New York, giugno. I \ SVEGLIA ha suonato alle 4130; poco prima delle s arriviamo già al forno. Anche così non siamo le pri. mc ; due ragat.te aspettano già dietro la porta. Ci accodiamo a loro. La strada è deserta, tutte le case buie. Ogni tanto udiamo avvicinarsi dei passi ; una figura indistinta appare e raggiunge la fila davanti al forno: un'altra duoccupata. Noi due non d parliamo; aspettiamo affiancate, mute, decise a non cedere il nostro posto: il terzo dit:tro la porta. I passi si. fanno più frequenti, altre figure vaghe ci raggiungono. Ora Jiamo una fila di dicci. Suonano finalmente le R'i. Dalla porta attigua a quella del forno esce una donna in uniforme bianca con un mazzo tintinnante di chiavi in mano: e Debbo aprire, fatevi in là>, dice. La porta si apre: e Calma, calma>, soggiunge la donna. e Una per volta. Chi è la prima? >. Si fa avanti una donna grassa, che tutte squaduno, spruzanti. La odiamo pcrch~ è arrivata prima e, probabilmente, avrà più fortuna di noi. La donna in uniforme bianca la conduce in un angolo, e parlano, mentre noialtre aspettiamo, addossate alla porta. La donna e la grauona continuano a parlare. c. Ha avuto il posto >, dice una ragazi.a. e .E: inutile aspettare >. E si stacca dal- • la e ln:t~ic aspettare>. Un'altra si allontana, imitata da due compagne. lo e la mia amica siamo ostinate; a.spettiamo, seguitando a sperare. Non è certo che la gras• sona abbia il posto. Ma a un tratto, la donna in uniforme bianca accenna di sl, e la grassona si toglie cappello e cappotto. Sen:r.a aspettare che la donna venga a dir• ci: e Mi di1piace>, corriamo via rassegnate. Che si fa? 2 ancora buio. Una tazza di caffè è nc_ccs.saria. Nclli ca/eleria esaminia• mo un'altra volta gli avvisi del giornale. Una fabbrica di profumi c~rca operaie; un'altra fabbrica çhiede cento donne per imballare Dio $3. che. Be', Eli!abctta andrà dal profumiere cd io tenterò gl'iniballnggi. e Buona fortuna! E se non troviamo nul• la ci si vcdt- alla Scst:I Avcnuc ! >. Esauriti gli avvisi del giornale, ci rimane la speranza della Sesta. Avenue. Non mi riesce facile trovare la fabbrica giù nella città bassa ; perdo molto tempo a chiedere e a cercare. Finalmente, sono davanti a un fabbricato bauo, lungo e spore.e,, con una porticina chiusa al centro. Scn• to un tuffo al cuore vedendo la lunga fìla di donne e ragazze che 1i snoda come un gran serpente intorno al fabbricato. Prendo posto in coda, e pochi momenti dopo non tono più l'ultima. Finalmente due uomini escono sulla so1lia: uno ha un grembiule 1ul grosso ventre, l'altro fuma un sigaro; si scambiano lazzi, guardandoci, e ridono. Spaz.ientitc, cominciamo ad agitarci e a scalpicciare: e \vanti, aprite quella porta! > si senti" ,. "dar<:. e Perdiamo troppo tempo ad aspct• tare! >. I due non si scompongono: seguitano a ridere e a parlare. Dopo un certo tempo, il grassone guarda l'orologio e l'uomo col sigaro apre la pona cd entu .. Un nugolo di donne gli s'ingolfa dietro. e Basta! > urla il grassone. e Le altre aspettino! >. Sbatte la porla e vi si ad• dossa, immobile. Passa molto tempo, poi solo uno spiraglio della porta si apre cd appare una mano con una striscia di carta bianca. Il grauone la prende e parla nella