Omnibus - anno II - n.28 - 9 luglio 1938

MEMORIEI EDITE DI GIACOMOSAVARESE ICONTLNUAZ. DAI NUMERI PRECEDENTI] ."\ nchc l'c.\Crcito era complNa- ~ mentt' demoralizzato, ed altre ~ carn,c profondr in,nprivano l'anuno dei militari. Dopo il ritiro del re Frrdinando in Sicilia, l'antica .1rmat2. nJ.poletana ,i c..•radi, i,a in due. Alcuni reggimenti ,n·c..·v,rno"icguito il sovr,rno in Sicili;1, il gro'-'-0 dcll'C!>crcito rra rim<1\tO ~1 ,t..·rviziodl'll.l nuova din,htia. Alla 1e~t.1urazione le due armate <..i riunirono, ma in condizioni dl'I tutto differenti. L'armala di Murat avc,·;1 combattuto al fianco dei frann .. ,i in Spagna. in C1.:rmania, in Ru ..,.ia .1gli ordini del Soult, del Suchct, dc-I Rappe ~ di Napoleone ,;tc~- :,0. L'annata di 1r Ferdinando (,Ì era invC(c inn.·cc-hiat.i nelle \tr,1de di P.1lcrmo -.otto la fo111l.:i dc:glì ìnglesi ! I più \'C'ccH dt.'i generali di .\lurat non avt,·,rno .111cora <1uar::i.nt'anni,mentre i pili giù\ ani 1,ouott·nenti dell'esercito in Skilia non nt• conta, ,mo meno di ,(''-<,anta. Luogotenuni e generali erano <,t::i.ticolleghi prim.1 della separai'ione dq~li e:,,.erciti, e ben sovente i luogotenenti ritornati dall,l Sicili.\ erano .,lati ,up('riNi del giovane generali:: di Murat che nd 1806 11011 era che un <..Crnplic:~cottoluogotcnentc o anche un alfiere. Bcll'avanzamcnto per gli ufficiali cht· a\"evano seguito il re in Sicilia! Dopo ditci anni di e~ilio. tra.,cor- ,i nt.·lla mi,eri~l e nella noia, c~si rientravano nelle loro case per obh<-dire ,1i loro subordinati di un tempo, a quelli che e~si erano abituati a con- \iderarr come traditori del loro sovrano. Str.tn.l. 'lituazionc di un partito vincitore che restava sottomesso al partito vinto! Il governo parve riflettervi un momento, e, come per ricompon,are i fedeli che avevano accompagnato il Borbone nell'csìlio, fece coniare una medaglia di bronzo che fu di-;tribuita ;1i soldati e agli ufficiali del• l'i.trnp.ta di Sicilia! Ma anche questa era una str,1na maniera di operare la fusione dei \cnt~mcnti: ..i. caratterizzavano i partiti con un M:gno c~teriorc e vi.,ibile, odi.tto d,1gli uni co1ne l'e- ,prc,sionc di un ricordo mtilc, disprcz- :1.ato dagli altri che attendevano tutc'altr<.1ncompcn.,a ai loro sacrifici, int·alL.1ticome cr.mo dalla mi,cri .. 1 e dai bi..ogni, ina:-ipriti dall,, umiliazione! Co-.ì l'c.',Ncito ~i divide\a in due fralioni: I' un.i rimpiangeva il pas!iato, l'..tltra rimane\'a in aue,a di nuovi av- \.·enimcnti. di una vera rt'!it.1uraLionc, della complct.1 reazione. Spinti dall,, loro natura bi,ogno~<l di ,1ttività i muratiani cmpira\'ano, e i kgittimisti li la~ci,\\ano fare. Il govt·rno non so::.pcttava di nulla. I murattiani avevano dalla loro i carbonari e la gioventù delle città. per il ,uo co::.•ante amore di novità; i kgittimi!itÌ a\·cvano il popolo, gli austriaci e la camaTilla di corte. E-.,i contav.1.no <..oprattutto :.ul c~,rattl.'re reazionario del ~ovrano, il giorno che 'li fosse svegliato. Fra le società ~grctc, di cui Li Germania è \tata la cull.1.,biwgna scgn.1lare in primo luogo la frarnmas!