Omnibus - anno II - n.26 - 25 giugno 1938

MEMORIE1 EDITE DI GIACOMOSAVARESE ICONTUfUAZ. DA.I NUMBRl PREC EDEN'Tl] ".)-~ L PENSIERO veramente pro- ~- fondo che a\•Cva ;mimato il pcn- ;, nello dcll'a1 lb,t.1, non mi fu ri.., ,d.110 che in un'.1ltr,t epoca della mia ,·ita. E. qu,1ntc volte il ricordo di quel quadro è \Cnuto ad ,urcstarc ,tlla font~· le dolccz1.c in<ldinibiJi di una :-.impalla na:-.c·cntc ! Ignoro che cosa :-.1a ~t.ito di qud qu.1dro dopo l.1 morte del cardin,tlc Fc:-.ch, ma certo né il carclin,dc né i moi ammiratori hanno <;OnSt:rvato un ricordo co:-.ì ,ivo di C5'>0, né lo \lt':-.)o arthta fi.,mmingo h:t mai sognato che l'opc1a del suo pennello :;.ard,bc ~lato il 1,·aaemccum di un giovane nato in Italia un secolo dopo. Ci() prova che l'effetto che l'arte è dc\tinat.1 .:i produrre è I.i coincidt·nza di due intdligt.•nzc c.hc -.i compn•ndono, ~i !->pieganoe si com1,ictano a vicenda, Prc:,,to fummo obblig.lti a rinunzi.tre alle nol)trc mattinate artistiche presso il cardinale Fc:ich e al piacere della SUJ. intcre~santc convenazionc. Il m.1rchc:-1.d_i• Fuscaldo, miniMro del re di Napoli a Roma, ebbe l'idea di prendere le nostre vi'ìite sul scrio, e ~ri~w ,l N..polì che Zurlo aveva un c~•rtcggio <'Ontinuo con il porpor.1to mediante l'aiuto dei suoi due pupilli, e disse purl" che il gener::ile Bcgani era in corri-,pondenz.\. con il principe Luciano llon,lp.irtc e che lo andava a visitan· di notte ,trrarnpicandosi sui tetti per giungere fino a lui inosscrv.1to. Ora Bcgani era t,tlmcntc pingue che poteva appena camminare, cd un giorno, essendo caduto sui gradini delle ~l\lc di cas.1 sua, era stato obbligato ad a'ìpettare il primo passante per es- !JC1caiutato a rialzarsi! Quanto a noi, tutti -.apevano che crnvamo due ragazzi. Com_unque, quale relazione poteva t~istcre fra Zurlo e Fcsch che potCSM: dar ombra al governo di Napoli? Ma le accuse più stolte e ridicole sono precisamente quelle accolte con pilt favore, e così le più stupide opinioni 'iOflO le più diffuse. Ci scrissero da Napoli di tCn('rCi in guardia. Zurlo, che aveva molta fiducia in 11oi, ci partecipò le notizie che avcv;:,. ricc.•vuto e mon:iignor Nicolai fu incaricato di avvis.1me il cardinale. Io avevo conosciuto l'ambasciatore d'Au- :itria a Roma, Dc Kaunitz, che aveva abìt.tto nel nostro albergo per qualche mese : alla vista di quell'uomo in vi• ..1os..1u. nifonne, tutta patacche ed ala.mari, circondato da riguardi, mi ero rutta un'alta idc.\ dei diplomatici, e qua.si invidiavo i suoi vestiti ricamati cd i suoi cordoni, e vagheggiavo per mc una carriera che riiì sembrava riunis.se tutti i vantaggi di una posizione onorevole e brillante. QuJlc fu pertanto la mia sorpresa quando mi accorsi che tutti quegli orpelli non servivano che a nascondere degli agenti di polizi.1 e dclie mise1abili spie! Solo pili tardi ebbi il modo di accorgermi che l'impalcatur.1 dell'organizzazione dei go"erni era fondata solo sullo spionaggio e :;ull'opprc..ssionc, e mi è rimasta un,1 tale avversione per la diplomazia che niente potè persuadermi ad accett,1rt il posto di incaricato di affari J. Londra, che mi fu offerto in un'altra rpora della mia vita. Apprendemmo, allora, che il marche:ic di Fuscaldo aveva denunziato pcrijno il principe di CJriati, wo figlio maggiore, esiliato nel 1815. Questa ~coperta fece seguire all'indignazione alcune più ~rie riflcs- ~io111.Certamente quc,t'uomo credeva di compiere il suo dovere sac:rificando 11più forte di tutti i sentimenti, l'amore paterno. lo ricordo di aver udito in altra epoca raccontare di un principe X ... che scriveva alla regina : « lo ho pr<:gato mia moglie di sorprendere ti ~cgrcto del signor XX... ma disgra- .ti.ttamcntc sembra che quc:;to segreto non esista, perché il signor XX... ha gil,r,,to di non saperne nulla: cd io cn:do che vi sono alcuni momenti in cui noi non sappiamo mentire innan- ,i ~dlc donne, né rìfiut.