fessura. Quel pezzo di carta ci rende tutte nervose. Il grassone smette di parlare: e Un momento>. Respinge brutalmente le più vicine e attacca la carta alla po,ta. con un chiodo: / Non si auume più nessuno >. Ci disperdiamo senza parlare. Sono le nove: l'ora della Sesta Avenue. Le prime delusioni della mattina bi.sogna sopportarle, si sa, ma la giornata non è finita. C'è ancora la Sesta Avcnue, davanti a noi. Tutte quelle agenzie di colloc.amen• to, tutti quei posti: uno almeno ne toccherà, speriamo, a noi. Il denaro per l'iscrizlonc l'abbiamo. Ecco Elisabetta, in attesa e E la profumeria? Non hai avu10 fortuna?>. < Assumevano rolo personale esperto. Pat.ienu. Da quale agenz.ia cominciamo? Io vado da Mac. e un brav'uomo, r-.,fac• aspetlerò Il che oàpiti qualche cosa >. e Come vuoi, Elisabetta. Io vado un po' in giro. Ci vediamo poi da Mac >. " Vado in giro: penetro in androni bui, salgo 1calc ripide, una dopo l',ltra. Dappertutto lo stesso quadro: muri nudi, sporchi, file di sedie, scrivanie. Uomini e donne nelle stanze, per le scale e negli atrii. e C'è un posto di cameriera in un ristorante? > domando. e Per oggi niente>, mi rispondono. Oppure: e Solo per ragazze giovani >. Dovunque la stessa risposta. e Siediti e aspetta >. Non mi va d'aspettare. Continuo a gi- r rare, a salire scale ripide, a domandare. I 11 ANNO JT• N. 27 • 2 LUGLIO 1938-IVI OMNIBUS SETTIMANALDEI ATTUALITA POLITIOAE LETTERAJUA ESCE IL SABATO IN 12-lf PAGINE ABBOllAMEIITI Italia, Imp1ro: 111110 L. 43, 11meatNL. 22 Emiro I anno L, 701 .emutrt L. 36 oa•1 2fOKIRO UNA LIRA lhnoaerhtl, dlugni • fotogra!e, anche le D.011 pnbblloatl, DOD •i rt1tit11:i&ee110, Dlrulon•: Boma • PiuH della Pllotta, 3 TeleforaoN. 66,470 lfilano • Pi1111 Carlo Erba, 6 T1lefono N. 24.808 Finalmente Jack ha qualche cosa. Non sono troppo vecchia, per fortuna. e .e un buon posto. Mance laute. Pren• dilo >. cfisro? >. e Fisso, certo >. Faccio qualche calcolo: sci giorni la settimana, a un dollaro al giorno, sono ventiquattro dollari al mese. E dunque, due dollari e quaranta di percentuale anticipata all'agenzia, se non più. e Va bene, .:i.ccetto>. Jack mi scrive il nome e l'indirizzo del ristorante che dovrebbe assumermi e mi ten<lc una ricevuta per ire dollari. Tre dollari? Lasciamo correre. Sono felice di avere il posto. Il ristorante ha un aspetto lussuoso. Come faccio, a presentarmi così, sui due piedi' Nen•osa e agitala come sono, non ho avuto il tempo né la calma di prepararmi alle inevitabili domande. e Mi manda il signor Jack. C'è bisogno di una cameriera, no?>. li cassiere mi squadra dalla testa ai piedi. e Non conosco il signor Jack e non mi occorre pc-rsonalc. E poi mi servo di un'altra asenzia. Mi dispiace>. Un altro nichelino per l'autobus· il quar• 10 da stamattina. Jack mi rivcdr senta meraviglia: e f. ,tato un equivoco. Siediti e aspetta: capiterà qualcos'altro >. e Non posso a.spettare: rivoglio i miei tre dollari >. Jack ride: e Non esse-re impaziente. Aspet• ta: ti prometto un posto per domani >. t così affabile che non oso insistere. c.Va bene; tornerò domani>. Jack non mi saluta nemmeno. Sono passate le undici: avrei forse fatto meglio ad aspettare, con Elisabetta, da Mac. Mac non mi avrebbe fatto un tiro simile: mandarmi in un posto dove non mi vogliono. Forse Elisabetta ha a\·uto fortuna ... Ma no: è sempre seduta ndl'ufficio di ~{ac, e aspetta. Con lei sono Carolina e Florcnce. Il resoconto della mia avventura con Jack iniz.ia un vivace dibattito sulle a.genzie della Sesta Avenue. Il tempo vola; ci sembra inutile aspettare ancora da Mac. Usciamo di nuo,·o sulla Sesta Avenuc. Guarda, c-cco Edna con la sua immanca• bile banda. Dove la conduce, oggi? e Andiamo al municipio. C'è un banchetto, forse ci prenderanno >. Noi quattro e la banda di Edna formiamo un manipolo di dieci. Edna ci guida, attraverso cucina e dispensa, nell'enorme sala da pranzo del municipio. 2 di casa, qui, circola liberamente, e sa dove trovare la direttrice del perJOnalc. e Ehi>, le grida. e Siamo qui!>. Appare una donna di una certa età che, riconoscendo Edna, sorride. Sì, c'è un ban• chctto, è esatto. Ma, le dispiace, non le occorre personale avventizio. Un momento: una o due, forse ... La direttrice csaroina il nostro manipolo; i suoi occhi scorrono di viso in viso. s·mu<lc di poter scegliere, ma è Edna che sistema la faccenda. • Occorrono due avventizie: Edna (naturale) e la sua migliore amica. Ecco fatto. Siamo tentate di darci per vinte e di tornare a casa. Dopo tutto è l'una, e si cam• mina dalle cinque del mattino. Siamo stanche morte e affamate. Un saridwiçli e una tazz.a di caffè ci restituiscono un po' d'enersia e dc-cidiamo di fare un altro tentativo. e lo devo assolutamente trovar lavoro>, dice Carolina. e Guardate le mie scarpe. Ma ogni antesimo che guadagno va per il fitto>. Se non si trova niente nelle agenz.ic del• la Sesta Avenue, si può rileggere il giornale, fon.e ci è slugg.ito qualche co1a. Guarda: un dottore cerca un·as.sistenlc. e Non si richiede esperienza >. Elisabetta e le altre non s'interessano. e Tenterò>, dico io. e Chi!Sà >. Arrivo all'indirizzo del dottore, salgo le sC'ale. L:i porta viene immediatamente aperta da una donna in uniforme bianca. Dio, che folla! Non mc ra1pettavo certo. Lo stretto corridoio è gremito di ragaz.zc. laC~o~~~ia::;:~c:hi:t~!~rti;om~cl~•us~a;::ti:r apre e il dottore appare. I suoi occhiali brillano talmente che i suoi oc.chi non si vedono. Solo cordiali, umani? e Chi è la prima?> chiede con voce bas.sa e cortese. La porta si chiude alle spalle della prima. L'intcrvi<t:- •")TI è lunga: pochi minuti. e la porta \1 riapre. La prima non si guarda intorno, mentre esce dalla s1anza. La porta si chiude dietro la seconda per ria• prirsi dopo pochi minuti. e La tena, per favore >. Che accade? La terza è stata dentro f"inque minuti. .. dicci., Noialtre nella sala d'aspetto cerchiamo di intcrpre1are, mute e attente. Ci scambiamo occhiate significative. Un quarto d'ora I e Ha a,·uto il posto>, dice una voce. e Cc ne andiamo? >. Il mormorio cessa, una poria si apre, si odono i passi nell'anticamera e l'c arrivederci> del dottore. La for. 1unata non riattraversa la sala d'attesa. An• diamocene a casa, è finita. Ma no, ecco il dottore: e La prossima, per favore :t. Toc• C'a a me. La porta si chiude allc mie spalle. e Si accomodi >. li dottore indica una R'dia, da.vanti alla scrivania, e Qual era la sua occupaz.ionc? >. e Sono stata dama di compagnia della si- • gnora Tal dei Tali >. e Quanto tempo v'è rimasta? Che altro genere di lavoro ha fatto? >. e Sono stata con la signora un anno; da allora mi guadagno la vita dando leiioni di tedesco e di pianoforte. Ho fatto anche un po' d'esperienza come infermiera, in Europa, dottore ... >. e Bene. E quali erano le sue incombenz.e ?