>Onc1-i..i che. dalla -.econda mrtà del XVTII secolo. ~i è 'ìpana per tutt;t l'Europa. Lo ~copo della fr.11nmassoneria era in origine il benessere generale cd i mcu1 consi~tevano nei legami di fratcrnitù che univano gli affiliati. I frammassoni g-iur.1vano di aiutar-,i fra loro in tutte le occasioni. Così. col progre'ìso dcli.i ar,,<..ociazionct.utti un giorno avrebbero finito per unin.i in un.i sola famigli;.l. Quc'ìtO ,copo è st.1to il sogno di tutti i capi delle \èttc politiche a fondo rcligio~. E\,i hanno dimenticato che le pas,,,ioni e l'intcrcS\C sono le due kn~ drllc azioni degli uomini e che le pa<;- ,ioni \0110 ricche e l'intC'n''ì',\! è sordo. Del ré:-.tol'cgoì.,mo può attcnuM'ìi, ma è impossibile sopprimerlo, perché è b conseguenza della individualità. Vi ,;ono degli uomini che trovano il proprio godimento in quello degli altri. Vi è qualcuno ( he preferisce veder mangii.1- ~ gli altri, piuttosto che mangiare egli ste1::'IOM. a cotesta è la eccezione; la regola è invece che cia,cuno fa per "ié, e Dio per tutti. Da noi la massoneria aveva guada- '{ll:lto le classi alte della società e molti giovani della nobiltà e della buona borghesia avevano pagato con la propria testa, sotto l'antico regime, il piacere di queste riunioni proihitc. La poli1ia di Murat si era regolata invece diversamc-nte. Non solamente la. massoneria era stata riconosciuta dal governo, ma perfino incoraggiata. r mini- ,tri, i ~cncrali, i funzionari pubblici, e lo stesso sovrano, erano affiliati e frequentavano le logge. Tutto questo in- "icmc di .1lti pcr.,onaggi aveva l'arin. di dire: « Ecco, noi altri frammn..,soni siamo pervenuti al conseguimento dei nostri desideri: lo scopo è :itato ra~- giunto •· M,1 tale linguaggio, naturale per quelli che erano pervenuti, non poteva contentare coloro che volevn.no pervenire e che non vedevano nella ~tta che un mezzo per farsi avanti. Del re!it0 l'attrazione della setta era nel mistero: una volta conosciuto il IL GENERALE OUOLIELKO PEPE (Museo d,l Bitotgimento1 O,uou) mistero, tutti si facevano beffa del tempio che si doveva costruire e delle sue tre colonne. E la massoneria, che parve trionfare un istante, subito dopo cadde per sempre nt:ll'oblio. Ma con la massoneria non si dileguava lo spirito delle sètte, né il gusto di cospirare nel mistero. Questo spirito. che era conseguenza dei tempi. sfuggiva alla politica dei governi. Così LI massoneria morente generò la car• boncrìa, setta evidentemente democratica, scopo della quale era l'abbn.ttimcnto della monarchia e della aristocrazia. La carboneria nacque nel regno di Napoli, perseguitata da Murat e incornggiata da Maria Carolina d' Austria, e \i sparse ben presto in tutto il regno. Essa fu onnipossente durante il tempo in cui fu pcrseguitat1., ma nel 18120,quando i suoi misteri furono dati in pa:,,.colo alla pubblicità, la carboneria peri .inncgata nel ridicolo, e da quel tem1>0 l'amore delle sètte presso di noi per fortuna passò 'f sempre, e di e-.sc non si sentì più p.ulare. Prima del 1820 invece tutto questo era preso molto sul serio dai settari. I militi <lcllaguardia nazionale - trcnti\mil.t uomini armati e irreggimentati - in principio erano tutti affiliati. L'esercito era anche es'IOpermeato dalla setta, e soprattutto l'artiglieria e il genio. Anche la borghesia di provincia vi partecipava, e gli stessi funzionn.ri pubblici erano in gran parte del numero. Gli altri lasciavano fare. Cia- ~cun comune aveva una« vendita • (co• sì si chiamavano i clubs dei carbonari), ciascun capoluogo di provincia, oltre le « \'Cnditc » ordinarie, aveva una « vendita provinciale • che era a capo delle altre. Nella capitale ,.,i era l'« alta vendita • che accentrava in sé tutti i poteri e dirigeva dispoticamente il movimento dell'a.ssocin.zione. Il