\r loro nulla ~- Il \,,crificio del principe X.. non era nwno peno:io di quello dtl marchc~c di Fuscaldo. La virtù è <statamal définita qu.mdo ~i è detto che il sacrificio è una virtù : malgrado i loro sacrifici, i due pcnonaggi '-ummcrwionati erano due miserabili, anche se essi non \i immola\',1110alle loro ambizioni, n1a ai loro principi. L'IN00NTR0 00N UN BRIGANTE In que~to fr,1ttcmpo Zurlo incominciò ;1 ri:-.tabilirsi, e mi,l madre ottenne da mio padre il permesso di venirci a , rdcrc. Andammo ad incontrarlo.\ cd .,, 1'<.'mmovoluto 'ìpingerci fino ad Albano. ~fa mia madre si era talmente ,dTrcttata che I.i incontrammo al di là di J'orremczzo.wia. fo fui il primo a riconoscere la c;ua \t'ttttr,L Vidi venire di lontano un lantlai,, stran;1mcnte carico, non di valigc-, ma di un gran numero di sporte, ce,ti, p,inicri e mi parve di riconoscere in cs-.a una di quelle vetture di proLUOIA OOIIEZY PALOIU vincia che non si vedono che a Napoli. I provinciali delle Due Sicilie, quando vengono nella capitale, hanno l'abitudine dì portare con sé ìl vitto per tutta la durata del loro soggiorno. Essi caricano la loro vettura di prosciutti, lardo, farina, olio, vino, formaggio, e perfino carbone e legna da ardere. Tutto ciò contenuto in vari panieri dalle forme più strane, affastellati alla rìnfusa, gli uni sugli altri. La mia povera madre, venendo a Roma, anch'ella aveva portato una collezione completa di maccheroni, formaggi, car'c'.iofi, piselli ed altre cose che in quella stagione non si trovavano a Roma, e che essa sapeva essere di nostro gusto. La vettura era talmente sovraccarica e zeppa che appena vi era posto per i viaggiatori, i quali avevano l'aria di t'sserc !oOloun accessorio. Quando fummo pili vicino, riconobbi Dc Marco, il parrucchiere, che era in serpa, al suo posto di corriere tutte le volte che si trattava di venire a vedere il suo amico. Mia madre aveva condotto con sé mio fratello maggiore e mia sorella Clara, il cui dolce ricordo non si cancellerà che con l'ultimo battito del mio cuore. Io amavo Clara come una fata benefica. Ella era sempre pronta a nascondere o a scusare le mie birichinate. Dotata di una grande intelligenza, acuita dallo studio, aveva il merito ancora pili raro di una incomparabile modeHia. Tenera, dolce, ordinata, sempre rassegnata e ~mprc gaia, riuniva in -.é tutte le qualità di una donna destinata a fare la felicità della sua famiglia cd CS!icrefelice ella stessa. Ahimè ! La ma breve vita non fu inv('Ce che uno spaventoso martirio, coron:1to da una morte ancora più spavcnto,;a. M.:1 allora questo triste av, cnire era ignoto, e la nostra dolce Clara fi~~:~~ ~:gt;~:~d~: ~:o;~~lt:z1: ~i~i :~: n.\ mi feci mo cavaliere, l'accomr;'kg~~ ·i;i:t~r~~~, 0 ~ F%~n!im:i:r~;!~ gnifici della Città Eterna, cd ella compt'tl'mva la mia sollecitudine a~coltandomi con grande attcmionc, accarezzandomi infine come per premiare i miei di,;corsi. Vcntì anni dopo, allorché il chirurgo venne per e!otirpare il cancro che minacciava di rodere la :;ua mammella destra, non chicM: che me per a-.