>. Il mio cervello lavora febbrilmente, raduna ricordi: e Fissavo gli appuntamenti agli ammalati, ceco.. pulivo gli strumenti ... rispondevo al telefono ... Tenevo l'ufficio e la s1anza d'aspeuo in ordine ... Assistevo il pro'essore ... >. e Bene. Vedo che lei è intelligente. Mi dia il suo indiriuo: la terrò informata >. Il dottore si ah.a. L'intervista è finita. Non riattraverso la sala d'aspetto. Le mie compagne udranno i miei pusi nel corridoio e penseranno: e Ha avuto il posto>. Non so decidere ~ è meglio a.ndare a cua a dormire o continuare tutta la sera, per non lasciarmi sfuggire una sola occasione. MARTA VITTE 110 DE JANEIRO· Ull lfETB.OPOLITANO DUE CAPPELLI DELLA DUCHESSA DI XENT LA QUESTIONE EBRAICA f1 N UN LIBRO apparso rccentiuimamenl,l te, un noto scrittore americano, John Cournos, propone una soluzione nuova dell'eterno problema cbr:iico. Secondo il Cournos, autore di una trilogia The m,uk, Tlte u;atl e 8obel, che il recensore inglese definisce e famosa>, esiste e una soluzione semplice, pratica e completa del problema mondiale dell'ebraismo, una soluzione che metterebbe per sempre fine al l)imillenario dilemma >. O Israt:le, ascolta! è il titolo del suo libro. Ascoltiamo anche noi. John Cournos vede la fine della miseria ebraica nel riconoscimento di Gesù da parte degli ebrei. M.1 Cournos, figlio, lui stesso, di ebrei, non riecheggia gli argomenti con i quali si è 1cnta10 per secoli di convenire gli ebrei alla fede niStiana. Egli afferma che gli ebrei possono ,uutto,e Crsù r ,imonere tultnvia ebrei. E vi è - dice sempre il Cournos - una ragione sempliciuim.t e onestissima per gli ebrei di rivendicare Cc-sù: e cioè che Gesù era un ebreo; il migliore degli ebrei, ma e,srnzialmf"nte, quintessenzialmente un ebreo (S1 può con e111nl foridomento sosteriere çhe fu esstri(.folmeritt. q111nlf."JSrn(.i'1.lmtnle ontitbreo). , Da parte di un ebreo - prosegue il Cournos - dimenticare che Gesù era un ebreo e rinnegarlo, significa dimenticare e rinnegare tutto l'insegnamento ebraico anteriore a Gesù; equivale a respingere tutta J"credità dell'ebraismo, tradire quel che ci fu di mt'glio in Israele. E da parte di un cristiano, dimen1icare che Gesù na un ebreo siE;nifica rinnegare il Cristjancsimo stesso. Solo un cieco può non vedere che. in un mondo come l'attuale, che costringe ciascuno a prendt:re posizione, in una situa- ~ione come l'odierna, in cui hracle è una delle poste in gioco, gli ebrr1 possono salvore st stessi fisfromente e spirituolmt:nte solo prendtndo posiàone con coloro che slonno cori Cristo. Il problc-ma, secondo lo scriuorc, non è soltanto 1c gli ebrei si salveranno, ma piuttosto se ebrei e cristiani insieme si salveranno. Quindi il Cournos dimostra - o, per dir meglio, tenta di dimostrare - che il cri• stiancsimo, spogliato dei dogmi, del ritualismo e del misticismo, che nel corso di duemila anni vi si sono incros1ati, è essenzialmente e e indivisibihncntc > una dottrina ebraic:a, esposta in modo originale da e un ebreo dagli oechi azzurri >. c.