Omnibus - anno II - n.28 - 9 luglio 1938

OMNIBUS fonda complicità lo lcga,;sc al vecchio « S.tn M,uino ». Jn realtà, la ~iattcria del ,ignor Dalcy e la sua stessa mancanza di doti brillallti avevano un certo fa,;;cino, qua:,,i la prova di una intima corrispondenz..t verso il decadente albergo. E fon;.c, col pa~~ar degli anni, quando quc!:.to cominciò a mo- 'itr~trc sempre più il colore degli stucchi ~repolati e il di\Orfl.ine dei corridoi ,;;parchi, fu naturale che il mistero di Scttc-Zcro•t:no acquhtasse significato e O'-SCssionas\Ccome un'oasi del passato le anime polvcro~c dell'uomo e dell'albergo invecchiati insieme. C'era tuttavia un essere umano che il signor Daley invidiava sempre più: la vecchia. Effie, decana delle carne• rierc del « San ~1arino >, addetta al servizio di Sette.Zero-Uno. Effie por~ tava di tanto in tanto alla prigioniera scatole di biscotti, frutta, latte, uova, bottiglie di lozione per la faccia e va- ~tti di crema, ria'>\Cttava le camere e riceveva un dollaro di mancia ogni settimana e una moneta d'oro a Natale. La sua missione importante Effic l'aveva ereditata dall'originale e defunta guardarobiera del « San Marino :t, il cui nome tutti avevano dimenticato, ma il cui la..cito nc,;,suno metteva in dubbio. Di tanto in tanto il signor D.1lcy ct:rcava di parlare con Effic dd mistero del settimo piano, ma, come diceva ai suoi clienti preferiti, avrebbe potuto anche risparmiarsi il fiato. Un po' tentennante, ma capace ancora di impugnare scopa e portaimmondizie, consapevole dell'onore del suo servizio, Effic aveva assunto arie da cospiratrice. Si reputava, è chiaro, parte del segreto di Sctte•Zero-Uno, e sebbene ignara come tutti gli ,.,Itri del suo mi• stero, si illudeva di essc1e come la stessa persona tenendo la bocca chiusa qua.si fo,;5c veramente l'unica confidente della Fenimorc. Avendo intclli• gcntcmcnte intuito che Effie non .;a. pcva niente e che il suo silenzio era una specie di cicca lealtà servile da non discutersi, il signor Dalcy si contentava di apprendere di tanto in tanto che Sette-Zero-Uno era vispa come un pa\- scro, e di mandarle verso Natale una ghirlanda di pungitopo che secondo Effic era prontamente buttata via. Quanto agli altri clienti del « San Marino>, solo gli « stabili > erano al corrente del nome e dell'esistenza della signora Fenimore, cd essi, come il signor Dalcy, si mostravano in certo modo fieri della prodezza della vecchia (narscne chiusa in una camera d'albergo per mezzo secolo!) e sembra• vano con.sidcrare il mistero con un'intima comprensione. 11,.,al ID0111HIO d•l no anho, qHll& aottfl d'ln,ni.o dfll' 180 ... 11 Erano una banda solitaria, quc,ti « stabili>, e sebbene occupati sempre in andirivieni nervosi, li distingueva il curioso bolamento dei disgraziati abituati a chiamare « ca3a > una cameretta in un alberguccio di tcrlordinc. Anch'essi, per lo più, si tenevano nascosti e sepolti fra i muri ammuffiti quanto la vecchia signora del settimo piano. Sette-Zero-Uno avrebbe potuto essere la patronec;.sadi tutti i paria che gli ascensori sporchi dei vecchi alberghi portano su e giù tutto il giorno. [ JINQUANTA e più anni erano già passati sul « San Marino H0tel >. Sono molti, per New '-.!J York. A cinquant'anni, in una città come questa, gli edifici incomin• ciano a incrinarsi, a vacillare, e diventano insomma come un dongiovanni attempato che ha il piede nella tomba. Alt'epoca del suo splendore il « San Marino> si distingueva fra tutti gli alberghi : un ambiente