pre'lidentc dcli'« alta vendit~1• er,1 un vçro dèspota e <;:i chin.mava Casiglia. Così, avendo In. carboneria quasi sottratto ::i.Igoverno le sue divisioni territoriali e la sua organizzazione amministrativa, due governi rimanevano l'uno a lato dell'altro, e dei due quello dei sctt,1ri1 quantunque nascosto, eia senu dubbio il più forte. Ministro della polizin. era il Patrizi, legittimista sfegatato per gusto e per sentimento, ma uomo one:,to e di carattere dolce e indulgente. Il Pn.trìzi non cessava di richiamare l'attenzione del governo sui progressi della setta, m.1 a nulla valevano i suoi richin.m1, perché il ~icdici, che era il vero ministro, si prendeva beffe di Patrizi e della carboneria insieme. Il Medici contava sull'esercito e -,ugli au<,triaci, e non poteva credere che. dopo il 1815, si potesse pen- ::.arc ancora ad una rivoluzione. Può darsi che egli abbi.i avuto qualche dubbio momentaneo dopo la rivolu- ..:ioncdi Spagna, ma il campo di Sessa giunse a proposito per dissipare i suoi timori e ridargli la fiducia. Tuttavia due fatti allannarono il sovrano che fino allora aveva partecipato alla fiducia del suo ministro. Un certo De Pascalc aveva stampn.to e diffuso in Calabria un proclama rivoluzionario, ed il sesto reggimento di fanteri:i attraversando le stesse regioni per recarsi in Sicilia, aveva con gridi sediziosi rivelato le sue tendenze liberali, mentre il colonnello Costa, che lo CO· mandava, non aveva curato di sconfessare le manifcstaLioni dei suoi soldati. 11 re scrisse direttamente al generale Nunziantc e gli ordinò di prendere vivo o morto il Dc Pascale, e di fare un'inchiesta sulla condotta del ~t·- sto reggimento. Ma il Dc Paicale non ebbe la compiacenza di prestarsi ai desideri del re, e, quanto all'inchiesta, il generale Nunliante, per prudenza o per spirito di corpo, ebbe 1,, precauzione di giustificare la condottn. del reg,e;imcnto. Il re tuttavia. non ne fu soddi-.fatto: fece subito chiamare Patrizi, si informò dello stato delle cose. e quando n.pprese che la gcndn.rme• ria era qu,l.Si tutta affiliata alla carboneria si pcrdè d'animo. Il cavalier de' 11cdici, malgrado il <,uo scettici\mo, fu costretto a seguire _gliordini del re, e poiché Salerno era il focolaio delle cospirazioni, :.crissc al generale Colletta, che comandav., la divisione territoriale. di arrestare un ceno numero di persone di cui gli inviò la nota. Il generale Colletta prima di c'lce-uirt· gli ordini credette dovere suo di dire In. sua opinione. Egli bia,imò il governo per aver permesso o tollerato i progre~i della setta, cd in,istcttc sulla inutilità de~li arre)ti e sul bisogno di soddisfare la opinione pubblica prima che le CO~ fossero ~iuntc ad un punto in cui ogni concessione ~arcbbc stata inutile a scongiurare la tempe,ta che si avn.nLava minacciosa da ogni parte. li governo non fece alcun conto della opinione di lui, e rinnovò i suoi ordini. Colletta obbedì. I carbonari dcsignn.ti furono tutti arrc,tati cd a lui non rimase che pre)lentarc le dimis,;ioni, subito acccttn.tc. I carbonari ~i fecero arrestare allegramente. Essi facevano assegnamento sugli aiuti dei loro compagni, e pru,sarono la notte nelle carceri di Salerno bevendo e cantando. ).