-Il cristiano deve useire da.li' angusto guscio dei suoi dogmi, l'ebreo dal guscio del suo ostinato esclusivismo>, esclama l'ebreo Cournos. E condurle: c.Che mi si intenda nel senso giusto. lo non invito l'ebreo a compiere l'atto per cui egli ha tanta ripugnanz.a: a convertirsi, a diventare un meshumtd, un rinnegato. lo dico: che l'ebreo si converta 11,Jl'ebraismo es~nziale, a quel!' ebraismo che, più che in qualsiasi altro figlio d'lsrae• le, si incarnò in Gesù. Che l'ebreo resti un ebreo, ma sia orgoglioso dell'ebraismo, del• lo spirito dell'ebraismo, di Gesù. E se l'ebreo - soprattutto- l'ebreo d0 America - non è ammesso nella casa " cristiana ", nel circolo "criuiano '' locale, non considui questo come un male: e si consoli col pen• siero che Gesù stesso, se improvvisamente riaeparissc qui (in America?), sarebbe an• che Lui escluso e per la stessa ragione: perché è un ebreo. (Ma Gesù non domonderebbe affatto di esservi ommesso). Che Gesù foue il Figlio di Dio è qualche cosa che io per primo posso acceturc. Questo non perché Egli chiami se stesso così, e non perché altri Lo chiamino cosl, ma perch/ F.~li disse cose di"inamcntc belle e perché le disse meglio di qualunque uomo. Il comune nemico dovrebbe fare, degli ebrei e dei cristiani, degli amici comuni... F.ui già riconoKono un padre comune>. QUATTRO PUNTI f1 O CREDO che cristiani ed cbr<'i sa• lJ ranno d'accordo nel consideri.re la proposta del Cournos come destinata a non avere nepoure un principio dì attuazione, come un .. ,u,moralità e come un a~surdo. a) Prima di llltto, d:d punto di vista pratico, è perfettamenll" inattuale. Su queuo punto è inutile tentare di fare dimostrazioni. Quel che conta è il fatto Il fatto è che, sebbt"ne non sia. ccrcamcnte mancato il tempo agli ebrei di e riconoscrre > Ccsù Cristo (h.:i.nno avuto quasi duemila anni), pure non lo hanno riconosciuto. In questi duemila anni. non sono certo mancate loro le ragioni per farlo, né le occasioni ; e, se lo avessero fatto, avrebbero notc,olmente scmplifìcato la vita a se stessi e agli altri. Pure, non lo hanno fattò. Pc-r. ché dovrebbero farlo oggi? Per il libro di John Cournos? Del resto, ripetiamo, su questo tema. è superAuo disceuare. John Cournos ha invitato Israele ad ascoltare. Io sono disposto a. mangiarmi il cappello, come il signor Chambc-rlain, e anche la. tes1a, come ~~:~t:it~:~::~t:s:!1~'.c~;~• :~ ~;es:;:' aspettare. Chi vivrà, vedrà; lo diceva an• che il dcf un10 Bukarin. b) Secondo: ammes,o che la soluzione proposta fosse attuabile, non risponderebbe allo scopo. In che consiste la soluzione? Che gli ebrei e accettino Gesù, rimanendo ebrei > (più oltre il Cournos chiarisce: rimanendo ebrei fisicamente e spii'itualmente). Quale è lo scopo? Arresiare l'an1isemitismo. Gli ebrei, oggi, in alcuni paesi, attraversano ore di(. ficili non già. pcrché e non riconoscono Gesù>, ma perché sono ebrei. Ora, se essi si decidessero a riconoscere Gesù ma con la riser.