~i:itcnt<'.Ella mi am.:i.va, ,we- \'a confidenza in mc, e credeva ncll.i mia buona stella·: io ero venuto t~\ntc \'Olte in !iUO aiuto, l'a"·(•vo tratta t~1nte ,oltc d'imbar.11..10, cd ella mi a\'c,·a unte volte abbracciato, piangendo prima e soiridendo poi. ~fa, ahimè! che co~a può l'amore più tenero contro k leggi sorde e mute della natura? \ "idi il coltello tagliare il :iuo nobile e ca,to c;eno, vidi la pinza cercare le \'f:ne e le arterie che dovc,-ano c,,erc allacciate, vidi il suo ~anguc c;corn:rC'a ri,·i.. Povera ~orclla ! Tu piangc\'i, mi stringevi la m~no. mi guardavi come per chicdc-rmi aiuto ... li cuorr mi si 1>pcz1.wa, e prr la prima volta, la <;olavolt,\ della mia vita, svenni. Dolce sorci!.-. mia lrggiadra e tenera Clara! lo piangevo sulla tua bara e ora. bagno con le mie lacrime la carta su cui scrivo il tuo nome e la triste storia dei tuoi dolori! A questa epoca della mia vita si riconnette un altro ricordo non meno tenero e non meno penoso; quello di una giovane e leggiadra donna, di cui purtroppo la sventura venne anche assai presto a spezzare l'esistenza. La signorina Lucia Gomez y Palo• ma, all'età di diciotto :1nni1 aveva sposato il cavaliere Dc Thomasis, magistrato di alta reputazione, del quale la purezza ·della vita e la finezza dello spirito facevano dimenticare l'età piutto~to avanzata. Sette anni erano trascorsi, durante i quali due piccoli bambini erano venuti a rallegrare la casa cd a sostituire nell'amore materno quelle emozioni che la virtù aveva impedito alla donna di cercare nei teneri sentimenti della sua giovinezza. La vita di lei trascorreva felice quando una leggera indisposizione sorprese i due bambini. Era una di quelle altcrazìoni comuni ai fanciulli, alle quali, nelle famiglie ordinarie, nessuno dà importJ.nza, e in cui la natura soltanto opera la guarigione. Disgraziatamente De Thomasis am;;iva e stimava molto un giovane medico : costui fece 'ìommini:itrarc una dose di emetico ai bambini, e l'indomani i due infelici giacevano morti nello stesso letto in cui ave, ano l'abitudine di coricarsi insieme. La signora Dc Thomasis divenne folle. Seduta al capezzale, mostrava ì suoi bambini agli amici raccomandando loro di non fare il minimo rumore per non svegliarli. « Essì nanno molto male ,, aggiungeva, « ma grazie a Dio ora riposano». Tre giorni trascorsero così: e chi avrebbe osato, sotto gli occhi di una madre, sollevare il lenzuolo che copriva i cadaveri dei bambini? Poi, i segni della corruzione \'Cnncro a svelare lo spaventoso mistero. Un dubbio atroce attra\'c1...-,òlo spirito scon\'olto della povcr:i. madre. EIIJ aprì la ba1a1 sollevò la coperta 1 diede un grido e cadde senza coscienza. La notizia di questa sventura era giunta fino a noi quando la sii:snora Dc Thoma~is, dopo una malattia di tre mc,.i, che aveva tenuto in for-.c l.:i. sua vita, a,ev;\ ricuperata la ..alute e la r,1gionc, e suo marito avc\'a deciso di condurla a Roma per procur.ulc quakhe distrazione. Nel no,·emb1e del 1819 il re Ferdinando venne a Roma, e fu ricevuto con tutti gli onor i dovutigli. Il duca Torlonia diede un gran ballo e fece illuminare tutta la piazza Venezia con u11.1 magnificenz.1 veramente regale. L'indonrnni si ttovarono tappezzati tutti gli angoli della città con questo brc\·c epigramma: « Troppo olio per un ca,·olo ». Gli emigrati n.