anima: •Qui>, disse, • Berlioz mostra veramente il suo genio speculativo e triangolare! ,. !RENE BRIN Li OBOOE E LA SPADA ILSORCNIOELVIOLINO •( O SPETT AOOLO si apre sopra un qua.- k.J dro di grande. e solenne interesse. Paesaggio romanuco aggra,·ato da nu,ol• opache. I primi canti lontani e vicini eh, il venticello notturno trascina e disperdf" languidamente ; le parole crude e bas~ di due ombre vigilanti e intente, fra i ruderi enormi, a un loro misterioso e 1,tciturno travaglio; quell'ascoltare lungo e rabbuiato tra pubblico e palcoscenico; i<' voci rei1crate e vaganti della campagna tutto dà all'aperta e affollata notte un rC'• ~piro di vita lieve, ansioso e siraordina.rio. La musica nasce Jalla terra uanca e calda ; i motivi semplici, la distribuzione spaziosa delle sonorità, che squarciano a tutti l'orchestra e diradano ululando lentamente, producono sul pubblico un'impressione profonda, e forse funerea, ma piena di cupa frescheua: tanta è la quiete penetrante di quel singolarissimo luogo. Lembi di melodia. che l'ispirazione gonfia e solleva, attraversano nobilmente il campo morto. E parole pronunciate con vio.. lenza precisa escono man mano di tra il corruscare sempre più vivido dcll'istrumcntalc. La declamazione dei protagonisti assume qua e là quel piglio irruento, straziato e fatidico, che è nella tradizione del vecchio repertorio iuliano. Alle volte la penombra si mangia i contorni del dramma, che sembra assopirsi immobile sotto le tenebre, o qualche strano duetto inorridito e estatico ha luogo al buio tra due crudcli>- )imi osse:ui: tutto questo nasce di\'crsamentc, a seconda che si tratti d: un M ef,- Jtof,le, di una Gioconda o della Aida, la quale ulti1na andò in scena alle Terme di Caracalla poche sere fa, dinanzi a molto più di \"Cntimila persone: un esercito seduto, int:rrue, e soggioiato. In mezzo al quale spiccava con la sua alta st:ltura, unico- in smokint bianco, il poeta romanesco Trilussa. L'Aida, commeua a Verdi dal governo rgiziano e rappresentata per la prima volta con immen$0 successo al teatro kedivialcdel Cairo per l'inauguraz.ione solenne del canale di Suez, rivela non poco, nei ,uoi atteggiamenti iniziali, l'impulso esteriore, ufficiale e festaiuolo, che le deriva da un incarico di occasione pubblica. Cib non di meno, queu'opera larga e solida, gerarchica e prestabilita, rimane, fra gli esempi di esotilmo musicale, il più riuscito e potent,t che la storia del nostro teatro registri. Appunto per questo costituisce l'opera ideale per il teatro di masse. Anche in questo. lavoro spettacoloso non si riesce a cogliere l'origine del movimento sorprendente che lo anima tutto. La fantasia di Verdi si sviluppa correndo ieJ. vaggiamente, con una libertà oscura e co· perta che sbocc2. d'improvviso fra gli esplodenti chiarori di una luce inesauribile In questo colossale spettacolo, il coro è legione; l'orcheura sterminata ; ma tutto è visibile, esattamente visibile, da ogni posto, come per un miracolo di trasparenza delraria. Lo stesso direttore d'orchestra, maestro Olivirro De F..britiis, emerge tutto in1ero sul suo podio, come un capitano dritto sul cassero di un grande butimento. 1 cantanti, come il solito, sono artisti di grido: Gigli, Fra.nei, la Caniglia, e cantano, con tutta l'anima, per il popolo accorso innumerevole. Ci esaltiamo a questa visione ampia del teatro italiano, folgorante e sonoro, in fon. do alla campagna. e. un colpo di propa• ganda per!ettamcnte imbroccato: aura, er50 il panciotto e la pc-Ile va dritto al cuore Inutile descrivere la intensità dc{l:li ap• plausi chi·, l'altra sera, ~a!i,;.ino alle stt'llr da un chilometro quadrato di pubbhoo. • BRUNO BARILLI LEO LO!'\GANESI - Direttore responsabile M:il'kOUll.10\:J ~:SIC:(,LllE COS ~l.\11·.W:I\I.I 1-0TOLR\FICO •I-.ERW:\'-IA•.

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