per pochi clienti scelti, pieno di eleganza, di quella soave grazia e raffinateua ottocentesca che il mondo, ahimè, ha così infelicemente perduto. Vantava una tettoia di vetro, artistico simbolo di lusso, un portiere con baffoni Secondo Impero, mt'nus in francese, un atrio romanticamente illuminato in cui marmi, rivestiture di noce e meravigliosi tappeti rossi rivelavano il gusto e la libcralit~l del proprietario. Il suo direttore indossava una giacca alla Van Dick, il suo proprietario una finanziera (molto indicata per gli inchini) e, nel suo allegro piccolo •ristorant~ vittorian~, _un pianoforte, un violoncello e un violino allietavano seralmente le orecchie e i cuori di uomini e donne ornati e innocenti come cartoline di augurio. Il quartiere in cui il « San Marino > elevava i suoi sette piani era stato in quel tempo un centro molto elegante, sebbene la moderna passione per la bruttezza (o forse per la praticità) cominciasse già a insinuarvi case e negozi austeri e disadorni. Ma nella prima metà del secolo scorso, le strade dalla Trentesima alla Quarantesima Est erano ancora il teatro d'una dolce e moderata vita cittadina. E la direzione del « San Marino > si mostrava orgogliosa del suo vicinato tranquillo quanto e forse più della sua lista di vini, della sua cucina, dei suoi artistici becchi a gas e della sua distinta clientela. Il proprietario, personaggio dalla mentalità continentale, era ahrcsì orgoglioso (ndli fino al punto da vantarsene, si capisce) dei suoi poetici séparés dolcemente illuminati. Egli si compiaceva d_i ospitarvi _eroine da romanzo, pcccammose magari, pur: ché arrivassero in carrozza, orn:He d1 orchidee, e ascoltassero con gli occhi umidi i valzer di Strauss e di Lanier. Anche a New York, come in tutto il mondo, esistono alberghi che invecchi:1.- no con grazi.1. Ma il « San Marino,. non era di questi. Più che invecchia• re si decom1>0ncva. Non soltanto il tempo si era accanilO contro i su~i vezzi, ma ~i era giunti a quella 1111stcriosa decadenza che a poco a poco, inavvertitamente, muta i pala7.zi in stalle-. Con gli anni, i suoi tappeti, le sue rivestiture di legno, i suoi manni, i suoi infissi, i suoi mobili, la sua stcs- (;a anima avevano assunto un aspcuo trasandato cd equivoco. Al « San Marino> per qualche anno rimase l'ari.t d'un bouquet d'altri tempi, poi anche quell'illusione di romanzo e quc-1 ricordo,.di passata gentilezza sparirono e apparve la povera gente e si incominciarono a sentire cattivi odori. Il ~ San Marino > diventò definitivamente, quasi l'avesse maledetto una perfida fata di albergo, uno di quei miseri rottami del passato appostati come mendicanti fra gli splendori e il tumulto della modernità. Il suo direttore, senza più finanziera, consumava volgarmente i suoi pasti sul banco stesso dell'atrio. I suoi fattorini negri (cc n'erano due) erano i più sboccati e malmessi della tribù. E le sue camere, quando erano occupate, ospitavano quei tipi strani e silenziosi di derc-- litti che a New York si attaccano agli alberghi decaduti come naufraghi a una zattera. Una rada schiera di uomini e donne senza soldi e di bizzarro aspetto andava e veniva attraverso le porte scon• quassate dell'albergo. Nei corridoi e sui ballatoi abbaiavano cani ringhio,i ; voci aspre e litigiose uscivano dalle ca• mere. Vecchi attori cenciosi con visi ottimisticamente rasati e incipriati, cxbelle donne vestite di taffetà cricchiante e di pellicce tarlate, comici dimenticati, concessionari, organizzatori, inventori : quasi ogni varietà di quei S0 litari e attempati Don Chisciottc clic si mantengono in piedi con fatica tra i mulini di Broadway, vivevano ora al « San Marino> senza sospettare che i suoi terribili odori, la 5-Ua ria di rinchiuso e i suoi corridoi oscuri erano i Lrntasmi di un., raffinata. eleganza trascorsa. Il « San Marino :t si era tra- -.formato in modo irriconoscibile, e se il gentiluomo in finanziera del tempo antico fosse tornato a cercarvi le sce• ne di splendore e di romantica penombra di cui era un giorno così fi~- ro, sarebbe probabilmonte morto di nuovo d'un colpo. Se, tuttavia, prima di spirare avesse fatto un'inchiesta ,l fondo avrebbe scoperto al « San Ma• rino una cosa assolutamente immutata. Nell'appartamento 701 del « San Marino> viveva, com'er,l sempre vis• suta, una strana creatura nota come la signora Fenimorc: viveva non come un essere umano che va e viene, ma come una specie di talpa aerea attaccata al tetto di quell'albergo. r ,a signora Fenimorc era nascosta nell'appartamento 701, chiusavi dentro co• mc in una cassaforte, da una notte di inverno dell"So, <1uando (secondo una vaga lcg~cnda) v'era arrivata in un coupi, avvolta in pellicce costose, con un mazzo di orchidee sul manicotto di chi11chilla, cd il portiere con i baffoni napoleonici. l'aveva accompagnata nel• l'atrio. Era arrivata sola, giovane, bclb e ricca, entrando volontariamente nella tomba del 701, e da qucll.1 sera non ne era più uscita. Era. rimasta, come spiegava il signor Dalcy, l'attu:.,lc direttore dd « San ~•forino», ,;;cpolta viva per mrzzo secolo, ~enza vrcler nessuno, ~nza parlare mai con nessuno, e separata dal mondo come se viaggiasse in un pallone o riposasse a tre metri sotterra. Chiunque, e qualunque cosa fosse stato la signora Fcnimorc al momento del suo arrivo, quella notte d'inverno dcll"8o, essa rappresentava ora un mistero così assolutamente oscuro, così indivisibile dall'anima in dissoluzione del vecchio albergo, che nessuno parlava mai di lei o se ne preoccupava. Sette-Zero-Uno, come la chiamava il personale del « San Marino>. aveva sopravvissuto alla sua storia; il suo segreto, ormai troppo lontano, non destava più curiosità né ispirava pct· tegolezzi. La sua reclusione, per strana che fosse sembrata un tempo. aveva perduto ogni mistero. Il silenzio uccide sempre gli enigmi, e Sette•Zero-Uno, così stranamente, così misteriosamente staccata dal mondo, era di• ventata una parte di quel miserabile albcrguccio dimenticato quasi quanto la sua misteriosa cliente nella nuova età turbinosa che gli si agitava intorno. Qualche volta, mczw addormcnt:lto dietro il banco direttoriale, il signor Dalcy era assalito da una strana e profonda curiosità circa la signora Fcnimorc. Di regola, quando pensava a lei, non la vedeva molto diversa dagli altri suoi dient►, caduti, si ,;;arcbbe detto, nelle camere del « San Marino :t da Marte, tanto erano sprov• visti di mezzi e di amici. 11 signor Daley usava ripetere, con orgoglio, che sebbene impiegato al « San Marino > da trent'anni circa, non aveva mai intr;lVisto la signora. E che la signora Fcnimore, già misteriosa quando egli era arrivato, nel vigore della gioventù, era sempre stata nell'albergo, pagando la pensione mensilmente, in contanti, invisibile come uno spirito e chissà per quale miracolo ancora viva. C'erano· momenti nella vita del ,;ignor Dalcy in cui il pensiero di SetteZero - Uno diventava ossessionante. Mentre il signor Daley invecchiava, le sue preoccupazioni, i