\polctani, informati della venuta del re di Napoli a Roma, a.ccor-;ero per presentargli i loro omaggi, e tutti ottennero il permesso di rientrare nelle loro famiglie. Zurlo fu comprc:;o nel numero, e noi ci occupammo dei preparativi del viaggio. Non a,·e"amo vic;itato Tivoli fino allora, e ri\olvemmo di andarvi prima di l~ciare la Città Eterna. Ci riunimmo in partcchie famiglie napoletJ.nc e partimmo di buon mt1ttino. Era una ~upcrba giornata: vi-.itamrno la grande ca,cata, le C.t\Catellc, il tempio di Ve~t.1, e ,x,i ci rec,mmo tutti a far rolazion<" in un albergo. Eravamo alla frutta allorché il fattorino dell'albergo rivolgendosi al ~ignor De Bottis, uno dei convitati, gli disse che un napoletano .chicdcya di parlargli in und stanza vicina. Dopo qualche minuto De Bottiis rientrò con la faccia str~1voha, pallido e tremante. Tutti se ne accor- ~10 e glie,;,~ domandarono la cau(a. Il po\'crctto b,,lbettò quakhc parola inintelligibile e, guardando la porta d.1lla quJle \!rJ rientrato, raccomandò che per carità \i facesse silenzio. e ~fa, infine, di che cosa si tratta? » gli si domandò da ogni parte. « Di che si tratta? » riprc\c Dc Bottis con un .tC• cento l>Olcnne, « ~i tratta nitntcmcno, c;igno,i che :iiamo tutti morti! >. 11 tapino pronunziò que~t'ultima parola facendo con gli occhi e con le labbra u11.1'imorfia cosi buffa da provocare uno scoppio di risa generale, che De Thomasi~ prolungò ancora con la sua esclamazione romanesca: e Bagatdle ! ». Pii'1noi ridevamo e più De Botti~ ~i spaventava del baccano e raccomandava il ~ilendo con i gcHi. Invano : anche la signora Dc Thoma~i~ rideva fino alle lagrime. Jntìne, placato il tumulto e procurando di 3picgar~i: e Sappiate ». ci di~se Dc Botti), e che Ll persona che mi ha parlato or ora, e che è nella stanza vicina, è F!Crr a! >. Quc~to nome non spiegava nulla, pcr- <'hé nessuno fra noi conosceva l'import.mz.a di code:oto personaggio. Dc rlotti~ indovinò la no1>1raignoranza dal modo con cui lJ. brigata aveva ~pprcso la notizia. e Come>, riprese corrucciato, 4: non sapete chi è Fierra? ~on conoscete il nome del brigante famoso che dcva~tò coll.1 sua banda, per ben dicci anni, gli Abruzzi e la Te, ra di Lavoro?». e Ebbene? E poi? ... » gli fu domand,lto da tutte le parti . .- Come... ebbene? Come ... eppoi? » rispo- ~ egli. e Volete proprio saperlo? ... Egli mi ha proposto di farci accompagnare da lui a Villa Adriana, della quale dice di essere il ç:uardiano, e sia se .iccettiamo, sia se nfiutiamo le sue offerte, saremo certo tutti trucidati». Le parole del vecchio furono coperte dalle risate fragorose della gioventù. « Ma tacete voi dunque», gridò il Dc Bottis infuriato, e e tu soprattutto, piccolo serpe ... » e si rivobc a mc, autore principale dello schiamazzo . .\1:a questa volta, come ordinariamente accade, la incoscienza dei ragazzi doveva vincerla sulla )aggczza della età matura. Domandammo ad alta voce che Ficrra appari~sc. Gli attempati sorridevano; io mi lanciai verso la porta e, malgrado che De Bottis mi scongiurasse di non farlo, rientrai subito dopo con Fierra a braccetto. Costui non aveva nulla che potesse giustificare lo spavento di De Bottis. La sua statura non oltrepassava la media e il suo portamento era tutt'altro che marziale. Di notevole non vi erano che i piccoli occhi molto neri e vivi : aveva l'aria di un uomo del mezzodì della Sicilia, mezzo africano e mezzo europeo, si inchinò goffamente davanti a ciascuno, chiese di vedere Zurlo e, presentato a lui, volle baciargli la mano. Zurlo gli rivolse la parola, gli fece delle domande sulla Villa Adriana, accettò l'offerta di accompagn~\rci, e tutti ci alzammo per partire. Durante questo breve dialogo avevo costretto Fierra, malgrado la sua ritrosia, a bere qualche bicchiere di virlo spumante e ad accettare i confetti e le mam\Cllate che rest:wano. Infine ci mettemmo in vettura; Ficrra montò a cavallo, accompagnato dal fratello che aveva atteso fuori, entrambi con i fucili a bandoliera, e partimmo al galoppo. Attaccato alla portiera della carroua, non staccavo i miei occhi da Fierra: l'idea di vedere un mas:,adicro, di parlargli, esaltava