[a l'indomani, vedendosi mc~i in \ ettura in pieno giorno e trasportati a Napoli, senza la minimn. manifestazione in loro favore, cominci,uono a dubitare della buona fede dei loro compagni. La loro demoraliuazione fu al colmo quando, condotti a Nn.poli. furono trasportati nel castello di Sant'Elmo e rinchiusi in diverse celle, ove rimasero dieci giorni <,enza essere intcrro~ati e senza comunicare con alcuno. L'i~olamento ridette loro L.1ragione. Tutte le illusioni nelle quali si erano cullati caddero, e, assillati dalla necessità di uscire dal terribile incubo, spinti dal bisogno di parlare con qualcuno, l'un dopo. l'altro supplicarono i carcerieri di condurre pres')() di essi qualcuno che ricc\ es:.c le loro deposizioni. Giunto un commissario di polizia, es.si cominciarono col denunziare quelli fra i loro comp..a~ni il cui abbandono lì irrita\'a 111.,g~ giormcntc. A SJ!crno intanto il g-tnt·- ralt.· C..impana, one~t'uomo in fondo e buon milit~1re. ma un pcKo riarlom·, era succ<.''ì\0al Collt.·tta. Il Camp,ma, prf\'Clluto dalla politia di .:--:.Lpolia, rrestò di volt., in \"C'ttd h.• ptr)0IIC dcnunciatt: d,1i prigionìni. ~lt-ntrc arr<'~ sta\'a, grida\'a do\'unqut" che id polilia na a cono,r 1·nu di tutto, che i prigionitri avt·\'.ino JJ,.lrl..itot· confr~- ,ato la C<hpir,tzione Effettivamente gli infelici carbon,1ri t·r.ano or.t allo ,bar,u~lio: non ,olo t"i vcclc\;.1110 tutti i loro .,t:~rcti wcl.ui .,Ila µolili~1, m,1 ,i v1:dt•\·,1noanche arn-,t.1ti fin ,wi loro ncl\condigli µiù intimi, di cui n(•,.,uno fra 1 loro colk~hi ',J.Jx.·v.:l il ,cgrcto. 2\'on n è pt.·ggior con-.iglit·n· ddla paura, pcrthé es<..ag<.·nna la di,p<•r;:tzionc. Fr,l i co,piratori figur.1\"a in p1ima lim·a l'.,batc Mini<hini, il qual(· an:va tra,(·inato m'll.1 <·o~pi1.1✓iont• due uffiri;1li del rt•ggimcnto Borbont• c.\\·allcri.1, t-on un ceritin.1io di '°!dati t· -.ottufficiali. Il re~l{imento Borbone cr.1 di gu,1rnigionc a :--:ola. e l'ab.1tc ~finirhini. aH·ndo ..aµuto ch(' la li,ta d,·~li affilic.itiera .. 1.11.1 comcKn<.lt.ialla polizia e cht· era stato ordinato di agire contro i t,Hbonari. non pt:rdcttc un i,tJntc '. ndl.t nottt· dC'i 1 luglio, .,j I c-cù a .\"ol.1, info1mò i due ufficiali ~torelli e Silv.1ti dello r,,tJto d1.·llcco:-.e. e 1>0ichf tutto era perduto, li pt:n.ua-.e a inalberare b b,mdicra dcli., ri\"olt,1 t· a morire con le anni ,di.i mano piutto- ,to che sul p,1tibolo. Il .,uo comiglio fu •KCCttato e all'alba di c1ut'I giorno i ,oldati dd reggimento Borbone di- -.ntarono e ,i dirc-.'it·ro .1rmi e bagagli ,u Avdlino. dove la ,t·tta aveva larglw ramificazioni. Gli avvcnill\('nti ,uctt•,,i\'i wno più noti. Il gcncr.\lc Guglit·mo P<.·J>Ccomand.iva L., divi~ionc te1ritorialc di Awllino, cd il capo dello St,\to Ma;{- giort· era il ,uo luogot<'nt•ntc, Lorenzo dc Concilii ... li Pepe cr.1 a Napoli ignaro di tutto, e il dc Conciliis, che era al correnH· di ogni co-..,, fece din· a :vlor<.-lli<.·Silvati di non avanure fino ..1dAvellino, nudi ripic~,1rc \"Cr..o~lcrcoR"liano,do\"C inviò ad incontrarli, come per \Orvc~li;1rli e combatterli, alcune compa~nie di ,old .n. i di cui conosceva le di,po,izioni d'.rnimo per e!ist·rt· sicuro che esS<' ::.i ~.1rcbhcro unite ai rivoJto.,i. Subito dopo .Mo1clli oc- ,:upò Avellino la -.era del ~ luglio e la milizia provinciale, l.t guarnigione. :J popolo aderirono al movimento ;.11gri• do di: « Vi\"a la co~tituziom: ». Che fac-cv;t il governo mentre que,ti avvenimenti 'ìi wol'{cvano? Il conte ;-;ugcnt, che era gcnerali~-.imo e mini,tro della Cu,••·ra, fece chiamare il generale Pepe e gli ingiumc di reca'""i in Avellino, sua re~idcnza. poiché ~iccome si tratt.wa di una sommo)sn. puramente militare, toccava al comand.rnte della di\·i,ione milit.trt' di domarla. Gu~liclmo Pepe, che più t.,rdi è 'ìtato comidcrn.to fr,1 noi come il capo del pn.rtito liberale, lo era così poco in quel tempo che promise di parti1e !ouhito. !.alvo a ricevere i,truzioni precise sulla condou,1 cl.i ,;eguirc. Quale ~pt.