•a di rimanere ebrei - come il Cournos vorrebbe, - le cose resterebbero esattamente come prima. Veramente l'idea del Courno! è alquanto diversa. Egli vor• rebbc: che gli ebrei e riconoscessero Cesù > per potere poi ottenere aiuto dalle naz.ioni cristiane o, meglio, da akunc di esse. Questo e famoso> scrittore ha delle idee ben strane sul mondo politico odìcrno. Egli mostra di credere che le democrazie inglese o francese o altre siano impedite dal prendere le armi in difesa degli ebrei dal fatto che questi non hanno ancora riconosciuto Gesù. Iddio gli conservi siffatte illusioni! Che gLi ebrei riconoscano Gesù - egli dice - e-, poi, costituiscano insieme con i cristiani e un fronte unico in nome di Gesù > Contro chi? Contro le potenze •ntidemocratiche, s'intende. La confmionc delle idee: è al colmo. Ap· plichiamo, per un momento, la formula del Cournos alla situazione di fatto attuale. Nel e fronte unico>, di cui il Cournos vagheggia la formazione, troverebbero posto, come si è drtto, anzi tutto gli ebrei ; poi, per esempio, la ma,soneria franccic, i rossi di Barcellona e di Valcncia, che hanno dimostrato tanto pio zelo nell'onorart. lddio e i suoi templi, i e Senza Dio> russi, ecc. Il quale e fronte unico> - si noti bene - 1arcbbc costituito e in nome di Gesù>. In cambio, Franco, per esempio, militerebbe nel fronte oppo'1o. Noi italiani, probabilmen1e, idem. Del che non avremmo ragione di dolerci, d:ito che I. Santa Sede, la quale ha pi\1 volte mo.stfato di approvare la causa di Franco, sarebbe con noi: e cioè nel fron• te contro Gesù. ~on S."lrebbc più semplice non mescolare il nomf" divino di Gesù ai nouri odi terreni? ,) Terzo: la proposta dello scrittore Cournos è immorale. Per quali ragioni, st'condo lui, gli ebrei dovrebl,cro fare oe.'l'.i quel che non hanno fatto in duemila anni: riconoscere Gesù? Perché rolo cosl e possono salvarsi fisicamente e spiritualmente > ; perché solo cosi possono c.rimanere ebrei > cd t'ssere aiutati dai criJtiani. Conversione p('r ragioni politiche. La più immorale dcllc conversioni. d) Quarto: dal punto di vista storico e logico la proposta del Cournos è una contraddizi9ne in termini. t forse questo, il punto più importante di questa dimostrazione. ISRAELE È MORTO ';1 \ STORIA rdigiosa di Israele è tutt_a ~ percorsa d:a due fili, da due vene virali: qut'lla della predicazio.nc profeuc:i e quella della 1radizionc saC'erdotale ~iomC'nti diver\issimi, l'uno dall'altro, per l'ispira-zionc e per il fine, essi si svolgono in antitesi sorda, forse inconsapevole, ma costantt". Furono i profeti che di una religione barb~r~ e pri~itiva fec-·ro una religione di giuU1z1a e d1 amore. e Le vostre feste io le odio>, fa dire a Dio il profrta Am~s, , ,t' vosrre solennità, io non le gradisco; i ,ostri doni io non li accolgo~.. Ma scorra h giu,tizi:a come un fiumi- e la rettitudine ço. mc un torrente perenne>. Sembra niente: ma è la prima volta che Iddio si pone a custode esclusivo della giustizia ; è la prima volta che Iddio respinge il culto dell'in• giusto. E in Iuia: e Non portatemi più doni inutili ... I noviluni e i sabati, i digiuni e le festività, io non li tollero ... Le vostre mani wno in,anguinate: lavatevi, purificate-vi... C<":uatc dal fare il male, imparate a_ fare_ il bene! Seguite la giustizia, aborrite gli oppressori! >. E in Osca: e Io mi compiaccio deJra. more, non dei l8cri6ci >. Con questo, il