la mia immaginazione infantile, perché pres~ di noi i briganti sono stati in ogni tempo gli eroi delle leggende popolari. Quanto alla sua figura ed al suo costumC, ero un poco deluso: non ritrovavo affatto i calzoni corti di color nero, il panciotto e la casacca dello stesso colore, il cappello a pan di zucchero ornato di nastri neri e rossi. Niente di tutto ciò: Ficrra cr:i. vestito alla buon.i, in costume da contadino, come ogni :1ltro pacifico villico della contrada. Quanto al suo aspetto, io lo idealizzavo alla meglio, e finivo per trovarvi la espressione che cercavo. Poiché seguivo con gli occhi i suoi minimi movimenti, mi accorsi che, arrivati alla di~tanza di c1uasi un miglio da Tivoli, egli fischiò mettendo l'indice in forma d',1rco nella bocca. cCi siamo», disse il Dc Bottis, che era al mio lato1 vedendo quattro uomini a piedi, arnMti di fucile, balzare dai nascondigli in cui erano nac;costi e lanciar~i al pouo dei dome~tici sul di dietro delle no1>trcvetture, con una agilità che rac;somigliava molto a <1uella dei gatti. e L'avevo indovino.no! » mormorava \Cmprc il mio interlocutore. e Siamo prc:ii ! ». E poiché Dc Thomasis domandav,1 che co~a stcs~ accadendo: e Niente, niente », rispose il Dc Bottis e fece una smorfi.\ come per dire di non isp<lVCntare I,\ ~ignora Dc Thomasis, che, gli occhi fi-.si, fantastic;.wa, non ascolt~l\'a e non vedeva niente di tutto quello che succedeva. Io stesso, in verità, cominciavo ad avere paura: i nuovi venuti, il modo con cui erano 'it,:\ti c.hiam.:iti e la loro apparizione improvvisa, ave\ ano troppo l'aria di un agguato, perché il mio coraggio non nc- foc;sc scos~ del tutto. 6- (co11tinua) GIACOMO SAVARESE dl • ~lllSetll!Lll t!-ptU!R la Lllll l-,o-11-111tula OMPIAN corrisponde al nostro tempo che esige sintesi e coordinamento. Ordinata per matene. contiene. in due volumi, 30 opere. Serve alla vita attiva e spirituale d1 ogni giorn.:> nelle sue difficoltà e nelle sue conquiste. Non è un'altra Enciclopedia, ma un' E ncicloped1a dwer60· CLLTlll,\ lil:HIHI.E O Tavole Storiche delle Civiltà O Atlante Storico O L'Impero e il Mondo O Il Volto delle Epoche O Dizionario Mitologico O Dizionario Geografico O Atlante Universale O Oiz.ionario Biografico O I Maestri dell'Arte Italiana ctl) Dizionario di Cultura L\ l'IT:\ Cl\li.E 4l) Lo Stato Fascista CD Il Cittadino CD Manuale Tributario «, Dizionario Araldico 4i> Dizionario commerciale e?) Man. di Calcolo rapido CD Istruzione e Carriere CD Grammatica Latina G) Grammat1cL Jtailana Ci) Grammatica Fran-:ese fJ) Grammatica Tedesca fI) Grammatica Inglese Li\ HMIGLIJ\ fD Dizionario Medico t"Z,11 primo anno del bambino El} Giardinaggio e Alleva. mento ED Gastronomia $ La Religione - La vita sociale fJ) La Casa fl) Te l'insegno lo G) Gh Sport • I Giochi Il preno dei due volumi stampati su Il testo della "Bompiani,. corrisponde a carta d1 lusso uso 81bb1a, rilegati In 30.000 pagine normati m 161 ; Il costo tutta tela e oro è di L. 150.- unitario a pagina normate è perciò dì MEZZO CENTESIMO LA PAGINA IUO la1olr a 1ulori. 78 rnrle ~,orithe n tolori. 16 tarle grograllche a ,olori in lornrnlu doppio. 33 1n1ole o toluri di ~oggrlli iarl. t?O li11olt·11eri 11,ll'~lridell'J\rlc llnllnno, IH 1u1ulc per il \'olio delle E11uthe.~000 loloyrnllc. COMCORSO LETTORI - PREMI: Una Flat 500 e 20 Ollvett, po.tatill. GRATIS o r1ch1nfa /'opu5co/o ,l/u5frofiuo con numercu touol• u colon. dt6tt· 9nt, lac-1;,m,/1. A Bomplanl, Via Serbellonl 14, Milano - Favorite spedirmi l'opusc. dell'E.p.B. Cognome e Nome Professione Recapito

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==