•cie di i..1ruzionc attcndc~-.c Pepe, \arcbbc difficile precisare, 1>0iché si tratta\ .i ,cmplin·mcntc di domare dei ,old.iti che a\'cvano disertato. Tuttavia il ;\'ugent ncdctte che vi fosse bi,ogno di i,truzioni partiCo• lari, e -.i recò a d1iedcrle al cavalier dc' ~ledici. il quale. non .wendo fiducia nelle qualità militari· del Pepe e nella fcrmczz,l. del caralt<:rc di lui1 e non \,\pendo a qu.11 partito ,q>pigliar- -.i. domandò di potervi riflette1e. Co-.ì egli perdette 1>cr b sua incertt•ua un tempo prezioso) gi,1cché nelle ~mmo,<.e i minuti ,ono orr, le 01e .inni, i ~iorni ¼.'Coli.Infint· fu dccbo di affidare b dire..:ionc d1..•lletruppe fedeli al Cara-.co,a, quc-llo tra tutti i gcn<'- rali cbc 1-(:0dcvala più grande riputazione di talento e cli br,wura. }.fa la dcmorali:u.~11.ioncs'cr.1 impos- ~f''>Sat;.d\i lutti. Il gcn:!rale C.1ra,co~a cominciò ad andare a tentoni. fa{li ondc~giava fra divt.'r'ii progetti. Volcv,1 battere la rivoluzione, ma a profitto del suo partito. O'ahr,\ pa1tc temeva la rcatione e non voleva dividerne l'ignomini.1 e la rc,ponsabilità. Egli :.tesso sognava la co~tituzione e aspir,1\'a ad cs~nc nolllin,1to pati dd regno come gli altri generali murattiani. Di qui la sua grande inccrteu,l. e I:\ comegucnte inazione. Così -.tavano le C0!oCqu,tndo ad un tratto vi fu come un colpo di fulmine. lmprov1,,·i-.amcnte si sparge b notilia che il ,generale Pepe ha ricevuto unn. lettera di dc Concilii-., che que-,t.1 lettera è cadut.1 nelle m.1ni della 1>0lizia, e che è 'ilato ordinato l'arresto del generale. Ardito fino all'imprudenza 'IUI campo di batta~lia, il Pepe non ;1vcva il san,gue freddo del coraggio civile, cd i due moventi della sua condotta come uomo politico erano la v::mità e la paura. Egli incominciò col nascondersi e finì per mettersi alla te• sta della rivoluzione trascinando nella rivoltn. il generale Napolitano e il reggimento dei dragoni comandato dal colonnello Tupputi. La defc-;,ionc intanto ,i propagava per ogni dove. Il generale Nunziantc, mcito da Noccra per dirigeni su Avellino, fu costretto ,, mutare strada per timore èl'cssere n.bbn.ndonato dai soldati. li reggimento di cavalleria, comandato dn.l principe di Ylontemiletto, eccellente ufficiale, disertò in pieno giorno dopo avere esortato inutilmente il suo capo a condurlo nel campo dei rivolto!ii, Così, dopo quattro giorni, dopo molte defezioni, esitazioni e viltà, la costituzione di Spagna, imposta dall'c~crcito, fu concessa dal re. ~ -(cont;nuaJ GIACOMO SAVARESE 1.,-" g1•111ule t•Olllflll~(I ~ _,,. . -:t~i..-.:.,~. Da più di venti anni leggiamo quoti· dianamente le terribili prove cui è sottoposto l'uomo, in Russia, in Cina, in Spagna, dovunque le forze avverse del bene e del male si combattono. Stragi, terrori, carestie, guerre civili: uno sterminato campo di vicende enormi, di cui è protagonista l'uomo, si apre alla fantasia di chi è al riparo da simili eventi. Ma l'uomo, il piccolo uomo di carne e ossa, che fa, che pensa, tra prove più grandi di ogni possibilità. umana? < Lire 12 IBOMPIANI]

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