suoi intrighi e le sue passioni (mai molto acute) cominciavano a sbiadirsi; Sctte-Zero-Uno invece sempre più diventava importante nel suo animo stanco. La donna nascosta all'ultimo piano appariva talvolta al signor Dalcy come una principessa in una torre, una strega occupata in segrete orge notturne, o una veggente, in attesa, con divina pazienza, che una misteriosa profezia si avverasse. Per il signor Dalcy, in• vcntare fantastiche interpretazioni di Scttc.Zcro•Uno era divcntaq onnai una mania. li direttore del e San Marino>, piccolo di statura, incerto di carattere, non àveva alcuna di quelle doti di i. striane che distinguevano molti suoi clienti. Era una specie di Sancio P.mcia, facilmente intimidito, dcsidci-oso di sonnellini, pago della propria rovi.. na morale e fisica, come se una pro· La sera, d'estate, discutendo l'argomento col signor Dale- , spesso gli « stabili > domandavano dove ScttcZcro-Uno potesse prendere il denaro per vivere, e 3Cmprc sorridevano al pcmicro di Effie che continuava a por• tare cosmetici a una vecchia centenaria. Ma nC!>sunopensò mai di discutere col direttore perché la signora Fenimore si fosse chiusa in camera per più di mezzo secolo, o chi fosse stata prima del suo arrivo in quella notte di inverno dell"Bo. forse i clienti del « San :M.1.rino> intuivano che domande simili non and.wano fatte e che era impossibile rispondervi. Così continuava innocente e tran• quillo il mistero, quando, un pom<'• riggio d'est.ne, un forestiero entrò nel• l'albergo e, avvicinato3i al signor Dalcy che era appisolato dietro il banco, gli chiese calmo il numero dell'appartamento della signora Fcnimorc. Una simile domanda non era mai stata formulata al « San Marino >, almeno negli ultimi trent'anni. Non è da stupire quindi se il signor Dalcy si a• gitò nervosamente dietro il banco. Vrdcva un uomo sui trent'anni, ma• gro, bruno di capelli e di pelle. I neri baffetti romantici che gli ombreggiavano gli angoli della bocca ricordarorono subito al signor Dalcy i ritratti del suo autore preferito, Robcrt Loui'> Stevcnson. Osservatore attento e come tutti gli albergatori ottimo psicologo, Dalcy cercò, fin dal plimo istante in cui vide il forci;tiero, di capire che specie di uomo fosse. Nei decenni scor:;i, spes,;;o il signor Dalcy aveva anticipato quel momento domandandosi chi s:ircbbc mai venuto a reclamare il fantasma del « San 1'!.lrino >. Sebbene- non rimci55oea indovinare subito il carattere del forestiero, fu lieto di notare che egli era il tipo affascinante e mistcrio~ richiesto dalla ~ituazionc; una di quelle fi. gure di giovani romantici che così raramente si incontrano fuori del pal• cosccnico e delle vecchie stampe. « Il suo nome, ,cmi? > chiese cortc- ~<:mente il signor Dalcy. « Le dica che è venuto a trovarla Everctt FcnimorC », disse il forestiero sorridendo con tanta cordialità che il direttore del « San i\1arino :t fu quasi disarmato. « Fcnimore, eh? > ripctè. « Lei è un parente? >. « La signora è mia zi.\ », spiegò E· vcrett Fenimorc. I - (continua) BEN HECIIT C01'1UNICATO Pn difr11d<:1Tidalle infinitt· imit.viom di minor pno r qualità S4 ,ldl·ntc .ibbi.uno do\'uto inc.ut~uc le no,trc Sapon<·tte v,·rdi Brio:i-.-hi ,,I Lysoform puri,,irnc l' di,infrtt.tnti. clu.· per l.lVO· r;11ionc 1.x·rfr·tt.t !-.fidanoi primi ,apo• n1 dd mondo malgrado il preao ba,--0 do, uw alla forte- vendita ('d alle no- !>trt·modt·",tt' c1,igenzc. Bad;.1.tc he l'in• ,olucro porti bc.