Dio d'Israele è diventato Dio di giustiz.ia e d'amore ; ma è pur sempre esclusivamente il Di~ d'Israele. Nelle sventure politirhe, la religione d'hraele si purificò e assurse a maggiore ahen:a morale-. In Geremia, e tutta la crcaziont: è opera di Dio e, quindi, gli uomini sono tutti eguali dinanzi a Dio: ogni distinz:ione di rana e di nascita scompare di fron1c all'infallibile giusti:tia divina > (Levi della Vida). Ancora un passo irìnanzi fa il grandissimo profeta di cui il nome non è giunto alla postcrità e che con- \ cnzionalmcnte è detto il e Secondo Isaia >: a tutti gli uomini rhc si accosteranno a Dio con cuore umile e con fede sincera è promessa la salvena finale. Con qu~sto il profetismo ebraico tocca il punto più alto della sua parabola. . ~a ac.eanto all'opera ispirata dei profeti, s1 cornp1c\1a quella formalistica e pt'dantc dc-i 1acerdoti. Fu loro creazione il e Codice sacerdotale>, incorporato nel Pentateuco che disciplina tutta la vita del fedde coi; llOa serie infinita di norme ri'l'.orose e mi- ;~;~~::: surt:~~7i: ~~~laca!:~t: ddr~~va;!~i;:: Vn:11 rdiq:ìone siffatta, è O\\Ìo, non era più reli~ionc: era, pt'r usare una metafora evangelica, un e sepokro imbiancato>. Cc(Ù re~e la rottura fra il profetismo e l'tlemcn10 \acerdo1alc incvi1abilc. I sacerdo1i avnano tolll"rato che i p1ofcti predicassero l'amor<', e non i n;crifici; aveva.no tolleuto t'he i profeti predicassero l'c-guaglianza di tutti. gli uomini innanzi a Dio, perché I" <u·le nmane\•a sempre come interrnc-diario. Ma. con Gesù. quc(ta fundone di mediatore è sottratta a Israele. 1 Jacerdoti non potevano non imorgere. Essi ca• panino C'he la predicazione di Gttù era la fine loro e la fine di Israele. Capiiono mt'• glio dello ~riuore Cournos. $('nonché, quel che era di vi\·o e di vitale nel Ciudaìsmo passò tullo nel Cristia• ncsimo, si incorporò in esso e perdette ogni Ci\T:Htere specificamente giudaico. Alla religione madr(' non rima.sero come pairimo. nio suo pro1uìo che gli elementi formali: i meno fecondi. Il momento profetico, che, per sua natura, era stato sempre a tc-n• denza univcrs.:i.listica, si concluse nell'unì• vcrsali1mo cri~1iano. Quello 1aeerdo1ale, che era stato S{"mi)rc una. forma rigorosa di esclu(ivismo na1iona\e o di razza si irrigidl sempre più nella conservazione' delle sue regole e delle sue formule: ché, con1cr- , ando quelle, conservava se stt'Sso e il suo popolo. Furono i profeti che assicurarono a Israele la sua funzione nella storia rcligio~a del mondo. Ma fu graz.ic ai s,ccrdoti che gli ehr<'i ropra.vvissero a. 1antc tempeste e rimasero ebrei. Perciò e riconoscere ·Gesù > e < rimanere ebrei >, è una contraddizione in termini, così -come contu.dittorl sono i termini di e universalismo> e di e esclusivismo rauistico >. Rimaner.: ebrei che significa? Ouc, varc i precetti del Pen~ tatcuco sulla foggia del vestire o sul taglio dei capclli? Forse il Cournos intende semplicemente: rifiutare i matrimoni misti. Il che, senza una .giustifica:r.ione religiosa, 1a. rcbbc puro ran1,mo. E, in fondo, il razzis~o. lo ~anno. invc-ntato gli ebrei; e ql1ando I mHni1onc St è ritorta contro di loro se ne sono doluti. ' RICCIARDETTO
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