•nt•chiari i nomi di Bri<hchi e di L)'JO/orm. !I! AchilleBrloschle C. -Milano POlVDfRoInO. [fRANCO per dtecl Utrl dl a.equa. Uttou a.romat.lzzat.a all'ara.nclo o &l limone equtvalenU a 60 bibite. Sisleina di aromatizzazionebrc, ettato CERCASSI ESCLUSIVISTI ~e il \'1. fom,wre t 1r1n,n i110 inli1u: 14. IO (anche in franrcobolh) mtraionanJo il pra.rnte 11om.alt: ru:eHrtle .; t<Cah>lc,franco dut1no. DOTT. LUCIANO DE FRANCO \'11. \toe;~i'll. -.:. 14!; • (;AT.\,IA Fa.bbr1cante della. rtnom&t.a. LIMONINA IJ lt Il 'I' O L IJ O btHt.t.lma.na.le umorltt.lco che !a U cuore contento: In t.ut.t.e le eclJcole a. tO eent.e,1.ml. SALSOMAGGI [LA CURA CHE DONA ETERNA GIOVINEZZA) Al.lEAC,Q_ ~ di -;.. .: .•,- • $'..... • .~(~ :....,;:: GRANHDOTERLEGINA BAGNIE OUREIN OONI PIANODELUALBEROO• OOOINAAOCITRATISSUU OO!rriLIBERA SCELTA • TELEFONI IN TUTTE LE OUlERE PENSIONI E FORFAITS TELEFONl1 7281-7282-7283 • TELEGRAJ1Ull1 R&GINABOTEL I IL PIÙ DESIDERATO SOGG,IORNO , r I \., j / •. f I ~J;:,\ ., ~<.(, .. , - / ;;}-. l~t<r,✓ r 1~011_. I . ~ NOVITÀ or LU COLLA'\:A "PROSATORI ITALIAKI CONTEMPORANEI" * UN Gli.ANDE SCCCESJO i;• '11 GLIA 10 BINO SANMIKIATELLI Fiamme a Monteluce Furu ,o,,,••{o du •1'1,usi,,,u,;, , '"'""'""~,-,;, il l,11""•· ,, • •• """ K•ir,i •lfi•trrr.illo Ji •••·r•i,.,,•li, .- • "" //u11/::,•N J; 1il1u1\i,·111 r ,....,,_..,.,,. /i, 1,1//f lii<# lrffMlf ,ON11,,·1<//11/ltt,1. Volumt Ji 500 r~~int, Lirt 12 I Mare~man~ j Rom,wo di ENR.lCO PEA È J,,,,, il,,.,., pi/. (,,,,,,,,,,,,I,,, il p,,., ,,/.l,i,1 1<r1lfo r tfllwr,1 111<,1 • .,J,,, <',"t/,1,i1twrf'Jr>wrl'r11►i1/1,,1.,,1/1/l,•rll,J ,,//,. ,nç111i, Volun,t Ji 27~pJgint, Lirt 10 Il generale in esilio R.m-onti di G B ANCIOU.TII È•• '"""t•ir,i .li PiJ...l,.,r ;•,,,,,,.,,, ,/,,,,, /., p.,,.,;,,) u.wpr,, ,,,,11,.,.,,,., ,,. 1111',,,,,,,,,,j,,,,, J1 ,,,,.,, ..,,", ... ,,, J,. '1,r /'.,1111<1 J, l'lf!r/,.,rr """ ,nit,/ ,i pf11<<1l1Jt ,1 111<,.1 111/r r11pi,/,,, , , 11,rrl,1 ( J,,,,,,J.,. VQlumc di 220 rJgint. Lirt 10 VALLECCHI EDITORE • FIRENZE .ti lllfll•e, lii llltUlli. lii ltltJlti ovunq111 vi rachlole o tra•correra le 1'0tonze, le p1.1bbUcazlonl llludrale dello Ca■o Edlilce Rlnolf vi porteranno l'eco ddla c,{to che continuo anc-he al dl Id della porenlui ,,tiua. ABBONAMENTI SPECIALI ESTIVI {c,;,11 dttnntt1::o do quofo·o,i 11w,u,-,;, t "'" d111t10 ad n.tntuolt ta,11bùu11c1tto d, fod1ri:uo) Dodici Hltimlllt d1 1bbonarntn10 Id uni dd!c 5e. 1l"ent1.rl\·1sft u:111mln1h: Sffol,;,111,otrato, NM.t/14, U,, C1,wno lllu1traz., Cmtillu1tratQ, Tuffo L. C,58 l>odld HIUmlAI d1 abbonamento 1111 r1n•II tcl• t1m1n1le P,uoia .... , .. , O" . . L. l,10 Dod.ld Slttimllll d1 1bbon1rntnfo 11 b11en,m1nllc UO\f>fl~IICO 11,trtoldo . , I. 1,- l)odjd 1tttlmu1 d1 ahbon•m. 1 Or,mb"' L.11,-· Dod.ld Httlmut di 1hbon1mcn1, nunul.•uvo 1lle pubbhtu1om: Suolo 11/11,tro/<1, \"v, 11/0, Ln. Cmt• 1<10lllu1tro:norrt, C,"" ,fl.,urut1>, Tu 110, P,nvlo, Bn. 1"ulo,O,m11br.i1 L IO, Tl't mnl d1 •bbom,mf'nlo Id uni delle rn1•tt mtns,h .'-;urruf'10o 1..1., f>,,,,.,a, . L lt,- Tl'• mul di 1bbonamtnto •Il• 1fU1>Je r1nst1 qu,nd1c•n•le C1m-nio . . l. 10, Dodici 11tUmut di a\,t.>t,namtnlo I hllff' .,, doJiu le 1udJcne JH1.bblic.u1on1 dtl (,r,.J'ro n,uoh (con Ire numu, d1 OJlTlUOI dC'llt 1,-·1•!l ·,u,n1h .S,trlJ• 1111 t l.,,1 D"""" e 1<1:1 numtn d, <"11tt1<10) L to, RIZZOLI E C. EDITORI • MILANO, PIAZZA CARLO CRBA 6 l ttrsamnm Jx,.uonu 011</i• t.lf,111,or,1 1ul C 111> Curuntt l'<JJ111l, J·~' 16 i,11ntu1o ai Ru.:<>i, te,, .\filo'IO

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